#siamo bellissimi
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We did it Joe. Italians on tumblr supremacy.
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Magenta
Tra i vecchini dei palazzi intorno al mio negozio c'è una gara a chi mi saluta più calorosamente, a chi urla di più dalla strada e si sbraccia per salutarmi anche se sono dentro a porta chiusa, magari con dei clienti. A loro non importa, si fermano, mi guardano e si sbracciano sorridenti. Ormai è un nostro rito, siamo una gang.
Il mio preferito è, senza ombra di dubbio, il bicentenario con il bull dog che sembra uscito dalla scena della somiglianza cane-padrone de "La carica dei 101".
Poco fa si è affacciato in negozio uno dei vecchini del palazzo proprio di fronte alla mia porta. Lui è uno di quelli con cui ho meno confidenza, non fa parte della nostra matta e spericolata gang del buongiorno, sì mi saluta ma allo stesso tempo mi scruta, mi studia, secondo me cerca di capire che tipo sono e che lavoro faccio, ogni tanto mi dice qualcosa sul tempo ma niente più, solitamente mi guarda e mi osserva, un po' con il broncio.
Poco fa, dicevo, si è affacciato in negozio e mi ha detto:
"Buon pomeriggio, può venire un attimo con me in strada?"
"Certo, arrivo subito!"
Arrivata vicino a lui, ha alzato l'indice nodoso verso il suo balcone al primo piano e mi ha sorriso.
"Visto che lei se ne intende di colori volevo farle vedere quanto sono belli i gerani che ho appena messo in balcone. Non sono rossi, non sono fucsia o rosa, sono così belli. Come si chiama quel colore di preciso?"
"Magenta. Sono dei bellissimi gerani magenta."
"MAGENTA. Bello. Mi piace. Grazie."
E se n'è andato, soddisfatto.
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siamo tutti bellissimi se veniamo guardati dagli occhi giusti
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Giornata pazzissima ho mangiato un dolce strabuono e sono andata in bici per la terza volta in vita mia perché se ci prendono per la casa a cui ci siamo proposti devo saperlo fare bene!! Colori bellissimi viva il mondo
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- Queste scarpe mi uccidono….., dico con una smorfia mentre mi lascio cadere sul divano e ne sfilo una….
Siamo di ritorno dal matrimonio di mia nipote. Ovviamente, come nonna della sposa, sono stata particolarmente attenta a presentarmi elegante e a posto, sapendo che avrei avuto con il resto della famiglia gli occhi addosso degli altri invitati.
Ma forse alla mia età non posso più permettermi di tenere i tacchi alti per tante ore….
- Vu….vuoi che ti aiuti, nonna?
A parlare è mio nipote, l’altro, il maschio, più piccolo di sua sorella la sposa. È lui che mi ha riaccompagnato a casa. Ci siamo divisi in più auto dopo la cerimonia e Marco mi ha fatto da autista. Sotto casa, gli ho detto di salire con me. Sembrava contento.
Adesso, quella frase mi ha un po’ sorpreso. Lo guardo. È arrossito. Però non so che dire, è una offerta così dolce….
Si inginocchia davanti il divano. Sfila una scarpa con delicatezza. Prende il mio piede tra le mani. Comincia a massaggiarlo. Sono ancora più stupita, ma devo ammettere che era proprio ciò che mi ci voleva…..
- A…a…anche l’altra, nonna?
Non rispondo, ma gli porgo il piede. Sfila anche l’altra scarpa. Le sue dita mi massaggiano i piedi. Avvolgono i talloni. Passano delicatamente sotto la pianta. Inarco il piedino. Massaggia, o dovrei dire piuttosto accarezza, le dita.
Mi sfugge un gemito. - Sei bravo….
Il massaggio è ancora più intenso. E me lo godo. Avvolge con le dita la caviglia, pressa nei punti giusti. È tutto intento nel suo lavoro, lo guardo ma tiene il capo chino, non lo solleva nemmeno verso di me.
- Ma dove hai imparato?, dico ridendo.
Mi sembra che inghiotta a vuoto. - V..vu…vuoi che smetta, nonna?
- oh no, assolutamente, rispondo e inarco ancora i piedini.
- Ha…hai dei piedi bellissimi, nonna….
Che dolce complimento. Da mio nipote, ma pur sempre un complimento, e per una vecchia signora….
- Lo pensi davvero o lo dici solo per fare contenta tua nonna?
Che perfida che sei, così lo metti in imbarazzo, il cucciolo.
Ma lui continua, quelle dita, quello sfiorare delicatamente, ora la monta, ora la pianta dei miei piedini, mmm, non riesco a non pensare a quanto siano sensuali quelle carezze. Cosa mi sta succedendo?
- Si, lo p…pp…penso….
-Grazie Marco, quelle scarpe sono eleganti, ma così strette……
Mi sfugge ancora un gemito, quando Marco prende un piede fra le mani e lo porta alle labbra, e le poggia sopra, per un bacio.
