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lamilanomagazine · 2 years ago
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Milano: Soffio di Primavera, la mostra mercato per dare il benvenuto alla stagione dei fiori
Milano: Soffio di Primavera, la mostra mercato per dare il benvenuto alla stagione dei fiori. Sabato 4 e domenica 5 marzo 2023, Villa Necchi Campiglio a Milano ospiterà la decima edizione di Soffio di Primavera, la mostra mercato di piante, fiori e prodotti per il giardino organizzata dal FAI - Fondo per l’Ambiente Italiano ETS. Questo evento è l'occasione perfetta per dare il benvenuto alla bella stagione che sta per cominciare, e permette ai visitatori di scoprire e acquistare una vasta gamma di piante e prodotti per il giardinaggio. La mostra mercato ospiterà una trentina di vivaisti accuratamente selezionati che proporranno in vendita piante in fiore tra fine inverno e inizio primavera. Tra le piante disponibili ci saranno ellebori, bergenie, primule, viole e ciclamini, camelie, viburni, gelsomini e ciliegi da fiore, ma anche piante aromatiche per le insalate, piante da orto freddo, piante rustiche da ingresso e da cortile, come aspidistre, liriopi, convallarie e felci, cactacee e bulbose. Inoltre, gli stand della mostra mercato offriranno attrezzi per il giardino e l'orto, arredi e idee per architetture in legno e vetro su misura, giardini d'inverno e cabanes, libri dedicati al verde e illustrazioni botaniche. Soffio di Primavera sarà anche l'occasione per partecipare a corsi teorico-pratici sulla potatura stagionale delle ortensie e a workshop dedicati alla cura e manutenzione di terrazzi e piccoli giardini in primavera. Durante questi eventi, Luca Dell'Acqua, il giardiniere di Villa Necchi Campiglio, condividerà con i partecipanti alcuni "segreti del mestiere", illustrando le principali attività di risistemazione del verde dopo l'inverno e gli attrezzi più appropriati da utilizzare. Per le famiglie, saranno organizzati laboratori didattici sul tema del suolo, mentre Umberto Giolli, responsabile dei giardini del FAI, condurrà visite "ragionate" agli stand e dispenserà ai visitatori preziosi consigli sulle piante più adatte da acquistare in base alle diverse esigenze di esposizione e collocazione - in vaso o in terra - e sui terricci più indicati. L'attenzione particolare sarà riservata al giardino sostenibile, tema al centro di un incontro dedicato agli accorgimenti e alle tecniche che il giardiniere può mettere in campo per fronteggiare e contrastare, pur nel suo piccolo, gli effetti del cambiamento climatico e la perdita della biodiversità. Per ulteriori informazioni sulla mostra mercato Soffio di Primavera, si può visitare il sito web http://www.soffiodiprimavera.it. Non perdete l'opportunità di scoprire e acquistare piante e prodotti per il giardino e apprendere nuove tecniche. Il programma completo dei laboratori e delle attività collaterali di Soffio di primavera 2023: Sabato 4 marzo * Ore 10.30: Terrazzi e piccoli giardini: cura e manutenzione primaverile. Laboratorio teorico e pratico con Luca Dell’Acqua, giardiniere di Villa Necchi. * Ore 12.30: laboratori didattici sul suolo per famiglie a cura di Fulvia Tambone e Barbara Scaglia, professoresse presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Il suolo è una risorsa essenziale per la nostra stessa sopravvivenza. Fornisce oltre il 95% del cibo, ci protegge, migliora la qualità della nostra vita. Ma quanto lo conosciamo? Attraverso alcuni semplici esperimenti e spunti di riflessione, aumenteremo la nostra consapevolezza sull’importanza del suolo. * Ore 14: La potatura delle ortensie. Laboratorio teorico e pratico corso di potatura delle ortensie con Luca Dell’Acqua. * Ore 15: Consigli per gli acquisti. Visite ragionate agli stand con Umberto Giolli. Il responsabile dei giardini del FAI accompagnerà i visitatori tra gli stand consigliando loro le piante più adatte da acquistare in base alle diverse esigenze di esposizione e di collocazione (in vaso o in piena terra), indicando anche il terriccio più adatto ad ogni situazione. * Ore 14.30: laboratori didattici sul suolo per famiglie a cura di Fulvia Tambone e Barbara Scaglia, professoresse presso il Dipartimento di Scienze Agrarie e Ambientali dell’Università degli Studi di Milano. Domenica 5 marzo * Ore 10.30: La potatura delle ortensie. Laboratorio teorico e pratico corso di potatura delle ortensie con Luca Dell’Acqua. * Ore 11: Consigli per gli acquisti. Visite ragionate agli stand con Umberto Giolli. * Ore 12.30: incontro con Umberto Castiello, autore di “La mente delle piante. Introduzione alla psicologia vegetale”, ed. Il Mulino. Il regno vegetale è equiparabile a quello animale? E se sì, in quale misura? Le piante hanno memoria? Ascoltano? Pensano? Comunicano tra loro? A queste e ad altre domande risponderà lo psicologo Umberto Castiello. * Ore 14: Consigli per gli acquisti. Visite ragionate agli stand con Umberto Giolli. * Ore 15.30: Terrazzi e piccoli giardini: cura e manutenzione primaverile. Laboratorio teorico e pratico con Luca Dell’Acqua, giardiniere di Villa Necchi. Con il Patrocinio del Comune di Milano. Il calendario “Eventi nei Beni del FAI 2023” è reso possibile grazie al fondamentale sostegno di Ferrarelle, partner degli eventi istituzionali e acqua ufficiale del FAI; al significativo contributo dei main sponsor BNP Paribas Cardif e Citroen per il primo anno sostenitori del progetto, di Pirelli, accanto al FAI dal 2006, che rinnova per l’undicesimo anno la sua storica vicinanza all’iniziativa e di Delicius, che conferma per il terzo anno il suo sostegno al progetto. Villa Necchi Campiglio è museo riconosciuto da Regione Lombardia. Biglietti Ingresso solo manifestazione: Intero 7 €; Ridotto (6-18 anni) 4 €, Studenti 19-25 anni 7 €, Iscritti FAI e altre convenzioni 4 €; Bambini fino a 5 anni e disabili gratuito. Ingresso manifestazione + visita alla Villa: Intero 16 €; Ridotto (6-18 anni) e Studenti 19-25 anni 10 €; Iscritti FAI e altre convenzioni 4 €; Bambini fino a 5 anni e disabili gratuito. Per informazioni Villa Necchi Campiglio, via Mozart 14 - Milano: tel. 02/76340121; [email protected]; http://www.villanecchicampiglio.it... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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uomoallacoque · 6 years ago
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Non solo relax e benessere ma anche una buona proposta di ristorazione alla Beauty Farm Villa delle Ortensie di Sant’ Omobono.
Ritroviamo la grande cortesia e gentilezza dello staff dell’hotel, che sia Spa, terme o reception il calore e la disponibilità è ai massimi livelli (leggi qui la recensione dell’Hotel), mise en place in stile classico come la struttura.
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Un buon buffet, dove servirsi liberamente, con insalate, erbe e verdure, oltre al pane, condimenti vari, spezie  e la chicca di poter scegliere tra Gomasio (un prodotto che personalmente adoro, semplicemente semi di sesamo tostati e sale marino) e Sale alle Erbe provenienti da agricoltura biologica per insaporire le proprie pietanze. Piccoli particolari apprezzati dal sottoscritto (ma non solo vista l’attenzione sempre più crescente verso uno stile di vita culinario responsabile e sano).
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Particolare attenzione viene posta anche ad una dieta vegetariana, con l’adesione da parte del ristorante al progetto Veg+ in collaborazione con il ristorante (stellato) Joia di Milano, che prevede la realizzazione di un menu stagionale vegano con almeno 4 piatti, dall’antipasto al dolce.
Inoltre i piatti presentati provengono da coltivazioni biologiche e biodinamiche, il benessere, mi ripeto, non lo si ritrova solo nella splendida Spa ma anche a tavola, dove una sana e corretta alimentazione, ben equilibrata, sono principi fondamentali per riceca il proprio benessere psico-fisico.
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Dopo questa lunghissima premessa veniamo alla mia scelta culinaria, meno depurativa ma più godereccia,  per la serata:
Pennette alla carbonara di mare, piatto ben realizzato, legato e molto ricco. Gamberi, pancetta e calamari sono presenti in buon numero nel piatto.
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Un assaggio di piccate di vitello ai funghi porcini e prezzemolo, migliorabile la presentazione ma godibile il piatto.
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A seguire un salmone marinato allo zenzero e agrumi con una piccola insalatina di contorno, molto buono il salmone e ben marinato, a seguire il piatto migliore della serata: polipo scottato al peperoncino su crema di patate. Cottura ottima del pesce, così come splendido è il bilanciamento con il peperoncino (dosato in maniera decisa ma sapiente) e la crema di patate di una consistenza vellutata e che ben si sposa con il polipo.
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Mi lascio tentare anche dal dolce (ovviamente), una fetta di torta ai frutti di bosco fatta in casa molto buona per un degna  e dolce conclusione del pasto.
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Una breve parentesi sulla colazione, in linea con la filosofia dell’hotel, sana e con una buona varietà, uova preparate al momento su richiesta, tisane (presenti ad ogni angolo dell’hotel), oltre ai più classici elementi della colazione all’italiana come brioches, torte fatte in casa (una crostata di albicocche e una torta di mele), yogurt, cereali, pane integrale, prosciutto, formaggi, etc..
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Ristorante Hotel Villa delle Ortensie
VIALE ALLE FONTI 117
24038 SANT’OMOBONO TERME (BG) TEL 035/85.11.14
www.villaortensie.com
Ristorante di Villa delle Ortensie Non solo relax e benessere ma anche una buona proposta di ristorazione alla Beauty Farm Villa delle Ortensie di Sant’ Omobono.
