#tuta sportiva donna
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teschio90 · 4 years ago
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marinagalatioto · 6 years ago
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Nel guardaroba di ognuna di noi deve esserci tute sportive donne, meglio se fashion e trendy, per fare fitness, andare in palestra o anche solo per le giornate di relax.
Perché una tuta nel guardaroba
Devo ammettere che non ne vado pazza. Troppe volte la tuta viene associata alla sciatteria, alla donna che in casa, dopo anni di matrimonio, si trascina con addosso un tutone vecchio e sformato.
Al giorno d’oggi però la tuta ha assunto una valenza differente. Non è più solamente un capo da indossare per fare le pulizie domestiche o quando vuoi passare la giornata sdraiata sul divano in totale relax.
La tuta oggi viene utilizzata in palestra, dove vai non solo per tenerti in forma, ma anche per farti vedere, per intrattenere relazioni con le amiche, magari per trovare un uomo. Altro che tute sformate in questi casi! Completi trendy, tute fashion e non solo.
Se vai a fare fitness hai bisogno di una tuta, se fai jogging lo stesso. Se vai in bicicletta o in palestra, ma anche se vuoi passare una giornata all’aperto, andando a camminare.
La tuta viene utilizzata anche come outfit per l’ufficio, per una serata, per un fine settimana alla spa e non solo. Le tute oggi hanno cambiato “faccia”, ecco perché sono così versatili e gettonate. Con una tuta puoi anche essere sexy, non solo alla moda.
Noi amiamo sentirci fashion e trendy anche quando indossiamo abbigliamento sportivo donna, o ci prepariamo ad una giornata di relax. Per aiutarvi ho preparato questa guida su come scegliere tute sportive donne.
Come scegliere una tuta da ginnastica da donna
La scelta di una tuta avviene in base a moltissimi criteri e caratteristiche che ora valuteremo punto per punto.
Come prima cosa va tenuto presente che una tuta sportiva deve garantire comfort, sia che venga utilizzata per fare sport che sia indossata come un outfit comodo per le giornate di relax. Per garantire il massimo della praticità e della libertà di movimento in genere non deve mai essere troppo stretta. A meno che non serva solamente per bellezza e non la utilizzate per fare sport.
Una tuta è composta da un pantalone e da una felpa, che può essere con o senza zip per l’apertura e con o senza cappuccio. Di solito il pantalone tuta donna ha l’elastico in vita e spesso anche un cordoncino per regolare la vestibilità ed adattarla meglio alle proprie misure.
Le tute sportive oggi sono anche eleganti, alcuni dei brand e marchi più famosi ne realizzato di così belle da non sembrare nemmeno vestiti sportivi.
Tessuti tute sportive donne
L’abbigliamento sportivo donna è caratterizzato da forme e tessuti dei più differenti, vediamoli insieme.
La scelta migliore è quella di optare per fibre naturali, come ad esempio il 100% cotone o la viscosa che assorbe bene il sudore. Le tute vengono anche realizzate in fibre sintetiche come ad esempio l’acetato, il poliestere o il polipropilene, con aggiunta di elastan. Alcuni materiali sintetici hanno proprietà che è bene prendere in considerazione però: protezione dai raggi ultravioletti, tessuto antibatterico e traspirante.
Il tessuto va scelto in base all’uso che ne farete: indoor (per esempio in casa o in palestra) o outdoor (fitness o jogging, passeggiate all’aperto). Se non la utilizzate per fare sport, ma solo come outfit alla moda potete scegliere forme e tessuti eleganti.
Come scegliere tute sportive donne in base al fisico
Le tute di per sé vanno indossate morbide nel caso siano utilizzate per fare sport: devono consentire il movimento. Acquistala comoda, ma non troppo abbondante, risulterebbe per renderti goffa e anche un po’ sciatta.
Una tuta donna elegante è non solo scelta di un buon tessuto, ma anche di un modello che possa donarci un aspetto trendy. Non sceglierla troppo aderente se devi nascondere le forme tondeggianti, ma nemmeno troppo larga.
Se sei magra puoi permetterti praticamente qualsiasi modello, se sei un po’ più curvy no. In entrambi i casi evita le tute con i pantaloni dalle gambe eccessivamente larghe, meglio modelli un po’ più slim, decisamente più eleganti, come per esempio il modello Freddy che vedi nella foto del post (puoi abbinare anche le scarpe Freddy e il reggiseno Freddy) e qui sotto.
Freddy
Freddy
Rosegal
Rosegal
Tuta donna elegante
Non devi indossare una tuta da ginnastica per fare sport, ma per uscire? Ci sono alcuni modelli eleganti per una serata, una gita, un’uscita con il tuo lui. Anche i brand più famosi, come ad esempio Armani, Gucci e non solo propongono tute. Come puoi vedere la tuta può essere abbinata sia a sneakers che a sandali estivi aperti.
©guess
©armani
adidas
©harpersbazaar
©mimigstyle
©nike
©popsugar
©gucci.com
©voxcalantisindeserto
©antoniaewhitley
Quindi, ecco alcuni link per gli store online dove puoi trovare qualcuna delle tute che hai visto in questo articolo.