O forse sono stata io a spingere il mio piede verso la sua bocca, fino a premerlo sulle sue labbra….
Che importa. Adesso è la pianta, poggiata sul suo viso, che lui bacia. E poi le dita. E poi di nuovo la monta, e la caviglia, risalendo, finché non è la punta della sua lingua che sento attraverso le calze sulla pelle e lui che comincia a leccare piano la gamba….
Potrei fermarlo, certo, allontanarlo, tirare indietro le gambe, sgridarlo…..Invece poggio l’altro piede sulla sua guancia e lo uso per accarezzargli il viso….
- N…no…nonna, hai delle c..ca….calze bellissime, mormora in un sussurro, senza smettere di baciarmi e leccarmi le gambe.
- Davvero ti piacciono le mie calze, amore?, gli dico mettendo una mano sulla sua testa, le dita fra i capelli.
- e….la …riga…., sussurra ancora. Quelle scarpe, con quei piccolissimi pompon, che sapevo avrebbero guidato gli occhi sulla riga delle mie calze….non ho fatto male a metterle, proprio no….
La sua bocca è risalita, mi bacia sulle ginocchia, ora. Si ferma. Solleva finalmente il viso. I nostri occhi finalmente si incrociano.
- s…scu…scusa, nonna. Ho perso la testa…., lo dice strozzato, quasi un singhiozzo.
- Tu solo?, è la mia risposta. Con le dita laccate stringo il suo viso fra le mani. E, dolcemente lo attiro verso il mio grembo. Lo guido a continuare e baciare e leccarmi le calze, mentre allargo le gambe e lo attiro in mezzo alle mie cosce.
Quando le sue labbra arrivano a sfiorare le mutandine di pizzo, emetto un gemito più forte degli altri e un incontrollato riflesso mi fa stringere le cosce sul suo viso. Le sue labbra sentiranno le mutandine bagnate.
Stamattina le ho indossate sopra il reggicalze. Sarà facile farmele sfilare per poi farmelo su questo divano.
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L'ascensore
Sei il mio vicino di pianerottolo, ultrasessantenne molto ben tenuto e anche decisamente attraente. Io sono single, mai stata sposata e lavoro in questa città da tre mesi. Faccio i turni nella sede distaccata di un ente governativo di cui non posso parlare per ragioni di segretezza. Tutto è iniziato un mese fa per caso, quando nell'ascensore del palazzo eravamo in sei.
Io ero in fondo, vicina a te e tu avevi tua moglie e gli altri davanti a te, rivolti verso la porta. M'hai inavvertitamente sfiorato il fianco. Dapprima quindi c’è stato questo contatto puramente casuale. Poi visto che non dicevo nulla, sempre più sfacciatamente e in modo progressivo hai spostato la tua mano, decisa e sicura sul mio culo. Spudorato e incosciente. Uomo vizioso, non hai saputo resistere alla tentazione e al profumo della carne fresca, eh?
E io la nuova arrivata non potevo certo reagire: sarebbe stato uno scandalo. Poi ritrovala un po’ tu un'altra casa in zona lavoro… Allora mi sono limitata a guardarti fisso negli occhi, ad avvampare e diventare viola. Poi come se nulla fosse, un tuo sorriso e: “buona giornata, signorina!” Nei giorni a seguire, se ci trovavamo da soli in ascensore, ormai avendo capito che non avrei opposto resistenza, mi ti buttavi direttamente addosso affamato di me per quei quindici o venti secondi.
E io come una bambola passiva e connivente ti lasciavo fare. Per qualche perversa e a me ben nota ragione ho iniziato a desiderare sempre più quel tuo contatto raro e imprevedibile, quelle tue mani maschili forti che mi si infilavano nella blusa: sul seno, tra le gambe e dentro gli slip. E poi adoravo quell'odore di maschio maturo che restava sui miei vestiti subito dopo.
Ho preso quindi a girare per casa sempre vestita con una gonna corta ma ampia, scarpe e calze autoreggenti: quando sentivo la porta di casa tua far rumore, dallo spioncino controllavo se fossi tu. Allora uscivo direttamente, come se dovessi andare da qualche parte e mi infilavo nell'ascensore con te, per godere di quel breve mio essere tua segreta puttana a metà.
Il giorno in cui hai capito poi che non portavo più gli slip per facilitarti sei diventato pazzo di me! Adesso siamo già andati molto avanti: ogni tanto, se c'è tua moglie ma desideri palpare il mio corpo, con una scusa vieni a casa mia e per un minuto o due mi frughi, mi baci sul collo e m'infili la lingua in bocca. Poi scappi via. Se lei non c'è invece, vengo io da te. Ma il bello è che nel compiere le nostre manovre oscene, non ci diciamo neanche una parola!