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beltratto · 4 years ago
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Al numero cinque. #cancello #5 #ortensie #villa #finestre #riflessi #pilastri (presso Treviso, Italy) https://www.instagram.com/p/CDZ0zKuKWpu/?igshid=oikt8sidhw0q
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arquigraph · 6 years ago
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Pioneer
Ricardo Morandi (Rome, 1902-1989)
Morandi was an Italian civil engineer best known for his interesting use of reinforced concrete. Unfortunately, today 14th, August, one of his most known infrastructures, the Morandi Bridge in Genoa, collapsed. Terrible news.
It’s time to remember and seriouly think about what happens when we find a lack of  maintainance on infrastructures and buildings.. hard work we have to advice our clients and neighboors the importance of maintenance of our homes and on a large scale, our cities. 
You must know the hole legacy of Morandi’s  works as engineer :
Opere e progetti 1931 - Villino in viale Vaticano, Roma 1932 - Cinematografo Odescalchi, (poi Majestic), Roma (con V. Marchi) 1932 - Autorimessa Piccini, via delle Fornaci, Roma 1934 - Chiesa di Santa Barbara, Colleferro 1933/34 - Cinema Augustus, Corso Vittorio, Roma (con A. Lombardini) 1935 - Cementificio a Colleferro, Roma 1935/39 - Cinema-teatro Giulio Cesare con soprastante edificio, viale Giulio Cesare, Roma 1938 - Cinema-Teatro Quattro Fontane, in via Quattro Fontane, Roma (intervento di restauro) 1941/49 - Palazzina in via delle Terme Daciane, Roma 1945 - Ponte San Giorgio sul fiume Liri, Frosinone 1946 - Cinematografo Astoria in via Stoppani, Roma 1947 - Cinematografo Alcyone, via Lago di Lesina, Roma (con G. Gandolfi) 1947/48 - Cinematografo Bologna, via Stamira a Roma 1948 - Centrale termoelettrica S.R.E. a San Paolo, Roma 1949 - Ponte a travata sull'Elsa, Canneto 1949/50 - Ponte detto del “Grillo” sul Tevere, Roma 1950 - Palazzina in via Martelli, Roma 1950 - Auditorium dell'Accademia Musicale di Santa Cecilia, Via Flaminia, Roma (con C. Carrara, P. Baruffi, progetto); 1950/54 - Stabilimento per la produzione delle fibre sintetiche al Castellaccio, presso Anagni, Frosinone 1950/51 - Fabbrica di fiammiferi a Zaule, Trieste 1951/52 - Centrale termoelettrica a Civitavecchia, Roma (con l'Ufficio Tecnico dell'Impresa Mantelli di Genova,) 1952 - Ponte di Giunture sul Liri, Sant'Apollinare, Frosinone 1952 - Ponte sull'Arno tra Empoli e Spicchio di Vinci, inaugurato nel 1954 1952/54 - Ponte Morandi, passerella pedonale sul torrente Lussia nella valle dell'Edron, a Vagli di Sotto in Alta Garfagnana, Lucca 1953 - Ponte sul Liri a Sora, Frosinone 1953 - Autorimessa a Firenze 1953/55 - Rafforzamento statico di un'ala dell'arena di Verona 1953/54 - Ponte sullo Storms River, Elizabethville, Sudafrica 1953/55 - Cementificio a Scafa San Valentino, Pescara 1954 - Ponte “Gornalunga”, Enna 1954 - Ponte sul Cerami, Galliano Castelferrato, Enna 1954 - Centrale termoelettrica S.R.E. (Società Romana Elettricità), Fiumicino, Roma 1954/56 - Ponte Amerigo Vespucci sul fiume Arno, Firenze (con G. e P. Gori, F. Nerli) 1954/57 - Cinema teatro Maestoso con soprastante edificio per abitazioni, via Appia Nuova, Roma 1954/58 - Centrale termoelettrica Santa Barbara, Cavriglia, Arezzo 1955/57 - Centro studi e stabilimenti Bombrini,Parodi-Delfino a Colleferro, Roma 1956/57 - Mercato coperto “Metronio”, via Magna Grecia, Roma 1957 - Cementificio Calci e Cementi a Savignano sul Panaro, Modena 1957 - Ponte sul canale navigabile di Fiumicino sulla strada Ostia- Fiumicino, Roma 1957 - Ponte sul Sambro per l'Autostrada Firenze-Bologna 1957 - Ponte “General Rafael Urdaneta” sulla laguna di Maracaibo, Venezuela 1957 - Viadotto sul Setta presso “La Quercia”, Bologna, per l'Autostrada Firenze-Bologna 1957/60 - Terminal dell'Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci, Fiumicino, Roma (con A. Luccichenti, V. Monaco, A. Zavitteri, realizzato) 1957/62 - Centrale elettronucleare Garigliano, Minturno, Latina 1958/59 - Quinto padiglione della Torino Esposizioni al Parco del Valentino, Torino 1958/60 - Cavalcavia della via Olimpica su Corso di Francia, Roma 1958/61 - Viadotto sul Fiumarella, Catanzaro 1959 - Palazzo del lavoro, Torino (con G. Gambetti, A. Origlia D'Isola, progetto) 1959/60 - Salone dell'Automobile, Torino 1959/62 - Palazzo degli Uffici Comunali di Carrara 1959/64 - Centrale termoelettrica Selt Valdarno, Marzotto, Livorno 1960 - Ponte sul Columbia River, Canada (con Choukalos, Woodburn e Mckenzie Ldt) 1960/61 - Sollevamento dei templi egizi di Abu Simbel nell'Alto Egitto (con G. Colonnetti, P. Gazzola, progetto) 1960/62 - Ponte “G. Capograssi”, Sulmona, L'Aquila, 1960/64 - Viadotto sul torrente Polcevera e sul parco ferroviario a Genova, autostrada Genova-Savona 1960/65 - Centrale termoelettrica “Marzocco”, Livorno 1961 - Aviorimessa DC8 e officine Alitalia nell'Aeroporto Leonardo da Vinci a Fiumicino, Roma (con A. Luccichenti, V. Monaco, A. Zavitteri) 1961 - Monorotaia Alweg per l'Esposizione Italia ‘61 a Torino 1961/62 - Centrale termoelettrica Torre Valdaliga, Civitavecchia, Roma (con M. Magistrelli) 1962 - Ponte a Göteborg, Svezia 1962/63 - Cementificio Calci e Cementi di Segni a Colleferro, Roma 1962/64 - Ponte sul Lago di Paola, Sabaudia, Latina 1963/67 - Albergo-ristorante “Alfonso al Faro”, a San Felice Circeo, Latina (con E. Moretti) 1963/67 - Viadotto sull'ansa del Tevere nel tratto di Autostrada Roma-Aeroporto di Fiumicino presso la Magliana, Roma, 1964 - Autorimessa Zeppieri a Frosinone 1964/67 - Centrale termoelettrica detta del Bastardo, Foligno, Perugia 1964/68 - Ponti sul rio Guayas presso Guayaquil, Ecuador 1965/66 - Viadotto sul Favazzina presso Scilla, Reggio Calabria, per l'autostrada Salerno-Reggio Calabria
Viadotto di Wadi el Kuf presso Beida, Libia 1965/71 - Ponte sul Wadi al-Kuf presso Beida, Libia (con A. Rinelli, A. U. Manella, O. Scrosky) 1965/74 - Consolidamento della Torre pendente di Pisa (progetto) 1966 - Villa a Salto di Fondi, Latina (con Elena Moretti) 1966/67 - Vasche navali in via Vallerano, Roma 1966/68 - Viadotto Scirò per l'Autostrada Salerno-Reggio Calabria 1967/70 - Studi per l'asse attrezzato a Roma (con V. Delleani, M. Fiorentino, F. e L. Passarelli, L. Quaroni, B. Zevi, - Studio Asse - progetto) 1967 - Viadotto sul Lontrano dell'Autostrada Salerno-Reggio Calabria 1968 - Ponte sul Salso a Licata, Agrigento 1969/73 - Centro Commerciale “La Piramide” ad Abidjan, Costa d'Avorio (con R. Olivieri) 1969/70 - Fiumicino, Roma 1969/70 - Centro di manutenzione per aerei Boeing 747 dell'Alitalia nell'Aeroporto Leonardo da Vinci 1969 - Ponte sul Rio Guayas a Guayaquil, Ecuador 1969 - Palazzo dello Sport a Milano (con Prof. Arch. Dagoberto Ortensi, Dott. Ing. Vottorio Mosco, Dott. Ing.Sergio Musmeci, Dott. Ing. Italo Stegher; progetto) 1970 - Viadotto Akragas, vicino alla Valle dei Templi ad Agrigento 1970 - Ponte sul Rio Magdalena a Barranquilla - Colombia 1970/78 - Terminal dell'aeroporto “Fontana Rossa” a Catania 1970/72 - Viadotto sulla Costa Viola presso Scilla sull'autostrada Salerno-Reggio Calabria 1971/1989 - Studi e proposte per il Ponte sullo Stretto di Messina (progetti) 1971 - Studio per un ponte sul Corno D'Oro Istanbul Turchia (progetto) 1971 - Centro elettronico per elaborazione dati dell'Alitalia alla Magliana, Roma 1971 - Ponte a Taranto sul Mar Piccolo 1971/74 - Viadotto Carpineto per la superstrada Basentana presso Vietri, Potenza 1973/76 - Viadotto San Francesco per la strada Garganica, Foggia 1973/77 - Ponte Costanzo sull'Irminio presso Ragusa per la Strada statale 115 Sud Occidentale Sicula (con A. Petruzzi) 1973/78 - Rampe di collegamento fra le autostrade esterne e il porto di Napoli (con L Tocchetti, A. Polese, R. Di Martino) 1975/88 - Hotel Ergife, via Aurelia, Roma (con B.M. Cesarano) 1976/77 - Sede centrale della Società F.A.T.A., Pianezza, Torino (con O. Nyemeyer, M. Gennari) 1977 - Edifici di edilizia economica e popolare a Corviale, Roma (con M. Fiorentino e altri) 1979/80 - Ponte sul vallone Cardinale, Siracusa 1979/80 - Grandi serbatoi idrici in Nigeria 1979/83 - Serbatoio idrico a Valenzano - Bari 1981/84 - Aviorimessa per la manutenzione degli aerei nell'Aeroporto Internazionale Leonardo da Vinci a Fiumicino, Roma (con Studio Trella, L. Nusiner, C. Presenti) 1983 - Ponte di Cortes, Madrid - Spagna 1983/85 - Chiesa di S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca, Roma (con P. Spadolini) 1984 - Viadotto Stronetta per l'Autostrada dei Trafori, tratto Carpugnino-Feriolo, Stresa 1984/89 - Santuario della Madonna delle Lacrime, Siracusa, (con P. Parat, M. Andrult) (da progetto del 1957) 1986/88 - Viadotto Rotaro nei pressi di Lauria, Potenza 1988 - Autorimessa in via delle Vigne Nuove, Roma 1989 - Chiesa nel centro direzionale di Napoli (con P. e G. Spadolini, B. Piscione, R. Sparcio)
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Ortensie al  Bed and Breakfast ��Villa Rosa Torino
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scampoliditesto · 6 years ago
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Ci sei Anche tu?
