#via delle volte
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Io conosco il valore delle cose
e so che non si butta via nulla.
Ogni cosa ha un prezzo.
A volte si paga con i soldi,
a volte con il cuore,
a volte con l'anima.
- Alla Bernyk, Oltre il vuoto
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Il dubbio appartiene al regno della scienza, la certezza a quello dei boccaloni.
Uno dei dogmi oggi più diffusi, è che la crescita di CO2 in atmosfera dipenda esclusivamente dalle attività umane. (Notare, CO2 rappresenta solo lo 0.0415% dell'aria in cui siamo immersi, in altre epoche anche storiche ce n'era di più ma sempre % irrilevanti sul totale; su Venere, pianeta "serra" per antonomasia, la CO2 è il 95,6% dell'atmosfera).
Nel 2020, a causa della pandemia c’è stata una diminuzione del 6% della emissione di combustibili fossili. Se la Co2 dipende dall’uso dei combustibili fossili, ci dovremmo aspettare una conseguente sua diminuzione. Verifichiamo:
Quello sopra è il grafico delle emissioni di CO2 a fatte dall’osservatorio di Mauna Loa, Hawaii, tra il 2016 e il 2021. La quantità di CO2 nell’atmosfera continua a crescere con lo stesso tasso degli anni precedenti. I fatti smentiscono l'ipotesi antropica.
Ma andiamo avanti. Si sa che nell’emisfero Nord le emissione sono circa 15 volte più elevate che nell’emisfero sud, dato che i paesi industrializzati, la popolazione e le aree continentali emerse sono concentrati lì. La zona equatoriale è una sorta di muro nella circolazione delle correnti - barriera delle cosiddette "calme equatoriali"; il risultato è che, sostanzialmente, mentre l'aria da ovest a est si mescola molto, quella tra i due emisferi meno. Dovremmo quindi aspettarci una maggiore quantità di CO2 nell’emisfero nord rispetto a quella dell’emisfero sud.
I dati di 4 osservatori, due nell’emisfero Nord e due nell’emisfero Sud, mostrano che non ci sono sostanziali differenze dal 1975 al 2020 nella presenza di CO2 nei due emisferi.
Sono ancora tutte intere le granitiche certezze sulla origine antropica dell'aumento di CO2 nell'atmosfera? Non tra chi coltiva DATI e DUBBI prima di formarsi opinioni.
Sottolineo: DATI, DUBBI, OPINIONI. Qui non si spacciano certezze ma nemmeno Fedi, quello lo lasciamo fare ad illetterati "divulgatori" per come la capiscono naturalisti, geologi, medici, giurisprudenti e altri addetti a discipline dogmatiche accademiche top-down alla TozziMario et alter, da zelanti chierici anelanti a Fedeli più che a Fedi.
elaborato via https://x.com/climacritic
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I ROMANI quando tracciavano le vie consolari SCIEGLIEVANO il POSTO più SICURO dal punto di vista IDROGEOLOGICO.
QUANDO tracciarono la Via Emilia la tracciarono vicino all' appennino perchè più a valle era tutta una palude ( Padus da cui deriva il nome del fiume PO , pianura Padana , Padania ecc ) . Questo perchè da sempre i fiumi fino a che hanno molta pendenza corrono veloci ed asportano materiale dal fondo provocando frane sui lati ( come in tutte le montagne ) , a volte scavando profondi gole e canaloni .. Il materiale asportato contribuisce a formare le pianure alluvionali come appunto la Padania oltre che nei punti più profondi delle paludi instabili come il mitico lago Gerundo tra i fiumi Adda , Po e Serio.
Ad un CERRO PUNTO , con l'aumento della popolazione , per strappare terreno fertile l'uomo ha costruito degli argini in terra ai fiumi di pianura imbrigliandoli entro gli argini. Il materiale che viene giù dalle montagne si deposita dentro gli argini alzando il fondo del fiume . Per evitare le alluvioni gli idraulici senza laurea del passato ( senza computer e senza tanti calcoli TR 25-TR50 -TR200-TR500 , ma con badile e carriola in legno ) avevano 3 SOLUZIONI , DRAGARE il FONDO e buttare la terra nel lato esterno dell'argine rinforzandolo , fare delle ampie golene sempre con il materiale asportato e togliere tutti gli alberi all'interno del letto del fiume .
OGGI invece si fanno tante chiacchiere a cui seguono tanti calcoli , a cui seguono tanti pareri , a cui seguono tanti progetti , a cui seguono tanti appalti , a cui seguono tante mazzette , a cui non segue nessun lavoro perchè i soldi si sono dispersi e perchè il solito comitato ambientalista fondato da 3 persone che vivono in città al quinto piano blocca tutto in nome della natura.
Mario Mazzacani
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LA LETTERA D'AMORE PIU BELLA CHE IO ABBIA MAI LETTO.
"Cara Francesca,
Spero che questa mia lettera ti trovi bene.
Non so quando la riceverai. Quando io me ne sarò già andato.
Ho sessantacinque anni, ormai, e ne sono passati esattamente tredici dal nostro primo incontro, quando imboccai il vialetto di casa tua in cerca di indicazioni sulla strada.
Spero con tutto me stesso che questo pacchetto non sconvolga in alcun modo la tua vita. Il fatto è che non sopporto di pensare alle mie macchine fotografiche sullo scaffale riservato all’attrezzatura di seconda mano di un negozio o nelle mani di uno sconosciuto. Saranno in pessime condizioni quando le riceverai, ma non ho nessun altro a cui lasciarle e mi scuso del rischio che forse ti costringerò a correre mandandotele.
Dal 1965 al 1975 ho viaggiato quasi ininterrottamente. Nell’intento di allontanarmi almeno parzialmente dalla tentazione di telefonarti o di venire a cercarti, tentazione che da sveglio in pratica non mi lascia mai, ho accettato tutti gli incarichi oltreoceano che sono riuscito a procurarmi. Ci sono stati momenti, molti momenti, in cui mi sono detto: << All’inferno, vado a Winterset e, costi quel che costi, porto Francesca via con me>>.
Ma non ho dimenticato le tue parole, e rispetto i tuoi sentimenti. Forse avevi ragione, non lo so. So però che uscire dal viale di casa tua, in quella arroventata mattinata di agosto, è stata la prova più ardua che abbia mai affrontato e che mai avrò occasione di affrontare. Dubito, in effetti, che molti uomini ne abbiano vissute di più dure.
