Tumgik
#v: daoine sidhe
duocorpora · 7 years
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@starlightsulu ♥’d for puppy love
The deck is dog-eared, old and over-used from years on the road. Sam’s pretty sure it’s the same deck that he and Dean used to play with, dealing them out onto the backseat of the Impala between them where they sat cross-legged, smacking each others hands in games of snap that got more and more competitive until dad called enough.
Now, the deck, held together with ageing elastic band, is held out toward wolf.
 “ -- dare I ask why you want it? I’m not playing poker with you.”
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sofaradaysogood · 7 years
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So. Fairy heroin, huh?
Faraday’s drunk. As shit.
It’s pretty hard going for a daoine sidhe who’s been drinking hard for nearing two centuries. He’s managed it pretty good, with the help of a couple of bottles of cheap whiskey, and some determination.
Fairy heroin.
He slams back another mouthful of booze, licks the last traces of it from his lips. Dean’s got this tone to his voice, like humour that’s been stretched just a little too tight, but Faraday can’t even begin to pretend. He’d always thought that his fae blood had no real hold over him, save for those quirks of luck and his unfortunate way with butter.
    Wrong. Wrong, wrong, wrong. 
When he speaks, his words are slurred, heavy.
“Kickin’ the habit can kill you, y’know.”
Catch-22. So can keeping it.
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alistairquinlan · 5 years
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I. BASIC
FULL NAME: Alistair ap Morwenna of clan Quinlan NICKNAME(S): Alec (rarely used) DATE OF BIRTH: Summer / ??? NATIONALITY: Otherlander OCCUPATION: Shop assistant at Well of a Time Antiques RELIGION: Sidhe GENDER IDENTITY: Cisgender ORIENTATION: Demiromantic demisexual ETHNICITY: English (adopted), Daoine Sidhe SPECIES: Fae
II. APPEARANCE
FACE CLAIM: Simon Baker HEIGHT: 5′10″ WEIGHT: 165 lbs HAIR COLOR: Blonde, graying EYE COLOR: Blue DOMINANT HAND: Left SCARS: Numerous on his back and left leg from recent torture TATTOOS: None PIERCINGS: None
III. BACKGROUND
HOMETOWN: The Otherlands CURRENT RESIDENCE: Lethe, Washington, USA FINANCIAL STATUS: Middle-class EDUCATION LEVEL: No degrees, educated by his mother and himself.
IV. RELATIONSHIPS
FATHER: Cathair of clan Ahern (deceased) MOTHER: Morwenna of clan Quinlan (deceased) SIBLINGS: Éamonn ap Morwenna (deceased), Ruadh ap Morwenna (deceased) FAMILY: Cora Meadowes (daughter), Faolan Meadowes (son), Fionn Meadowes (son), Arthur Meadowes (son in law), Ciaran and Phoebe Meadowes (grandchildren), Sabine Devereux (daughter in law),  Gabriel Meadowes (grandson), Fiona Laughlin (granddaughter), Aurelie Meadowes (granddaughter in law), Briar Bishop (foster daughter) PET(S): None yet.
V. PERSONALITY
MYERS-BRIGGS: INFJ ENNEATYPE: Type 2, Helper MORAL ALIGNMENT: Lawful Good TEMPERAMENT: Melancholic HOGWARTS HOUSE: Ravenclaw ELEMENT: Water SIN: Envy VIRTUE: Patience SPOKEN LANGUAGES: Sidhe, English, French, Hebrew, Gaelic
VI. FAVORITES
COLORS: Sea green MUSIC: Unknown, still too new to the human world. AUTHORS: Alexandre Dumas, John Galsworthy, Jane Austen MOVIES: Unknown, still too new to the human world. SEASON: Fall BEVERAGE: Mulled wine FOOD: Shepherd’s pie ANIMALS: Dogs, chickens, deer
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pangeanews · 5 years
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Monte Sant’Angelo, dove il cherubino è un bimbo con la spada scintillante. Gita in un luogo fuori dal tempo, un’utopia, tra boschi da “Signore degli Anelli” e desideri di rinuncia
Questo paese si raggiunge attraverso due strade. Una è più veloce e diretta, l’altra è più lenta e attraversa la suggestiva foresta umbra. Prendete quest’ultima e percorrete i chilometri di curve che, sempre all’ombra di alberi nodosi e antichi, in un paesaggio che sembra letteralmente scaturito dalle pagine del Signore degli Anelli (o di qualsiasi altra saga medievale). Non a caso, perché questa zona della Puglia è ancora considerata una terra di magia, punteggiata di miracoli e percorsa dalle note di canzoni popolari che rievocano le leggende della corte federiciana. Una terra in cui il sacro e il profano si mischiano all’ombra dei campanili, camminando mano nella mano in processione; una terra di santuari, ormai più popolati di turisti che di pellegrini.