In quasi quarant'anni, la piazza di Marzano è rimasta praticamente uguale. Le uniche differenze sono un paio di panchine di legno piazzate anni fa dal comune e una specie di tabellone con delle informazioni turistiche. La piazza è circondata da casette e verso monte si affaccia una stradina piuttosto stretta che passa sotto un archivolto. Sulla casa d'angolo, quella dove abitava Sandra, sono piazzati due cartelli che segnalano l'altezza a la larghezza massima della strada. Non servono a molto: i muri dei palazzi che racchiudono la carreggiata sono pieni di solchi metallizzati scavati da specchietti, paraurti e portiere. Il lato lungo della piazza è delimitato da una chiesa piccola e graziosa. Sulla facciata, un cavo di acciaio che permette di suonare la campana ciondola placido e privo di qualsiasi protezione.
Arrivando dalla strada principale, la prima casa che si incontra è una specie di villino dalle persiane di colore giallo. Era la casa della Angelica, una signora con i capelli grigi e gli occhi truccati che ho sempre visto vecchia e sola. Era una donna dallo spirito di sopportazione inesistente. Per farla breve, alla prima pallonata, schiamazzo o accelerata di una Vespa, Sì, o Ciao, chiamava i Carabinieri. Non importava se il sole estivo era ancora pallido in cielo: qualcuno faceva un po' di casino poco dopo le nove e Angelica apriva mezza persiana (quella della cucina), minacciava di chiamare i Carabinieri e richiudeva la finestra. Noi scoppiavamo a ridere, ma lei i Carabinieri li chiamava davvero. E quelli arrivavano. Sempre. Solitamente erano un paio di poveracci poco più che diciottenni che facevano il giro della piazza e tornavano da dove erano venuti. Solo una volta scese dalla macchina un nanetto esaltato che guardandoci negli occhi disse una roba del tipo "piantatela di fare casino, altrimenti vi metto tutti in fila e dò uno schiaffo al primo che giro la testa all'ultimo". Ridemmo tutti e l'appuntato a bordo della Panda 750 blu scrollò la testa alzando gli occhi al cielo.
Visto che la telefonata ai Carabinieri non funzionava un granché, Angelica affiancò un'altra strategia: cominciò a chiamare la mamma di Alessandro, un ragazzo che viveva a Marzano e non un villeggiante come quasi tutti noi. In pratica, dopo la solita chiamata alle forze dell'ordine, la vecchietta si affacciava e sbraitava: «Alessandro, ci sei anche tu? Guarda che chiamo tua madre!» Allora il povero Alessandro provava a farci ragionare, diceva che poi suo padre si incazzava e gli faceva il culo, di non fare casino e di farlo per lui. Raramente ci calmavamo o andavamo da un'altra parte (il campo da pallone oppure verso la villa dove Zanfretta è stato rapito dagli UFO). Di solito facevamo ancora più casino. Allora Alessandro scattava e iniziava a correre a perdifiato giù dalla scorciatoia che porta in paese urlando "siete delle merde". Correva sperando di arrivare a casa in tempo per intercettare la telefonata della Angelica. A volte ci riusciva e, nonostante rispondesse a monosillabi aspirati, una roba del tipo "Sì oh oh ooooh uff" oppure "No no noooh sono ah a a casa, non sono ehhhh uscitooh stasera", la cara signora non si insospettì mai.
Angelica era molto temuta. Un po' per la nostra giovane età, un po' per la sua casa dal sapore spettrale. Perennemente buia, con le finestre che ogni tanto sbattevano e rumori tipo mobilia che viene spostata alle ore più impensabili. Una volta, avrò avuto sei o sette anni, giocavo con il mio portafoglio della Invicta. Era blu e con la chiusura a strappo, una roba che si trovava quasi ovunque negli anni 80, io avevo anche le scarpe che si chiudevano così. E insomma, camminavo e lanciavo il portafoglio in aria, fino a quando un lancio maldestro lo mandò proprio sul davanzale della finestra della signora. Lei si affacciò e disse ghignando "e adesso devi venire a prenderlo". Poi il portone di casa scattò così entrai. L'ingresso era enorme e completamente buio. Da in cima una scala si aprì una porta e una mano mi lanciò il portafoglio. Lo raccolsi e scappai. Comunque, che l'Angelica si affacciava dalla finestra della cucina lo scoprirono due tizi che una sera si misero uno sulle spalle dell'altro per guardarle dentro. E poi, ovviamente, arrivarono i Carabinieri.
La povera Signora Angelica non era l'unica persona che facevamo incazzare sulla piazza (spesso con ragione). Poco più avanti, a circa dieci metri, c'era un altro incubo dei ragazzini: la Signora Eva. Se per la Signora Angelica nutrivo un certo rispetto per il suo ruolo, per questa ho sempre nutrito una certa antipatia fin da molto piccolo. Il motivo? Credo i resti, gli spiccioli. Eva viveva in una casa a due piani sul lato corto della piazza. Al piano terra c'era il suo negozio, lo spaccio del paese, mentre al primo piano c'era l'appartamento dove viveva. Secondo alcuni (me compreso) la buona Eva, rubava un po' sul peso, ma soprattutto sui resti. Ad esempio, poteva capitare che inventasse su due piedi nuovi cambi ("il gettone da ieri vale trecento lire") oppure nuove valute ("ti dò due rotelle di liquirizia e siamo a pari così"). Io pretendevo sempre e solo il mio resto, principalmente in virtù dell'accordo che avevo fatto con mia nonna: gli spiccioli del resto per i videogiochi a fronte della menata di fare la spesa. Un po' a spregio, un po' per bonaria canzonatura, lei iniziò a chiamarmi "l'Avvocato" e così l'odio fu servito. Eva era la più insofferente di tutti quelli che vivevano sulla piazza, dicevo. E forse era anche la più subdola. Praticamente, quando bivaccavamo sulle scale che portavano al primo piano della sua palazzina, lei apriva la porta di casa e, senza dire nemmeno una parola, con le movenze di un gatto, iniziava a versare sul pianerottolo un grande secchio d'acqua. Lo faceva molto lentamente per non farci accorgere di niente mentre l'acqua si spandeva fino ad iniziare a colare lungo gli scalini. Così, quando qualcuno sentiva il culo bagnarsi, saltava in piedi gridando e lei rideva dicendo «Non è che vi mando via, è che è bagnato e ho paura che scivoliate,» e poi andava a ricaricare il secchio.
Non eravamo mai eccessivi, ma a volte eravamo dei veri rompicoglioni. Ad esempio, negli anni 90, a Marzano quasi tutte le sere c'era un'interruzione di corrente, di solito verso le undici. Il paese, protetto dalle colline e distante da altri centri abitati, sprofondava nel buio totale. E proprio durante quei black out, qualcuno si aggrappava alla corda che pendeva sulla facciata della chiesa e cominciava a suonare la campana.
Sono tornato su quella piazza qualche giorno fa. La casa della signora Angelica ora ha le finestre sempre spalancate e delle belle ortensie nelle fioriere ai lati del suo portone. Una ragazza passeggiava vicino alla sua ringhiera con il cane che fiutava le orme di un tasso. Al posto del negozio della Eva ora c'è un appartamento. Le vecchie serrande ci sono ancora e fungono da tapparelle. Ho fatto un giro, giusto il tempo di vedere i ragazzi di allora ormai vecchi e intenti a parlare tra di loro e bambini giocare andando in bicicletta nel vicoletto tra le due case davanti alla chiesa, quello che porta al boschetto che chiamano "l'Arietta".
