#stitichezza
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Avere una relazione sana è
poter urlare dal bagno "amore ho fatto la cacca" e sentirti rispondere "brava more!"
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Stitichezza: occasionale e cronica, cause e trattamenti
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🌟💫 Sei pronto a scoprire come l'ipnosi professionale può essere utilizzata per aiutare le persone con l'intestino pigro cronico? L'ipnosi può essere un'opzione efficace per affrontare le sfide legate a questo disturbo, offrendo un approccio naturale e non invasivo per migliorare la funzionalità intestinale.
💪 Diversi personaggi famosi hanno parlato apertamente dell'uso dell'ipnosi per affrontare problemi legati all'intestino pigro cronico. Ad esempio, l'attrice e modella britannica Sophie Anderton ha raccontato di aver sperimentato l'ipnosi come un mezzo efficace per migliorare la funzionalità intestinale, descrivendo l'esperienza come trasformativa e positiva.
✨ L'ipnosi professionale può essere utilizzata per lavorare sulle radici profonde dei problemi intestinali, offrendo un supporto complementare alle terapie tradizionali. Attraverso l'ipnosi, è possibile influenzare positivamente la funzionalità intestinale, riducendo i sintomi e migliorando la qualità della vita per coloro che soffrono di questo disturbo.
Se stai cercando un approccio naturale per affrontare l'intestino pigro cronico, l'ipnosi professionale potrebbe essere un'opzione da considerare. Parla con un ipnoterapeuta qualificato per scoprire come l'ipnosi potrebbe beneficiare te e migliorare la tua qualità di vita! 🌟💫 #ipnosi #intestinopigro #benessere #qualitàdellavita #celebrità #salute #benesserementale
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L'integrazione di avena apporta numerosi benefici alla nostra salute
Scopriamo i benefici dell’avena L’avena è un alimento nutriente ricco di importanti vitamine, minerali e antiossidanti ed inoltre,è più ricca di fibre solubili e proteine rispetto ad altri cereali. L’avena ha componenti unici come la fibra solubile beta-glucano I benefici 1) Fibre solubili 2 Aiuta ad abbassare i livelli di zucchero e colesterolo nel sangue 3) Effetto saziante è alimento utile…
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4 cose che devi sapere per fare DETOX Se vuoi liberarti da quella sensazione di pesantezza e gonfiore non occorre eliminare i Carboidrati Bastano 14 giorni! Questo è il mio metodo. Te lo lascio qui e se hai domande sarò felice di confrontarmi con te . Fammi sapere nei commenti se hai mai fatto un percorso detox 😃 #esseredonna #senzarinunce #amarsi #pocotempo #senzazuccheriaggiunti #nonrinunciare #stitichezza #dietasana #ricettefit #stipsi #piattounico #intestinosano #intolleranza #cibosanoegustoso #zerosbatti #ricettefacili #floraintestinale #stomaco #digestione #sempreinforma #cattiveabitudini #dietaipocalorica #dietaequilibrata #dimagrirevelocemente #dietaflessibile #detoxdrinks #educazionealimentare #alimentazionecorretta #prendersicuradise #perderepesosenzastress https://www.instagram.com/p/CnmVRo8qgRC/?igshid=NGJjMDIxMWI=
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devo dire una cosa poco elegante
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È il momento di pensare alla salute del pavimento pelvico: una guida completa per donne e uomini
Il pavimento pelvico è un insieme di muscoli e legamenti che si trova alla base del bacino. Sostiene gli organi pelvici, tra cui la vescica, l’utero, il retto e la prostata, e controlla la minzione, la defecazione e la funzione sessuale. Un pavimento pelvico forte e sano è importante per tutti, ma è particolarmente importante per le donne, che hanno un maggior rischio di sviluppare problemi al…
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Problemi di stitichezza?
Provate a guardare questa foto attentamente.