Ho lasciato il National Geographic, nel 1975 e da allora mi sono dedicato soprattutto a fotografare ciò che piaceva a me, prendendo il lavoro là dove potevo, servizi locali o regionali che non mi impegnavano mai più di pochi giorni.
Finanziariamente è stata dura, ma tiro avanti.
Come ho sempre fatto.
Buona parte del mio lavoro lo svolgo nella zona di Puget Sound. Mi va bene così. Pare che invecchiando gli uomini si rivolgano sempre più spesso all’acqua.
Ah, sì, adesso ho un cane, un golden retriever.
L’ho chiamato Highway, e lo porto quasi sempre con me, quando siamo in viaggio, se ne sta con la testa fuori dal finestrino, in cerca di posti interessanti da fotografare.
Nel 1972 sono caduto da una rupe nell’Acadia National Park, nel Maine, e mi sono fratturato una caviglia.
Nella caduta ho perso la catena e la medaglia, ma fortunatamente non erano finite lontano. Le ho recuperate e un gioielliere ha provveduto ad aggiustare la catena.
Vivo con il cuore impolverato, Meglio di così non saprei metterla. C’erano state delle donne prima di te, qualcuna, ma nessuna dopo. Non mi sono votato deliberatamente alla castità: è solo che non provo alcun interesse.
Una volta ho avuto modo di osservare il comportamento di un’oca canadese la cui compagna era stata uccisa dai cacciatori. Si uniscono per la vita, sai. Dopo l’episodio, ha continuato ad aggirarsi intorno allo stagno per qualche giorno. L’ultima volta che l’ho vista, nuotava tutta sola tra il riso selvatico, ancora alla ricerca. Immagino che da un punto di vista letterario la mia analogia sia troppo scontata, ma è più o meno così che mi sento anch’io.
Con la fantasia, nelle mattine caliginose o nei pomeriggi in cui il sole riflette sull’acqua a nord-ovest, cerco di immaginare dove sei e che cosa stai facendo.
Niente di complicato…ti vedo in giardino, seduta sulla veranda, in piedi davanti al lavello della cucina. Cose così.
Ricordo tutti. Il tuo profumo e il tuo sapore, che erano come l’estate stessa. La tua pelle contro la mia, e il suono dei tuoi bisbigli mentre ti amavo.
Robert Penn Warren scrisse: << Un mondo che sembra abbandonato da Dio >>. Non male, molto vicino a quello che provo per te certe volte. Ma non posso vivere sempre coì. Quando la tensione diventa eccessiva, carico Harry e, in compagnia di Highway, ritorno sulla strada per qualche giorno.
Commiserarmi non mi piace. Non è nella mia natura. E in genere non me la passo poi tanto male.
Al contrario, sono felice di averti almeno incontrata.
Avremmo potuto sfiorarci come due frammenti di polvere cosmica, senza sapere mai nella l’uno dell’altra.
Dio o l’universo o qualunque altro nome si scelga di dare ai grandi sistemi di ordini ed equilibri, non riconosce il tempo terrestre. Per l’universo, quattro giorni non sono diversi da quattro miliardi di anni luce. Per quanto mi riguarda, cerco di tenerlo sempre a mente.
Ma, dopo tutto, sono un uomo.
E tutte le considerazioni filosofiche non bastano a impedirmi di desiderarti, ogni giorno, ogni momento, con la testa piena dello spietato gemito del tempo, del tempo che non potrò mai vivere con te.
Ti amo, di un amore profondo e totale. E così sarà sempre."
“I ponti di Madison County”, R.J.Waller
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Rachel McLish: First Ms. Olympia 💪💪💪
(Image via: reddit.com)
Rachel McLish: Ms. Olympia
🏆 1980 IFBB Ms. Olympia – 1ª classificata
🥈1981 IFBB Ms. Olympia – 2ª classificata
🏆 1982 IFBB Ms. Olympia – 1ª classificata
🥈1984 IFBB Ms. Olympia – 2ª classificata
Rachel McLish bodybuilder
Rachel McLish si appassionò al bodybuilding femminile spinta dal successo riscosso da Lisa Lyon.
Il definitivo ingresso nel mondo del culturismo fu essenzialmente motivato dalla convinzione che questa disciplina le avrebbe potuto fornire una piattaforma per pubblicizzare sia la propria attività che il fitness tra le donne.
La McLish rivestì un ruolo fondamentale nella crescita del culturismo femminile negli anni ottanta del XX secolo.
Il suo anno d'oro fu il 1980, quando vinse i campionati la prima edizione del concorso di Ms. Olympia.
Grazie a tale vittoria apparve nelle copertine delle più note riviste di culturismo più di ogni altra donna, per i successivi cinque anni, oltre a guadagnarsi importanti sponsorizzazioni.
La bellezza e il carattere molto competitivo, infatti, ne fecero subito una stella del bodybuilding femminile, catapultando su di lei l'attenzione dei media locali.
Nel 1981 perse il titolo di Ms. Olympia a favore della finlandese Kike Elomaa, anche per via di un fisico meno definito rispetto all'anno precedente.
Presentatasi anche nell'edizione del 1982, alla terza partecipazione si riconquistò il titolo.
Tornò per un'ultima volta a Ms. Olympia 1984, con lo scopo di diventare tre volte campionessa, ma fu detronizzata dalla più massiccia e giovane Cory Everson al culmine di una discussa gara.
Al termine della contesa alcune sue rivali criticarono apertamente il suo 2º posto, convinte che non meritasse il piazzamento ottenuto per via di «un fisico troppo magro».
Lo stravolgimento dei parametri di giudizio dei giudici, ora inclini a favorire fisici più voluminosi rispetto alle figure snelle e toniche da lei promosse, la portarono ad annunciare il ritiro nel 1984, all'età di 29 anni.
Nella seppur breve ma importante carriera, durata quattro anni, giunse sempre a podio.
Fonte: Wikipedia
#rachel mclish#health and fitness#fitnessmodel#fitnessgirl#fitness motivation#fitness#fitblr#ms olympia#female bodybuilding#bodybuilder#bodybuilding
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Discorso tenuto da Daniele Leppe davanti al papa nella Basilica San Giovanni in Laterano, in data 25 ottobre 2024.
Ringrazio Sua Santità e ringrazio il Vicariato di Roma per questa opportunità unica. Nel ringraziarLa Le rappresento una realtà invisibile, quella di una trincea dove anche Dio ha abbandonato tutti.
Credo di essere la persona meno adatta a raccontare il disagio che vivono le nostre periferie.