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davidemorellophotography · 4 years ago
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Odo il suono delle ortensie... Dancer: @francesca_bonini School: @scuoladanzagiselle @rominagarzonio ****** #woman #womanstyle #womanpower #power #love #loves #life #lifestyle #vibes #positivevibes #ballerina #ballet #balletphotography #classicballet #classic #davidemorellophotography #italy #colors #flowers (presso Villa Tatti Tallacchini - Comerio (VA)) https://www.instagram.com/p/CEcaMEDKwOb/?igshid=18svtc7lgb1eb
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freedomtripitaly · 4 years ago
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Poche e confuse le regole per andare al mare quest’estate. Perché dunque non scegliere un’altra meta, magari il lago? Per i lombardi, che ormai vengono considerati degli appestati da mezza Europa e dagli stessi connazionali, ma non solo, il Lago di Como potrebbe essere la meta perfetta dove andare in vacanza, anche solo per un weekend. Del resto, se arrivano turisti da tutto il mondo per vederlo e visitare le bellezze che vi si affacciano perché non dovremmo godercelo noi in primis? Per l’estate il Lago di Como offre tantissmi spunti, dalle visite alle ville e ai giardini, alle passeggiate, dalle gite in barca, dalle spiagge e le piscine, dalle cene “pieds dans l’eau” agli aperitivi negli orti. Tremezzo sul Lago di Como @123rf Una delle sponde più affascinanti del Lago di Como è quella di Tremezzo, nella lista dei Borghi più belli d’Italia. Chi arriva dal lago noterà subito la vegetazione che avvolge il paese. Nel ‘700, con l’arrivo dei ricchi personaggi della borghesia europea, si diffuseo qui i parchi “all’italiana”, collezioni di piante esotiche fatte arrivare da ogni capo del mondo. Ai tradizionali ulivi e limoni, si affiancano oggi palme e azalee, ortensie e camelie provenienti da terre lontane. Si può passeggiare tra i vicoli dei borghi in collina e visitare le ville storiche. La passeggiata sul lungolago passa per alcune delle ville più belle del territorio. Tra queste, la celebre Villa Carlotta che risale al XVIII secolo. Oggi è un museo con uno splendido giardino botanico visitati da centinaia di migliaia di visitatori ogni anno e fa parte del circuito dei Grandi giardini. Alle circa 300 piante del parco è stato attribuito un valore simbolico e ora sono divenute “adottabili”. Per un anno a partire dalla donazione, l’albero o la pianta di cui il donatore si prenderà virtualmente cura sarà a lui intitolata e gli verranno riconosciuti alcuni benefit. Villa Carlotta @Ufficio stampa Nel vicino Comune di Lenno si trova la splendida Villa del Balbianello, su un promontorio che si spinge nello specchio d’acqua lariano. La villa è un Bene del FAI (Fondo Ambiente Italiano). È diventata famosa nel mondo per essere stata il set di una romanticissima scena di “Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni”. Il delizioso porticciolo ricavato tra le rocce accoglie i visitatori in arrivo dal lago con il motto “Fay ce que vouldras” (Fa’ ciò che vuoi), a memoria del monito del Cardinal Durini che, a fine ‘700, volle realizzare in questo angolo di lago un ritiro di delizia e di svago letterario. Villa del Balbianello @123rf Per chi ama passeggiare, da qui parte un bellissimo itinerario chiamato Greenway del Lago di Como. È un facile percorso pedonale che si può fare in tutte le stagioni. Lungo circa 10 chilometri, attraversa i comuni di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante, in parte appena sopra gli abitati e in parte lungolago, seguendo a tratti l’antica Via Regina. L’itinerario è adatto a tutti e permette di godere di belle vedute sul lago, i borghi e i giardini. Il tratto terminale della Greenway è interamente su un percorso protetto. Una breve variante permette di attraversare i vicoli e le stradine dell’interno di Tremezzo ritornando sulla Greenway subito prima del Grand Hotel Tremezzo. Ed è qui che si può sostare per un aperitivo, una cena gourmet in uno dei cinque ristoranti (tra cui La Terrazza Gualtiero Marchesi, con un menu firmato dal Grande Maestro della cucina italiana scomparso di recente), un tuffo nell’iconica piscina che “galleggia” sulle acque del lago e prendere il solo sulla “T Beach” con vista sul paese di Bellagio, rilassarsi nella T Spa o, meglio ancora, soggiornare in una delle 30 camere disponibili per l’estate 2020 o addirittura nell’esclusiva Villa Sola Cabiati, dimora settecentesca dei Duchi Serbelloni a due passi dall’hotel (scelta anche dalla Ferragni e da tutta la sua gang per una breve vacanza superlusso). Nato nei primi anni del 1900, questo storico albergo ha ospitato personaggi illustri, capi di Stato e teste coronate. La piscina del Grand Hotel Tremezzo @Ufficio stampa L’hotel mette a disposizione dei propri ospiti un motoscafo. Ma al porto si possono noleggiare e vale assolutamente la pena provare l’ebbrezza di volare letteralmente a pelo d’acqua sul lago. La tappa imperdibile di una gita in barca qui è quella all’Isola Comacina. Questo isolotto in mezzo al lago ha una lunghissima storia da raccontare. Qui visse una comunità fin dai tempi dei Romani, ma fu soprattutto un luogo religioso tanto che tuttoggi sono presenti sull’isola diverse chiese. Negli Anni ’20, però, partì anche un progetto culturale per cui furono realizzati alcuni alloggi per artisti la cui gestione venne affidata all’Accademia di Brera. Ogni anno, la domenica più vicina al 24 giugno, si svolge la tradizionale festa di San Giovanni, con una suggestiva processione di barche e il tradizionale spettacolo pirotecnico sul lago. L’Isola Comacina @123rf https://ift.tt/37kPLyp Perché il Lago di Como è la migliore idea d’estate quest’anno Poche e confuse le regole per andare al mare quest’estate. Perché dunque non scegliere un’altra meta, magari il lago? Per i lombardi, che ormai vengono considerati degli appestati da mezza Europa e dagli stessi connazionali, ma non solo, il Lago di Como potrebbe essere la meta perfetta dove andare in vacanza, anche solo per un weekend. Del resto, se arrivano turisti da tutto il mondo per vederlo e visitare le bellezze che vi si affacciano perché non dovremmo godercelo noi in primis? Per l’estate il Lago di Como offre tantissmi spunti, dalle visite alle ville e ai giardini, alle passeggiate, dalle gite in barca, dalle spiagge e le piscine, dalle cene “pieds dans l’eau” agli aperitivi negli orti. Tremezzo sul Lago di Como @123rf Una delle sponde più affascinanti del Lago di Como è quella di Tremezzo, nella lista dei Borghi più belli d’Italia. Chi arriva dal lago noterà subito la vegetazione che avvolge il paese. Nel ‘700, con l’arrivo dei ricchi personaggi della borghesia europea, si diffuseo qui i parchi “all’italiana”, collezioni di piante esotiche fatte arrivare da ogni capo del mondo. Ai tradizionali ulivi e limoni, si affiancano oggi palme e azalee, ortensie e camelie provenienti da terre lontane. Si può passeggiare tra i vicoli dei borghi in collina e visitare le ville storiche. La passeggiata sul lungolago passa per alcune delle ville più belle del territorio. Tra queste, la celebre Villa Carlotta che risale al XVIII secolo. Oggi è un museo con uno splendido giardino botanico visitati da centinaia di migliaia di visitatori ogni anno e fa parte del circuito dei Grandi giardini. Alle circa 300 piante del parco è stato attribuito un valore simbolico e ora sono divenute “adottabili”. Per un anno a partire dalla donazione, l’albero o la pianta di cui il donatore si prenderà virtualmente cura sarà a lui intitolata e gli verranno riconosciuti alcuni benefit. Villa Carlotta @Ufficio stampa Nel vicino Comune di Lenno si trova la splendida Villa del Balbianello, su un promontorio che si spinge nello specchio d’acqua lariano. La villa è un Bene del FAI (Fondo Ambiente Italiano). È diventata famosa nel mondo per essere stata il set di una romanticissima scena di “Star Wars: Episodio II – L’attacco dei cloni”. Il delizioso porticciolo ricavato tra le rocce accoglie i visitatori in arrivo dal lago con il motto “Fay ce que vouldras” (Fa’ ciò che vuoi), a memoria del monito del Cardinal Durini che, a fine ‘700, volle realizzare in questo angolo di lago un ritiro di delizia e di svago letterario. Villa del Balbianello @123rf Per chi ama passeggiare, da qui parte un bellissimo itinerario chiamato Greenway del Lago di Como. È un facile percorso pedonale che si può fare in tutte le stagioni. Lungo circa 10 chilometri, attraversa i comuni di Colonno, Sala Comacina, Ossuccio, Lenno, Mezzegra, Tremezzo e Griante, in parte appena sopra gli abitati e in parte lungolago, seguendo a tratti l’antica Via Regina. L’itinerario è adatto a tutti e permette di godere di belle vedute sul lago, i borghi e i giardini. Il tratto terminale della Greenway è interamente su un percorso protetto. Una breve variante permette di attraversare i vicoli e le stradine dell’interno di Tremezzo ritornando sulla Greenway subito prima del Grand Hotel Tremezzo. Ed è qui che si può sostare per un aperitivo, una cena gourmet in uno dei cinque ristoranti (tra cui La Terrazza Gualtiero Marchesi, con un menu firmato dal Grande Maestro della cucina italiana scomparso di recente), un tuffo nell’iconica piscina che “galleggia” sulle acque del lago e prendere il solo sulla “T Beach” con vista sul paese di Bellagio, rilassarsi nella T Spa o, meglio ancora, soggiornare in una delle 30 camere disponibili per l’estate 2020 o addirittura nell’esclusiva Villa Sola Cabiati, dimora settecentesca dei Duchi Serbelloni a due passi dall’hotel (scelta anche dalla Ferragni e da tutta la sua gang per una breve vacanza superlusso). Nato nei primi anni del 1900, questo storico albergo ha ospitato personaggi illustri, capi di Stato e teste coronate. La piscina del Grand Hotel Tremezzo @Ufficio stampa L’hotel mette a disposizione dei propri ospiti un motoscafo. Ma al porto si possono noleggiare e vale assolutamente la pena provare l’ebbrezza di volare letteralmente a pelo d’acqua sul lago. La tappa imperdibile di una gita in barca qui è quella all’Isola Comacina. Questo isolotto in mezzo al lago ha una lunghissima storia da raccontare. Qui visse una comunità fin dai tempi dei Romani, ma fu soprattutto un luogo religioso tanto che tuttoggi sono presenti sull’isola diverse chiese. Negli Anni ’20, però, partì anche un progetto culturale per cui furono realizzati alcuni alloggi per artisti la cui gestione venne affidata all’Accademia di Brera. Ogni anno, la domenica più vicina al 24 giugno, si svolge la tradizionale festa di San Giovanni, con una suggestiva processione di barche e il tradizionale spettacolo pirotecnico sul lago. L’Isola Comacina @123rf Per l’estate il Lago di Como offre tantissmi spunti, dalle visite alle ville e ai giardini, alle passeggiate, dalle gite in barca, dalle spiagge e le piscine, dalle cene “pieds dans l…
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enos43 · 7 years ago
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Passaggio coperto Il dipinto, realizzato nel 2015 con Paper 53, rappresenta un lungo passaggio fiorito di ortensie e coperto da una vigna, ubicato in una villa di Portofino. Pubblicato sul mio Blog di Tumblr ha avuto 32 adesioni.