Tra noi continuiamo a darci rigorosamente del lei. Comunque non andiamo mai oltre le tue ardite esplorazioni: mi infili le dita ovunque, mi porti all'orgasmo e intanto mi lecchi il collo e le spalle. Col dovuto rispetto formale tra vicini! Ormai mi sbottono sempre la camicia un po’ più e ti offro anche i miei bellissimi seni di trentacinquenne soda. Lecchi e succhi le mie mammelle avido. Indugi con la lingua e le labbra sui capezzoli turgidi.
Mi ricopri di saliva. Poi dopo massimo cinque minuti tutto finisce, io mi ricompongo e tu mi dici: “come va, signorina? Posso offrirle un caffè?” E parliamo tra noi in modo rispettabile di tutto il resto: condominio, lavoro, governo, cose varie. Come se tra i nostri corpi non fosse successo nulla! Oh, uomo d'altri tempi: quanto ti voglio! Desidero ardentemente prendertelo in bocca e farti uscire di testa, da quanto ti farò venire.
Strana sorte, mi tocca. Sarà il destino, il karma o forse la mia natura molto particolare, ma ho sempre preferito gli uomini molto più grandi di me. Da giovane ho perso la verginità con mio zio cinquantenne, il marito della sorella di papà che mi prendeva sempre in giro e mi considerava una bamboccia. O almeno così mi pareva. Sebbene spesso, abbracciandomi affettuosamente, la sua mano si posasse casualmente e spesso sulle mie natiche o sul mio seno, indugiandovi un po’ troppo a lungo.
Ma magicamente, non appena fui diciottenne le sue attenzioni su di me si acuirono, anche se in presenza altrui non lo dava troppo a vedere. Io però me ne accorsi e, disorientata ma finalmente lusingata nel mio essere donna, presi a provocarlo in continuazione. Perché mi piaceva da morire e volevo mi scopasse. Mi vestivo sexy e molto appetibile solo per lui.
Gli sedevo sulle ginocchia o direttamente in grembo, facevo la svampita innocente e scherzando lo toccavo. Ovunque. Mi adagiavo su di lui e potevo sentire la sua erezione. Mi accoccolavo, poi mi giravo e lo baciavo: dalle guance pian piano sono riuscita a conquistargli le labbra. Gli prendevo la mano e me la mettevo sotto la gonna sulla fica nuda oppure dentro i pantajazz tra le natiche: volevo perdesse il controllo e approfondisse, frugandomi i solchi adorati.
Poi, dopo le guance appunto riuscii a mettergli la lingua in bocca, mentre intanto gli toccavo l'uccello ancora nei calzoni. Sino ad allora avevo avuto solo vaghe fantasie, sempre su uomini molto più grandi di me. Per lui invece da tempo provavo un vero e inarrestabile desiderio, un vero scompiglio ormonale. Anche perché odiavo mia zia e volevo renderla cornuta di vero cuore. Sapevo che lo tradiva da anni. Chissà se lui ne era a conoscenza.
Ormai comunque l'avevo puntato. E lo volevo. Vivevamo nella stessa palazzina e quando nessun altro era in casa mia o sua, iniziai a stuzzicarlo intensamente e con assiduità. Per giorni e giorni. Poverino, che torture! Sudava freddo, quando c'ero io. Ma comunque alla fine, quando si decise, andammo in campagna e invece di aprirmi la fica, come prima volta lui mi volle sfondare il culetto.
Erano ovviamente gli ultimi scrupoli di coscienza, prima del suo totale crollo morale. Alla fine, nessun uomo può resistere a una donna giovane e bella che gli si offra. Nessuno. Solo in seguito, dopo quasi due settimane da quella prima volta, abbiamo preso a scopare in modo canonico, di nascosto e regolarmente.
Ma grazie a quella prima esperienza, oggi la cosa che più adoro è prenderlo in culo. Uscivo, giocavo e scherzavo con gli amici della comitiva e ovviamente coi miei cugini, ma appena mi era possibile fottevo col loro padre. Ogni tanto lui aveva dei rimorsi, voleva troncare.
Ma bastava che da seduta lo guardassi innocente col dito in bocca, che mi togliessi le mutandine, allargassi le gambe e gliela facessi vedere che non ragionava più, letteralmente. Di converso, ho sempre inspiegabilmente attratto come una calamita sempre e soltanto uomini molto più grandi di me. Sarà il karma, o il destino...
Mai un coetaneo che mi corteggiasse! Eppure sono tuttora molto più che carina, senza falsa modestia. Ma tornando a noi due, Dio come desidero le tue mani tra le cosce e dappertutto! Quanto desidero sentire la tua lingua passare nel mio solco intimo, tra la fregna umida e il buco del culo.
E il tuo membro dentro di me. Devi deciderti a prendermi, prima o poi, tontolone. Dovrai pur tradire tua moglie: c'è sempre una prima volta. Anche in tarda età. Soprattutto in tarda età, quando i freni inibitori sono ormai logori e di fatto quasi inesistenti. Mi vuoi, questo è palese. Sei in pensione, lei invece ancora insegna. Domani mattina sono libera.
