#sono molto felice di ciò
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un applauso alla signora al tavolo dietro che al ristorante che fa cucina tipica romana chiede un piatto vegano e si lamenta quando il cameriere le dice che l'unico piatto vegetariano è la cacio e pepe ma che comunque non è vegano.
se hai sbagliato ristorante amore la colpa non è del cameriere, perdonami, la carbonara vegana non esiste, perché non si chiama carbonara, mi dispiace ma se non lo capite siete come quelli che fanno il tiramisù con i Pavesini e non lo chiamano PORCODIO DI ABOMINIO.
eh boh, mi ha fatto ridere questa signora scazzata perché era nel ristorante sbagliato, prendi la cicoria ripassata con, cito come è scritto nel menù, ajo, ojo e peperoncino se non trovi niente di vegano, ma per Dio, cercati il menù del ristorante prima di andarci e rompere i coglioni a un povero cameriere che sta correndo da ore maleducata di merda
#pensieri#me#checolorehaunanimabruciata#artists on tumblr#tumblr girl#pensieri notturni#ristorante romano#osteria#io ho preso la carbonara XL da 240g#sono molto felice di ciò#vegana che voleva lamentarsi e dove trovarla#cercavi il menù e stavi a casa tesoro#senza cattiveria eh#ma si sa quali sono i piatti tipici romani#se il carciofo è fuori stagione cosa devo dirti?#boh raga gli idioti cazzo
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Viviamo in un’epoca di grande ipocrisia. La follia umana sta raggiungendo un livello veramente esagerato. Attivisti verdi che sporcano di vernice le opere d’arte e gli edifici di importanza storica e culturale; adolescenti che invece di studiare a scuola, e capire che l’energia elettrica non nasce dal nulla, gridano sputando saliva di rabbia che dobbiamo salvare il nostro pianeta passando all’ energia alternativa. I centri storici sono pieni di spacciatori, che vendono l’erba. Ma non possiamo legalizzarla! No! Viviamo in un paese cattolico, dicono. Abbiamo il Vaticano…Ogni ragazza sogna di vendere il suo corpo o le sue immagini nude, invece di studiare e diventare un’insegnante o un dottore. Ma riaprire le case chiuse!- guai! Cosa dirà la chiesa?! Siamo tutti pieni di rabbia e invece di trovare soluzioni, trasciniamo questo mondo verso una terribile ed inevitabile fine.
Non sono né un profeta né un scienziato, ma anche con la mia scarsa preparazione posso e devo ricordare a tutti che esiste da tanti anni un modo per produrre l’energia, sostituire la plastica e ridurre al minimo l’inquinamento. Tutto quello che dobbiamo fare è togliere l’etichetta del demonio dalla cannabis! Immagino che qui mi accuseranno della propaganda della droga, ma non abbiate fretta con il vostro giudizio. Vi rinfresco la memoria, raccontando un po’ di fatti riguardo al nemico del popolo: la Cannabis.
Da 1 ettaro di canapa si ricava tanta carta quanto da 4 ettari di bosco. 1 ettaro di canapa emette tanto ossigeno quanto 25 ettari di bosco. I tessuti di canapa superano persino il lino nelle loro proprietà. La canapa è una pianta ideale per realizzare corde, funi, tessuti , borse e cappelli. Ciò che è anche molto importante: tutti i prodotti in plastica possono essere realizzati con la canapa, la ‘plastica’ di canapa è ecologica e completamente biodegradabile. Questo è solo un piccolo elenco delle qualità uniche della canapa: un'altra cosa- la canapa cresce in soli quattro mesi e un albero in 20-50 anni. Può essere coltivata in qualsiasi parte del mondo con poca acqua, inoltre è in grado di difendersi dagli insetti parassiti, non ha bisogno di pesticidi. È davvero un paradosso? Perché stiamo ancora abbattendo le foreste? Stiamo usando la plastica dannosa per sconvolgere l'equilibrio del pianeta? Sì, perché la società dei consumi giova solo ai problemi, non alle loro soluzioni.
E della Hemp Body Car creata da Henry Ford in 1937 vogliamo parlare?!… Ma finché ci sono l’interessi di compagnie petrolifere non vedremo mai queste macchine sulle nostre strade. Il Dio denaro sta comandando questo mondo e costringe ognuno di noi a fare le scelte che porteranno sempre più verso la distruzione. Dobbiamo pensarci e tutto può cambiare!
Adesso, dopo questa introduzione, che ho cercato di fare più breve possibile, voglio condividere con voi la mia esperienza personale. Perché non c’è niente più convincente e dimostrativo, come la prova tecnica.
Ho una grande passione per i mercatini delle pulci. Una volta, facendo la mia ricerca dei tesori ad un mercatino mi sono imbattuto in rullo del tessuto. Non sapevo cosa era, ma l’aspetto estetico e le caratteristiche tattili di questa stoffa mi hanno fatto battere il cuore! Per fortuna avevo davanti a me un venditore, che sapeva tutto su questo grande rullo tessile. Si trattava di canapa lavorata a mano negli anni ’50. E si è accesa subito la lampadina della mia creatività! Da anni volevo farmi fare un abito chiaro, non solo bello , ma soprattutto comodo e leggero. Un abito che fa fresco d’estate e che mi dà il sollievo in questo clima padano. Inizialmente ero concentrato sul procurarmi un pezzo di lino, il classico intramontabile per ogni gentiluomo. Ma dopo avere visto la Grande Bellezza dell’ antico manufatto in canapa non avevo più i dubbi. Comprato il rullo pesante di canapa dal felice venditore, ad un prezzo veramente simbolico di 20 € mi sono recato direttamente dal mio sarto, il signor Franco Parmelli, un sarto che ha più di 80 anni, la maggior parte di quali trascorsi nell’ accumulare un’impagabile esperienza nel campo di creazione di abiti su misura. La bellezza della stoffa che ho portato ha commosso il vecchio Maestro e abbiamo iniziato subito la realizzazione di questo progetto che io ho chiamato “ Legalize it!” Si tratta di un un completo fatto di pantaloni, pantaloncini corti, gilet e giacca a due bottoni, naturalmente di canapa. É un po’ bizzarro, lo so, ma proprio questi elementi di guardaroba possono essere giocati durante l’estate con il massimo piacere e conforto, senza rinunciare all’eleganza. Un taglio semplice e classico, i bottoni in madre perla e poco altro. Ed ecco a voi il risultato finale. Un abito così comodo e bello non l’ho mai avuto in vita mia! E’ diventata la mia seconda pelle. Sicuramente dà un po’ nell’occhio, in mezzo alla massa di infradito, pinocchietti e t-shirts… Ma preoccuparmi di cosa ne pensano gli altri di me non è stato mai per me un problema. Mi sentirò un combattente della piccola armata di uomini eleganti e a testa alta continuerò di vestirmi e non coprirmi… e a contribuire a salvare il pianeta!
