#ti vorrei con me
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Non penso lo leggerai mai ma ho bisogno di scrivertelo... la verità è che l'unica persona a cui vorrei raccontare ogni cosa resti tu. Ti ho fatto uscire dalla mia vita solo per paura, per gelosia, per paura di soffrire di più nel vederti amare un'altra e invece fa più male sapere di non poterti scrivere più nulla, fa più male non sentire come stai e cosa fai, se hai finito gli esami, se il tuo racconto sta avendo successo, se hai esultato al goal di ieri sera, se hai sfiorato con delicatezza l'astuccio dell'Inter che ti ho regalato quando la nostra squadra ha alzato quella coppa, se per te sarà lo stesso quando ricominceranno i programmi che ci hanno intrattenuto per tutto questo tempo e che ci hanno regalato le risate più belle. Ogni cosa ha perso un po' di entusiasmo da quando abbiamo separato le nostre strade. Mi domando spesso se sei più passato vicino a quella panchina o se la eviti con tutto te stesso per non lasciarti travolgere dai ricordi. Vorrei raccontarti che oggi inizierò finalmente a seguire le lezioni di scuola guida, vorrei raccontarti che non ancora finisco di pulire quelle maledette piastrelle, vorrei raccontarti la disavventura con quello sportello di orientamento lavoro, vorrei raccontarti che ho trovato una casa editrice vicina al mercatino, vorrei raccontarti degli spettacoli che ho visto in questo ultimo mese, vorrei raccontarti delle risate e delle lacrime di questi giorni, vorrei raccontarti anche di averci provato a far entrare qualcun altro nella mia vita e che nessuno ha varcato davvero quella soglia, vorrei dirti che senza te non è lo stesso, vorrei raccontarti delle ultime idee per il mio racconto, vorrei farti vedere il costume che probabilmente indosserò a carnevale, vorrei raccontarti come mi sono ritrovata spesso nella tana dei rubentini, dei commenti di mamma quando vede Inzaghi, vorrei raccontarti che forse anche papà inizia a sostenermi per il racconto a modo suo ti ricordi che temevo di no, vorrei raccontarti che a Pasqua forse andrò nel posto che tanto abbiamo sognato di vedere un giorno si proprio Civita di Bagnoregio, vorrei ridere ancora insieme a te per Crozza, per Paolantoni, per ogni stupidaggine che ci viene in mente, per tentare di batterti al fanta, vorrei scriverti ancora a topo invece di a dopo, vorrei vedere ancora i tuoi occhi furbetti color nocciola tostato come li avevo definiti io, vorrei ancora vedere i tuoi capelli ribelli e sentire la tua risata dolce, vorrei dirti che durante lo spettacolo di Peter Pan per un attimo ho pensato di averti a due posti davanti a me che quel ragazzo da dietro ti somigliava aveva perfino il tuo stesso neo sul collo, avevo il cuore che mi stava scoppiando ci ho davvero sperato che fossi tu anche se era impossibile e poi si è voltato, non eri tu ... Vorrei ammettere e scriverti che mi manchi.
Se solo non mi fossi innamorata di te, se solo non ci fossimo illusi per così tanto tempo ... forse la nostra amicizia sarebbe stata più forte di ogni cosa, forse io e te staremmo ancora parlando delle nostre giornate... Forse io e te saremmo ancora la più bella amicizia che sia esistita nella mia vita.
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fottutamenteperso · 1 month ago
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odio gli errori che ho commesso, ho cercato di andare avanti o di cercare un rimedio ma, sai spesso da solo non ci riesco.
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omarfor-orchestra · 3 months ago
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Raga che ridere però se posso dire
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solocanzoninelleorecchie · 1 year ago
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io non ti sento contento, non ti rilassi, il tuo mondo lo porti con te, vorrei me ne parlassi.
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bellatrixdiva · 2 years ago
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Mi fa male il cuore e tu non te ne accorgi
Forse non ti frega un cazzo
Anche se dici “ti amo”
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catastrofeanotherme · 2 years ago
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E ti vorrei amare
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daystud · 3 months ago
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Kyubey sono quelle pubblicità scam di solito pornografiche che in verità sono virus e il fatto che le sto avendo mentre guardo illegalmente pmmm fa molto ridere
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theangelfallenonearth · 4 months ago
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Bisogna cogliere le cose belle quando le si ha davanti, perché altrimenti le prenderà qualcun altro. Io avrei voluto tanto cogliere te.
