#vediamo come va
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Catastrofi Innocenti #3
Fecero la versione di greco e al termine delle tre ore i ragazzi non si reggevano in piedi. Fiamma vide il compagno di banco alzarsi con le gambe tremanti e chiedere con un filo di voce alla prof di andare in bagno. Le due compagne di fronte a lei erano colte dalla trepidazione post-versione e si parlavano sopra per convincersi a vicenda di aver tradotto meglio dell'altre questa e quella frase. Fiamma sedeva sfinita al suo banco, con le gambe divaricate e le braccia penzoloni come un cristo morto, lasciando che tutto il suo peso venisse sostenuto da quel maledetto strumento di tortura moderno. Qualcuno aprì la finestra sotto l'ordine del professore della sesta ora, che era entrato e si era subito tappato naso e bocca indicando vagamente con un gesto frenetico della mano libera in direzione della finestra. Fiamma si alzò molleggiando, attraversò dall'ultima fila il corridoio e scambiò con il prof un'occhiata di intesa, che avrà espresso una stanchezza e uno smarrimento tali che il professore non osò richiamarla quando uscì dalla classe senza pronunciare parola. Percorse i corridoi della scuola con passo strascicato, percependo l'aria più fredda e lasciandosi sciacquare di dosso il calore della fatica appena passata. Voleva andare in bagno, ma un esigenza più forte e profonda le indirizzò i piedi verso la macchinetta. La macchinetta del caffè era il punto di ritrovo di tutti gli studenti di tutta la scuola. Attirava gli sguardi più famelici e demoralizzati e seduceva col suo borbottio incessante la folla demoralizzata. Fiamma si trovò di fronte quel simbolo di pace e speranza e decise di prendersi un cappuccino prima di cadere dalle nuvole e ricordarsi che non si era portata gli spiccioli. Rimase qualche secondo a fissare la macchina, in bilico tra le lacrime o le risate, e allora rimase ammaliata dal rumore borbottante che sembrava massaggiarle il cervello. Comprese che stava delirando e si dette forza per tornare in classe sconfitta quando senti dei passi alle sue spalle e una botta sulla schiena. Ahi, disse penosamente, e si girò per essere investita dal sorriso splendente di Andrea che non si sa perché non rimaneva mai sconvolta da cataclismi collettivi. Le disse che le aveva preso i soldi perché non l'aveva vista molto lucida, e prima che Fiamma potesse contestare e accusare nella mente un possibile furto e una violazione della proprietà personale, Andrea le dette un bacetto sulle labbra e le passò davanti per prendersi un caffè.
Nuovamente Fiamma rimase stordita da tale evidente forma di affetto e stette in silenzio dietro di lei a contemplare il formicolio che sentiva sulle labbra. Le leccò una volta, e poi una seconda volta più lentamente, quasi ingoiandosela quando di scatto Andrea si voltò e la salutò. Fiamma prese il cappuccino e rientrò in classe. Si sentiva ancora debole nonostante avesse ingerito una buona dose di caffeina e per calmare il mal di testa che le scoppiava nelle tempie pigiò le dita sulle vene pulsanti e appoggiò un attimo la fronte sul banco. Si destò dal sonno al suono della campanella e ringraziò il professore di storia per la sua infinita empatia e compassione verso i suoi studenti.
#fiamma regi#catastrofi innocenti#calabras#wlw#andrea pazzi#sto cercando di pubblicare tutto quello che ho già scritto di questa storia#ancora non c'è una trama#vediamo come va#non so cosa sto facendo onestamente#scrittura creativa
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Ora sta male mio padre io vi giuro che se mi perdo anche il momento Nuovo Olimpo mi ammazzo prima delle votazioni regionali
#my relatives aren't important rn#scherzo nipotino sta male ancora e mi sa che è otite o simile quindi ecco può anche essere che lo debbano portare in ps#vediamo come va#tag olimpo
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https://chng.it/HSJtLzxxKg
#simuel canon#simuel#firmiamo e vediamo come va#netflix salvaci tu#netflix#un professore 2#un professore#petizione
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iniziata la nuova stagione di Black Mirror e per ora Joan Is Awful è molto carino vi dirò
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Mannaggia delle due giacche la blu è un modello ampio e mi sta malissimo e la rossa è stupenda ma arrivata con un segno di biro sulla schiena.