Photos by https://www.instagram.com/giovannigarritano_ph?igsh=MTE2anU5d3BsZ2owdA==
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A MIA MAMMA.
Eri piccola quando ci siamo conosciute.
Beh, sì, io ero ancora più piccola, ma tu eri più piccola di me adesso.
Eri una giovane donna che aveva conosciuto l'indigenza e il lavoro minorile e nonostante ciò non lesinavi sorrisi e leggerezza, come se la vita fosse per te una continua scoperta appassionante e non avessi mai niente da rimpiangere.
Sei stata la prima e l'unica persona che mi abbia mai letto una storia ad alta voce, leggevi e inventavi, perché di certo la fantasia non ti è mai mancata e mi hai cresciuta a sorrisi, iniezioni di autostima, lezioni di pazienza e amore. Un totale, disinteressato, incalcolabile amore.
Non ti ho mai percepita gelosa, fare l'offesa o essere possessiva.
Non hai mai cercato di ostacolare le mie scelte coniugando una sostanziale fiducia in me con una silenziosa osservazione di ogni passo che compievo.
Mi hai dato la vita e poi mi hai permesso di scorazzare qua e là, senza iperprotettivismo, ma con la saggezza infinita di chi sa che le migliori lezioni sono quelle che che impariamo a nostre spese e cercare di impedire a un figlio di soffrire (seguendo, peraltro, un criterio personale nel determinare quale sarebbe il suo bene) equivale talvolta a impedirgli di crescere.
Hai sorriso della mia irruenza adolescente, che ti rimproverava alcune scelte, che ti chiamava pavida e ti criticava di esser troppo accondiscendente. Ma le lezioni di vita a volte son semestri infiniti di materie che non si leggono sui manuali e il cui reale significato ci arriva molto dopo averle studiate.
E così la tua granitica pazienza ha visto me mutare, crescere, maturare. E capire finalmente l'incomparabile intelligenza che ha guidato ogni tua mossa per portarti fuori indenne dal tuo personalissimo ginepraio e lasciare a noi sì, la percezione di essere passate attraverso qualcosa di scombussolante, ma riportando solo qualche graffietto superficiale e lasciandoci invece, come premio, un'inviolabile serenità familiare che, come una leonessa ruggente, hai protetto e custodito facendone il rifugio felice e il porto sicuro che è ancora adesso e che sarà per sempre. Perché hai sempre saputo separare le tue battaglie dalle nostre vite e non hai mai permesso che piani che non dovevano sovrapporsi si sovrapponessero e che la strada delle tue conquiste personali incrociasse maldestramente quella della nostra crescita.
Il risultato è la serenità interiore che ci hai dato in eredità, tesoro preziosissimo che custodisco fieramente. E sebbene noi abbiamo ereditato anche parte della dimensione più squisitamente malinconica e profonda di papà (che custodisco altrettanto fieramente), e sebbene questi nostri anni adulti siano terribilmente instabili e a noi piaccia dire che la vostra vita negli anni '80 fosse per certi versi più "facile" e ci si faccia, quindi, a volte, prendere un po' dallo sconforto, mi basta ripensare al tuo sorriso felice, al tuo entusiasmo, alla tua sconfinata e ottimistica fiducia nella vita per sentire come un'epifania dentro di me e sapere, con certezza, che andrà tutto bene, che tutto avrà un suo senso, prima o poi.
Mamma, anno dopo anno, non posso che augurarmi di somigliarti sempre di più, crescendo.
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Sono 46 anni che avrei bisogno di un gatto, di sapere com' è vivere la vita con un animale e provare quello che tutti chiamano "amore incondizionato". Si, non ho figli e sarei a detta di molti nella fase del ciclo vitale "donna-single=gattara". Ho paura. Non ho mai vissuto questo tipo di esperienza e ho mille paure: e se muore perché involontariamente lo uccido? e se soffre perché lo costringo in un ambiente non suo? Se perdo la mia libertà e sto male e lui idem? E quando morirà sarà l'ennesimo dolore da affrontare. Mi faccio mille paturnie e mille problemi sia pratici che iper fantasiosi. Vedo gatti ma non mi decido e secondo me mi avranno presa anche un po' sul cazzo pensandomi come pazza inconcludente. Ecco, mi sento così. Tra l'altro faccio una vita abbastanza regolare e non avrei neanche il problema di essere in quella fase "pepe sul culo" per cui esco moderatamente e faccio robe moderate (più che altro non avrei proprio più le forze di andare tipo ad un rave...per dire eh). Detto ciò, secondo te, esiste qualcuno al mondo che si possa essere mai pentito di aver fatto questa scelta (escludendo le merde umane che puntualmente abbandonano animali per strada)?. Può succedere che una persona mediamente sana di mente si possa accorgere che questa scelta è in realtà per lei insostenibile a diversi livelli e per altrettante ragioni? Grazie per aver letto fin qui sto pippone paranoico incredibile. Sarei curiosa e felice di leggere una tua risposta. Ti seguo sempre e ti stimo un botto.
Stai parlando di uno degli esseri con il quale ci siamo scelti per sentirci meno soli nel cammino attraverso i secoli.
Finché ci sarai tu, sarà il suo ambiente e la tua e la sua libertà saranno sempre proporzionate a quella dell'altro.
Non credo che lo ucciderai e quando arriverà il suo momento di riposare nel prato in fondo al sentiero del mondo, sono sicuro che da lui avrai imparato molto sulla vita e tutto sui rimpianti... quanto sia stata unica e piena la prima insieme a lui e come non ci sia bisogno dei secondi, se si è vissuto ogni nuovo giorno con intensità.
Loro lo sanno fare divinamente, gioendo delle piccole cose (che poi tanto piccole non sono) e quindi credo che tu non debba privarti di una connessione così profonda e bella con una creatura che ti insegnerà una nuova sfaccettatura di quella strana cosa che molti chiamano 'vita'.
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La leggenda dell’albero della vita
Un bel giorno, un giovane ragazzo, mentre camminava, vide un albero, completamente isolato. Ripensò allora a ciò che aveva appreso lungo il suo cammino, ovvero che esisteva una connessione tra lui e il resto del mondo, e che per questo doveva essere in grado di comunicare anche con gli alberi.
Decise allora di rivolgersi proprio a quell’albero che se ne stava solitario su quel campo. Gli si avvicinò, e cominciò a parlargli, chiedendogli il permesso di avvicinarsi ancor di più, per condividere con lui il proprio campo di energia.
L’albero acconsentì con gioia. “Sono venuto a condividere le mie esperienze con te”, gli disse. “Vuoi vedere quello che ho visto nella mia vita?” “Certo, sono felice di questo dono.”
