#soccorritore
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PRIMA PAGINA La Sicilia di Oggi mercoledì, 18 settembre 2024
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Un’auto è finita nel canale Gorzone ad Anguillara Veneta, un poliziotto si è tuffato per soccorrere il guidatore, ma automobilista e soccorritore sono scomparsi nel canale #incidentestradale #vigilidelfuoco #anguillarveneta #canalegorzone #automobilista #soccorritore #poliziotto #dispersi #stefanobuoso #domenicozorzino #fabriziosbardella
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Ernest Hemingway una volta disse: “Nei nostri momenti più bui, non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli. Ciò che desideriamo è semplicemente una connessione umana, una presenza tranquilla, un tocco delicato. Questi piccoli gesti sono le ancore che ci tengono fermi quando la vita esagera.”
Per favore non cercare di aggiustarmi. Non affrontare il mio dolore e non allontanare le mie ombre. Siediti accanto a me mentre lavoro attraversando le mie tempeste interiori. Sii la mano ferma che posso raggiungere quando perdo la mia strada.
Il mio dolore devo portarlo da solo, le mie battaglie devo combatterle da solo. Ma la tua presenza mi ricorda che non sono solo in questo mondo immenso, a volte spaventoso. È un tranquillo ricordo che sono degno di amore, anche quando mi sento distrutto.
Quindi, in quelle ore buie in cui perderò la strada, tu sarai qui? Non come soccorritore, ma come compagno. Tienimi per mano fino all'alba, aiutandomi a ricordare la mia forza.
Il tuo sostegno silenzioso è il dono più prezioso che tu possa fare. È un amore che mi aiuta a ricordare chi sono, anche quando me ne dimentico.
Hashini Himasha
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Le donne senza più patria raccontate in poesia
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Qui di seguito la testimonianza di un soccorritore:
“Se non li vedi non puoi capire. Quegli enormi laghi neri e profondi che sono gli occhi dei bambini. La dignità di una donna che nonostante tutto tenta di lavarsi con una salviettina profumata. Oppure un ragazzo che tiene per mano l’amico con la gamba fratturata. Ma anche il sapore del sale acre sulle labbra, il sudore, l’odore del ferro e l’odore della morte di quel momento di tragica stasi e di silenzio al passaggio dei sacchi neri pieni di corpi, di persone, di sogni, di speranze, di popoli. Siamo ospiti, ospiti di questo mondo, non proprietari.” (Fonte: E Liberali Dal Mare)
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Stavo facendo lezione. A un certo punto un’insegnante mi ferma e mi fa “ma non dice niente che ad Alessia si intravede il reggiseno?” mi sono calmato, ho preso un respiro e le ho detto davanti alla classe “per prima cosa ha interrotto la spiegazione che gli alunni stavano ascoltando, seconda cosa non sono un insegnate ma un soccorritore formatore, non è il mio lavoro riprendere gli studenti sul loro vestiario. Ed ultima cosa, questo è il problema della scuola d’oggi, dove ci si ferma alla copertina e non si valuta il libro. A me, che sia nuda o un palombaro non mi interessa, a me importa che i ragazzi a fine giornata sappiano almeno fare una chiamata di soccorso efficace e iniziare al più presto una rianimazione cardiopolmonare. Valuto solo i contenuti mi spiace” e l’insegnante dopo un “come si permette” ha lasciato la stanza.
Purtroppo la scuola riflette la società: fino a quando si valuteranno le apparenze invece che i contenuti, la nostra società rimarrà retrograda.
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“Ernest Hemingway una volta disse:
“Nei nostri momenti più bui, non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli. Ciò che desideriamo è semplicemente una connessione umana, una presenza tranquilla, un tocco delicato. Questi piccoli gesti sono le ancore che ci tengono fermi quando la vita esagera.”
Per favore non cercare di aggiustarmi. Non affrontare il mio dolore e non allontanare le mie ombre. Siediti accanto a me mentre lavoro attraversando le mie tempeste interiori. Sii la mano ferma che posso raggiungere quando perdo la mia strada.