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Cara Sofia,
Sto amando un'altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l'amore è questo,
mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte.
Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest'incantesimo
non è mai riuscito.
Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato.
Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole.
Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo
tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile.
Non ti amo più e non mi ami più ma quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma resti l'amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi l’abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l'amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell'attimo c'è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell'attimo c'è sempre perché tu
sei l'amore della mia vita, l'incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare.
Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre
l'amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso
di amarti molto tempo fa.
- Charles Bukowski
#mi metto a piangere#vita#vivere#amore#persone#frasi#citazioni#messaggi#frasi belle#dolcezza#tiktok#dolore#lacrime#piangere#soffrire#ferita#amore non corrisposto#amore non ricambiato
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“Cara Sofia, sto amando un’altra donna e la sto amando con tutta quella serenità che tu non mi hai mai concesso, ora capisco che l’amore è questo, mettere in fila giorni di felicità non per forza conquistata con continue lotte. Lei è bellissima e coerente, la magia della coerenza è così stupefacente che non saprei descrivertela, a te quest’incantesimo non è mai riuscito. Sto bene, lei ha preso in mano la mia vita e la mia testa e ha fatto combaciare ogni cosa, ha dato un senso e un ordine alla mia casa, è stata il posto in cui mi sono salvato. Ci sono giorni di sole e tutti mi dicono che sono una persona nuova e anche io mi sento come se potessi mangiare le nuvole. Esco prima dal lavoro perché a volte mi manca troppo e ho bisogno di vederla, ci vediamo tutti i giorni ma solo quando sono con lei non penso a niente e credo di poter salvare il mondo quindi capiscimi perché ogni volta corro per abbracciarla il prima possibile. Non ti amo più e non mi ami più ma io ti scrivo perché quando ci incontriamo io lo vedo come mi guardi e posso anche vedere come io guardo te, io Sofia non ti amo più ma tu resti l’amore della mia vita, esiste un solo amore della vita e noi lo abbiamo conosciuto, amato e poi abbiamo smesso di sentirne la mancanza ma tu resti l’amore della mia vita, è difficile farlo capire agli altri ma io mi smonto quando ti vedo, cambio occhi e cuore, ritorno vecchio, dura solo un attimo perché io, e neppure tu, possiamo più permetterci noi, però quell’attimo c’è sempre, come quando ti chiamo al telefono per sapere come stai, quell’attimo c’è sempre perché tu sei l’amore della mia vita, l’incoerenza, le lotte, le ostinazioni io con te e per te tutto questo lo potevo sopportare. Se devo descrivere l’amore io parlo di lei ma se mai mi chiedessero di qualcosa che va oltre l’amore io parlerei di te perché tu resisti nonostante io abbia smesso di amarti molto tempo fa.”
Charles Bukowski
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Non so se tutti si rendono conto delle dimensioni del disastro del settore automobilistico in Europa: gigantesco, epocale.
La causa non è la tecnologia, o i mancati investimenti (oddio un po’ sì, ma solo in parte): la causa è la forte crisi della domanda: in un mercato già in fase calante (per fattori economici, demografici, di stili di vita) la decisione di FISSARE una data (oltretutto stringente) per lo stop alla vendita delle auto termiche (unici al mondo) ha portato una tale incertezza negli acquirenti (cosa, come, ma soprattutto QUANDO comperare) che ha bloccato la domanda.
Provate a pensare all’effetto di milioni di cittadini che ritardano, anche solo di 1 anno, l’acquisto di un auto nuova, magari perché vogliono capire meglio che direzione prendere. Ne deriva un mercato dove la domanda va a intermittenza, o a piccoli strappi (tipo quando vengono reintrodotti gli incentivi per le auto elettriche). Il tutto con effetti devastanti sulla pianificazione industriale di un settore che ha cicli molto lunghi e investimenti enormi da fare per allestire gli impianti di produzione.
Un settore che occupa 13 milioni di lavoratori e vale l’8% del PIL europeo. Si stimava, l’anno scorso, che i posti a rischio fossero 1,5 milioni, ora sono molti di più. Volkswagen, ad esempio, ha appena rescisso il contratto collettivo sulla garanzia del lavoro: da gennaio i licenziamenti. Bosch a luglio ha raggiunto un accordo sindacale per un centinaio di esuberi in Italia, vediamo quanto dura.