Verrò da te vestita per non fare prigionieri. Mi chinerò a gambe dritte e busto appoggiato sul divano. Non porterò gli slip. Sarò profumatissima, allargherò le gambe in segno di resa d'amore. Solleverò la gonna e offrirò alla tua vista il mio culo ben aperto. Sarò senza reggiseno, sbottonerò la camicetta per lasciare libere alla tua presa le mie mammelle.
Ti dovrà pur venir la voglia di tuffare il naso tra le mie natiche, di leccarmi l'ano, la fica e poi affondare il tuo uccello dentro di me. Dove più ti piacerà. So che sei ancora efficiente, sessualmente potente: quando mi ti butti addosso ti tocco i calzoni all'altezza dell'inguine e sento la tua virilità ben dura. Allora usala, cazzo! Fottimi. Sfondami. Fammi sentire la tua troia. Ma sei scemo? Alla tua età, quando ti ricapita più una storia così…
RDA
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Ci innamoriamo di 3 persone nel corso della nostra vita. Ognuno ha un motivo specifico. Lascia che ti spieghi...
Il nostro primo amore di solito accade in tenera età e alla fine ci allontaniamo o chiudiamo le cose più stupide.
Quando diventi più grande e più maturo ti guardi indietro e pensi che non fosse amore. Ma in realtà è stato... Era amore per quello che sapevi essere amore in quel momento.
Bisogna sempre ricordare che ci sono diverse profondità d'amore.
Ora il nostro secondo amore e questo è quello difficile....
Ti ferisci quando ti innamori di questa persona. Questo ci insegna lezioni da cui impariamo e ci rende più forti come individui.
Questo amore include una notevole quantità di dolore, tradimenti, abusi, bugie e danni emotivi.
Ma che tu ci creda o no, questo è quello dove cresciamo di più. Ci rendiamo conto di ciò che sappiamo veramente dell'amore e di ciò che non sappiamo dell'amore.
Quindi ora alziamo i nostri muri perché siamo estremamente protettivi di ciò che il futuro potrebbe riservarci quando si tratta di relazioni.
E naturalmente diventiamo chiusi, sospettosi, molto attenti e leggermente spaventati. Ma ora sappiamo esattamente cosa vogliamo da un partner e cosa sicuramente non vogliamo.
Il nostro terzo e ultimo amore.
Questo viene fuori dal nulla. Nessun preavviso. Nessuna traccia di nessun tipo. Questo amore non si va a cercare. Ti trova davvero. Puoi alzare tutti i muri del mondo, e cadranno giù tanto velocemente quanto li hai costruiti tu.
Ti ritroverai a prenderti cura di quella persona senza nemmeno provarci.
Non assomigliano per niente al solito tipo, ma quando li guardi negli occhi ti perdi. Non vedi difetti. Vedi imperfezioni perfette. Ti ritrovi a raccontargli tutto di te e di ciò che ti ha trasformato nella persona che sei oggi.
Vuoi una vita con loro. Vuoi balli lenti in cucina, vuoi passeggiate in spiaggia sotto un cielo notturno stellato, vuoi sposarli e avere dei bellissimi figli che vi assomigliano perfettamente.
E ogni sera quando chiudi gli occhi prima di dormire, ti becchi a pregare Dio e ringraziarlo per i motivi per cui non ha mai funzionato con nessun altro prima d'ora.
- Cody Bret
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“il reggiseno indossato, il timore di farsi vedere...
la prima volta ho chiesto il buio, non tanto per me (la prima volta che mi sono vista allo specchio è stato uno shock, ma ero viva! mi è passato subito), quanto per lui. non volevo restasse inorridito. lo avrei capito, certo, ma ci sarei rimasto di merda praticando poi l'astinenza a oltranza.
