#vittoria tesi
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officialpenisenvy · 7 months ago
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i find it so amusing that 300 years ago to date there was an opera made where a black woman played mark antony and a white twink played cleopatra
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curiositasmundi · 2 months ago
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La guerra civile in Israele
Il mondo è impotente davanti al genocidio e l’implosione di Israele potrebbe essere la svolta. Netanyahu ha trascinato il suo paese sull’orlo del baratro e per salvarsi licenzia il suo ministro della difesa Gallant nel pieno di una guerra su più fronti. A Gaza ormai bombardano a caso macerie anche umane, in Libano sono bloccati al confine e passano il tempo a celebrare funerali nelle retrovie, la Galilea è in fumo sotto i colpi di Hezbollah e perfino l’attacco all’Iran è stato un fallimento clamoroso. La terza risposta missilistica che l’Iran starebbe per lanciare, ha proprio lo scopo di confermare una volta per tutte questo cambio nei rapporti di forza nella regione. Altro che Grande Israele, è già tanto se sopravvive quello piccolo. Ma torniamo a Tel Aviv dove la gente si è riservata in strada alla notizia del licenziamento di Gallant, non certo una colomba ma considerato perlomeno non uno psicopatico. I suoi rapporti con Netanyahu erano tesi da tempo, da quando Gallant ha condiviso i maldipancia dei generali dell’esercito per l’assenza di strategia e lo stallo a Gaza e in Libano. Apriti cielo, non c’è come la verità per mandare in bestia le vittime di deliri ideologici. Storia del secolo scorso, psicologia di sempre. Solo lo schianto li risveglia, ma quando è troppo tardi. Ed è quella la direzione in cui Netanyahu e i suoi ministri coloni stanno trascinando un paese sempre più diviso e sofferente a causa di questa guerra infinita e senza vie d’uscita. Nelle ultime settimane sono state arrestate presunte spie in tutto il paese e sono finiti dietro alle sbarre perfino membri dello staff di Netanyahu. L’accusa è quella di aver passato alla stampa documenti top-secret da cui emerge come pur di far saltare ogni trattativa con Hamas, Netanyahu ha mentito spudoratamente. Si è trattata di una congiura contro Netanyahu da parte suo stesso staff e che ha confermato quello che ripetono da mesi tutti tranne il giornalismo propagandistico: è stato Netanyahu e non Hamas a far fallire tutte le trattative per il cessate il fuoco e il rilascio degli ostaggi e questo anche mentendo spudoratamente ai propri cittadini, alle famiglie degli ostaggi e al mondo intero. Uno scandalo che potrebbe portare alla fine politica anticipata di Netanyahu e l’inizio del suo calvario giudiziario. Al punto che il licenziamo del suo ministro Gallant a molti appare come un disperato tentativo per sviare l’attenzione pubblica e restare in sella. E non ci sono dubbi che Netanyahu proverà con tutti i mezzi leciti ed illeciti a mantenere le redini, sa che lo attende anche a livello internazionale un destino da criminale di guerra oltre che la vergogna eterna al posto della gloria. Quella di Netanyahu è una fuga che sta portando Israele verso l’autodistruzione, una deriva talmente pericolosa da aver fatto emergere due anime contrapposte. Entrambe sioniste ma una a livello psicopatico e l’altra più ragionevole. Gallant ed i capi dell’esercito appartengono a quella più ragionevole, mentre Netanyahu e i suoi ministri coloni a quella psicopatica e se dovessero macchinare oltremisura per restare al potere, si potrebbe arrivare ad un colpo di stato. Netanyahu ha molti oppositori politici anche di peso e l’esercito è stremato e senza una rotta, da mesi registra crescenti diserzioni e un numero di vittime anche mentali senza precedenti.
I generali sono poi consapevoli delle reali forze in campo e dell’assurdità di combattere su sette fronti senza nessuna possibilità di vittoria strategica. Ma il sionismo psicopatico si sveglierà solo schiantandosi e se non si arrivasse ad un pacifico trasferimento di poteri, non è da escludere neanche una guerra civile. Pur di salvare un paese sull’orlo del baratro, i sionisti ragionevoli dovranno infatti ricominciare a scendere a patti e negoziare e potrebbero essere addirittura costretti anche dalle pressioni internazionali a tornare ai confini del 1967 smantellando gli insediamenti come richiesto dall’ONU, a qual punto i sionisti psicopatici daranno i numeri scatenando una guerra civile che potrebbe sancire la fine di Israele come l’abbiamo conosciuta.
Tommaso Merlo
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alephsblog · 4 months ago
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Con ciò intendo dire che è difficile, se non inutile, discutere con chi nega l’evidenza dei fatti. E la nega a prescindere, come direbbe Totò, perché per la sua mentalità complottista l’occidente è il regno della menzogna, è l’arte di truccare la comunicazione, è la fabbrica di una verità di facciata. Una posizione da cui nasce quel paradosso logico secondo il quale non dare le armi a Zelensky per difendersi da un’aggressione spianerebbe la strada al negoziato, e non alla vittoria di Putin.
Ovviamente, in questo delirante ragionamento c’è posto anche per i semplici propagandisti di Mosca, prezzolati o meno poco importa. Tuttavia, essi sono forse meno insidiosi di quelli che “l’Europa e gli Stati Uniti non vogliono la pace”. Una tesi -bisogna ammetterlo- che ha una certa presa sull’opinione pubblica italiana, grazie anche alle quotidiane lezioni di realpolitik impartite sulla carta stampata e sul piccolo schermo da sedicenti intellettuali progressisti. Ma l’intellettuale, si sa, è sempre stata una bestia strana. Secondo Luciano Bianciardi, insofferente a ogni establishment culturale, il suo mestiere era indefinibile. Per l’autore della “Vita agra” il vero intellettuale, in fondo, doveva essere schiavo di tutti e servo di nessuno, non un acrobata del circo equestre nazionale.