Vorrei che fosse chiara una cosa però: il problema non è auto elettrica vs auto termica, quindi evitiamo di far partire la solita diatriba tra opposti supporter: il problema è aver messo una DATA DI SCADENZA. Una data di scadenza ha impatti forti sulla domanda di qualsiasi prodotto, figuriamoci su quella di un bene che rappresenta un investimento pluriennale.
Se una tale decisione fosse stata presa da un CdA ora i componenti sarebbero tutti a spasso, invece i politici che l’hanno presa sono ancora più o meno tutti lì, continuano a pontificare, e quel che è peggio, parte dell’elettorato gli dà ancora credito.
Voi direte: ma a suo tempo nessuno ha detto niente? Per la verità qualcuno, lato industria, ci fu, che disse che era una scelta folle, ma venne emarginato e bollato con lo stigma del “sei contro il progresso” (es. Tavares) ma ci fu anche chi sposò con entusiasmo l’idea, come il CEO di Volkswagen Diess, che è stato fatto fuori (anche) per questo.
Pagheremo a caro prezzo il fatto che nessuno abbia saputo fermare una decisione del genere, ma quel che è peggio è che non sembra proprio che abbiamo ancora sviluppato gli anticorpi per contrastare le follie ideologiche, che trovano invece ancora largo seguito.
Spiace pensare che solo una crisi profonda, che pagheranno tutti i cittadini, ci aiuterà, forse, a non commettere di nuovo certi errori.
Mauro Rizzi
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“Però sai, cara Isabella, a volte noi ci accorgiamo solo di quello che ci fa comodo. I segnali li vediamo ma diamo loro l'interpretazione meno dolorosa possibile, finché la percezione della realtà, seppure distorta, ce lo permette. Ci rifugiamo nell'idea che vada tutto bene, anche quando va in qualsiasi modo fuorché bene. È l'istinto di autoconservazione emotiva che ci porta a credere di essere analfabeti, come se non sapessimo più leggere tra le righe. Diventiamo ciechi dinanzi a una luce troppo forte.”
(Maria Grazia Pignata, Il progetto)
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LO SAPEVATE?
"Il cervello del gatto ha la stessa prospettiva umana. Vede gli stessi colori di noi, prova le nostre stesse emozioni.
Il gatto, a differenza del cane, se lo colpisci, ti volta le spalle, perché si sente ferito come te.
Il gatto può vedere tutte le energie che noi vediamo solo attraverso la meditazione e lo yoga.
Il gatto ti guarda dall'interno verso l'esterno! È inutile cercare di fare una faccia carina per il gatto o accarezzarlo, se sei nervoso, se non ti piace il gatto, o ti attaccherà o ti ignorerà completamente. È peggio di un bambino! Quando al gatto non piace qualcuno, è perché la persona è un cattivo personaggio.
Quando il gatto va lì e si strofina, anche se alla persona non piacciono i gatti, è perché è una brava persona! Può essere che il gatto non voglia stare vicino a te, perché sta attraversando una fase molto bassa, stai vibrando con pochissima energia, quindi il gatto scappa!
Il gatto ama gli psicotici, gli ubriachi, i bambini, i malati di mente e tutti coloro che, in qualche modo, sono sfuggiti agli standard della realtà. Le persone che si identificano solo con i cani sono persone di grande autorità.
Perché ti piaccia un gatto, devi essere molto flessibile e capire che nessuno appartiene a nessuno, ma devi capire che l'amore è l'unica cosa che tiene il gatto vicino a te.
Il gatto è tremendamente intuitivo, ha persino superato l'intuizione dell'essere umano. Furono bruciati con le streghe nell'Inquisizione, perché erano sempre vicini a chi lavorava con la forza della natura, delle erbe.
Il gatto ti guarda e vede in modo più naturale, energie, entità, tutto ciò che senti, tutto ciò che ti piace, come sei.
Il gatto ha minerali nel sangue che lo rendono un Reikista naturale. Quando giace sopra di te o in qualsiasi parte della casa, sta trasmutando le energie di quel luogo, perché lì l'energia non è buona..."