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Un allestimento che ho amato moltissimo! Gli sposi desideravano un “Unconventional wedding”. Non volevano i classici tavoli tondo con sedia con vestina, desideravano che gli ospiti potessero scegliere da sé il posto dove accomodarsi, e che i gruppi potessero essere numerosi. La loro idea era quella di un matrimonio che fosse una vera e propria festa, quasi una sagra. Quindi niente mise en place completa. Ed anche la cena, è stata “Unconventional”: una distesa di pesce cucinato al momento dove ognuno andava prendersi ciò che desiderava, niente camerieri che servivano ai tavoli, se non per gli ospiti un po’ più attempati o comunque non amanti del “fai da te”, E così è nata l’idea di questo allestimento, con grandi tavoli in legno decapato bianco, e sedie in legno... niente tovaglie, solo un runner e tante candele, e come fiori, ortensie bianche e azzurro polvere. I colori sono stati azzeccatissimi, in questa struttura erano perfetti... un tipico esempio di come sia importante abbinare i colori al luogo ove si svolge l’evento, e non solo seguendo i gusti degli sposi, che in chiesa avevano un bellissimo total white! Che ne dite, vi piace? Avete già pensato al vostro matrimonio? Raccontatemi i vostri sogni: li trasformerò in realtà! ❤️❤️❤️ www.silviadaniele.com . . . Credit: @weddingprofilipordenone @profili_pordenone @renzoprofilipordenone #weddingdesigner #weddingplanneritalia #ireallylovemyjob #weddingdays #matrimoniocolorato #azzurropolvere #colore #unconventional #unconventionalwedding #bridetobe #sposi2019 (presso Villa Frattina) https://www.instagram.com/p/By9hpe7C-rI/?igshid=qetbvwk91b2l
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chibpm-blog · 7 years ago
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Villa - €190.000 · 180m²
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Livorno, Harborea nel parco di Villa Mimbelli
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Livorno, Harborea nel parco di Villa Mimbelli   Sabato 8 Ottobre, seconda giornata di programmazione per Harborea 2022, l’attesissimo evento sulle piante organizzata nel parco di Villa Mimbelli, in via San Jacopo in Acquaviva, dal Garden Club Livorno in collaborazione con il Comune di Livorno. A partire dalle ore 9.30 fino alle ore 18.30, la manifestazione offrirà ai cittadini un’ampia selezione di opportunità al fine di avvicinarsi al “magico mondo dei giardini” (tema dell’edizione di quest’anno). L’evento ospiterà 80 espositori provenienti da tutta Italia e che porteranno con sé una varietà infinita di piante; non mancheranno assolutamente nemmeno caffè letterari, dimostrazioni floreali, percorsi guidati tra gli stand, corsi di giardinaggio, degustazioni, laboratori e corsi per conoscere antichi gli rimedi e i mestieri artigianali. Chiunque abbia frequentato Harborea negli ultimi anni sa bene che la manifestazione propone iniziative interessanti e questa sarà l’undicesima edizione. Si comincia già dalla mattina con una serie di laboratori presso gli stand (in particolare rivolti ai ragazzi) e poi dei corsi base di coltivazione di ortensie, orchidee e rose. Tutti gli appuntamenti sono gratuiti e non richiedono prenotazione. Si susseguiranno, nel corso della giornata, i Caffè Letterari nell’antico teatro. Alle ore 11.30 Domitilla Calamai Osti intratterrà il pubblico parlando del giardino La Luccica; intorno alle ore 15 sarà poi la volta del “Giardino di Ninfa” con Lauro Marchetti e Stella Caetani; infine alle ore 16, dopo alcune letture sui giardini a cura di Francesca Gamba, Paolo Gori parlerà della “Fattoria di Celle - Quarant’anni liberi di passegiare nel parco”. Sabato 8 Ottobre, così come domenica 9 Ottobre, verrà dato spazio ai più piccoli con “Creo il mio orto”, primo corso di giardinaggio per bambini (sarà necessaria la prenotazione telefonando al numero 3358481006 ed un contributo di 10 euro comprensivo del materiale) insieme a “Fanciulle in fiore” in cui si avrà l’opportunità di realizzare cestini fioriti con l’aiuto delle maestre del Garden Club (anche in questo caso è necessaria la prenotazione telefonando al 3805271325 ed un contributo di 15 euro). L’ingresso alla manifestazione, che durerà fino a domenica 9 Ottobre, è di 5 euro (gratuito fino ai 14 anni di età). Il ricavato della manifestazione, insieme al contributo del Comune, consentirà di proseguire con i lavori di restauro del Parco Storico di Villa Mimbelli.  ... Read the full article
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mademoisellesabi · 4 years ago
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In questo articolo scopriremo quali sono i 10 luoghi da vedere in Normandia. La Normandia è vertiginose scogliere, graziosi villaggi fioriti, spiagge ricche di storia ma anche di poesia e molto altro ancora.
Prima di cominciare vi lascio queste righe tratte dal mio romando L’amore a Colpi di Champagne per trasmettervi le mie sensazioni sulla meravigliosa Normandia
“La culla dell’impressionismo, con affaccio sulla Manica, è un luogo bellissimo già al primo approccio. La Normandia, sconosciuta a molti, in realtà è un luogo per tutti! Per gli intellettuali e amanti dell’arte in quanto patria e buen retiro di un numero indefinito di pittori impressionisti e di scrittori, mi vengono in mente Proust, Guy de Moupassant, Gustave Flaubert, Dumas. Per i buongustai è terra di perdizione tra calvados, ostriche e strepitosi formaggi. Per gli appassionati di storia è il luogo dello sbarco più famoso della storia ma è anche la terra che ha portato al rogo Giovanna d’Arco. Per i romantici è il posto ideale grazie al meraviglioso paesaggio tra mare, natura e borghi caratteristici, con una costa ricca di località balneari e paesaggi bucolici che ti resteranno nello sguardo molto a lungo.”
Eccoli qui di seguito i dieci luoghi da non perdere in  Normandia.
1. Étretat, Costa d’Alabastro
Immancabile tappa nella Costa d’Alabasto è la celeberrima e magnifica Étretat, ora luogo turistico a tutti gli effetti sempre molto suggestivo, un tempo meraviglioso villaggio di pescatori, incastonato fra le due falesie più note della costa, alle quali deve la propria fama: la Falaise d’Aval e la Falaise d’Amont.
Étretat è uno straordinario esempio di architettura naturale a cielo aperto. Vi affascinerà come ha affascinato Claude Monet. La particolarità delle falesie di Étretat è che sono costituite da un particolare tipo di gesso, il Turoniano, che ha la capacità di resistere in modo notevole ai fenomeni di erosione che altrove sono molto più evidenti. L’ideale sarebbe trascorrere almeno un giorno e una notte ad Étretat, in modo da riuscire a visitare le falesie, sul posto scoprirete che non sempre è possibile visitare la base delle falesie, lo decide la marea, consultando l’apposita tabella capirete se la marea è favorevole, da quanto si è ritirata e tra quante ore dovrebbe risalire.
Incamminatevi lungo il sentiero escursionistico che conduce alla Falesia d’Aval. Da questo punto è possibile ammirare l’Arco della Manneporte. La gigantesca volta naturale creatasi da una propaggine della scogliera che fa restare a bocca aperta. Guy de Maupassant la descrisse come un elefante che beve nel mare e Monet l’ha ritratta in un suo celebre dipinto, trascorrendo un intero inverno a immortalarla in ogni condizione atmosferica.
Per visitare la Falaise d’Amont bisogna prendere una scalinata che parte dalla battigia. Duecentocinquanta scalini più tardi, raggiungiamo la cima della Falaise d’Amont e da alcune sporgenze rocciose riusciamo ad ammirare il panorama dall’alto e, a parte la sensazione di vertigine, la vista è mozzafiato!
Tra gli altri personaggi che furono ospiti di Étretat: gli scrittori Hugo e Flaubert, il compositore Offenbach e i pittori Coubert e Boudin. Anche Maurice Leblanc, l’inventore del famoso ladro gentiluomo Arsène (Arsenio) Lupin, giornalista normanno, nato a Rouen, fece soggiornare il protagonista dei suoi romanzi qui, a Étretat. La nipote dello scrittore ha allestito nella casa di famiglia: le Clos Arsène Lupin, dedicato all’universo enigmatico del nonno.
Se siete a Étretat dovete fare visita Les Jardins d’Étretat che si affacciano sulla Falaise d’Aval, voluti da Madame Thébault, attrice degli inizi del XX secolo, amica di Monet e, appunto, iniziatrice del giardino. Il giardino è stato disegnato da Alexandre Grivko che vanta un primato da record per la progettazione di oltre 500 giardini e lo sviluppo di 100 progetti pubblici e privati su larga scala.
Scopri qui gli altri villaggi della Costa d’Alabastro da non perdere!
Étretat
2. Côte Fleurie: Honfleur, Deauville, Trouvile sur Mer e Cabourg
Da Honfleur a Cabourg la Costa fiorita regala magia ai viaggiatori sin dal diciottesimo  secolo. All’epoca infatti era la meta di ricchi vacanzieri provenienti dall’intera Francia e dal sud dell’Inghilterra, che si concedevano rilassanti vacanze nelle bellissime ville fronte mare che potete ammirare in particolare a Trouville a Deauville.