Il mio dolore devo portarlo da solo, le mie battaglie devo combatterle da solo. Ma la tua presenza mi ricorda che non sono solo in questo mondo immenso, a volte spaventoso. È un tranquillo ricordo che sono degno di amore, anche quando mi sento distrutto.
Quindi, in quelle ore buie in cui perderò la strada, tu sarai qui? Non come soccorritore, ma come compagno. Tienimi per mano fino all'alba, aiutandomi a ricordare la mia forza.
Il tuo sostegno silenzioso è il dono più prezioso che tu possa fare. È un amore che mi aiuta a ricordare chi sono, anche quando me ne dimentico.”
Hashini Himasha
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Non so cosa mi succede. Riesco ad aiutare tutti, tranne me stesso. Ho questa capacità di vedere negli altri ciò che serve, di capire come stanno davvero e di offrire parole di conforto o soluzioni pratiche, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Eppure, quando sono io ad avere bisogno di aiuto, quando sono io a sentirmi perso, sembra che non ci sia nessuno, nemmeno me stesso.
Mi sento imprigionato in questa gabbia di autocritica e silenzio. Non riesco a chiedere aiuto, perché chiedere aiuto mi sembra un'ammissione di debolezza, un segno che qualcosa in me è profondamente sbagliato. E così, mi chiudo in un circolo vizioso di solitudine, nascondendo a tutti quanto sto male.
Non posso permettermi di mostrare vulnerabilità, perché chi mai potrebbe capirmi?Il paradosso è che mentre mi sforzo di essere forte per gli altri, mi sento sempre più vuoto, sempre più distante da me stesso. È come se fossi condannato a essere un salvatore senza salvezza, un soccorritore senza alcun sostegno. E intanto, dentro di me, cresce solo il buio.
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“Lui non ha bisogno di un’altra mamma (e non ha nessuna importanza il fatto che la sua fosse una cattiva madre!) e cosa ancor più importante, voi non avete bisogno che lui sia il vostro bambino. […]
Potete continuare ad avere affetto per lui, ma non a curarvi di lui.
Lasciate che trovi da sé la propria via, proprio come voi state cercando di trovare la vostra”.
“Rinunciando a dirigere e controllare, dovete rinunciare anche all’idea che “quando lui cambierà” sarete felici.
Forse lui non cambierà mai.
Dovete smettere di cercare di farlo cambiare.
E dovete imparare a essere felici ugualmente.”
“Lui non cambierà quasi mai per causa delle vostre pressioni”, anche quelle infarcite di elogi e incoraggiamenti.
“L’identità di “quella che aiuta” è uno sgambetto dell’ego; se volete davvero rendervi utili, lasciate perdere i suoi problemi e AIUTATE VOI STESSE.”
Robin Norwood
Donne che amano troppo
La Norwood ci aiuta a prendere consapevolezza dei ruoli giocati dalle donne che amano troppo e dai loro partner come variazioni del tipo “soccorritore”, che cerca di aiutare, “persecutore”, che vuole rifarsi e tende a punire, e “vittima”, che tende a far sentire gli altri in colpa e non si assume le sue responsabilità.
Rispetto al ruolo del “soccorritore”, l’autrice specifica: “Per molte donne che amano troppo, sentire che ci si sta prendendo cura (dirigendo e controllando) di un’altra persona, è qualcosa di familiare e confortante.
Per via della loro storia caotica e/o infelice, hanno scelto questa via come un modo per sentirsi sicure e acquisire un certo grado di autoaccettazione.
Lo fanno con gli amici, i membri della famiglia, e spesso anche sul lavoro.”
Ricordate che “sviluppare voi stesse vi rende delle partner più ambite, in quanto donne capaci di essere pienamente espressive e creative, non delle donne che si sentono incomplete (e quindi spaventate) senza un uomo.
