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Odio essermi persa nel cercarti,
non faccio altro che trascinarmi nella tua scia,
muovermi come un burattino fra le tue braccia,
piegare la mia bocca di legno in su
per non essere pesante,
sbattere le mie ciglia dipinte
per intrattenerti con problemi leggeri
(io ho solo quelli, sai),
però sai, io tengo gli occhi sempre aperti
(o sempre chiusi)
troppo spaventata dal buio e dalla luce,
con la cera che mi cola sulla faccia
bollente
mentre la mia bocca sorride,
osservo tutto,
cancello tutto,
ma tu mi vedi frivola,
dipingi i miei pensieri,
scrivi le mie battute,
crei il mio personaggio:
la ragazza che è triste per il nulla,
quella che usa parole enormi
come vuoto cosmico,
buco nel petto,
disperazione,
morte
morte
morte,
a caso,
con esagerazione.
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Ormai hai cominciato la tua nuova vita,
hai buttato i bagagli vecchi,
cambiato scarpe,
taglio di capelli;
cancellato ogni traccia di me
(e anche di te),
stai disegnando il tuo nuovo personaggio,
giocando nel tuo nuovo ruolo,
sarebbe piaciuto anche a me
vestire i panni di un altro,
cambiare scenario,
ma fra le due
io sono sempre stata quella immobile,
costante,
sempre presente,
tu quella sfuggente
che si ridisegna
ad ogni sguardo.
Conosco troppe versioni di te
purtroppo
per crederti
o per pensare
a un abbandono casuale,
è tutto studiato:
chi mente ha bisogno di tele
nuove, bianche, immacolate,
da dipingere di tragedie,
di torti immaginari subiti,
di lacrime di coccodrillo;
chi mente ha bisogno di un pubblico,
di dita da stringere,
di occhi da guardare,
come si fa d'altronde a dipingersi vittime
senza spettatori?
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In ospedale mi mangio sempre le parole,
incespico, balbetto,
sparo frasi
perdo fiato;
in ospedale piango giallo,
chiudo gli occhi li riapro:
ancora giallo
luminoso,
bianco quasi;
comunico
ma non comunico;
dico cielo,
capiscono giallo,
trasudo paura
vedono stranezza;
urlo piano
dentro la testa:
voglio uscire;
e per scappare mento,
lascio perdere,
mi pento di domande,
esami sbagliati,
mento,
mi fraintendono
e fra le mie bugie
e il mio comunicare
(non parlano la lingua
dei pensieri, né la lingua
della mia lingua)
ci perdiamo tutti,
solo che a rimetterci
chi c'è?
Io.
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Il sospetto di essere dislessica prosegue. Oggi nel preparare alcuni ordini (le persone li fanno con nickname completamente inventati o con il proprio nome e cognome), ho realizzato dopo ore che ne stavo leggendo due in modo completamente sbagliato.
Come li leggevo - > Cosa c'era scritto
sfrigolatino - > strafigolatino
Benedetta della Monaca - > Benedetto (altro cognome, omesso per privacy)
#E ci ho pure parlato#Per fortunata che con il secondo che pensavo fosse una benedetta e in realtà era un benedetto non#ho mai usato il femminile#Ma sempre parole neutre#Me#Dislessia
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i am writing all the time except just like inside of me and not outside
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“Some people turn sad awfully young. No special reason, it seems, but they seem almost to be born that way. They bruise easier, tire faster, cry quicker, remember longer and, as I say, get sadder younger than anyone else in the world. I know, for I’m one of them.”
— Ray Bradbury (b. 22 August 1920)
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«Ti è mai capitato? Di rimpiangere i giorni in cui andavi a scuola, intendo. Non perché erano belli, piacevoli o pi�� semplici, parlo di un rimpianto diverso: quello del come sarebbero potuti essere se ci fossi andato in tempi diversi. Mi ricordo ancora come nella mia intera scuola tutti fossero etero-cis, okay era una piccola scuola di campagna, forse nelle altre scuole era diverso, ma sembrava che nessuna persona al mondo appartenesse alla comunità LGBTIAQ+ e la solitudine era immensa. Ricordo che solamente all'ultimo anno ho conosciuto delle persone dislessiche, prima di allora avevo solo vaghe conoscenze sui disturbi specifici dell'apprendimento, non sapevo nemmeno ne esistesse più di uno. Nessuno era autistico o ADHD, tutti erano uguali.
Ecco, tutti erano uguali e venivano trattati allo stesso modo, era questo il problema. Tentavano di infilare un paio di scarpe numero 38 a ognuno di noi, ma non tutti avevamo lo stesso numero: c'era chi avrebbe calzato il 36, chi il 42, ma la maggioranza delle persone indossava il 38 e quindi dovevamo tutti indossare quelle scarpe. Era un po' quello il ragionamento di una volta; e non sapevi che non tutti navigavano dentro le scarpe o se le sentivano strette, non sapevi che gli altri non provavano continuamente dolore o che non rischiavano di inciampare perché le scarpe gli sfuggivano dai piedi. No. E l'unica conclusione che potevi trarne era che eri sbagliato, stupido, incapace, inferiore agli altri perché tu con quelle scarpe numero 38 facevi davvero fatica.
