Tumgik
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tu
Voglio conoscerti nel profondo, analizzare le più intime cavità della tua anima, scoprire ogni lato di te, ogni angolo e spigolo, tagliarmi su quelli più affilati e accarezzare quelli smussati. Voglio annusare la tua mente, inebriarmi dei tuoi pensieri, che se fanno male allora mi ubriacheranno e avrò bisogno di disintossicarmi. Voglio scavarti, svuotarti, sporcarmi le mani con i tuoi sentimenti, dispiegarli davanti a me cercare, guardare, toccare, misurare. Voglio vederti al microscopio, ingrandire la più piccola particella e studiarla. Voglio saperti a memoria come la più bella poesia che l’uomo sia in grado di scrivere. E quando ti saprò tanto bene ti reciterò. Ti canterò. Ti urlerò al mondo. Racconterò di te.
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Favole Frottole
Sono quasi del tutto sicura che le favole, specialmente tutte quelle che raccontano di principesse e di perfette storie d’amore abbiano alterato la mia percezione della realtà e innalzato le mie aspettative.
 Si sente dire spesso “non viviamo mica nelle favole” con conseguente sproloquio a proposito dei problemi della vita vera  e di tutte quelle responsabilità sacrosante che è necessario assumersi. Ma il problema è a monte della questione. A otto anni nessuno si sente dire che la giovane fanciulla può non essere bellissima e cordiale, che forse verrà tradita o tradirà, in qualsiasi tipo di relazione con gli altri e non solo in amore, che il castello o la casa non si costruisce da solo e soprattutto che la vita non ha costo zero. In nessun termine. Perché si è piccoli, bisogna essere cullati, è necessario essere protetti o nel peggiore dei casi incubati. Certo è che tra il raccontare di una Biancaneve sul lastrico e tossicodipendente e l’attribuirle ogni fortuna possibile ce ne sono di possibilità.
È corretto davvero continuare a credere fino all’adolescenza che il primo amore sarà eterno e perfetto? Non alza forse ogni aspettativa sulle relazioni presenti e future? Questo è quello giusto. Subito. Deve essere così. D’altronde Aurora de “la bella addormentata nel bosco” ha dato il suo primo bacio all’affascinante principe Filippo, il suo compagno di una vita, e non solo, di una vita per sempre felice e contenta. Per sempre felici e contenti. Giusto in paradiso potrebbe valere questa espressione.
Nessuna principessa con il cuore spezzato o che decida di fare a meno del principe (mi riferisco alle favole più vecchie, beate le bambine che crescono con Merida o Elsa), nessuna principessa più cattiva della matrigna e che non apprezza il suo bene, nessun lavoro che esuli dalla vita di castello. Guardiamo ciò che più ci fa sognare, ciò che più ci piace, eppure una visione del genere quasi plasma una bambina, che non si aspetterà mai un futuro differente da quello che vede.
Smetteremo quindi di raccontare favole ai ragazzi? Di raccontare favole a noi stessi? Potremmo sempre pensare di passare alle favole moderne, più attuali, addolcendo la cruda realtà ma ben distanti dalle frottole.
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