Ironicamente, meno avrete bisogno di un partner, più verrete apprezzate come partner; e vi troverà attraenti (e sarete attratte da) un partner migliore. […]
A cura di Ilaria Moroni
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Oggi un ragazzo mi ha detto che lavora come soccorritore su un ambulanza
Mi è venuto subito in mente quando mi sentivo con questo infermiere
E poi ha detto una semplice frase che mi ha distrutto
"Io sono infermiere sicuramente non intraprenderei una relazione con una ragazza con dei problemi di salute come te ho abbastanza persone da curare al lavoro"
Non mi sono più ripresa
#me#frasi#citazione tumblr#frasi pensieri#frasi tumblr#citazione#citazione vita#citazioni#frasi belle
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Certificata soccorritore laico BLSD/PBLSD (primo soccorso e primo soccorso pediatrico con defibrillatore semi-automatico) regione Lazio/Ares 118 🎉😊🥰
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Quel che resta insostituibile della madre è la testimonianza che può esistere ancora, nel nostro tempo, una cura che non sia anonima, una cura che ami il particolare più particolare del soggetto, una cura capace di accogliere la 'rugiada' che viene alla luce del giorno. Non esiste, infatti, amore per la vita, così come non esiste amore dell'universale. Esiste solo l'amore per l'uno per uno, amore per il nome proprio, direbbe Lacan. Ed è proprio questo amore che la maternità - nonostante tutte le trasformazioni ipermoderne che ne hanno modificato la fenomenologia - ha il compito di custodire. La sua lezione più profonda è quella di opporre la cura del particolare come una resistenza irriducibile al turbine vorticoso che anima l'incuria assoluta del discorso del capitalista". "La madre è il nome dell'Altro che non lascia che la vita cada nel vuoto, che la trattiene nelle proprie mani impedendole di precipitare; è il nome del primo 'soccorritore'.
Massimo Recalcati, Le mani della madre
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Non so, discorso che parte bene, ma non so se finisce altrettanto bene...mediterò...
Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
[Autrice sconosciuta]
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Vale anche per quella figata di film di The Rock, dove Stanley Goodspeed si infila un ago da materassaio nel ventricolo, farcito con atropina?
____________________________________________________
Vale SOPRATTUTTO per quello.
Se la pratica di iniettare adrenalina intracardiaca aveva un senso prima di defribillare un paziente irresponsivo alle precedenti defibrillazioni (il rischio di lesioni cardiache oggi è ritenuto inaccettabile e si preferisce farla sgocciolare nei bronchi), c'è da capire che gli agenti nervini non agiscono così velocemente come rappresentato in quel film, ragion per cui basta un iniettore sottocutaneo Mark 1 NAAK (Nerve Agent Antidote Kit) che ti somministra in tempi utili una dose di atropina e di pralidossima in tempi consoni.
wolfhowls Domanda! In un sacchissimo di film il personaggio X inietta ad Y un sonnifero. Ok lasciamo perdere che nella realtà glielo inietterebbe male ma... fa effetto IMMEDIATAMENTE?
L'unica cosa che fa effetto immediatamente è un bolo di farmaco sparato direttamente in vena (e comunque si parla di una decina di secondi necessari a raggiungere e a saturare i neurorecettori cerebrali). Qualsiasi molecola iniettata intramuscolo impiega MINUTI (anche decine di) a fare effetto, quindi addio dardo sparato da pistola o fucile... se fosse efficace così istantaneamente non credi che sarebbe già una dotazione delle forze di polizia?
P.S. I lacci emostatici (torniquets in inglese) hanno senso esclusivamente nelle grandi catastrofi dove il paziente in emorragia non può essere tamponato e seguito in modo continuativo. Nel caso in cui - come fatto notare da @nusta - il soccorritore prima di andarsene a occuparsi di qualcun'altro annota l'orario di applicazione scrivendolo accanto al laccio e chi passa legge e lo allenta ogni tot minuti.
belafonten se finisci nel medioevo e più precisamente in un mulino e tanti piccoli te ti tengono bloccato per terra e uno di loro si ficca in gola, per combatterlo devi bere acqua bollente? Perché a quanto pare non serve. Poi comunque ti raddoppi.
Basta urlare KLAATU BARADA NIKTO e il gioco è fatto.
