#tiramisù originale treviso
Explore tagged Tumblr posts
Text
Tiramisù di Treviso: il miglior dolce classico italiano
Cos'è il Tiramisù? Il Tiramisù originale treviso si traduce letteralmente come "sollevami" o "tirami su di morale" in italiano. Questo famoso dolce italiano viene servito alla fine della cena e, come suggerisce il nome, ha lo scopo di "tirarti su". La maggior parte delle storie sulla creazione del Tiramisù lo collocano negli anni '60 nell'area veneta dell'Italia nord-orientale, che comprende Venezia come capitale. Il primo tiramisù è stato realizzato a Treviso, in Italia, da Roberto Linguanotto, titolare di "Le Beccherie". La pasticceria del ristorante ha prodotto questa prelibatezza unica. Le persone hanno fatto il tiramisù per molto tempo e hanno perfezionato i propri metodi per creare questo delizioso dolce italiano.
Come si fa il tiramisù?
Il tiramisù è più semplice da fare di quanto possa sembrare. La crema pasticcera deve essere preparata per prima. Ci sono diversi modi per farlo, ma il metodo classico prevede di separare l'albume e il tuorlo e unirli con lo zucchero e la vaniglia fino a quando la crema pasticcera ha una consistenza cremosa. Al posto delle uova si può usare la panna da montare. La chiave è creare una crema pasticce tiramisù monoporzione con savoiardi al latte fresca e cremosa che mantenga la sua forma, quindi maggiore è il peso, meglio è. I savoiardi sono necessari una volta preparata la crema pasticcera. Se vuoi che i biscotti rimangano uniti quando li raccogli, non esagerare con l'espresso (alcune persone aggiungono anche un po' di vino). poi arriva il divertimento
Inizia quindi la parte divertente. Procuratevi un contenitore capiente (tondo o quadrato) e spalmateci sopra il primo strato di biscotti. La crema pasticcera va aggiunta dopo che i biscotti sono stati adagiati uniformemente sul primo strato. Come per i biscotti, distribuire uniformemente la crema pasticcera; ripetere fino a quando il contenitore è pieno. La miscela deve essere spolverata di cacao in polvere per il tocco finale di sapore di cioccolato prima di essere raffreddata per alcune ore. Il Tiramisù del laboratorio di produzione Tiramisù va preparato per 2-4 ore, e la temperatura esalta il sapore del dolce.
Parole finali
Si pensa che il Tiramisù originale treviso sia stato sviluppato come afrodisiaco da un'astuta amante che lavorava in un bordello trevigiano. Per stimolare i suoi clienti, che avrebbero potuto avere problemi coniugali con le loro mogli, l'amante ha fornito loro questo rimedio. Così, nel 19° secolo, il tiramisù veniva usato come sostituto del viagra naturale. Tuttavia, questa teoria è stata contestata dagli storici del cibo.
0 notes
Text
Autentico Tiramisù Trevigiano: Scopri la Ricetta Originale con Treviso Tiramisù
Il Tiramisù è uno dei dolci italiani più amati e conosciuti nel mondo, ma pochi sanno che la sua origine è profondamente radicata nella tradizione culinaria trevigiana. Treviso, con la sua ricca storia e cultura, non solo incanta per le sue bellezze architettoniche e paesaggistiche ma è anche culla di questa deliziosa creazione. Grazie a "Treviso Tiramisù", abbiamo l'opportunità di esplorare l'autentica ricetta del Tiramisù Trevigiano, un viaggio attraverso i sapori e le tradizioni di una terra ricca di eccellenze gastronomiche.
Storia e Origine
Prima di addentrarci nella ricetta, è importante conoscere le radici di questo dolce. Il Tiramisù, nella sua forma più tradizionale, nasce proprio nella provincia di Treviso, un luogo dove la cultura del buon cibo e del convivio si mescolano creando ricette uniche e inimitabili. La leggenda narra che il Tiramisù fosse servito come tonico e afrodisiaco nelle osterie trevigiane, grazie alla sua combinazione energetica di caffè e uova.
Gli Ingredienti
La magia dell' Autentico Tiramisù Trevigiano sta nella semplicità e nella qualità dei suoi ingredienti:
Uova Freschissime: Fondamentali per una crema zabaglione morbida e spumosa.
Zucchero Semolato: Per addolcire e bilanciare i sapori.
Mascarpone: Preferibilmente di produzione locale, per garantire freschezza e cremosità autentiche.
Savoiardi: Biscotti secchi e leggeri che assorbono perfettamente il caffè, senza impregnarsi eccessivamente.
Caffè Forte: Meglio se espresso, per immergere i savoiardi e donare quel caratteristico sapore intenso.
Cacao Amaro in Polvere: Per la finitura, creando un contrasto di sapori e colori che incanta al primo assaggio.
Il Procedimento
La Crema: Iniziare separando i tuorli dagli albumi. Montare i tuorli con lo zucchero fino a ottenere un composto chiaro e spumoso. Aggiungere il mascarpone e amalgamare delicatamente dall'alto verso il basso per mantenere la crema ariosa.
L'Inzuppo: Preparare un caffè espresso forte e lasciarlo raffreddare. Intingere rapidamente i savoiardi nel caffè, facendo attenzione a non inzupparli troppo per evitare che si rompano.
La Composizione: In una pirofila, disporre uno strato di savoiardi inzuppati, coprire con uno strato di crema al mascarpone e livellare bene. Ripetere i passaggi creando almeno due strati.
La Rifinitura: Completare con una generosa spolverata di cacao amaro in polvere. Il contrasto tra la dolcezza della crema e l'amaro del cacao è essenziale per l'equilibrio dei sapori.
Il Riposo: Lasciare riposare in frigorifero per almeno 4 ore, meglio se tutta la notte. Questo permette ai sapori di amalgamarsi perfettamente e alla consistenza di raggiungere la perfezione.
La Degustazione
Servire l'Autentico Tiramisù Trevigiano è un momento di pura gioia. Ogni cucchiaiata rivela strati di sapore e texture che si fondono in un equilibrio perfetto, raccontando la storia di una terra e di una tradizione che continua a deliziare i palati di tutto il mondo.
Grazie a "Treviso Tiramisù", possiamo non solo gustare ma anche condividere l'autentica esperienza del Tiramisù Trevigiano, un simbolo di convivialità e di autentica italianità che continua a conquistare cuori e palati in ogni
Top of Form
0 notes
Text
Per sessant'anni aveva lavorato nello locale dietro Piazza dei Signori dove nel 1970 la moglie Alba e lo chef Roberto Linguanotto inventarono il famoso dolce al cucchiaio.
Il tiramisù fu il frutto di un incidente: durante la preparazione di un gelato alla vaniglia, allo chef cadde un po' di mascarpone nella ciotola delle uova e zucchero e, assaggiando il cucchiaio “sporco”, rimase estasiato.
A quel punto Linguanotto insieme alla signora Alba provarono quell'impasto su savoiardi bagnati con il caffè amaro e capirono che si fondeva al palato in un qualche cosa di meraviglioso.
Il 'Tirame Sù', come fu subito chiamato, veniva preparato su piatti rotondi d'argento, lasciandolo riposare alcune ore in frigo e spolverandolo di cacao amaro solo al momento di servirlo.
Nel 1972 entrò nel menù delle Beccherie e, anche si sono aggiunte molte varianti, il Tiramisù resta quello del locale trevigiano la cui ricetta originale è stata depositata e registrata con atto notarile all'Accademia Italiana della Cucina nel 2010. […]
1 note
·
View note
Text
Tiramisù World Cup 2019: aperte le iscrizioni per assaggiare 600 dolci
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/tiramisu-world-cup-2019-aperte-le-iscrizioni-per-assaggiare-600-dolci/
Tiramisù World Cup 2019: aperte le iscrizioni per assaggiare 600 dolci
Tiramisù World Cup 2019: aperte le iscrizioni per assaggiare 600 dolci
Per i golosi di tutto il mondo, ma soprattutto per gli amanti del tiramisù al via il 21 settembre la Tiramisù World Cup 2019. E sono aperte le iscrizioni per diventare uno dei 100 “giudici buongustai” della competizione. I dolci da assaggiare saranno 600, quattro invece le possibilità per partecipare alla giuria operativa il 21 e 22 settembre a Villa Passariano di Udine e il primo e 2 novembre a Treviso.