Nella vita di tutti i giorni faccio l’avvocato. Sono nato in un quartiere popolare di Roma, figlio di un impiegato e di una casalinga, una famiglia semplice che mi ha dato la possibilità, con molto sacrificio, di studiare. Per questo ho deciso di restituire ai quartieri dove sono nato e cresciuto un po’ della fortuna che ho avuto. Ho messo a disposizione la mia professionalità per aiutare le persone più semplici, gli ultimi quei dannati che non sanno di esserlo, gli abitanti dei quartieri popolari di questa città, troppo spesso dimenticati, che troppo spesso tornano ad essere cittadini come gli altri solo in occasione delle campagne elettorali.
Al di fuori della mia attività lavorativa, esercito il mio volontariato professionale in due quartieri difficili di Roma: Tor bella monaca e il Quarticciolo.
Il primo, nato nei primi anni ‘80, rappresenta l’ultimo intervento di edilizia pubblica fatto nella capitale, che doveva essere un quartiere modello e che, invece, è diventato il terzo carcere a cielo aperto della capitale: ci vivono ben 800 persone agli arresti domiciliari.
Il secondo, il Quarticciolo, anch’esso ultimo quartiere popolare edificato, ma questa volta durante il fascismo, negli anni 40, che è rimasto tale e quale a 80 anni fa.
A Tor bella monaca collaboro con l’associazione Tor Più Bella di Tiziana Ronzio; una donna che da sola combatte una lotta senza sconti, e per questo paga lo scotto dell’isolamento umano, contro gli spacciatori, che dispensano la vita e la morte in quel quartiere. Tiziana è riuscita, da sola, a liberare dal controllo della criminalità organizzata il suo palazzo, in via santa Rita da Cascia, con un effetto domino su tutto il comprensorio di case che costeggiano la via.
Ha lottato per i suoi figli e per le persone che vivono nel suo palazzo, e per questo paga un prezzo altissimo.
Vive sotto scorta ogni ora della sua giornata perché la sua vita è in pericolo. Non può uscire da sola nel quartiere. Riceve continue minacce da parte della criminalità organizzata mentre le Istituzioni non riescono ad andare al di là di una solidarietà formale.
Non sappiamo nemmeno quante persone abitino in quel quartiere.
Le statistiche parlano di 28000 persone, ma poiché molti degli immobili pubblici sono occupati, i dati non corrispondono alla situazione reale. Nel quartiere ci sono 14 piazze di spaccio. Gli spacciatori, il primo datore di lavoro del quartiere, pagano le vedette, i pusher; le famiglie che nascondono la droga nel proprio appartamento, corrompono l’anima dei giovani e privano le persone di un futuro dignitoso.
C’è una presenza altissima di ragazze madri con figli nati da relazioni diverse, con mariti ristretti in carcere. Di anziani disabili. Di povertà, educativa e alimentare. Accanto a un tessuto sociale straordinario colpisce, nell’anno giubilare, l’assenza delle Istituzioni, che intervengono nel quartiere solo come forza repressiva e per questo sono viste come nemiche, incapaci di comprendere il disagio e le difficoltà di chi vive nella povertà.
Sembra di assistere ad una sorta di tacito patto sociale in questa città.
Nei quartieri poveri della capitale viene lasciata vita facile alla criminalità organizzata più invadente, per consentire agli abitanti della Roma bene di vivere in tranquillità.
La mia attività, in realtà, non è tanto giuridica: il più delle volte mi occupo di collegare i fili immaginari fra i poveri diseredati e le Istituzioni, per risolvere problemi che altrove sarebbero semplici, ma che in condizioni di povertà diventano insormontabili.
Le condizioni di degrado umano, abiezione, povertà, sono indicibili.
Donne che vendono il proprio corpo per comprare la droga, genitori in mano ad usurai per pagare i debiti contratti dai figli, bambini che crescono con i nonni, famiglie distrutte dalla droga e dalla povertà.
Quattro mesi fa ho partecipato ad una messa tenutasi in ricordo di un bimbo morto nel quartiere a causa dei ritardi nei soccorsi provocati dalla rottura di un ascensore e di una ragazza morta investita lungo via di Torbellamonaca.
La messa si teneva di domenica mattina, dietro la famigerata R5, un complesso popolare situato in via dell’Archeologia attualmente in ristrutturazione. Per entrare nel complesso ho contato 4 ingressi. Ognuno di questi ingressi era presidiato da spacciatori che, come in una sorta di confine immaginario, segnano l’ingresso fra il dentro e il fuori. Questo accadeva in pieno giorno, senza alcun imbarazzo, a pochi chilometri da qui.
Quando iniziai a lavorare nel quartiere ho conosciuto una donna che viveva prigioniera degli spacciatori. Il figlio aveva contratto un debito con uno di essi. Non riuscendo a pagarlo, è fuggito. Alla madre hanno bruciato l’attività imprenditoriale per vendetta. Non sa dove è andato a vivere il figlio e non vuole saperlo. Lo fa per proteggerlo. Lo sente solo con telefoni usa e getta. Lei continua a vivere nello stesso quartiere dove è cresciuto il figlio e dove riceve le minacce dei criminali per il debito contratto del figlio. Sembra un altro mondo. Siamo a 10 km da San Giovanni. Non sembra di essere in un paese ricco, in una democrazia liberale.
Il Quarticciolo, invece, è l’esempio dell’abbandono pubblico - né più né meno come Tor bella monaca - e della capacità delle persone di reagire, costruendo una speranza concreta per i più poveri.
Li collaboro con un’associazione; Quarticciolo ribelle, composta da ragazzi e ragazze che, finita l’università, hanno deciso di andare a vivere in quel quartiere, cui si dedicano giorno e notte.
Anche il Quarticciolo è una nota piazza di spaccio di Roma.
Come tutti i quartieri di edilizia popolare, la povertà economica e sociale e l’abbandono del patrimonio pubblico da parte delle Istituzioni costituiscono l’humus ideale per la proliferazione della criminalità.
In quel quartiere gli spacciatori smerciano la loro roba seduti su comode sedie agli angoli delle strade, in particolare vendono crack, che trasforma i ragazzi che ne fanno uso, in zombie che girano come morti per il quartiere. È un quartiere dove la polizia di Roma capitale ha paura ad entrare e ha bisogno di un parcheggio privato per i propri poliziotti per evitare che le macchine siano vandalizzate, dove gli spacciatori minacciano gli operai delle ditte dell’Ater in occasione dei interventi per la manutenzione degli stabili, e tanto altro ancora.
