#stephen haweis
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Stephen Haweis, Mina Loy, ca. 1905–9. Gelatin silver print on paper, 7 × 5 in. (17.78 × 12.7 cm).
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XIV
Hoy
Eterna pasajera evidente imperceptible
Para ti
Traigo la naciente virginidad
—Yo misma por el momento
Ni amor ni la otra cosa
Sólo el impacto de cuerpos encendidos
Arrancando chispas el uno al otro
En el caos
Mina Loy, en "Songs to Joannes", publicado por "Others", vol. 3, n.º 6, abril de 1917, ed. digital. Versión de Jonio González.
Mina Loy, 1909, Stephen Haweis
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Mina Loy, 1909, photographed by Stephen Haweis
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Mina Loy
https://www.unadonnalgiorno.it/mina-loy/
“Donne se volete realizzarvi siamo alla vigilia di uno sconvolgimento psicologico – tutte le mansioni domestiche devono essere smascherate – le bugie di secoli eliminate – nessuna mezza misura – nessun graffio sulla superficie della spazzatura tradizionale porterà alla Riforma, il solo metodo è la Demolizione Assoluta”.
Mina Loy è stata scrittrice, poeta e artista eclettica che ha attraversato tutte le Avanguardie del primo Novecento. Di origine britannica, ha viaggiato nel mondo attraversando tutti i movimenti culturali della sua epoca, fotografandone lo spirito e le caratteristiche.
Nacque a Hampstead, Londra, il 27 dicembre 1882 col nome di Mina Gertrude Löwy, suo padre era un ebreo ungherese e sua madre una protestante inglese.
Cresciuta con un’educazione protestante, era sempre stata di indole irrequieta e ribelle.
Per un periodo aveva studiato all’Accademia Femminile d’Arte di Monaco di Baviera, si aggirava con abiti eccentrici e una pipa di terracotta in bocca.
Era soprannominata Dusie, tu e lei in tedesco, a rimarcare la ribellione eclettica che l’ha accompagnata per tutta la vita.
Nel 1906 convinse i suoi genitori a farla studiare a Parigi, all’Académie Colarossi, dove si immerse nella vita Bohemien di Monteparnasse, frequentando personaggi come Gertrude Stein, Marcel Duchamp, Apollinaire e Cocteau. E dove rimase incinta del pittore e fotografo inglese, Stephen Haweis, un esteta arrivista che la sedusse interpretando il ruolo dell’eccentrico incompreso, sfilandole molti soldi e costringendola a un matrimonio riparatore.
Si sposarono il 13 dicembre 1903 a Parigi. Il loro primo figlio morì di meningite a un anno e lei, per sfuggire al dolore e alle crisi di nevrastenia, si buttò affannosamente nella pittura. Nel 1905 espose per la prima volta al Salon d’Automne e l’anno successivo al Salon des Beaux-Art.
Coinvolta nel movimento futurista italiano, ha partecipato alla prima Esposizione Internazionale Libera Futurista a Roma ed è stata coinvolta in un complicato triangolo amoroso tra Papini e Marinetti, di cui ha scritto ampiamente nelle sue poesie.
Non ero abbastanza intellettuale per diventare futurista – ma sufficientemente intelligente per fare altro, disse.
Nel 1914, mentre abitava in una comunità di espatriati a Firenze, Mina Loy scrisse il suo Manifesto femminista contro la posizione subordinata delle donne nella società, rimasto inedito finché è stata in vita.
Disillusa dagli elementi machisti e distruttivi del Futurismo, desiderava l’indipendenza e la partecipazione a una comunità artistica modernista, lasciò i figli in Italia e si trasferì a New York, nell’inverno del 1916, dove in breve divenne una nota esponente del circuito artistico del Greenwich Village. È stata attrice teatrale, disegnava lampade, scriveva poesie che venivano pubblicate in varie riviste e dipingeva.
Ha partecipato alla prima mostra della Society of Independent Artists al Grand Central Palace di New York nel 1917.
Nello stesso periodo conobbe e si innamorò del “poeta-pugile” Arthur Cravan, nipote della moglie di Oscar Wilde, Constance Lloyd, che fuggì in Messico per evitare la leva. Lei lo seguì e, dopo aver divorziato dal primo marito, si sposarono nel 1918. Quando lei rimase incinta si spostò a Buenos Aires, ma lui non l’ha mai raggiunta. Cravan venne dichiarato disperso in mare, successivamente si disse che il suo corpo era stato ritrovato nel deserto, la storia della sua scomparsa diede adito a tante versioni e leggende e la sua perdita diede un ulteriore colpo alla sua già precaria stabilità psichica. La loro figlia, Fabienne, nacque nell’aprile 1919 in Inghilterra. Dopo un breve periodo in cui si è ricongiunta con tutti i figli in Italia, è tornata a Parigi, dove ha pubblicato il suo primo volume di poesie, Lunar Baedecker.