Per candidarsi basta andare sul sito www.tiramisuworldcup.com consultare attentamente il regolamento ed eseguire un test entro il 13 settembre. Le domande variano dalla conoscenza della ricetta del dolce ai casi specifici che si possono presentare in fase di gara.
Il test è solo la prima fase di candidatura. La selezione dei Giudici avverrà in un secondo momento, in ordine di punteggio (dal più alto al più basso) ed in ordine cronologico di compilazione.
La partecipazione è gratuita e volontaria, non verrà richiesta alcuna somma di denaro per assaggiare i tiramisù e, di contro, non è previsto alcun compenso o rimborso spese.
I candidati selezionati come giudici dovranno essere in grado di valutare il tiramisù, secondo tutti i criteri previsti, sia nella ricetta originale sia in quella creativa. In particolare dovranno valutare i tiramisù secondo l’esecuzione tecnica, la presentazione estetica, l’intensità gustativa, l’equilibrio del piatto, la sapidità e l’armonia.
Per i golosi di tutto il mondo, ma soprattutto per gli amanti del tiramisù al via il 21 settembre la Tiramisù World Cup 2019. E sono aperte le iscrizioni per diventare uno dei 100 “giudici buongustai” della competizione. I dolci da assaggiare saranno 600, quattro invece le possibilità pe…
Nadia Sessa
0 notes
Photo
Oggi è il Tiramisù Day: e se siete in centro a Treviso le Beccherie regalano il "loro" dolce TREVISO - (ef) Ricordare il 21 marzo come il primo giorno di primavera è semplicemente banale. C’è infatti una declinazione più originale, anche se non fa sconti sulle calorie. Nel globo infatti, da est a ovest, il 21 marzo è il Tiramisù Day: 24 ore intere in cui chiudere la bilancia a tripla mandata e farsi sedurre da quel mix irresistibile di cacao, mascarpone e caffè. ...Per tutto il pomeriggio, dalle 15 alle 21, verrà servita in omaggio una degustazione di Tiramisù.
3 notes
·
View notes
Text
Tiramisù World Cup 2018: la sfida al miglior pasticcere
Arriva a novembre la #TiramisùWorldCup 2018. Scopriamo tutti i dettagli della manifestazione a #Treviso!
La Tiramisù World Cup 2018 è una grande gara culinaria dedicata al dolce più famoso d’Italia: il tiramisù. Quest’anno il filo conduttore della rassegna sarà il Prosecco e il suo territorio: le tappe della selezione saranno infatti i comuni di Conegliano, Pieve di Soligo e Valdobbiadene dal 1 al 3 novembre. Semifinali e finalissima domenica 4 novembre a Treviso. Scopriamo tutti i dettagli e come…
View On WordPress
#criteri di valutazione#dolci#gare di dolci#pasticceria#ricetta tiramisù creativa#ricetta tiramisù originale#tiramisù world cup#Treviso
0 notes
Text
Per la gioia di golosi e non, ecco il campionato del mondo di Tiramisù
Una sfida a colpi di mascarpone, savoiardi, uova, zucchero e caffè, per la gioia di tutti. Torna la Tiramisù World Cup 2019 (TWC). Giunta alla sua terza edizione, quest’anno la manifestazione avrà come tema anche lo "spritz time", il superclassico aperitivo nel Nord-est italiano che ha conquistato il mondo, esattamente come accadde per il Tiramisù nei decenni scorsi. Tiramisù, le cui origini sono attribuite soprattutto al Veneto e al Friuli-Venezia Giulia, tra Treviso, Pieris e Carnia. La TWC conta ormai centinaia di appassionati chef, tutti rigorosamente non-professionisti, da ogni angolo del mondo, che si sfideranno nella preparazione del Tiramisù dalla ricetta originale: savoiardi, mascarpone, uova, zucchero, caffè e cacao; o del Tiramisù creativo (con la possibilità di aggiungere fino a tre prodotti e di sostituire il biscotto). Twissen ha organizzato nel 2017 la prima "Tiramisù World Cup" a Treviso nel novembre riservata a non professionisti della ristorazione. La seconda edizione agli inizi di novembre dello scorso anno. Le tappe dell’edizione 2019 saranno: Friuli Venezia Giulia, 21-22 settembre; City2 e Hilton Grand Place Brussels di Bruxelles, 11-12 e 14 ottobre; Treviso (1-2 novembre); Grand Final in centro a Treviso il 3 novembre 2019. Molte le novità di quest’anno, a cominciare dalla tematica: lo "spritz time", inteso come aperitivo, è "uno dei momenti più attesi delle nostre giornate", ha illustrato Francesco Redi di Twissen, ideatore e organizzatore della rassegna: "ecco allora l’idea di condividere questo momento con chi viene a Treviso per la TWC, com’è d’abitudine quando si accolgono gli amici". Per i vincitori della rassegna TWC 2019 è previsto un viaggio a Curitiba, Paranà, in Brasile. A novembre i Campioni delle due categorie (originale e creativo) saranno ospiti e protagonisti della "Settimana della Cucina Italiana nel mondo", evento promosso dal Ministero degli Esteri in tutte le Ambasciate del Mondo. Le iscrizioni alla gara sono aperte su tiramisuworldcup.com. Read the full article
0 notes
Link
Crema. Base secca da immergere in una bagna. Polvere di copertura. Detta così la faccenda sembra molto semplice, di quelle che si possono liquidare con una cucchiaiata risolutiva. Ma se i protagonisti sono crema al mascarpone, savoiardi imbevuti nel caffè e cacao in polvere, le cose si complicano, e di molto. Nei mesi scorsi è scoppiata una polemica tra regioni confinanti –Veneto e Friuli Venezia Giulia– sulla paternità del dolce italiano più noto, imitato e (ahimè) interpretato del mondo: il tiramisù. Il Friuli ha battuto in volata il Veneto, ottenendo per decreto governativo l’inserimento del tiramisu nell’elenco dei Pat (Prodotti agroalimentari tradizionali). “Uno scippo”, lo ha definito infuriato il governatore veneto Luca Zaia, che ha contrattaccato richiedendo la Dop (Denominazione di origine protetta) per il Veneto. Non potevamo starcene con le mani in mano: Dissapore doveva chiarire a chi spetta la paternità del tiramisù, e doveva farlo prima che la polemica montasse a tal punto da smontare la crema al mascarpone. Dopo aver raccolto informazioni abbiamo preso e carte alla mano siamo andati in un luogo simbolico, lì dove tutto ha avuto origine (o almeno così si pensa), cioè al ristorante Le Beccherie di Treviso.
Riepilogo: le ragioni del Veneto
Primi anni Sessanta: Speranza Bon Garatti, titolare assieme al marito Ottorino del ristorante Il Camin, in zona Stiore a Treviso, realizza la “coppa imperiale al Fogher”, secondo alcuni al culmine del pranzo offerto in onore della regina greca Federica di Hannover, preparata con pan di Spagna, caffè, crema di mascarpone e cioccolato fondente grattugiato. Molto simile all’attuale tiramisù, come notate. Pochi anni dopo, nel ristorante Le Beccherie di proprietà dei coniugi Alba Di Pillo e Ado Campeol, amici dei Garatti, per mano di Alba e del pasticcere Roberto Linguanotto nasce il Tiramisù, Tiramesù in dialetto. E’ il 1972, la ricetta è l’evoluzione di una preparazione molto diffusa nelle famiglie e che nel 1955 la stessa suocera di Alba, al tempo in attesa del figlio Carlo, prepara per la nuora. Una sorta di colazione sostanziosa a base di zabaione e caffè. Dal 1955 al 1972, anno in cui il dolce entra nel menu, passano diciotto anni, necessari a perfezionare la ricetta, quella di forma rettangolare che conosciamo oggi e che prevede savoiardi, crema di mascarpone, caffè e cacao. Nel 1981, il gastronomo trevigiano Giuseppe Maffioli scrive nella rivista “Vin Veneto” un articolo sul tiramisù come parte di un servizio dedicato ai dolci al caffè. Scrive “Tutte le ricette suesposte appartengono a un repertorio più frequente nella cucina mitteleuropea di Trieste e tuttavia con stretta parentela con quella veneziana che per lungo tempo è stata influenzata dagli immigrati asburgici. È nato recentemente, poco più di due lustri orsono, un dessert nella città di Treviso, che fu proposto per la prima volta da un certo cuoco pasticcere di nome Loly Linguanotto, che, guarda caso, giungeva da recenti esperienze di lavoro in Germania. Il dolce e il suo nome tiramisù, come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà o con qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso e provincia, ma anche in tutto il grande Veneto ed oltre, in tutta Italia”. Il 15 ottobre 2010 la ricetta del tiramisù de Le Beccherie viene depositata con atto notarile presso l’Accademia Italiana della Cucina.