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anchesetuttinoino · 5 months ago
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"Meglio non fare post divisivi."
Questa frase riassume il male della nostra epoca: la paura del giudizio altrui, il terrore di offendere o finire offesi.
La politica da quattro soldi che sta portando la nostra nazione al disastro questo giochetto lo ha capito benissimo e lo usa a suo vantaggio. I temi "divisivi" vengono accarezzati, circumnavigati, elusi per evitare di incorrere nell'ira di una parte del pubblico. Si tenta di accontentare tutti per suscitare un applauso corale, dando un colpo al cerchio e l'altro alla botte.
Risultato? La morte della politica, che si riduce a una ricerca spasmodica e incoerente del consenso, sulle ali dei sondaggi e dei "trend" del momento, mentre le grandi tematiche sono lasciate al pilota automatico.
Volete questo? Da noi di Pro Italia non lo avrete mai. Noi ci schieriamo, dai temi di respiro internazionale a quelli di caratura locale. Qualcuno non sarà d'accordo con alcune prese di posizione? Bene, costui può scegliere tra due strade: entrare nel vivo del dibattito portando le proprie tesi, magari provando a dimostrarne la validità, oppure reagire come un bambino con un bel "NoN vi SeKuo PiùH!1!".
In entrambi i casi per noi è una vittoria, perché siamo un partito in crescita e cerchiamo militanti, non solo sostenitori, che abbiano il coraggio di scontrarsi. La società dell'assenza di rischio, fisico e verbale, la conosciamo già. E ci fa orrore.
Matteo Brandi
Pro Italia - Segreteria Nazionale
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toscanoirriverente · 8 months ago
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Quelle che vogliono l’ergastolo anche per chi fa catcalling definiscono “resistenza” le violenze di Hamas e negano le violenze sessuali sulle ragazze ebree
Non ho vinto il Pulitzer. Il Pulitzer non lo ha vinto nemmeno Mondoweiss, Jezebel, c’è stata però nei giorni scorsi una menzione speciale per gli studenti di giornalismo della Columbia che raccontano l’Instafada. Il Pulitzer lo hanno vinto anche i giornalisti che coprono la guerra a Gaza, ma non si capisce se vale anche per quelli che fanno inchieste dalla zona giorno con cucina a vista.
Non lo ha vinto, purtroppo, il sondaggio di TikTok su chi le donne preferirebbero incontrare di notte in un bosco, se un uomo o un orso. Partirei da questo. L’anno scorso in Francia c’è stata una storia per cui Le Monde non ha vinto il Pulitzer.
Un elettricista di cinquantaquattro anni per dieci anni ha sistematicamente drogato la moglie e l’ha fatta stuprare da sconosciuti. L’elettricista ha filmato e catalogato ogni stupro. Nessuno degli uomini che si è presentato a casa sua si è mai rifiutato di violentare la donna. Quando l’hanno visitata aveva quattro differenti malattie veneree. Lei non si è mai accorta di niente. E questo è il motivo per cui le donne rispondono l’orso: gli orsi non stuprano.
Probabilmente, tuttavia, se chiedessimo alle donne che manifestano per i terroristi se preferiscono l’uomo o l’orso, risponderebbero l’orso, a meno che quell’uomo non sia uno di Hamas. Questo perché Hamas ha proprio tirato una riga: ok bruciare vivi i bambini, ok tagliare a pezzi la gente, ok sputare sul corpo di una ragazza portata in parata, ok fare sondaggi su internet su quale degli ostaggi deve morire, ma per carità di Dio lo stupro no.
E insomma è successo che quelle che vogliono l’ergastolo ostativo per gli uomini che ti fischiano per strada per il grave reato di catcalling, quelle che non hanno mai avuto bisogno né di una prova né di un processo perché «ti credo, sorella», quelle che considerano come una micro aggressione l’acqua troppo calda dal parrucchiere, insomma quelle lì, hanno deciso che a un certo punto tutto l’impianto di giustizia sociale non valeva più.
La motivazione è che non puoi accettare di manifestare per qualcuno che stupra; quindi, devi dire che quello stupro non è mai successo. Se fai dell’attivismo un lavoro, se grazie a quello ci costruisci una specie di prestigio sociale, se grazie a quello vai in tv e scrivi libri, non puoi rischiare di perdere tutto: se ti piace la tua vita dovrai fare in modo di manipolare la realtà in modo che le corrisponda.
Questo succede a tutto il branco che vuole sentirsi parte di una comunità, un branco che decide che una storia è falsa solo perché non gli piace. Quando su X l’account del Pulitzer ha annunciato la vittoria del New York Times per la copertura internazionale dell’attacco di Hamas contro Israele, leggendo i commenti ho pensato che nessun editoriale potesse valere più di quello. Metà ha pensato che il Pulitzer fosse per il pezzo “Screams without words” che era l’inchiesta sugli stupri, l’altra metà si è accorta che quel pezzo non era tra i premiati e ha così convalidato la tesi che fossero tutte puttanate. Tutto questo sempre gratuitamente dalla propria zona di interesse, soggiorno con cucina a vista.
Perché la questione degli stupri è la linea da cui non si torna indietro? Per lo stesso principio dell’orso e dell’uomo. Perché i campioni che chiamano Hamas “resistenza” non possono ammettere di stare dalla parte di quelli che stuprano, nessuno lo può ammettere senza poi volersi buttare giù dalla finestra.