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Guida Come Scegliere Tute Sportive Donne
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debsfind · 2 years ago
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itsagnesmia · 4 years ago
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       ☆    —   ♯ 𝐄𝐗𝐓𝐑𝐀𝐂𝐓         ↻  ᴀɢɴᴇs ᴍɪᴀ + ʟᴜᴄᴀs       h. 21.11, ㅤapril 19th, 2021       📍   ᴍᴀɴʜᴀᴛᴛᴀɴ﹐ ɴᴇᴡ ʏᴏʀᴋ.         ❪      ❄️      ❫                    𝑨𝑮𝑵𝑬𝑺 𝑴𝑰𝑨   ⌵ Un altro lunedì era terminato, un'altra settimana era cominciata, eppure il pensiero di Agnes era fisso su un solo momento, unico ed indimenticabile. Avvertiva ancora le mani del greco su di lei, la di lui brama per averla, e quel luogo non raggiungibile da chiunque ma solamente da loro due era il loro eden personale. Mani che s'intrecciavano, corpi in cerca di un ulteriore centimetro di pelle, e gemiti che facevano da padrone erano solamente gli elementi di un sogno divenuto realtà. Sentiva la stessa elettricità la svedese in quel momento, in attesa dell'arrivo di un uomo per cui avrebbe fatto tutto, ma soprattutto che era ciò che aveva sempre desiderato. Indossava ancora la sua tenuta sportiva, un paio di leggins che fasciavano perfettamente le lunghe gambe della ex modella ed un top arancione, che rendevano, nel complesso, la sua figura quasi simile a quella di una dea. Ammiccò la giovane quando aprì la porta e lo vide. Bello, anzi bellissimo, i riccioli che cadevano sapientemente sulla fronte e quel sorriso per cui avrebbe fatto di tutto.
  « Sai che sarebbe quasi ora che tu avessi le chiavi? »
Affermò la giovane con un tono di voce roco, senza nemmeno voler nascondere lo sguardo ammiccante e quelle labbra carnose che vennero trattenute dai suoi stessi denti. Lentamente ella s'avvicinò e poggiò una mano all'altezza del petto dell'uomo, vi si appoggiò e si tese per dargli un bacio sulle labbra. Sentiva lo stesso sapore salato di sudore che avvertiva quando facevano sesso, quel sapore che era suo e solo suo.
  « Bentornato a casa, raggio di sole... »
𝑳𝑼𝑪𝑨𝑺   ⌵ Agnes non impiegò molto ad apparire sulla soglia, oltre la porta ormai spalancata, in tutto il suo disfatto splendore. Anche lei era reduce dalla palestra e lo testimoniavano i capelli sfatti e la tuta ancora addosso. Non poteva essere più bella di così, pensò Lucas che la guardò per un lungo momento prima di avvicinarsi a lei e ricambiare il suo bacio di saluto, mugolando qualcosa di sconnesso sulle labbra della donna. Ancora non riusciva a spiegarsi perché proprio lei, tra tante, riuscisse a farlo sentire così... assetato. Esatto, forse quello era il termine giusto per definire come Lucas si sentiva in presenza di Agnes: perennemente assetato, come un uomo disperso nel deserto alla continua ricerca di un'oasi dalla quale abbeverarsi.
  « Vuoi che abbia le chiavi, mh? »
Mormorò schioccandole un altro bacio sulle labbra, sorridendo lentamente su di esse mentre Ares scalpitava al suo fianco per essere liberato dal guinzaglio. In effetti ormai si poteva dire che i due vivessero quasi insieme, benché non fosse ufficiale. E forse per il momento a Lucas andava bene così; un passo alla volta.
  « Grazie e sì, Ares, ho capito che vuoi essere liberato. Aspetta. »
Alzando gli occhi al cielo, lasciò il pacchetto con i dolci in mano ad Agnes e si piegò sulle ginocchia per liberare il cucciolo che, felice, sfrecciò all'interno dell'appartamento come se sapesse esattamente dove andare.
  « Com'è andata la giornata? »
𝑨𝑮𝑵𝑬𝑺 𝑴𝑰𝑨   ⌵ Aveva pronunciato quella frase come se nulla fosse, eppure dietro quell'affermazione vi era una richiesta implicita, una richiesta che non avrebbe nemmeno mia avuto il coraggio di dire ad alta voce. Era trascorso oltre un mese da quando tutto era cambiato, da quando due semplici migliori amici erano divenuti qualcosa di più, ed in un quel mese e mezzo ogni passo era stato ben calibrato. Sentiva il bisogno del greco nella sua vita come i fiori avevano bisogno di acqua, un bisogno insostituibile che sarebbe stato impossibile appunto da rimpiazzare. Ma non si trattava solamente del bisogno fisico, Lucas alimentava ogni aspetto della sua vita, la spronava a mettersi in gioco, a compiere scelte che in altri momenti non avrebbe compiuto, ma soprattutto la rendeva completa. Lasciò saettare la punta della lingua contro la gemella in un bacio fin troppo rapido per i suoi gusti, ma vi era qualcuno decisamente più in basso che desiderava le loro attenzioni. Sorrise la svedese chinandosi sull'animale e dargli così un paio di grattini appena sotto il mento.
  « Forse... Forse sarebbe più semplice. Non abbiamo bisogno di etichette per definirci, siamo io e te, dunque cosa c'è di male? E poi il mio loft è molto più vicino all'ufficio... »
Commentò tirandosi nuovamente in piedi e strizzando l'occhiolino al ragazzo. Sapeva che ogni passo doveva essere sufficientemente soppesato, e il fatto che presto o tardi avrebbe confessato qualcosa che non avrebbe tenuto per sé ancora per molto, la spingeva a essere anche un poco più audace. Prese poi in mano il vassoio di dolci, andò verso la cucina e lo posizionò sul ripiano dell'isola prima di voltarsi. Il cane sembrava essersi ambientato benissimo nel suo loft e il fatto che lo condividessero era un'altra cosa che li aveva fatti avvicinare ancor di più.