Ma vediamoli uno per uno questi villaggi bellissimi: la marinara Honfleur, l’affascinate Trouville, la snob Deauville e la romantica Cabourg.
Honfleur
Un antico borgo marinaro dal fascino unico, dall’atmosfera d’antan e rarefatta, che vive attorno al porto, dove passare un paio di notti romantiche a bordo di un veliero ormeggiato. E concedervi una cena a lume di candela in uno dei tanti ristoranti affacciati sull’estuario della Senna, a sperimentare la cucina tipica nei ristoranti di pesce che servono specialità come  gamberi, sogliole, capesante, sgombri e le celebri moules frites (cozze servite con patatine fritte).
La zona centrale è da percorrere a piedi, tra le stradine puntellate di porfido dei pittoreschi vicoletti con le tipiche case a graticcio, le caratteristiche botteghe e tanti bistro. Baudelaire era molto legato a questo luogo dall’aria antica e autentica e basta attraversare la piazza lastricata e raggiungere il vecchio porto per capirne le ragioni.
Pochi sono i luoghi che, come questo, hanno fatto da sfondo a tanti personaggi dell’arte, alcuni vi sono nati e altri ancora hanno trovato in queste terre un rifugio sicuro. Ogni angolo trasuda di fascino e arte.
La cittadina è stata immortalata dai più grandi pittori e, ancora oggi, esercita un incredibile fascino, su artisti che continuano a venire a Honfleur per dipingere i paesaggi e i luoghi del suo prestigioso passato storico e marittimo. Le luci cangianti della notte che riflettono sull’estuario della Senna hanno ispirato Courbet, Monet, Boudin e molti altri e ancora oggi sono numerose le gallerie che espongono opere di pittori del passato e contemporanei.
Honfleur
Trouville-sur-Mer
Per raggiungere Trouville da Honfleur è d’obbligo scegliere la Route de la Corniche, la strada panoramica che costeggia la collina e si affaccia sul mare, nel primo tratto la strada è costeggiata dalla vegetazione e oltre le siepi di recinzione lo sguardo sarà attirato dalle famose tipiche abitazioni con la chioma, le chaumerie, un tempo modeste dimore di contadini, oggi abitazioni ricercate. Ce ne sono di stupende, con giardini fioriti, tante ortensie a recintare le proprietà e in molti casi cavalli allo stato brado.
Arrivati a Trouville dall’alto della strada vedrete il mare e le bellissime ed eleganti ville di che vi si affacciano. Trouville-sur-Mer infatti conquista tutti per il suo fascino glamour e l’elegante architettura delle sue ville affacciate sul litorale dalla sabbia finissima.
L’elegante e raffinata Trouville è stata amata da scrittori come Dumas, Flaubert e Proust e se il litorale è noto per le ville dall’elegante architettura il suo centro  storico è puntellato di case colorate di pescatori e da incantevoli punti panoramici, come quelli che regala l’escalier du serpent, una vertiginosa scalinata con 100 gradini.
Nella zona del porto si trova il caratteristico mercato del pesce al coperto e moltissimi locali e ristoranti dove è d’obbligo fermarsi a pranzo o a cena.
Trouville sur Mer Spiaggia
Trouville sur Mer
Deauville
Deauville è certamente più pretenziosa e snob rispetto a Trouville, due località gemelle, divise da un ponte, ma con caratteri diversi. Deauville ha boutique esclusive, un casinò frequentato da personaggi in vista, della moda e dello spettacolo. Ci ha vissuto, tra gli altri, anche Wiston Churchill. Deauville è la celeberrima località di villeggiatura, meta preferita dai parigini e per questo definita il 21 Arrondisement nonché città dove visse e operò la Mademoiselle per antonomasia: Gabrielle Bonheur Chanel.
Il lungomare si presenta ordinato ed elegante, la spiaggia con ombrelloni colorati dove non ci sarà mai la folla e l’atmosfera è incredibile, sembra di essere in un film. Les Planches è una famosa passeggiata della spiaggia di Deauville.
Altro luogo da visitare è la splendida Villa Strassburger, in stile alsaziano con dettagli normanni, fu dimora di Gustave Flaubert; una passeggiata nel suo parco infonde pace e serenità; nelle vicinanze della villa ci sono molti hotel dove soggiornare.
Altro edificio caratteristico è il Municipio, una bellissima costruzione al centro del paese con caratteristiche tipiche alsaziane e anglo-normanne, come tutte le case della piccola cittadina francese. Qui i cavalli sono un’istituzione e non è raro vedere cavallerizzi in groppa cavalcare in riva al mare all’alba come al tramonto, per gli appassionati di corse di cavalli consiglio l’Hippodrome Deauville La Tou-ques; un impianto moderno e molto curato nei dettagli.
Il giro turistico di Deauville e dei suoi dintorni si può fare anche con le Petit Train de Deauville che arriva fino in spiaggia. Acquisto il biglietto!
La spiaggia di Deauville
Cabourg
Diciotto chilometri separano Cabourg da Deauville che è situata sull’estuario della Dives. Consiglio come itinerario la strada che costeggia il mare passando per Benerville-sur-Mer, Blonville-sur-Mer, Villers-sur-Mer, Auberville, Houlgate e Dives-sur-Mer.
Cabourg è una tappa da non perdere, in quanto località balneare famosa per l’atmosfera belle epoque e ne sono tangibile dimostrazione le ville dell’alta borghesia e dell’aristocrazia parigina di inizio novecento disposte attorno al Casinò e al Grand Hotel.
Dalla spiaggia, oltre una fila ordinata di pittoreschi ombrelloni con tendine paravento a righe bianche e beige, ammirerete il maestoso Grand Hotel, che ospitò in molte occasioni lo scrittore Marcel Proust. A separare l’hotel dalla spiaggia infatti la Promenade che prende il nome dallo scrittore e che regala una passeggiata di un paio di chilometri immersi in un’atmosfera leggera a raffinata e dove ammirare il mare e il cielo si fondono in un’unica sfumatura di colore.
3. Bayeux
La carinissima Bayeux, vanta un ricco e importante passato e possiede un cospicuo patrimonio culturale e artistico, molto ben conservato, in quanto miracolosamente risparmiata dalla distruzione dei bombardamenti della seconda guerra mondiale. Questo fa sì che conservi intatto tutto il suo fascino medievale, ne sono dimostrazione le sue caratteristiche stradine, i suoi canali con i mulini, le chiese, la totale assenza di modernità, nonché la mancanza di industrie nell’imminente periferia.
Bayeux deve la sua fama internazionale al famosissimo arazzo medievale, Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco. 68 metri di tela di lino dipinta, scampata miracolosamente alle razzie naziste in quanto nascosta in uno scantinato del Louvre.
La Tapisserie de Bayeux è, senza dubbio, una delle più importanti testimonianze del Medioevo: narra i principali episodi che hanno permesso al duca di Normandia, Guglielmo detto il Bastardo (in quanto figlio naturale del duca Roberto e della figlia di un conciatore di pelli) di conquistare il trono d’Inghilterra e di diventare Guglielmo il Conquistatore.
Racconta gli eventi dal 1064 al 1066, anno della decisiva battaglia di Hastings, e per farlo mette in scena 623 persone, 505 animali di specie differenti, 202 tra cavalli e bestie da soma, 55 cani, 41 imbarcazioni e 49 alberi è composto da otto elementi cuciti tra loro, con fili di lana di otto colori diversi, fino a formare una specie di fumetto del Medioevo, scritto nella stoffa, anziché su carta.
L’arazzo, che dovrebbe essere stato prodotto a Canterbury, fu tessuto tra il 1070 e il 1077 per volere del vescovo Odone, il fratellastro di Guglielmo il Conquistatore. Fu esposto, a partire dal 1476, nella cattedrale di Bayeux. Dal 1724 che l’arazzo iniziò a interessare gli studiosi e che venne prima compresa la sua importanza.
Cattedrale di Bayeux
4. Arromanches-les-Bains e le spiagge dello sbarco
Qui sbarcarono 2 milioni e mezzo di soldati, 4 milioni di tonnellate di equipaggiamento e 500.000 veicoli. Stazione balneare, incastonata tra le falesie è una delle spiagge più importanti per la liberazione dell’Europa dalla gogna nazista. Musei, cimiteri, musei e vedute panoramiche sono stati creati per far capire al visitatore che cosa ha rappresentato lo Sbarco in Normandia. La visita al Musée du Débarquement fa conoscere tutti i dettagli dell’operazione. Presso Arromanches 360, in una sala circolare viene proiettato il filmato The Price of Freedom, un’emozionante resoconto della battaglia. Nei mesi estivi c’è da fare la coda.
Omaha Beach 
Lungo questi 7 chilometri di costa si è combattuta la battaglia più drammatica e cruenta dell’operazione. Il momento dello sbarco, fu un vero massacro di americani che tentavano di raggiungere la spiaggia mentre i tedeschi, dall’alto delle dune di sabbia, sparavano senza sosta.
Juno Beach 
Presso la spiaggia di Berniéres-sur-mer sbarcarono le forze militari canadesi. Presso Juno Beach Centre è possibile capire quale ruolo ha avuto il Canada nell’offensiva militare in cui persero la vita oltre 45.000 canadesi.
Utah Beach 
Su questa spiaggia, all’alba del 6 giugno 1944, toccarono per primi il suolo francese i soldati dell’ottavo reggimento di fanteria americani portati vicino alla riva da 20 chiatte da sbarco. In parecchi persero la vita sia a causa del fuoco nemico ma anche per annegamento a causa dell’eccessivo peso dell’equipaggiamento e delle armi in dotazione. Al Musée du Débarquement potrete conoscere tutti i dettagli di quella giornata storica attraverso fotografie e reperti autentici.