#🅹🅾︎🅷🅽🅱︎🅻🅰︎🆄🅴🆁
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falcemartello · 12 days ago
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GIORNO DELLA MEMORIA 2025
"Campi di sterminio per chi non si vaccina"
(Giuseppe Gigantino, cardiologo)
"Mi divertirei a vederli morire come mosche"
(Andrea Scanzi, giornalista)
"Se fosse per me costruirei anche due camere a gas"
(Marianna Rubino, medico)
"I cani possono sempre entrare. Solo voi, come è giusto, resterete fuori"
(Sebastiano Messina, giornalista)
"Vagoni separati per non vaccinati"
(Mauro Felicori, assessore)
"Escludiamo chi non si vaccina dalla vita civile"
(Stefano Feltri, giornalista)
"I no vax fuori dai luoghi pubblici"
(Eugenio Giani, Presidente Regione Toscana)
"Potrebbe essere utile che quelli che scelgono di non vaccinarsi andassero in giro con un cartello al collo"
(Angelo Giovannini, sindaco di Bomporto)
"Stiamo aspettando che i no vax si estinguano da soli"
(Paolo Guzzanti, giornalista)
"Verranno messi agli arresti domiciliari, chiusi in casa come dei sorci"
(Roberto Burioni, virologo)
"Non chiamateli no vax, chiamateli col loro nome: delinquenti"
(Alessia Morani, deputato)
"Vorrei un virus che ti mangia gli organi in dieci minuti riducendoti a una poltiglia verdastra che sta in un bicchiere per vedere quanti inflessibili no-vax restano al mondo"
(Selvaggia Lucarelli, giornalista)
"I rider devono sputare nel loro cibo."
(David Parenzo, giornalista)
"I loro inviti a non vaccinarsi sono inviti a morire."
(Mario Draghi, Presidente del Consiglio)
"Gli metterò le sonde necessarie nei soliti posti, lo farò con un pizzico di piacere in più."
(Cesare Manzini, infermiere)
"Gli bucherò una decina di volte la solita vena facendo finta di non prenderla."
(Francesca Bertellotti, infermiera)
"Provo un pesante odio verso i no vax."
(J-Ax, cantante)
"Se riempiranno le terapie intensive mi impegnerò per staccare la spina."
(Carlotta Saporetti, infermiera)
"Non siete vaccinati? Toglietevi dal cazzo!"
(Stefano Bonaccini, Presidente Regione Emilia Romagna)
"Un giorno faremo una pulizia etnica dei non vaccinati, come il governo ruandese ha sterminato i tutsi."
(Alfredo Faieta, giornalista)
"Il greenpass ha l’obiettivo di schiacciare gli opportunisti ai minimi livelli."
(Renato Brunetta, ministro)
"E’ giusto lasciarli morire per strada."
(Umberto Tognolli, medico)
"Prego Dio affinché i non vaccinati si infettino tra loro e muoiano velocemente."
(Giovanni Spano, vicesindaco)
"Bisogna essere duri e discriminare chi non si vaccina, in ospedale, a scuola, nei posti di lavoro."
(Filippo Maioli, medico)
"Serve Bava Beccaris, vanno sfamati col piombo."
(Giuliano Cazzola, giornalista)
"Mandategli i Carabinieri a casa"
(Luca Telese, giornalista)
"Gli renderemo la vita difficile, sono pericolosi."
(Piepaolo Sileri, Viceministro)
"E’ possibile porre a loro carico una parte delle spese mediche, perché colpevoli di non essersi vaccinati."
(Sabino Cassese, costituzionalista)
"Non sarà bello augurare la morte, ma qualcuno sentirà la mancanza dei novax?"
(Laura Cesaretti, giornalista)
"Se arrivi in ospedale positivo, il Covid ti sembrerà una spa rispetto a quello che ti farò io."
(Vania Zavater, infermiera)
"I novax sono i nostri talebani."
(Giovanni Toti, presidente regione Liguria)
"Sono dei criminali, vanno perseguitati come si fa con i mafiosi."