  « Ora che sei qui, decisamente meglio... Sai, ti aspettavo per fare il bagno. Ti ho detto che qualcuno mi ha distratto in palestra, mh? »
𝑳𝑼𝑪𝑨𝑺   ⌵   « Quindi è per questo che mi fai venire qui quasi ogni sera, mh? Perché è più vicino all'ufficio... »
Il tono di Lucas fu consapevolmente canzonatorio e fu facile notare come entrambi girarono alla larga dal vero e proprio argomento principale. Non avevano bisogno di etichette, no? Quindi tanto valeva lasciar cadere il discorso, almeno per il momento. Alla fine si sarebbero comportati con la solita spontaneità di sempre, senza limitarsi per questo o quell'altro motivo, ne era sicuro. La seguì verso la cucina, sfilandosi dapprima il giubbotto che lasciò nell'entrata e poi la giacca della tuta. Sentiva caldo, quasi perennemente Lucas, ma soprattutto dopo quelle lunghe e rigeneranti sessioni di allenamento.
  « Mi avevi accennato qualcosa, ma non hai approfondito il discorso. »
La guardò, appoggiando le mani sulla spalliera della sedia, il corpo lievemente teso in avanti in quella nuova posizione che lo avrebbe fatto apparire del tutto naturale agli occhi di chiunque, benché immobile. Ma era lo sguardo a vagare sulla figura della donna, assaporando già il bagno che avrebbero fatto insieme. Una sorta di tradizione ormai.
𝑨𝑮𝑵𝑬𝑺 𝑴𝑰𝑨   ⌵ Ridacchiò la venere bionda nell'udire quelle parole, una semplice illazione che traduceva perfettamente la sensazione che entrambi avvertivano. Non avevano bisogno di etichette, non avevano bisogno di definirsi per poter stare bene, erano semplicemente Lucas ed Agnes. Avrebbero continuato a stuzzicarsi, la svedese avrebbe continuato a dire le sue solite battute, ma con l'unica aggiunta che desideravano trascorrere il loro tempo insieme, possibilmente nudi. Un angolo delle labbra schizzò verso l'alto quando si riferì ai messaggi che s'erano scambiati precedentemente. Le piaceva renderlo geloso, perfino possessivo, perché era la stessa sensazione che avvertiva lei, tuttavia sapeva che quella gelosia era una gelosia giusta, e non di quelle che l'avrebbe spinta ad appostarsi fuori dal suo ufficio come una matta. Si voltò lentamente, i movimenti perfettamente in sintonia col corpo angelico, mentre osservava il corpo dell'uomo che da migliore amico era diventato più che il suo ragazzo. Stava pregustando il momento, Ares era chissà dove in giro per la casa, ma erano i loro occhi a saettare gli uni sugli altri immaginando ciò che da lì a breve sarebbe successo.
  « Certo, le scappatelle sarebbero decisamente più frequenti, ma era di questo ragazzo che volevo parlarti... »
Replicò non dando nemmeno così tanta importanza alla questione delle chiavi. Sarebbe venuta da sé, come il fatto che ormai dormire soli non sembrava nemmeno più un'opzione. Si ritrovò così ad umettare le labbra, la punta della lingua assaporò le stesse prima di inclinare il capo.
  « Mi ha distratto parecchio in palestra, alto, muscoloso, occhi che mi hanno fatto immaginare le cose migliori che potessi vivere, ma era la sua bocca a essere una totale distrazione... »
𝑳𝑼𝑪𝑨𝑺   ⌵   « Avanti, sentiamo. »
Lucas non aveva idea di dove lei volesse andare a parare con quella provocazione, benché avesse capito che di questo si trattava. Conosceva Agnes abbastanza bene da fidarsi di lei e del loro rapporto ed in lui vi era l'irrazionale convinzione che lei non gli avrebbe mai fatto del male volontariamente. Però rimase ugualmente in allerta, come un soldato che scatta sull'attenti quando sente l'odore del pericolo farsi sempre più denso e vicino; le incertezze non gli erano mai piaciute, ma doveva tenere a mente che si trattava di un gioco e nulla più. Assottigliò lo sguardo, mantenendo la posizione con le mani appoggiate allo schienale della sedia e le braccia tese in ogni muscolo. Chinò la testa di lato, passandosi di proposito la punta della lingua sulle labbra.
  « E poi? Cos'è successo all' immaginazione sulle "cose migliori che potessi vivere"? »
Chiese, staccando le mani dallo schienale della sedia per mimare delle virgolette volanti in aria. Dita che finirono per passare tra i ricci che scostò dalla fronte ancora segnata dal sudore.
𝑨𝑮𝑵𝑬𝑺 𝑴𝑰𝑨   ⌵ Lo vedeva tendersi, assumere una posizione sempre più rigida, mentre quelle spalle che amava graffiare quando si ritrovava all'apice del piacere, erano divenute sempre più tese. Non si parlava solamente di relazione, ma anche di rispetto, di fiducia, qualcosa che in loro era nato per caso, senza il bisogno di dover continuamente puntualizzare l'ovvio. Erano insieme in quel loro inizio di vita, un inizio che li vedeva ancora gironzolare l'uno attorno all'altra, insaziabili, tanto assetati da continuare a cercarsi, e così sarebbe sempre stato. Aveva già confessato di essere gelosa, come aveva confessato che gli piacesse che lui stesso fosse geloso di lei, ma nel vederlo così teso, Agnes lentamente s'avvicinò con una falcata lenta, annientando quella distanza che era diventata un peso in quella stanza.