Il massimo dell'anti-italianità: piddini, radical chic, grillini, euroinomani, gretini...
Mamma mia.
Matteo Brandi
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ma voi tra amiche che cosa vi mandate?
no perché noi ci mandiamo video tutorial su massaggi da fare per la stitichezza
ah e cuccioli di golden
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IL CORPO SOMATIZZA I MALESSERI DELLO SPIRITO
Il nostro corpo somatizza nella sua materia quello che lo spirito subisce in tutta la nostra anima, quello che il n...ostro inconscio tace, lo urlano le nostre malattie dolori e malesseri. La malattia è un conflitto tra la personalità e l'anima.
Quando ti manca calore affettivo, basta una minima frescata di vento freddo e subito prendi un raffreddore. Il raffreddore "cola" quando il corpo non piange. Forti mali di schiena (ovvio non causati da un peso caricato male) ti dicono che stai subendo un dolore, porti con te un peso un trauma una tristezza immensa; il mal di gola "tampona" ti assale sicuramente quando hai tanti dolori da sfogare ed afflizioni da dire e non hai con chi confidarti. Quando una persona non la sopporti, non la digerisci e la devi sopportare ti viene acidità allo stomaco, le coliche spesso sono rabbie accumulate che non riesci a sfogare.
Il diabete "invade" quando la solitudine ti attanaglia. Il cancro ti divora come l'odio che corrode l'amore mancato. Il corpo ingrassa quando sei insoddisfatto o dimagrisci quando ti senti logorato. Dubbi preoccupazioni ansietà ti portano via il sonno e soffri di insonnia. Se non trovi un senso alla tua vita la pressione del cuore rallenta o accelera quindi ipotensioni e pressioni alte al cuore sono sbalzi che ti condizionano l'umore e le forze. Il nervosismo aumenta i respiri, come se ti mancasse l'aria, donde dolori al petto ed emicranie (molti fumatori prendono aria extra dal fumo fatidico ed effimero che li rilassa in maniera compensatoria ma illusoria) La pressione "sale" quando la paura imprigiona. Quando ti senti sopraffatto di un problema che sei ai limiti, allora la febbre ti assale, le frontiere dell'immunità sono all'erta. Le ginocchia "dolgono" quando il tuo orgoglio non si piega. le artrosi vengono quando la tua mente non si apre, sei troppo rigido e i muscoli ti si contraggono. I crampi indicano che stai subendo una situazione ai limiti della sopportazione. La stitichezza ti indica che hai residui nel tuo inconscio, hai segreti che ti otturano (quanta merda ci teniamo dentro che non è utile) e non trovi chi ti comprenda senza giudicarti. la diarrea è un atto di difesa dell'organismo che vuole eliminare ciò che percepisce come dannoso (come il vomito) vale per i virus ma anche per le situazioni, i sentimenti... forse chi ha diarrea non riesce a trattenere o assimilare.
La malattia non è cattiva, ti avvisa che stai sbagliando cammino. Ascolta il tuo corpo ed impara a guarire con il tuo spirito, non c'è altra medicina che la tua stessa natura non possa darti. E' ovvio che non generalizziamo, non è un catalogo farmacologico ma una linea guida... chi una preoccupazione la somatizza nella testa (emicrania) chi nello stomaco (indigestione).
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Quando la stitichezza si fa pesante, mi basta pensarti e il problema svanisce. Ottimo lassativo.
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Ciao Doc, questo inverno l'influenza è atroce o sono io debilitata(?)... In ogni caso ho una curiosità, ma i fans, come per esempio il brufen, possono portare stitichezza?
Grazie in anticipo
I FANS devono la loro azione antiinfiammatoria all'inibizione della CICLOSSIGENASI che è un'enzima promotore della trasformazione dell'ACIDO ARACHIDONICO in varie e diverse PROSTAGLANDINE, queste ultime responsabile di molte funzioni organiche tra cui la protezione della mucosa gastrica (diminuzione dell'acidità e aumento della produzione di muco protettivo) e la motilità della muscolatura liscia intestinale (promozione della peristalsi espulsiva del bolo fecale).