Nel 1936 è tornata a New York e dieci anni dopo ottenne la cittadinanza statunitense con il nome di Gertrude Mina Lloyd.
Nel 1953, si trasferì ad Aspen, in Colorado, dove abitavano le sue figlie. Alla Bodley Gallery espose le sue costruzioni artistiche fatte con oggetti di riciclo trovati tra i senzatetto a New York.
Il suo secondo e ultimo libro, Lunar Baedeker & Time Tables è stato pubblicato nel 1958.
Il suo unico romanzo, Insel, è stato pubblicato postumo nel 1991.
Ha continuato a scrivere e lavorare sui suoi assemblaggi fino alla sua morte, avvenuta ad Aspen il 25 settembre 1966, a causa di una polmonite.
Recentemente in Argentina Camila Evia ha tradotto e pubblicato un’edizione che include il Manifesto femminista e molte poesie di Mina Loy, facendo conoscere la sua eredità in tutta l’America Latina.
È stata una donna affascinante e inarrestabile, ha vissuto una lunga vita piena di contraddizioni, rincorrendo il suo tormento e la sua vocazione, l’arte e la libertà.
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Parrot fish (1929-1932). Stephen Haweis (American, 1878–1969)
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Mina Loy uses the motif of ‘Pig Cupid’ representative of the erotic, to embody her feelings on love, romance and sexual desire. She believes that sex, or so-called love, must be reduced to its initial element, and this is illustrated throughout Love Songs. She speaks from her own intellectual and emotional experiences of sexual intimacy.
https://unsplash.com/photos/FvXZ4IST2k0
Loy married the artist Stephen Haweis, who saw Loy as an erotic object, the object of art, rather than the active creator. I think this could be one of the reasons why Loy has such a willingness to confront taboo topics that women were not supposed to talk about, and certainty should not write about. This is an issue that is gradually starting to diminish in today’s society. Loy encourages women to embrace their sexual desires and to be vocal about them.
Love Songs begins with the motif of the ‘pig’ in poem 1, which represents and instigates the erotic. She uses the pig to allow readers to conjure up the images of something that is greedy, lurid and rapacious. She then links the pig to ‘cupid’ and ‘erotic garbage’. Garbage is certainly not the word you want to associate love with. She doesn’t give us any impression of romance or desire, instead she gives us an unconventional form of ‘cupid’. Loy uses this motif as a way to illustrate, love isn’t always what you hear in fairy tales. It can be messy and disgusting. More often than not, it is just sexual desire, love isn’t even in the picture. She writes about sexuality and what it actually means to be in a sexual relationship and one that doesn’t end well, attacking the myth of romance.
https://unsplash.com/s/photos/cupid-pig
In poem 10, the motif of the ‘shuttle-cock’, is suggestive of a battle between the sexes. It highlights their differences yet represents the sport that can be made out of these differences. Loy indicates how love here, or sexual desire, can be a game or a sport, something that can be carefree without any attachments. The use of the phrase ‘pink-love’ suggests something that is well known, a possession perhaps, something that you feel comfortable around, indicating that despite the differences between the sexes, there is no animosity.
This motif continues in poem 29. Stereotypical gender ideals and the pleasures and dangers of merging boundaries circulate throughout her poetry. Her argument, on ‘sexual equality’ and ‘prettily miscalculate’ suggest sexual equality is an ‘unnatural selection’, implying this inequality has been done on purpose by nature. Evolution, if it is interpreted that men are stronger and more dominant than women, sets itself up as natural selection in which the strong dominate the weak.
Mina Loy, uses motifs of the erotic to epitomise her ideas on sexual desire and intimacy, demonstrating that desire does not always have to be linked to love. Love itself, she portrays as dangerous to the emotions, suggesting that maybe people should not strive for love but be led by passion and desire.
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Mina Loy in Florenz, 1909 (Foto von Stephen Haweis, courtesy of Roger L. Conover)
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“Amate l’orrendo”. Riscopriamo Mina Loy: fece impazzire Marinetti e Pound, fu poetessa, femminista, anarchica
Amo queste figure sfuggenti, che passano come una allucinazione, un tornado di diamanti. Di lei, ad esempio, non concretizzi nemmeno il nome. Nata due giorni dopo il Natale del 1882 a Hampstead, Londra, come Mina Gertrude Löwy – fausto incrocio tra un ebreo ungherese e una protestante inglese –, nel 1946 ottenne la cittadinanza americana come Gertrude Mina Lloyd. Per la storia della letteratura si chiamava semplicemente Mina Loy – e fu l’amazzone della poesia del Novecento.