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Monte Sant’Angelo in una fotografie di Daoine Sidhe. Le altre immagini sono scattate dall’autrice, Ilaria Cerioli
Monte Sant’Angelo, arroccato a 800 metri, domina dalla sua sommità l’orizzonte. Da una parte si staglia il Tavoliere e la Foresta umbra, dall’altra il celeste brillante del mare aperto. La sensazione predominate è quindi quella di trovarsi in cielo, intento a volteggiare nell’aria calda dell’estate. Quando vi si arriva quel che colpisce immediatamente è la presenza di antiche architetture in pietra, massicce e arcaiche, megalitiche. Case altissime si alzano nella parte vecchia di Monte, ma pure nella zona nuova; più defilate, quasi sperdute tra i muri intonacati che nascondono più umili e moderni mattoni rossi, eppure orgogliosamente sull’attenti. Inutile dire che non si può non provare una grandissima invidia per coloro che possono godere, dai balconcini in ferro battuto che si vedono lassù, del panorama.
Monte Sant’Angelo non è solo una bella cartolina. Monte Sant’Angelo è per esempio un centro importante per i culti Micaelici, ben inserito all’interno di un percorso sacro che collega i santuari dedicati all’arcangelo Michele. Dal celeberrimo Mont Saint-Michel normanno giù giù, fino al cuore pulsante del Mediterraneo. In un documento datato tra VII- IX secolo, il Liber de apparitione Sancti Michaelis in Monte Gargano, si narra ad esempio della sua miracolosa apparizione al vescovo Maiorano. In un altro anonimo del X-XI secolo, la Vita Sancti Laurentii episcopi Sipontini, dedicato alla narrazione della vita di San Lorenzo, vescovo di Siponto, si riporta invece l’epoca delle prime apparizioni. C’è un salto temporale tra le date di questi primi testi e le precoci notizie di miracoli, le quale paiono attestate a partire dal V secolo d.C. Che sia una dimostrazione del fatto che la grotta era nota già ai primi cristiani, agli albori del Tardo Antico? Oggi Monte Sant’Angelo e la sua grotta vantano numerosi visitatori, provenienti da tutte le parti del mondo. Alcuni arrivano in auto, altri in pullman. Qualcuno a piedi, riscoprendo gli antichi percorsi della via Langobardorum (o via Francesca) e della via Franchigena. Proprio quest’ultima era, nella prima metà del IX secolo, la strada più frequentemente scelta dai devoti, che vi giungevano dai territori longobardi e da quelli posti al di là delle Alpi (J.M. Martin, Le culte de Saint Michel en Italie méridionale daprés les actes de la pratique. VI-XII siècles, in Culto e insediamenti micaelici nell’Italia meridionale fra tarda antichità e Medioevo, a cura di C. Carletti e G. Otranto, Bari, 1994, p. 378). Non è quindi un caso che ancora oggi una spartana “Casa del pellegrino” sia posta a guardia dell’ingresso del paese, e che nelle botteghe artigiane si possa acquistare oggetti e simboli di questo turismo spirituale.