Per il discorso della debilitazione influenzale, io credo che tu ti riferisca alle sindromi parainfluenzali da altri vari patogeni (non H1N1) e mi riferisco non tanto ai virus parainfluenzali veri e propri ma a tutto quell'esercito di virus - e a volte anche batteri - che se ne approfittano del freddo e della nostra convivialità per rovinarci la vita.
E sì... confermo che è stata pesa :(
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Oh, Madre!
Il giorno in cui ho capito che non sarei mai diventata madre avrò avuto nove anni, quando per la prima volta ho tenuto aperto sulle ginocchia un libro di Oriana Fallaci.
Ero in bagno, intenta nel mio passatempo preferito per combattere la stitichezza: frugare nel cassetto della moglie di mio padre, l'unico a distanza ravvicinata dal gabinetto su cui trascorrevo ore e ore in attesa che qualcosa uscisse dal mio corpo.
In mezzo a pile di slip, riviste osé e reggiseni, quel giorno trovai il libriccino galeotto che avrebbe annientato il mio istinto materno: Lettera a un bambino mai nato.
La moglie di mio padre utilizzava il cassetto del bagno per nascondere i suoi segreti più intimi, forse credendo che il senso del pudore avrebbe trattenuto chiunque dal rovistare tra le sue mutande.
Ma io da bambina non sapevo dove il pudore stesse di casa. Vivevo confinata nei muri della mia camera, senza amici e senza infanzia, e il mio unico confronto con il mondo erano i romanzi di Isabelle Allende con descrizioni dettagliate di tutto ciò che accadeva in camera da letto.
La mia famiglia non ha mai amato la lettura, anzi direi proprio che al verbo detestare associassero la parola libro come complemento oggetto. Quindi loro non avevano la più pallida idea di cosa ci fosse tra le pagine di quei libercoli in cui annegavo le mie giornate.
Se un libro è letto da una bambina, significa che è adatto a una bambina, pensavano. E per vent'anni ne sono stata convinta anch'io.
Ma quel pomeriggio, seduta sul gabinetto, mi sorprese leggere il titolo "Lettera a un bambino mai nato" sulla copertina di un libro nascosto tra i calzini e una scatola di preservativi nel cassetto della moglie di mio padre incinta di sei mesi.
Divorai quel libro in una settimana, ringraziando la mia incapacità di andare di corpo come le persone normali per darmi la possibilità di trascorrere impunemente due ore seduta sulla ceramica fredda del cesso, fino a sentire le gambe addormentate e il bacino indolenzito.
Dopo ogni sessione di lettura, riponevo con cautela il libro nel cassetto della mia matrigna, facendo attenzione a incastrarlo perfettamente tra le pieghe dei reggiseni e dei pigiami.
Nessuno della mia famiglia ha mai saputo che a nove anni mi appassionai del racconto di una donna incinta che desiderava abortire, del suo calvario interiore e della lotta contro l'idea che un ammasso di cellule potesse essere ritenuta vita senziente.
A tredici anni mi trasformai in una paladina del diritto all'aborto. Lasciai di stucco la mia professoressa di Italiano quando le consegnai un pamphlet protofemminista sotto forma di foglio protocollo, spacciandolo per il mio elaborato del compito in classe sul testo argomentativo.
Gli altri miei compagni di classe non avevano mai sentito parlare di aborto, tantomeno di Oriana Fallaci, e forse erano fortunati nella loro ignoranza.
Ma io mi consideravo un'illuminata, una prescelta, una donna adulta, perché a tredici anni ero in grado di difendere con sforzi patetici e artefatti il mio sacrosanto diritto a non dare la vita.
