#subsidenza
Explore tagged Tumblr posts
Text
Napoli: permane al Vomero l'incubo per le voragini. Da approfondire anche il problema della subsidenza
Occorre subito una mappatura del sottosuolo, che comprenda non solo la radiografia delle condotte idriche e fognarie ma anche le numerose cavità presenti L’intervento nella trasmissione RAID sull’emittente televisiva Prima Tivvù Via Bonito, via Morghen, via Kerbaker, via Torrione San Martino, via Solimena, via Cesi, si allunga sempre di più la lista delle strade del Vomero,…
View On WordPress
0 notes
Text
Gita #1 Ravenna
È iniziata con un treno preso all’ultimo secondo, con il sorriso più bello che potessi immaginare davanti la stella di Lucio Dalla mangiando tortelli, che è proseguita con una delle più grandi delusioni della mia vita, mitigata dalla bellezza dell’arte, che non salverà il mondo, ma salva l’animo delle persone che la sanno guardare.
Cripta della Basilica di San Francesco (IX-X secolo), Ravenna, che per il fenomeno della subsidenza è scesa a 2,7 metri sotto il livello del mare.
Mosaici del Battistero Neoniano, V secolo d.C., il primo caso documentato di Gesù nudo durante il battesimo.
Mosaici al Mausoleo di Galla Placidia, V secolo d.C.
Basilica di San Vitale, i Mosaici del V secolo con la cupola affrescata barocca, 1770 circa.
Meraviglie dal Museo Nazionale di Ravenna: ricami marmorei, ritrovati nei sepolcri del II-III secolo d.C.; spada di fabbricazione milanese del 1735; prezioso avorio con pettine da Goa, XVIII secolo.
I re Magi, Basilica di Sant’Apollinare Nuovo, con il berretto frigio, VI secolo d.C.
Tramonto sulla Darsena, Marzo 2023
35 notes
·
View notes
Text
Subsidenza geotecnica: cos'è e perché la Cina è a rischio
Subsidenza geotecnica: in cosa consiste il fenomeno e perché se ne parla in questo periodo? Pur essendo un evento naturale, l'azione dell'uomo può aggravarlo fino alle estreme conseguenze. Le ultime rilevazioni scientifiche hanno evidenziato, per esempio, che la Cina rischia lo sprofondamento per il 45% del suo territorio. Le zone più fragili del Paese sono alcune città come la capitale Pechino e la città costiera di Tianjin. Gli studiosi concordano sulla necessità di trovare soluzioni al problema oltre che continuare le misurazioni attraverso il satellite. Subsidenza geotecnica: cos'è e come si manifesta Per subsidenza, detta anche subsistenza, si intende un lento e graduale processo di abbassamento del suolo di un'area continentale o di un bacino marino. Il fenomeno può essere causato da diversi fattori naturali e antropici. Tra i fattori naturali si annoverano: - accumulo di detriti che posandosi sulla superficie la appesantiscono - naturali movimenti delle placche tettoniche Tra i fattori antropici ritroviamo: - l'eccessivo sfruttamento delle falde acquifere - l'estrazione di idrocarburi - bonifiche idrogeologiche Tra subsidenza prodotta da cause naturali e subsidenza provocata da cause antropiche c'è un'enorme differenza. La prima procede con tempi abbastanza lenti; la seconda, invece, ha ritmi molto più veloci fino a poche decine di anni. L'azione antropica, inoltre, può aggravare o addirittura innescare il processo della subsidenza. Il caso della Cina Uno studio condotto dagli scienziati dell’Università dell’East Anglia e del Virginia Tech, pubblicato su Science, ha rivelato un dato davvero allarmante sulla subsidenza. Il 45% delle aree urbane della Cina sta sprofondando. Il 16% di questo territorio si abbassa a un ritmo di 10 mm all’anno o più. Lo studio ha esaminato 82 città con una popolazione complessiva di quasi 700 milioni di persone. A livello nazionale, gli studiosi stimano che circa 270 milioni di residenti urbani siano stati colpiti e quasi 70 milioni hanno subito un rapido abbassamento di 10 mm all’anno o più. Shangai, la città più grande della Cina, si è abbassata di 3 metri in un secolo e il trend è lungi dal fermarsi. I punti più a rischio sono, tra gli altri, la capitale Pechino e Tianjin, città affacciata sull'Oceano Pacifico. Le città costiere sono le realtà più a rischio poiché lo sprofondamento del terreno aggrava il cambiamento climatico e l'innalzamento del livello del mare. Secondo gli studiosi, sarebbe questa una delle cause dei danni provocati a New Orleans dall'uragano Katrina nel 2005 Le conclusioni degli studiosi La subsidenza è un fenomeno noto agli studiosi già da diverso tempo in Cina. L'ultima ricerca, però, ha suggerito ai suoi autori che è giunto il momento di trovare soluzioni a livello nazionale. La comunità scientifica, ribadiscono, dovrebbe non solo monitorare il fenomeno ma anche valutare le sue implicazioni. Ovvero, le misurazioni satellitari sono senza dubbio uno strumento validissimo per lo studio del fenomeno ma è altrettanto necessario trovare soluzioni. Il fenomeno della subsidenza, in parole semplici, deve essere affrontato nell'ambito dei cambiamenti climatici. In copertina foto di sean sheng da Pixabay Read the full article
