#via delle volte
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Ignorare il tuo fascino: impossibile!
Noi due, vicini ogni giorno. Nei rigorosi limiti del buongusto e dell'educazione. Sono entrata a lavorare nell'azienda e nel laboratorio in cui lavori anche tu otto anni fa e sin da subito mi sei stato simpatico. Anzi: eri proprio bello, educato, colto e… sposatissimo! M'hai sempre aiutata a crescere professionalmente sino a farmi diventare molto presto il tuo braccio destro.
Vicini. Nel tempo la nostra confidenza è rapidamente aumentata e io serena t'ho svelato tutti i miei segreti. Però tu difficilmente m'hai parlato di te, delle tue cose. A volte, molto raramente, ti sei sghiacciato. Ma subito dopo era evidente che mi resistevi. Eppure ero sicura di piacerti. Da stasera però qualcosa è cambiato. Ero irresistibile, francamente.
Alla festa celebrativa del trentennale aziendale, forse grazie al fatto che non fosse presente tua moglie, in un attimo in cui eravamo da soli e lontani da occhi indiscreti, improvvisamente e senza che me l'aspettassi, ballando hai poggiato le tue labbra sulla mia spalla nuda. Era inevitabile: non ci speravo proprio più, ma alla fine è accaduto. Subito sei diventato tutto rosso e m'hai chiesto scusa!
Io t'ho guardato fisso e t'ho sorriso. Siamo usciti in giardino. Eravamo quasi al buio. E quindi t'ho messo le braccia al collo e t'ho dato un bacio sulla guancia. Poi con la scusa improbabile di aggiustarmi il top, l'ho rapidamente sceso, ho scoperto un seno davanti ai tuoi occhi e ho fatto risalire la spallina. Tu, ormai completamente nel pallone e preda di inutili complessi di colpa, sei subito scappato via. Ora sarà bene che ti provochi in modo più evidente e inequivocabile. Cadrai ai miei piedi.
Ti farò prima morire di passione, di desiderio. Sarò spudorata. Creerò altre occasioni di contatto intimo e privatissimo tra noi. Ti voglio. La tensione erotica già esistente tra le nostre menti si alzerà al punto che le tue labbra saranno mie. Vedrai. Oserò. Perché ora sono sicura che mi vuoi, che non pensi ad altro che a me. Com'è chiaro a entrambi che anche io desidero te. Fortemente. È guerra, tesoro: e io la vincerò. Assieme a te.
RDA
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Io conosco il valore delle cose
e so che non si butta via nulla.
Ogni cosa ha un prezzo.
A volte si paga con i soldi,
a volte con il cuore,
a volte con l'anima.
- Alla Bernyk, Oltre il vuoto
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Il dubbio appartiene al regno della scienza, la certezza a quello dei boccaloni.
Uno dei dogmi oggi più diffusi, è che la crescita di CO2 in atmosfera dipenda esclusivamente dalle attività umane. (Notare, CO2 rappresenta solo lo 0.0415% dell'aria in cui siamo immersi, in altre epoche anche storiche ce n'era di più ma sempre % irrilevanti sul totale; su Venere, pianeta "serra" per antonomasia, la CO2 è il 95,6% dell'atmosfera).
Nel 2020, a causa della pandemia c’�� stata una diminuzione del 6% della emissione di combustibili fossili. Se la Co2 dipende dall’uso dei combustibili fossili, ci dovremmo aspettare una conseguente sua diminuzione. Verifichiamo:
Quello sopra è il grafico delle emissioni di CO2 a fatte dall’osservatorio di Mauna Loa, Hawaii, tra il 2016 e il 2021. La quantità di CO2 nell’atmosfera continua a crescere con lo stesso tasso degli anni precedenti. I fatti smentiscono l'ipotesi antropica.
Ma andiamo avanti. Si sa che nell’emisfero Nord le emissione sono circa 15 volte più elevate che nell’emisfero sud, dato che i paesi industrializzati, la popolazione e le aree continentali emerse sono concentrati lì. La zona equatoriale è una sorta di muro nella circolazione delle correnti - barriera delle cosiddette "calme equatoriali"; il risultato è che, sostanzialmente, mentre l'aria da ovest a est si mescola molto, quella tra i due emisferi meno. Dovremmo quindi aspettarci una maggiore quantità di CO2 nell’emisfero nord rispetto a quella dell’emisfero sud.
I dati di 4 osservatori, due nell’emisfero Nord e due nell’emisfero Sud, mostrano che non ci sono sostanziali differenze dal 1975 al 2020 nella presenza di CO2 nei due emisferi.
Sono ancora tutte intere le granitiche certezze sulla origine antropica dell'aumento di CO2 nell'atmosfera? Non tra chi coltiva DATI e DUBBI prima di formarsi opinioni.