  « E' successo che ora voglio viverle... »
Replicò con un tono di voce basso. Osservò con attenzione i suoi occhi velarsi di lussuria, di gelosia e possesso ma furono le sue successive parole a chiarire tutto.
  « Eri tu. Ti ho seguito in palestra, eravamo insieme e ho continuato ad osservarti mentre ti allenavi. Sei stata la mia miglior distrazione ma ora... » disse poggiando una mano al lato del petto del greco  « Voglio fare tutto ciò che ho immaginato... Non potrei mai tradirti, ti... adoro. Più di ogni altra cosa al mondo. »
𝑳𝑼𝑪𝑨𝑺   ⌵ Il modo in cui Agnes gli si avvicinò fece tendere il corpo di Lucas nella sua direzione. Fu un movimento impercettibile e quasi invisibile ad occhio nudo, ma che l'uomo sentì come se una corda invisibile lo avesse strattonato. Voltò il busto e poi il resto degli arti verso di lei, ancora teso per il discorso che non aveva molto senso alle orecchie del greco. Cosa intendeva la ragazza? Cos'era successo davvero? Nonostante la ragione gli consigliasse di rilassarsi, l'esperienza lo metteva in guardia.
  « E come pensi di farlo? »
Chiese, aggrottando la fronte in un'espressione che divenne un miscuglio tra confusione e stupore quando, svelando ogni carta, Agnes ammise un qualcosa di cui lui non si era accorto. Eppure aveva visto la sua foto, senza badare però al contesto. Aveva guardato lei, non l'ambiente che la circondava. Come avrebbe potuto riconoscere la palestra così distratto?
  « Tu... ma come? Come non me ne sono accorto? »
Lo domandò più a se stesso mentre si lasciava avvicinare da e le appoggiava le mani sulle spalle. Gli occhi ancora incollati ai suoi si erano rasserenati, almeno in parte.
  « 𝑆𝑒𝑖 𝑡𝑢𝑡𝑡𝑎 𝑝𝑎𝑧𝑧𝑎. 𝑀𝑎 𝑠𝑒𝑖 𝑚𝑖𝑎. »
E, senza aggiungere altro, le posò una mano sulla nuca attirandola a sé per baciarla.
𝑨𝑮𝑵𝑬𝑺 𝑴𝑰𝑨   ⌵ Aveva poggiato la mano destra all'altezza del petto, sentiva il cuore rimbombare contro il suo stesso palmo, come se dovesse sentire ogni battito e in qualche modo rassicurarlo. Vedeva nei suoi occhi l'incertezza, qualcosa che non aveva mai visto prima di quel momento, la paura di un momento, quando confessò quella piccola pazzia che aveva messo in atto, il battito del cuore del greco cominciò a divenire sempre più rapido. Un sorriso malizioso cominciò a sorgere sulle labbra della bionda, piegate per mostrare una sintonia che non si dava in alcun modo per scontata ma che sapevano entrambi esserci. Ridacchiò perfino quando pagliuzze dorate incresparono le iridi dell'uomo, trovando un lieve sollievo da quel piccolo scherzo. S'avvicinò ancora la svedese, annientando completamente la distanza che li divideva, appoggiò entrambe le mani sulle di lui spalle e lasciò che queste scorressero sul tessuto tecnico della sua maglietta. Si sentiva completa assieme a lui, Lucas andava a riempire tutti quei vuoti che la bionda portava dentro di sé e in quella rivendicazione vi era ogni cosa non detta. Con un lieve salto Agnes si aggrappò alla di lui vita circondandola con le lunghe gambe, le intrecciò alla base delle caviglie dietro la sua schiena e si immerse in quello sguardo che la possedeva. Avrebbe replicato al bacio, avrebbe fatto scivolare le labbra contro le gemelle cercando la lingua in un bacio che li avrebbe portati nel loro luogo preferito, ma vi era ancora qualcosa che Agnes voleva dire.
  « 𝑁𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑓𝑎𝑟𝑡𝑖 𝑑𝑒𝑙 𝑚𝑎𝑙𝑒... 𝑇𝑢 𝑠𝑒𝑖 𝑙𝑎 𝑝𝑒𝑟𝑠𝑜𝑛𝑎 𝑐𝘩𝑒 𝑣𝑜𝑔𝑙𝑖𝑜 𝑎𝑙 𝑚𝑖𝑜 𝑓𝑖𝑎𝑛𝑐𝑜, 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜 𝑑𝑖 𝑎𝑣𝑒𝑟𝑒 𝑎𝑐𝑐𝑎𝑛𝑡𝑜 𝑜𝑔𝑛𝑖 𝑔𝑖𝑜𝑟𝑛𝑜. 𝑁𝑜𝑛 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑢𝑛'𝑎𝑏𝑖𝑡𝑢𝑑𝑖𝑛𝑒, 𝑑𝑖 𝑞𝑢𝑎𝑙𝑐𝑜𝑠𝑎 𝑑𝑎 𝑑𝑎𝑟𝑒 𝑝𝑒𝑟 𝑠𝑐𝑜𝑛𝑡𝑎𝑡𝑜, 𝑠𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑡𝑡𝑎 𝑑𝑖 𝑚𝑒 𝑒 𝑡𝑒, 𝑒 𝑛𝑜𝑛 𝑝𝑜𝑡𝑟𝑒𝑖 𝑚𝑎𝑖 𝑡𝑟𝑎𝑑𝑖𝑟𝑡𝑖. 𝑅𝑖𝑐𝑜𝑟𝑑𝑖 𝑙𝑒 𝑝𝑎𝑟𝑜𝑙𝑒 𝑑𝑖 𝑖𝑒𝑟𝑖? 𝑆𝑖𝑎𝑚𝑜 𝑎𝑛𝑖𝑚𝑒 𝑙𝑖𝑏𝑒𝑟𝑒 𝑐𝘩𝑒 𝑠𝑐𝑒𝑙𝑔𝑜𝑛𝑜 𝑑𝑖 𝑠𝑡𝑎𝑟𝑒 𝑖𝑛𝑠𝑖𝑒𝑚𝑒, 𝑒𝑑 𝑒𝑠𝑖𝑠𝑡𝑒 𝑢𝑛𝑎 𝑠𝑜𝑙𝑎 𝑐𝑎𝑟𝑡𝑎 𝑢𝑔𝑢𝑎𝑙𝑒 𝑎𝑙𝑙'𝑎𝑙𝑡𝑟𝑎... 𝐸 𝑠𝑖̀, 𝑠𝑜𝑛𝑜 𝑡𝑢𝑎 𝑒𝑠𝑎𝑡𝑡𝑎𝑚𝑒𝑛𝑡𝑒 𝑐𝑜𝑚𝑒 𝑡𝑢 𝑠𝑒𝑖 𝑚𝑖𝑜. »
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alfredomedici · 4 years ago
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PAGINA 44
E giunse il giorno dell'incontro tra Enrico e l'avvocata Ines.