0 notes
Text
Ravenna, Green deal e protezione ambientale: l'Ue finanzia due progetti della città nell'ambito del bando di cooperazione Italia-Croazia
Ravenna, Green deal e protezione ambientale: l'Ue finanzia due progetti della città nell'ambito del bando di cooperazione Italia-Croazia. Riguardano il green deal e la protezione ambientale due dei tre progetti del Comune di Ravenna recentemente finanziati dall'Unione europea nell'ambito del primo bando Cooperazione Territoriale Europea Italia-Croazia; del terzo, il progetto Value Plus per la creazione di un meta distretto culturale e turistico con la Croazia, è stata data notizia qualche giorno fa. I due nuovi progetti si chiamano "Action - Increasing coastal ecosystem resilience to climate change", che ha un budget di 2.402.734 euro, 490.885 dei quali sono stati assegnati al Comune di Ravenna, ente capofila; e "Strenght- Strategies for assessing climate change and natural hazards' impact on urban ecosystems, increasing resilience to environmental hazards and promoting territorial growth", il cui budget è di 1.877.043,60 euro; in questo caso il Comune di Ravenna è partner del progetto, guidato dall'Università di Ferrara, e gli sono stati assegnati 254.660 euro. I due progetti vedono a diverso titolo il coinvolgimento degli assessorati alle Politiche europee, Urbanistica, Subsidenza e servizi geologici, Protezione civile e Aree naturali, che individuano in tali risultati la conferma della capacità del Comune di Ravenna di attrarre contributi europei e finanziamenti da enti esterni, grazie ai quali sarà possibile dare corpo ad azioni di grande importanza, sul tema del regime idraulico del territorio, sulla presenza e il controllo delle acque. In particolare il progetto Action ha l'obiettivo di creare un piano di adattamento per quattro ecosistemi costieri, che risponda ai problemi ambientali comuni quali l'ingressione del cuneo salino, l'innalzamento del livello del mare e la siccità: in Croazia il lago costiero del parco regionale di Vrana e il Delta del fiume Neretva, in Italia le dune costiere da Torre Canne a Torre San Leonardo in Puglia e il sistema formato dal fiume Lamone, dalle aree umide contigue e dalla zona retrodunale costiera a Ravenna. Il piano di adattamento suggerirà delle soluzioni basate sulla natura, utili a limitare i danni provocati dal cambiamento climatico. Il progetto pilota proposto sull'area di Ravenna promuove la progettazione di un modello idraulico in grado di deviare le acque del fiume Lamone verso il sistema delle zone umide contigue e così rallentare il dilavamento dell'acqua dolce al mare; garantire un maggior afflusso di acqua nelle zone umide, favorendo il ripristino della qualità ambientale delle stesse; creare zone di laminazione e accumulo di acqua dolce da utilizzare in caso di necessità e contemporaneamente contrastare, favorendo l'occupazione delle falde, l'avanzata del cuneo salino. Il Comune di Ravenna, come detto è capofila del progetto che raccoglie altri sette partner, quattro italiani e tre croati. Obiettivo del progetto Strenght è invece promuovere l'adattamento degli ecosistemi costieri e urbani delle città di Ferrara, Kastela e Ravenna rispetto a siccità, allagamenti e terremoti. Il Comune di Ravenna si concentrerà sul rischio allagamento dovuto all'innalzamento del livello del mare e al fenomeno delle bombe d'acqua. Verrà dunque promosso un rilievo dell'area urbana e costiera ravennate per individuare le aree sensibili all'allagamento, con il quale realizzare un piano del rischio specifico. Oltre al monitoraggio verranno attivati percorsi di sensibilizzazione della cittadinanza, in particolare della popolazione scolastica, sul piano di protezione civile e sui risultati del progetto. Verranno anche ulteriormente potenziati i sistemi di allerta alla cittadinanza.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
Text