I ragazzi di Quarticciolo Ribelle costruiscono, invece, giorno per giorno, un’alternativa possibile, con il loro esempio e con le loro attività.
Nel quartiere hanno realizzato una palestra popolare dove i bambini e le bambine sono seguiti, direi accuditi, e tenuti fuori da ambienti malsani.
I familiari i che non possono permetterselo, non pagano rette. Questi ragazzi, che come detto si sono soprannominati Quarticciolo Ribelle, hanno organizzato il doposcuola per i bambini.
Hanno creato, nel deserto, un ambulatorio sociale che interviene laddove lo Stato arretra.
Cercano di creare lavori, fornendo un’alternativa concreta, con un birrificio, una stamperia.
Come dicono loro, dove tutto chiude, noi apriamo.
Supportano le famiglie nei colloqui con i servizi sociali e nei colloqui scolastici.
Collaborano con l’università nell’immaginare un possibile alternativa.
Coprono buchi.
Danno ovviamente fastidio. Innanzitutto alla criminalità, che prospera laddove è maggiore il bisogno. Ma anche alle Istituzioni. Sono sentinelle attive che denunciano, senza sconti, le loro mancanze, le loro lacune.
Raccontano di come i prezzi delle case, sempre più insostenibili, allontano i poveri dalla loro città, trasformata in una Disneyland per ricchi e turisti.
Collaboro con associazioni scomode con problematiche insostenibili.
Perché la povertà e l’abbandono sono scomode.
È più facile costruire una cancellata, un recinto, un ghetto, per occultare la realtà che dare risposte concrete ai bisogni dei poveri.
Con tristezza infinita sono costretto a constatare che gran parte degli interventi pubblici delle Istituzioni per onorare il giubileo, nato anche per la promozione della dignità di ogni persona e per il rispetto del creato, non siano stati investiti e utilizzati per dare dignità agli abitanti più sfortunati della nostra città ma per rendere più comodi, belli e sicuri i quartieri bene della Città Santa che santa non può essere se non apre gli occhi sulle povertà diffuse che la popolano.
#roma
#giubileo
#periferie
#realtà_vs_belleparole
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“Nonoo” questa mattina sei venuto a mancare e dopo aver lottato per altri tre mesi, anche se in ospedale ti avevano dato pochi giorni, ininterrottamente non hai mai mollato quel filo sottile che divide la vita dalla morte; anche contro le tue volontà a testa alta col tuo carattere (in cui non mi rispecchiavo) sei riuscito a tenerti vivo, ahimè, purtroppo, la morte vince si tutto, non ha pietà.
Fin da piccolo il tuo sogno era di vedermi guidare, cosa che se pur col tempo ho saputo apprezzare non ho mai amato fare come te, prima che l’infarto ti colpisse definitivamente ti avevo fatto una promessa, di portarti a vedere un gran premio di formula uno, da noi tanto amata, questo seppur per evidenti problemi economici non mi avrebbe mai impedito di non farlo, però non avresti avuto le forze, anche se immagino che ti saresti commosso, anche se una persona come te era difficile vederla piangere.
Abbiamo avuto periodi in cui ci costruivamo mentalmente dei muri invisibili e proprio per la differenza del nostro carattere questo ci ha ferito entrambi, fuori sicuramente eravamo orgogliosi ma il problema poi è sempre dentro, quel peso che a lungo andare ti consuma fino a trasformalo in malattia.
Col senno di poi siamo bravi tutti, tu hai le tue responsabilità e io le mie, non esistono santi, nessuno di noi due ha vinto o perso, nonostante abbiamo sofferto, ci siamo riavvicinati pian piano, con più fiducia e lo abbiamo fatto raccontandoci la mia, la nostra infanzia, nostra perchè alla fine hai passato davvero tanti anni assieme a me quando ero piccolo, io non dimentico i tuoi errori nonno, ma nemmeno il bene che mi hai fatto, la tua immensa disponibilità per me e la mamma quando aveva bisogno di essere portata per lunghi anni su e giù in ospedale, sappi che queste cose rimarranno impresse nella mia testa, perché col tempo, forse crescendo, anche se ancora mi vedo, sai, un po’ bambino, quel Mattia che era il tuo idolo, che doveva essere il migliore di tutti, ma che in realtà voleva solo essere come tutti, e che quei tutti avessero il mio stesso cuore, quella bontà che col tempo è pian piano svanita.
Chi si dimentica di tutta quella gente che ci Incontrava in bici la mattina presto?
La tua felicità negli occhi, nel vedere come tutti si fermassero a guardarmi, a parlarmi e a sottolineare il fatto che il sorriso non mi mancasse mai.
Si andava a prendere il pane, ne volevo subito un pezzo, ci fermavamo a vedere tutti i cani della via con la speranza che rispondessero alle mie parole, e restavo lì convinto fino a quando sentivo abbaiare e tu mi davi conferma delle loro risposte.
Che periodi, cercavo sempre mia mamma, purtroppo per via del lavoro per me era come stesse via intere settimane ma in realtà così non era, però tu ben sapevi quanto io sia legato a mamma, e tranquillo ricorderò sempre quanto anche tu lo fossi, anche se spesso avevi qualcosa da ridere per via del tuo carattere ricorderò le tue ultime parole: “La mamma è la donna più intelligente che ho conosciuto, fin troppo buona e disponibile per tutti, voglio che lei lo sappia”.
Potrei scrivere un libro, non un poema su ciò che abbiamo vissuto insieme, sei stato la mia infanzia, il mio periodo preferito, lo rivivrei mille volte, nonostante il tuo modo di essere, ma chi sono io per giudicare? Certo, quello che penso lo dico, come hai sempre fatto tu, ma allo stesso tempo non mi nasconderò mai come non giudicherò mai!
Ora stai vicino alla nonna, e assieme fatemi il regalo più grande, che non sono i soldi, non sono una vita di successi, ma la speranza di vedere vostra figlia, mia mamma, stare un po’ meglio.
Solo questo.
Il pensiero rimbomberà sempre nella mia testa, fra cose belle e cose brutte, ma per vivere di questi tempi, bisogna affidarsi solo all’amore, lo sai nonno no?
Quella piccola parte di odio che io ho sempre avuto verso la mia generazione, e tu, verso chi ben sapevi, era molto simile, però se fossi qui so che con un sorriso, e magari una lacrima, diresti: “Qua te ghe rason”.