Nonostante fosse avvocata trovava intollerabile entrare nel carcere chiamato eufemisticamente "casa circondariale".
Circondariale? Che circonda cosa?
Chiamare quel luogo prigione o carcere avrebbe avuto una dignità dostoevskijeschiana, avrebbe avuto il pregio di chiamare le cose per ciò che sono.
Carcere era anche meglio di "istituto di pena" che aveva un sapore sadico.
Questo pensava Ines tra rumori di porte metalliche e guardie penitenziarie prive di mimica e ricche di chiavi e movimenti regolamentati.
In una stanzetta illuminata da un neon a luce bianca e con una finestra orizzontale, lunga e stretta attaccata al soffitto dalla quale entrava la luce del sole anch'esso incarcerato in quel luogo senza condizionatore d'aria e bollente di caldo e di colpe senza fine.
Dopo un'attesa umida Enrico entrò.
Ciabatte aperte di plastica blu da piscina, pantaloni neri tipo tuta sportiva terribilmente elasticizzata alle caviglie e canottiera bianca a costine stile Maurizio Arena anni 50 in bianco e nero.
Ines restò imperturbabile a tale sconcio umano, d'altra parte lei difendeva prevalentemente donne e ritenne che forse il luogo attualmente abitato dal cristiano non prevedesse una maggior cura del proprio corpo e censurò in lei quello che le era sembrato un inutile giudizio estetico.
Ines cominciò a interrogare il suo assistito prendendo appunti.
Fu così che ricostruì la storia di un povero cristo a modo suo riverente e timido.
Fu così che seppe della comunità e della frequentazione dell'Enrico R. con l'ex marito Arturo.
A quella scoperta Ines provò simpatia e curiosità verso il criminale, come se un momento di familiarità si fosse creata attraverso il fantasma di Arturo che adesso era lì con lei grazie ai racconti stentati del carcerato in cerca di gloria delinquenziale.
Sulla cronaca del colpo sparato Ines capì che c'erano grossolane contraddizioni nel racconto.
Gli chiese perchè incolparsi di un tentato omicidio quando si capiva benissimo che la sua partecipazione alla rapina era avvenuta ma lui era solo in una posizione marginale.
Gli disse che l'assunzione di droghe e il suo essere tossicomane più il periodo di psicoterapia avrebbero alleggerito la sua posizione.
Alla fine di questo colloquio avvertì Enrico che avrebbe convocato il suo vecchio medico per ascoltarlo e proporlo come testimone alla difesa.
Enrico in realtà non aveva capito un cazzo: era rannicchiato sulla sedia, inebetito dal perfetto italiano dell'avvocato, e dalla confusione che gli provocava parlare con una donna.
Annuì compulsivamente alle proposte di Ines fino a firmare, con la sinistra essendo mancino, il mandato legale.
Ines tornò a respirare l'aria calda ma libera di quell'inizio ottobre. Bollente come quella terra che pareva a volte dimenticata da Dio e dallo Stato.
Ines era felice di convocare l'ex marito e di esplorare quel lato sociale e professionale di Arturo del quale conosceva il lato altro e intimo.
Intimo e personale.
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teschio90 · 4 years ago
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couponsofferte · 5 years ago
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blog-melacque-role · 6 years ago
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                                Corban Corban aveva pianificato tutto nei minimi dettagli; si sarebbero incontrati davanti al Ministero e dopo averle regalato dei complimenti sinceri riguardo la sua estrema bellezza ed eleganza, si sarebbe avvicinato gentilmente e in modo educato, chiedendole il permesso di cingerle la vita e smaterializzarsi proprio davanti al ristorante più raffinato della Londra magica.Un ristorante lussuoso e molto caro con tavoli sempre prenotati da maghi ricchi e famosi, avrebbero sicuramente riconosciuto Melania questa sera; professionisti di Quidditch con cui aveva avuto l’opportunità di intervistare più di una volta. Quella sera accompagnava Corban Yaxley invece, così da essere sulla bocca di tutti.