Il corpo del ragazzo si avvicinò e abbracciò l’albero. Non appena a suo agio, il ragazzo iniziò a portare alla sua mente tutte le immagini più amate nella sua vita. Il mare e le onde, le montagne e la neve, gli estesi campi che attraversano i paesi, le grandi città affollate da persone che corrono frettolose verso nessun luogo, gli animali liberi e quelli in cattività, i libri, la televisione. Il giovane mostrò all’albero i suoi percorsi di vita ed esperienze, accompagnate da intensi sentimenti, come amore, odio, paura, speranza, amicizia, condivisione e solitudine.
Improvvisamente il ragazzo si sentì in colpa: stava mostrando all’albero tutto ciò che è in grado di muoversi, di poter vedere altri paesaggi, altre parti del pianeta, mentre invece l’albero non poteva spostarsi da quel punto della terra, costretto a rimanere nel mezzo di un campo vuoto.
“Oh, mi dispiace albero, non volevo renderti triste!” “Triste? Oh, piccolo uomo, l’unico modo che ho di sperimentare la tristezza è attraverso i vostri sentimenti. Tutto ciò che hai condiviso con me, quello che hai visto e sentito con il cuore, non era affatto nuovo per me. Le mie radici sono nella terra e i miei rami nel cielo, il mondo non è un mistero, né lo sono i suoi mari e monti, le sue valli e i suoi cieli.
Le persone hanno pensieri e pensano molto. E grazie a questi pensieri, noi riusciamo a sentire. Noi sentiamo tutto ciò che viene da un uomo o un animale, da un vegetale o dal cielo. Piccolo uomo, tu hai bisogno di viaggiare per vedere il mondo, noi abbiamo bisogno di toccare solo la brezza. Quello che non si vede, in realtà esiste Tutto ciò che esiste, esiste ovunque. Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte per essere ovunque. Noi alberi siamo benedetti. Vai in pace giovane uomo e vieni da noi, se ti senti solo di nuovo”.
Il ragazzo, in soggezione, si scostò di qualche metro dall’albero. Quello che avrebbe dovuto rattristare l’albero in verità aveva reso triste lui. Quello che non conosceva prima, il bisogno di poter credere, la necessità di toccare, annusare, parlare, sentire … improvvisamente si rese conto che tutto quello che pensava di aver raggiunto, di fatto già esisteva nella natura di tutte le cose. Essere connessi non è un obiettivo da raggiungere, è sufficiente ricordare la natura di ognuno. L’albero della vita è uno dei simboli cabalistici più antichi ed importanti.
L’albero stabilisce la comunicazione fra i tre livelli dell’universo: la terra, tramite le sueradici; la superficie, tramite il tronco, ed il cielo, attraverso i propri rami. L’albero è quindi l’epicentro del mondo, che stabilisce la relazione tra terra e cielo. L’albero della vita sorge da un insieme che simboleggia la madre terra, dalla quale nasce la vita
#frasi vere#pensierihot#amore#artists on tumblr#poets on tumblr#photographers on tumblr#original photography#sexy#art#love
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"Mi sento sempre felice sai perché?
Perché non aspetto niente da nessuno; aspettare sempre fa male.
I problemi non sono eterni, hanno sempre una soluzione,
l'unica cosa che non ha rimedio é la morte.
Non permettere a nessuno di insultarti, umiliarti o abbassare
la tua autostima . Le urla sono lo strumento dei codardi,
di chi non ragiona.
Incontreremo sempre persone che ci considereranno
colpevoli dei loro guai, e ognuno riceve ciò che merita.
Bisogna essere forti e sollevarsi dalle cadute che ci pone la vita,
per ricordarci che dopo il tunnel oscuro e pieno di solitudine,
arrivano cose molto buone " Non esiste male che non passi al bene".
Per questo godi la vita perché é molto corta, per questo amala,
sii felice e sempre sorridi, vivi solo intensamente per te stessa
e attraverso te stessa, ricorda :
Prima di discutere...Respira
Prima di parlare...Ascolta
Prima di criticare....Esaminati
Prima di scrivere.... Pensa
Prima di ferire.... Senti
Prima di arrenderti.... Tenta
Prima di morire..... VIVI!!"
— William Shakespeare
#felicità#aspettative#fare male#niente#nessuno#problemi#soluzioni#rimedio#vita#morte#vivere#autostima#guai#colpevole#ricevere#intensamente#sorridere#parlare#ascoltare#comprendere#pensare#ferire#sentire#tentare#non arrenderti#frasi tumblr#frasi#frasi e citazioni#william shakespeare
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"Cara Francesca,
Spero che questa mia lettera ti trovi bene.
Non so quando la riceverai. Quando io me ne sarò già andato.
Ho sessantacinque anni, ormai, e ne sono passati esattamente tredici dal nostro primo incontro, quando imboccai il vialetto di casa tua in cerca di indicazioni sulla strada.
Spero con tutto me stesso che questo pacchetto non sconvolga in alcun modo la tua vita. Il fatto è che non sopporto di pensare alle mie macchine fotografiche sullo scaffale riservato all’attrezzatura di seconda mano di un negozio o nelle mani di uno sconosciuto. Saranno in pessime condizioni quando le riceverai, ma non ho nessun altro a cui lasciarle e mi scuso del rischio che forse ti costringerò a correre mandandotele.
Dal 1965 al 1975 ho viaggiato quasi ininterrottamente. Nell’intento di allontanarmi almeno parzialmente dalla tentazione di telefonarti o di venire a cercarti, tentazione che da sveglio in pratica non mi lascia mai, ho accettato tutti gli incarichi oltreoceano che sono riuscito a procurarmi. Ci sono stati momenti, molti momenti, in cui mi sono detto: << All’inferno, vado a Winterset e, costi quel che costi, porto Francesca via con me>>.
Ma non ho dimenticato le tue parole, e rispetto i tuoi sentimenti. Forse avevi ragione, non lo so. So però che uscire dal viale di casa tua, in quella arroventata mattinata di agosto, è stata la prova più ardua che abbia mai affrontato e che mai avrò occasione di affrontare. Dubito, in effetti, che molti uomini ne abbiano vissute di più dure.
Ho lasciato il National Geographic, nel 1975 e da allora mi sono dedicato soprattutto a fotografare ciò che piaceva a me, prendendo il lavoro là dove potevo, servizi locali o regionali che non mi impegnavano mai più di pochi giorni.
Finanziariamente è stata dura, ma tiro avanti.
Come ho sempre fatto.
Buona parte del mio lavoro lo svolgo nella zona di Puget Sound. Mi va bene così. Pare che invecchiando gli uomini si rivolgano sempre più spesso all’acqua.
Ah, sì, adesso ho un cane, un golden retriever.
L’ho chiamato Highway, e lo porto quasi sempre con me, quando siamo in viaggio, se ne sta con la testa fuori dal finestrino, in cerca di posti interessanti da fotografare.