I dati satellitari forniscono uno sguardo più nitido alle città a rischio di innalzamento del livello del mare Dati satellitari e vulnerabilità delle città costiere Un nuovo studio utilizzando dati satellitari ha rivelato criticità nei modelli scientifici relativi all’innalzamento del livello del mare in 32 città costiere degli USA. La subsidenza del terreno aumenta la minaccia delle inondazioni, con importanti implicazioni per la popolazione costiera. Superando limitazioni dei modelli attuali Le analisi pubblicate su Nature evidenziano come l’esame dettagliato dell’elevazione del terreno tramite immagini satellitari fornisca una visione più accurata dell’esposizione alle inondazioni. Questo approccio supera le limitazioni dei modelli che si basano su misurazioni puntuali e a lungo termine. Implicazioni dell’innalzamento del livello del mare Il lavoro
0 notes
Text
A rischio 38.500 km2 di coste Italiane entro fine secolo
Ingv, al rialzo le stime dell'aumento del livello marino sulle coste entro la fine del secolo. Anzidei, co-autore dello studio: "Il movimento verso il basso del suolo dovuto a cause naturali o antropiche, ha un ruolo cruciale nell'accelerare l'aumento del livello del mare lungo le coste, innescato dal riscaldamento globale a partire dal 1880". Le proiezioni di aumento del livello del mare, pubblicate nel 2021 dall'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) nel Report AR6, sarebbero sottostimate lungo le coste. È questo il risultato della ricerca "Sea level rise projections up to 2150 in the northern Mediterranean coasts", appena pubblicata sulla rivista internazionale Environmental Research Letters da un team di ricercatori dell'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) e del Radboud Radio Lab del Dipartimento di Astrofisica dell'Università di Radboud (Olanda). La subsidenza, cioè il lento movimento verso il basso del suolo dovuto a cause naturali o antropiche, ha un ruolo cruciale nell'accelerare l'aumento del livello del mare lungo le coste, innescato dal riscaldamento globale a partire dal 1880", spiega Marco Anzidei, ricercatore dell'INGV e co-autore dello studio. "Le nostre analisi mostrano che, proprio a causa della subsidenza, in alcune zone del Mediterraneo il livello del mare sta aumentando a una velocità quasi tripla rispetto alle zone stabili", aggiunge Antonio Vecchio, ricercatore della Radboud Universiteit Nijmegen e primo autore dello studio.
In rosso sono evidenziate 163 pianure costiere principali più esposte all'aumento del livello del mare al 2100-2150. Il Mediterraneo, infatti, è caratterizzato da una forte variabilità dei movimenti verticali delle coste, che variano da zona a zona a causa dall'attività tettonica, vulcanica e antropica", continua Enrico Serpelloni, ricercatore dell'INGV e co-autore dello studio. Per la nostra ricerca, condotta nell'ambito dei progetti SAVEMEDCOASTS, SAVEMEDCOASTS2 e Pianeta Dinamico, abbiamo utilizzato i dati delle numerose stazioni geodetiche satellitari GNSS poste entro 5 km dal mare, con cui possiamo calcolare, con precisione millimetrica, le velocità di spostamento verticale del suolo". Alla luce di queste evidenze, il team di ricercatori ha ricalcolato le proiezioni dell'IPCC fino al 2150 in 265 zone del Mediterraneo, anche in corrispondenza dei 51 mareografi delle reti di monitoraggio internazionali, includendo nelle analisi i dati relativi alla subsidenza. I risultati mostrano differenze massime e minime rispetto al Report dell'IPCC che vanno, rispettivamente, da +109 cm a -77 cm circa, con un valore medio più alto di circa 8 cm", spiega Antonio Vecchio. L'aumento del livello del mare e la subsidenza implicano che circa 38.500 km2 di coste del Mediterraneo - di cui circa 19.000 km2 nel solo settore settentrionale del bacino - saranno presto più esposte al rischio di inondazione marina, con conseguenti maggiori impatti sull'ambiente, sulle attività umane e sulle infrastrutture. È quindi necessario intraprendere azioni concrete a sostegno delle popolazioni costiere che saranno sempre più vulnerabili all'aumento del livello marino e ai maggiori rischi a questo collegati entro la fine di questo secolo e oltre", conclude Marco Anzidei. Read the full article
#cambiamentoclimatico#INGV#inondazionemarina#livellodelmare#mediterraneo#PianetaDinamico#Radboud#SAVEMEDCOASTS
1 note
·
View note
Link
Zaia non vuole le trivelle perché il polesine continua a pagare il conto della subsidenza e piuttosto preferisce il rigassificatore, #veneto #lucazaia #polesine #gassificatore #subsidenza #trivelle #trivellezaia
0 notes
Text
Pantani e paludi a confronto
I pantani li possiamo trovare in tutto il mondo.
