Scrittrice di romanzi, racconti brevi e pensieri. Pubblicherò spezzoni dei miei scritti con la speranza di ricevere tanti consigli utili e pareri spassionati 💓
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tre-pensieri-positivi · 3 years ago
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Tre pensieri positivi - Milù
[parte 1]
- Ma che bel bambino! Come ti chiami? Lo sai dire il tuo nome o il gatto ti ha mangiato la lingua?
Siamo alle solite: mi stupirei se riuscissi ad uscire di casa almeno una volta senza essere fermata per strada da qualche sconosciuto invadente. Questa volta si tratta di una donna abbondantemente in là con gli anni.
- Si chiama Samuel, signora - rispondo al posto del bambino, impegnato a costatare che nessun felino abbia attentato all'incolumità della sua lingua.
Sfodero un annoiato e puntuale sorriso di circostanza, quello di chi sa già bene come si svolgerà il resto della conversazione.
Complimenti vari, qualche commento sui suoi indomabili ricci e svariati "gne gne gu gu ga ga" rivolti a lui manco fosse un neonato, poi arriva, puntuale, la solita domanda idiota: "Ma suo padre è nero?".
Nei giorni in cui l'unica lingua che conosco è il sarcasmo (spesso coincidono con quelli del pre-mestruo) rispondo "No, è solo sporco", rubando la battuta a Calimero dell'ormai storica pubblicità del detersivo.
I più fantasiosi, quelli convinti che sia stato adottato, si distinguono chiedendomi “Da dove lo hai preso?”.
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Scienziati.
Lo dicevo io che comprare il test di gravidanza dalla "Farmacia del Dott. Negro" doveva essere un segno del destino.
Una volta un’impicciona random mi fece "É un bambino bellissimo, che importa se è così!".
COSÍ COME??
Ha due gambe, due braccia, un naso e due occhi, per di più scoppia di salute. Così come?? Avada Kedabra!!
Adoro questi individui quasi quanto adoro cambiare pannolini.
Come da copione segue poi la domanda che sembra sorgere in maniera del tutto naturale: “E dov'è ora il padre?". Chissà se la farebbero ugualmente se Samuel non fosse mulatto.
Odio dover rispondere a questo quesito e soprattutto non sopporto doverlo fare in presenza di mio figlio. Ma perché non si fanno semplicemente i fattacci loro??
Perché Barbara D’Urso li ha abituati male, ecco perché.
- A Roma - taglio corto.
Ma non si accontentano di questa risposta, mai.
Loro DEVONO sapere.
- Per lavoro?
No, per sfuggire dalla gente invadente.
C'era un tempo in cui inventavo frottole, giusto per levarmi di torno questa gentaglia troppo curiosa. In fondo perché dovrei dire i fatti miei a dei perfetti sconosciuti? "Il papà è a lavoro", rispondevo, o cose del genere che non gettano benzina sul fuoco.
Cazzate, se vogliamo chiamarle col giusto nome.
Poi un giorno, non so bene il perché, ho iniziato a dire la verità. Forse perché non sono geneticamente programmata per mentire, o molto più probabilmente perché le domande di queste persone mi hanno fatto nel corso del tempo un effetto tortura e sono riuscite finalmente a farmi parlare, come il solletico sotto i piedi o un cd di Gigi D’Alessio sparato in loop.
- No, ci siamo lasciati e non fa parte delle nostre vite - dico, speranzosa di essere stata abbastanza esaustiva da chiudere il discorso.
Guardo Samuel che continua a giocherellare tranquillo attorno a me. So che assimila ogni notizia che riceve anche quando sembra non ascoltare, è fin troppo sveglio per essere un bambino di soli due anni. Si direbbe però che l'intera faccenda non lo disturbi, come se non avesse motivo di soffrirne reputando la sua vita perfetta anche così, cosa per la quale m’impegno anima e corpo.
{vado con la parte 2???}
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