Riepilogo: le ragioni del Friuli Venezia Giulia
Al ristorante Roma di Tolmezzo, Norma Pielli, modificando il “dolce Torino”, ricetta n. 649 dell’Artusi, e sostituendo il cioccolato con il caffè oltre a burro e latte con il mascarpone crea il “trancio al mascarpone”. C’è la copia di un conto rilasciato dal ristorante nel 1959 e poi la citazione “par indolzi: di tirimi-su un pôc” (per dolce: un po’ di tirimi-su) in due cene del 1963 e ’65; in seguito sarebbe emersa anche la ricetta, scritta in data non precisata. Nello stesso periodo a Pieris (Gorizia), frazione di San Canzian d’Isonzo, nasce la “coppa vetturino tirime sù” nel ristorante di proprietà di Toni Cosolo: la ricetta prevede pan di Spagna bagnato nel marsala, zabaione, mousse al cioccolato e cacao in polvere.
Silenzio, parla Carlo Campeol
Incontriamo Carlo Campeol alle Beccherie, ristorante di cui è stato titolare fino al 2014, ora rilevato da Paolo Lai. Da quando si è diffusa la notizia della paternità friulana Campeol è stato in silenzio, rifiutando dichiarazioni e interviste. Con Dissapore però decide di parlare: “Mi ritengo un osservatore esterno e privilegiato”, esordisce. E ci passa subito nuove informazioni. “Il Tiramisù è l’evoluzione di quello che veniva chiamato sbatudìn, il tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero e senza alcol, che si dava nelle famiglie a bimbi e anziani bisognosi di energia e forza. La chiave di volta per la trasformazione in tiramisù è stata l’aggiunta del mascarpone, fatta per la prima volta qui alle Beccherie, capace di donare al dolce la consistenza cremosa necessaria per sostenere i savoiardi bagnati di caffè. Ricordo bene che lo presentammo nel 1972 a Milano, in occasione di quella che allora si chiamava Fiera Campionaria (una sorta di Expo ante litteram). Presentammo la cucina trevigiana e assieme a sopressa, risotto e faraona in salsa pevarada, portammo anche il tiramisù. Se solo riuscissimo a ritrovare quel documento…. Perché quello darebbe ufficialità. Una cosa è riportare una nota o un conto, altro è che la stampa ne parli diffondendo la creazione del dolce”. E la stampa non ne parla se non nel 1981, come dicevamo. Rovistando tra carte e documenti abbiamo scoperto che: — la prima menzione del nome tiramisù risale al 1980. Il lemma “tiramisù” viene identificato come di origine veneta nel testo “Le parole dialettali” di Paolo Zolli del 1986. — Pietro Adami, della delegazione udinese dell’Accademia italiana della Cucina, originario di Raveo, nel 1985 ha scritto un volume intitolato “La cucina carnica”, arricchito da ulteriori ricerche nell’edizione del 2009. In nessuno dei due volumi viene citato il tiramisù. — Nel 1995 il cuoco carnico Gianni Cosetti, chef patron del Roma di Tolmezzo, pubblica un volume intitolato “Vecchia e nuova cucina di Carnia”: neppure lui cita il tiramisù. “L’errore”, prosegue Campeol “è stato quello di aver fatto confusione tra lo sbatudin e il tiramisù”. Accanto a Campeol è seduto Paolo Lai, che conferma: “Si sono confusi nome e prodotto e si è creata un’associazione erronea”. Quando gli chiediamo conto di ricette improbabili con fragole, ananas e altre amenità, Campeol è categorico: “L’unica soluzione è la Dop. Ci vuole il disciplinare e persino la tracciabilità degli ingredienti. Senza quelli purtroppo non si può fare nulla e si può chiamare tiramisù qualsiasi cosa”. Stessa fermezza quando gli chiediamo degli albumi montati a neve, previsti nella ricetta che per l’Accademia italiana della Cucina del Friuli è la ricetta originale del ristorante Roma di Tolmezzo: “Gli albumi non ci vanno: la consistenza cremosa viene garantita solo dal mascarpone”. Il tono di Campeol è accalorato ma mai sopra le righe: è il tono di chi tiene alla tutela di un prodotto e pretende che venga divulgato e consumato nella versione originale. Ecco quindi la procedura per la Dop e da parte di Paolo Lai l’impegno –preso già da qualche tempo– di esaltare ancor più i singoli ingredienti. “Vogliamo coinvolgere” ci dice Lai “gli artigiani locali nella fornitura dei singoli ingredienti, in modo da stabilire un legame ancora più forte con il territorio. Tra ottobre e novembre ci saranno una serie di eventi a tema: la giornata del tiramisù, indetta a Treviso per il 1° ottobre, dove Le Beccherie collaborerà con la Fondazione Maffioli all’organizzazione della discussione, cui parteciperanno, tra gli altri, gli istituti alberghieri del territorio e gli chef di Assocuochi Treviso. E la Coppa del mondo del tiramisù, progetto partito proprio da Treviso che vedrà disputarsi la finale nel centro città, il 4 e 5 novembre. Ma alla fine, ci chiederete, com’è questo tiramisù
Il tiramisù delle Beccherie
Il profumo del cacao arriva per primo. La tavolozza dei colori è limitata: i gialli pastello e i marroni rubano la scena, ma senza arroganza. Al taglio la consistenza è morbida, non spugnosa. Al palato la dolcezza è misurata, l’impiego del mascarpone fresco aumenta di una punta l’acidità spazzando via ogni dubbio sulla pesantezza. Sulle labbra si ferma la polvere di cacao, in bocca l’aroma del caffè. La mano regge il cucchiaino, uno strumento che affonda il colpo ritmicamente. Nel menu delle Beccherie viene proposto in due versioni: l’originale e quella “destrutturata” o “sbagliata”, che modifica le consistenze rendendo liquido ciò che era solido e viceversa. Qui trovate la ricetta: fatene buon uso. Ingredienti 12 tuorli d’uova ½ kg di zucchero 1 kg di mascarpone 60 savoiardi caffè quanto basta cacao in polvere Preparazione Preparare il caffè e lasciarlo raffreddare in una ciotola; Montare a spuma 12 tuorli d’uova con ½ kg di zucchero ed incorporarvi 1 kg di mascarpone ottenendo così una crema morbida; Bagnare 30 savoiardi con caffè facendo attenzione a non inzupparli troppo e disporli in fila al centro di un piatto circolare; Spalmare sui savoiardi metà della crema e poi sovrapporre un altro strato di 30 savoiardi bagnati con il caffè’, spalmare poi la superficie con la rimanente crema di mascarpone; Cospargere il mascarpone con del cacao magro setacciato; Passare in frigo sino al momento di servire. [Crediti | Immagini: Caterina Vianello]
0 notes
Text
Consorzio Stoppani, ristorante italiano di cucina di sagre.
Quando, abbastanza recentemente, sono stato da Il Trullo avevo notato, nella via attigua, quest’altro locale, nel quale si era preventivamente deciso con altri amici di cenare a breve, prima che sapessi dove fosse e soprattutto cosa fosse. E’ presto detto: il concept dietro Consorzio Stoppani, che non a caso ha come pay off ‘La Sagra Urbana’, è quello di raggruppare e convogliare i piatti che, a prescindere dalla regione, si possono mangiare nelle varie feste paesane del bel paese. Una cucina dalle intenzioni popolari quindi, regionale ma senza una connotazione geografica: si spazia con tranquillità e allegria dal Piemonte alla Toscana, dalla Liguria alla Puglia, dal Veneto alla Valtellina. Tutto nello stesso locale, in zona Porta Venezia: un’idea niente male.