Il Serpeverde avrebbe comprato il giornale la mattina dopo solo per leggere un’eventuale titolo di gossip: Ex giocatore di Quidditch Yaxley in un appuntamento con l’intraprendente giornalista sportiva Dixon.Arrivò ovviamente con molti minuti di anticipo, e aspettandola, cominciò a sistemarsi la camicia casual ma elegante a maniche lunghe portata fuori dai jeans scuri e stretti sulle gambe; avendo i muscoli ben definiti, il pantalone lasciava poco spazio alla fantasia, neanche fosse vestito come una donna.Dopo una sigaretta rilassante e aver lanciato il mozzicone finito a terra non poco distante da lui, appoggiò lo sguardo su quella splendida donna, donandole uno sguardo soddisfatto e seducente mentre l’ammirava dalla testa ai piedi mentre s’avvicinava. « Splendida come sempre, Miss Dixon » Le andò incontro chinando il viso come fosse appunto un inchino, portandosi poi vicino le labbra contornate di una barba bionda, la mano elegante della giornalista, così da sfiorarle il dorso della mano come saluto.
                                Melania         ‹‹ Buonasera ›› esordì spumeggiante, a pochi passi da lui.Con uno strappo nell’aria, si era materializzata relativamente distante dalla cabina telefonica, da cui s’accedeva al Ministero della Magia. Dietro l’angolo dell’edificio difronte a cui si ergeva, volendo essere precisi. Di modo che, qualora fosse atterrata male, non l’avrebbe fatto sotto gli occhi dell’uomo.
         ‹‹ Elegantissimo anche lei, Mr Yaxley. ›› Sorrise; le dita affusolate delle mani, a tenere dolcemente la pochette dorata. Non appena capì le intenzioni di lui, quasi riscuotendosi, lasciò l’onere della borsetta ad una sola mano e rilassò l’altra, per permettere a Corban di eseguire un perfetto baciamano. Brutta razza i purosangue; letali ed affascinanti.
       Aveva pensato molto all’ex giocatore dei Falmouth Falcons, negli ultimi giorni. Ne aveva parlato con Jeoff - che si era dimostrato felice del fatto che attirasse anche le attenzioni di persone rispettabili - e con suo cugino: il padre di Erica e Lucas. A cui aveva cercato di spillare informazioni. Da lui aveva ottenuto che qualche pettegolezzo, dunque era andata ad informarsi altrove, e cioè da Rita Skeeter, sua collega.
       La donna le aveva messo in testa strane idee. Solo Jeoff era riuscito a riportarla con i piedi per terra - ringraziando il cielo: perché, ora che ce l’aveva davanti, tutti i dubbi erano svaniti. Poiché di base, erano solo un suo contorno modo per evitare di legarsi a qualcuno che non conosceva e che, potenzialmente, avrebbe potuto ferirla.          Melania ci teneva molto alla puntualità, non era una di quelle ragazze che era disposta a far attendere il proprio compagno ore interminabili, con l’unico e frivolo scopo di rendersi presentabile. Perché lei, a ruoli invertiti, non sarebbe stata affatto paziente. Arrivò in orario dunque; fasciata da una splendida, ed elegante, tuta color verde militare. Le metteva in risalto il seno più di quanto avrebbe voluto, tuttavia ne apprezzava oltre ogni dire il tessuto in similpelle.
                                Corban Era la prima volta dopo la morte dell’amata moglie, che Corban aveva un appuntamento con una donna. Melania Dixon era così bella, affascinante e soprattutto intelligente, che il Purosangue non riuscì a trattenere le galanterie quando la vide al Ministero, tempo addietro. Sua moglie se n’era andata da poco più di un anno e per quanto lui l’avesse amata, era consapevole che la sua vita sarebbe continuata. Era inutile per Corban infatti, mettere un punto a tutto, e morire con lei. Non si sentì per nulla in colpa infatti, quando la invitò a cena, in un ristorante prelibato e famoso nel mondo magico; Il Serpeverde, si sentiva che Melania sarebbe stata il suo nuovo inizio. Estremamente bella, elegante, Corban dopo il delicato baciamano, non riuscì a toglierle gli occhi di dosso. « Signorina Dixon... è incantevole! » Da educato purosangue quale era, fece l’impossibile per non trattenere lo sguardo sul suo seno quando la squadrò con gli occhi chiari lucenti. « Questo completo le sta divinamente! » Era la verità, portava gli abiti con gran classe. Chiunque avesse osservato la coppia nel loro primo appuntamento, non avrebbe saputo dire chi era il più fortunato tra i due. Con un passo lento ma deciso, mentre si specchiava sui suoi occhi scuri, fece scivolare la sua mano dietro la schiena di Melania. Sfiorandola, il tessuto della sua tuta verde militare -colore che la risaltava- solleticò i polpastrelli caldi dell’uomo. « Mi permette? » Non voleva sembrare maleducato, ma per potersi smaterializzare insieme a lei, era d’obbligo avvicinarsi e stringerla in modo delicato. Oltre a cingerle la vita infatti, non fece. In un sbatter di ciglia, pensò al ristorante lussuoso colmo di maghi vestiti eleganti ma leggeri a causa della brezza estiva. Quel luogo era popolato da maghi purosangue o maghi famosi tanto quanto Corban, essendo giocatori di Quiddich professionisti, e Melania, brillante giornalista sportiva. Si smaterializzarono esattamente davanti alla vetrata del locale, poco più a sinistra della porta d’entrata. « Il nostro tavolo ci aspetta! » Disse sicuro di sé con un tono di voce calmo e suadente. La mano leggera, era ancora attorno al corpo di Melania. E il corpo di Corban, non proprio distante dalla giornalista.