La psicologia delle folle ci dice che quello che si fa nella folla il singolo non lo farebbe mai. Nella massa un individuo non ha responsabilità, e quindi se tutto l’internet ti dice che quegli stupri non ci sono stati anche se hai davanti alla faccia una donna che ti dice che è stata stuprata, anche se hai davanti alla faccia lo stupratore che ammette di averlo fatto, tu continuerai a dire che quello stupro non esiste. Mai come ora spero che alla domanda «ma se un amico ti chiede di buttarti giù da un burrone, tu lo fai?» la gente risponda sì, ma giusto per dignità.
Ho guardato il film documentario “Screams before silence”. Ci sono le testimonianze dei sopravvissuti al 7 ottobre, ci sono quelle degli ex ostaggi, ci sono quelle dei soccorritori, ci sono i filmati degli interrogatori dei terroristi. Ci sono persone che non si conoscono e che raccontano tutte la stessa storia. C’è una ragazza che era al Nova Festival che racconta delle urla di una donna che continuava a gridare a qualcuno di fermarsi.
L’intervistatrice le chiede come facesse a sapere che la stavano stuprando. «I know what it sounds», risponde lei. Lei sa cos’è perché ogni donna sa cos’è, sa com’è, sa come suona. A questa ragazza viene poi chiesto perché avesse deciso di parlare, e lei risponde che aveva sentito persone che dicevano che non era vero niente e lei non poteva permetterlo. C’è l’interrogatorio a uno dei terroristi a cui viene chiesto cosa avesse fatto a una ragazza. Descrive come l’ha spogliata e ricorda perfettamente di che colore aveva la biancheria intima. I poliziotti gli chiedono cosa le abbia fatto, e lui risponde: «Ho dormito con lei». Poi confessa.
Se proprio non vogliamo credere alle vittime, possiamo sempre credere agli stupratori. TikTok non ha vinto il Pulitzer perché ha posto la domanda sbagliata: preferisti incontrare un orso o uno di X che commenta i Pulitzer?
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schizografia · 1 year ago
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Gli anni Trenta sono davanti a noi
Nel novembre del 1990 Gérard Granel, una delle menti più lucide della filosofia europea di quegli anni, tenne nella New School for Social Research di New York una conferenza il cui titolo, certamente significativo, non mancò di provocare fra i benpensanti qualche reazione scandalizzata: Gli anni trenta sono davanti a noi. Se l’analisi condotta da Granel era genuinamente filosofica, le sue implicazioni politiche erano infatti immediatamente percepibili, dal momento che in questione, nel sintagma cronologico apparentemente anodino, erano puramente e semplicemente il fascismo in Italia, il nazismo in Germania e lo stalinismo nell’Unione sovietica, cioè i tre tentativi politici radicali di «distruggere e sostituire con un “ordine nuovo” quello in cui l’Europa si era fin allora riconosciuta». Granel aveva buon gioco nel mostrare come la classe intellettuale e politica europea fosse stata altrettanto cieca di fronte a questa triplice novità di quanto lo fosse – negli anni Novanta come oggi – di fronte alla sua inquietante, anche se mutata, risorgenza. Si fatica a credere che Leon Blum, leader dei socialisti francesi, potesse dichiarare, commentando le elezioni tedesche del luglio 1932, che, di fronte ai rappresentanti della vecchia Germania, «Hitler è il simbolo dello spirito di cambiamento, di rinnovamento e di rivoluzione» e che pertanto la vittoria di von Schleicher gli sarebbe parsa «più desolante ancora di quella di Hitler». E come giudicare la sensibilità politica di Georges Bataille e di André Breton, che, di fronte alle proteste per l’occupazione tedesca della Renania, hanno potuto scrivere senza vergogna: «noi preferiamo in ogni caso la brutalità antidiplomatica di Hitler, più pacifica, nei fatti, dell’eccitazione bavosa dei diplomatici e dei politici». La tesi di questo saggio, di cui consiglio vivamente la lettura, è che a definire il processo storico in corso, negli anni Trenta come negli anni Novanta in cui scriveva, sia uno stesso primato dell’infinito sul finito, che, in nome di uno svolgimento che si vuole assolutamente senza limiti, cerca di abolire in ogni ambito – economico, scientifico, culturale – le barriere etiche, politiche e religiose che l’avevano fin allora in qualche modo contenuto. E, insieme, anche attraverso gli esempi del fascismo, del nazismo e dello stalinismo, Granel mostrava come un simile processo di infinitizzazione e di mobilitazione totale di ogni aspetto della vita sociale non possa che condurre all’autodistruzione.
Senza entrare nel merito di questa analisi certamente persuasiva, mi interessa qui piuttosto sottolineare le analogie con la situazione che stiamo attraversando. Che gli anni Trenta del Ventesimo secolo ci stiano ancora davanti non significa che noi vediamo oggi riproporsi esattamente nella stessa forma gli eventi aberranti in questione; significa piuttosto quello che Bordiga aveva inteso esprimere scrivendo, dopo la fine della Seconda guerra mondiale, che i vincitori sarebbero stati gli esecutori testamentari dei vinti. Dovunque i governi, quali che sia il loro colore e la loro collocazione, agiscono come esecutori di uno stesso testamento, accettato senza beneficio d’inventario. Da ogni parte vediamo continuare ciecamente lo stesso illimitato processo di incremento produttivo e di sviluppo tecnologico che Granel denunciava, in cui la vita umana, ridotta alla sua base biologica, sembra rinunciare a ogni altra ispirazione che non sia la nuda vita e si mostra disposta a sacrificare senza riserve, come abbiamo visto negli ultimi tre anni, la propria esistenza politica. Con la differenza, forse, che i segni dell’accecamento, dell’assenza di pensiero e di una probabile, imminente autodistruzione, che Granel evocava, si sono vertiginosamente moltiplicati. Tutto fa pensare che stiamo entrando – almeno nelle società postindustriali dell’Occidente – nella fase estrema di un processo di cui non è possibile prevedere con certezza la fine, ma le cui conseguenze, se la consapevolezza dei limiti non tornerà a destarsi, potrebbero essere catastrofiche.