Sottolineo: DATI, DUBBI, OPINIONI. Qui non si spacciano certezze ma nemmeno Fedi, quello lo lasciamo fare ad illetterati "divulgatori" per come la capiscono naturalisti, geologi, medici, giurisprudenti e altri addetti a discipline dogmatiche accademiche top-down alla TozziMario et alter, da zelanti chierici anelanti a Fedeli più che a Fedi.
elaborato via https://x.com/climacritic
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I ROMANI quando tracciavano le vie consolari SCIEGLIEVANO il POSTO più SICURO dal punto di vista IDROGEOLOGICO.
QUANDO tracciarono la Via Emilia la tracciarono vicino all' appennino perchè più a valle era tutta una palude ( Padus da cui deriva il nome del fiume PO , pianura Padana , Padania ecc ) . Questo perchè da sempre i fiumi fino a che hanno molta pendenza corrono veloci ed asportano materiale dal fondo provocando frane sui lati ( come in tutte le montagne ) , a volte scavando profondi gole e canaloni .. Il materiale asportato contribuisce a formare le pianure alluvionali come appunto la Padania oltre che nei punti più profondi delle paludi instabili come il mitico lago Gerundo tra i fiumi Adda , Po e Serio.
Ad un CERRO PUNTO , con l'aumento della popolazione , per strappare terreno fertile l'uomo ha costruito degli argini in terra ai fiumi di pianura imbrigliandoli entro gli argini. Il materiale che viene giù dalle montagne si deposita dentro gli argini alzando il fondo del fiume . Per evitare le alluvioni gli idraulici senza laurea del passato ( senza computer e senza tanti calcoli TR 25-TR50 -TR200-TR500 , ma con badile e carriola in legno ) avevano 3 SOLUZIONI , DRAGARE il FONDO e buttare la terra nel lato esterno dell'argine rinforzandolo , fare delle ampie golene sempre con il materiale asportato e togliere tutti gli alberi all'interno del letto del fiume .
OGGI invece si fanno tante chiacchiere a cui seguono tanti calcoli , a cui seguono tanti pareri , a cui seguono tanti progetti , a cui seguono tanti appalti , a cui seguono tante mazzette , a cui non segue nessun lavoro perchè i soldi si sono dispersi e perchè il solito comitato ambientalista fondato da 3 persone che vivono in città al quinto piano blocca tutto in nome della natura.
Mario Mazzacani
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LA LETTERA D'AMORE PIU BELLA CHE IO ABBIA MAI LETTO.
"Cara Francesca,
Spero che questa mia lettera ti trovi bene.
Non so quando la riceverai. Quando io me ne sarò già andato.
Ho sessantacinque anni, ormai, e ne sono passati esattamente tredici dal nostro primo incontro, quando imboccai il vialetto di casa tua in cerca di indicazioni sulla strada.
Spero con tutto me stesso che questo pacchetto non sconvolga in alcun modo la tua vita. Il fatto è che non sopporto di pensare alle mie macchine fotografiche sullo scaffale riservato all’attrezzatura di seconda mano di un negozio o nelle mani di uno sconosciuto. Saranno in pessime condizioni quando le riceverai, ma non ho nessun altro a cui lasciarle e mi scuso del rischio che forse ti costringerò a correre mandandotele.
Dal 1965 al 1975 ho viaggiato quasi ininterrottamente. Nell’intento di allontanarmi almeno parzialmente dalla tentazione di telefonarti o di venire a cercarti, tentazione che da sveglio in pratica non mi lascia mai, ho accettato tutti gli incarichi oltreoceano che sono riuscito a procurarmi. Ci sono stati momenti, molti momenti, in cui mi sono detto: << All’inferno, vado a Winterset e, costi quel che costi, porto Francesca via con me>>.
Ma non ho dimenticato le tue parole, e rispetto i tuoi sentimenti. Forse avevi ragione, non lo so. So però che uscire dal viale di casa tua, in quella arroventata mattinata di agosto, è stata la prova più ardua che abbia mai affrontato e che mai avrò occasione di affrontare. Dubito, in effetti, che molti uomini ne abbiano vissute di più dure.
Ho lasciato il National Geographic, nel 1975 e da allora mi sono dedicato soprattutto a fotografare ciò che piaceva a me, prendendo il lavoro là dove potevo, servizi locali o regionali che non mi impegnavano mai più di pochi giorni.
Finanziariamente è stata dura, ma tiro avanti.
Come ho sempre fatto.
Buona parte del mio lavoro lo svolgo nella zona di Puget Sound. Mi va bene così. Pare che invecchiando gli uomini si rivolgano sempre più spesso all’acqua.
Ah, sì, adesso ho un cane, un golden retriever.
L’ho chiamato Highway, e lo porto quasi sempre con me, quando siamo in viaggio, se ne sta con la testa fuori dal finestrino, in cerca di posti interessanti da fotografare.
Nel 1972 sono caduto da una rupe nell’Acadia National Park, nel Maine, e mi sono fratturato una caviglia.
Nella caduta ho perso la catena e la medaglia, ma fortunatamente non erano finite lontano. Le ho recuperate e un gioielliere ha provveduto ad aggiustare la catena.