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Una tradizione secolare, questa, tanto che in Puglia giunsero San Tommaso d’Aquino, Santa Caterina da Siena e San Francesco d’Assisi. Anche per questo Monte Sant’Angelo è entrato a fare parte, il 25 giugno 2011, del Patrimonio culturale mondiale, tutelato dall’UNESCO. Nel gennaio 2014 è giunto poi il riconoscimento della National Geographic Society, che ha classificato la grotta di San Michele Arcangelo all’ottavo posto nella speciale classifica delle grotte più belle del mondo. Che tutto ciò sia una conferma della predilezione dell’arcangelo Michele all’apparizione nelle grotte, meglio se splendide come quella di Monte Sant’Angelo? Che Michelino ami il buio misterioso degli anfratti è testimoniato dalla tradizione agiografica, ricchissima di spazi bui e notturni, ricchi di acque e di pietre scintillanti. Tutti elementi che, a ben pensarci, rappresentano una rilettura in chiave cristiana di culti assai più antichi (S. Laddomada, Frequentazioni di grotte naturali nell’antichità, in Riflessioni Umanesimo della pietra, Martina Franca, 1983, p. 83- 86).
Non è neppure casuale che sia proprio l’arcangelo Michele, e non il leggiadro Raffaele o il rassicurante Gabriele, a scendere tra i comuni mortali: nei secoli bui, quando il cristianesimo si confrontava ancora con culti pagani, ma soprattutto con l’arianesimo dei barbari, il cherubino che doveva far sentire ai fedeli il battito d’ali di Dio, riecheggiante nella grotta garganica, non poteva infatti essere altri che un angelo guerriero; un milite di Dio abituato a lottare con Satana, in grado di simboleggiare la concreta e sanguinosa vittoria del Dio dei cristiani sui falsi Dei pagani. Guardiamolo bene questo cherubino.
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Nonostante venga definito bonariamente col nomignolo di Michelino, l’arcangelo non si propone affatto con l’immagine di un santo umile e pacifico. Al punto che, nella solenne processione del 29 settembre, un bambino lo impersona sfilando vestito con piccole ali e grande spada scintillante. Michele è del resto una divinità importante, tanto da essere riconosciuta anche nella cultura araba (Mīkāʾīl in arabo: ميخائيل‎, o Mīkīl ﻣﻴﻜﻴﻞ‎ è infatti citato nel Corano come “colui che non ride mai”, di pari rango rispetto a Jibrīl (Gabriele). Dunque, altro che piccolo e paffuto angioletto michelangiolesco; qui siamo alle prese con un pezzo da novanta della tradizione cristiana.
Mentre scendo le scale, procedendo verso il cuore del santuario, mi diverto a leggere le numerose epigrafi impresse nella pietra (per le iscrizioni si veda San Michele e il suo santuario. Via sacra Langobardorum. Ed. Bastogi Foggia 1997). Alcune sono mani o impronte di scarpe, altre sono simboli universali e globalizzati come il Tao, altri ancora sono i nomi (qualcuno in alfabeto runico, tanti in latino, in lingua germanica e longobarda). Inoltrandosi nel reticolo di strade che dal santuario portano al quartiere medievale si incontrano poi diverse testimonianze architettoniche “strane”, che raccontano dell’inesausto processo di passaggio di potere: dalle dinastie longobarde al regno normanno, dagli svevi agli angioini e agli aragonesi. In una successione di genti che ha lasciato tracce evidenti del passaggio, non solo nella tradizione culturale ma anche in quella culinaria. Se capitelli, chiese e castello definiscono le tappe di questa lunga storia di dominazione, il quartiere Juno, con le abitazioni in grotta, racconta invece la vita di chi passava con indifferenza da un padrone a un altro. Per loro non c’era alcun problema. Del resto, come ci insegna il Manzoni, per gli umili una lingua straniera significa sempre sopruso.
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Rimango colpita dal fatto che anche i turisti, di solito chiassosi e ingombranti, con zaini e macchine fotografiche, bambini e cani al guinzaglio, aste per i selfie e telefonini in mano, sembrano condizionati dal silenzio, che è la vera particolarità del luogo. Nessuno osa alzare la voce, chiamare un famigliare o chiedere insistentemente un rinfrescante gelato; pure i cani paiono temere di disturbare troppo con i loro guaiti. Su tutti e tutto la presenza muta e severa delle suore clarisse, con i loro volti tutti quadrati e terreni incorniciati dal velo. Così, mentre a pochi chilometri si brinda in spiaggia negli happy hours, a Monte Sant’Angelo si riflette sul valore della preghiera, dell’umiltà e della rinuncia. Sto per partire e tornare verso il mare, ma negli occhi rimangono gli stralci di Paradiso di questa terra. Scampoli di cielo appaiono e scompaiono magicamente, tra tetti e terrazzini, schiaffeggiando con il violento azzurro del palmo il mio viso.