15 gennaio 2024
Giorgio Agamben
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crazy-so-na-sega · 1 year ago
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Oracolo di Delfi -la Pizia
Se l'origine della sapienza greca sta nella "mania", nell'esaltazione pitica, in un'esperienza mistica e misterica, come si spiega allora il passaggio da questo sfondo religioso all'elaborazione di un pensiero astratto, razionale, discorsivo? Eppure nella fase matura di questa età dei sapienti noi troviamo una ragione formata, articolata, una logica non elementare, uno sviluppo teoretico di grande livello. A rendere possibile tutto ciò è stata la dialettica, termine che usiamo nel senso originario di arte della discussione, tra due o più persone viventi, non escogitata da un'invenzione letteraria. Il suo grande sviluppo unitario giunge a compimento con Aristotele che guarda retrospettivamente a tutto il materiale elaborato da quest'arte, a tutte le vie da essa seguite, a tutte le forme, le regole, gli accorgimenti, gli artifici sofistici, per tentare di costruire su questa base una trattazione sistematica, stabilendo i principi generali. Dove ne va cercata l'origine? Il giovane Aristotele sostiene che Zenone è stato l'inventore della dialettica. Se tuttavia confrontiamo le testimonianze su Zenone con i frammenti di Parmenide, suo maestro, sembra inevitabile ammettere già in quest'ultimo una stessa padronanza dialettica dei concetti più astratti, delle categorie degli universali. Sembra perciò naturale pensare a una tradizione ancora più antica.
La dialettica nasce sul terreno dell'agonismo. Quando lo sfondo religioso si è allontanato e l'impulso conoscitivo non ha più bisogno di essere stimolato da una sfida del dio, quando una gara per la conoscenza tra uomini non richiede più che essi siano divinatori, ecco apparire un agonismo soltanto umano. Sulla base dei Topici aristotelici, si può ricostruire uno schema generale dell'andamento di una discussione, pur variato infinitamente nel suo svolgersi effettivo. L'interrogante propone una domanda in forma alternativa, presentando cioè i due corni di una contraddizione. Il rispondente fa suo uno dei due corni, ossia afferma con la sua risposta che questo è vero, fa una scelta. Questa risposta iniziale è chiamata la tesi della discussione: il compito dell'interrogante è dimostrare, dedurre la proposizione che contraddice la tesi. In tal modo raggiunge la vittoria. Ma la dimostrazione non è enunciata unilateralmente, bensì si articola attraverso una serie lunga e complessa di domande, le cui risposte costituiscono i singoli anelli della dimostrazione. L'interrogante cerca di impedire che il disegno della sua argomentazione sia perspicuo, ma alla fine tutte le risposte saranno altrettante affermazioni del rispondente: se il loro nesso confuta la tesi, ossia la risposta iniziale del rispondente, sarà chiaro che il rispondente, attraverso i vari anelli dell'argomentazione, avrà lui stesso confutato la propria tesi iniziale. Nella dialettica non occorrono giudici che decidano chi è il vincitore: risulta dalla discussione stessa, poiché è il rispondente che prima afferma la tesi e poi la confuta. Si ha invece la vittoria del rispondente, quando riesce a impedire la confutazione della tesi.
Questa pratica è stata la culla della ragione in generale, della disciplina logica, di ogni raffinatezza discorsiva. Difatti, dimostrare una certa proposizione, ci insegna Aristotele, significa trovare un medio, cioè un concetto universale, tale da potersi unire a ciascuno dei due termini della proposizione, in modo che si possa dedurre da tali nessi la proposizione stessa, ossia dimostrarla. La dialettica è stata così la disciplina che ha permesso di sceverare le astrazioni più evanescenti pensate dell'uomo: la famosa tavola delle categorie aristoteliche è un frutto finale della dialettica ma l'uso di tali categorie è documentabile da molto tempo prima di Aristotele, lo stesso vale per i principi formali a cominciare dal principio del terzo escluso.
Esaminando le testimonianze più antiche e confrontando la terminologia usata nei due casi c'è da supporre un nesso di continuità tra lo sfondo religioso della divinazione e dell'enigma e lo sviluppo della dialettica vera e propria. Il nome con cui le fonti designano l'enigma è "próblema", che in origine e presso i tragici significa ostacolo, qualcosa che è proiettato in avanti. E difatti l'enigma è una prova, una sfida cui il dio espone l'uomo. Ma lo stesso termine "próblema" rimane vivo e in posizione centrale nel linguaggio dialettico, al punto che nei Topici di Aristotele esso significa "formulazione di una ricerca", designando la formulazione della domanda dialettica che dà inizio alla discussione. E non si tratta soltanto di un'identità del termine: l'enigma è l'intrusione dell'attività ostile del dio nella sfera umana, la sua sfida, allo stesso modo che la domanda iniziale dell'interrogante è l'apertura della sfida dialettica, la provocazione alla gara. Oltre a ciò si è detto più volte che la formulazione dell'enigma, per la maggior parte dei casi, è contraddittoria, così come la formulazione della domanda dialettica propone esplicitamente i due corni di una contraddizione. Ricordiamo anche, come usati ora in senso dialettico ora in senso enigmatico, i termini "interrogazione", "aporia", "ricerca", "domanda dubbia".