Amici per la vita❤
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Mi voglio molto male perché non sto riuscendo a studiare, mi viene da piangere, ma non posso. Sento che proprio non ce la faccio. Domani provo ad andare in biblioteca e vediamo come va, magari mi faccio anche una bella doccia prima. Mi sento tanto brutta tanto stanca e tanto stupida. Basta per favore io non ce la faccio più davvero :ccc
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Catastrofi Innocenti #1
Si svegliò con i capelli sul viso, il braccio formicolante e il bacio ancora stampato in bocca. Ripensando alla sera precedente Fiamma arrossì e spinse la faccia contro il cuscino, emettendo un mezzo verso decisamente imbarazzante. Pensò a lei, Andrea. Oh. Strizzò gli occhi e trattenne un sospiro. C'era una sensazione strana nel suo stomaco, un bollore incerto nel petto e una leggera trazione nel respiro che per un attimo la confusero spingendola a chiedersi, per dio, perché sentiva l'ansia di domenica mattina, per l'appunto quando era ancora a letto?, ma subito dopo si accorse che non pareva tanto la tipica ansia, quella che le strisciava dentro al ventre lasciando una traccia fredda e pungente lungo il suo cammino, quella che lentamente masticava un buco sul torace e le strizzava i polmoni- no, questa sensazione era diversa. Fiamma si girò di schiena e si toccò il petto guardando il soffitto sporco. Un solletichio leggero, quasi timido, le scaldava lo stomaco. Prese un boccone d'aria confusa e per un attimo chiuse gli occhi non aspettandosi l'apparirsi di un ricordo della sera prima. Sentì il bollore sul viso e si trattenne dallo sfregarsi vigorosamente la faccia in un ingenuo tentativo di cacciare l'imbarazzo. Guardò l'orologio vide che erano le 6:40 e scappò in bagno. Allo specchio si dette una calmata, minacciò di tirarsi uno o anche due schiaffi e si lavò i denti, giusto per frenare qualche sorrisino o, anche peggio, un sussulto di eccitazione. Basta. Entrò in doccia, detestandosi un attimo dopo che l'acqua fredda ebbe colpito il suo corpo e guardando con rimpianto il bidet perfettamente funzionale e igenico come strumento di lavaggio intimo giornaliero. Sospirò e tremando si lasciò scorrere l'acqua gelida sulle spalle, affidandosi agli automatismi della routine quotidiana per pulirsi, vestirsi e fare colazione. In venti minuti era fuori di casa, in mezzo agli alberi ancora parzialmente verdi che vantavano qua e là qualche foglia gialla e rossa. Ogni volta che sbatteva le palpebre vedeva di fronte a sé un'immagine diversa della sera prima, e ogni volta doveva fare un respiro profondo e riempirsi i polmoni di ossigeno per riprendersi. Continuava a ripetersi di mettere una gamba avanti dopo l'altra e mantenere il passo, e tenere gli occhi bene aperti per non sbagliare strada, quella che percorreva ogni giorno per nove mesi da quasi cinque anni e che non si collegava a nessun altro percorso, tanto che pareva ridicola con gli occhi sgranati e il passo meccanico, come uno schiaccianoci, ma per fortuna, pensava, quella strada era difficilmente transitata. Alle sette del mattino la salita verso scuola non le era pesante e sentiva, guardando all'orizzonte il sole illuminare la valle, la brezza leggera sulla schiena che la spingeva verso l'alto, agevolandola in un cammino carico di libri inutili e un dizionario di greco. Lo zaino stava per cederle addosso, minacciando con un suono terribile di spargere i libri da Fiamma meticolosamente posizionati al suo interno su tutto il selciato. Fiamma temette per un attimo che quella catastrofe fosse pericolosamente vicina quella mattina e affrettò il passo piegando un braccio dietro la schiena a tenere lo zaino insieme. A quel punto le squillò il telefono. Rispose salutando la mamma e dicendole che era già partita, che no non aveva fatto colazione ma non aveva fame, che sarebbe tornata subito a casa dopo che avrebbe finito e che le voleva bene anche lei. Attaccò e tentò di infilare il cellulare nella tasca posteriore dei jeans in movimento. Arrivò a scuola e non c'era ancora nessuno, quindi si appoggiò su un muretto e tirò di nuovo fuori il cellulare.