Vivo con il cuore impolverato, Meglio di così non saprei metterla. C’erano state delle donne prima di te, qualcuna, ma nessuna dopo. Non mi sono votato deliberatamente alla castità: è solo che non provo alcun interesse.
Una volta ho avuto modo di osservare il comportamento di un’oca canadese la cui compagna era stata uccisa dai cacciatori. Si uniscono per la vita, sai. Dopo l’episodio, ha continuato ad aggirarsi intorno allo stagno per qualche giorno. L’ultima volta che l’ho vista, nuotava tutta sola tra il riso selvatico, ancora alla ricerca. Immagino che da un punto di vista letterario la mia analogia sia troppo scontata, ma è più o meno così che mi sento anch’io.
Con la fantasia, nelle mattine caliginose o nei pomeriggi in cui il sole riflette sull’acqua a nord-ovest, cerco di immaginare dove sei e che cosa stai facendo.
Niente di complicato…ti vedo in giardino, seduta sulla veranda, in piedi davanti al lavello della cucina. Cose così.
Ricordo tutti. Il tuo profumo e il tuo sapore, che erano come l’estate stessa. La tua pelle contro la mia, e il suono dei tuoi bisbigli mentre ti amavo.
Robert Penn Warren scrisse: << Un mondo che sembra abbandonato da Dio >>. Non male, molto vicino a quello che provo per te certe volte. Ma non posso vivere sempre coì. Quando la tensione diventa eccessiva, carico Harry e, in compagnia di Highway, ritorno sulla strada per qualche giorno.
Commiserarmi non mi piace. Non è nella mia natura. E in genere non me la passo poi tanto male.
Al contrario, sono felice di averti almeno incontrata.
Avremmo potuto sfiorarci come due frammenti di polvere cosmica, senza sapere mai nella l’uno dell’altra.
Dio o l’universo o qualunque altro nome si scelga di dare ai grandi sistemi di ordini ed equilibri, non riconosce il tempo terrestre. Per l’universo, quattro giorni non sono diversi da quattro miliardi di anni luce. Per quanto mi riguarda, cerco di tenerlo sempre a mente.
Ma, dopo tutto, sono un uomo.
E tutte le considerazioni filosofiche non bastano a impedirmi di desiderarti, ogni giorno, ogni momento, con la testa piena dello spietato gemito del tempo, del tempo che non potrò mai vivere con te.
Ti amo, di un amore profondo e totale. E così sarà sempre."
“I ponti di Madison County”, R.J.Waller
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Per tutti i nuovi iscritti, ripropongo qualche racconto 😉
GINEVRA
Qualche giorno fa avevo un appuntamento alle 17, davanti ad un albergo di cui non ricordo il nome.
Non ci sono mai arrivata, è saltato tutto all'ultimo momento.
Ultimamente va così:
belli, passabili, simpatici, discretamente o altamente interessanti, poco importa.
Tanto, una scusa per non incontrarli, la trovo sempre. Mercoledì però ero convinta e preparata, con il baby doll e le autoreggenti.
Mi sono eccitata nel bagno dell'ufficio a pensare al momento in cui finalmente, qualcuno che nn fosse mio marito, fosse riuscito a violare questo tempio
Non succede da tempo ormai e ho pensato che l'ingegnere , dopo anni di tentativi, avesse finalmente vinto la bambolina.
Pensando a lui mi sono accarezzata da sopra le mutandine... carezze fugaci, giusto per sentire la prominenza delle grandi labbra, aspettando che il liquido della mia fica bagnasse la stoffa
Mi piace andare in giro così umida, mi piace pensare che se ne percepisca l'odore
Fatto sta che, alle 14,30, mi arriva un messaggio che, per qualche casino sul lavoro, l'Enrico non potrà raggiungermi.
Contenta un cazzo ovviamente, ma visto che tanto a Torino ci dovevo andare ugualmente per una cena al Magorabin, sono partita con la mia valigia di porche voglie verso la bella città sabauda.
La delusione non ha spento i miei istinti, c'era nell'aria tempesta ma con ancora il caldo estivo che mi faceva sudare le cosce e irrigidire i capezzoli
Ho camminato da corso San Maurizio con il Po alla mia sinistra, verso la Gran Madre, per andare a prendere un gelato e sorridevo ogni volta che il vento apriva lo spacco del mio vestito verde, troppo leggero per contrastarne la forza
Le cosce scoperte, le autoreggenti in evidenza, gli uomini che guardavano dalle macchine mentre attraversavo la strada... Umidità, vento, sguardi liquidi e umori lungo le calze velate. Eccitata come un adolescente al primo ditalino, mi sono seduta col mio gelato su una panchina di cemento di fronte al Gran Bar di Corso Casale, vicino alla più classica delle fontanelle della città, quella con la testa di toro
Ho leccato quel gelato pensando all'ultima volta in cui avevo avidamente succhiato e portato un cazzo ad esplodermi in bocca .