Sto percorrendo gli ultimi metri e mi sento stanca. Del resto questo paese è faticoso da visitare, con la sua planimetria sfalsata sembra di percorrere le strade del castello dei destini incrociati. Il suo centro storico è infatti un alveare di botteghe artigiane nascoste, di laboratori e abitazioni private; un vero labirinto, punteggiato da piazze assolate, odore di piscio di cane e murales con l’immagine di Falcone e Borsellino. No, Monte Sant’Angelo non è un luogo facile da visitare; e nemmeno da abitare. È un paese di montagna, con gente dura e abituata al capriccio delle stagioni, alla carenza di acqua e al destino della migrazione. E in fondo tale e quale al passato rimane, nonostante gli impianti moderni finalmente costruiti, che permettono una qualità della vita dignitosa eppure come estranea alla realtà di questo mondo.
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Monte Sant’Angelo è oggi una sede universitaria, con tanto di campi sportivi, di scuole, di teatro e di auditorium. Con tutto questo armamentario di edifici e di contemporaneità ci si illude di contrastare le forze profonde, le stesse che da sempre trascinano via lontano centinaia, migliaia, di compaesano. Tanti cognomi di qui si ritrovano in Sud America, tanti altri nelle grandi città del Settentrione. Probabilmente vi rimarranno, e altri se ne aggiungeranno. Anche per questo è significativa una targa che scorgo su di un muro scrostato. Vi leggo: Sì come sa di sale lo pane altrui. Proprio il pane a forma di ruota è una delle specialità della zona insieme alle orecchiette e alle cartellate, o alle ostie con miele e mandorle. I dolci grezzi, simili a quelli della tradizione araba, ricordano che siamo pure sempre frutto di una contaminazione culturale. Monte Sant’Angelo è un’utopia, una scommessa. Una prova di resistenza verso il futuro perché ai freddi inverni di Monte ora i giovani preferiscono il clima mite della pianura e la confusione al silenzio. o un lavoro alla disoccupazione. Oggi, infatti, come un tempo le nuove generazioni progressivamente lasciano la loro terra, i loro affetti. Non sono più uomini con valigie di cartone, contadini o gente povera, ma ragazzi e ragazze che, nonostante lauree e tutoli di studio, sono costretti a emigrare in cerca di migliori opportunità.
Ilaria Cerioli
*In copertina: Raffaello, “San Michele sconfigge Satana”, 1518
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sedlexduralexcz · 6 years
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Historie
10 000 př. n. l. Se udála Nebeská válka a vyhnání Satana spolu s novými démony, což zapříčinilo konec Doby ledové. Válka trvala dva tisíce let,  byla potopena Atlantida a vzniklo Černé moře. Ovšem během této doby došlo také ke křížení démonů s anděly a vzniku Tuath De Dannan. 7 000 př.n.l. tito Tuath de Dannan vytvořili čtyři města Gorias, Falias, Finias a Murias, města plná drahokamů, zlata a stříbra, došlo k mnoha válkám s čaroději, válka o tato města trvala celé generace, poté se svět zlomil, města se propadla do nové země známé jako Feria. Aby je Tuath De Dannan ochránili od čarodějů.
Tuath de Dannan vytvořili celou Feriji Slunce i Měsíc, vysvitli nad novou zemí v zákrutě reality, která ji odděluje od zbytku světa. Avšak mnoho míst bylo s Férijí propojených a tak vznikali báje a pověsti o událostech v této realitě. Ztracená města, tak se jim říká, ztratili se nadobro při válce Tuath De Dannan a jejich služebníků Daoine-Maithe, kteří jim už nechtěli sloužit, tak vznikla občanská válka a města i s Tuath De Dannan někam zmizela a už je nikdo nespatřil. Daoine-Maithe se více angažovali v lidské kultuře a objevují se v legendách jako mocné bytosti, či bohové různých kultur. Často jsou v různých bájích různých kultur zapsány války mezi Daoine-Maithe nebo čaroději. Daoine-Maithe začali degenerovat z přílišného křížení s lidmi a vzešli z jejich spojení moderní víly.