invece ci abbiamo puro riso sopra, perché ero con una persona intelligente e a quel punto, come dici tu, puoi dire e fare tutto”
Cara Lady Vixen, ho seguito in silenzio le tue vicissitudini di questi ultimi tempi e l’empatia che provo mi porta ad esserti vicino con un abbraccio. sono vicino ai tuoi pensieri per empatia, non per condivisione non avendo vissuto un’esperienze analoga ne personalmente ne con persone a me vicine. Qualche volta in circostanze simili mi è stato detto ma come fai a parlarne tu di questo? credo che si possa, ci si può avvicinare all’altro con empatia. Immaginare che la sessualità e la sensualità vengano colpite da questi percorsi e che la visione di se stessi si possa modificare inibendo la spontaneità nel viverle liberamente. Le tue parole nelle confessioni sono limpide e sentite, dall’altro ogni mia parola può essere fraintesa, superflua o sembrare superficiale. Sei una donna sensuale e sempre ironica , credo che sia naturale sentirsi inadeguati essendo colpiti nella propria femminilità. Credo sia naturale e giusto per te ma non per me o per chi ti vive ogni giorno o di persona . So con certezza che la tua sensualità non dipenda da due seni torniti , e seppur bellissimi “oltre le tette c’è di più” …oppsss non era proprio così il ritornello …. , chi siamo ci viene scritto anche sul corpo, sulla pelle ma è l’aurea che ci circonda ad occupare il nostro spazio ed a metterci in connessione con l’altro. Non preoccuparti di come appari, sii te stessa, lo sei, sono dettagli che sono irrilevanti nel momento in cui l’altro riesce a cogliere la tua aurea, la tua sensualità e la femminilità che non può essere cancellata così semplicemente. Non si può rimanere inorriditi difronte alla vita che scorre ma viverla ed accudire con empatie le mancanze. un abbraccio …. uomo 56. Ps scusa le semplificazioni
ti ringrazio ❤️
direi che è uscito qualche spunto interessante dalle ultime confessioni
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PARTHENOPE
Così come per la pasticceria, se non si ama la Sacher Torte credo sia inutile andare da Demel, allo stesso modo se non si ama Sorrentino inutile andare a vedere “Parthenope”, poiché il film ripropone, diversamente coniugate, tutte le figure retoriche, tutte le visioni del mondo, tutti gli stilemi che si ritrovano in quasi tutti gli altri film del grande regista napoletano. Non vi racconterò la trama del film, perché credo sia la cosa meno interessante, sempre ammesso che esista nel senso tradizionale del termine. Potremmo dire che sono presenti delle vicende e che queste, piccole o grandi che siano, si sviluppano secondo la triade husserliana di spazio-tempo-causalità. Le cose accadono sempre in uno spazio, che qui è principalmente Napoli (ma anche Capri e Trento), accadono in un tempo che va dagli anni Cinquanta ad oggi e, infine, accadono per una causalità dettata dalle scelte di Parthenope e di chi le sta intorno (ma principalmente dalle sue). Parthenope è una ragazza bellissima partorita nelle acque del golfo di Napoli che, contrariamente alla sirena che, non essendo riuscita ad ammaliare Ulisse, nel golfo di Napoli approdò. Una donna che opera scelte sentimentali ed emozionali che punteggeranno la sua vita, comprendendo poi che solo in età matura le cose sembrano divenire intellegibili. Del resto lo stesso Sorrentino in una intervista dichiarava: “Più vai avanti negli anni, meno ti innamori, meno ti diverti, e diminuisce anche la tua capacità di meravigliarti. Però riesci a vedere le cose, a vederle in profondità”. Un po’ quello che accade alla divina Parthenope, santa e peccatrice, carnale e spirituale, creatura misteriosa ed ingenua. “Abbandonati ad una estate perfetta siamo stati bellissimi ed infelici”, dirà Parthenope ricordando i beati anni della gioventù. Forse, come dice la protagonista, il desiderio è pieno di mistero e il sesso è il suo funerale. Il film di Sorrentino è prevedibilmente barocco e ridondante, ma lo è con cognizione di causa, ambientato in una città che difficilmente potrebbe essere raccontata meglio, una città che contiene al suo interno il dramma e la derisione, l’abnorme e la misura, la saggezza e la follia, il sacro e il profano, solo che a Napoli gli opposti non sono realmente opposti: Napoli contiene tutto, ma tutto insieme e forse questo ne fa una città unica (che non significa necessariamente bella). Filmone impegnativo, conturbante, intenso e non per tutti i palati.
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VI BACIO TUTTI FORTE
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Buon compleanno, amore
Solitamente quando devo fare un regalo giro tra i negozi per giorni alla ricerca di quello più adatto. Stavolta so bene cosa donare al mio amato Padrone in occasione del suo compleanno. Voglio intanto ringraziarlo per la sua presenza nella mia quotidianità, per il tempo che mi dedica, che non è poco. Pensando al "tempo" mi dico che è passato un anno dal nostro primo incontro e che in questo lungo lasso di tempo tante cose sono cambiate, noi siamo cambiati: dal "ti voglio" siamo passati al "ti voglio bene" e infine al "ti amo". Eh sì, avete letto bene: la nostra relazione da sessuale è divenuta sentimentale. Niente di noioso però perché "amare" vuol dire dare e ricevere tutto e il nostro "tutto" comprende dialogo, scontri, dolcezza, durezza e tanto, tantissimo sesso. Prima di un incontro ci promettiamo di riservarci tanta dolcezza, coccole e momenti soft ma, puntualmente, infrangiamo la promessa quando siamo l' uno di fronte all' altro lasciando queste alla fine. L' ultima volta, ad esempio, avremmo voluto riservare alle coccole una parte importante della giornata, ma sia io che lui eravamo, come al solito, desiderosi di lasciarci travolgere dagli impeti e, così, le coccole hanno fatto da intermezzo. Mi ha letteralmente "sfondata" con il cazzo e con un plug che, a prima vista, date le dimensioni, si presentava come "innocuo". Il problema è sorto quando, infilato nel culo, la sua circonferenza