Ci sono altri luoghi da visitare dedicati allo sbarco, questi sono i più importanti.
Arromanches-les-Bains
5. La Penisola de La Hague
La Penisola de La Hague, una zona aspra e incontaminata, dove la natura è assoluta protagonista. Il paesaggio è aspro, selvaggio, con scogliere vertiginose, muretti a secco, case in pietra, i tanti animali al pascolo, perlopiù mucche e cavalli – in Normandia se ne trovano in abbondanza – che puntellano i prati verde smeraldo che ricordano appunto l’Irlanda.
La costa è spazzata dai venti e le sue fredde acque cristalline rendono le spiagge dei veri paradisi per surfisti, non è una zona battuta dal turismo di massa e questo è solo un vantaggio. Il mood è perdersi per qualche ora imboccando stradine che non si sa dove portino, salvo scoprire che regalano paesaggi e scorci stupendi e che infine conducono a spiagge, scogliere e fari lungo la costa.
Infatti incontrerete tutta una serie di splendidi borghi dove abitazioni in pietra circondate da giardini perfetti contornati da ortensie di tutti i colori sono un must, non c’è casa che non abbia straripanti siepi di ortensie.
Eccoli alcuni di questi villaggi:
Omonville-la-Petite
Qui è sepolto Jacques Prévert, in questo minuscolo comune di 128 abitanti nel dipartimento della Manica, il famoso poeta ha passato gli ultimi momenti della sua vita. Qui c’è la sua casa-museo, ma anche se non siete appassionati di letteratura – peggio per voi – i meravigliosi scorci, il paesaggio bucolico che sembra uscito da un dipinto sono motivo sufficiente per una visita, purché siate animi romantici. 
Omonville-la-Petite
Saint-Germain-des-Vaux, PORT RACINE
Questo è il porto di ancoraggio più piccolo di Francia, situato nella punta Ovest più estrema del Cotentin deve il nome al corsaro Françoise Médard Racine, vassallo di Napoleone che lo costruì nel 1813, la sua idea era trovare, in questo magnifico angolo di mondo, rifugio ma anche attaccare con la sua goletta “Embuscade” le navi che passavano per questa striscia di costa. Distrutto fu poi ricostruito, tra il 1870 e il 1886, dai pescatori del posto. Un autentico angolo di paradiso, riparato dalla collina che lo avvolge che, in questa stagione, è carica di ortensie. Da Port Racine è possibile fare una passeggiata sul sentiero del Litorale gr 223.
Il piccolo Port Racine
Goury
Piccola ma molto affascinante. Il faro circondato da un arenile fatto dei tipici ciottoli (galet), venne costruito nel 1837 per segnalare la costa alle navi di passaggio che troppo spesso naufragavano a causa delle fortissime correnti marine. Nell’area circostante mucche al pascolo, cavalli allo stato brado e stormi di gabbiani che si librano in cielo.
Goury, vissta sul faro off shore
La Baie d’Écalgrain  
Già percorrendo la strada tra le colline verdi si nota la baia alla base della scogliera, un’insenatura naturale che non ha visto la mano dell’uomo trasformarla. Fermatevi, anche lungo la strada senza scendere, se non avete tempo, almeno qualche minuto ad ammirare e ad assaporare dall’alto la bellezza selvaggia del paesaggio. La spiaggia, incastonata tra le falesie ricoperte da un manto erboso verde brillante, accoglie il mare in un continuo susseguirsi di onde che si infrangono sulla battigia. Con la bassa marea affiorano piacevoli cordoli rocciosi. Meraviglioso! Attraverso una passerella si può arrivare alla spiaggia.
La Baie d’Écalgrain
Jobourg – Le Nez de Jobourg
A Nez de Jobourg, le scogliere più alte dell’Europa continentale, vi troverete a osservare dall’alto dei suoi 128 metri, falesie vertiginose e sotto un mare che s’infrange fragoroso sulla costa, il vento che vi massaggia il viso, il cielo terso e il paesaggio incontaminato sono uno spettacolo autentico. Davanti a voi potete scorgere le Isole del Canale. Sul posto c’è un ristorante e si mangia pure bene. Ricordatevi per visitare la zona, anche in piena estate, è meglio essere muniti di giubbotto, io avevo il trench ma era freddino, meglio il piumino.
Vista sulla baia da Le Nez de Jobourg
6. Granville e l’arcipelago Chausey
La particolarità di Granville è sicuramente la città alta (Haute-Ville), circondata da mura a strapiombo sul mare, fu fortificata dagli Inglesi nel XV secolo e conserva ancora oggi le tracce del suo passato militare e religioso sono molto tangibili. Un tempo era patria di corsari, bucanieri e pirati fedelissimi ai re francesi.
A passeggio lungo le strade di ciottoli si respirano antiche atmosfere e si gode di un panorama fantastico sul mare e su incantevoli spiagge. La cittadella è disseminata di locali e ristoranti e le sue case di granito e i caratteristici palazzi che affacciano sugli stretti e pittoreschi vicoli la rendono davvero peculiare. Concedetevi un pranzetto o una cena in una delle tante Crêperie, magari consumando la prelibatezze locali come le crepes ma anche le galette bretonne, qui siamo molto vicini alla Bretagna, e questo è il motivo per cui ci ristoranti che propongono le tipiche pietanze bretoni.
La parte bassa della città ruota attorno al porto. In questa zona, ricca di locali e ristoranti, mentre consumate un aperitivo o una cena vi capiterà di assistere allo spettacolo che regala la marea; vedrete le imbarcazioni ormeggiate che da posante su un fianco adagiate alla sabbia  perché la marea si è completamente ritirata, nel giro di dieci minuti, tornano a galleggiare perché, si sa, la marea sale alla velocità di un cavallo al galoppo.
Il porto di Granville è l’attracco delle compagnie che collegano le isole Chausey e le isole anglo-normanne di Jersey, Guernesey e Sercq e dato che vi trovate a Granville, con un breve viaggio in traghetto, vale la pena visitare le isole Chausey dove patria di foche, delfini e uccelli.
A Granville c’è la casa natale di Christian Dior, oggi diventata museo www.musee-dior-granville.com ci ha vissuto i primi anni della sua infanzia, fino al 1911, anno in cui la famiglia si trasferì a Parigi. Lo stilista è sempre rimasto molto legato alla sua casa sulla scogliera con vista mozzafiato sul mare del Nord, tanto che nella sua autobiografia Christian Dior et moi, dichiarò “la casa della mia infanzia… ne conservo un ricordo tenero e meravigliato. Che dire? La mia vita, il mio stile, devono quasi tutto alla sua posizione, alla sua architettura”.
Granville, vista dal mare. Il Casinò e la città murata
7. Le-Mont-Saint-Michel
Da qualsiasi punto di vista la baia di Mont Saint-Michel è meravigliosa. La sabbia e i pascoli erbosi, il mare e il cielo che si dividono l’orizzonte, i giochi di luce in un paesaggio che si evolve in continuazione e che rendo Le-Mont-Saint-Michel uno dei luoghi più magici della terra.
Il fascino del borgo medievale con l’imponente Abbazia che lo domina e la baia circostante con lo spettacolo straordinario e suggestivo che offrono le sue maree resteranno impressi nella mente per molto tempo, dall’alto del borgo è incredibile la vista che si gode sulla baia.
Se volete saperne di più su Le Mont Saint Michel le trovate in questo articolo.
Le Mont Saint Michel
8. Rouen
Una città che appare quasi un museo tanto da meritarsi l’appellativo di Ville Musée, un gioiello architettonico dove arte, storia e cultura si fondono magistralmente. Viene soprannominata la città dei 100 campanili e basta farci un giro per capirne la ragione, va girata assolutamente a piedi. Solo così è possibile ammirare i suoi tanti scorci differenti, restare stupiti dalle sue case a graticcio di una varietà incredibile di colori, solo così è possibile ammirare le stradine lastricate e le chiese gotiche.
Non perdetevi Place Saint-Marc e uno dei suoi mercati, dato che la Normandia è famosa per i suoi formaggi, questo è il posto migliore di Rouen dove acquistarli, anche Rue Armand Carrel è una via dove fare acquisti gastronomici, tantissime le botteghe, molte sono gastronomie tipiche francesi. Dalla piazza si arriva in Rue Martanville dove si trovano bellissime case a graticcio colorate, la via termina proprio nei pressi della Chiesa di Saint Maclau, in stile gotico domina una piazzetta dove affacciano altre bellissime case a graticcio. La chiesa merita un’occhiata è un vero e proprio gioiello.
Da vedere anche la Cattedrale di Notre Dame, la più importante dalla città, la sua guglia raggiunge i 151 metri ed è la più alta di tutta Francia. La cattedrale è stata il soggetto di più tele del pittore impressionista Monet. Impossibile non percorrere Rue du Gros Horologe, dove ovviamente oltre alle ricorrenti case a graticcio delle quali è disseminata la città troviamo la volta del Gros Horologe, l’arcata in stile gotico e rinascimentale con il celeberrimo orologio astronomico decorato a soggetti allegorici, in cima al quadrante, un oculo, ospita una sfera che indica le fasi lunari.
Se ci capitate d’estate potrete godere dello spettacolo delle luci e immagini animate che, da luglio a settembre, vengono proiettate sulla facciata della Cattedrale di Notre-Dame, uno spettacolo con musiche e colori coinvolgenti, assolutamente da vedere! A noi era capitato a Reims (Champagne) di vedere uno spettacolo simile.