Cio` che realmente distingue il territorio dei pantani della zona di Pachino in Sicilia e la Camargue, nella Francia meridionale, e` l’estensione e la portata dei corsi d’acqua.
Ettari di acqua piu` o meno profonda che in alcuni casi si prosciuga lasciando il posto a distese di sale, a seconda delle stagioni, si estendono infatti vicino alle coste di queste due zone. Vegetazione rigogliosa cresce ovunque, non e` quella tipica di boschi e foreste, e` una vegetazione particolare adattata a vivere in condizioni di alta salinita`. E infatti l’acqua di queste paludi, o pantani, comunque li vogliamo chiamare, non e` acqua dolce, ma salmastra.
I corsi d’acqua interni alimentano in parte queste aree umide, che pero` hanno origine dal mare. In Camargue le paludi si trovano nei pressi delle bocche del Rodano, che con la sua ramificatissima foce porta i sedimenti fluviali che si confondono a quelli marini e il risultato sono immense estensioni di acqua, sale, sabbia.
In Sicilia, la situazione e` piu` ridimensionata.
I fiumi sono a carattere torrentizio, significa che si riempiono in base alle precipitazioni, e nei periodi di piena hanno forza sufficiente per portare i sedimenti fino al mare, irrigare la terra, a volte con forti straripamenti e alimentare i pantani. Non sono pero` in grado di creare un vero e proprio sistema di foce. Cosi` quando d’inverno il mare si ingrossa, tende a portare via i sedimenti e la dimensione della spiaggia si dimezza.
Una delle ipotesi attualmente piu` accettate e` che per movimenti tettonici dovuti alla regressione, cioe` a un abbassamento del livello del mare, e a fenomeni di subsidenza, innalzamento della crosta terrestre, nel corso di milioni di anni, si siano formati cordoni litorali che avrebbero chiuso parzialmente tratti di mare formando delle lagune. Lagune come quelle che hanno ispirato la fantasia di James Barrie e altri prima di lui. Non vi scordate che anche Ulisse e` passato dalle parti della Sicilia e li` ha incontrato le sirene rimanendo ammaliato dal loro canto.
In seguito, questi cordoni avrebbero chiuso del tutto il passaggio in mare aperto e si sarebbero formate zone di acqua bassa, ricche di vegetazione. Proprio quelle aree umide che un tempo erano considerate malsane e che oggi invece sono protette perche` se ne salvaguardi la biodiversita` e le medesime che sono state sfruttate dall’essere umano come saline e per impiantarvi colture come le risaie.
Fonti:
www.saintesmaries.com
www.dstuniroma1.it - Colacicchi, Geologia del territorio di Pachino (Sicilia Meridionale)
www.annales.org/archive/cofrhingeo/camargue.html - Travaux du comite` francaise d’histoire de la geologie - George Pichard
0 notes
Photo
Ecco cosa succederà alle città costiere se non ci svegliamo Se ne parlava almeno dal 2017, ma ora è ufficiale: l’Indonesia sposterà la propria capitale dalla storica città di Giacarta, ogni anno più vulnerabile alle ricadute del riscaldamento globale, in una metropoli che verrà costruita da zero. La futura capitale indonesiana sorgerà nella regione di Kalimantan, nella parte indonesiana dell’isola del Borneo, e si chiamerà Nusantara, che in giavanese significa “altre isole” o “arcipelago”. L’idea del governo indonesiano, infatti, è di approfittare dello spostamento forzato della capitale per decentralizzare l’attività economica del paese e incentivare una ridistribuzione della popolazione, oggi concentrata in massima parte a Giacarta. C’è molto da imparare da questa storia, e non solo perché è la prima volta che un paese decide di “abbandonare” la propria capitale a causa della crisi climatica, ma anche perché gli errori fatti nella gestione della vecchia capitale possono fungere da cartina tornasole di un approccio all’insediamento e allo sviluppo che si sta rivelando problematico ovunque. (...) Oggi il vecchio territorio del regno di Sunda ospita talmente tante persone che è costantemente a corto di acqua potabile, il che negli anni ha portato le amministrazioni di Giacarta ad attingere senza remore alle falde acquifere sotterranee, prosciugandole gradualmente e portando il terreno dove sorgono gli edifici a compattarsi sempre di più. Questo processo di subsidenza è ormai talmente rapido che Giacarta affonda ogni anno di circa 25 cm, il che significa che la città