Nel 1972 sono caduto da una rupe nell’Acadia National Park, nel Maine, e mi sono fratturato una caviglia.
Nella caduta ho perso la catena e la medaglia, ma fortunatamente non erano finite lontano. Le ho recuperate e un gioielliere ha provveduto ad aggiustare la catena.
Vivo con il cuore impolverato, Meglio di così non saprei metterla. C’erano state delle donne prima di te, qualcuna, ma nessuna dopo. Non mi sono votato deliberatamente alla castità: è solo che non provo alcun interesse.
Una volta ho avuto modo di osservare il comportamento di un’oca canadese la cui compagna era stata uccisa dai cacciatori. Si uniscono per la vita, sai. Dopo l’episodio, ha continuato ad aggirarsi intorno allo stagno per qualche giorno. L’ultima volta che l’ho vista, nuotava tutta sola tra il riso selvatico, ancora alla ricerca. Immagino che da un punto di vista letterario la mia analogia sia troppo scontata, ma è più o meno così che mi sento anch’io.
Con la fantasia, nelle mattine caliginose o nei pomeriggi in cui il sole riflette sull’acqua a nord-ovest, cerco di immaginare dove sei e che cosa stai facendo.
Niente di complicato…ti vedo in giardino, seduta sulla veranda, in piedi davanti al lavello della cucina. Cose così.
Ricordo tutti. Il tuo profumo e il tuo sapore, che erano come l’estate stessa. La tua pelle contro la mia, e il suono dei tuoi bisbigli mentre ti amavo.
Robert Penn Warren scrisse: << Un mondo che sembra abbandonato da Dio >>. Non male, molto vicino a quello che provo per te certe volte. Ma non posso vivere sempre coì. Quando la tensione diventa eccessiva, carico Harry e, in compagnia di Highway, ritorno sulla strada per qualche giorno.
Commiserarmi non mi piace. Non è nella mia natura. E in genere non me la passo poi tanto male.
Al contrario, sono felice di averti almeno incontrata.
Avremmo potuto sfiorarci come due frammenti di polvere cosmica, senza sapere mai nella l’uno dell’altra.
Dio o l’universo o qualunque altro nome si scelga di dare ai grandi sistemi di ordini ed equilibri, non riconosce il tempo terrestre. Per l’universo, quattro giorni non sono diversi da quattro miliardi di anni luce. Per quanto mi riguarda, cerco di tenerlo sempre a mente.
Ma, dopo tutto, sono un uomo.
E tutte le considerazioni filosofiche non bastano a impedirmi di desiderarti, ogni giorno, ogni momento, con la testa piena dello spietato gemito del tempo, del tempo che non potrò mai vivere con te.
Ti amo, di un amore profondo e totale. E così sarà sempre."
“I ponti di Madison County”, R.J.Waller.
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Ciao, grazie del tuo consiglio non mi aspettavo che rispondevi così. Mi hanno sempre detto che non so fare niente e adesso sono qui non so com'è andare avanti penso ancora al passato ( mi madre mi ha detto di avere residenza nella vita ha detto di diventare ma non ci riesco). I professori mi prendevano in giro dicendo che non sarò niente da grande e anche al lavoro dicono che sono stupida e non so parlare o sono lenta nel capire o non sono sveglia. Ho troppi problemi e vorrei cambiare ma sono svogliata o triste e non so come cambiare . non dico tutto preferisco scrivere in privato se è posisbile?
Vorrei cambiare tante cose sto cercando di cambiare ma non so da dove inizare
Comincia col prenderti del tempo per stare con te stessa e capire te stessa. Non sei la persona che vedono gli altri, quelli che non ti conoscono davvero. E forse anche tu hai smesso di conoscerti ed ascoltarti per ascoltare gli altri... per questo ora tutto sembra difficile e non sai cosa fare: è normale. Non sentirti in colpa, hai fatto ciò che hai potuto per andare avanti e sopravvivere. Abbiamo bisogno di conferme, di supporto, ma spesso gli altri non vedono noi, vedono rilessi di loro stessi e delle loro paure ed ansie. E questo non ci è di aiuto.
Non sono una psicologa, e non so se davvero posso aiutarti in questo senso: sto lavorando su me stessa in prima persona, quello che posso offrire (come faccio su questo blog @loveyourlovelysoul) è solo un po' di supporto e condividere quello che sto imparando. Però, se lo ritieni opportuno, invece di un tutor, prova a parlare con qualcuno che ne capisce di psicologia. Potrebbe davvero aiutarti a risolvere un po' di problemi interni e ritrovare la tua strada. E la voglia di andare avanti, dopo aver capito cos'è davvero che ti blocca nel passato e non ti fa stare nel presente, dove sei ora. Forse la paura di non essere abbastanza, come dicevamo? E di non farcela? A volte ci chiudiamo e risultiamo "lenti" agli occhi degli altri, ma sono solo le nostre paure come ti dicevo prima, che prendono il sopravvento. E non sempre è facile riconoscerle e controllarle. E sono paure... ci vuole tanta determinazione e coraggio per affrontarle, perché si presentano nei modi più impensabili. Per questo ti consiglio di parlarne con qualcuno che ne sa: avere una guida e non farlo da soli è molto importante; stare soli potrebbe isolarci ancora di più e far peggiorare tutto. Non fraintendermi, tu sei più forte di quello che credi, e si vede dalla tua voglia di voler voltare pagina e ricominciare nonostante ci sia questa paura di non essere "abbastanza" o "come ti vogliono gli altri" (non devi esserlo, devi essere solo te stessa, sei già perfetta così e non è una frase fatta... devi "solo" ritrovarti e crederci). Ma non per questo devi affrontare tutto da sola. E non sei svogliata, secondo me, assolutamente: sei solo bloccata da come ti hanno vista gli altri e come continuano a vederti (credo che ora sia solo l'esperienza del passato coi tuoi professori che ti blocca e si sia riproponendo a lavoro nelle definizioni dei tuoi colleghi/capi). E dalle aspettative che gli altri hanno in te. Il non sapere cosa fare perché vorresti fare di più (magari per fare felice tua mamma) ma non ci riesci (perché gli altri ti hanno detto e dicono quelle cose non vere), ti sta bloccando in un posto da cui non sai più muoverti. Ed è normale, chi non si sentirebbe così nei tuoi panni? Per questo ti dico di ritrovare te stessa, quella che sei tu secondo la tua opinione e non le aspettative o ciò che vedono gli altri. Solo da lì puoi ricominciare a camminare verso la direzione che davvero vuoi seguire tu (non gli altri). Solo da te stessa. Con coraggio, tenedo le tue paure per mano (soprattutto abbracciando e consolando le versioni più giovani di te, quella che andava a scuola e affrontava quei professori che non so come definire tali ma vabbè e magari anche quella piccola che stava a casa e doveva fare certe cose per sentirsi apprezzata e vista... ?). Piano piano diventerai quello che vuoi, prenderai il tuo posto da protagonista nella tua vita con orgoglio, ma prima devi capire cos'è quello che vuoi tu e qual è il tuo vero posto.