Ci sono.
#catastrofi innocenti#scrittura creativa#fiamma regi#fiamma#scritture brevi#opera originale#narrativa italiana#girls who love girls#wlw post#lesbo#calabras#questa è il mio primo post in assoluto nei quasi 7 anni che sono su tumblr#ho deciso di attivarmi#più per documentare il mio percorso artistico e letterario#e per sperimentare#vediamo come va#adoro tumblr#ci sono cresciuta su questo sito#(probabilmente non avrei dovuto usarlo alla tenera età di 13 anni senza controllo parentale)
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Comunque è un vizio che la rai sta prendendo vedete Eros e Fabio
#la prima volta poteva essere più o meno un qualcosa legato alla trama anche se è stata una cattiveria gratuita#poteva benissimo andare in un altro modo#la seconda è già un pattern#vediamo come va con milos e cucciolo ma tanto finiranno male anche loro#qua bisogna farsi spiegare un paio di cosette dai cugini dell'america
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Dicono che quando una persona ha compiuto la sua missione su questa terra, se ne va. Come se non avesse più nulla da fare qui. Siamo noi, che siamo ancora vivi, che dobbiamo trovare un senso al dolore, affinché non ci imprigioni e non ci faccia perdere di vista il nostro compito. Ma per ora dobbiamo avere pazienza. Prima di tutto, con noi stessi. Non esiste un manuale su come attraversare il nostro lutto. È personale e unico. E cercare di incasellarlo per la comodità degli altri non farà altro che prolungare indefinitamente la sofferenza e bloccarci in un pantano dal quale sarà difficile uscire. È necessario appoggiarsi alle persone che ci vogliono bene, come se fossimo bambini di nuovo. Abbiamo bisogno di loro per attraversare con fiducia questo sentiero sconosciuto, questo cammino misterioso che prima o poi tutti dovremo percorrere. Senza dimenticare, come disse C.S. Lewis dopo la perdita di Joy, che il dolore che ora sentiamo è parte della felicità di allora. Attraversare un lutto profondo è come rinascere. Ci sembra di attraversare un canale di parto oscuro, scivoloso, in cui ci sentiamo compressi, spaventati. In cui a volte non possiamo vedere la luce alla fine del tunnel. Ma un giorno sporgiamo la testa, vediamo il sole, altre facce ci sorridono. Ci rendiamo conto che non siamo soli. Che non siamo gli unici nell'universo ad aver sofferto una perdita. E, soprattutto, che i nostri cari che sono morti continuano a vivere nel nostro cuore. Il miglior omaggio che possiamo fare loro è vivere la nostra vita pienamente. Grati per il tempo che li abbiamo avuti accanto a noi e fiduciosi che un giorno saremo di nuovo insieme. Mi sarebbe piaciuto dirti addio.
(dal web)
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Indignatevi per i vivi.
Trent’anni senza vederli
di Fabrizio Tesseri
Facile indignarsi per i morti. Al massimo dura fino al funerale, poi tutto come prima.
Bisognerebbe indignarsi per i vivi.
Ma noi non li vediamo, i vivi. Letteralmente.
A volte non li vediamo al punto da travolgerli di notte sulle strade di campagna, scaraventandoli nelle scoline con le loro biciclette, quando va bene. Quando li vediamo è perché indossano quei gilet catarifrangenti che noi abbiamo in macchina in caso di incidente. Quando li vediamo è, appunto, un caso, un incidente.
Però non è che li abbiamo rimossi, propio non li abbiamo mai considerati.
Eppure sono decenni che sono qui, almeno tre decenni. Trent'anni fa, per esempio, alcuni singalesi e indiani, molto giovani, erano ospitati in un piccolo hotel fuori mano, trasformato da allora in una sorta di residenza per stranieri. È in campagna, ma era appiccicato ad un paio di grandi industrie, allora.
Da anni, al posto della più grande, la Goodyear, è rimasto un rudere e, con ogni probabilità, amianto e altri rifiuti sepolti sotto terra e sotto una memoria labile che ha cancellato i morti e i disoccupati.
È rimasta la fabbrica di alluminio, la sola piscina da 25 metri sul territorio e quel vecchio hotel malandato.