Tanto ne ero convinta, che agli esami di licenza media dedicai il mio tema di italiano all'aborto, ancora una volta. Ero ossessionata, ero pazza, ero invasata: dovevo far sapere a tutti gli adulti che io a tredici anni sapevo di non volere figli, che non li avrei mai avuti, che avrei combattuto perché le donne come me potessero scegliere di non averli.
Quando, dieci anni dopo, la mia migliore amica mi informò di essere incinta, la prima cosa che le dissi fu: "Vuoi abortire, vero?".
E alle occhiate scettiche e divertite delle donne più grandi, che ridacchiavano sornione mentre mi ricordavano l'esistenza dell'orologio biologico, io ribattevo con rabbia di chiudere il becco.
Questo fino all'anno scorso, quando una seduta con la mia psicologa esperta di EMDR ha messo un po' di disordine tra i miei piani.
Non avevo mai riflettuto sulla possibile connessione tra il mio rifiuto della maternità e il suicidio di mia madre, ma quella tragica mattina di febbraio la mia terapeuta decise di spiattellarmelo in faccia senza troppi mezzi termini: il fatto che mia madre si fosse uccisa e mi avesse abbandonata non significava che io avrei fatto lo stesso con i miei figli.
Quella fu l'ultima seduta con la mia terapeuta, perché mal tollerai questa inferenza nelle mie decisioni sul mio utero. Non mi interessava sapere quale fosse la causa del mio odio verso la gravidanza e soprattutto non volevo ammettere che la morte di mia madre mi perseguitasse fino a quel punto.
Abbandonata la terapia e accolti gli antidepressivi, ho smesso di mettere in discussione il mio disprezzo per la maternità fino a quando a essersi suicidato non è stato un mio amico.
A quel punto mi sono resa conto che il mio bagaglio di affetti contava già due suicidi nell'arco di vent'anni, una percentuale non da poco considerando che la mia permanenza su questa terra non ha varcato ancora la soglia dei trent'anni.
La morte del mio amico è coincisa con la ricomparsa breve e fugace di mio padre.
Dopo cinque anni di ostinata assenza e disinteresse, mio padre aveva deciso di riallacciare i rapporti con me dopo la scoperta di un tradimento da parte di sua moglie.
Mio padre ritenne quel momento un'ottima occasione per mettermi a parte della storia del mio concepimento.
Così ho scoperto, davanti a un raffinato piatto di uramaki, di essere la classica figlia del "proviamo a fare funzionare questo matrimonio": mia madre aveva fallito il suo primo tentativo di suicidio e aveva confessato a mio padre che avere una figlia l'avrebbe aiutata.
Si vede che non ho svolto bene il mio compito, considerando che dopo sette anni dalla mia nascita la mia cara mamma si fece trovare morta in bagno con una calza di nylon legata al collo.
Mentre il peso di questa rivelazione si sedimentava tra la bocca dello stomaco e la gola, togliendomi la capacità di proferire parola e l'appetito, mio padre rincarava la dose lamentando il suo "non aver fatto nulla di male per meritarsi questa vita" da crocerossina, vedovo e cornuto.
La mia domanda, formulata silenziosamente nelle settimane successive, riguardava piuttosto cosa avessi fatto io di male per meritarmi di essere desiderata, partorita, traumatizzata e abbandonata da mia madre.
Con poca calma e tanta perizia, nei mesi ho messo insieme tutti i pezzi del puzzle che è la mia incapacità di vedermi madre: dal libro letto di nascosto sul cesso al tema sull'aborto, dal consiglio a denti stretti dato alla mia amica al rifiuto del parere della psicologa, fino alla confessione di mio padre.
Il risultato è stato un puzzle oscuro e strambo, in cui alcuni pezzi si incastrano a fatica con gli altri e restituiscono un'immagine grottesca e spezzata. Un'immagine di me che lotta tra l'odio per la mia famiglia, il desiderio di non essere mia madre, il determinismo di un patrimonio genetico malato.