è ogni anno più vulnerabile all’innalzamento delle acque previsto di qui ai prossimi decenni (...) Quello che sta succedendo sull’isola di Giava si verifica sempre più di frequente, in punti del globo lontanissimi tra loro, e nonostante le marcate differenze storiche e culturali, le ragioni sono quasi sempre le stesse. Prendiamo ad esempio il caso della Louisiana, un territorio relativamente giovane, formato dal sedimento sparso nei secoli dal Mississippi e dunque già naturalmente soggetto alla subsidenza. Ora che il fiume è intrappolato in alti argini, tutto il sedimento che prima nutriva il suolo finisce sputato nel Golfo del Messico. Abbiamo quindi un terreno che tende a compattarsi, che non viene nutrito, e che per decenni è stato trivellato a ripetizione per ricavare gas e petrolio. Non stupisce allora che la città di New Orleans stia sprofondando, e con essa tutta la Louisiana meridionale, come non stupisce che in alcune cittadine (come Isle de Jean Charles) i cittadini si trovino già ora costretti ad abbandonare le proprie case per trasferirsi altrove. Situazioni simili si registrano ovunque, dalla Florida, dove a Miami Beach si sono dovute sollevare le strade di un metro per evitare i continui allagamenti, al Galles, dove il villaggio di Fairbourne è condannato a sparire tra le maree; da Kiribati, una piccola nazione del Pacifico che nel 2014 si è vista costretta a comprare del terreno nelle isole Fiji così da avere un posto dove trasferire i suoi 100.000 abitanti, a Taro nelle Isole Salomon, dove un’altra città dovrà essere abbandonata e ricostruita in una zona più elevata; e poi ancora Malè, Bangkok, Amsterdam, Venezia, Basra: la lista di città che rischiano di essere parzialmente o completamente sommerse entro i prossimi vent’anni ci dà un’idea di quanto il problema si presenti già come attuale, e di come un intero modello di sviluppo vada messo in discussione. (...) Una delle manifestazioni già osservabili della crisi climatica consiste nel verificarsi di fenomeni meteorologici sempre meno prevedibili; in parole povere: piove in modo meno regolare, ci sono più uragani, alluvioni più devastanti, mareggiate più intense. Di conseguenza, gli insediamenti sulla costa sono sempre più vulnerabili. Ne abbiamo avuto prova quest’estate quando a Surfside, in Florida, un palazzo di dodici piani, di costruzione abbastanza recente e in condizioni apparentemente buone, è crollato come un castello di sabbia abbandonato alle onde; e ne abbiamo prova ogni mese, in ogni parte del globo. Ma ancora ciò non è sufficiente a innescare un cambio di direzione, e questo perché storicamente è sulle coste che si accumulano le attività economiche e gli insediamenti urbani, ed è ancora lì che tende a spostarsi la ricchezza. (...) Nell’ultimo secolo in tutto il globo il livello dei mari si è innalzato di circa 20 centimetri, e nei prossimi decenni questo processo è destinato ad aggravarsi. Significa che moltissime città costiere si trovano oggi costrette a progettare strategie di adattamento lungimiranti. Purtroppo, nella maggior parte dei casi le risposte a questa criticità si limitano a costosissime strutture (come il MOSE a Venezia), che potranno solo tamponare il problema nel breve termine, per poi rivelarsi sostanzialmente inutili di qui a fine secolo. (...) di Fabio Deotto
4 notes
·
View notes
Text
Io, che vivo in Emilia-Romagna e ascolto il podcast "C'è vita nel Grande Nulla Agricolo?", cercando di capire in che area dovrebbe trovarsi Villamara: allora sicuro posso escludere la zona appenninica perché beh non è pianura, nel secondo episodio dicono che è una zona con un'importante subsidenza e la subsidenza maggiore in Emilia-Romagna è tra Modena e Bologna, quindi dovrebbe essere nella Bassa? Però poi nel terzo episodio dicono che è nell'area del Delta quindi in realtà è in Romagna? Non capisco. Magari il paese si sposta???
11 notes
·
View notes
Text
Lezione del 04/05/2020
AUTORE: sconosciuto
NOME: Basilica di San Vitale
DATA: VI secolo
LUOGO: Ravenna
CONTESTO ORIGINALE: L'edificio fu edificato sotto richiesta del vescovo Ecclesio, bizantino, per cancellare l'eresia ariana. L'imperatore Giustiniano desiderava infatti riunire l'impero e Ravenna dunque perdeva la sua funzione di capitale per diventare solo capoluogo.