Dunque il misticismo e il razionalismo non sarebbero in Grecia qualcosa di antitetico, dovrebbero intendersi piuttosto come due fasi successive di un fenomeno fondamentale. La dialettica interviene quando la crudeltà del dio verso l'uomo va attenuandosi, quando l'agonismo si svolge soltanto tra umani. Chi doveva rispondere all'enigma, o taceva, ed era subito sconfitto, o sbagliava, e la sentenza veniva dal dio o dal divinatore. nella discussione invece il rispondente può difendere la sua tesi. Rimane comunque uno sfondo religioso: la crudeltà diretta della Sfinge diventa qui una crudeltà mediata, travestita, ma in questo senso addirittura più apollinea. C'è quasi una ritualità nel quadro dello scontro dialettico, che di regola si svolge di fronte a un pubblico silenzioso. Alla fine il rispondente deve arrendersi, se le regole sono rispettate, come tutti si attendono che debba soccombere, come per il compimento di un sacrificio. Del resto si può addirittura non essere del tutto certi che nella dialettica il rischio non fosse mortale. Per un antico l'umiliazione della sconfitta era intollerabile. Se Cesare fosse stato radicalmente battuto in battaglia, non sarebbe sopravvissuto. E forse Parmenide, Zenone, Gorgia non furono mai sconfitti in una discussione pubblica, in un vero agone.
-Giorgio Colli "La nascita della filosofia"
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wecanfly06 · 1 year ago
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Me la immagino così la mia tesi di laurea:
Ringrazio la mia famiglia, che mi ha sostenuto in mille modi, le devo molto nonostante le mille peripezie che ci sono
Ma La mia laurea, il traguardo più grande che ho, la mia vittoria la dedico attualmente a tre persone: non saranno in ordine di importanza.
La prima è il mio ragazzo. Le persone mi hanno detto più volte "chi meglio della tua famiglia ti conosce". Posso essere l'eccezione che conferma la regola. O meglio, Luigi conosce parti di me che non sapevo neanche di avere, non scherzo eh, sopportarmi ogni ora è fastidioso e io so essere invadente. È un esempio per me quel ragazzo: non ha mai mollato, è una forza della natura che ha portato avanti per anni scuola e lavoro ed è ciò che mi ha spinto a dare il meglio di me ad ogni sfida.
La seconda persona è la mia migliore amica: ripeto "se la famiglia ti conosce meglio di tutti" io sono l'eccezione che fa la regola. Non poteva mancare la dedica alla persona con cui sono cresciuta e ha visto i miei cambiamenti, ha pianto con me ad ogni sconfitta e ha gioito con me ad ogni vittoria. Io non sono la persona migliore di questo mondo, ho i miei grandi difetti e i mie pochi pregi, amo stare da sola e vivere in tranquillità ma con lei tutto migliora e se la cerco costantemente è perché le voglio un gran bene.
Se in un futuro lontano riuscissi a laurearmi e a fare ciò che mi piace, dedicherei la mia tesi di laurea a nessuno. Ognuno ha contribuito a modo suo per starmi accanto, chi a parole, chi a gesti, chi con le presenze e chi con le assenze, non voglio sembrare ciò che non sono ma nessuno può capire ciò che provi come lo stai facendo tu. Per questo motivo, il ringraziamento più grande va alla dottoressa qui presente perché per ogni sfida non si è mai arresa, non si è accontentata di un lavoro che non faceva per sé, per un corso di studio che non le piacesse. Ha affrontato licenziamento, cambiamenti e sfide, perdite e sconfitte. Ha perso la retta via più volte, preso delle scorciatoie per crescere più in fretta e chiunque le fosse andato contro e chi le stesse affianco, è riuscita a capire. Capire ciò che le sta meglio addosso e intorno, rispettandonsi e onorandosi ste stessa e le persone che le stanno intorno sempre (non valgono gli incontri natalizi).