(Matteo Bassetti, infettivologo)
Da Canale Telegram del ComitatoFortitudo
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orotrasparente · 7 months ago
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a me personalmente non frega un cazzo di essere messo al primo posto o al secondo o al terzo ecc. nella vita di una persona, quello di cui avrei bisogno è di sentirmi voluto, quella roba tipo “non ho bisogno di te ma ti voglio con me”, io non voglio essere e non ho la pretesa di essere la portata principale nella vita di una persona, anzi io al mio fianco vorrei una persona che sia già felice di suo, però onestamente mi piacerebbe essere il valore aggiunto, il dolce nel finale, la ciliegina sulla torta, la scena post credit che dà un senso al film, il jolly che ti cambia la partita a scala quaranta
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raccontidialiantis · 27 days ago
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Nemesi d’amore
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Era inevitabile, che succedesse. Lavati la coscienza, oltre che il culo e la fica, puttana. Sono venuta a spiarti di nascosto nel bagno delle donne qui vicino agli uffici. Per osservare il tuo intimo, per cercare di capire cos'è quello che cercano tutti, da te. Sgualdrina da postribolo: faresti certamente dei bei soldi, se scegliessi quella via. Da quando sei arrivata nella nostra piccola azienda a conduzione poco più che familiare, ho potuto percepire chiaramente e immediatamente l’interesse di mio marito per te. T’ha assunta direttamente e senza esitazioni. Dopo solo pochi giorni di prova. No: non soltanto perché sei oggettivamente molto brava con i clienti, i colleghi e i fornitori, ma anche perché sei oggettivamente una gran bella gnocca.
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E poi profumi di sesso a un chilometro: chiunque abbia a che fare con te subisce la tua forte influenza erotica. Uomini o donne. Era matematico che me l’avresti scopato: sono sicura che il destino tiene per ciascuno la contabilità delle gioie e delle sofferenze per amore. E nel tempo ri-bilancia di conseguenza. Ero sicura che prima o poi mi sarebbe successo. Perché da ragazza anche io, per puro sfizio, vanità e assoluta incoscienza, ho fatto cadere un uomo sposato. Ho sfasciato una famiglia. Con figli piccoli. Lo volevo: era proprio bono. Mi piaceva e alle conseguenze francamente non pensavo minimamente. Ci misi solo tre giorni, a farlo crollare. Nell’intimo, dopo che capitolò ero assolutamente fiera: avevo scoperto che il potere della mia fica giovane, stretta e sofisticata era enorme.
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Gongolavo. Quella è una storia che comunque è finita dopo poche settimane e che io ho dimenticato presto, anche se le conseguenze sono state tragiche: avvelenamento da barbiturici di sua moglie dopo la scoperta. Salvata per un pelo. E poi separazione, soldi, avvocati, indigenza. Ma non mi fregava molto, francamente. Ero egoista e stupida. Come si può essere egoisti, stupidi e sicuri dell’invincibilità solo a vent’anni o poco più. M’è solo rimasto ben impresso in mente il viso della moglie, quando è venuta nel mio appartamento di universitaria appena dopo averci scoperti. All'improvviso me la sono trovata davanti. Voleva assolutamente vedermi: le ho aperto la porta, l’ho vista e l’ho fatta entrare. Mi dicevo: “uffa, sentiamo questa che cacchio vuole, adesso…”
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Però lei invece stava immobile e non riusciva neppure a parlare. A ripensarci con l’esperienza di oggi, devo dire che in quel frangente appariva proprio disperata. Le lacrime le scendevano dagli occhi assieme al rimmel, che colava impietoso e le insozzava il viso. “Declino di una donna; poverina” pensai. Mi fissò a lungo e mi disse solo: “si, sei bellissima, devo riconoscertelo. Ma vedrai, quando capiterà a te. Perché ti succederà, io lo so.” Praticamente mi lanciò una fatwa. Girò i tacchi e andò via. Di loro non ho poi saputo più nulla. E adesso eccomi qui a pagare; a soffrire come una preda ferita. Per lo stesso, medesimo motivo. Stavolta nella parte della cornuta ci sono io. Mea culpa, lo so: me lo sento nell’anima. Ancora fingo di non sapere, ma muoio dentro ogni giorno un po’ di più.