Non arrenderti e davvero datti tempo. Ce ne vuole tantissimo, come di pazienza. E cerca di volerti bene e perdonarti, soprattutti nei giorni più difficili. Stai facendo e hai sempre fatto del tuo meglio, devi esserne fiera.
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Mia madre aveva un sacco di problemi. Non dormiva, si sentiva esausta, era irritabile, scontrosa, acida e sempre malata, finché un giorno, all'improvviso, cambiò.
La situazione intorno a lei era uguale, ma lei era diversa.
Un giorno, mio padre le disse:
- tesoro, sono tre mesi che cerco lavoro e non ho trovato niente, vado a prendermi un po' di birre con gli amici.
Mia madre gli rispose:
- va bene.
Mio fratello le disse:
- mamma, vado male in tutte le materie dell'università...
Mia madre gli rispose:
- ok, ti riprenderai, e se non lo fai, allora ripeterai il semestre, ma tu pagherai le tasse.
Mia sorella le disse:
- mamma, ho urtato la macchina.
Mia madre le rispose:
- va bene, portala in officina, cerca come pagare e mentre la riparano, ti muoverai in autobus o in metropolitana.
Sua nuora le disse:
- suocera, verrò a stare qualche mese con voi.
Mia madre le rispose:
- va bene, siediti sul divano e cerca delle coperte nell'armadio.
Ci siamo riuniti tutti a casa di mia madre, preoccupati di vedere queste reazioni. Sospettavamo che fosse andata dal dottore e che le avesse prescritto delle pillole di " me ne frega un cazzo" da 1000 mg... Probabilmente rischiava di andare in overdose.
Abbiamo deciso di aiutare mia madre per allontanarla da ogni possibile dipendenza da qualche farmaco anti-Ira.
Ma la sorpresa fu quando ci riunimmo tutti intorno e mia madre ci spiegò:
" mi ci è voluto molto tempo per capire che ognuno è responsabile della sua vita, mi ci sono voluti anni per scoprire che la mia angoscia, la mia mortificazione, la mia depressione, il mio coraggio, la mia insonnia e il mio stress, non risolvevano i suoi problemi.
Io non sono responsabile delle azioni altrui, ma sono responsabile delle reazioni che ho espresso.
Sono quindi giunta alla conclusione che il mio dovere per me stessa è mantenere la calma e lasciare che ognuno risolva ciò che gli spetta.
Ho seguito corsi di yoga, di meditazione, di miracoli, di sviluppo umano, di igiene mentale, di vibrazione e di programmazione neurolinguistica, e in tutti loro, ho trovato un comune denominatore: alla fine tutti conducono allo stesso punto.
E io posso solo avere un'interferenza su me stessa, voi avete tutte le risorse necessarie per risolvere le vostre vite. Io posso darvi il mio consiglio solo se me lo chiedete e voi potete seguirlo o no.
Quindi, da oggi in poi, io smetto di essere: il ricettacolo delle sue responsabilità, il sacco delle sue colpe, la lavandaia dei suoi rimpianti, l'avvocato dei suoi errori, il muro dei suoi lamenti, la depositaria dei suoi doveri, chi Risolve i vostri problemi o il vostro cerchio di ricambio per soddisfare le vostre responsabilità.
D'ora in poi vi dichiaro tutti adulti indipendenti e autosufficienti.
Da quel giorno la famiglia ha iniziato a funzionare meglio, perché tutti in casa sanno esattamente cosa spetta a loro fare.
Autore:
Una donna felice!!!
dalla pagina di
#onestàintellettuale
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[…]
presa da un atto di coraggio, recuperai carta e penna, iniziando a scrivere le ultime parole che ti concessi, prima di dirti definitivamente addio.
23 novembre 2023
Ciao amore,
sono passati un po’ di mesetti dall'ultima volta che ti scrissi una lettera, ormai ne ho scritte così tante che ne ho perso il conto, anche se a dire la verità non le ho mai contate.
come ben sai, scrivere è il mio unico modo per esprimere ciò che ho dentro e ciò che non riesco a dire a voce...
in alcune lettere menziono sempre il fatto di dove io avessi sbagliato, di come avrei potuto fare scelte diverse o semplicemente raccontare le mie giornate o quello che comunque faccio nel presente.
poche volte menziono i ricordi, molte volte ripeto quanto ti abbia amato, e soprattutto quanto ancora ti amo.
questa è l'ultima lettera che ti scriverò, ho deciso di mettere la parola fine e il punto a tutto ciò che c'è stato in passato, ma soprattutto alla nostra storia, consapevole che il sentimento che ho provato per te, non lo proverò con nessuno.
ho capito che ci sono un'infinità di amori, che ogni amore con una persona è diverso dall'amore con un'altra, questo l'ho capito con il passare del tempo, e mi dispiace se me ne sia accorta troppo tardi.
ho provato a fare del mio meglio, come tu hai provato a fare del tuo, lottando con anima e corpo.
ogni tanto la sera prima di andare a dormire, rileggo le tue lettere, ogni volta è sempre un'emozione diversa, ogni volta ricado nei ricordi ed è bellissimo riprovare certe emozioni, ma è alquanto bruttissimo invece leggere e rileggere le stesse righe, le stesse frasi, le stesse parole, senza essermi resa conto dei dettagli.
citavi sempre che io meritassi di meglio, che ti sentissi sbagliato per me, e l'ultima volta che le ho rilette, ho capito troppo tardi che tu non ti sentissi all'altezza, e ti chiedo scusa se non me ne sia accorta, ti chiedo scusa se ti ho fatto sentire così, ti chiedo scusa se non ho fatto nulla per far si che non pensassi più cose del genere.
tu mi meritavi, tu eri all'altezza, senza di te mi sarei sentita persa, senza di te sarei crollata ancora prima di rialzarmi, senza di te sarei annegata, per farti capire che tu per me eri importante.
eri tu tra i due il più forte, eri tu tra i due che non mollava, eri tu tra i due che lottava, eri tu e sei sempre stato tu a non mollare tutto. sei determinato, furbo, intelligente, forte, un po' testardo, ma hai un grandissimo cuore e tanto da offrire a mio parere, ora non so come tu sia, ovviamente grande vaccinato e maturo, ma quando ami dai il mondo.
ci siamo sempre detti che nonostante non ci fosse più un per sempre tra di noi, di non mettere al primo posto nessun altro, io l'ho fatto, ma ora ti chiedo di non farlo a te, metti al primo posto Lei, dalle il mondo, amala, rendila felice, voglio che tu sia felice, che tu stia bene in primis, anche se questo porta a lei al primo posto anziché me.