2 000 př.n.l. končí doba Daoine-Maithe, kteří po válce s Čaroději z Egypta zmizeli, předpokládá se, že se vyčerpali a až na několik výjimek se rozplynuli v duchy přírody, kteří ovlivňují Fériji. V té době, byla jasná seelie a unseelie polarita ve Fériji.
Nastala doba Sidhe, na okraji této polarity vznikla veliká seelie i unseelie říše známá jako Axis Mundi. Ten obsahoval mnoho provincií jako Ulster, Connacht, Munster, Leinster, byli největší provincie. Dále Ui Néill, Argialla, Dyfed a Celliwig, malý dvůr přetrvávající do dnes. Tato říše zanikla, když se země změnila a polarita se stala nestálou, nikdo neví proč. Došlo k nepokojům při vyhnání unseelie víl ze seelie Axis Mundi. Vznikl první exilický dvůr v Severním Ulsteru. Železný dvůr, po jeho vládcích, kteří byli částečně  odolní proti železu. Axis Mundi zanikl, někdy v prvním století našeho letopočtu.
Nastala éra městských států – dvorů. Vznikl Sluneční dvůr z hlavního města. V Dyfedu unseelie části odtržené od Axis Mundi vznikl Podzimní dvůr.
Králem Zimního dvoru se stal Amlawdd sňatkem s Gwen Wledig fab Cunedda z Gwyneddu. Se kterou měl několik potomků Rieinguil - matku Illtuda, Goleuddydd z níž pocházejí králové Celliwigu, Tywanwedd matku Gwyn ap Nudda, dvojačta Gweir Palar Hira a Gweir Gwrhyd Ennwira. Ennwir zabil svého bratra při souboji o trůn Zimního dvora, Potomkem Ennwira byl Gweir Tiarnán Irons, jehož synem je Gweir Elijah Irons a vnukem Zimní král Gweir Jason mac Nessa.
Poté co Gweir Jason stal novým Zimním krále, po zajetí jeho matky a dezertování jeho otce. Přijal pozvánku od Lady Olwen na Podzimní dvůr, na přátelské jednání a potencionální příměří mezi dvory, když Podzimní dvůr zradil a podkopl Zimnímu nohy, házejíce ho rovnou do velké tlamy Spolku i s Carminou. Státnická navště byla klidná a velmi profesionální z obou stran. Diskutovalo se samozřejmě hlavně o politice a o šachách, o líbezné hudbě múz. Když jejich malou procházku přerušila Jacqueline svým příchodem a odchodem. Stejně měla v úmyslu mu ji představit, aby viděl její eso v rukávu, co se týče trochu nepohodlné Mab královny Jara. Stříbrný a Sluneční dvůr jako jediní souhlasili se Studeným mírem, doku nebyl Sluneční dvůr dobit vojsky Carminy. Po tom co strýc Lleu Llawa Gyffese Gwydion zradil Sluneční dvůr pro lásku Scáthach manželky Lleua. Spolu pak uprchli a stále se po nich pátrá jak ve světě civilů, tak ve Faerii.
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duocorpora · 7 years
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@starlightsulu
Lucifer. 
Doesn’t matter what face he wears, he always slips into these dreams somehow, strangles the life from them until they’re crushing nightmares, instead.
The meat-hooks and chains are the least of it, the feel of hot-slick blood warming the metal and flames peeling away skin and shrivelling muscle.
Sam doesn’t cry out when he wakes. It’s been years since he did. Instead, he curls up tight on himself, pushes a  thumb hard into the meat of palm, against silvered scar lines that long since ceased to ache, and tries to remember what breathing feels like.
And at the sound of someone approaching, hand slips to knife under pillow, for all he knows that the bunker is safe.
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duocorpora · 7 years
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✂️ - stiles
There’d been some kid that sat behind him at one of the few schools he’d stuck around long enough to attempt to make some real friends. Sam’s sure he could remember his name, given a few minutes of concentration, because he’d hated the boy with all the passion a thirteen year old could muster. He’d stuck gum in Sam’s hair, once.