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Eppure t’ho trattata come una figlia. Porca miseria: sono stata una moglie perfetta, fedele, impegnata e ho lavorato assieme a lui come una bestia. Abbiamo sofferto e gioito insieme a lungo. Sessualmente c’è sempre stata un’intesa ottima. Gli ho fatto e fatto fare di tutto, col mio corpo. Ma adesso ti vedo: nuda nella doccia femminile qui in azienda, mentre ti lavi dopo essere stata con lui in un cantiere difficile, sporco e fangoso. Hai sudato e vi siete insozzati nel fare l’ispezione necessaria, per poter così fare un preventivo corretto e dettagliato. Nessuno può resisterti, ora mi è ancor più evidente. Per dirla tutta, ti vorrei anche io. Mi piacerebbe succhiarti la lingua, la fica e farti vibrare di piacere tutta. Lo confesso: mi piaci da morire, puttana che hai portato l’inferno nella mia famiglia. 
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Si: soffro molto e mi sento umiliata, ferita, degradata. Anche se ancora non riesco a trovare la forza di far esplodere la cosa. Lui rientra in ufficio o a casa fischiettando, bello allegro. Io fingo una normalità che ormai non esiste più. Ma no: tranquilla, non verrò a casa tua. Perché so esattamente che cosa dovrei dirti e capisco anche che dentro di te al momento non c’è neppure l’ombra di uno scrupolo, di un senso di colpa nei miei confronti: pensi solo a godere con lui di nascosto e a farti pagare bene a fine mese. Forse mio marito fuori busta ti allunga anche qualche centinaio di euro in più; per farsi grande ai tuoi occhi, o forse per gli… straordinari particolari.
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Tanto, il grand’uomo non sa quello che io invece so per vie traverse: che hai inviato già domanda in varie aziende concorrenti più grandi della nostra.Ti devi sistemare per bene, grandissima troia. Io per parte mia farò probabilmente finta di nulla, perché è matematico che troverai presto una nuova, migliore collocazione lavorativa e che ben difficilmente continuerai a vedere il mio uomo. Perché lui è mio e nonostante tutto lo amo. Si: lo amo ancora di più. Per amore si gode. E si soffre. Tanto. Tutta la vita. Che è una ruota.
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RDA
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ideeperscrittori · 7 months ago
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HO UN LINFOMA E FARÒ DEL MIO PEGGIO
Fra un mese compio 51 anni e pochi giorni fa ho scoperto di avere un Linfoma Non Hodgkin. È una patologia abbastanza aggressiva ma è stata presa in tempo. Ed è ben curabile, perché la scienza sta facendo passi da gigante nella cura dei linfomi.
Vivo a pochi passi di distanza da un ospedale all'avanguardia che mi ha preso in carico. Sotto molti aspetti, sono davvero fortunato e privilegiato rispetto a molte persone.
Quale sarà il mio atteggiamento di fronte alla malattia? Mi conosco bene e posso prevederlo, perché c'è una parola che lo definisce con precisione. È una parola significativa, addirittura emblematica, che riguarda il mio tasso di maschitudine alfa. Come potete intuire, non mi riferisco a "guerriero", quindi le metafore belliche possiamo tranquillamente metterle da parte.
La parola misteriosa è "mammoletta". Sì, sarò una mammoletta. Questo vuol dire che non vi darò lezioni filosofiche. Non diventerò un maestro di vita pronto a snocciolare grandi verità come "quello che non ci uccide ci rende più forti", "le sofferenze fanno parte dell'esistenza", "l'importante è apprezzare le piccole cose".
Sarò una mammoletta perché lo sono sempre stato, per esempio quando ho scoperto di avere una massa all'inguine. Era un rigonfiamento, duro come un sasso, grande come una pallina oblunga. La mia reazione? Due settimane senza far nulla. Mi sono detto: "Magari passa. Vuoi vedere che fra qualche giorno non ci sarà più? Non ho voglia di affrontare visite ed esami per un falso allarme. Odio gli ospedali".
Questo mio atteggiamento nasce anche da un'idea completamente sbagliata e irrazionale: la paura che gli esami possano creare malattie dal nulla. In pratica una zona oscura del mio cervello ragiona (si fa per dire) più o meno così: sei perfettamente sano, fai l'esame e ti trovano qualcosa. Lo so, non c'è niente di logico in questa convinzione, ma la mia mente non è mai stata fatta di pura logica.
Per quasi due settimane ho cercato di non pensarci anche perché ero in preda all'imbarazzo. Tra tutti i posti, proprio all'inguine doveva capitarmi? Ma la massa non ha dato cenni di sparizione e alla fine mi sono attivato.