Troppo tempo
Mi sono avvicinata alla fontana per togliere dal vestito una macchia di cioccolato e con noncuranza l'ho quasi alzato completamente, aspettando che i ragazzi seduti al chiosco vicino si accorgessero di me. Gomitate, risatine, chissà quante volte mi avranno chiamata puttana.
Mentre maledicevo la mancanza di un amante che mi aspettasse a cazzo duro in un posto qualunque, è arrivata la pioggia e a passo svelto sono tornata verso via Vanchiglia , dove avevo la macchina.
Mi stavo bagnando, ma non ho corso e questo mi ha permesso, lungo il tragitto, di notare un piccolo negozio di abbigliamento vintage
Mi sono fermata e un cartello invitava ad entrare liberamente per sbirciare tra gli abiti appesi
Varcando la soglia ho sentito odore di incenso e di rose e mi sono sentita subito in un ambiente caldo e famigliare
Quella che poi ho saputo essere la proprietaria, è arrivata da una porta che dava su un cortile interno.
Ho notato il suo vestito in chiffon color pesca, lungo fino ai piedi, tanto lungo da doverlo tenere alzato mentre camminava. Sembrava una tipica damigella di quei matrimoni americani che si vedono in tv. Le ho sorriso istintivamente guardandole i piccoli seni non costretti da intimo
Capelli corti come i miei ma mossi, ornati da un piccolo fiore all'altezza dell'orecchio, occhi grandi e scuri, una bocca sottile e dolce nascondeva denti bianchi e perfetti
Mi ha invitata a guardare e chiedere, se ne avessi avuto bisogno...
Ho passato le mani tra gli stendini, ma continuavo a pensare alle sue forme sotto la stoffa, al culo importante, ad una vita non troppo sottile su un corpo comunque armonioso
Mi stavo bagnando ed ero a disagio e quando mi sono girata lei mi stava fissando
"il vestito che hai in mano ti starebbe benissimo, dovresti provarlo!"
Non so se sia stata la sua capacità professionale o la voglia di spogliarmi che mi accompagnava da tutto il giorno, ma ho chiesto dove fosse il camerino e sono stata contenta di trovarlo spazioso e accogliente, con un grande specchio
Mentre mi preparavo l'ho sentita camminare nervosamente avanti e indietro,ma quando ho scostato le tende, ho trovato subito i suoi occhi. Prontamente ha iniziato a sistemarmi il colletto, mi ha toccato le spalle "lo sapevo, lo porti benissimo"
Ha aperto un bottone e poi un altro ed io sono rimasta immobile senza sapere cosa fare, mi sentivo come una bambola nelle mani di una bambina che gioca a fare la mamma
Ma tra le gambe c'era la donna che sono. L'ho sentita pulsare ed eccitarsi.
"Ecco, lascia che si veda il tuo décolleté , è perfetto"
Ha preso altri vestiti e mi ha chiesto di provarli. Il suo tono era perentorio ma dolce, un no non era contemplato ed io, come un automa, ho ubbidito.
Mentre indossavo il secondo abito ha azzardato aprendo le tende, dicendo di voler togliere ciò che non serviva più e mi ha vista in intimo, con le calze a balza larga che circondavano le mie cosce.
Sono rimasta immobile, imbarazzata, ma il suo modo di guardare e di sorridere ha sciolto le mie inibizioni
"ti aiuto se vuoi"
"si, per favore"
È entrata ed io ho sentito il suo profumo di rose, e l'inconfondibile odore dell'eccitazione
Mi ha aiutato a tirare su il vestito e mi ha sfiorato il collo con le mani, poi le spalle, la schiena
Cristo, volevo solo che mi toccasse e palpasse
Le ho sorriso guardandola dallo specchio e prendendolo come un invito mi ha girata e mi ha baciata
Un bacio dolce e bagnato che mi ha improvvisamente reso consapevole di quanta tenerezza io avessi dovuto rinunciare in passato, in nome di relazioni che spesso mi avevano lasciato sola e inerme, in balia delle più luride pulsioni.
Mi ha spinta contro lo specchio e pressando il suo corpo sul mio mi ha allargato le gambe con un ginocchio. Ero fradicia e vogliosa e lei lo sapeva
Ha fatto scivolare il vestito e si è inginocchiata davanti alle mie mutandine che piano piano ha sfilato via
Ho pensato a come fosse possibile tutto ciò...mesi a chattare su inutili siti di incontri e poi la mia ricompensa era lì, in un piccolo negozio di abiti vintage..
Ha annusato il mio pube, il mio pelo, ci ha strofinato il naso, allargato le mie grandi labbra con le dita ed è rimasta a guardarla
Ci ha giocato con la lingua mentre iniziavo a mugolare, leccava il mio clitoride, lo succhiava con avidità, infilava le dita dentro l'orifizio grondante umori biancastri e se le leccava con foga
Improvvisamente ha smesso ed è corsa via. Per un attimo smarrita mi sono seduta sullo sgabello del camerino Ho sentito chiudere a chiave la porta del negozio ed è tornata da me
"Eccomi, non puoi più scappare"
Ma chi cazzo voleva muoversi da lì!