in futuro se mai avrai una famiglia, oltre ad essere un buon padre, che ci scommetto che lo sarai, non raccontare di me, del tuo amore che hai provato per me, non raccontarlo, significherebbe raccontare il dolore, e l'amore non dovrebbe essere dolore, dovrebbe essere felicità.
tienimi solo come un bel ricordo, come una lezione di vita non so, ma tienimi solo per te come la ragazza dagli occhi belli da dio che hai conosciuto al lago durante una banalissima e noiosissima gita scolastica. solo questo ti chiedo.
ama tanto e sii amato, te lo meriti. spero con tutto il cuore che Lei ti stia dando tutto ciò che io non sono riuscita o non ho potuto darti.
grazie per aver fatto parte della mia vita, ti devo molto, ho anche mantenuto la promessa di non farmi del male, ma ora è arrivato il momento di lasciarti andare del tutto e volevo dirti anche che quel giorno dopo le lezioni di recupero in estate, quando hai ammesso di aver sbagliato a fare quello che hai fatto, lo stesso giorno in cui mi hai accompagnata in autobus ascoltando la nostra canzone e canticchiandola labbra contro labbra, in quel esatto momento ti avevo già perdonato, non mi importava del male che mi avevi fatta, non mi importava del male che poi in futuro mi avresti fatto, non mi importava perchè il sentimento che provavo per te era così forte e bello che sovrapponeva il dolore.
però so che tu non mi hai mai perdonata per la scelta che ho fatto, e va bene così, questo ha portato a un te felice ora, e se tu lo sei la sono anche io.
grazie per tutto.
per sempre tua.
[…]
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L'altro giorno è successa una cosa davvero brutta che pensavo proprio che fosse finito il mio mondo come lo conosco e di dover cambiare tutto, di nuovo, ancora una volta
E sono uscita perché altrimenti avrei architettato il modo perfetto per abbandonare questo mondo, che è un pensiero che mi viene spesso da sempre come quella muffa in quelle stanze delle case vecchie che non importa quando tu possa pulirla e passare la candeggina, lei rispunta e l'odore lo senti sempre.
Dicevo, sono uscita con G e siamo stati in un silenzio incredibile e c'erano in giro le pompe per portare via l'acqua dopo l'alluvione. Si sentiva ovunque il rumore dei loro motori, incredibile, avvolgente, era il suono del dolore quando senti di non farcela più
Poi in realtà non era successo niente e allora abbiamo fatto una pausa a un panificio e ci è piaciuto tanto forse, siamo sempre noi qualsiasi cosa accada.
Io vorrei cambiare, vorrei essere migliore, ma forse questo è il mio meglio per ora e non posso essere perfetta.
Forse vorrei, potrei, fare foto a quello che faccio, usare la macchina digitale compatta di G. Forse, forse potrebbe aiutarmi a vedere meglio ciò che faccio, aggiungere qualcosa di concreto, di reale, a quello che è solo pensiero
È che ieri mi sono sentita una pezza inutile e poi la sera no, sono successe cose belle e mi sono sentita valida un po' (ma sono uscita proprio dai miei limiti, mi sono sforzata tanto)
Poi va be' ho visto per caso Elio Germano, quello è stato davvero bello e sono stata davvero felice (mi immagino lui che supplica per interpretare berlinguer mi fa molto ridere, secondo me ci tiene tanto)
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William Shakespeare diceva :
Mi sento sempre felice sai perché?
Perché non aspetto niente da nessuno; aspettare sempre fa male.
I problemi non sono eterni, hanno sempre una soluzione,
l'unica cosa che non ha rimedio é la morte.
Non permettere a nessuno di insultarti, umiliarti o abbassare
la tua autostima . Le urla sono lo strumento dei codardi,
di chi non ragiona.
Incontreremo sempre persone che ci considereranno
colpevoli dei loro guai, e ognuno riceve ciò che merita.
Bisogna essere forti e sollevarsi dalle cadute che ci pone la vita,
per ricordarci che dopo il tunnel oscuro e pieno di solitudine,
arrivano cose molto buone " Non esiste male che non passi al bene".
Per questo godi la vita perché é molto corta, per questo amala,
sii felice e sempre sorridi, vivi solo intensamente per te stessa
e attraverso te stessa, ricorda :
Prima di discutere...Respira
Prima di parlare...Ascolta
Prima di criticare....Esaminati
Prima di scrivere.... Pensa
Prima di ferire.... Senti
Prima di arrenderti.... Tenta
Prima di morire..... VIVI!!.. ♠️🔥
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Sto imparando a non reagire
a tutto ciò che mi dà fastidio.
Sto imparando che non ho bisogno
di ferire chi mi fa del male.
A volte il massimo segno di maturità,
è allontanarsi da tutto ciò che provoca
disagio e turba la pace interiore.
Sto imparando che l’energia
che spendo per reagire a tutte le cose
su cui mi ostino, mi esaurisce
e mi impedisce di concentrare
le energie su cose utili per me.
Sto imparando che non posso
piacere a tutti, e va bene così.
Sto imparando che non reagire
non significa acconsentire,
ma evitare discussioni inutili.
Sto imparando ad apprendere
le lezioni della vita,
apprendendo da chi è diverso
da me.
Sto scegliendo di provare ad essere
migliore.
Sto scegliendo la mia tranquillità,
perché è quello di cui ho davvero
bisogno.
Non voglio più drammi.
Non ho bisogno di nessuno che mi
faccia sentire come se non fossi
abbastanza.
Sto imparando a scegliere di non volere litigi e discussioni.
Vado oltre, non ci sono.
Sto imparando che,
di tanto in tanto,
non dire nulla, dice tutto.
Sto imparando che rispondere
a provocazioni, mi fa male e dà potere
a un’altra persona sulle mie emozioni.
Non posso controllare ciò che dicono
gli altri, ma posso decidere come
reagire, come gestire e scegliere
se hanno o meno importanza
per me.
Sto imparando che la maggior parte
delle volte queste situazioni
non dicono nulla su di me,
ma molto sull’altro.
Sto imparando semplicemente
ad amarmi, e non a distruggermi.
A volte è meglio lasciar perdere,
lasciare andare le persone,
se questi rapporti non hanno
la forza di esistere da soli
senza troppe spiegazioni.
Sto imparando che la vita diventa
più semplice quando non mi
concentro su ciò che sta
accadendo intorno a me...
ma piuttosto su me stessa.
Lavorare su di me e per la mia pace
interiore, mi fa capire che non reagire
ad ogni piccola cosa che mi dà fastidio,
è il primo passo per vivere
una vita sana e più felice.