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poesiayotrasletras · 5 months ago
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CARLO MICHELSTAEDTER | Gorizia 1887 - 1910
CARLO MICHELSTAEDTER
Carlo Michelstaedter nei Giardini Boboli Gorizia, ottobre 1910. Un giovane ventitreenne se ne sta rinchiuso nella soffitta di una casa che si affaccia direttamente sulla piazza principale, piazza della Vittoria. Carta, calamaio e penna davanti a lui, per terminare la sua tesi di laurea, e una rivoltella, da qualche parte, in un cassetto. Una rivoltella sottratta a un amico. Una rivoltella che lo…
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scienza-magia · 7 months ago
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Debito pubblico della Francia mette a rischio l'Eurozona
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La Francia potrebbe innescare la prossima crisi dell’euro. Deficit di bilancio galoppanti e il confronto con Bruxelles e Berlino sono la formula per creare problemi. “La nostra Europa è mortale, può morire”, aveva avvertito Emmanuel Macron a fine aprile. Chi avrebbe mai immaginato che solo poche settimane dopo il presidente francese avrebbe provato a dimostrare la sua tesi, indire elezioni anticipate che minacciavano di far precipitare l’intera UE in una crisi potenzialmente mortale? Al momento, l’attenzione globale è focalizzata sui drammi politici immediati in Francia. Il primo turno di votazioni si svolgerà il 30 giugno. Il Rassemblement National, di estrema destra, è attualmente in testa nei sondaggi, mentre al secondo posto si trova il Nuovo Fronte Popolare, una coalizione dominata dall'estrema sinistra. Nella migliore delle ipotesi, un parlamento dominato dagli estremi politici farebbe precipitare la Francia in un periodo di prolungata instabilità. Nel peggiore dei casi, ciò porterebbe all’adozione di politiche spendaccione e nazionalistiche che provocherebbero rapidamente una crisi economica e sociale in Francia. Un tracollo francese diventerebbe rapidamente un problema dell’UE. Ci sarebbero due principali meccanismi di trasmissione. Il primo è fiscale. Il secondo è diplomatico. La Francia è in un disastro finanziario. Il debito pubblico è pari al 110% del Pil e l’anno scorso l’attuale governo ha registrato un deficit di bilancio del 5,5%. Sia l’estrema destra che l’estrema sinistra sono impegnate in grandi aumenti di spesa e tagli fiscali che gonfierebbero il debito e il deficit, violando le regole dell’UE. Bruno Le Maire, ministro delle finanze francese, ha avvertito che la vittoria di uno degli estremi potrebbe portare a una crisi del debito in Francia e alla supervisione delle finanze del paese da parte del FMI o della Commissione europea. Le Maire ha sottolineato la reazione al “mini” bilancio del governo Truss in Gran Bretagna, per sottolineare quanto velocemente i mercati possano rivoltarsi contro un governo finanziariamente sconsiderato. In realtà, una crisi fiscale francese potrebbe essere peggiore dell’incontro della Gran Bretagna con Liz Truss. Nel Regno Unito esisteva un meccanismo per licenziare rapidamente Truss e ripristinare un governo razionale. Questo compito sarebbe molto più difficile in Francia, dove l’estrema destra e l’estrema sinistra hanno leadership ben consolidate e non hanno ai margini politici più cauti e basati sulla realtà. La seconda grande complicazione è che la Francia è uno dei 20 paesi che utilizzano la moneta unica europea. Cosa accadrebbe se il premio di rischio sui titoli francesi aumentasse? L’UE ora dispone di meccanismi per intervenire e intervenire con gli acquisti di obbligazioni. Ma Bruxelles o Berlino sarebbero disposte ad accettare una mossa del genere, se la crisi fosse stata provocata da impegni di spesa francesi non finanziati?
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Il governo tedesco sta attualmente lottando per trovare risparmi di miliardi di dollari nel proprio bilancio nazionale. Perché dovrebbe favorire un piano di salvataggio per la Francia spendacciona? Anche l’estrema destra e l’estrema sinistra francesi sono profondamente euroscettici e stanno già inveendo contro i diktat di Bruxelles ed esprimendo ostilità verso la Germania. La piattaforma elettorale della RN parla di una “divergenza profonda e inconciliabile” tra le visioni del mondo di Francia e Germania. Jordan Bardella, che probabilmente sarà il candidato della RN a primo ministro, ha recentemente minacciato di tagliare il contributo della Francia al bilancio dell’UE di 2-3 miliardi di euro all’anno. Durante la crisi del debito greco, durata quasi un decennio, la sfida all’UE da parte di Atene è stata infine superata dalla minaccia di espellere la Grecia dall’euro – una mossa che avrebbe distrutto il valore dei risparmi greci. Ma espellere la Francia dall’euro – o dalla stessa UE – è quasi inconcepibile. Intorno alla coppia franco-tedesca è stato costruito l’intero progetto europeo a partire dagli anni Cinquanta. È molto più probabile che la Francia rimanga nell’UE e nella moneta unica, ma agisca da spoiler. Ciò distruggerebbe la coesione e la stabilità europea, in un momento in cui l’UE fatica a restare unita di fronte alla minaccia della Russia. A meno che Macron non si dimetta (il che sembra improbabile), continuerà a rappresentare la Francia nei vertici internazionali e negli incontri dell’UE. Ma, salvo cambiamenti dell’ultimo minuto nei sondaggi, è probabile che il presidente francese emerga da queste elezioni come una figura seriamente ridimensionata. Alcuni colleghi europei di Macron potrebbero tranquillamente godersi lo spettacolo di “Giove” umiliato. Ma l’impatto complessivo sull’Europa di una Francia indebolita e arrabbiata sarebbe triste. L’istinto iniziale della RN sarebbe quello di affrontare Bruxelles in nome della sovranità francese. Ma negli ultimi anni i leader dell’estrema destra hanno mostrato una certa consapevolezza del fatto che l’euroscetticismo intransigente può spaventare e alienare gli elettori e i mercati. Dopo aver perso le elezioni presidenziali del 2017, la RN ha tranquillamente abbandonato il discorso sull’uscita dall’euro. Una crisi economica – combinata con un confronto con Bruxelles e Berlino – potrebbe portare la RN a ricadere nei suoi istinti nazionalistici e conflittuali. In alternativa, le realtà di governo potrebbero costringerlo ad un accordo con l’UE. Chi ha la memoria lunga può ricordare la crisi economica francese dei primi anni ’80, quando un governo socialista tentò di attuare un’agenda radicale e di sinistra. Quella crisi alla fine portò all’ascesa di Jacques Delors, prima come ministro delle finanze francese e poi come presidente della Commissione europea. A Bruxelles, Delors ha portato avanti drammatici progressi nell’integrazione europea e nel lancio della moneta unica. È improbabile che la storia si ripeta nello stesso modo. Ma decenni di esperienza suggeriscono che è un errore scommettere contro la capacità dell’UE di superare minacce apparentemente mortali. France could trigger the next euro crisis (video) Read the full article
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tarditardi · 7 months ago
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Eliza G fa scatenare Gardaland Summer Festival, con Articolo 31, Saintpaul DJ e lo staff di RTL 102.5
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Prosegue a gonfie vele l'estate 2024 della cantautrice friulana Eliza G. Sabato 22 giugno è sul palco del Gardaland Summer Festival. Per l'artista è un ritorno, visto che sul palco di Gardaland si è già esibita ad esempio anche ad Halloween 2023. Con lei ci saranno gli Articolo 31, stelle di prima grandezza delle scena musicale da sempre e lo staff di RTL 102.5. 