massima molto " definita" mi ha rotto il culo. È stato inevitabile urlare ma, in un secondo momento, accoglierlo ha avuto il suo perché. Piena, mi sono dedicata al mio adorato cazzo: mi riempio la bocca nel definirlo con orgoglio " mio"...mi riempio la bocca accogliendolo e dedicandogli le attenzioni che merita. Mentre lo spompinavo, la mia fica iniziava a infracidirsi e quando mi spingeva il suo cazzo dentro rumoreggiava indecente e grondante. Avrei voluto continuare a farmi sbattere ancora un po' ma il divieto di pisciare a partire dalle 08.00 ha avuto il suo effetto: dovevo svuotarmi, voleva lo facessi su di lui ed è stato fantastico. In una doccia accogliente ho riversato, su di lui seduto, la mia pioggia dorata. È rimasto a guardarmi pisciare sorridente e io conosco bene quel sorriso, quella luce diversa che gli si accende negli occhi: la doccia ricevuta ha segnato l'inizio del trattamento "duro". Ero nuovamente davanti, sopra, sotto il mio Porco. Potrei elencarvi il tanto fatto ma mi piace rendere l'idea di ciò che ci pervade in quei momenti più che di quello che accade...Meritevoli di attenzione i dodici colpi di paddle: ormai risaputa la mia passione per il rosso, voglio descrivervi il piacere che prova nel "dipingermi" di rosso con colpi solenni: mi colpisce e contiamo, guarda il suo capolavoro e continua fino all' ultimo colpo, il più duro proprio perché è l' ultimo. Mi ha invitata a guardarmi allo specchio mentre mi sovrastava: montata e smontata ero bellissima, eravamo bellissimi. Abbiamo continuato fino al momento delle coccole a letto, per le quali io letteralmente mi sciolgo diventando una zolletta di zucchero, e fino a quando non siamo andati sul terrazzo a dare una sbirciatina fuori, o forse a soddisfare la nostra vena esibizionista, in realtà più mia che sua: dopo qualche colpo di cazzo nel culo all' aperto ha prevalso infatti il suo senso del pudore in pubblico...ci dovrò lavorare. E, preparato questo bel regalo, siamo al momento degli auguri: ti auguro di vivere ogni giorno come un nostro incontro, con la stessa gioia, serenità e la stessa passione. Premettendo che a me auguro di festeggiare tantissimi altri tuoi compleanni, oggi ti auguro di rimanere sempre la persona onesta, affettuosa, pacata, placante nel mio caso, e ironica che sei. Lo faccio egoisticamente: sono queste le qualità che, al di là del meraviglioso sesso, mi tengono a te, è questo che mi ha fatto innamorare di te.
N.b. la torta la consumeremo insieme, la modalità la detterà, come sempre, il nostro istinto.
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“ L’instabilità di Delo, l’isola galleggiante nella quale Latona generò ai piedi di un palmizio i due bambini avuti da Giove, spiega il carattere di Apollo e quello di sua sorella Diana. Bisognerebbe studiare il carattere di coloro che sono nati su una nave: mi maraviglierebbe assai che costoro non avessero un carattere apollineo. Apollo è il più fatuo degli dei olimpii, il più vanesio, il meno significante. Gli Apolli abbondano tra noi. Basta guardarsi attorno: uomini di bella prestanza, con occhi a mandorla e aperti come finestre (ossia che non vedono né di dentro né di fuori), larghi di spalle, stretti di vita, bellissimi e di una inutilità perfetta. Naturalmente non posso fare nomi. Gli altri dei esercitano chi delle professioni, chi come Vulcano pratica addirittura un mestiere. Apollo, questo bellimbusto ingombrante e inetto a ogni occupazione seria, fu fatto musagete non sapendosi che altro fare di lui, cioè a dire conduttore delle muse, una carica che qualunque uomo fornito di un minimo di dignità avrebbe rifiutato con sdegno. Apollo oltre a ciò è il fugatore di tenebre, l’apportatore di luce, il sole in persona. Ma chi assicura che la luce è migliore delle tenebre? Al buio io penso meglio. Viene da Apollo la mania della solarità e quell'aggettivo « solare » che ha l’aria di dire tanto e in verità non dice niente. Rappresentanti di Apollo in poesia sono Giorgio Byron, Shelley, Gabriele D’Annunzio. Pensando alla inutilità di certa luce, si ha voglia di scendere in cantina. Per riabilitare la luce e salvarla dalle troppo vicine compromissioni, Nietzsche inventò l’« oscurità » della luce e che il meriggio è più profondo della mezzanotte. Malgrado ciò, il suo Zarathustra, stretto parente di Apollo, è uno dei personaggi più goffi e mal riusciti della letteratura universale. Vogliamo dire la verità? Apollo è il dio dell’estetismo. Quanto al mondo è più inconsistente, più retorico, più isterico, lo ha eletto suo dio. Noi siamo per il serpente Pitone. La rappresentazione plastica riflette questo carattere di Apollo, superficiale e privo di consistenza. L’Apollo cosiddetto del Belvedere, è il ritratto di un giocatore di golf. “
Alberto Savinio, Nuova enciclopedia, Adelphi (collana Biblioteca, n° 70), 1ª edizione 1977. [Libro elettronico]
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Ero distratto per strada e alla fine ho incontrato il mio amore, è stato un semplice incidente e mi ha già preso il cuore, lei stava facendo delle ricerche, di quelle che ci sono in giro, niente di politico, mi ha chiesto nome, indirizzo, città e altro, abbiamo parlato di alcune cose, ho chiesto alcune cose personali, stando attenta a non essere accusata di molestie, si parla sempre, si parla, ho chiesto a che ora se n'è andata, mi ha sudato dicendo che era già andata via, da quando lavorava per strada, buon umore, un'altra cosa che avevamo qualcosa in comune, abbiamo fatto merenda insieme, ha pagato lei, non volevo essere sessista, quello stesso fine settimana siamo usciti insieme e ci siamo sposati , non quel fine settimana ovviamente, oggi sono 12 anni che non l'ho incontrata, abbiamo due bellissimi bambini , che ovviamente hanno preso dalla loro madre, grazie a Dio, e non ho mai trovato niente di più carino dell'atto di imbattersi in qualcuno che tu ad esempio, ho reso la nostra casa piccola e l'ho riempita di mobili, così posso incontrarla non solo una volta e sì, sempre.