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“Poetessa, pittrice, agente d’arte e disegnatrice di lampade, nei suoi giri conobbe Hemingway, Cocteau, Gide, Erik Satie, Paul Valéry; fu amica di Gertrude Stein, Marcel Duchamp, Picasso, Bernard Berenson, Eleonora Duse, Peggy Guggenheim; fece l’amore con Marinetti, Papini ed il boxer-poeta Arthur Cravan, con cui viaggiò in Messico; conquistò l’ammirazione di T.S. Eliot, Ezra Pound e William Carlos Williams”, scrive Carlo Anceschi in un bel libro, Poeti nel deserto. Basi Bunting e Mina Loy, edito da Diabasis nel 2005.
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Parigi, 1923, foto di gruppo. In basso, in ginocchio, Mina Loy. Si riconoscono: Ezra Pound, Tristan Tzara, Man Ray
Quando la vedevano, dopo averne elogiato l’amazzonico corpo, Papini & Marinetti, coda e aggeggio tra le gambe, scappavano. Solo lei sapeva titillare la loro viltà, le ipocrisie, le ipocondriache vanità. Mina Loy bazzica per Firenze dal 1906, insieme al marito, Stephen Haweis (da cui divorzia nel 1917), s’intende con Balla e Carrà, nella primavera del 1914 partecipa all’Esposizione libera futurista internazionale di Roma, la sua ricerca artistica – di sensuale avanguardia – si raffina nell’orda Futurista. Non va oltre, però. “Non ero abbastanza intellettuale per diventare futurista – ma sufficientemente intelligente per fare altro”, disse (Salvatore Marino su “Biblioteca di Rivista di Studi Italiani” scrive un saggio ricco di dati, Storia di Mina Loy Futuriste in cinque attimi).
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Il Futurismo fermenta in Mina Loy che nel 1914 scrive il Feminist Manifesto, con sfolgorio di caratteri da ‘poesia visiva’ paroliberista. “Il movimento femminista così come è stato istituito è inadeguato. Donne se volete realizzarvi siamo alla vigilia di uno sconvolgimento psicologico – tutte le mansioni domestiche devono essere smascherate – le bugie di secoli eliminate – nessuna mezza misura – nessun graffio sulla superficie della spazzatura tradizionale porterà alla Riforma, il solo metodo è la Demolizione Assoluta”.
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Più interessanti gli Aforismi sul Futurismo pubblicati nel gennaio del 1914 su “Camera Work”. Eccone una sfilza nella traduzione di Salvatore Marano:
MORIRE nel Passato Vivere nel Futuro
LA velocità delle velocità raggiunge l’inizio.
QUANDO si pressano i materiali per ricavarne l’essenza, la materia si deforma.
E la forma schiantandosi su se stessa è scagliata oltre la sinossi della visione.
LA linea retta e il cerchio sono progenitori del disegno, formano le basi dell’arte; non c’è limite alla loro coerente variabilità.
AMATE l’orrendo per trovarne il nucleo sublime.
APRITE le braccia a tutto ciò che va in rovina per restituirgli dignità.
VOI preferite osservare il passato sul quale gli occhi sono già spalancati.
MA il Futuro è oscuro solo dal di fuori. Saltateci dentro – e lui ESPLODERÀ di Luce.
DIMENTICATE di abitare nelle case, dal momento che potreste abitare in voi.
POICHÈ vivono nelle case più grandi le persone più piccole.
MA la persona più piccola, in potenza, è grande quanto l’Universo.
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Nel 1920 – per capirne il tipo – Mina Loy, finita la vampata futurista, sputtana gli amici del tempo in un poemetto, Lions’ Jaws pubblicato sulla “Little Review”. Gabriele d’Annunzio è detto “Danriel Gabrunzio… automatico amante di uccelli lirici”, Marinetti è “Raminetti” che “schioccò la frusta da maestro del circo/ cavalcando una locomotiva prismatica”, mentre Papini, “l’erudito Bapini/ sperimenta/ la testa di Dio in autoipnosi…/ esplode la sua corteccia/ di polvere libresca”.
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L’anno prima, Mina Loy parte dal Messico in direzione Buenos Aires. 1919. Incinta. Un secolo fa. La prima figlia, Oda Janet, muore poco dopo il parto, degli altri due, Joella e John Giles Stephen gli resiste la prima, l’altro muore a 14 anni. L’ultima figlia, Jemima Fabienne, la ha avuta dal poeta pugile Arthur Cravan, svizzero, di nordica bellezza. Dovevano ricongiungersi in Argentina. Il poeta muore, in circostanze misteriose, in Messico.