Sam still remembers the anger in Dean’s told when he’d told him ‘quit squirming, Sammy, or I’ll end up cutting your ear off’. He remembers being totally cowed and thoroughly anxious before he’d eventually realised that Dean wasn’t angry at him, but at the other kid – Jesus, what was his name? Michael? Marco? – who’d landed them here, Sam pretending he wasn’t trying hard not to cry as Dean wielded the kitchen scissors.
He’d had a big, obvious chunk of hair missing, and Dean had persuaded him it’d be better to cut the rest to match, and that had been the last time that Sam had let anybody touch his hair in years, no matter how much dad bitched about the untidy mop of it.
This is kind of like that, only the gum had been chunks of gently smoking kelpie – don’t fucking ask – and the kid had been Dean jabbing the thing with a taser right before it exploded.
“Just don’t,” is what Stiles get handed to him the second he opens his mouth. Sam’s got storm clouds written across his face, and behind him Dean looks half-way between penitent and pissed off, and Sam’s ears feel naked,
“I’m finding a hat, and we are never speaking of this again.”
Stiles nods, slow, lips pressed hard together and definitely falling into the trying not to look amused category. And Dean’s just as mad as Sam at this development, but he still laughs when Stiles calls after him –
“ – would a balloon animal make you feel better?”
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duocorpora · 7 years
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@varguulf ♥’d even though her love is a curse
Sam can’t imagine it.
To find a brother again after so long thinking that there was no hope. To find a family having been so convinced that there was none. He’s been alone before, but he’s always known that Dean would come back. He’s always believed it, always been unable to move past it. It’s what they do. They follow each other.
Some part of him is selfishly unhappy.
    (People leave. They always do.)
The other, painfully, unspeakably glad.
“No wonder you knew,” Sam tells the man. Sulu had known him for what he was immediately -- the smell of iron and blood -- and Sam doesn’t doubt that his brother knew just the same. “If you’re -- like him.” Awkward phrasing, brief hesitation; Sam’s not sure of the niceties of revealing knowledge like that.
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duocorpora · 7 years
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So I left, what's the big deal?
      “WHAT’S THE BIG DEAL?”
He can hear his father in his own voice, and his brother besides. He remembers the time he ran, how dad had hugged him too-tight before he’d cuffed him around the ear, hard, started shouting. He remembers how Dean had done the same, yelling his concern until Sam resented it.
           I’m not a kid any more! I know exactly what’s out there             and I know how to kill it! WHAT’S THE BIG DEAL?
THE BIG DEAL is that he hadn’t know, hadn’t even been close to knowing. Might have understood the things that made up the world but hadn’t understood the world itself. How callous and cruel it could be, and he’d been in danger, real danger, and he’d been too young and blind to see it.
                                 (LIKE SULU.)
          “You’re joking, right? Jesus, you know what’s going on out there            and you just wander off, without saying a thing?”
                  Who knows what could have happened to you Sammy? You                     could have died, you hear me? What if your brother hadn’t found you?
It rattles around his head too hard, ricochets off until the echoes of it are unbearable, and he can’t tell if it’s he’s saying words himself or remembering John Winchester’s rendition. He sucks in a breath, takes a forced step back, and jaw is set, fists clenched, worry skating through his bones to leave him like rock, like marble. Unyielding.
             “At least charge your goddamn phone.”
He turns.    He walks away.
                             It’s years too late, this understanding. What’s the big deal?                               The big deal is that he  c a r e s   and the kid doesn’t.  
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Doing sídhe, chasing the colours
Sin Snapshot: (Accepting)
The world is grey. Washed out and Dean sits behind the wheel and thinks of driving off a bridge more often than he'd like to admit. 
Until Sam bends him over, snaps into him with bared teeth and jealousy, and the world explodes into color again. Dean's desperate for it. For Sam. For color and warmth. They fuck on every available surface, until Dean looks like he's been in a car wreck. 
He's covered in a rainbow of bruises, and sometimes he can catch a glimpse of color out of the corner of his eye when he presses on them.
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Six Words Meme: (Accepting)
Everything is grey when he’s gone.
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