edipolpomeneandai
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Entre mes bras. 🖤⌛️ - Tra le l’amie braccia. 🖤⌛️ . #music #newmusic #singer #chanteuse #songwriter #singersongwriter #instasinger #frenchsongs #chansonfrancaise #italiansinger #italiansongs #nouveau #dunouveau #paris #artparis #parisfrance #parisienne (à Paris, France) https://www.instagram.com/p/CnUrJQBDpvX/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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Le passé est derrière nous. Tout le reste est partout. Et pourtant on ne voit pas tout. - Il passato è dietro di noi. Il resto è ovunque. Ma non lo vediamo comunque. . #workinprogress #newproject #singer #singersongwriter #chanteuse #musique #dunouveau #dunouveaudanslair #paris (à Paris, France) https://www.instagram.com/p/CnOyX3njSFD/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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E poi alla fine boh.
E poi alla fine boh. Le feste di Natale non mi sono mai piaciute. Questa gioia programmata, questa magia che di magico ha solo la sparizione dei soldi dal portafoglio e i classici cliché che lamentano tutti quelli che odiano il Natale. Ma da brava nostalgica quale sono, mi piace riflettere su come il tempo passi inesorabile e alla fine tutto si ricomponga ma mai nello stesso modo. Il primo gennaio 2023 ho fatto la stessa camminata di 30 minuti casa-lavoro che faccio almeno due giorni a settimana. La mattina era tutto spento, Parigi dormiva come dopo una bella (ma neanche tanto) sbronza in discoteca con gente sconosciuta e scema, con la dignità e la compostezza di sempre. I negozi erano chiusi, nessun odore di burro dai panifici, poche macchine per strada, qualche barbone ubriaco più del solito, i vecchietti del Boulevard Ménilmontant riuniti come sempre, con i loro bastoni, il basco e quel sorriso di chi non ha molto altro da fare, e quel momento se lo gode per la sola e unica ragione che è bello. Nel cammino del ritorno, la sera, era tutto diverso. Parigi era sveglia, anche se non completamente. Sono passata davanti al solito fioraio e mi sono chiesta come sempre perché avesse lo stesso odore di tutti gli altri fiorai nonostante proponga fiori e piante che non ho visto mai da nessuna parte. Poi ho rivisto l'insegna della millesima pizzeria aperta in Rue Oberkampf e come sempre mi sono chiesta se quel "Pizza fait maison" per i proprietari volesse davvero dire "Pizza fatta in casa", perché io in quella pizzeria continuo a non trovarci un forno. Ho rivisto le stesse cose, mi sono posta le stesse domande, ma tutto aveva un sapore diverso. E anche questo è uguale a prima, perché se uno guarda bene le cose che ha intorno ci trova sempre qualcosa di nuovo. Non c'è niente di nuovo in tutto quello che ho scritto, tranne che erano anni che non scrivevo niente, e quindi alla fine un po' di nuovo c'è. Avrà un senso o forse no, ma mi andava così. E poi alla fine boh.
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Bonjour, je reviens. ✨🖤 - Ciao, sto tornando. ✨🖤 . #santacristinapia #workinprogress #comingback #newmusiciscoming #dunouveau #2023goals (à Paris, France) https://www.instagram.com/p/CnIHAmQDhYLguwW7yzLiYjF2EiH4Ht1hQ9v51I0/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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La tristezza si stanca. E se ne va.
Molte cose sono cambiate in me negli ultimi mesi. Sono successe cose importanti, in certi casi molto spiacevoli, e, forse per difendermi, non ho mai smesso di cercare me stessa. Per la prima volta ho capito che quello che conta dei cambiamenti non sono i cambiamenti stessi, ma tutto quello che, nonostante tutto, non cambia. Nel mio caso, mi ha sorpreso rendermi conto del fatto che sono cambiate cose che credevo ormai assodate, e ne sono rimaste intatte altre, che credevo importanti, ma passeggere. Tra queste ultime c'è l'amore senza fine per il buon cibo e il buon vino. Non c'è giorno triste in cui non cerchi di risollevarmi mangiando qualcosa di buono, non c'è amico in difficoltà a cui io non consigli di ordinarsi una buona cosa da mangiare per stare meglio. Poi va be', c'è anche un'evoluzione importante, oggi per esempio, per superare il mio momento di tristezza ho deciso di cucinare. Ho preparato dei buonissimi gamberoni al forno, li ho mangiati piano piano, accompagnati da un buon prosecco. Ho gustato ogni boccone e ogni sorso. E adesso rifletto sul fatto che vivere la propria tristezza piano piano, accompagnarla, offrirle una cena, è un po' come festeggiarla. Forse è per questo che poi si stanca, e se ne va.