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Ezra Pound opponeva Mina Loy a Marianne Moore, la riteneva l’emblema della logopoeia, della “danza dell’intelletto tra le parole”. Ricevette gli elogi di Thomas S. Eliot e di William Carlos Williams, Gertrude Stein la adorava (“Era in grado di capire ogni cosa”), ebbe una fugace liaison con Marcel Duchamp, pubblicò nel 1923 Lunar Baedeker, dedico una poesia a Joyce’s Ulysses: “Spirito/ impalato sul fallo// Fenice/ di fuochi irlandesi/ che infiammano Occidente// Parola che si fa carne/ divorando se stessa/ con zanne erudite// Don Juan/ di Giudea/ in pellegrinaggio/ verso Libido..// Empireo emporio/ dove il/ creatore che ripudia/ Joyce/ lampeggia un riflettore gigante”.
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“Per i modernisti è stata la prima a tracciare la sensibilità della ‘nuova donna’. Ezra Pound ha elogiato la sua intelligenza che non trafficava in sentimenti (le sue poesie erano irte di intelletto, tanto che Pound coniò un termine, logopoeia, per descriverle). William Carlos Williams, Hart Crane, E.E. Cummings impararono dal suo esempio… A metà degli anni Trenta, tuttavia, era scomparsa, le sue poesie introvabili. Secondo Kenneth Rexroth, Mina Loy fu dimenticata perché le sue poesie erano diverse da quelle di qualsiasi altra poetessa. Hanno sfidato un genere e una categoria”. Così Carolyn Burke in Becoming Modern: The Life of Mina Loy, 1996. In Italia alcune poesie di Mina Loy si possono leggere in Per guida la luna (Le Lettere, 2003). Libro difficile da trovare, però, in molti repertori dato come “non disponibile”.
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Bellissima, sparì, come ciò che acceca per eccesso di luce, Mina Loy. Morta a 83 anni, il 25 settembre 1966, a Aspen, Colorado; abitava con le figlie, Joella e Jemima, stava lavorando a una biografia di Isadora Duncan, la star che fece scalpore a Parigi accompagnandosi al poeta russo Sergej Esenin. Mina Loy era morta da decenni, aveva abdicato alla poesia, di cui è stata guerriera. (d.b.)
***
Baedeker lunare
Un Lucifero d’argento offre cocaina in cornucopia
a sonnambuli dalle cosce adolescenti drappeggiate di satirici drappeggi
Peri in livrea preparano Lethe per postumi parvenù
Viali deliranti illuminati d’anime in infusione candelabri dalle tombe del Faraone
piombano verso finimondi mercuriali Oasi odiosa in fosforo solcato
il quartiere a luce bianca lucernario a bianco d’occhio di lussurie lunari
Cartelloni Stelletrici
Spettacoli alati sulla via stellare carosello dello Zodiaco
Cicloni di polveri estatiche e ceneri levano in volo crociati da cittadelle allucinatorie di vetro frantumato a crateri evacuati
Un gregge di sogni bruca su necropoli
Dai litorali di oceani ovali nell’Oriente ossidato
odalische dall’occhio d’onice ed ornitologi osservano il volo di Eros desueto
E “l’immortalità” ammuffisce nei musei della luna
Ciclone notturno concubina di cristallo
Butterata di personificazione la vergine fossile dei cieli cresce e cala
Mina Loy
da: “Poeti nel deserto. Basil Bunting e Mina Loy”, a cura di Carlo Anceschi, Diabasis, 2005
L'articolo “Amate l’orrendo”. Riscopriamo Mina Loy: fece impazzire Marinetti e Pound, fu poetessa, femminista, anarchica proviene da Pangea.
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STEPHEN HAWEIS AND HENRY COLES - ÉTUDE POUR PIERRE DE WISSANT
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British #feminist #writer & poetess Mina Loy a.k.a. Gertrude Löwry, Paros, 1905 © Stephen Haweis #photography @GarconsOfficiel @largottes @j00stmichels @AlbertGalera @nicolasnibat @ERaspiengeas @The_RedList @DidierGolemanas @tsetss @urlivernenghi @withnomoney @melinazauber1 pic.twitter.com/aBiJa7gsXt
— Yves Bongarcon (@Whybee1) February 20, 2018
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Atlantic Spadefish (1929-1932). Stephen Haweis (American, 1878–1969)
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Mina Loy, 1905 Ph. Stephen Haweis
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