Il posto è veramente bello: pavimento scuro e muri verdi vengono impreziositi da una volta di tendaggi gialli, quasi a suggerire un circo più che una sagra, e da grosse lampadine, come in tanti locali alla moda - e a casa mia, ah-ha. I tavoli di legno e le tovagliette a scacchi suggeriscono un’atmosfera campagnola. L’ambiente è rilassato e piacevole.
La questione però è sempre quella: chi non consuma animali qui cosa mangia? Il menu, come nella tradizione delle sagre, la butta in prima ipotesi sul carnivoro spinto, citando cavalli, rane, lardo e baccalà. Ma la tradizione gastronomica italiana, come sempre, ci è piuttosto amica: i piatti vegetariani esistono, e in discreto numero: tra gli antipasti si può scegliere tra un fagottino di pasta fillo con porri e robiola su una vellutata di pomodoro, e una selezione di formaggi con noci e miele; come primi la ribollita toscana (che secondo la ricetta originale non contiene nessun animale), i pizzoccheri della Valtellina e delle crespelle al radicchio e Asiago; come secondo solo il venetissimo radicchio alla piastra con Caciocavallo, dalla sagra di Dosson, in provincia di Treviso.
Io sono andato sul tranquillo/sicuro andante e ho preso il fagottino (simpatico, anche se non saprei ricondurlo a nessuna tradizione popolare) e poi i pizzoccheri, che da profano ho trovato buoni: avevo però seduta davanti una valtellinese doc che li ha trovati non all’altezza, e che ha sostenuto che il formaggio utilizzato non fosse quello corretto (ci andrebbe il Casera). Ale ha preso, come sempre, il tiramisù, che è arrivato in un barattolino, e che era onesto, anche per un veneto intransigente in fatto di dolci.
oh raga, ormai le mie fan farebbero qualsiasi cosa pur di apparire nelle mie famose foto ‘sono-tenebroso-col-profilo-migliore-e-ho-il-piatto-in-mano’ :p
Insomma: un posto bello, in una zona bella, con un’idea bella, con piatti ok su cui però vige il sospetto di una sorta di ‘milanesizzazione’ fighetta, quando forse sarebbe stato più interessante, e autentico rispetto al concetto originale, mangiare lurido, ruttare e sbracare, non so se mi spiego. Ma siamo comunque a Porta Venezia, nani. Consiglio: in un’ottica ‘milanese’, al contrario, allora sarebbe bello dare voce a tutti quei piatti della cultura gastronomica popolare che nascono vegetariani e vegani per natura e non per moda, come fa Mare Milano nelle serate di ‘Radici’: non è forse vero che nelle sagre italiane, soprattutto in certe regioni, è pieno di piatti senza animali?
Attività simpatica: ogni tot si fanno cene con un ospite vip speciale. A cena il menu è quello descritto, mentre a pranzo è sempre diverso, e viene annunciato giornalmente sull’aggiornatissima pagina Facebook.
Prezzi in media con i locali della zona, certo non da sagra: antipastino, primo e coperto, 19 euro escluso il vino (26 euro a testa incluso il bere, facendo alla romana in sei)
POSTO: 4/5 MANGIARE: 3/5 BERE: 3/5 VEGFRIENDLYTUDINE: 3/5 CORTESIA E SERVIZIO: 5/5 ECONOMICITA’: 3/5 MODALITA’ DI CONSUMO: ristorante tradizionale, con tavoloni e sedie
Consorzio Stoppani - via Stoppani 15 (zona Lima/Porta Venezia)
02 49795170
www.consorziostoppani.it
0 notes
Text
Treviso
detta anche la Piccola Venezia
per i suoi “Cagnani” che l’attraversano
la Piccola Venezia Treviso
Treviso chiamata, appunto, la Piccola Venezia, perché ha la caratteristica di avere molte sorgenti risorgive, sorgenti di acqua dolce di origine naturale, chiamate “Fontanassi”, nel dialetto trevigiano, che formano numerosi fiumi, il più importante è il Botteniga, che una volta oltrepassato le mura, si divide poi nei diversi rami, detti “cagnani”.
Il suo corso d’acqua principale è comunque il Sile, considerato il fiume di risorgiva più lungo d’Italia e d’Europa.
Visitare la Piccola Venezia seguendo lo scorrere lento dell’acqua nei cagnani
Piazza dei Signori, l’antica piazza delle Catene o della Berlina, dove veniva praticata la punizione della pubblica umiliazione, chiamata appunto “berlina“, è il cuore di Treviso, qui si trovano i palazzi dell’antica signoria trevigiana, lo stile dei palazzi, un po’ in tutta Treviso, risente l’influenza della Serenissima, la repubblica di Venezia, lo stile architettonico è quello classico che si vede in quasi tutte le città del Veneto.
#gallery-0-36 { margin: auto; } #gallery-0-36 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-36 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-36 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Scorcio della Piazza dei Signori con Palazzo dei Trecento e la loggia file sotto licenza Creative Commons di Didier Descouens
Palazzo del Podestà
Piazza dei Signori
Sul lato est della piazza sorge il Palazzo dei Trecento, risalente all’epoca medievale, intorno al XIII secolo, è chiamato così perché ospitava il Consiglio dei Trecento, il Consiglio guidato dal Podestà, più trecento signori trevigiani, amministravano in questo palazzo la giustizia, era chiamato anche “Palazzo della Ragione”.
Palazzo dei Trecento fu restaurato nel 1944, a causa di una grave distruzione causata dal bombardamento, si possono ancora vedere i segni del palazzo originale e di quello rifatto dopo il bombardamento.
Il palazzo, in mattoni a vista, si compone di due piani, al piano terra, la loggia con archi a tutto sesto, al piano superiore si trova il salone, illuminato da una serie di trifore, finestre divise verticalmente con colonnine in tre aperture.
Internamente sono conservati affreschi realizzati tra XIV e XVI secolo da artisti veneti e le pitture raffiguranti Madonna con Bambino ed i Santi Liberale e Pietro e Le quattro virtù cardinali, mentre su un lato della loggia si trova lo scalone che conduce al primo piano.
Sul lato nord della Piazza, si trova il Palazzo del Podestà con la Torre Civica, allora sede della Prefettura, oggi invece sede del Comune.
A ovest della piazza, sorge il Palazzo Pretorio, mentre a sud, la prima sede della Biblioteca e della Pinacoteca comunale.
La Fontana delle Tette con la targa apposta in Calmaggiore al posto della fontana
Poco distante, in via Calmaggiore, dove originariamente la statua era posta all’interno del palazzo Pretorio, si trovava, la Fontana delle Tette, dal nome curioso come la sua storia, fu realizzata nel Cinquecento a seguito di una forte siccità, dai suoi due seni sgorgavano vino rosso e vino bianco per festeggiare ogni nuovo Podestà, oggi però esce solo acqua, il manufatto autentico, seriamente danneggiato, è stato spostato in una teca sotto il portico del Palazzo dei Trecento, mentre la copia della scultura originale è collocata nel cortile di Palazzo Zignoli.
Poco distante all’incrocio tra via Martiri della Libertà e via Indipendenza, troviamo la Loggia dei Cavalieri, uno degli edifici tra i più rappresentativi del centro storico della Piccola Venezia, simbolo del potere politico assunto dai nobili nel periodo del Libero Comune, fu costruita durante la carica di Podestà di Giacomo da Perugia come luogo di convegni, conversazioni, giochi per la nobiltà, i Cavalieri.
Nel Quattrocento, la loggia venne chiusa con portoni e divenne magazzino, poi verso la fine del XIX secolo venne avanzata la proposta di demolizione e creare una piazza, poi un radicale restauro fu affrontato alla fine degli anni ‘80, durante le opere di restauro vennero scoperte porzioni di affreschi.