Ciao caro nonno, ti voglio bene❤️
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L'amante spesso non è solo una cosa di sesso. A volte comincia così...e poi diventa anche uno stare accanto all'altro in tutti i sensi.E allora può capitare che una volta ti vedi lo stesso e non fai l'amore o sesso che sia ma ci si ascolta.
Esistono amanti e amanti.Amanti che sono diversi da una escort o da un gigolò o da una botta e via. Un amante...beh...chiedete alle camere d'albergo, ai vicoli fuori mano, ai portieri di notte, ai treni o ai taxi presi per raggiungere un luogo dimenticato da Dio. Chiedete ai letti sfatti, alle Donne addette alle pulizie che trovano i preservativi usati.Chiedete a chi nei corridoi ha sentito ridere. A chi ha visto le lacrime degli addii o degli arrivederci.
Chiedete ai cigolii delle molle del letto o a quel ristorantino dove si è fatta la follia di andare una volta a cena o a pranzo fuori per gioco.Chiedete agli ascensori in cui qualcuno si è specchiato per controllare se tutto fosse in ordine per l'appuntamento.Chiedete ai muri di alcune case che hanno visto uomini e Donne piangere e sentirsi in colpa.
Chiedete ai "Dio mio che sto facendo?" per poi capire che si aveva solo bisogno di sentirsi vivi e di sognare e di vibrare.
Chiedete alle valigie fatte e disfatte.Alle scrivanie degli uffici.Agli orologi che in quegli incontri avevano il tempo contato. Chiedete... Chiedete degli amanti che era solo sesso e piacere e di quelli che poi si è provata quella scintilla in più.
Chiedete quanto amore serve ed è esistito o esiste in quella scintilla. Oppure quanto piacere ed eroticità negli incontri di soli corpi.Chiedete cosa sia un'amante a chi lo è stato in un modo o nell'altro. Chiedete a chi forse non stirava camicie e non poteva preparare la cena ma era più presente di un marito o una moglie.Chiedete ai telefoni e alle chiamate di nascosto.Chiedete alla pazienza.Chiedete ai sorrisi stampati sul volto e alla semplicità di momenti rubati alla realtà...
Cosa è un'amante? Ecco è qualcuno che seppur costretto al silenzio spesso oltre al sesso prova a costruire
un paio di ali all'altro per farlo volare...ancora... ♠️🔥
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a volte mi sforzo di ricordare le istantanee che ho nascoste dentro della mia prima volta a Reggio Emilia una fredda domenica di novembre del 2021. passai sicuramente davanti alla mia attuale casa, e poi ricordo bene piazza Prampolini, dove c'era un mercato, e i portici deserti della Via Emilia, e poi mi ricordo anche di esser passata dalla metafisica piazza Martiri, in un giro ad anello dalla stazione alla stazione pensando che quel vuoto fosse strano e bello. ora il vuoto di piazza Martiri è una delle mie cose preferite, soprattutto quando le fontane sono spente e si può immaginare di correre e ballare senza ostacoli; e ho già dei ricordi che la attraversano in tante direzioni, con una luce tutta diversa, anche spesso notturna. mi piace Reggio di sera, mi piace molto soprattutto questa sera mentre siedo qui a vedere il blu arrivare a questa temperatura perfetta di un venerdì di ottobre, questa istantanea di transizione, tra il 2021 e la vita che verrà
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Storia Di Musica #345 - Buzzcocks, Spiral Scratch, 1977
L'Extended Play ha avuto un momento di grande successo durante la stagione del punk. Nell'era d'oro del movimento (1976-1980) la facilità e i minori costi di produzione resero il formato piuttosto amato dalle giovani band punk, che così, in pieno stilema del movimento, potevamo mettere sul banco quel poco che erano capaci di suonare all'inizio: lo spirito ultimo del punk era, soprattutto all'inizio, la ribellione (fittizia a volte, ma è un altro discorso) ai canoni del musicista preparato, per virare in una sorta di spontanea espressione personale, a volte al limite del dilettantismo (principio che se allora poteva apparire rivoluzionario, ai giorni nostri ha tutt'altro significato). La storia musicale di oggi riguarda una band che non solo esordì con un Ep, ma, cosa davvero storica, fu la prima ad autoprodurselo, dando il via alla strada delle etichette indipendenti in Gran Bretagna.
Tutto nasce nel 1975 quando due ragazzi di Bolton, vicino Manchester, Peter McNeish e Howard Trafford, appassionati di musica, decidono che vogliono fondare una band. Si cambiano il nome in Pete Shelley e Howard Devoto, Shelley suona la chitarra e canta, Devoto canta soltanto, e chiedono in giro chi vorrebbe unirsi a loro. Hanno un accordo con un batterista, e leggendo sul New Musical Express che i Sex Pistols stanno iniziando un Tour in Inghilterra vanno a Londra per incontrare la band. Prendono accordi con il manager Malcom McLaren per aprire la data di Manchester, ma malauguratamente tutti i batteristi che contattano sono indisponibili. Ci riescono alla seconda data, nel luglio del 1976, quando vennero reclutati il bassista Steve Diggle e il batterista John Maher, e la loro esibizione d'apertura è possibile rivederla in un documentario su quel primo tour dei Sex Pistols, nel documentario Punk: Attitude diretto da Don Letts.
Quella sera si presentarono al pubblico con un nome decisamente punk: Buzzcocks, che è un misto tra il nome dialettale di quelle zone per chiamare i ragazzi (cocks) e una battuta di un celebre telefilm molto famoso in quei tempi, Rock Follies, che aveva una sorta di battuta tormentone in "that's the buzz, cocks" che vale più o meno "è la voce che gira, ragazzi". Tra l'altro Pete Shelley come lavoretto era commesso in un sexy shop a Bolton, particolare che dava una vena ironica alla scelta.