SCELTE TECNICHE E STILISTICHE: La basilica all'esterno si concentra su un gioco di volumi, rimane a vista il laterizio, all'interno è invece decorata con marmi, porfido e mosaici. L'edificio è a pianta ottagonale, su uno spigolo dell' ottagono si innesta un nartece a forcipe con due torri scalari che conducono al matroneo, accanto all'abside troviamo due pastoforie (diaconicon e prothesis). Il nartece innestato sullo spigolo permette una diversa sensazione dello spazio a seconda dell'entrata: a sinistra la vista sull'altare da al luogo un idea di sacralità, a destra concentra l'attenzione sulla cupola e su uno spazio più avvolgente. All'interno troviamo 7 esedre con due colonne su due ordini, fasciate con marmi originari dell'epoca frutto di alcune espoliazioni. In una di queste troviamo una vasca il cui fondale corrisponde al livello di calpestio del 3 secolo d.C. Qui si ritiene infatti che sia stato martirizzato San Vitale e l'acqua è dovuta al fenomeno della subsidenza: essendo Ravenna costruita su isolotti lagunari, il terreno tende a sprofondare per lasciare il posto all'acqua. Per risolvere questo problema erano stati edificati diversi pavimenti, uno sopra l'altro. Solo nel 900 grazie alle pompe idrovore è stato riportato alla luce il pavimento del tempo di Giustiniano. La chiesa è ispirata all'architettura di Costantinopoli, in particolare alle chiese dei santi Sergio e Bacco ed alla chiesa di Santa Sofia. All'esterno della chiesa troviamo alcuni contrafforti, per evitare che il peso della cupola possa portare i muri ad aprirsi lateralmente, ed alcune lesene pilastri piatti appoggiati alle pareti con il solo scopo decorativo. All'interno dunque troviamo la cupola, affrescata nel 1778-1782 e il catino absidale con decorazione musiva che rappresenta Cristo apollineo, seduto sul cielo, nell'atto di porgere a San Vitale la corona del martirio. Alla sua sinistra di Gesù, che è circondato da due angeli, invece, il vescovo Ecclesio gli porge il modellino della chiesa. Nell'intradosso dell' arcata della volta a botte che introduce al catino absidale troviamo raffigurati i 12 apostoli, Gesù e i due figli di San Vitale (Protasio e Gervasio). Nella volta troviamo raffigurato l'agnus Dei e poi da un lato San Luca ed il vitello, San Giovanni con l'aquila, due angeli con un clipeo contenente una croce gemmata, Geremia e Mosè, Abramo Rappresentato nell'atto di scoprire che la moglie Sara è incinta ed il sacrificio di Isacco. Dal lato opposto troviamo invece San Matteo e l'angelo, San Marco ed il leone, poi gli angeli ed il clipeo, Mosè prima che entra nel bosco infuocato e poi col gregge di letre, isaia, il sacrificio di Abele e di Mechised, re di Salem. Sui lati dell'abside troviamo due quadri imperiali raffiguranti Giustiniano e i suoi dignitari (fra cui Massimiano e Belisario) e la moglie Teodora e la sua corte (fra cui Antonina e Giovanni a, moglie e figlia di Belisario). In queste opere è possibile capire la gerarchia dei personaggi osservando e i piedi: questi infatti pestano i piedi a chi è a loro inferiore. Giustiniano è raffigurato nell'atto di attendere alla funzione religiosa, porta infatti una patena, così come la moglie che, adornata con un maniakon di perle, offre invece il calice del vino. I loro volti sono stati realizzati a Bisanzio e poi portati a Ravenna e dunque hanno caratteristiche della loro personalità. Ai lati dell'abside si aprono due trifore le cui colonne hanno capitello a cesto e pulvino raffigurante due cavalli. In particolare questi ultimi sono stati oggetto degli studi dell'architetto le Corbusier durante il suo viaggio a Ravenna.
4 notes
·
View notes
Photo
La basilica di San Vitale, risalente al VI secolo d.C., si trova a Ravenna. Fu eretta per volere del vescovo bizantino Ecclesio, al fine di eliminare l'Arianesimo, considerato eretico. L'imperatore Giustiniano ambiva infatti a riunire l'impero; Ravenna in tal modo perse il suo status di capitale per divenire capoluogo.