E ogni tanto ti domandi: e se fossi nato più tardi? Come sarebbe stata la scuola, la mia intera vita se mi avessero lasciato indossare un paio di scarpe numero 36 invece di costringermi a navigare in un 38?
Forse non avrei avuto così tanta ansia quando scrivo a mano, perché non avrebbero attribuito la mia "brutta" calligrafia a scarso impegno o incapacità personale, avrebbero semplicemente riconosciuto che ero disgrafico. Non mi avrebbero abbassato il voto in comportamento per le mie scarse capacità sociali e non avrebbero pensato che ero io a non sforzarmi abbastanza con gli altri, avrebbero avuto il sospetto che potessi essere autistico. E quando le formule e le tabelline mi facevano piangere, la discalculia sarebbe stata un'ipotesi. E quando le "m" si confondevano con le "n" e le "r" con le "t" forse la dislessia sarebbe stata aggiunta.
Ecco, io volevo solo questo: poter indossare le scarpe del mio numero, così forse il dolore non sarebbe stato così immenso.»
Wattpad: unagocciadipioggia
Instagram: una_goccia_di_pioggia
#scritti in un respiro#pensieri lunghi#frasi#dislessia#discalculia#autismo#adhd#neurodivergenze#dsa#scuola#scrittori#wattpad#lgbt#dolore#scarpe
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Spezza il cuore la solitudine,
in modo imprevedibile:
a volte stai bene,
altre l'immenso vuoto
ti avvolge;
a volte respiri,
altre no,
altre ancora c'è
talmente troppo ossigeno
che i polmoni non reggono
e crollano,
un po' come le persone:
miliardi e miliardi di anime
e tutte ti trapassano,
senza fermarsi.
@unagocciadipioggia
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C'è qualcosa dentro di me che scivola,
rotola dentro i meandri della mia gola
e cola.
Forse ha già raggiunto il cuore
annegandone gli antri,
forse il sangue è bloccato,
diluito da quelle bolle d'aria
che rotolano dal mio cervello
fino alle dita,
forse sono i miei pensieri
che non se ne stanno stare
dietro agli occhi,
ma preferiscono fuggire
altrove.
IG: una_goccia_di_pioggia
Wattpad: unagocciadipioggia
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(3rd Party Sites/Apps are any apps/sites that you use to store your writing stuff (ex. Scrivener, Trello, Fortelling, journalling apps, etc)
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Se potessi morire domani
ti giuro lo farei,
non c'è nulla che ferma la mia mano
niente che desidero fare
o che rimpiangerei;
se solo potessi morire domani
la libertà scorrerebbe fra le vene,
ogni parola su di me e rivolta a me
non giungerebbe più,
che pace sarebbe non vivere più fra le persone,
ma che dico?
Non vivrei,
e finalmente sarei così libera
da ogni cosa
da ogni persona
da ogni opinione o giudizio,
so che non avrei nessuno da cui
potermi rifugiare,
è vero,
ma non ce l'ho nemmeno ora,
quindi che cambierebbe?
È peggio essere soli nella vita
che nella morte,
tanto tutti smettono di respirare un giorno
e io ho già respirato troppo.
IG: una_goccia_di_pioggia
WATTPAD: unagocciadipioggia
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Sopravvissuta.
Mi trema ancora la mano, il cuore mi batte fortissimo, l'adrenalina pompa forte nelle vene. Tutta quest'ansia non so da dove nasca, ho solo fatto la mia prima vendita su Subito. Ho solo chattato per metterci d'accordo sul prezzo, domani dovrò solo andare alle poste. Eppure per il mio cuore è come se ci fosse un assassino che mi sta inseguendo spietato.
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Mi trema ancora la mano, il cuore mi batte fortissimo, l'adrenalina pompa forte nelle vene. Tutta quest'ansia non so da dove nasca, ho solo fatto la mia prima vendita su Subito. Ho solo chattato per metterci d'accordo sul prezzo, domani dovrò solo andare alle poste. Eppure per il mio cuore è come se ci fosse un assassino che mi sta inseguendo spietato.
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Perché ci sono alcune persone
che vengono amate più di altre?
Che cosa ho fatto di male io
per finire nella seconda categoria,
quella affamata d'amore?
Non potevo capitare nella prima?
Fra quelli che vengono riempiti
di parole d'affetto
di rassicurazioni
di abbracci
di baci,
fra quelli che hanno
un confidente,
un amico,
qualcuno che li riempie
di coraggio
di amore
di spensieratezza
di voglia di vivere.
Perché non io?
Perché non posso cambiare categoria,
una volta ogni tanto?
Perché l'amore non è distribuito
equamente?
Perché c'è chi è amato ogni giorno
e chi nemmeno un minuto?
Perché?
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