E comunque sappi che
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Mio caro uomo:
Ti libero dalla storia in cui devi sempre essere il principe, il coraggioso o il soccorritore e, naturalmente, il principe azzurro.
Ti libero dalla storia in cui cerchi, salvi e ami solo una principessa.
Che ne dici, se invece, amassi la strega,
il drago, la contadina, quella che si salva da sola, quella che non vive nel castello, quella che non è la più bella, tranne che per i tuoi occhi?
Ti libero dalla storia in cui devi essere un colore: il blu.
Che modo assurdo di classificarti con un mondo di colori, sapori e opportunità per te. Vesti il colore che vuoi! rosso, giallo, nero, arcobaleno, quello che vuoi!
Ti libero dalla storia in cui sei sempre il più forte, il più coraggioso, il più bello e quello che ovviamente possiede già un castello.
Quello che ha tesori e ricchezze, o almeno qualche eredità.
Anche tu sei stato danneggiato e hai imposto stereotipi di coraggio, possesso e forza!
Ti libero dalla storia in cui non ti è mai permesso di piangere, dove non esistono confusione, caos e sconfitta, dove hai capito che tuo padre non è un re.
E se tu non volessi essere l'eroe?
Forse vuoi essere il cattivo, quello che non può, quello che rinuncia a tutto, quello che si salva e quello che non vuole avere una principessa o una storia di: "Si sono sposati ed erano felici per sempre".
Ti libero dalla storia in cui ci sono sempre mille battaglie, mostri, draghi, oscurità, e con essa lo slogan che tutto deve essere combattuto, che tutto è guerra e competizione.
Quanto deve essere stancante essere un cavaliere in guerra per l'eternità!
Ti libero dalla storia, dall'incantesimo e dall'amore magico e imposto, in modo che tu possa costruire meglio il tuo mondo a modo tuo, come scegli e dalla tua identità.
Ti esonero dalla storia e ti dico:
Abbiamo già imparato a salvarci.
Non siamo tutte fragili principesse, non siamo più addormentate o intrappolate nella nostra storia.
Amiamo l'uomo che ride, gioca, è intelligente, sarcastico, sensibile, a volte pauroso e piagnucoloso.
Abbiamo già lasciato la storia e ti aspettiamo da questa parte, nella vita reale dove puoi essere tu e io posso essere me... senza così tanta storia.
- Fonte sconosciuta
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Che dire? Anche stavolta ho fallito nel mio suicidio. Il soccorritore a guardare le scatole vuote di psicofarmaci ha detto " è impossibile che abbia preso tutta quella roba". E invece sì caro mio e comunque non sono crepata
10 e lode alle infermiere carinissima che mi dicevano che ero brava
2/al sondino, super fastidioso e in teoria dovrebbe eliminare lo schifo senza vomitare: ho vomitato tantissimo sul mio pigiama
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"Nei nostri momenti più bui, non abbiamo bisogno di soluzioni o consigli. Ciò che desideriamo è semplicemente una connessione umana, una presenza tranquilla, un tocco delicato. Questi piccoli gesti sono le ancore che ci tengono fermi quando la vita esagera."
Hernest Hemingway
Per favore non cercare di aggiustarmi. Non affrontare il mio dolore e non allontanare le mie ombre. Siediti accanto a me mentre lavoro attraversando le mie tempeste interiori. Sii la mano ferma che posso raggiungere quando perdo la mia strada.
Il mio dolore devo portarlo da solo, le mie battaglie devo combatterle da solo. Ma la tua presenza mi ricorda che non sono solo in questo mondo immenso, a volte spaventoso. E' un tranquillo ricordo che sono degno di amore, anche quando mi sento distrutto.
Quindi, in quelle ore buie in cui perderò la strada, tu sarai qui. Non come soccorritore, ma come compagno. Tienimi per mano fino all'alba, aiutandomi a ricordare la mia forza.
Il tuo sostegno silenzioso è il dono più prezioso che tu possa fare. E' un amore che mi aiuta a ricordare chi sono, anche quando me ne dimentico.
Hashini Himasha
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