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FARE LA COSA GIUSTA NON È SEMPRE LA COSA GIUSTA, STAR CON TE MI AGGIUSTA
#canzone#musica#autori emergenti#cantanti italiani#cantanti#cantanti emergenti#support#amore#canzone d'amore#amanti#la cosa giusta#fare la cosa giusta non è sempre la cosa giusta
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Sono sola?
Oggi ho fatto un lungo tragitto in autobus, praticamente l'intero diametro di Parigi. Visto che soffro l'autobus, un tragitto di un'ora per me è una tortura, e in genere guardo fuori dal finestrino e mi immagino cose. Questa volta però, non sono riuscita a immaginare niente, perché quello che ho visto era già troppo. Vi racconto nell'ordine cosa è successo. Premetto che avevo una valigia alta quasi quanto me, una borsa a tracolla e uno zaino parecchio pesanti. Appena entrata ho scelto di sedermi nel primo posto isolato accanto all'autista, in modo da non intralciare nessun altro e non dovermi spostare durante il tragitto con tutto il mio ambaradan. E da qui, succedono cose. Entra una ragazza con due occhi blu enormi e un panino con kebab e patatine fritte in mano. Mi fissa sorridendo, ogni dieci secondi fa cadere una patatina per terra, e puntualmente scoppia a ridere cercando la mia approvazione. Che ovviamente non ha avuto in nessun momento. Poco dopo una signora anziana mi chiede di cederle il posto. Le dico, gentilmente, di rivolgersi a chi stava occupando i posti destinati agli anziani senza averne diritto, visto che ero sepolta dalla roba. Borbotta qualcosa, e innervosita se ne va. Questi vecchi di oggi… Viste queste due esperienze già abbastanza traumatiche, decido di guardare fuori dal finestrino senza mai più occuparmi di quello che stava succedendo nel bus. E vedo, nell’ordine: una coppia di anziani, lui con il naso bendato, tipo dopo una rinoplastica, lei china, con la schiena completamente deforme, che passeggiano mano nella mano; un ragazzo che si allaccia le scarpe sulle strisce pedonali, in pieno traffico; due donne anziane, con capelli lunghi e bianchi che si stringono in un lungo abbraccio davanti alla fermata della metro, intralciando i parigini frettolosi e fregandosene altamente. Mi stavo appassionando a quanto ognuno fosse chiuso nel proprio universo, finché un altro signore anziano che stava scendendo dal bus, non mi ha proposto di prendere il suo posto, perché era più spazioso e sarei stata più comoda, anche se destinato agli anziani e alle donne in attesa. Una volta scesa dall’autobus mi sono fermata a pensare a quanti siamo su questa terra, ma soprattutto a quanto siamo diversi. E a quanto sia uno sbaglio infinito generalizzare. Ognuno ha il suo sguardo sulle cose, non tenerlo in considerazione perché si pensa di capire le persone genera solo finte verità fatte di frasi messe insieme alla meno peggio. Fuori e dentro l’autobus ci sono sempre io, da sola, ma con il mio sguardo sulle persone. E se queste persone non ci fossero, io, chi sarei?