E' la situazione giusta per far sentire tutta la sua energia, oltre che le mille qualità della sua voce, già recentemente messa alla prova in tv ed in contesti artistici come "Divas", show omaggio ad artiste come Whitney Houston, Céline Dion, Beyoncé, Mariah Carey, Adele (...) andato in scena qualche tempo fa a Potenza. 
Con Eliza G sul palco c'è pure Saintpaul DJ, produttore multiplatino ed artista internazionale capace di far scatenare chiunque. Tra le collaborazioni più recenti tra Eliza G e Saintpaul c'è "Touch Me", cover a cui hanno collaborato anche The Cube Guys.
I dettagli  di Gardaland Summer Festival sono presenti sul sito di Gardaland
Eliza G è una cantante e compositrice dalla carriera decisamente internazionale, che nel tempo ha raggiunto traguardi molto importanti. Se in Italia i fan, le apparizioni in tv (Fake Show, The Voice of Italy 2019, All Together Now) ed i riconoscimenti non le mancano (nel 2021 ha vinto il Premio Lunezia), quella di Eliza G è una carriera che guarda al mondo. Dopo la vittoria nel 2019 al Cerbul de Aur, il più importante festival musicale rumeno, ha partecipato all'Eurovision Romania 2022 ed i suoi concerti tra Europa ed America Latina (soprattutto in Gran Bretagna, Brasile, Spagna, Svizzera e Francia) sono spesso sold out. E' laureata inoltre in Lingue e letterature straniere, con una tesi in lingua inglese sul romanzo "Dracula "di Bram Stoker.
Eliza G è l'unica artista italiana ad essere stata inclusa da The Voice mondiale in due video YouTube davvero molto visti. La sua interpretazione di "Hurt" di Christina Aguilera è stata inclusa nel video delle esibizioni più emozionanti (43 milioni di visualizzazioni) e in quello quello dedicato alle canzoni di più difficile interpretazione della storia di The Voice (12 milioni di visualizzazioni).
ELIZA G
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djs-party-edm-italia · 7 months ago
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Eliza G fa scatenare Gardaland Summer Festival, con Articolo 31, Saintpaul DJ e lo staff di RTL 102.5
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Prosegue a gonfie vele l'estate 2024 della cantautrice friulana Eliza G. Sabato 22 giugno è sul palco del Gardaland Summer Festival. Per l'artista è un ritorno, visto che sul palco di Gardaland si è già esibita ad esempio anche ad Halloween 2023. Con lei ci saranno gli Articolo 31, stelle di prima grandezza delle scena musicale da sempre e lo staff di RTL 102.5. 
E' la situazione giusta per far sentire tutta la sua energia, oltre che le mille qualità della sua voce, già recentemente messa alla prova in tv ed in contesti artistici come "Divas", show omaggio ad artiste come Whitney Houston, Céline Dion, Beyoncé, Mariah Carey, Adele (...) andato in scena qualche tempo fa a Potenza. 
Con Eliza G sul palco c'è pure Saintpaul DJ, produttore multiplatino ed artista internazionale capace di far scatenare chiunque. Tra le collaborazioni più recenti tra Eliza G e Saintpaul c'è "Touch Me", cover a cui hanno collaborato anche The Cube Guys.
I dettagli  di Gardaland Summer Festival sono presenti sul sito di Gardaland
Eliza G è una cantante e compositrice dalla carriera decisamente internazionale, che nel tempo ha raggiunto traguardi molto importanti. Se in Italia i fan, le apparizioni in tv (Fake Show, The Voice of Italy 2019, All Together Now) ed i riconoscimenti non le mancano (nel 2021 ha vinto il Premio Lunezia), quella di Eliza G è una carriera che guarda al mondo. Dopo la vittoria nel 2019 al Cerbul de Aur, il più importante festival musicale rumeno, ha partecipato all'Eurovision Romania 2022 ed i suoi concerti tra Europa ed America Latina (soprattutto in Gran Bretagna, Brasile, Spagna, Svizzera e Francia) sono spesso sold out. E' laureata inoltre in Lingue e letterature straniere, con una tesi in lingua inglese sul romanzo "Dracula "di Bram Stoker.
Eliza G è l'unica artista italiana ad essere stata inclusa da The Voice mondiale in due video YouTube davvero molto visti. La sua interpretazione di "Hurt" di Christina Aguilera è stata inclusa nel video delle esibizioni più emozionanti (43 milioni di visualizzazioni) e in quello quello dedicato alle canzoni di più difficile interpretazione della storia di The Voice (12 milioni di visualizzazioni).
ELIZA G
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sounds-right · 7 months ago
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Eliza G fa scatenare Gardaland Summer Festival, con Articolo 31, Saintpaul DJ e lo staff di RTL 102.5
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Prosegue a gonfie vele l'estate 2024 della cantautrice friulana Eliza G. Sabato 22 giugno è sul palco del Gardaland Summer Festival. Per l'artista è un ritorno, visto che sul palco di Gardaland si è già esibita ad esempio anche ad Halloween 2023. Con lei ci saranno gli Articolo 31, stelle di prima grandezza delle scena musicale da sempre e lo staff di RTL 102.5. 