Decidono, con una mossa che farà scuola, di autoprodursi il primo lavoro, che è l'Ep di oggi. Fondano una propria casa discografica, la New Hormones, che è stata la prima etichetta indipendente di punk in Gran Bretagna. Producono, insieme al mitico produttore Martin Hannet (il capo produttore della Factory di Manchester, fido collaboratore dei Joy Division e di altre storiche band del periodo) questo Ep, che sin dal titolo, Spiral Scratch (a ricordo del suono della puntina sul vinile quando non funziona bene) è un inno al loro punk che sin da subito prende una strada diversa: abbandona i toni "politici" che in parte avevano i Sex Pistols e in seguito i Clash, per scegliere una vena ironica ma non meno devastante, parlando, per primi, dei problemi di droga dei giovani del tempo, della loro solitudine, del sesso. Chiesti 500 sterline a parenti ed amici, affittano con Hannett il 28 Dicembre del 1976 gli Indigo Sound Studios di Manchester, e in tre ore registrano 4 brani, che diventeranno loro icone e piccole perle del primo punk. Breakdown apre il lavoro, con il suo ritmo sostenuto e la chiara devastazione di essere non ancora formato in nulla di una generazione per la prima volta allo sbando (Whatever makes me tick it takes away my concentration\sets my hands a-trembling, gives me frustration\I'm gonna breakdown, I'm gonna breakdown yes). La nervosa Time's Up ha un piccolo refrain che è una dichiarazione d'intenti (Your time's up and me too\I'm out on account of you) prima che si apra la prima canzone icona del gruppo: Boredom prende alla lettera il titolo sviluppandosi in una canzone che in pratica utilizza solo due note, ed è il manifesto di una generazione apatica che ripete come un mantra "noia, noia noia" e, per la prima volta nella musica, ha paura nel futuro. Devoto, che lascerà la band dopo questo Ep dicendosi stanco del già sentirsi "definito e stereotipato" cambierà idea poco dopo fondando una nuova band, i Magazine. Friends Of Mine, con la voce diabolica di Devoto, è molto più estrema del resto, e rimarrà una sorta di unicum del gruppo, he nei lavori successivi amplierà il lato pop-punk, molto ironico, diventando la risposta europea ai Ramones.
Il disco, che fu stampato in sole 1000 copie, divenne una sorta di piccolo culto, e con il passaparola e con l'aiuto decisivo del manager del Virgin Records Store di Manchester, che lo consigliò ad altri negozi del gruppo, fu ristampato tantissime volte, fino a vendere nelle edizioni New Hormones oltre 16 mila copie. La casa discografica, che ebbe tra le mani i primi lavori di band poi eccezionali come The Fall, Cabaret Voltaire, Gang Of Four, in un primo momento non poté produrre nulla per mancanza di soldi. Solo dopo che la band, nel 1980, ebbe dissidi e non produsse niente l'etichetta iniziò a realizzare lavori, in tutto 21 dischi, ma a Manchester lo scettro era arrivato nelle mani della Factory, che produsse i dischi più innovativi e belli del periodo. Devoto una volta uscito, verrà sostituito spostando Steve Diggle alla chitarra, al basso Garth Smith, che venne ben presto rimpiazzato da Steve Garvey. Pur essendo stati i fondatori della prima piccola etichetta DIY (Do It by Yourself, termine coniato dal critico Simon Reynolds in un capitale saggio sul punk) la band siglerà un accordo con la United Artist per distribuire gli ultimi dischi della band. Con una formazione a 4 pubblicheranno nel 1978 Another Music In A Different Kitchen, uno dei migliori lavori del biennio punk '77-'78, decidendo di curare molto di più la produzione e a brani come Fast Cars, You Tear Me Up e I Don't Mind. Nello stesso anno pubblicano Love Bites, che doveva essere il nome del loro secondo Ep, che contiene la loro canzone più famosa, Ever Fallen In Love?, 2 minuti e 39 di chitarre e cori che sono un'apice del pop-punk, e vi consiglio di ascoltare anche la cover che anni dopo fanno del pezzo i Five Young Cannibals. Poi si sciolgono, e si riuniscono nel 1993, senza lasciare granchè. Una band punk ma non troppo questi Buzzcocks.
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"Non ti amo più" mi hai detto e io sono solo riuscita a pensare a quando mi amavi ancora, a quando ti brillavano gli occhi e non c'è sensazione più brutta di quando la vita ti da tutto quello di cui hai bisogno e poi ti lascia un vuoto dentro, non c'è niente di più brutto che rimanere lì nella parte di chi ha preso a desiderare di essere guardata con gli stessi occhi di ieri e a non poter accettare che ieri non ritornerà più, esiste solo domani. Mi hai detto "non ti amo più" e io mi sono detta "non piangere, ti prego non piangere. Ce la puoi fare. Devi ingoiare il dolore, trattenere il cuore, fingerti indifferente, non devi piangere, non puoi mostrarti debole, non ora, non adesso. Dai, non piangere. Non sentire questo vuoto nel petto." Ma intanto stavo già china sul tuo petto, col le tue mani tra gli stessi capelli che ho lasciato la prima volta sul tuo letto, intanto stavo già tirando pugni sul tuo petto, e mi dicevo "sii forte. Non piangere." Eppure stavo già piangendo. È che brucia ancora anche se nessuno se ne accorge è che bruci ancora anche se ormai tutto scorre anche se il respiro non mi manca più, quando ti penso anche se gli occhi non piangono, mentono anche se sono dieci volte più forte rispetto all'ultima volta che ti ho perso lo sai, sono piena di pensieri da averne fin sopra i capelli eppure potrei rilassarmi, godermi la felicità che ho cercato tanto, per cui ho combattuto la felicità delle cose semplici, dell'amore che concede senza chiedere, la felicità del mare che entra dalle finestre ma non lo so fare, che posso farci? Almeno non completamente perché poi mi torni in mente perché mi torna in mente tutto tutta la vita capovolta e poi distrutta e tutti che sanno dire solo: non è giusto mi torna in mente il fiato corto, quella notte che ho pianto così tanto da consumarmi. Tutto l'alcol che non ho bevuto per divertirmi ma per non pensarci mi tornano in mente gli sbagli, e la rabbia, e la casa troppa vuota e la mia solitudine così immensamente profonda mi tornano in mente le notti insonni a guardare la tv per non sentirmi pensare mi torna in mente che dopo il bene c'è sempre il male, dopo il male ancora il bene non si possono separare e la mia unica vera fortuna è respirare, sai esserci e avere ancora il cuore intatto che mica lo so com'è che faccio è che combatto possono farmi quello che vogliono, non me lo distruggeranno. è che brucia ancora non posso farci niente brucia la ferita quando mi ritorni in mente sei una canzone che fa sempre piangere mi entri negli occhi e porti via lacrime con tutta la violenza del mondo sembra un'operazione chirurgica, più che altro ma io non smetterò mai di piangere per te perché le lacrime non sono sempre dolore l'ho capito adesso, quando mi sono chiesta: perché mi sento così felice eppure piango lo stesso?