Jonas R. Cezar
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The Bear 3: un ottimo tris, ma meno sorprendente
La terza stagione di The Bear si mantiene su livelli altissimi ma, dopo le precedenti praticamente perfette, sorprende meno. Due episodi sono però memorabili.
Paragonare una serie ambientata nel mondo della cucina a un pranzo stellato è una cosa facile e anche un po' pigra, ma forse non c'è modo più immediato per far capire cosa rappresenti la terza stagione per il percorso evolutivo di The Bear. The Bear 3 vede Carmy (Jeremy Allen White) finalmente al timone del suo ristorante, tanto inseguito e voluto, il "The Bear" del titolo, insieme alla socia Sydney (Ayo Edebiri). Preso in eredità dal fratello Michael, che ne aveva fatto un locale alla buona, pronto a servire panini unti e abbondanti soprattutto agli operai in pausa pranzo di Chicago, Carmy lo ha trasformato in un posto elegante e ambizioso: il suo obbiettivo è infatti ottenere una stella Michelin.
Jeremy Allen White è Carmy Berzatto in The Bear
Per riuscirci lo chef è pronto a sacrificare tutto: il sonno, la salute, l'igiene personale. E, soprattutto, i rapporti umani: The Bear 2 si è chiusa proprio con il suo sfogo nella cella frigorifero, in cui, non sapendo che Claire fosse dall'altro lato della porta a sentirlo, ha tirato fuori tutta la propria frustrazione per un rapporto che gli dà sì felicità, ma che allo stesso tempo lo distrae da quello che lo fa alzare ogni mattina: essere un artista del cibo. La felicità convive male con la grandezza. E Carmy vuole essere il migliore.
I nuovi episodi di The Bear riprendono esattamente da qui: gli autori ci mostrano l'ossessione che ha portato il protagonista a diventare un nome ricercato, che combatte costantemente con i propri limiti, per superarli ed essere sempre più bravo. A Carmy l'eccellenza non basta: vuole stupire, farsi ricordare. E in nome di questo prende una decisione che lo porterà a creare più di qualche malumore: cambiare menù ogni giorno. E, in un certo senso, è quello che fa anche la serie stessa in questo terzo ciclo: cerca di offrirci qualcosa di unico e differente a ogni episodio. In parte ci riesce, ma, rispetto alle stagioni precedenti, praticamente perfette, è come se si fosse persa un po' di spontaneità: siamo sempre a livelli eccellenti, ma manca la scintilla, quel qualcosa che ti fa dire "mi trovo di fronte a qualcosa di speciale".
The Bear 3: Una stagione di raccordo
Il pranzo stellato, dicevo: chiunque ne abbia mai provato uno sa che è fatto di tante portate, che nella mente dello chef rappresentano un vero e proprio viaggio. Non soltanto sensoriale: come si vede nel film Ratatouille, un piatto può diventare anche un tuffo nei ricordi e trasformarsi in un concerto di emozioni, oltre che di sapori e profumi. Di solito si comincia con gli amuse-bouche, poi gli antipasti, le portate principali e poi via, fino ai dolci. Tra un piatto importante e l'altro spesso arrivano dei piccoli assaggi, che spezzano la pesantezza se si è mangiato qualcosa di particolarmente ricco. Ecco: The Bear 3 è esattamente questo.