L'ho avvicinata a me e ho appoggiato la testa sul suo ventre, ho alzato il vestito fino al suo sesso, anche lì completamente libero dall'intimo.
Che fica meravigliosa, completamente nuda ed esposta
L'ho accarezzata, ma è il suo culo che volevo, morbido ed invitante.
Le ho chiesto di girarsi, di chinarsi per me e ho affondato la faccia tra quelle natiche
Ho annusato forte e poi la mia lingua è corsa all'esplorazione di quel pertugio perfetto, che sapeva di sapone e culo
Leccavo ed infilavo la lingua sempre più in fondo, come un piccolo cazzo entravo ed uscivo mentre la sentivo ansimare, colare, sentivo il gusto di tutta la sua voglia
Ha iniziato a masturbarsi e sentivo il rumore delle ditta fradice
La volevo mia, volevo godere con lei guardandola in viso
Lho accompagnata sul tappeto, supina, le ho aperto le gambe e mi sono posizionata sulla sua fica in un incastro perfetto
Abbiamo iniziato a muoverci e a strofinare i nostri sessi, sempre più veloce
Dio, l'odore che emanava quell'erotico ballo... Sudore, fica, shampoo per capelli, trucco, culo
Ho goduto nell'attimo in cui diceva "Vengo cazzo!"
Siamo esplose insieme e la sua fica ha spruzzato sulla mia, mentre il suo corpo pareva in preda a convulsioni
Mi sono abbassata e ho raccolto con la lingua ciò potevo, gustando tutto il suo essere
Poi ho raggiunto la sua bocca e sporca di umori l'ho baciata morbidamente, mischiandomi alla sua saliva
Mi ha guardato e ha riso e ancora ansimante mi ha detto
"Ah, piacere, io sono Ginevra"
Al Magorabin non ci sono mai arrivata.
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Rachel McLish: First Ms. Olympia 💪💪💪
(Image via: reddit.com)
Rachel McLish: Ms. Olympia
🏆 1980 IFBB Ms. Olympia – 1ª classificata
🥈1981 IFBB Ms. Olympia – 2ª classificata
🏆 1982 IFBB Ms. Olympia – 1ª classificata
🥈1984 IFBB Ms. Olympia – 2ª classificata
Rachel McLish bodybuilder
Rachel McLish si appassionò al bodybuilding femminile spinta dal successo riscosso da Lisa Lyon.
Il definitivo ingresso nel mondo del culturismo fu essenzialmente motivato dalla convinzione che questa disciplina le avrebbe potuto fornire una piattaforma per pubblicizzare sia la propria attività che il fitness tra le donne.
La McLish rivestì un ruolo fondamentale nella crescita del culturismo femminile negli anni ottanta del XX secolo.
Il suo anno d'oro fu il 1980, quando vinse i campionati la prima edizione del concorso di Ms. Olympia.
Grazie a tale vittoria apparve nelle copertine delle più note riviste di culturismo più di ogni altra donna, per i successivi cinque anni, oltre a guadagnarsi importanti sponsorizzazioni.
La bellezza e il carattere molto competitivo, infatti, ne fecero subito una stella del bodybuilding femminile, catapultando su di lei l'attenzione dei media locali.
Nel 1981 perse il titolo di Ms. Olympia a favore della finlandese Kike Elomaa, anche per via di un fisico meno definito rispetto all'anno precedente.
Presentatasi anche nell'edizione del 1982, alla terza partecipazione si riconquistò il titolo.
Tornò per un'ultima volta a Ms. Olympia 1984, con lo scopo di diventare tre volte campionessa, ma fu detronizzata dalla più massiccia e giovane Cory Everson al culmine di una discussa gara.
Al termine della contesa alcune sue rivali criticarono apertamente il suo 2º posto, convinte che non meritasse il piazzamento ottenuto per via di «un fisico troppo magro».
Lo stravolgimento dei parametri di giudizio dei giudici, ora inclini a favorire fisici più voluminosi rispetto alle figure snelle e toniche da lei promosse, la portarono ad annunciare il ritiro nel 1984, all'età di 29 anni.
Nella seppur breve ma importante carriera, durata quattro anni, giunse sempre a podio.
Fonte: Wikipedia
#rachel mclish#health and fitness#fitnessmodel#fitnessgirl#fitness motivation#fitness#fitblr#ms olympia#female bodybuilding#bodybuilder#bodybuilding
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Un sogno che sembrava troppo reale
Valgono le stesse avvertenze descritte nella parte prima.