Ho riscritto cinquanta volte il messaggio su WhatsApp prima di inviarlo alla mia dottoressa per fissare una visita, perché ogni volta il testo mi sembrava una molestia sessuale: "Buona sera, dottoressa, ho questa massa dura all'inguine e vorrei chiederle un appuntamento per mostrargliela". "Buona sera, dottoressa, ho un rigonfiamento...". Dopo un numero incalcolabile di tentativi, ho trovato le parole giuste e ho scritto un messaggio asettico, inequivocabilmente sanitario, con un perfetto stile burocratico ospedaliero.
Sono stato una mammoletta nei tre mesi e mezzo necessari per giungere alla diagnosi.
Sono stato una mammoletta nel giorno della TAC con mezzo di contrasto. Quella mattina sono giunto all'ospedale in autobus, dopo una notte insonne. Alla fermata ho controllato la cartella che conteneva i documenti. C'erano referti di ecografie, pareri medici e soprattutto l'impegnativa da presentare per svolgere l'esame. Ho controllato perché sono una persona molto precisa, di quelle che tornano indietro mille volte per verificare di aver chiuso il gas. "Non manca nulla", mi sono detto. Ho rimesso i documenti nella borsa. Ho raccolto le forze, mi sono alzato dalla panchina e ho raggiunto l'accettazione dell'ospedale. Senza la borsa. Vi lascio immaginare questa sequenza di eventi: imprecazione, insulti molto pesanti rivolti contro me stesso, corsa a perdifiato verso la fermata. La borsa era ancora lì. Nessuno me l'aveva fregata.
Per fortuna scelgo solo borse brutte.
Sono stato una mammoletta in occasione della PET, che ha rispettato un copione simile a quello della TAC. Venivo da una notte insonne e non ero in grado di comprendere istruzioni elementari, perché la mia intelligenza svanisce quando affronto esami medici. Mi chiedevano di porgere il braccio sinistro e porgevo il destro. Mi chiedevano il nome e recitavo il codice fiscale.
Sono stato una mammoletta quando mi hanno comunicato il risultato della biopsia. Per un considerevole lasso di tempo non ci ho capito nulla. La mia coscienza era come una trasmittente che passava una musica di pianoforte triste sentita mille volte in TV: quella che certi telegiornali usano per le notizie strappalacrime.
Ora guardo al futuro e la mia ambizione non ha limiti: raggiungerò nuove vette nel campo del mammolettismo. So di essere fortunato per molti motivi: l'ematologo, un tipo simpatico, mi ha rassicurato. Le terapie esistono e sono molto efficaci.
Ma mi lamenterò tantissimo, perché non voglio correre il rischio di essere considerato una persona ammirevole da qualcuno. Non lo ero, non lo sono e non lo sarò mai. Rivendico il diritto di essere fragile e fifone. Lasciatemi libero di essere una mammoletta. Per citare un motto di Anarchik, il mio piano è questo: farò del mio peggio.
[L'Ideota]
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scritti-di-aliantis · 3 months ago
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Vorrei esserlo, per te
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Vorrei essere il Phon di luglio, che dal deserto entri dalla tua finestra aperta e aliti sul tuo capo. Per farti sognare di essere in riva al mare di Tunisia.
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Poi vorrei essere quell'acqua salata che t'accoglie e sostiene durante un bagno caldo. Uscita che sarai, vorrei essere la tenda sotto cui troverai l'ombra che ti proteggerà dal sole rovente.
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Quell'ombra sarò io. Nella tenda, due ancelle appena tornate dall'oasi ti verseranno addosso dell'acqua dolce, con cui ti laverai la salsedine di dosso.
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Vorrei essere anche quelle gocce, che scorreranno sul tuo corpo esitando ad andarsene. A sera, vorrei essere il lenzuolo che ti difende dal freddo della notte e che, beato lui, t'avvolgerà tutta.
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Per farti sentire sicura, riscaldata, protetta. Infine, vorrei anche essere il cuscino su cui posi il capo. Per sussurrarti subliminali parole di rovente passione che ti facciano pensare a me. Mentre fai bellissimi sogni d'amore. 