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Dimenticate chi dimentica
A causa di una visita medica imminente, mi è stato sottoposto un questionario lunghissimo (infinito) sulle mie condizioni di salute. Tra le tante domande del tipo "Le capita di sentirsi svenire?", o "Le sue feci hanno subito cambiamenti negli ultimi tre mesi?", ce n'è una che mi ha colpito particolarmente, non per la domanda in sé, ma per il modo di porla. La domanda in questione è "Le persone che le stanno accanto le hanno mai fatto notare di avere problemi di memoria?". E' stata una delle pochissime domande su cui non ho riflettuto neanche un secondo, e ho tracciato una croce decisa e inconfondibile, che manco in cabina elettorale, sul NO. Io sono storicamente una che ricorda praticamente tutto. Ricordo talmente tanti dettagli delle conversazioni tra amici o anche solo tra conoscenti, che a volte, per non passare per una stalker psicopatica, faccio finta di non ricordarmi. Il fatto che la domanda includesse le osservazioni degli altri però, mi ha fatto pensare a quante volte avrei dovuto dire alle persone che dimenticano e che pensano di ricordarsi tutto, una frase tipo "bello, guarda che dovresti farti una visita". E mi sono anche sentita in colpa, per i primi dieci minuti, di non averlo fatto. Ma sapete che c'è? All'undicesimo minuto ho avuto l'illuminazione. Io capisco che uno non si ricordi il nome della sorella della vicina di casa, è lecito, chissene. Ma non capisco come uno possa non ricordarsi di una frase importante, di un evento raccontato in lacrime, di un un momento di sfogo. La gente che dimentica, se non ha patologie, è solo gente distratta. E la gente distratta non merita i miei sforzi. Vorrei dirlo a tutti voi coraggiosi che siete arrivati fino a questo punto del mio post. Dimenticate chi dimentica. Eventuali svenimenti o cambiamenti nelle feci sono sicuramente prioritari.
#dimenticare#racconto breve#riflessioni#riflessioni sulla vita#dimenticanze#amore#pensieri#riflessione
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Polpo di scena
Non so voi, ma io a volte sento di non capire bene le cose. Non che mi senta stupida, o che pensi di avere disturbi di comprensione, anzi. Mi ritengo una persona molto sensibile e ricettiva. Poi però succede che all’improvviso il minimo evento fuori posto mi spiazza. Mi spiazza venire a conoscenza di cose che non avrei mai immaginato. Io, proprio io, che immagino le cose più disparate. Io che immagino la giornata della signora seduta accanto a me alla posta, il suo passato, il suo presente, il motivo per cui ha quell’espressione cupa e lo sguardo rivolto verso il basso, e cerco spiegazioni fantascientifiche sul perché sia capitata proprio accanto a me.
Io che mi sento così connessa con il mondo, e poi, colpo di scena, un bel giorno scopro che non ci avevo capito proprio niente.
E all’improvviso mi sento nuda, senza i miei bellissimi vestiti di certezze che ho cucito piano piano per costruire la mia di storia. All’improvviso mi trovo sul palco senza il mio abito di scena. Quello che resta è la mia natura, e il mio essere vulnerabile dinanzi al fatto che proprio la mia natura, la parte più importante e limpida di me, non l’ho costruita io. Era già lì. E mi dico che alla fine non ero male, anche prima di cucirmi cose addosso.
In pratica ho fatto un sacco di sforzi inutili, quando potevo starmene comodamente seduta a guardare il mondo senza farmi domande.
E alla fine questa cosa di non averci capito mai niente mi piace. E questa nudità pure. Mi dico che è il mio nuovo punto di partenza, l’inizio di un nuovo sguardo sul mondo. Più accondiscendente, meno interrogativo.
Solo che adesso mi trovo alla lavanderia automatica, e c’è questo signore che mi spiega che per lui l’igiene è importante e prima di mettere la roba in lavatrice preferisce disinfettare il cestello con uno strano prodotto marroncino contenuto in una strana bottiglia di plastica che sembra avere qualche decina d’anni.
E non riesco a smettere di immaginare da dove venga quella bottiglia. Da dove venga lui. E dove andrà quando la lavatrice avrà finito il suo ciclo. E perché l’ho incontrato proprio io, proprio oggi, proprio qui.
Colpo di scena. Anche questa volta non ci avevo capito niente. Non c’è nessun nuovo inizio. Sono il polpo di scena di sempre.
Che poi, come ho potuto pensare di essermi costruita da sola il mio abito di scena? Io, proprio io.
Che non so cucire.
#polpo#colpo di scena#domande#domande esistenziali#dubbi#cucire#polpo di scena#e di polpo me ne andai#riflessioni sulla vita#chissà
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Sognare in grande
Imparo giorno per giorno che la parte più difficile di avere un sogno non è sognare in grande. La parte difficile è prendere il proprio sogno tra le mani, afferrarlo, stringerlo, calpestarlo, accartocciarlo, appallottolarlo, fino a farlo diventare piccolo piccolo, e rimpicciolirlo ancora, fino a farlo passare attraverso una crepa nel muro, poi una serratura, una finestrella, una porticina, un portone, un arco trionfale, e poi mollare la presa. E lasciare che, tutto solo, prenda il volo. E poi seguirlo con gli occhi. E vedere dove va.