La struttura è in laterizio ad un unico vano con un lato chiuso e i rimanenti tre si aprono cinque archi, le colonne in pietra di sezione quadrangolare e capitello a piramide tronca, nel centro un’importante colonna in pietra d’Istria su triplice dado in pietra e mattoni con capitello a piramide tronca ad angoli smussati.
#gallery-0-37 { margin: auto; } #gallery-0-37 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-37 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-37 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
La Loggia dei Cavalieri
La Loggia dei Cavalieri interno
Il centro storico
Il centro storico è parzialmente racchiuso da imponenti mura bastionate, con tre Porte monumentali che ne danno l’accesso.
Porta San Tommaso, è la più grandiosa delle tre porte, eretta nel 1518 dal podestà Paolo Nani, interamente rivestita da elementi decorativi in pietra d’Istria, riprende lo schema degli archi trionfali classici.
Porta Santi Quaranta, intitolata ai Quaranta martiri di Sebaste, i soldati cristiani che, durante la persecuzione di Licinio in Armenia, si rifiutarono di onorare degli idoli e furono per questo puniti con l’assideramento e il rogo.
La costruzione, in stile rinascimentale, è a pianta quadrata, la facciata verso l’esterno della città, è segnata da quattro pilastri incassati di pietra d’Istria, ad impreziosire gli spazi tra un pilastro e l’altro, oltre allo stemma del podestà Vendramin, vi sono quelli della città e del doge Leonardo Loredan.
Posto sopra l’arco centrale spicca il leone marciano, mentre si vedono ancora le tre fessure che servivano per il ponte levatoio, sostituito dall’attuale ponte in muratura.
All’estremità meridionale del centro storico si trova Porta Altinia costruita in mattoni a vista e con poche decorazioni in pietra, molto più sobria rispetto alle altre due porte.
La parte superiore, sagomata a forma di torrione con ampi finestroni sulle facciate interna ed esterna, mentre i fronti laterali presentano ancora i fori delle cannonate.
#gallery-0-38 { margin: auto; } #gallery-0-38 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-38 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-38 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Porta San Tommaso
Porta Santi Quaranta
Porta Altinia
La Piccola Venezia e i Cagnani che la attraversano
Da nord il fiume Botteniga scorre a Treviso, dove viene deviato in tre canali attraverso il centro città, il Canale Cagnan, il Canale Buranelli ed il Canale Roggia, tutti questi canali, come d’altra parte in tutte le città attraversate da acqua, danno alla Piccola Venezia quell’aria di lentezza scandita dallo scorrere lento delle sue acque, le case affacciate sui Cagnani, ricordano molto quelle veneziane.
Tutti e tre i canali nascono al Ponte di Pria, in corrispondenza dell’ingresso in Treviso del Botteniga, da qui si diramano, quello a destra con il nome Cagnan della Roggia, passa sul retro dei giardini delle case di Via Filippini, poi passa sotto al ponte di San Cristoforo, in Piazza Trentin e fiancheggia la strada che prende il nome dal Cagnan.
#gallery-0-39 { margin: auto; } #gallery-0-39 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 33%; } #gallery-0-39 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-39 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
La mappa del percorso fluviale di treviso la Piccola Venezia
Il Ponte de Pria con le chiuse
Cagnan della Roggia
Cagnan della Roggia
Qui le case risalgono al XIII secolo, scompare, poi sotto le costruzioni dell’ex monastero di Santa Maria Nova e torna allo scoperto dietro all’ex Tribunale austriaco, da dove riceve le acque della sorgente attiva, nel cortile delle ex-carceri.
Prosegue lento, oltre il Ponte dell’Oliva in direzione dell’ex monastero delle Cappuccine e qui improvvisamente cambia direzione, passa sotto il ponte dei Mussolini, i moscerini, “mussatèi” in dialetto, da qui prende il nome di Siletto, costeggia i palazzi di via Manin, passa sotto il ponte di Corso del Popolo, passa accanto a via Zorzetto, sotto il portico delle Scorzerie dove si trovavano i laboratori degli “scorzèri“, gli addetti alla concia della pelle,per finire come gli altri cagnani nel fiume Sile.
Il Canale Buranelli
O Canal Medio, è la diramazione centrale del fiume, il suo tragitto passa posteriormente a Palazzo Rinaldi, dopo un primo ponte,dove le donne della zona, usavano lavare i panni, arriva nelle vicinanze della casa appartenuta al poeta Giovanni Comisso, per proseguire e passare sotto il ponte dei Buranelli, dove si trova tuttora un edificio cinquecentesco, dimora di commercianti provenienti dall’isola lagunare di Burano e dove tenevano anche il magazzino merci, da qui la denominazione del canale.
#gallery-0-40 { margin: auto; } #gallery-0-40 .gallery-item { float: left; margin-top: 10px; text-align: center; width: 50%; } #gallery-0-40 img { border: 2px solid #cfcfcf; } #gallery-0-40 .gallery-caption { margin-left: 0; } /* see gallery_shortcode() in wp-includes/media.php */
Canal Buranelli
Il magazzino dei Buranelli sul canal Buranelli
Più avanti, costeggia l’isolato in cui si trova l’antico ristorante Beccherie, qui si narra, sia stato creato il dolce Tiramisù, baluardo della tradizione italiana.
Questo canale, lungo il percorso, cambia in diversi nomi da Canal Buranelli, a Canal Beccherie per l’antico ristorante, poi dopo essere passato sotto via Martiri della Libertà, riappare, con il nome di Canale dell’Ospedale, sulla quale si trova l’ingresso dell’ex ospedale, ora sede distaccata dell’Università di Padova e dell’Università Ca’ Foscari di Venezia, costeggia l’attuale piazza Università e come tutti sfocia nel Sile.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Cagnan Grande o Canale della Pescheria
Nella Piccola Venezia, il Canale più largo e più “importante” è Cagnan Grande, ultima diramazione del Fiume Botteniga, come il Buranelli, passa posteriormente a Palazzo Rinaldi, per poi passare sotto il ponte di San Francesco e il ponte di San Parisio, qui lambisce l’isola artificiale della Pescheria, che ospita il mercato del pesce cittadino, attraversa i “Ponticelli“, dove sopravvive ancora una copia di una ruota di mulino e dopo aver oltrepassato alcuni ponti confluisce nel Sile presso ponte Dante,noto come “dell’Impossibile“.
Una bella gita alla Piccola Venezia, non può, non effettuarsi lungo i Cagnan, le case, gli odori e le sensazioni che provocano questo lento fluire delle acque, fanno sì che ci si perda in epoche lontane, quando si udivano i canti delle lavandaie e i richiami dei pescatori, che mercanteggiavano il pescato.
Treviso ha tante cose da mostrare ma la Piccola Venezia, il centro storico della città è tutta una cosa a parte.
(adsbygoogle = window.adsbygoogle || []).push({});
Piccola Venezia Treviso e i Fontanassi Treviso detta anche la Piccola Venezia per i suoi “Cagnani” che l’attraversano Treviso chiamata, appunto, la Piccola Venezia, perché ha la caratteristica di avere molte sorgenti risorgive, sorgenti di acqua dolce di origine naturale, chiamate “Fontanassi”, nel dialetto trevigiano, che formano numerosi fiumi, il più importante è il Botteniga, che una volta oltrepassato le mura, si divide poi nei diversi rami, detti “cagnani”.
0 notes
Text
Sapere come preparare la torta tiramisù di Treviso
Savoiardi bagnati nell'espresso, accatastati con mascarpone e uova sbattute delicatamente zuccherate e spolverati di cacao in polvere compongono il vellutato composto noto come tiramisù. Il suo nome, tirami sù, che si traduce in "sollevami", potrebbe essere un'allusione alle proprietà energizzanti dell'espresso e del cioccolato utilizzati nella ricetta. Sapere tutto sulla preparazione del tiramisù originale treviso e le istruzioni per l'uso.
La ricetta perfetta della torta al tiramisù!
La ricetta ideale per preparare il tiramisù a base di marsala e biscotti savoiardi di Treviso, Italia!