Esternamente l'edificio si basa su un gioco di volumi, rimane a vista il laterizio, internamente è invece decorata con marmi, porfido e mosaici. La basilica ha una pianta ottagonale, su uno spigolo dell’ ottagono si innesta un nartece a forcipe con due torri scalari che portano al matroneo. Il nartece innestato sullo spigolo dà una diversa percezione dello spazio a seconda dell'entrata: a sinistra la vista sull'altare dà al luogo un'idea di sacralità, a destra concentra l'attenzione sulla cupola e su uno spazio più avvolgente. Vicino all'abside vi sono due pastoforie (diaconicon e prothesis). All'interno vi sono sette esedre con due colonne su due ordini, con marmi originari dell'epoca, per via di alcune espoliazioni. In una di queste ci sono una vasca il cui fondale corrisponde al livello di calpestio del III secolo d.C. Si pensa che ivi San Vitale sia divenuto martire e l'acqua è dovuta al fenomeno della subsidenza: poiché Ravenna si trova su isolotti lagunari, il terreno tende a sprofondare venendo coperto dall'acqua; per aggirare il problema nel corso del tempo vennero realizzati più pavimentazioni. Solo a partire dal ‘900, grazie alle pompe idrovore, è stato possibile ammirare il pavimento di età giustinianea. La basilica è ispirata all'architettura di Costantinopoli, in particolare alle chiese dei Santi Sergio e Bacco ed alla chiesa di Santa Sofia. Esternamente all'edificio sono presenti alcune lesene -pilastri piatti appoggiati alle pareti con l'unico scopo di adornare l'ambiente- e alcuni contrafforti, per evitare che il peso della cupola possa portare i muri ad aprirsi lateralmente. All'interno perciò vi è la cupola, e il catino absidale con decorazione musiva che raffigura Cristo apollineo, seduto sul cielo, nell'atto di porgere a San Vitale la corona del martirio. Alla sua sinistra di Gesù, che è circondato da due angeli, invece, il vescovo Ecclesio gli porge il modellino della chiesa. Ai lati dell'abside si aprono due trifore le cui colonne hanno il capitello a cesto e pulvino che raffigura due cavalli. Proprio questi ultimi sono stati oggetto degli studi dell'architetto le Corbusier durante il suo soggiorno a Ravenna. Nell'intradosso dell’ arcata della volta a botte che introduce al catino absidale sono raffigurati i 12 apostoli, Gesù e i due figli di San Vitale (Protasio e Gervasio). Sui lati dell'abside sono presenti due quadri imperiali raffiguranti Giustiniano e i suoi dignitari e la moglie Teodora e la sua corte. In queste opere è possibile capire la gerarchia dei personaggi osservando i piedi: I soggetti infatti pestano i piedi a chi è a loro inferiore. Giustiniano è rappresentato mentre partecipa alla Santa Messa, ha tra le mani una patena, così come la moglie che porta il calice del vino.
1 note
·
View note
Text
Qualche parola e foto della performance ” Subsidenza Culturale” del 4 agosto 2018, organizzata insieme agli amici di Legambiente:
Quella mattina all’alba d’una giornata importante, mentre la Goletta Verde solcava l’Adriatico, una figura ibrida affiorava, intimidita dalle sagome dell’Angela Angelina.
Non era ancora luce, ma Afrodite Lastrega comunque stagliava nel riverbero argento. Muoveva piccoli passi, poi dal fondale estraeva una visione, un dipinto, cullandolo.
Una visione del fondo, intuizione estratta con cura e cullata prima d’ essere condivisa col mondo, questo è ciò che poteva insegnare. Potevamo imparare la gioia della condivisione nella lentezza dei movimenti, senza fretta, senza senso.
Dopo poco un nuovo personaggio: Zefiro si svegliava dal torpore notturno e le intonava un canto tra i capelli, invitandola ad uscire. Il flauto di Zefiro, ispirato dal sole crescente, improvvisava geometrie divine, abbracci circolari delicati come madreperla.
A un certo punto, due sub invadevano la scena forse non per caso: due figure spasimavano per trascendere, altre due impegnate nella caduta.. E noi, pubblico ignorante, da che parte ci saremmo schierati?
Dopo un oretta, Il dolce vento Zefiro si quietava. Nell’oro, Afrodite terminava con cura le abluzioni e purificato l’atto creativo, usciva dallo specchio, appoggiava il dipinto sulle alghe e posava per i fotografi.
Oramai l’archetipo era rinato, tutto era finito.