Debora Doca
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A volte non riesco a dormire, come oggi come ora, penso alla mia vita, a ciò che è stato, che è e che sarà e spesso mi rabbuio. Mi rendo conto che in fondo pur essendo cambiate tante cose, essendo cambiata io, certe dinamiche rimangono le stesse mentre cambiano solo i figuranti.
Mi piacerebbe poter asserire che la mia vita sia quella che desideravo per me quando ero bambina, con le persone giuste attorno, con quella giusta a fianco, realizzata e felice; non posso dire che tutto sia perduto o di non aver realizzato nulla rispetto a questi proponimenti fanciulleschi, tuttavia non mi sento felice.
Mi chiedo se io la felicità l'abbia poi davvero conosciuta ed incontrata, se saprei poi realmente riconoscerla o se stia perseguendo un miraggio o un'idea effimera partorita dalla mia mente, ma che poco ha a che vedere con la felicità e la gioia pura di una persona che si sente in pace con sé stessa ed il mondo, oppure che abbia quantomeno quello o quei buoni motivi per cui esserlo; ciò poiché non credo ci sia una definizione univoca di felicità o quantomeno ritengo per ciascuno di noi assuma sfaccettature e contorni differenti.
In questi anni, soprattutto da quando ho finito l'adolescenza, mi sto mettendo molto in discussione, rifletto molto e cerco di compiere passi verso l'accettazione della mia persona e l'amor proprio, anche attraverso la creazione di un'autostima che non ho mai avuto del tutto; questo per me è un percorso tutt'altro che in discesa e che compio giorno per giorno tra alti e bassi, dove non mi sento ancora arrivata e dove posso dirmi orgogliosa dei passi avanti compiuti fin'ora e che sto compiendo, tuttavia non posso dirmi felice.
Ho imparato tanto su me stessa e gli altri, ho migliorato il mio stile di vita, ho allontanato persone ed abitudini che non mi facevano stare bene e crescere, ho studiato, imparato tanto e da tante persone, mi sono persino laureata, eppure non riesco a goderne e questo mi butta un po' giù in momenti di riflessione come questo nel quale sto scrivendo.
Noto che più mi accetto e mi amo e più sono sola, accetto la mia solitudine e mi piace, ma la differenza tra solitudine e sentirsi soli è sottile, e noto che più proseguo nel mio percorso e più lascio dietro di me persone che credevo ci sarebbero state fino all'ultima pagina, mi dico che si cresce, si matura e si cambia e che forse in alcuni casi questo dimostra anche le persone che sono loro davvero, ma a volte ne dubito. Talvolta vorrei talune ci fossero a vedere i passi in avanti ed i traguardi raggiunti e ciò mi fa soffrire, ma poi ricordo che ciò che sto facendo è in primis per me e quindi devo goderne io.
Il problema che mi attanaglia e su ciò credo dovrò lavorare tanto, è proprio questo, come si fa ad essere felici?
(riflessioni senza senso)
-umi-no-onnanoko ( @umi-no-onnanoko )
#life#vita#umi-no-onnanoko#write#writer#writing#scrivere#scrittura#scrittrice#pensieri#pensiero#thought#thougts#free thought
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Sei di Denari
"La via dell'Amore".
Nessuno conosce la Verità.
Siamo tutti in cammino verso l'Amore.
E ciascuno di noi è guidato dal suo Maestro interiore, dal suo unico e irripetibile movimento d'Anima.
Io non posso giudicare il viaggio dell'Altro. Posso cercare di comprenderlo, di affiancarlo, di sostenerlo. Ma mai avrò l'opportunità di conoscere la sua Voce interiore fino in fondo.
Ogni Viaggio è unico e irripetibile.
Ciascuno vive i Sentimenti secondo il proprio vissuto familiare, culturale, animico, secondo ciò che ha maturato all'interno di questa Esperienza terrena e di altre Vite dimensionali.
Quanto ha sofferto, quanto ha tentato di restare a galla anche nei momenti più difficili, quanto si è sentito tradito o abbandonato, nessuno sa.
Ognuno è Giudice, Insegnante, Mentore, Padre e Madre di se stesso.
Puntare il dito è facile.
Ci fa sentire "migliori".
Ma nessuno è "migliore" nei Viaggi evolutivi. Tutti si è ugualmente coinvolti in una sfida complessa e a tratti anche molto dolorosa.
"Amare" è ciò che l'Umanità sta tentando di ri-accogliere dentro al proprio Cuore.
E per chi l'Amore non l'ha mai vissuto è dura riappropriarsi delle Vibrazioni di questo Sentimento, risvegliarle, ricomporle, assorbirle nella Struttura.
Spesso confonde l'Amore con il Bisogno. Percepisce il "vuoto affettivo" invadere ogni singola cellula. Si sente ingiustamente privato di qualcosa che l'avrebbe reso "completo" e "felice".
Si arrabbia, piange, sbatte i piedi.
Lo abbiamo fatto tutti.
Perché l'Amore su questo piano terreno è mancato a gran parte delle Anime presenti oggi.
E ciascuno di noi fa fatica a regolare gli impulsi legati alla Ferita dell'Abbandono.
Fa male essere lasciati o giudicati duramente nella propria capacità di amare.
E' complesso "reggere" una relazione di coppia o di genitorialità, per chi non sa nulla dell'Amore.
Ma anche la solitudine ha il suo peso.
Non conosciamo altro che l'Amore tossico o malato. Null'altro.
E per sfuggire a questo, rinunciamo alla pienezza di Vita.
E fa ancora più male sentirsi perennemente la "parte sbagliata" della Diade.
Ma non è così. La Diade si compone sempre in due. E ciascuno porta nella coppia il proprio vissuto di sofferenza e di mancanza.
Poi la Diade si rompe inevitabilmente. Perché ha i piedi di Argilla e si nutre dello schema della Disfunzione.
Ora questo lo vediamo. E' chiaro e palese dentro di noi.
Se prima, nell'inconsapevolezza poteva apparirci "tutto normale" o "tutto a posto", oggi siamo più presenti a noi stessi.
E conosciamo ciò che portiamo all'interno dei movimenti di relazione. E anche ciò che sta portando l'Altro.
E se stiamo condividendo Schemi vecchi e per noi molto dolorosi è possibile che scegliamo di sottrarci. Per rispetto di noi stessi e dell'Altro.
Se l'Altro non comprende questo movimento, è comprensibile.
Si sente tradito e preso in giro. Ha perso un'alleanza e ha minato ulteriormente la sua fiducia nelle relazioni.
Ma non è questo lo scopo dell'Amore. Non è "offrire garanzie".
Non è riempire vuoti. Non è "un'assicurazione sulla felicità".
L'Altro è un Essere umano.
Ha diritto di scelta.
Non è "contro di noi" il suo movimento. E' per se stesso.