Mascarpone 16 volte
10 Savoiardi in una volta (biscotti savoiardi)
5 zollette di zucchero
6 tuorli d'uovo davvero freschi
4 cucchiai di rum o marsala
Caffè espresso, 4 tazzine, cacao amaro in polvere
PREPARAZIONE
Impara come fare un bel tiramisù da un laboratorio di produzione del tiramisù monoporzione con savoiardi, mascarpone e un tocco di marsala (se non ne hai, puoi sostituire il rum) usando il metodo tradizionale! Si dice che il famoso dolce italiano noto come tiramisù abbia le sue origini a Treviso, una cittadina situata a circa 30 minuti da Venezia. Gli ingredienti base della ricetta originale sono mascarpone, uova, zucchero, biscotti, caffè e cacao in polvere. Per riequilibrare il sapore, alla crema al mascarpone e alle uova viene aggiunta una piccola quantità di marsala (o rum).
I tuorli e lo zucchero devono essere ben amalgamati per creare il tiramisù ideale. Il mascarpone va aggiunto per ultimo, seguito dal marsala o dal rum, e mescolato per creare una crema omogenea. Il caffè deve essere preparato e lasciato raffreddare. In una ciotola capiente versate il caffè freddo; I savoiardi (biscotti savoiardi) vanno subito inzuppati sui bordi per evitare che diventino molto mollicci, e poi vanno disposti uno accanto all'altro sul fondo di una pirofila (8 x 9 pollici, 2 pollici di altezza). Se non siete sicuri della freschezza delle uova, pastorizzatele comunque sbattendo i tuorli con lo zucchero e il marsala (o rum) e scaldando la panna a bagnomaria a 180° una volta che la crema avrà raggiunto quella temperatura.
Indicazioni:
Il caffè espresso deve essere preparato, aggiunto dello zucchero e lasciato raffreddare.
I tuorli e lo zucchero devono essere sbattuti fino a renderli spumosi.
È fondamentale sapere da dove provengono le tue uova perché mangiarle crude mette a rischio la salmonella.
Per ottenere una consistenza cremosa, unire il mascarpone.
Adagiate i savoiardi uno accanto all'altro in una teglia dopo averli immersi nel caffè.
Man mano che impili gli ingredienti, ricoprili con il composto di mascarpone e poi ricopri con uno spesso strato di crema al mascarpone.
Aggiungere sopra un po' di cioccolato in polvere.
Servire freddo dopo aver trascorso circa 4 ore in frigorifero.
Se vuoi semplicemente assaporare questo dolce semplice ma squisito, vieni nel nostro ristorante; è sempre nel menu.
Si può assaporare a fine pasto o sorseggiando una vera tazza di tiramisù originale treviso.
0 notes
Text
Cos'è il Tiramisù di Treviso e come è utile?
Uno dei dolci più amati in tutto il mondo è il tiramisù. Gli ingredienti includono caffè, pan di spagna, tuorli d'uovo, mascarpone e cacao. È un classico dolce italiano. Il tiramisù treviso, nel Veneto, è il luogo in cui la ricetta originale del tiramisù è stata trascritta negli anni '60. Anni dopo, il dessert è ancora una delle esportazioni culinarie più famose della nazione.
COSA C'È NEL TIRAMISÙ?
Se non hai avuto il piacere di assaggiare il Tiramisù, immagina un leggero budino al caffè/cioccolato con pasticcini savoiardi imbevuti di un potente caffè espresso e una seducente infarinatura di liquore. La ricetta è abbastanza semplice, il che lo rende un compito semplice per i principianti. Savioardi (biscotti savoiardi), tuorli d'uovo, mascarpone, cioccolato, caffè e, occasionalmente, brandy o cognac per accentuare il sapore del caffè sono i componenti principali di questo pasto. A loro gusto, alcuni chef usano il rum o il marsala per il brandy. La crema pasticcera si ottiene mescolando insieme le uova, lo zucchero e il latte, mentre i savoiardi vengono immersi nel caffè espresso fino a ottenere una consistenza spugnosa. I savoiardi vengono quindi posti sulla base della fondazione, seguiti dalla crema pasticcera.
I cuochi continuano fino a quando gli strati non sono giusti. Quindi, uno spesso strato di cacao e polvere di caffè espresso viene cosparso sullo strato superiore della crema pasticcera. Quando si morde questa crema pasticcera a più livelli, viene prima la crema al mascarpone fredda e liscia per il tiramisù, seguita da un accenno di caffè e dai savoiardi imbevuti di caffè espresso. Sebbene la ricetta tiramisù originale treviso variata nel tempo, il sapore è rimasto sostanzialmente costante. Sebbene nella ricetta originale di Le Beccherie non siano stati utilizzati né formaggio né alcol, molte persone l'hanno modificata secondo i propri gusti.
Gli ingredienti utilizzati nelle ricette del tiramisù variano notevolmente, come puoi vedere se ne guardi alcuni online. E c'è il problema. Ci sono solo pochi componenti selezionati necessari per fare un autentico tiramisù italiano e sono:
uova
mascarpone
caffè espresso
savoiardi
un tocco di zucchero
un tocco di alcol (mi piace l'amaretto o il rum speziato)
sopra una spolverata di cacao amaro
Le uova montate svolgono un ruolo importante nel conferire all'autentico tiramisù italiano la sua consistenza ariosa e delicata. È ciò che conferisce al tiramisù la sua consistenza eterea e cremosa. Osservo spesso persone che preparano il tiramisù con panna montata o addirittura riscaldano e addensano il ripieno al punto che assomiglia a un budino. Non è così che viene tipicamente preparato questo dolce italiano e nessuno di questi approcci, secondo me, si avvicina alla preparazione originale. In poche parole, non sono all'altezza. Un laboratorio di produzione artigianale tiramisù che produce tiramisù è la fonte ideale di dessert premium per le imprese.
Conclusione
Non c'è dubbio che milioni di persone in tutto il mondo amano il tiramisù treviso, sia che lo preferiscano preparato secondo la ricetta tradizionale o una variante su misura.
0 notes
Text
Treviso Tiramisu – Kennen Sie die Schritte dafür
In Italien ist Tiramisu aus Treviso eine ernste Angelegenheit! Bei diesem Rezept müssen Sie keine rohen Eier verwenden, und Sie werden alle italienischen Tricks entdecken, um den dicksten Mascarpone-Zuckerguss zuzubereiten!
Die wesentlichen Bestandteile von Tiramisù sind Eier, Zucker, Mascarpone-Käse, Kaffee, Savoiardi-Kekse (auch Ladyfingers genannt) und ungesüßte Schokolade. Marsala, ein italienischer Likörwein, der eher wie ein süßer Likör als wie Wein schmeckt und in Italien traditionell zum Würzen von Mascarpone-Zuckerguss verwendet wird, kann weggelassen werden, wenn Sie ihn nicht finden können. Natürlich können Sie Ihren Lieblingslikör ersetzen, aber leider schmeckt nichts so sehr wie Marsala!
Was ist Tiramisu?
Diese italienische Creme für Tiramisu, die einer Kreuzung zwischen einer Kleinigkeit und einem Pudding ähnelt, bedeutet grob übersetzt „Heb mich hoch“. In Kaffee und Likör getauchte Löffelbiskuits werden zwischen Schichten von Schlagsahne, bekannt als Zabaglione, eingelegt. Anschließend wird das ganze Gericht mit Kakaopulver oder geraspelter Schokolade bestreut. Die Ursprünge und die Geschichte des Gerichts sind sehr umstritten, wobei einige Italiener behaupten, dass es sich um ein traditionelles Gericht mit rustikalem Geschmack handelt, und andere, dass ein italienischer Konditor es allein hätte kreieren können. Es wurde in den 1980er Jahren in den USA immer beliebter und tut dies auch weiterhin als Dessert, das nur in Restaurants serviert wird.
Wichtige Schritte für das beste Tiramisu
Verwenden Sie ein Getränk, das Sie genießen, anstatt Marsala-Wein. Da Marsala als wesentliche Handwerkliche Herstellung von Tiramisu aus dem Tiramisu-Produktionslabor gilt, ist mir bewusst, dass mein Rat unkonventionell ist. Es gibt einige Beweise dafür, dass das ursprüngliche Tiramisu überhaupt keinen Alkohol enthielt; Da ich jedoch selten süßen Marsala zur Hand habe, lasse ich ihn zugunsten eines Kaffeelikörs in meinem Rezept weg. Wenn Sie Marsala lieben, lassen Sie auf jeden Fall den Alkohol darin weg. Nehmen Sie im Allgemeinen nur Lebensmittel auf, die Ihnen schmecken.