E' la situazione giusta per far sentire tutta la sua energia, oltre che le mille qualità della sua voce, già recentemente messa alla prova in tv ed in contesti artistici come "Divas", show omaggio ad artiste come Whitney Houston, Céline Dion, Beyoncé, Mariah Carey, Adele (...) andato in scena qualche tempo fa a Potenza. 
Con Eliza G sul palco c'è pure Saintpaul DJ, produttore multiplatino ed artista internazionale capace di far scatenare chiunque. Tra le collaborazioni più recenti tra Eliza G e Saintpaul c'è "Touch Me", cover a cui hanno collaborato anche The Cube Guys.
I dettagli  di Gardaland Summer Festival sono presenti sul sito di Gardaland
Eliza G è una cantante e compositrice dalla carriera decisamente internazionale, che nel tempo ha raggiunto traguardi molto importanti. Se in Italia i fan, le apparizioni in tv (Fake Show, The Voice of Italy 2019, All Together Now) ed i riconoscimenti non le mancano (nel 2021 ha vinto il Premio Lunezia), quella di Eliza G è una carriera che guarda al mondo. Dopo la vittoria nel 2019 al Cerbul de Aur, il più importante festival musicale rumeno, ha partecipato all'Eurovision Romania 2022 ed i suoi concerti tra Europa ed America Latina (soprattutto in Gran Bretagna, Brasile, Spagna, Svizzera e Francia) sono spesso sold out. E' laureata inoltre in Lingue e letterature straniere, con una tesi in lingua inglese sul romanzo "Dracula "di Bram Stoker.
Eliza G è l'unica artista italiana ad essere stata inclusa da The Voice mondiale in due video YouTube davvero molto visti. La sua interpretazione di "Hurt" di Christina Aguilera è stata inclusa nel video delle esibizioni più emozionanti (43 milioni di visualizzazioni) e in quello quello dedicato alle canzoni di più difficile interpretazione della storia di The Voice (12 milioni di visualizzazioni).
ELIZA G
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alephsblog · 4 months ago
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In tre giorni insomma il centrosinistra, vecchio o nuovo che dir si voglia, ha rimesso le lancette indietro tanto da sembrare di essere tornati ai tempi lugubri delle segreterie di Nicola Zingaretti ed Enrico Letta che in varia misura concorsero alla vittoria finale di Giorgia Meloni. La quale ha incredibilmente incassato il beneplacito di Schlein alla linea ungherese del governo sulle armi all’Ucraina sposando l’ardita tesi che l’attacco nella regione di Kursk farebbe salire la tensione: ecco dunque che il pacifismo imbelle e attendista del Pd, che ovviamente piace a Conte, Bettini, i vari Marco Tarquinio e al gruppo dirigente del Nazareno, si salda con la voglia di disimpegno di Meloni e Tajani.
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m2024a · 10 months ago
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Ferragni e Fedez, in che rapporti sono le loro famiglie? Un dettaglio crea scompiglio Chiara Ferragni a Dubai, Fedez a Courchevel. Lei con i figli, lui nella sua nuova vita da single. Lei festeggia con un nuovo anello, lui con una Ferrari Roma da 250mila euro. Pare che i Ferragnez non possano essere più lontani di così. Mentre la parola separazione si preferisce ancora a "divorzio", i rapporti tra Chiara Ferragni e Fedez sono più tesi che mai - basti pensare alla presunta lite al compleanno della figlia Vittoria o al trasloco di lui nel nuovo attico da 400 mq -. Ma in che rapporti sono le loro rispettive famiglie? Fedez sta registrando la puntata di Belve: lo scatto che conferma Sin dalle prime voci sulla separazione della coppia più seguita d'Italia, i fan avevano subito notato che le sorelle Ferragni - Francesca e Valentina - avevano smesso di seguire Fedez sui social. Questo dettaglio ha subito evidenziato la volontà di una parte della famiglia di Chiara Ferragni (il follow della madre Marina c'è ancora) di prendere le distanze dal rapper - che sarebbe la causa della fine del matrimonio come rivelato in un commento dall'imprenditrice -. Tuttavia, nelle scorse ore, un commento sotto all'ultimo post di Fedez ha rimescolato le carte... Chiara Ferragni, continua la vacanza a Dubai: gli scatti in famiglia Fedez, in occasione dei 93 anni di sua nonna Luciana, ha condiviso su Instagram un post con una dedica speciale: "La nonna compie 18 anni. Auguri nonna. Finalmente puoi prendere la patente. Ti amo" ha scritto il rapper in allegato ad una sua foto insieme all'amata nonna. Ma nella sezione sottostante non è passato inosservato il commento di Riccardo Nicoletti, marito di Francesca Ferragni - nonché ex cognato di Fedez -, il quale ha voluto rendere omaggio anche lui alla nonna con un "Auguri" seguito da un emoticon con il cuore rosso. Sarà forse un segnale che i due cognati siano rimasti in buoni rapporti? Gli utenti hanno voluto esprimere il loro apprezzamento nei confronti del marito di Francesca Ferragni e della sensibilità dimostrata in questa situazione. Con molta probabilità sarà possibile scoprire dettagli inediti sullo stato dei rapporti tra le famiglie, in seguito all'intervista di Fedez a Belve prevista per il 2 aprile.
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myleszply195 · 10 months ago
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La mafia siciliana e le sue troie danno spettacolo in codesto porno spettacolare che farà parlare il mondo intero. Non perdetevi questo film completo per nulla al mondo. Le Pornostar vengono effettuate molto popolari e se dovessi mai vedere una singola tale pornostar bionda con grandi tette nella vita reale, allora vedrai la differenza.
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