E se non lo accettiamo con il nostro impianto emotivo, che soffre per la perdita e la mancanza, possiamo però sentirlo su un piano più alto e profondo.
Anche i lutti, come le separazioni, provocano un senso di ingiustizia. Essere "privati di qualcuno" ci getta nella più profonda rabbia.
Questo perché l'Altro ci ha traditi con la sua morte, perché Dio ci ha privati di qualcosa che era "nostro".
Ma nessuno è "nostro".
Appartiene alla Vita, al suo Destino, alla sua scelta di "concludere" il suo unico e straordinario viaggio terreno per ricongiungersi ad altri "stati dimensionali".
Abbassate il dito.
Sia contro l'Altro che contro voi stessi.
Non ci sono colpevoli.
Ci siamo "noi".
Solo e semplicemente "noi".
Che non siamo stati amati. E che facciamo fatica ad amare.
Tutti. Nessuno escluso.
E con tanta compassione e dolcezza, accogliamo quel senso di perdita, di sconfitta, di impotenza e abbracciamolo.
Nessun Maestro può insegnarcelo.
Siamo noi che dobbiamo farlo, dobbiamo imparare a risorgere dalle ceneri, più forti, più radicati, più amorevoli e affettivi verso noi stessi e il nostro nucleo emotivo.
Non sappiamo amare?
Oggi magari è così. Non sappiamo ancora amare e amar-ci. Ma il nostro Cuore ci sta guidando. Pezzettino per pezzettino.
E ci sta mostrando cosa "non è amore" e cosa invece brilla di purezza e "origine".
Nessun Maestro e nessun Discepolo.
Solo noi.
Noi. E il nostro straordinario Viaggio.
Mirtilla Esmeralda
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"Cara Francesca,
Spero che questa mia lettera ti trovi bene.
Non so quando la riceverai. Quando io me ne sarò già andato.
Ho sessantacinque anni, ormai, e ne sono passati esattamente tredici dal nostro primo incontro, quando imboccai il vialetto di casa tua in cerca di indicazioni sulla strada.
Spero con tutto me stesso che questo pacchetto non sconvolga in alcun modo la tua vita. Il fatto è che non sopporto di pensare alle mie macchine fotografiche sullo scaffale riservato all’attrezzatura di seconda mano di un negozio o nelle mani di uno sconosciuto. Saranno in pessime condizioni quando le riceverai, ma non ho nessun altro a cui lasciarle e mi scuso del rischio che forse ti costringerò a correre mandandotele.
Dal 1965 al 1975 ho viaggiato quasi ininterrottamente. Nell’intento di allontanarmi almeno parzialmente dalla tentazione di telefonarti o di venire a cercarti, tentazione che da sveglio in pratica non mi lascia mai, ho accettato tutti gli incarichi oltreoceano che sono riuscito a procurarmi. Ci sono stati momenti, molti momenti, in cui mi sono detto: << All’inferno, vado a Winterset e, costi quel che costi, porto Francesca via con me>>.
Ma non ho dimenticato le tue parole, e rispetto i tuoi sentimenti. Forse avevi ragione, non lo so. So però che uscire dal viale di casa tua, in quella arroventata mattinata di agosto, è stata la prova più ardua che abbia mai affrontato e che mai avrò occasione di affrontare. Dubito, in effetti, che molti uomini ne abbiano vissute di più dure.
Ho lasciato il National Geographic, nel 1975 e da allora mi sono dedicato soprattutto a fotografare ciò che piaceva a me, prendendo il lavoro là dove potevo, servizi locali o regionali che non mi impegnavano mai più di pochi giorni.
Finanziariamente è stata dura, ma tiro avanti.
Come ho sempre fatto.
Buona parte del mio lavoro lo svolgo nella zona di Puget Sound. Mi va bene così. Pare che invecchiando gli uomini si rivolgano sempre più spesso all’acqua.
Ah, sì, adesso ho un cane, un golden retriever.
L’ho chiamato Highway, e lo porto quasi sempre con me, quando siamo in viaggio, se ne sta con la testa fuori dal finestrino, in cerca di posti interessanti da fotografare.
Nel 1972 sono caduto da una rupe nell’Acadia National Park, nel Maine, e mi sono fratturato una caviglia.
Nella caduta ho perso la catena e la medaglia, ma fortunatamente non erano finite lontano. Le ho recuperate e un gioielliere ha provveduto ad aggiustare la catena.
Vivo con il cuore impolverato, Meglio di così non saprei metterla. C’erano state delle donne prima di te, qualcuna, ma nessuna dopo. Non mi sono votato deliberatamente alla castità: è solo che non provo alcun interesse.
Una volta ho avuto modo di osservare il comportamento di un’oca canadese la cui compagna era stata uccisa dai cacciatori. Si uniscono per la vita, sai. Dopo l’episodio, ha continuato ad aggirarsi intorno allo stagno per qualche giorno. L’ultima volta che l’ho vista, nuotava tutta sola tra il riso selvatico, ancora alla ricerca. Immagino che da un punto di vista letterario la mia analogia sia troppo scontata, ma è più o meno così che mi sento anch’io.
Con la fantasia, nelle mattine caliginose o nei pomeriggi in cui il sole riflette sull’acqua a nord-ovest, cerco di immaginare dove sei e che cosa stai facendo.
Niente di complicato…ti vedo in giardino, seduta sulla veranda, in piedi davanti al lavello della cucina. Cose così.
Ricordo tutto. Il tuo profumo e il tuo sapore, che erano come l’estate stessa. La tua pelle contro la mia, e il suono dei tuoi bisbigli mentre ti amavo.
Robert Penn Warren scrisse: "Un mondo che sembra abbandonato da Dio".
Non male, molto vicino a quello che provo per te certe volte. Ma non posso vivere sempre coì. Quando la tensione diventa eccessiva, carico Harry e, in compagnia di Highway, ritorno sulla strada per qualche giorno.
Commiserarmi non mi piace. Non è nella mia natura. E in genere non me la passo poi tanto male.
Al contrario, sono felice di averti almeno incontrata.
Avremmo potuto sfiorarci come due frammenti di polvere cosmica, senza sapere mai nella l’uno dell’altra.
Dio o l’universo o qualunque altro nome si scelga di dare ai grandi sistemi di ordini ed equilibri, non riconosce il tempo terrestre. Per l’universo, quattro giorni non sono diversi da quattro miliardi di anni luce. Per quanto mi riguarda, cerco di tenerlo sempre a mente.
Ma, dopo tutto, sono un uomo.
E tutte le considerazioni filosofiche non bastano a impedirmi di desiderarti, ogni giorno, ogni momento, con la testa piena dello spietato gemito del tempo, del tempo che non potrò mai vivere con te.
Ti amo, di un amore profondo e totale.
E così sarà sempre."
“I ponti di Madison County”
R.J. Waller
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