Investieren Sie in die Löffelbiskuits. Die in diesem Rezept verwendeten Löffelbiskuits müssen sehr trocken sein, da sie die Feuchtigkeit aus der Mascarpone-Füllung sowie einem Kaffee- und Likörsirup aufnehmen.
Es braucht viel Zeit und Übung, um die Kunst des Löffelbiskuit-Backens zu Hause zu perfektionieren. Sie schulden es sich selbst, die Löffelbiskuits zu kaufen.
Zabaglione wird im Wasserbad zubereitet. Traditionell werden verquirlte Eier, Zucker und süßer Wein mit frischem Obst als Zabaglione serviert. Zabaglione wird in die Kombination aus Mascarpone und Sahne eingearbeitet, die den Körper des Gerichts in Tiramisu bildet. Es ist entscheidend, die Eier bei schwacher Hitze zu kochen, den Zucker zu schmelzen und eine dicke Zabaglione für Das originale Tiramisu aus Treviso. Wenn sich der Zucker aufgelöst hat und eine dicke Spur zurückbleibt, wenn ein Löffel durch die Zabaglione gezogen wird, ist die Mischung dick genug.
Lassen Sie die Zabaglione vollständig abkühlen, bevor Sie Mascarpone und Schlagsahne hinzufügen. Die Mascarpone-Mischung schmilzt erfolgreich und die Schlagsahne entleert sich, wenn Sie warmes Zabaglione hinzufügen. Vor dem Schlagen des Tiramisu aus Treviso und der Mascarpone, dem Hinzufügen und Kombinieren der beiden Komponenten die Zabaglione mindestens 10 Minuten abkühlen lassen.
0 notes
Text
Tiramisù di Treviso - Conosci i passaggi per farlo
In Italia il tiramisù treviso è una cosa seria! Non avrai bisogno di utilizzare uova crude con questa ricetta e scoprirai tutti i trucchi italiani per realizzare la glassa al mascarpone più densa!
I componenti essenziali del Tiramisù sono uova, zucchero, mascarpone, caffè, savoiardi (detti anche Savoiardi) e cioccolato amaro. Il Marsala, un vino liquoroso italiano che ha un sapore più simile a un liquore dolce che al vino ed è tradizionalmente usato per aromatizzare la glassa al mascarpone in Italia, può essere omesso se non riesci a individuarlo. Certo, puoi sostituire il tuo liquore preferito, ma purtroppo niente ha il sapore del Marsala!
Cos'è il tiramisù?
Questa crema italiana per tiramisù, che assomiglia a un incrocio tra una sciocchezza e un budino, si traduce approssimativamente in un "prendimi". Savoiardi immersi nel caffè e nel liquore sono racchiusi tra strati di budino montato noto come zabaione. Successivamente, viene cosparso di cacao in polvere o scaglie di cioccolato sull'intero piatto. Le origini e la storia del piatto sono molto contestate, con alcuni italiani che affermano che si tratta di un piatto tradizionale dal sapore rustico e altri che affermano che solo un pasticcere italiano potrebbe averlo creato. Ha guadagnato popolarità negli Stati Uniti negli anni '80 e continua a farlo come dessert servito solo nei ristoranti.
Passi chiave per il miglior tiramisù
Usa una bevanda che ti piace piuttosto che il marsala. Poiché il marsala è considerato un ingrediente essenziale nello zabaione del tiramisù del laboratorio di produzione artigianale tiramisù, sono consapevole che il mio consiglio è non convenzionale. Ci sono alcune prove che il tiramisù originale non conteneva affatto alcol; tuttavia, poiché non ho quasi mai il marsala dolce a portata di mano, lo tralascio in favore di un liquore al caffè nella mia ricetta. Se adori il marsala, in ogni caso, ometti l'alcol in questo. In genere, includi solo cibi che ti piacciono.
Investi nei savoiardi. I savoiardi utilizzati in questa ricetta devono essere molto asciutti poiché assorbiranno l'umidità del ripieno al mascarpone e uno sciroppo di caffè e liquore.
Ci vuole molto tempo e pratica per perfezionare l'arte di cuocere i savoiardi a casa. Lo devi a te stesso per l'acquisto dei savoiardi.
Lo zabaione si prepara a bagnomaria. Tradizionalmente, uova sbattute, zucchero e vino dolce vengono serviti con frutta fresca come zabaione. Lo zabaione viene incorporato nella combinazione mascarpone e panna che forma il corpo del piatto nel tiramisù originale treviso. È fondamentale cuocere le uova a fuoco basso, sciogliere lo zucchero e creare uno zabaione denso per il tiramisù. Quando lo zucchero si è sciolto e si è lasciata una scia densa trascinando un cucchiaio nello zabaione, il composto è abbastanza denso.
Prima di inserire il mascarpone e la panna montata, fate raffreddare completamente lo zabaione. Il composto al mascarpone si scioglierà bene e la panna montata si sgonfierà se aggiungete lo zabaione caldo. Prima di montare il tiramisù treviso e il mascarpone, unendo e unendo i due componenti, fate raffreddare lo zabaione per almeno 10 minuti.
0 notes
Text
Per convincere i friulani che il tiramisù è veneto siamo stati alle Beccherie
New Post has been published on http://www.it-gourmet.it/2017/08/28/per-convincere-i-friulani-che-il-tiramisu-e-veneto-siamo-stati-alle-beccherie/
Per convincere i friulani che il tiramisù è veneto siamo stati alle Beccherie
Crema. Base secca da immergere in una bagna. Polvere di copertura. Detta così la faccenda sembra molto semplice, di quelle che si possono liquidare con una cucchiaiata risolutiva. Ma se i protagonisti sono crema al mascarpone, savoiardi imbevuti nel caffè e cacao in polvere, le cose si complicano, e di molto. Nei mesi scorsi è scoppiata una polemica tra regioni confinanti –Veneto e Friuli Venezia Giulia– sulla paternità del dolce italiano più noto, imitato e (ahimè) interpretato del mondo: il tiramisù. Il Friuli ha battuto in volata il Veneto, ottenendo per decreto governativo l’inserimento del tiramisu nell’elenco dei Pat (Prodotti agroalimentari tradizionali). “Uno scippo”, lo ha definito infuriato il governatore veneto Luca Zaia, che ha contrattaccato richiedendo la Dop (Denominazione di origine protetta) per il Veneto. Non potevamo starcene con le mani in mano: Dissapore doveva chiarire a chi spetta la paternità del tiramisù, e doveva farlo prima che la polemica montasse a tal punto da smontare la crema al mascarpone. Dopo aver raccolto informazioni abbiamo preso e carte alla mano siamo andati in un luogo simbolico, lì dove tutto ha avuto origine (o almeno così si pensa), cioè al ristorante Le Beccherie di Treviso.