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Non ho avuto il tempo di leggere tutto il blog, purtroppo, ma volevo dirti che sei un mito! xD io e la mia ragazza siamo fissati con i polpi dopo aver detto, una volta per sbaglio, "sensi di polpa". Da lì, niente... fissa coi polpi
Grazie mille! Sono in fissa anch’io ormai da quasi due anni. Forse “Sensi di polpa” ve lo rubo per un prossimo post! :)
Seguo anch’io con piacere il racconto del tuo viaggio. Abito in Francia, quindi so bene cosa significa rifarsi una vita da un’altra parte. Anche se tu sei andato un po’ più lontano di me! Che dire, w i polpi.
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Vorrei essere un pisello
Sono una persona piena di energie, e, soprattutto, piena di idee. Ho una nuova idea ogni cinque secondi. Nei periodi di magra ogni sette. Questo aspetto della mia natura fa a cazzotti con la mia pigrizia infinita. Mi capita spesso di concepire un’idea, ma di essere troppo stanca per realizzarla. In genere mi butto sul letto e mi dico che lo farò domani, sapendo ovviamente che domani sarà tra un mese, tra un anno, tra una settimana. In pratica sapendo che domani, non sarà affatto domani.
Tra quelli come me, creativi, ma troppo prigri per realizzare le proprie idee, c’è chi desidera essere un’aquila reale, e di spiccare il volo con imponenza ed eleganza, chi vorrebbe essere il vincitore della lotteria al primo tentativo, chi forte come il mare, chi leggero e denso come le nuvole.
Io, se potessi scegliere, vorrei essere un pisello. No, non il piccolo legume verde dal gusto delicato, che tra l’altro rientra tra i pochi cibi che non mangio, vorrei essere il Pisello, organo sessuale maschile singolare.
Vorrei che ogni pulsione mi mettesse in moto all’improvviso, senza che io possa opporvi resistenza. Vorrei essere un pisello e starmene li’ bello, tranquillo e penzolante, senza sanguinosi appuntamenti mensili, senza pensieri, fino a quando non arriva l’attrazione. Vorrei lasciare che l’attrazione mi pervada, che si impossessi di me, e che io diventi una vittima fremente delle mie stesse emozioni.
Vorrei essere un pisello, e andare dritta al punto, senza troppi bla bla bla...
Lo so che i maschietti ora staranno pensando che la faccio facile io, che il pisello non ce l’ho. Ma non è così, anzi. Vi rispetto molto in quanto portatori di pisello, e, soprattutto, vi comprendo.
Infatti il mio desiderio non è quello di essere un maschio con pisello, perché dev’essere abbastanza dura. Il mio desiderio è di essere un pisello e basta.
Lo so che magari voler essere un pisello non è poetico come voler essere il mare, le aquile, le nuvole. Ma che vi devo dire, se fossi un pisello sarei comunque un signor pisello.
Ah, detto questo tengo a precisare che la mia natura di polpo non mi dispiace affatto, anzi. Se fossi un pisello vorrei comunque eiaculare inchiostro.
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Solitordine
La solitudine è l’alibi perfetto per il disordine. Se qualcuno critica il vostro disordine, ditegli che vi sentite soli.
Il disordine è l’alibi perfetto per la solitudine. Se qualcuno critica il vostro voler restare soli, ditegli che c’è troppo disordine.
Se nessuno vi critica, non dite niente. Ma restate disordinati e soli.
La solitudine e il disordine sono il mio solito ordine.
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Polpolmone
Una che chiama il suo blog “E di polpo me ne andai”, in cui allude continuamente ai polpi e in cui, come se non bastasse, li disegna, molto probabilmente ha una passione per questo animale tentacoloso.
Una sono io. E vi confermo che quanto appena detto è vero.