Insomma, un'immagine non troppo lusinghiera. Ma che almeno mi dà ragione dell'irritazione e della saudade che provo quando ascolto le mie coinquiline scambiarsi ogni sera confidenze con le loro madri per telefono, tra risatine e battute.
Questo puzzle sgangherato è una prova ulteriore del mio non voler essere madre, del preferire crepare da sola piuttosto che correre il rischio di dare la vita a una persona solo per traumatizzarla.
Allo stesso tempo, quando guardo questo puzzle, mi rendo conto che il fervore di quella tredicenne che scriveva pagine e pagine sull'aborto era solo un tentativo di rispondere a quell'unica, atroce domanda:
"Oh, madre! Perché mi hai abbandonato?"
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Facevo scorrere l'uccello dentro e fuori, poi ho trattenuto l'impulso. Dovevo preservare lo sperma. Sono tornato in camera da letto e ho guardato nell'armadio. Ho trovato un paio di mutandine blu - non c'erano macchie di merda - e le ho sfregate avanti e indietro sull'uccello. Era bello. Per un pelo non sono venuto.
Certa gente, ho pensato, crede che io sia il poeta più grande degli Stati Uniti. Mettiamo che una di queste vaccate esca?
Sarei condannato. Ho gettato le mutandine dentro l'armadio. Poi ho visto una scarpa. Solo una scarpa, scompagnata, con il tacco alto, a spillo. Quella sì che era una scarpa eccitante.
L'ho raccolta e ho cominciato a scoparmela. Camminavo per la stanza e intanto ci davo dentro con la scarpa. Ho perfino dato dei rapidi affondi circolari, me la stavo scopazzando per bene quella scarpa. Poi, all'ultimo istante, mi sono staccato e l'ho gettata nell'armadio.
Poi mi scappava da cagare, urgentemente. Sono entrato e l'ho fatta. Tutta quella birra. Non morirò mai per stitichezza.
Non c'è dubbio che quando un uomo vede la propria merda la prima cosa che pensa è: allora posso andare avanti a vivere, ah! O perlomeno, questo è quello che penso io. E poi se hai le emorroidi, la cosa vale doppio. Io avevo le emorroidi. Ho guardato il porta carta igienica e non c'era carta. Sono corso in cucina e ho trovato una scatola di fazzoletti di carta, ne ho presi sette o otto e ho cominciato a pulirmi il culo gemendo.
Mi ero pulito per benino, ma gli stronzi e la carta hanno otturato il water quando ho tirato la corda. Un po' di roba è andata via, poi l'acqua è salita e gli stronzi e la carta sono tornati a galla. Sono arrivati fino all'orlo del water e si sono fermati. Ho più sale in zucca di così, invece ho tirato nuovamente la corda, ed è straripato: stronzi, carta, acqua su tutto il pavimento davanti al water. Ho tolto il coperchio della cassetta e ho cominciato ad armeggiare con la palla grande dello sciacquone, la catenella, il tappo nero di gomma.
Ho tirato di nuovo la corda. Ancora un po' della stessa roba - stronzi, fazzoletti, acqua, sconfitta. Ho tolto il tappetino e ho cominciato a ripulire tutto. Ho raccolto quasi tutto. Con i giornali raccoglievo pezzi di stronzi e li portavo in un sacchetto di carta che avevo trovato nel lavandino della cucina, e li infilavo nel sacchetto di carta. Quando sono ritornato in bagno ho visto che sul tappetino c'erano delle macchie di merda. L'ho girato dall'altra parte. Sembrava meglio. Tessitura indiana.
Charles Bukowski
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Tumblriani buona serata, sapete darmi qualche consiglio per il mio cane 🐕, che soffre di stitichezza? Vi ringrazio comunque, buona serata a voi tutti, da parte mia e il mio Jack ❤❤
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Stitichezza social.
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