                                Melania        ‹‹ Grazie mille ›› la sicurezza con la quale Yaxley si complimentava per il suo aspetto la spiazzava tutte le volte. Aveva l’ardire di credere di essere una donna sicura e consapevole di sé. Sapeva di essere bella e di non aver nulla da invidiare ad altre. Così come sapeva d’aver talento nella scrittura, nel Quidditch e di avere un impeccabile - per quanto eccentrico - gusto nel vestire. Eppure rimaneva senza parole. Il che doveva pur significare qualcosa: lei era una chiaccherona!
        ‹‹ Oh? S-sì, assolutamente ›› fece in modo di discostare le braccia dai fianchi; lasciando spazio sufficiente, al braccio di lui, a circondarle la vita. Le venne naturale poggiare una mano sulla sua spalla; così da non dipendere esclusivamente dalla sua stretta, in quella smaterializzazione. Riacquisì il suo ciarlare sciabordante appena i tacchi toccarono il suolo. ‹‹ Una materializzazione come si deve finalmente ›› commentò entusiasta; lì lì per scivolare via da quella specie di abbraccio. ‹‹ Non sa che tortura sia avere come accompagnatore chi ha palesemente imbrogliato all’esame di materializzazione ›› dall’enfasi che ci mise si intuì, Melania, dovesse averne avuta una ricca esperienza.  ‹‹ In quei casi al ritorno diventa imbarazzante perché a stomaco pieno si è costretti - io almeno - a dover rifiutare il gesto, e a tornarsene ognuno per conto suo. ››
        Dare del lei a Corban Yaxley, malgrado tecnicamente fosse indice di una non-confidenza, non la disturbava. Paradossalmente lo trovava inebriante; stuzzicante, a tratti. Lui comunque non fece cenno di voler allontanare la mano - cosa che lei invece aveva fatto, essendo nettamente molto più scomoda come posizione. Le fece piacere raggiungere il tavolo guidata dall’uomo tanto vicino. Nel farlo i suoi occhi catturarono ogni dettaglio del ristorante magico: lo conosceva di ma non vi era mai stata. 
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pari-f-s-o · 6 years ago
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acarlothings · 6 years ago
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sport-tech-blog · 8 years ago
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[Immagine: un uomo e una donna indossano una tuta altamente tecnologica. Immagine in licenza CC.(diet.myfit) ]
Molti marchi sportivi hanno ideato nuove tecnologie integrate all’abbigliamento e utili al monitoraggio dell’attività sportiva. Questi prodotti tecnologici agiscono grazie a sensori incorporati nei tessuti  e nelle scarpe, utilizzando dei software per analizzare e pianificare l’allenamento.
Questi micro-sensori sono in grado di fornirci tutte le informazioni necessarie per migliorare la prestazione sportiva e effettuare attente e precise analisi del movimento del corpo, mappatura del calore del corpo e analisi del flusso d’aria.
Eleonora Rossetto
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hollandcloset · 8 years ago
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Inspired Outfit - Isabelle Lightwood from Forever21
[ITA]
Buonasera a tutti. ( O Buongiorno / dipende quando state leggendo. ) Sono qui con una collaborazione insieme al blog di un mio amico: Il blog vuoto  ( vi consiglio di darci un’occhiata <3 .) 
Ci sono molti personaggi in questa serie tv degni di nota ma uno in particolare ha attirato la nostra attenzione. 
Bellissima e letale, Isabelle Lightwood è una donna disinibita che non si lascia comandare, e sa sempre come e quando lasciarsi andare ed essere sé stessa.  Per questo, indossa sempre indumenti che esternano la sua incredibile bellezza ed il suo fisico mozzafiato. Mi raccomando: non sottovalutatela. 
Se siete ispirati e vorreste vestirvi come Isabelle (sì, anche tu, lettore ventottene con barba folta e decisamente troppi chiletti), bisogna ricordare alcune cose:
 Abiti attillati (quasi come se fossero il tuo costume.) 
Trasparenze. (Non siate timidi e scoprite i vostri corpi) 
Lacci. ( Pantaloni, tute, giubbotti ) 
Pelle. ( No, non il vostro corpo ma per assimilare un po' questo angelo, avrete bisogno di giubbotti, gonne, abiti in pelle o semi pelle e sinceramente vi consiglierei il semi pelle che fa sempre una bellissima figura. ) 
Sappiamo che la nostra Izzy, preferisce il total black ma abbiamo visto in alcune puntate look colorati, quindi...Osate con il blu, il viola, il rosso e perché no? anche un bel tubino bianco potrebbe essere una buona alternativa.
PS: Non dimenticate gli accessori.!
[ Eng ]
Good evening to all of you. (Or good morning, depends on when you'll read this.)
This is a collab with my friend:  Il Blog Vuoto (I suggest you to check it out  ) There are many characters in this TV show that are worthy of mention, but one of them particularly caught our attention. Beautiful and lethal, Isabelle Lightwood is a unhibited woman that doesn't let others rule her, and always knows how and when let herself go. Therefore, she always wears clothes that showcase her incredible beauty and her stunning physique. Warning: don't underestimate her.
If you're inspired by Isabelle and want to dress like her (yeah, even you, 28 y/o reader with a long beard and definitely too much kg), just remember a few things:
Tight clothes (almost as if they're your costume)
Transparences (Don't be shy when it comes to show your bodies)
Laces (Pants, gym suits, jackets)
Leather (to assimilate this angel, you would need jackets, skirts and clothers in leather or similar, and I'd suggest you leatherette because it's always good)
We know that Izzy likes total black, but we've seen coloured looks in some episodes, so ... use blue, violet, red and why not? Even a white tube dress could be a good alternative.
PS: don't forget accessories!