Poi succede che un bel giorno, “bel” si fa per dire, una persona ipocondriaca a cui voglio molto bene, mi chiede di pregare per lei. Non sta bene, ha preso un’influenza. Niente di cui preoccuparsi. Ma essendo lei una che potrebbe passare le sue giornate in farmacia invece che al centro commerciale, ha una paura matta che sia qualcosa di grave, ed essendo io una abilissima nello sdrammatizzare e nel prendere in giro le stranezze altrui, le dico ridendo di smetterla di spaventarsi per delle sciocchezze, che andrà tutto bene, che persino il suo corpo le sta dicendo di smetterla di stressarsi inutilmente. Le dico di stare a casa e riposarsi, che è quello di cui ha bisogno. E aggiungo che non posso pregare per lei, perché non ho mai pregato, e non sia mai che se comincio adesso succeda qualche cataclisma, ma le prometto che le manderò tutte le mie migliori energie.
Poi però succede che, un altro bel giorno, e un altro “bel” che si fa per dire, si scopre che l’influenza era un’infezione polmonare, e che le sue giornate non le sta passando né al centro commerciale, né in farmacia, né a casa sua, ma sul letto di un ospedale, e io, che sono una abilissima nello sdrammatizzare, non potrei nemmeno prendermi gioco della sua ipocondria, perché non è cosciente. Un macchinario filtra il suo sangue, ed un altro le permette di respirare.
All’improvviso vorrei saper pregare. Vorrei conoscere qualcuno da pregare, e qualche preghiera da recitare a bassa voce prima di dormire. Ma rimane la paura del cataclisma. Quindi, per non peggiorare la situazione, ispirata da questa simpatica allitterazione polpo-polmone, torno alle mie allusioni e ai miei disegni. Lo so, una come me che ha una passione per i polpi non dovrebbe mai pensare che possano far del male a qualcuno.
Eppure mi ritrovo a pregare che la la sua infezione sia un polpo un po’ anzianotto, che ben presto si stanchi di starsene lì avvinghiato ai suoi polmoni, e che molli la presa.
Vattene polpo, trovati uno scoglio vero, va’ a stringere i cuori degli innamorati, va’ a regalare i tuoi tentacoli a chi non ha abbastanza braccia per abbracciare.
N., ti sto aspettando.
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Birra
Praticamente ero in aereo, accanto ad una coppia di vispi cinquantenni. Il signore era uno un po' intellettuale, leggeva il quotidiano e scuoteva la testa. La signora una donna distinta, che raccontava ridendo di quanto avesse mangiato male in quel ristorante a Bastille. Ad un certo punto la signora va in bagno e al suo ritorno, dopo essersi seduta, dice al marito "Gli uomini fanno proprio schifo". Il marito, continuando a leggere il quotidiano, le accenna un sorriso, e lei continua "Ma io dico, se non riuscite a fare la pipì senza lasciare gocce ovunque, almeno pulite!". Io sorrido, il marito mi guarda complice, e lei continua "Io la pipì in quel bagno non l'ho fatta, ho aspettato e sono andata nell'altro in cui c'era una ragazza, e guarda caso era immacolato".
Un altro giorno ero in metro, e c'erano questi due amici italiani, un ragazzo e una ragazza, che intrattenevano una discussione stranissima alle mie orecchie. Lui diceva "Sai, la bionda era proprio stupida. Bisogna capire che è l'uomo che decide, e la donna fa quello che dice l'uomo, altrimenti non si va avanti". La sua amica le risponde senza esitazione “Hai proprio ragione, se una non capisce le basi è la fine”. Ero allibita, non tanto per il discorso, ma per il fatto di sentirmi improvvisamente bigotta in senso opposto al senso comune. Mi sono sentita una che dà per scontato che la parità dei sessi sia un’ovvietà per tutti. E anche questo è bigottismo.
Ma la parte che mi ha sorpreso più di tutto sono i finali delle storie.
Prima di scendere dall’aereo, il marito dice alla moglie indignata “Stavo meglio senza sapere che anche le donne lasciano gocce di pipì sul water.”.
Prima di scendere dalla metro, il ragazzo dice alla ragazza “Anche perché se tu fai 1, 2, 3, 4 e poi sul 5 non segui lui, è ovvio che ti blocchi”. E ho capito che stavano parlando di balli di coppia.
In quanto donna non avrei mai pensato che il marito della signora si stesse concentrando sulle donne che fanno pipì, né che il ragazzo stesse parlando di balli di coppia. Adesso invece penso che non ci ho pensato in quanto me, non in quanto donna.
E penso anche che berrò una birra.
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