Beh, trent'anni fa, un misto di delinquenti e fascistelli (si lo so, è ridondante, sono sinonimi) andarono a picchiare i rifugiati in quel vecchio alberghetto. Per la verità, le presero per bene.
Ci fu tensione, venne organizzata una manifestazione di solidarietà, la polizia schierata in forze manco fosse un derby di quella che era la serie D del tempo, riuscì a picchiare chi manifestava solidarietà e il risultato fu che tutti ci distraemmo. Quasi tutti.
Alcuni da anni seguono e denunciano le condizioni dei migranti nella Pianura Pontina, su tutti Marco Omizzolo.
La maggior parte di noi però, semplicemente, non li ha mai visti.
Eppure sono tanti, lavorano nelle serre, nelle campagne, quasi tutti maschi, dormono in vecchie case o stalle, quando va bene. A decine, tutti insieme.
Qualcuno però ha fatto il salto sociale e ha aperto un negozietto oppure è stato fortunato e non solo è sopravvissuto, ma ha trovato anche un buon datore di lavoro, non un padrone, e ha messo su famiglia.
E allora vivono per lo più nei centri più o meno storici e ci sono i ragazzi nelle nostre scuole e per la quasi totalità dei nostri figli sono loro compagni, senza aggettivi o caratterizzazioni. Loro li vedono.
Noi queste famiglie, non gli altri, le vediamo solo perché vivono accanto a noi. Più colorati nei vestiti, odori diversi, magari più confusione, e in alcuni quartieri quelle donne e quegli uomini arrivati da lontano sono i soli a parlare con i "nostri" vecchi, soli dietro le persiane accostate al sole. Sono gli unici che si affacciano a vedere come mai la signora oggi non si è vista e magari sta male e ha bisogno.
Però, gli altri non li vediamo.
Ma vediamo il prodotto della loro esistenza.
Vediamo i prezzi della frutta e verdura in offerta sui banchi dei supermercati. Compriamo contenti il Sottocosto. Ammiriamo la villa e la fuoriserie dei loro Padroni.
Questi, spesso ma non sempre, hanno cognomi tronchi, che finiscono per enne, si tratta di famiglie che hanno avuto la terra nel ventennio, pezzi di famiglie del nord smembrate e portate a colonizzare la terra redenta. Coloni. Ma di cosa? Qui ci vivevano i Volsci, forse anche avanguardie di Etruschi e i Romani, di sicuro, che hanno lasciato il loro segno e la Regina Viarum. Coloni di cosa, dunque?
Gente che ha conosciuto la povertà, la fame, la guerra, la malaria, i lutti, la fatica indicibile.
Uno si aspetterebbe che se uno ha vissuto questo, mai farebbe vivere lo stesso o di peggio ad altri esseri umani e invece...ma allora, come è possibile? Perché?
Forse perché abbiamo dimenticato. Forse perché negli ultimi trent'anni abbiamo buttato nell'indifferenziato il concetto di comunità.
Abbiamo smesso di vedere l'altro ma solo quello che l'altro ha. E abbiamo voluto arricchirci o almeno illuderci di farlo. Abbiamo smesso di dare valore e iniziato a dare un prezzo, a tutto.
E quando dai un prezzo a qualsiasi cosa vuol dire che sei in competizione e la competizione porta a voler prevalere e finisce che bari pure con te stesso quando fai i solitari.
E tutti siamo contenti di comprare le zucchine a 0,99 euro al chilo e il Padrone compra un altro ettaro e abbassa la paga da 4,50 euro l'ora a 4 euro, preserva il margine di profitto, la grande distribuzione apre nuovi scintillanti ipermercati, noi oltre le zucchine compriamo i pomodori maturi, si fa per dire, a marzo.
È una magia!
Qualcosa di inspiegabile. Qualcosa di invisibile.
Tranne che ogni tanto.
Quando sotto una macchina non finisce una volpe ma un ventenne troppo stanco da scordare il gilet catarifrangente.
Tranne che ogni tanto, per un incidente sul lavoro o una rissa tra disperati.
Ma dura poco, meno della pubblicità tra il TG e i Talk Show della sera.
C'è il volantino delle offerte nella cassetta postale, sabato si fa spesa.
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non male per un drago senza talento come me :>
eccomi a seguire gente a caso dal profilo per i nudini vediamo se succede qualcosa
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