Riepilogo: le ragioni del Veneto Primi anni Sessanta: Speranza Bon Garatti, titolare assieme al marito Ottorino del ristorante Il Camin, in zona Stiore a Treviso, realizza la “coppa imperiale al Fogher”, secondo alcuni al culmine del pranzo offerto in onore della regina greca Federica di Hannover, preparata con pan di Spagna, caffè, crema di mascarpone e cioccolato fondente grattugiato. Molto simile all’attuale tiramisù, come notate. Pochi anni dopo, nel ristorante Le Beccherie di proprietà dei coniugi Alba Di Pillo e Ado Campeol, amici dei Garatti, per mano di Alba e del pasticcere Roberto Linguanotto nasce il Tiramisù, Tiramesù in dialetto. E’ il 1972, la ricetta è l’evoluzione di una preparazione molto diffusa nelle famiglie e che nel 1955 la stessa suocera di Alba, al tempo in attesa del figlio Carlo, prepara per la nuora. Una sorta di colazione sostanziosa a base di zabaione e caffè. Dal 1955 al 1972, anno in cui il dolce entra nel menu, passano diciotto anni, necessari a perfezionare la ricetta, quella di forma rettangolare che conosciamo oggi e che prevede savoiardi, crema di mascarpone, caffè e cacao. Nel 1981, il gastronomo trevigiano Giuseppe Maffioli scrive nella rivista “Vin Veneto” un articolo sul tiramisù come parte di un servizio dedicato ai dolci al caffè. Scrive “Tutte le ricette suesposte appartengono a un repertorio più frequente nella cucina mitteleuropea di Trieste e tuttavia con stretta parentela con quella veneziana che per lungo tempo è stata influenzata dagli immigrati asburgici. È nato recentemente, poco più di due lustri orsono, un dessert nella città di Treviso, che fu proposto per la prima volta da un certo cuoco pasticcere di nome Loly Linguanotto, che, guarda caso, giungeva da recenti esperienze di lavoro in Germania. Il dolce e il suo nome tiramisù, come cibo nutrientissimo e ristoratore, divennero immediatamente popolarissimi e ripresi, con assoluta fedeltà o con qualche variante, non solo nei ristoranti di Treviso e provincia, ma anche in tutto il grande Veneto ed oltre, in tutta Italia”. Il 15 ottobre 2010 la ricetta del tiramisù de Le Beccherie viene depositata con atto notarile presso l’Accademia Italiana della Cucina.
Riepilogo: le ragioni del Friuli Venezia Giulia Al ristorante Roma di Tolmezzo, Norma Pielli, modificando il “dolce Torino”, ricetta n. 649 dell’Artusi, e sostituendo il cioccolato con il caffè oltre a burro e latte con il mascarpone crea il “trancio al mascarpone”. C’è la copia di un conto rilasciato dal ristorante nel 1959 e poi la citazione “par indolzi: di tirimi-su un pôc” (per dolce: un po’ di tirimi-su) in due cene del 1963 e ’65; in seguito sarebbe emersa anche la ricetta, scritta in data non precisata. Nello stesso periodo a Pieris (Gorizia), frazione di San Canzian d’Isonzo, nasce la “coppa vetturino tirime sù” nel ristorante di proprietà di Toni Cosolo: la ricetta prevede pan di Spagna bagnato nel marsala, zabaione, mousse al cioccolato e cacao in polvere. Silenzio, parla Carlo Campeol Incontriamo Carlo Campeol alle Beccherie, ristorante di cui è stato titolare fino al 2014, ora rilevato da Paolo Lai. Da quando si è diffusa la notizia della paternità friulana Campeol è stato in silenzio, rifiutando dichiarazioni e interviste. Con Dissapore però decide di parlare: “Mi ritengo un osservatore esterno e privilegiato”, esordisce. E ci passa subito nuove informazioni. “Il Tiramisù è l’evoluzione di quello che veniva chiamato sbatudìn, il tuorlo d’uovo sbattuto con lo zucchero e senza alcol, che si dava nelle famiglie a bimbi e anziani bisognosi di energia e forza. La chiave di volta per la trasformazione in tiramisù è stata l’aggiunta del mascarpone, fatta per la prima volta qui alle Beccherie, capace di donare al dolce la consistenza cremosa necessaria per sostenere i savoiardi bagnati di caffè. Ricordo bene che lo presentammo nel 1972 a Milano, in occasione di quella che allora si chiamava Fiera Campionaria (una sorta di Expo ante litteram). Presentammo la cucina trevigiana e assieme a sopressa, risotto e faraona in salsa pevarada, portammo anche il tiramisù. Se solo riuscissimo a ritrovare quel documento…. Perché quello darebbe ufficialità. Una cosa è riportare una nota o un conto, altro è che la stampa ne parli diffondendo la creazione del dolce”. E la stampa non ne parla se non nel 1981, come dicevamo. Rovistando tra carte e documenti abbiamo scoperto che: — la prima menzione del nome tiramisù risale al 1980. Il lemma “tiramisù” viene identificato come di origine veneta nel testo “Le parole dialettali” di Paolo Zolli del 1986. — Pietro Adami, della delegazione udinese dell’Accademia italiana della Cucina, originario di Raveo, nel 1985 ha scritto un volume intitolato “La cucina carnica”, arricchito da ulteriori ricerche nell’edizione del 2009. In nessuno dei due volumi viene citato il tiramisù. — Nel 1995 il cuoco carnico Gianni Cosetti, chef patron del Roma di Tolmezzo, pubblica un volume intitolato “Vecchia e nuova cucina di Carnia”: neppure lui cita il tiramisù. “L’errore”, prosegue Campeol “è stato quello di aver fatto confusione tra lo sbatudin e il tiramisù”. Accanto a Campeol è seduto Paolo Lai, che conferma: “Si sono confusi nome e prodotto e si è creata un’associazione erronea”. Quando gli chiediamo conto di ricette improbabili con fragole, ananas e altre amenità, Campeol è categorico: “L’unica soluzione è la Dop. Ci vuole il disciplinare e persino la tracciabilità degli ingredienti. Senza quelli purtroppo non si può fare nulla e si può chiamare tiramisù qualsiasi cosa”. Stessa fermezza quando gli chiediamo degli albumi montati a neve, previsti nella ricetta che per l’Accademia italiana della Cucina del Friuli è la ricetta originale del ristorante Roma di Tolmezzo: “Gli albumi non ci vanno: la consistenza cremosa viene garantita solo dal mascarpone”. Il tono di Campeol è accalorato ma mai sopra le righe: è il tono di chi tiene alla tutela di un prodotto e pretende che venga divulgato e consumato nella versione originale. Ecco quindi la procedura per la Dop e da parte di Paolo Lai l’impegno –preso già da qualche tempo– di esaltare ancor più i singoli ingredienti. “Vogliamo coinvolgere” ci dice Lai “gli artigiani locali nella fornitura dei singoli ingredienti, in modo da stabilire un legame ancora più forte con il territorio. Tra ottobre e novembre ci saranno una serie di eventi a tema: la giornata del tiramisù, indetta a Treviso per il 1° ottobre, dove Le Beccherie collaborerà con la Fondazione Maffioli all’organizzazione della discussione, cui parteciperanno, tra gli altri, gli istituti alberghieri del territorio e gli chef di Assocuochi Treviso. E la Coppa del mondo del tiramisù, progetto partito proprio da Treviso che vedrà disputarsi la finale nel centro città, il 4 e 5 novembre. Ma alla fine, ci chiederete, com’è questo tiramisù Il tiramisù delle Beccherie
Il profumo del cacao arriva per primo. La tavolozza dei colori è limitata: i gialli pastello e i marroni rubano la scena, ma senza arroganza. Al taglio la consistenza è morbida, non spugnosa. Al palato la dolcezza è misurata, l’impiego del mascarpone fresco aumenta di una punta l’acidità spazzando via ogni dubbio sulla pesantezza. Sulle labbra si ferma la polvere di cacao, in bocca l’aroma del caffè. La mano regge il cucchiaino, uno strumento che affonda il colpo ritmicamente. Nel menu delle Beccherie viene proposto in due versioni: l’originale e quella “destrutturata” o “sbagliata”, che modifica le consistenze rendendo liquido ciò che era solido e viceversa.
Qui trovate la ricetta: fatene buon uso. Ingredienti 12 tuorli d’uova ½ kg di zucchero 1 kg di mascarpone 60 savoiardi caffè quanto basta cacao in polvere Preparazione Preparare il caffè e lasciarlo raffreddare in una ciotola; Montare a spuma 12 tuorli d’uova con ½ kg di zucchero ed incorporarvi 1 kg di mascarpone ottenendo così una crema morbida; Bagnare 30 savoiardi con caffè facendo attenzione a non inzupparli troppo e disporli in fila al centro di un piatto circolare; Spalmare sui savoiardi metà della crema e poi sovrapporre un altro strato di 30 savoiardi bagnati con il caffè’, spalmare poi la superficie con la rimanente crema di mascarpone; Cospargere il mascarpone con del cacao magro setacciato; Passare in frigo sino al momento di servire. [Crediti | Immagini: Caterina Vianello]
0 notes