Giacevo nel letto invasa da pensieri confusi che mi giravano nella mente. Ero profondamente turbata dalla mia reazione con quel cane e mi sentivo terribilmente colpevole, piena di vergogna. "Come ho potuto lasciarlo farlo andare così lontano... c’era quasi..." I miei pensieri si spensero e scivolai in un sonno profondo. La mattina mi svegliai sentendomi bene. Alla luce del giorno, gli eventi della notte passata sembravano molto più gestibili. Ha dato la colpa di tutto allo scotch: "Non dovrei bere da sola, mi fa sempre arrapare troppo". Sorrisi andai in cucina, indossando solo una maglietta sottile. Non ci ho pensato due volte, almeno consciamente. Guardando indietro, in seguito mi resi conto che stavo deliberatamente ma innegabilmente sfidando il destino, giocando con il fuoco, il suo stesso fuoco! Iniziai a preparare la colazione pensando a Dicky, scacciai i pensieri che mi riportavano alla notte precedente e gli preparai il suo cibo. Dicky lo divorò in un attimo, bevve l’acqua e si sdraiò, mentre stavo affaccendata ad apparecchiare la tavola me lo sono sentito dietro di me, mi voltai per affrontarlo e lo rimproverai a muso duro. Dicky mi guardò confuso , con i suoi grandi occhi da cucciolo, mi smontò immediatamente e gli dissi che doveva essere cortese con me. Mentre gli parlavo mise le sue zampe su di me e iniziò a scodinzolare, iniziai a indietreggiare e vidi la sua prominente mascolinità fuoriuscire e sentii tutta la sua forza mentre mi spingeva verso il soggiorno. Un brivido attraversò la mia mente. Era indissolubilmente attratto da me. Mi sentivo molto agitata perché non era quello che volevo io. Il cane continuava a spingermi fino a quando sentii dietro di me il divano, mi sedetti, e appoggiai la schiena contro il divano e spinsi le gambe in avanti, questo produsse anche un innalzamento del mio inguine.
Dicky si fece avanti, sentii la parte superiore del corpo che premeva contro il mio seno sotto la maglietta. Sentì i miei capezzoli indurirsi. Tutto ciò era spaventoso e allo stesso tempo stimolante. Sentii la sua pelliccia contro le mie gambe nude, e fui sorpresa dalla sensazione improvvisa e insistente del suo cazzo eretto, che spingeva verso di me. Fui consapevole delle circostanze, e dello stato di eccitazione dell’animale. Tutto era così spaventoso e allo stesso tempo stimolante. Assolutamente non dovevo farlo. Fui presa completamente dal panico , sentii sfiorarmi i peli pubici e andai fuori di testa. Non so dove trovai la forza di spingerlo via e corsi di filata in camera e chiusi la porta dietro di me. Provai una profonda vergogna, giacevo tremante e confusa pensando a quello che era appena successo . Questa volta non potevo incolpare l’alcol e mi chiesi che cosa non andasse in me. Come avevo permesso che si giungesse a quel punto, l’accaduto era terribile da contemplare. Mi sentivo tutta scossa e allo stesso tempo eccitata, mi sentivo fracida, infilai una mano tra le gambe e mi accarezzai fino a raggiungere l’orgasmo.
Rimasi a letto sconvolta, confusa e molto arrabbiata con me stessa per la mia eccitazione. Ero arrabbiata con Dicky, arrabbiata con mia cugina che me lo aveva lasciato. Il pensiero che sarei stata sola con Lui ancora per due settimana mi lacerava. Uscii frettolosamente da casa, trascorsi la giornata in uno stato di confusione mentale, imbarazzo e vergogna. Ogni volta che ci pensavo mi veniva la nausea. Era tutto cosi vergognoso e proibito. Ogni volta che ci pensavo mi sentivo anche eccitata e questo mi faceva sentire peggio. Avevo paura di tornare a casa sapendo che il cane mi avrebbe aspettata. Non potevo lasciarlo solo dovevo necessariamente ritornare. Avevo paura di aprire la porta. Dicky era lì, scodinzolando, felice di vedermi. Iniziai a preparare la cena e disponendo cibo e acqua per Dicky nella sua ciotola. Per tutto il tempo, gli occhi di Dicky mi seguirono. Di tanto in tanto, lo guardavo nervosamente con la coda dell'occhio sentendomi molto imbarazzata, anche perché riuscivo a intravvedere il suo cazzo , il ricordo si fece strada nella mia mente, quell'oggetto affilato, duro e umido che mi scivolava lungo la gamba... la mia gamba nuda. La forza di Dicky mentre cercava di farsi strada verso di me. Tremai involontariamente, ma non riuscii a distogliere lo sguardo. Mi versai uno scotch, forse più di un po', e andai in camera a cambiarmi. Mi misi comoda indossando una tuta. Niente carne nuda per confondere Dicky stasera. Non riuscivo a togliermi dalla mente il pensiero del suo cazzo rosa.
Il post con le figure mi è stato bannato per una segnalazione di qualche codarda. Non era tenuta a vederlo, l'ho avevo scritto nelle avvertenze. Ci riprovo. Se mi dovessero bannare ancora chiedetemi la seconda parte in pvt.