La prima stagione è stata folgorante: una novità, che ci ha colpito come un fulmine. La seconda, se possibile, è stata ancora migliore: forte dell'averci già fatto conoscere i personaggi, li ha portati a un'evoluzione che ci ha commosso e stupito per la bellezza della scrittura. Questa terza è leggermente in calo, ma un calo fisiologico. È come se ci preparasse al gran finale, pulendoci la bocca da quanto assaggiato all'inizio, per essere definitivamente stupiti e deliziati. Una stagione di raccordo insomma. Ma, sia chiaro, in un pranzo stellato anche qualcosa che resetta il palato ha un sapore eccellente.
Due episodi bellissimi
Ayo Edebiri è Sydney in The Bear
Sarebbe quindi davvero ingeneroso parlare di delusione per The Bear 3: la serie è quanto di meglio si possa vedere in televisione negli ultimi anni. E se è vero che questa stagione espone il fianco a qualche critica, ci sono almeno due episodi bellissimi, che da soli valgono la visione di tutto: si tratta di Ice Chips, in cui Natalie (Abby Elliott), sorella di Carmy, va in travaglio, e Napkins, che ci fa scoprire come Tina (Liza Colón-Zayas) sia arrivata nella cucina del The Bear. La prima è una lezione di regia: tutta primi e primissimi piani, interpreti in stato di grazia. Una perla. La seconda, diretta da Ayo Edebiri, è meno prorompente dal punto di vista stilistico, ma è permeata da una sensibilità rara. Non soltanto entriamo finalmente in connessione con Tina, ma abbiamo anche la possibilità di scoprire l'essere umano Michael. Il duetto tra Liza Colón-Zayas e Jon Bernthal è da applausi. Anche l'episodio finale, di cui non vi dico nulla, è eccellente. Insomma, è proprio vero che in questa serie "ogni secondo conta". E, per la terza volta, a visione finita, non possiamo che dire: sì, chef!
Conclusioni
In conclusione la terza stagione di The Bear è di raccordo tra il folgorante inizio e quella che sarà la fine. Gli attori sono sempre al massimo, così come la scrittura dei personaggi, ma si è persa un po' di sorpresa. Si tratta comunque di una stagione ottima, che può contare su almeno due episodi bellissimi: il 6 e l'8.
👍🏻
La bravura di tutti i protagonisti.
La scrittura dei personaggi.
Gli episodi 6 e 8.
Le guest star di lusso.
👎🏻
Forte della propria brillantezza, pur essendo ottima, questa stagione di The Bear è meno sorprendente delle precedenti.
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Custodiscimi fra le cose preziose,fra ciò che non si dimentica. Nascondimi fra le cose troppo intime per poter essere raccontate, fra i segreti che rimangono nel fondo del cuore, pesanti eppure bellissimi,ricordami, comunque vadano le cose, perché vorrei restare, restare per sempre fra i pensieri e i battiti del cuore, fra le immagini che il cervello non sa filtrare e che compaiono senza un perché, fra i sorrisi immotivati degli attimi distratti, in cui tutti ti chiederanno a cosa pensi e tu risponderai il solito "niente", sollevando le spalle,ed invece starai pensando a me.
Salvami, fra le cose a cui non si può rinunciare, conserva gli attimi, i sospiri, conserva soprattutto le carezze ed i silenzi, tutto ciò che non ho detto e ogni parola che ci siamo donati.
Non lasciarmi andare, mai per davvero.
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Caro Stefano,
Scriverti queste parole è difficile, ma sento che è necessario per chiudere un capitolo importante della mia vita in modo sereno e maturo. Abbiamo attraversato tanto insieme, 9 anni che ci hanno cambiato profondamente, che ci hanno fatto crescere e scoprire chi siamo veramente. Abbiamo condiviso momenti bellissimi e momenti difficili, abbiamo affrontato sfide che ci hanno reso più forti e uniti.
In questi anni, abbiamo imparato a volerci bene in modo profondo, a comprendere l'importanza dell'amore e della comprensione reciproca. Abbiamo costruito un futuro insieme, pianificando e sognando di realizzare i nostri obiettivi. Le nostre vacanze alla scoperta del mondo resteranno sempre nei miei ricordi come momenti preziosi di felicità e serenità.
È doloroso dover dire addio dopo tanto tempo, soprattutto per motivi che potrebbero sembrare banali agli occhi degli altri. Ma credo che sia giusto rispettare il percorso che ciascuno di noi deve intraprendere, anche se ci porta su strade diverse. Anche se non saremo più insieme, tu resterai sempre nel mio cuore come il mio primo grande amore, colui che mi ha insegnato tanto sull'amore e sulla vita.
Ti auguro tutto il bene del mondo, ovunque tu vada e qualunque cosa tu faccia. Che tu possa trovare la felicità e la realizzazione personale che meriti. Sarò sempre qui, a ricordare con affetto i momenti felici che abbiamo condiviso e a serbare nel mio cuore il ricordo di quello che siamo stati. "Buona fortuna amore nel viaggio che farai, buona fortuna amore ovunque tu sarai."
Con sincero affetto,
Stefania
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