Aliantis
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mccek · 9 months ago
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Tutto è cambiato da quel 2010,
anni passati buttata in un letto, 
salvata per miracolo, le ore sotto i ferri sono state dieci, 
per me sono state eterne, mi sentivo inerme, 
“la paziente ha perso troppo sangue, la situazione é complicata, 
non ho mai creduto a Dio, sempre pregato gli angeli che mandano segnali dal cielo, 
questa vita ti ha maneggiata bruscamente, mai stata delicata,  
ti ha tolto l’uso dei tuoi arti, 
non sapendo che il tuo punto di forza é insito nel tuo carattere, 
quanta forza di volontà, non ti fai mai abbattere, 
ma dimmi un giorno come farò a dimenticarti? 
Conservo con me quel delfino trovato in una giornata triste dentro un cassetto, 
tuo figlio é sempre quello di un tempo, 
un concentrato di ansie e incertezze, 
che scrive i suoi mostri sopra un foglietto,
dicevi “non piangere”, guarda dentro la tasca,
di anni ne avevo 6, a scuola piangevo ogni santo giorno, 
tant’era la paura della solitudine, che chiedevo alle maestre sé fossi rimasto solo, insicuro delle mie stesse insicurezze,
speravo nessuno vedesse, stringevo il delfino, 
chiudevo gli occhi, allontanando quelle paranoie  trasportate dalla burrasca,  
di idee negative succubi di voci “cattive”, 
ti chiedevo “Mamma? 
Perché quando gli altri piangono io stringo loro la mano e sorrido?
Se quando piango loro mi fissano, ridendo a squarciagola come in un grido?”
“Ognuno é fatto a modo suo, 
non tutti hanno un cuore compatibile col tuo”.
“Non ha importanza se nessuno ti ha compreso, 
non ti sei “abbassato”, non hai cercato compassione, per essere accettato”,
Tu come me davi retta a tutti, poi quando c’era bisogno, “ognuno c’ha i sui impegni”, (già!),
strano come poi piangano lacrime di coccodrillo mentre sei disteso su una bara.
Stesso sangue, avvelenato dalla vita, dal pregiudizio inutile di chi fingeva di esserci vicino,
umani come medicine, un giorno ti elevano al settimo cielo, i restanti ti rigettano l’inferno, 
finisci in para, dicono “passerà”, nessuno ci tiene, impara.
Ti sento piangere le notti, 
con due tumori che si fanno spazio nel tuo corpo, silenziosamente, 
mi dici che non molli, anche sei distrutta, “non voglio spegnere quel tuo sorriso”, 
io non ne conosco di altri motti, 
mi guardi, mi stringi, col corpo che trema, la mia anima lo sente, 
io invidio il tuo essere, fragile e tenace, 
tu non vivi, sopravvivi, lotti,
come quando ballavi il tango, 
cambiavi l’atmosfera, 
la tua? La classe di chi soffre senza farlo notare, 
a ogni tuo passo il mio cuore accelera, 
professionisti che dicevano “incantevole, come
una bambina si diverte in mezzo al fango”.
In una vita di spine, senza una rosa,
sei un’artista nel dipingere le mie giornate, 
metti ordine fra miei pensieri come in un quadro a ogni dettaglio i suoi colori, 
siamo io e te e papà, stretti dentro un incubo, sappiamo che ogni giornata potrebbe essere preziosa, 
ho sempre dato tutto per scontato, bastava dirti grazie, rispettare le tue urla, i tuoi dolori.
Quante volte mi hai detto ti vorrei aiutare? 
Ma testardo davo retta solo a me stesso,
capendo che una donna é l’unica soluzione, 
se ti sa guardare dentro, é più erotico del sesso,
ti scrivo le mie lacrime del cuore, 
quelle che nessuno vede, 
mentre dentro sé stessi ogni equilibro cede.
Ti ho detto troppe volte, “se ti spegnessi metterei fine ai miei giorni”, 
tu solo una cosa mi hai risposto “fammi rivivere in quei giorni”.
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frammenti--di--cuore · 1 year ago
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Voler bene a qualcuno significa volere per quella persona il meglio, qualsiasi cosa il meglio significhi per lei, non per te. Non significa "io e te ora legati per sempre, tu mi appartieni, io e solo io, tu con me ovunque vada"; significa che ti lascio libero di andare dove il tuo cuore si sente felice e, anche quando sarai distante, nel mio cuore sarai per sempre la cosa più vicina che ho. questo significa volere bene.
zoe, e io vorrei un bene così
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bellatrixdiva · 2 years ago
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Il problema tra noi due è che io scappo e tu mi rincorri, ma poi non siamo in grado di restare insieme
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