Tutto finito Qualche parola e foto della performance " Subsidenza Culturale" del 4 agosto 2018, organizzata insieme agli amici di Legambiente:
0 notes
Photo
I cenotes - corpi idrici che si sono formati a causa della subsidenza del suolo sopra i vuoti nel terreno - erano considerati sacri dai Maya. https://aktun-chen.com/it/underwaterriver-item
1 note
·
View note
Text
L’Europa si muove sotto nostri piedi e questo sito ce lo mostra
L’Europa si muove sotto nostri piedi e questo sito ce lo mostra
L’elevazione e il cedimento dell’Etna. Qualsiasi movimento sotto i nostri piedi – dalla subsidenza appena percettibile all’improvvisa comparsa di una dolina o di una frana che si schianta – crea grossi problemi. Anche un cedimento relativamente modesto può indebolire edifici e infrastrutture e portare a problemi come le inondazioni, e nel peggiore dei casi la brusca scomparsa di sezioni di terra…
View On WordPress
0 notes
Text
I vulcani più grandi e pericolosi d'Italia
Che cosa sono i Campi Flegrei? Le recenti scosse di terremoto hanno riportato l'attenzione degli scienziati sui Campi Flegrei. Che cosa c'è in quest'area? Perché si chiama così? Che rischi ci sono? I Campi Flegrei sono un'area vulcanica attiva che si trova in Campania, nel golfo di Pozzuoli e che include (completamente o in parte) i comuni di Bacoli, Giugliano, Monte di Procida, Napoli, Pozzuoli e Quarto. Il nome Campi Flegrei deriva dal greco, sta per "campi ardenti, in fiamme" e dà l'idea di come questa zona sia stata caratterizzata fin dall'antichità da attività vulcanica.
Campi Flegrei: rendering in 3D dell'area a partire da immagini satellitari fornite dalla NASA. Shutterstock A differenza del Vesuvio, spiegano all'Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia, i Campi Flegrei non sono un unico vulcano, ma un campo vulcanico, attivo da oltre 80mila anni, formato da diversi centri vulcanici distribuiti su un'area depressa chiamata caldera: quest'ultima si è formata a seguito di (almeno) due grandi eruzioni del passato, l'Ignimbrite Campana (40.000 anni fa) e il Tufo Giallo Napoletano (15.000 anni fa) che hanno "svuotato" il serbatoio magmatico e fatto collassare il tetto. La "storia" dei Campi Flegrei
Schema che mostra le due caldere principali nell'area dei Campi Flegrei. © INGV La prima (in rosso, nella mappa sopra) è considerata, a oggi, l'eruzione a più elevata energia che sia mai avvenuta nel Mediterraneo, che influenzò il clima probabilmente a livello planetario. La seconda (in giallo) invece fu seguita da periodo di intensa attività, con 27 eruzioni negli ultimi 5.500 anni: l'ultima, nel 1538, ha creato il cono di tufo noto come Monte Nuovo. I Campi Flegrei sono soggetti al fenomeno del bradisismo, la lenta deformazione del suolo (sollevamento e subsidenza) di cui si ha notizia, in questa zona, dal IV secolo d.C. Negli anni 70 e 80 del Novecento l'area flegrea è stata interessata a movimenti che nel centro abitato di Pozzuoli hanno provocato un sollevamento totale massimo di circa 3,5 metri. Seguì un periodo di subsidenza, interrotto a partire dal 2005 da una nuova tendenza al sollevamento del suolo, al momento ancora in atto. Com'è al momento la situazione nei Campi Flegrei
Il bollettino dell'INGV relativo al mese di luglio 2023, per i Campi Flegrei. © INGV Dal 1° al 18 agosto 2023 la rete di rilevamento dell'INGV ha registrato nei Campi Flegrei 72 scosse di cui 64 tra Magnitudo 1,0 e 2,0, e due di magnitudo 3,6 e 3,1 (percepite da gran parte della popolazione, il 18 agosto). Nel mese di luglio 2023 (a cui si riferisce il grafico sopra), erano stati registrati 206 terremoti con una Magnitudo massima pari a 1,9 (±0,3). Di questi eventi 6 (circa il 2,9% del totale) hanno avuto una magnitudo compresa tra 1,0 e 1,9 e 200 (circa il 97.1% del totale) hanno avuto una Magnitudo minore di 1,0 o non determinabile. Le reti di monitoraggio delle deformazioni del suolo, infine, confermano una geometria radiale del sollevamento, centrato nell'area di Pozzuoli, con una velocità massima di circa 1,5 cm al mese. Dalla fine di maggio 2023 si registra una riduzione della velocità del sollevamento. Allo stato attuale, sulla base dei dati forniti dalla rete di monitoraggio dell'INGV, il livello di allerta dei Campi Flegrei è giallo. 14 sorprendenti creazioni vulcaniche Read the full article
0 notes