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Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
#roma
#giubileo
#periferie
#realtà_vs_belleparole
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L'angelo decaduto
Per lui sua moglie era una creatura sacra, divina: oltre al corpo ne vedeva chiaramente le ali. E l'amava, l'amava, l'amava. Non vedeva l'ora di rivederla, tornando a casa la sera. La santa, la creatura innocente che lui avrebbe protetto e viziato fino alla fine. Poi, per caso in un giorno qualsiasi, all'una, mentre al solito baretto sotto al posto di lavoro e vicino a casa sua faceva un pranzetto veloce, udì una conversazione. La ascoltò non volendo, per una di quelle coincidenze incredibili che non possono mai capitare ma che proprio per questo capitano. Udì due ragazzi in conversazione e uno di due magnificava le doti amatorie di una specifica donna sposata, con cui evidentemente aveva una tresca.
Dapprima fu piacevolmente divertito. Poi, man mano che i due andavano avanti nella descrizione della donna e del marito, del suo lavoro, delle caratteristiche anatomiche femminili e della vicina via in cui abitavano, smise di mangiare. Si fece bianco in viso e gli passò l'appetito. Elementi troppo noti. Non era una coincidenza. Subito le telefonò per dirle di non aspettarlo, che stava partendo per impreviste esigenze di lavoro e sarebbe tornato all'indomani. Lei non si stupì: a volte gli capitava, perciò in ufficio aveva un trolley preparato. E si precipitò davanti a casa sua, restando nascosto nell'auto. Dopo una mezz'ora ebbe la conferma: uno dei due ragazzi del bar entrò nel portone del palazzo. Non poteva essere un caso.
Attese dieci minuti. Poi scese dall'auto, salì e pian piano aprì l'uscio di casa; socchiuse la porta della camera da letto e la vide all'opera: stava dando al giovane uomo quello che a lui non aveva invece mai concesso. E con l'ospite rideva, gemeva, godeva; ne chiedeva ancora, implorante. Non la riconosceva: era una vera troia in calore! Maneggiava quell'uccello con una perizia incredibile! Evidentemente aveva consuetudine, con quella parte dell'uomo. Lo iniziò quindi anche a succhiare, leccare. E lo ingoiava docilmente tutto: fino in fondo. Faceva al giovane ospite cose che lui non avrebbe neppure osato mai chiederle. Gli chiedeva di sculacciarla e lui la dominava in modo esperto.
Era evidentemente un rapporto ben collaudato, in piedi da lungo tempo. Era evidente la passione, tra loro due. Scoprì a sue spese che nessuno è un angelo puro, scevro dai bisogni della carne. Da mettere su un piedistallo. Che le donne sono prima di tutto femmine, che sono fatte di carne e sangue. E poi voglie e desiderio impellente di sesso: quello forte, sporco, proibito. Uscì in punta di piedi, umiliato e mortificato. Un amore innocente era stato distrutto e un uomo doveva ricostruire la sua vita. Sarebbe finita l'indomani. In quel frangente, pur frastornato trovò il coraggio di guardarsi dal di fuori e ridere amaramente della cosa, cercando comunque di consolare e accarezzare il proprio ego.
Telefonò alla collega divorziata e single che, discreta, lo stuzzicava da tempo per farsi invitare a cena. Le mandò un messaggio assolutamente sconveniente. A cui peraltro lei rispose subito, piacevolmente sorpresa e divertita, decisamente complice. Gradiva, allora! Passando davanti a una farmacia, comperò profilattici e olio per massaggi. Sorrise, sentendosi sollevato e libero. Scombussolato. Quella sera, due bellissime chiappe da lui sempre ammirate e comunque nuove di zecca, sarebbero arrossate a suon di schiaffoni. E quel bel culo tondo, attraente, avrebbe definitivamente perso l'innocenza ritrovata dopo il divorzio. Felicità per entrambi e… fondoschiena dolorante per lei, il giorno dopo! Nuova gioia per due nuovi amanti.
RDA
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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L'amante spesso non è solo una cosa di sesso. A volte comincia così...e poi diventa anche uno stare accanto all'altro in tutti i sensi.E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l'amore o sesso che sia ma ci si ascolta.
Esistono amanti e amanti.Amanti che sono diversi da una escort o da un gigolò o da una botta e via. Un amante...beh...chiedete alle camere d'albergo, ai vicoli fuori mano, ai portieri di notte, ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio. Chiedete ai letti sfatti, alle Donne addette alle pulizie che trovano i preservativi usati.Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere. A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci.
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco.Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l'appuntamento.Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e Donne piangere e sentirsi in colpa.
Chiedete ai "Dio mio che sto facendo?" per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare.
Chiedete alle valigie fatte e disfatte.Alle scrivanie degli uffici.Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato. Chiedete... Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più.
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla. Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi.Chiedete cosa sia un'amante a chi lo è stato in un modo o nell'altro. Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie.Chiedete ai telefoni e alle chiamate di nascosto.Chiedete alla pazienza.Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà...