Rouen
La volta del Gros Horologe
Se vi trovate in zona e siete appassionati di letteratura non perdete occasione per visitare i luoghi di Madame Bovary: Yonville-l’Abbaye nel romanzo, Ry nella realtà. Piccola e ridente cittadina a mezz’ora da Rouen di nemmeno 1000 anime, dove si sono svolte le vicende della famiglia Delamare. Il villaggio offre tante testimonianze dei suoi legami col romanzo come la Galerie Bovary Musée d’Automates che ricostruisce scene tratte dal libro o l’église Saint-Sulpice con il suo meraviglioso portico in legno e le tombe della famiglia Delamare, oltre alle diverse targhe intitolare a Gustave Flaubert disseminate per tutta la città e le insegne dei vari locali e negozi che fanno menzione di Madame Bovary.
Ry
9. Les Andelys
Sul percorso da Rouen verso Giverny, tenendo la Senna alla destra, si raggiunge Les Andelyes, un paesino che si affaccia sul fiume dove i margini sono ancora verdi e boscosi. Il villaggio è famoso per il castello, Chateau Gaillard, arrampicato a 90 metri sopra il centro abitato.
La storia racconta che la zona del Castello grazie alla sua posizione strategica, domina i meandri della Senna, attirò gli interessi di Riccardo Cuor di Leone, Re d’Inghilterra e Duca di Normandia che, desideroso di aprirsi un varco verso il mare, tra il 1196 e il 1198, fece edificare su una falesia proprio il Castello, in modo da proteggere il ducato e la sua capitale: Rouen. Il castello fu ritenuto un capolavoro d’avanguardia dell’architettura militare dell’epoca, oggi è completamente in rovina, consumato dalle battaglie, dal tempo e dall’incuria, il suo stato comunque conferisce un fascino malinconico e molto suggestivo a Les Andelys.
Dal Castello, si gode una splendida vista sul villaggio che non sembra niente male. Il villaggio appare subito pittoresco, grazie anche alla sua posizione, adagiato sulle rive della Senna, contornato da colline boscose e bianche scogliere.
Les-Andelys visto dal Castello
10. Giverny e la casa di Monet
A Giverny si va per visitare la dimora di Monet e soprattutto i suoi giardini. Giverny è un paesino di 500 anime lungo la Senna dove tutto ruota attorno a Monet, alla fondazione Monet con la casa ed i giardini del grande pittore impressionista. Sono in molti ad inserire questa tappa nel viaggio in Normandia ed è subito chiaro dalla coda che c’è… Nell’attesa potete concedervi un sandwich (carissimo) in uno dei localini della zona organizzati per sfamare i turisti.
La casa è accogliente, al piano terra un grande salotto e una bella cucina, il resto sono spazi piccoli ma curati, pieni di mobili, soprammobili e quadri. Gli interni sono color pastello. Ma sono i giardini a stupire, un‘oasi di pace nonostante i tanti visitatori, pieni di fiori e rivoli d’acqua, è facile comprendere la ragione per cui questi ambienti stimolassero la creatività di Monet.
Il termine “ninfee” è praticamente sinonimo di Claude Monet e l’artista trovò l’ispirazione per questi dipinti nel giardino della sua casa a Giverny che ora è considerato uno dei punti di riferimento del movimento artistico impressionista. La casa e i giardini di Monet sono stati conservati così come erano durante la vita del pittore. Mentre sei in città, approfittane per visitare il Museo dell’Impressionismo di Giverny.
La facciata della casa
Il laghetto del giardino
i lati del vialetto che conducono alla casa sono ricoperti di fiori
Altro scorcio del laghetto
Decidere di selezionare 10 posti non è stato facile perché molti altri villaggi e luoghi meritano la visita in Normandia, ho scelto alcuni dei luoghi più belli che lungo il tragitto vi permettono comunque di fare delle soste. Potreste vedere anche: Le Havre e alcuni villaggi della Costa d’Alabastro, Pont l’Eveque, Barfleur, Saint Ceneri le Gerei, Vernon,  Beuvron en Auge, sulla Strada del Sidro.
Leggi anche: Bretagna dove finisce la terra e comincia l’Oceano. Diario di viaggio
10 luoghi da vedere in Normandia In questo articolo scopriremo quali sono i 10 luoghi da vedere in Normandia. La Normandia è vertiginose scogliere, graziosi villaggi fioriti, spiagge ricche di storia ma anche di poesia e molto altro ancora.
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fortementein · 5 years ago
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Agosto e Ferragosto a Villa Carlotta tra la collezione di ortensie e due curiose mostre
Ad agosto nel parco botanico di Villa Carlotta (Tremezzina, Lago di Como) la fioritura che più di tutte le altre cattura l’attenzione dei visitatori è quella delle Ortensie, una fusione tra varietà antiche e varietà nuove e ancora poco note (60 cultivar). Dopo la visita alla collezione di ortensie nel Giardino Botanico si potranno vistare […]
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martaecarlo · 7 years ago
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Tavolo Imperiale: How To
Il cuore di Villa Gaia Gandini è una magnifica corte circondata da un enorme portico affrescato. Non appena abbiamo visto questo portico, abbiamo deciso di usare per la cena di nozze il cosiddetto “Tavolo Imperiale”, ovvero non dividere gli ospiti in tavoli rotondi ma usare tavolate lunghe.
Il portico è perfetto per questa soluzione e può ospitare circa 200 ospiti, ma pone alcune sfide:
1) Gli ospiti vanno posizionati uno ad uno, tenendo anche conto di rapporti e amicizie, e unendo gruppi diversi
2) Il tavolo risulta molto vasto, quindi bisogna trovare un modo di guidare gli ospiti al posto giusto
Ci siamo ispirati al Galateo del Tavolo Imperiale per decidere la disposizione dei posti, ma poi abbiamo semplicemente usato la logica :)
Per quanto riguarda le decorazioni, nel nostro caso il portico era già bellissimo e molto decorato. Inoltre abbiamo scelto la dimensione 90 cm come larghezza (tavolo fratino), in modo da non lasciare troppo spazio tra gli invitati che si sarebbero fronteggiati ai 2 lati del tavolo.
Di conseguenza abbiamo voluto mantenere la decorazione molto minimal: abbiamo scelto sedie Kartell trasparenti, abbiamo etichettato i vini con un etichetta ad hoc con il nostro logo, e abbiamo usato solo ortensie bianche e candele come decorazione.
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Il problema maggiore è stato decidere come far capire ai nostri ospiti come trovare il proprio posto sul lungo tavolo.
Alla fine abbiamo costruito un fantastico tableau a tema Pantone.
Ad ogni invitato abbiamo assegnato una tesserina Pantone con nome e cognome, e un corrispondente menù.
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Abbiamo poi disegnato una “mappa” della disposizione e acquistato un grande pannello di OBS, su cui abbiamo riprodotto i tavoli con degli stencil e una bomboletta nera.
Il pannello era sostenuto da un bellissimo cavalletto da pittore, una gentilezza di mia zia, pittrice di professione.
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Ecco qui il risultati finale:
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Per la nostra gioia, molti degli ospiti hanno anche “rubato” il proprio pantone e lo hanno tenuto come ricordo <3
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fiori-di-plastica-blog · 7 years ago
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Drago ed io a Mosca... racconto
  Il grande orologio di Mosca toccava le linee e le stelle delle 13, era la stagione dei pini verdi e la frescura senza ombre ci riteneva credibili di un chiarimento monetario sullo stato delle bocche. Drago ed io cominciammo a perderci alla ricerca di un ristorante che non servisse il pollo con la verza. A Drago la verza non piace. Io assaggio un po’ tutto ma non volevo sembrare troppo credibile alla comunità culinaria e scelsi di evitare anche io quel verde chiaro che nel piatto assomiglia ad una chioma di sirena. Una sirena a Mosca? Avrei potuto contribuire e spiegare agli altri che avrebbero fatto bene a specchiarsi in un bel piatto di verza russa, ma questo non è accaduto. O mutos deloi . La morale di tutto questo è che ci perdemmo. Tra le strade innevate della capitale, il Lonley Planet ci dirigeva verso un ristorantino famoso per il pollo alla panna acida e fu in questo piatto che invece Drago misurò il suo totem ideologico e stomacale. Le ortensie alla finestre e lui, sembrava un gatto stiracchiato sulle aiuole con i talloni penzoloni. Prese il suo cappello sgualcito. Tutto il lavoro che avevamo fatto per trovare un posticino tranquillo sembrava lo riempisse di rispetto e nostalgia. Cominciò ad operare la sua creatività mentre leggevo sulla carta i liquori e la vodka, alcune donne senza iniziativa individuale, mi chiesero se sapessi di un film italiano che si chiamava “Il villaggio di cartone”, Da snaiu, risposi, con quel po’ di russo che mi ricordavo e presi poi a chiedere di Končalovskij.In questo gran ridere, proprio dei russi, Drago parlava al telefono con gli altri all’Hard Rock Cafè mentre lasciava scorrere l’acqua sul vino per disegnare un Giardino d’inverno. Per ottenere la sua totale diversità da me e dagli altri, passò le regole della monotonia, delle porte di una sola casa, e volle constatare oltre l’ostilità della tecnica le teorie sull’architettura dell’habitat. Quella necessità di comprimere la sua periferia e la mia, e condurci precisamente alla prova di un fatto tangibile come un omaggio al futuro, saltò fuori la sua teoria naturista. Il villaggio termale di Blumau? La fabbrica di Rosenthal? La villa di Vienna di Spittelau? Il suo giardino d’inverno esplicitava concretamente la sua società, contemplare la via verso il Giardino e il canale, una cultura dello spazio che lo consacrava nell’antologia del cafè-restaurant che destinò una parete al suo disegno d’acqua vino e cartone. Sul progetto più recente di un caffè all’hard rock ci proiettammo nell’urbana autorità non senza fascinazione per le sue vitree forme. Eppure quell’intimo, familiare, eppure insonoro ma clima d’erba e terra mi aprì ad un frammento discreto della natura liberandomi dall’economia delle parole e lasciandomi somigliare infine a quella donna con la pinna senza la demagogia ecologista.Emiliana Chiarolanza
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