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Cercare un appartamento in Giappone è un'esperienza a sè che in Italia non ho mai fatto (per ovvie ragioni) e che, personalmente trovo tanto stressante (lo è già di suo, poi i giapponesi ci mettono il loro).
(Scrivo quindi queste cose senza sapere niente di come funziona in Italia e in Europa, quindi in caso funziona uguale e bestemmio troppo questo popolo, fatemelo sapere senza problemi).
Partiamo dalle cose belle, quelle che gli stranieri metterebbero nei reels di Instagram mostrando quando il Giappone sia futuristico e attento al cliente.
1. Quando sono entrata in agenzia mi hanno dato un bottiglietta piccola di tè verde
2. Quando vai a vedere un appartamento abbastanza lontanuccio dalla sede, prendono l'auto e ti portano di qua e di là, raccontandoti i pro e i contro della zona
Passiamo alle cose brutte. Costa decisamente troppo.
Traslocare di per sé è caro perché devi pagare il trasporto e (credo) una cifra per la firma del contratto.
In Giappone quando entri in un posto nuovo le spese non si contano.
Esistono prima di tutto 2 voci:
1. 礼金 (reikin) una cifra di ringraziamento per il padrone di casa
2. 敷金 (shikikin) la cauzione, che paghi quando entri ma sono le spese che servono al padrone di casa quando esci (pulizia e altro)
Poi, esistono le spese per l'agenzia che ti fa da garante: una volta entrati si paga dal 40% fino al 100% dell'affitto e poi, in base al tipo di contratto, paghi o una volta l'anno o una piccola somma (tipo l'1% dell'affitto) ogni mese.
Poi il cambio delle chiavi (circa 200€), le pulizie complete, la disinfestazione, altre menate di assicurazione ecc.
Alla fine dei giochi, entri che devi pagare letteralmente un intero stipendio per tutte le spese. Minimo minimo metà stipendio, ma è veramente economico se riesci ad arrivare a quella cifra (e, se ci riesci, vuol dire che c'è qualche altra voce nell'affitto mensile, quindi i soldi se li prendono da un'altra parte).
Poi devi pensare agli elettrodomestici perché qui non ti danno niente: lavatrice, cucina, frigorifero, elettrodomestici, stoviglie, tavoli, sedie, mensole ecc. Zero assoluto, tutto vuoto.
In ultimo, ma non per importanza, ti devi preoccupare se accettano o meno gli stranieri.
Poi, gli spazi. Piccoli, se non piccolissimi. Mi aspettavo una cosa del genere, ma a volte è veramente troppo. Non è difficile infatti trovare monolocali (che monolocali non sono, sono proprio "stanze") di 13-15 metri quadri. Considerando che dentro ci deve essere lo spazio per la cucina e il bagno, quello che rimane è a malapena lo spazio per il letto.
La stanza più grande che ho visto oggi è di 20 metri quadri (non in foto) e, nonostante fosse bella ampia, mi ha fatto pensare che forse sarebbe meglio passare al futon giapponese (così lo metto via in armadio durante il giorno e arrivederci).
Poi l'armadio. Sono femmina ma dei vestiti mi interessa zero e non a caso quando sono venuta 2 valigie sono state abbastanza. La mia roba estiva entra tutta abbondantemente in una valigia sola. Nonostante ciò, in un'altra camera che ho visto l'armadio era talmente piccolo che penso non sarebbe entrato quasi niente di quello che ho. Era molto nuovo e pulito quindi bello tant'è che la ragazza ha detto che è molto in voga... ma, personalmente, dopo che ho visto l'armadio e quanto cupo e buio fosse l'ambiente per me è un grande no. (Foto 3)
L'appartamento che invece era la mia prima scelta perché potrei raggiungere l'ufficio persino a piedi è anche grande abbastanza con un armadio decente, ma non è stato ancora pulito (foto 2) e non sapendo quanto a fondo puliranno sono leggermente impaurita (nonostante io sia zero schizzinosa, ma quando è troppo è troppo).
Poi, quello che loro considerano "importante" sono per me europea solo delle frivolezze. Esempi sono essere vicini a un grande supermercato; se i ristoranti sono più per "gruppi" o se puoi andare da solo; la ragazza che mi ha mostrato i posti mi ha detto che mi consiglia di cambiare tutto della serratura (anche tutte e due se ce ne sono due) perché sono una ragazza (il mondo vede questo paese il più sicuro al mondo eppure le donne giapponesi sono quelle che si sentono meno al sicuro al mondo, perché non sanno che giungla sia fuori). Poi ovviamente mi chiedeva in quale zona preferissi vivere, ma, da straniera, non ne ho la più pallida idea né mi interessa. L'unica cosa che mi interessa è essere vicino all'ufficio, niente più.
Altra cosa che mi ha stranita è la velocità con cui decidono. C'era in programma di andare a vedere un'altra camera, ma era stata appena presa.
Il motivo è abbastanza comprensibile (dal loro punto di vista) perché spesso si cambia lavoro o si è costretti a fare trasferimenti lunghi per lavoro. In più, come mi ha detto la ragazza, le persone che vivono in un posto che non piace sono tante, quindi a un certo punto si decidono e cambiano. Nonostante costi così tanto cambiare stanza... e questa per me è la follia più folle di tutte.
Quando ho incontrato persone adulte di 40-50 anni e passa che vivono nella mia sharehouse mi sono chiesta in parte come facciano... ora considerando quanto pago di affitto con spese incluse e tutte le stoviglie ed elettrodomestici e quanto poco costi solo entrare (50.000 yen che io credevo fossero esagerati) ho capito perché lo facciano. E questo la dice lunga su quanto possiamo essere poveri pur essendo lavoratori in questo paese.
#my life in tokyo#trasloco#appartamento#camera#alla fine dei giochi mi sa che non trasloco più#boh vediamo#poi dite l'Italia....#ah quante mazzate vi darei
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre
.Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano .Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io?
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
@promettimicherestiqui
@un-mei-no-akai-ito //(Lun 12.08.24 h 21:53) @un-mei-no-akai-ito
#filorossodeldestino#filo rosso#frasi#citazioni#nuovo#nuovo blog#blog#blog nuovo#frasi tumblr#frasi belle#amore#frasi vere#frasi amore#frasi sentimenti
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
Scrivo di me in questo blog, che uso come mio diario virtuale.
Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Mi piacerebbe che parlasse più lingue straniere, come lo faccio io avendo questa passione da tutta la vita, e che magari lui abbia piacere di insegnarmene qualcuna se ne conoscerà.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Per conquistarmi penso che non ci voglia molto: non sono una ragazza che indossa borse all'ultima moda, né ha un cellulare ultimo modello anche perché non sono malata di fotografie e non avendo altri social, non mi serve un cellulare troppo performante.
Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
Tiro un po' di più il mio capo del filo, se ti va, fallo anche tu, per incontrarci prima.
A presto amore mio, resto qui ad aspettarti.
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Tradimento e infedeltà,
un argomento che tocca molte persone, per qualcuno è il male assoluto in una coppia, altri lo considerano soltanto un piccolo errore di percorso, ma mi chiedo spesso, il vero tradimento è quello puramente fisico e sessuale o quello dell'anima, delle emozioni?
Forse la differenza sta tutta nel libero arbitrio, spesso siamo attratti fisicamente da un'altra persona, ci piace, sentiamo un forte desiderio, è capitato a tutti, però siamo noi a decidere o no se tradire, altre volte invece si tratta di un sentimento, di un affetto inspiegabile che si prova per una persona che abbiamo incontrato o che abbiamo vicino in altri ambiti della vita quotidiana, anche senza averla mai sfiorata, quando solamente passargli vicino e incrociare il suo sguardo, scambiarsi un sorriso, ti fa sentire quelle maledette farfalle, e ti fa accelerare i battiti del cuore e arrossire in viso.
Stiamo insieme al nostro partner, al quale vogliamo anche molto bene, ma durante l'intera giornata pensiamo sempre più spesso a quella persona, non riusciamo a toglierla dalla testa e sentiamo dentro qualcosa di molto simile all'amore. Ecco, è proprio questo il punto, abbiamo la libertà di scegliere di non tradire con il corpo, ma se la nostra mente, la nostra anima, il nostro cuore provano un sentimento così forte, più cerchiamo di reprimerlo e più questo si rafforza, forse è proprio questa la forma peggiore di tradimento, perché non possiamo evitarlo, nonostante tutto lo sforzo che ci mettiamo.
Proviamo un insopportabile senso di colpa quando ci innamoriamo di un altro/a, soprattutto se non riusciamo a smettere di amare la persona con cui condividiamo felicemente un sano rapporto di coppia.
Ci si ritrova senza via d'uscita, proviamo quel terribile senso di frustrazione quando ci accorgiamo che non possiamo amare una persona senza fare del male all'altra. Quando poi proprio non vorremmo fare del male, a nessuno, Mai.
#smokingago #pensieri #imieiversi
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Un futuro tutto da scrivere ed un filo che non si romperà mai.
Sono una persona sognatrice che appunta ogni pensiero su carta, da sempre.
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Scrivo di ciò che voglio e di ciò che vorrei avere e trovare durante il cammino della mia vita.
Sono una persona che crede nell'amore come quello delle favole.Quel tipo d'amore che ci faceva sognare da bambine.
Mentre scrivo questo, resto legata ad un filo, quello del destino.
Quel filo di color rosso per il quale, esiste una leggenda giapponese che ci racconta di come due persone siano legate tra loro.
Ho sempre creduto in questa leggenda nonostante tutto.Sono convinta anche io di questa cosa, e spero che un giorno, anche se tardi, troverò anche io la mia anima gemella, il mio amore per la vita.
È importante ricordare che, il filo rosso può aggrovigliarsi e allungarsi, ma mai spezzarsi.
Un-mei-no-akai-ito è ciò che sono io, sono io quel filo. Mi trovo già legata alla mia anima gemella, senza però, essere ancora a conoscenza della sua effettiva esistenza.
Questo non è un sogno, è la realtà, e come tale, molto presto, si realizzerà, anche se ci vorrà del tempo.
Vorrei che sappia amarmi nonostante la mia disabilità, e che faccia in modo che per lui non sia un problema, ma un valore aggiunto.
Vorrei che mi insegnasse ad amare (visto che quella in questione, sarà la mia primissima relazione e spero anche l'ultima).
Sono spesso sola, non ho molti amici, quindi vorrei che lui per me fosse un amico o molto di più.
Non so nuotare, quindi spero che apprezzi la montagna 🗻 e le colline, cottage e agriturismi, cose così.
Mi vedo bene in vacanza anche ad esplorare città d'arte, in Italia o all'estero.
Vorrei che fosse una persona aperta al dialogo con le persone e che modo educato esprima il suo pensiero, come io faccio abitualmente.
Vorrei che rispettasse sempre il prossimo, sia per quanto riguarda il pensiero altrui, e tutti i loro credo, qualunque essi siano.
Da sempre, sono stata rapita da occhi color mare e color smeraldo.
Chi sono io.
Beh qualcosa ti ho già raccontato di me, Anima ancora sconosciuta.
Sono una ragazza semplice, con l'animo da bambina. Sognatrice, forse anche troppo, con la vena d'artista, a volte.
Spesso scrivo volentieri un mio pensiero su carta, anche se non ho mai avuto un vero e proprio diario.
Qualche volta mi trovi chinata su di un foglio, mentre disegno e coloro.
Altre volte mi trovi a giocare ai videogiochi, ed altre ancora, a guardare film e serie TV in lingua originale e partite di calcio, senza togliere tempo alla lettura, una delle mie più grandi passioni, trasmessa da mia mamma.
Spero che con la tua presenza costante nella mia vita, tornerò a scrivere d'amore, quell'amore che parlerà di noi.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
Scriverò per te lettere (perché si, scrivere è sempre stata una passione che da un po' di tempo che si è spenta) che potrai leggere ogni volta che vorrai, ricordandoti di me, anche quando saremmo lontani, se vorrai.
Scriverò per te poesie, descrivendo il nostro amore che muterà piano piano nel tempo.
Crescerò insieme a te dentro questa relazione, e grazie a te spero passino anche le mie ansie, soprattutto la sociale, che mi accompagna da quando ho finito la scuola superiore (per via del bullismo subìto ecc..).
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Come una bambina amo ancora i peluche (quindi questo sarebbe un ottimo regalo), ovviamente accompagnato da una lettera scritta a mano, sarebbe un sogno realizzato, ma non voglio chiedere la luna.
So per certo che, per amor mio, dovrai fare tanti cambiamenti nella tua vita, nel tuo quotidiano, e ovviamente io non obbligo nessuno ad amarmi, ma spero che un giorno, proprio come nelle favole, potrai essere il principe azzurro sto cercando e sognando da sempre.
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