[ Link ]
Mesh Zip-Up One-Piece €25,00  (Costume da bagno)
Lace-Up Cami Jumpsuit €34,00 ( Tutina con lacci )
Caged Mesh-Panel Dress €24,00 €15,99 (Vestito da sera con trasparenze)
Off-the-Shoulder Crop Top €11,00 (crop top)
Contemporary Wrap-Front Bodysuit €16,00 €10,99 ( Body )
Contemporary Mesh Leggings €16,00 (Leggins con trasparenze)
Active Mesh-Insert Jumpsuit €24,00 ( tuta sportiva )
High Impact - Sports Bra €16,00 (Reggiseno sportivo)
Selfie Leslie Crochet Dress €69,00 (vestito in pizzo bianco)
Laced Faux Leather Moto Jacket €34,00 (Giubbotto con lacci)
Se vi piacciono queste collaborazioni ne faremo delle altre <3
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teschio90 · 4 years ago
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Tuta uomo estiva tessuto fino con stampa Adidas sportiva
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couponsofferte · 5 years ago
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carmenvicinanza · 4 years ago
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Kathrine Switzer
https://www.unadonnalgiorno.it/kathrine-switzer/
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Sapevo che se avessi smesso, nessuno avrebbe mai creduto che le donne avevano la capacità di correre per oltre 26 miglia. Se avessi abbandonato, tutti avrebbero detto che era stata una trovata pubblicitaria. Se avessi rinunciato, gli sport femminili sarebbero tornati indietro nel tempo, invece che in avanti. Se avessi smesso, non avrei mai più corso a Boston. Se avessi mollato, Jock Semple e tutti quelli come lui avrebbero vinto. La mia paura e la mia umiliazione si sono trasformate in rabbia.
Kathrine Virginia Switzer, nata il 5 gennaio 1947, è stata la prima donna a iscriversi e correre la maratona di Boston nel 1967, al tempo riservata soltanto agli uomini.
Fino ad allora si credeva che le donne non fossero fisicamente in grado di correre una maratona e, addirittura, che la corsa potesse essere nociva per la loro salute.
La prima donna a portare effettivamente a termine il percorso di una maratona fu Bobbi Gibb, sempre a Boston, nel 1966. Aveva indossato i vestiti del fratello e aspettato il via nascosta dietro un cespuglio, poco distante dalla linea di partenza. La sua fu un’esperienza positiva: gli altri atleti la sostennero e la incitarono fino a quando tagliò il traguardo, in 3 ore, 21 minuti e 40 secondi.
L’anno successivo, Kathrine Switzer, studentessa della Syracuse University, riuscì a eludere il divieto di partecipazione iscrivendosi come “K.V. Switzer”, indicando le sole iniziali dei suoi due nomi. Ottenne così il pettorale numero 261.
Una volta avvedutisi del fatto, alcuni atleti la guardarono con ammirazione e divertimento, altri invece furono infastiditi dalla sua presenza mentre, il direttore della gara, Jock Semple, corse in strada per aggredirla, alcune immagini dell’epoca mostrano l’uomo intento a strapparle la pettorina.
Ma Kathrine Switzer non si lasciò fermare. Grazie anche all’aiuto dell’allora fidanzato, l’ex giocatore di football e lanciatore del peso Thomas Miller, che spinse il giudice a terra, riuscì a portare a termine la sua gara in 4 ore e 20 minuti.
L’immagine in cui Kathrine Switzer viene malamente strattonata da Jock Semple è entrata a far parte de “Le 100 foto che hanno cambiato il mondo” segnalate dalla rivista Life.
Fu proprio la reazione violenta degli organizzatori a suscitare un movimento di opinione che portò all’apertura della maratona di Boston alle donne nel 1972. L’anno prima le maratonete erano già state ammesse alla competizione di New York.
Katherine Switzer, diventata simbolo di emancipazione e ribellione, ha continuato brillantemente la sua carriera di atleta, ha corso 40 maratone, vincendo quella di New York nel 1974.
Dopo l’exploit di Boston, Kathrine Switzer si è impegnata in modo attivo per promuovere la partecipazione femminile alle maratone organizzate in vari paesi del mondo.
Tra le sue iniziative si ricorda l’Avon International Running Circuit, programma che comprende più di 400 gare dedicate alle donne in 27 Paesi e ne ha coinvolte, nel tempo, oltre un milione, contribuendo a far finalmente includere la maratona femminile nei Giochi olimpici, cosa avvenuta soltanto nel 1984.
L’attivismo di Kathrine Switzer non si è mai fermato. Nel 2015 ha dato vita al progetto 261 Fearless, dedicato all’inclusione delle donne nel mondo della corsa e dello sport. Una rete di club presenti in tutto il mondo fondata sui principi di aggregazione, divertimento e condivisione, con l’obiettivo di aiutare le donne a affrontare le proprie paure e combattere i pregiudizi attraverso la corsa non competitiva e l’attività sportiva. Un progetto rivolto soprattutto alle donne che faticano a dedicarsi a un’attività sportiva perché in qualche modo non si sentono all’altezza: alcune non amano correre da sole, altre si vergognano nel farsi vedere in tuta da ginnastica, oppure si sentono troppo grasse, troppo magre, sono reduci da malattie, vivono in una città nuova, e così via.
Il 17 aprile 2017, cinquant’anni dopo la sua impresa, Kathrine Switzer ha preso di nuovo parte alla mitica maratona di Boston, indossando lo stesso numero di pettorale. Gli organizzatori, in suo onore, hanno deciso di ritirare il pettorale 261 dalle future competizioni, apparterrà soltanto alla coraggiosa atleta.
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apintaco · 5 years ago
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