Cosa è un'amante? Ecco è qualcuno che seppur costretto al silenzio spesso oltre al sesso prova a costruire
un paio di ali all'altro per farlo volare...ancora... ♠️🔥
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I Miei Libri del 2024
Il libro è una cosa: lo si può mettere su un tavolo e guardarlo soltanto, ma se lo apri e leggi diventa un mondo - Leonardo Sciascia
Giulio Giudorizzi - i Miti Delle Stelle
Jamie Ford - Sulla Via Dell'Incenso
Jonas Jonasson - Tre Amici Quasi Geniali Verso La Fine Del Mondo
Oscar Wilde - Il Fantasma Di Canterville e Altri Racconti
Julian Barnes - Elizabeth Finch
Luciano Canfora - Convertire Casaubon
Will Ferguson - Felicità©
William Dalrymple / Anna Anand - Koh-I-Nur
Hervé Clerc - A Dio Per La Parete Nord
Stefano Mancuso - Fitopolis, La Città Vivente
Sam Kean - La Brigata Dei Bastardi
Henry James - La Cifra Del Tappeto
Giorgo De Santillana / Hertha Von Dechend - Il Mulino Di Amleto
Rebecca Struthers - Memorie Di Un'Orologiaia
Alexander Lernet-Holenia - Due Sicilie
Daniel Mason - La Foresta Del Nord
Peskè Marty - Qui Il Sentiero Si Perde
Alexandre Dumas Figlio - La Signora Delle Camelie
Lauretta Colonnelli - La Vita Segreta Dei Colori
Fred Vargas - Sulla Pietra
Giorgio Pestelli - Il Genio Di Beethoven
Richard Osman - L'Uomo Che Morì Due Volte
Adam Thirlwell - Il Futuro Futuro
Stefano Bizzotto - Storia Del Mondo In 12 Partite Di Calcio
Edwin A. Abbott - Flatlandia
Shirley Jackson - L'Incubo Di Hill House
Ferdia Lennon - Eroi Senza Gloria
William Gaddis - Le Perizie
Michael Young - L'Avvento Della Meritocrazia
Eric Fouassier - Le Notti Della Morte Blu
Laurent Binet - Prospettive
A.K. Blakemore - L'Insaziabile
Tommaso Giartosio - Autobiogrammatica
Alessandro Baricco - Castelli Di Rabbia
Rosa Montero - Il Pericolo Di Essere Sana Di Mente
Beatrice Del Bo - Arsenico e Altri Veleni
Jenny Erpenbeck - Kairos
Il totale è 37 come nel 2023, le pagine sono aumentate, e per il secondo anno consecutivo supero il mio obiettivo personale delle 10 mila, sono arrivato a 11 750. Ho letto anche più di un classico per trimestre, tra cui anche dei saggi, e l'anno prossimo l'obiettivo è leggere un libro di un autore dell'età classica a trimestre.
Sulla qualità dei titoli, ammetto che dopo anni di ricerca e di perfezionamento delle fonti ne sbaglio pochissimi: alcuni rimarranno nel tempo, come L'Insaziabile, l'ultimo di Erpeneck (vincitrice dell'International Booker Price del 2024, un libro drammaticamente potentissimo), Lennon, Marty, Thirlwell. Libri del tutto particolari, tra l'autobiografia, il racconto e il saggio sono quello di Montero e Giartosio. Se devo notare una differenza, ho letto meno autori e autrici italiane, e una cosa che dovrei iniziare a fare è rileggere dei volumi di qualche anno fa, tipo una decina, e scoprire l'effetto che fa.
Chiunque voglia, può rebloggare, commentare e aggiungere i suoi libri o quelli che gli sono piaciuti di più, per diffondere autori, case editrici, idee.
Il libro è una delle possibilità di felicità che abbiamo noi uomini - Jorge Luis Borges
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sempre me stessa ma diversa da un attimo fa plasmata dalla musica e da ciò che leggo, posso scrivere lo stesso concetto cambiando la melodia delle parole o lo stile al variare della luce di ciò che sto leggendo a volte non leggo per non farmi influenzare a volte cerco pagine di autori per tuffarmi nel ritmo che mi serve con la musica si fa prima le emozioni nella pancia che devono uscire, a volte gocce che filtrano nelle caverne, a volte onde che ti portano via
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
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per quanto faccia paura dirlo ad alta voce, esistono opportunità che hai modo di cogliere solo una volta e, se decidi di passarci oltre, dopo non sarà più come prima.
In alcuni casi esiste il momento giusto e, se non lo sfrutti, vola via. Alcune volte, non ci sarà una "seconda volta" e tocca a te scegliere se far finta di non saperlo o assumerti la responsabilità delle tue scelte, assumerti la responsabilità della scelta giusta.
Quando è facile siamo bravi tutti, fallo quando è difficile, quando hai tutti contro, quando il cuore e la testa ti dicono due cose diverse, quando la paura sembra aver coperto tutto e tu non riesci più a vedere dove vai.
Le cose giuste non aspettano, nemmeno i momenti, nemmeno le persone...perché le "cose" giuste hanno il diritto di essere vissute da chi ha gli occhi giusti per riconoscerle e per sceglierle.
Vorrei dirti che ci sarà tempo, vorrei che fosse davvero così; ma la realtà è che domani non sarà la stessa cosa, domani sarà semplicemente troppo tardi.
zoe
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