#seimila
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primepaginequotidiani · 9 days ago
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PRIMA PAGINA Alto Adige di Oggi mercoledì, 15 gennaio 2025
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omarfor-orchestra · 1 year ago
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Ah scusami, mi riferivo al tuo post su elisa e le frecciatine
Grazie
No problemi tra loro no è solo che penso non sappiano nemmeno loro il motivo per cui abbiano cacciato metà cast e si ritengono un po' "miracolate". La frecciatina era verso la produzione o chiunque abbia preso sta decisione
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architetturacannibale · 1 year ago
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walking around milan with a bag comically filled to the max with pads rn
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sara-smind · 12 days ago
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doblondoro · 2 years ago
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abr · 2 months ago
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Se la natura fosse benevola accogliente e sicura, l'uomo non avrebbe speso seimila anni a costruirsi case per starne fuori. - Oscar Wilde
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raccontidialiantis · 2 months ago
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Agadir
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"Te le vorrei scrivere addosso, sulla schiena, sul culo, intorno ai seni, lungo i fianchi, tutte quelle parole che non riesco a dirti quando mi stai davanti."  (Luigi Mancini)
www.malikahajer.tumblr.com
Dopo aver passato un brutto periodo con parte del personale in cassa integrazione e altri di noi invece in alternativa obbligati a fare lavoro part-time, grazie a un notevole sforzo collettivo comune, a scelte sagge e lungimiranti dell’Amministratore Delegato e della Direzione Generale, la nostra piccola azienda, formata da circa trecento unità in tutto, negli ultimi anni ha ripreso decisamente quota.
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La primavera di quattro anni fa, a revisione dei conti e del bilancio avvenuta, s’è visto che eravamo passati finalmente in attivo e anche di molto. Quindi sarebbe presto partito un piano di espansione. Hanno comunicato che avrebbero assunto altro personale, aperto delle filiali all’estero e ci sarebbero state comunque nuove prospettive per tutti. Personalmente io ho la fortuna di lavorare da sempre con Carlo: uno dei dirigenti più quotati e professionalmente proattivi e produttivi.
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Mi ha assunta lui quindici anni fa e mi ha fatta crescere molto, professionalmente e umanamente. Per dare un’ulteriore motivazione al personale, con l’estate a seguire a tutti noi fu corrisposta una corposa gratifica: un premio di produzione variabile tra tremila e seimila euro, a seconda dell’inquadramento nella scala organizzativa. Inoltre, una piccola rappresentanza aziendale di due o tre unità, tra manager e collaboratori per ogni ramo aziendale, diciotto persone in totale, fu spedita ad Agadir, Marocco.
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Motivazione: workshop d'aggiornamento su nuovi prodotti e tecniche di vendita innovative. Il luogo fu scelto scelto apposta dalla DG per spronare, motivare e ovviamente premiare. Al mio capo, incluso anche lui nel gruppetto, fu chiesto di selezionare una persona di sua fiducia e lui scelse me. Non stavo nella pelle. Due settimane di corso, con impegno limitato al solo mattino e dopo pranzo mare, sole e riposo. Incredibile! E poi con Carlo: il mio mentore, una pasta d’uomo!
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Ne avevo proprio bisogno. Anche perché mio marito Raimondo e i suoi colleghi, nel loro posto di lavoro in pericolo da anni, nel tempo hanno dovuto subire dapprima tagli dolorosi e alla fine una cassa integrazione a termine, conclusasi con la perdita definitiva del posto. Era quindi di fatto confinato in casa da diversi mesi. Sempre di umore nero e nervosissimo. Spediva curriculum a destra e a manca, ma senza risultato. C’era sempre tensione, grazie ai soldi che scarseggiavano.
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Suoi lavoretti qui e là, ogni tanto lo facevano tornare orgoglioso e sorridente. Per qualche ora. Logicamente facevamo economia su tutto: si spaccava il centesimo. Più nessuna tenerezza tra coniugi. Sesso praticamente azzerato. Fine di ogni suo tentativo di seduzione nei miei confronti. I suoi approcci erano infatti conditi solo di sarcasmo e si finiva sempre col discutere. Masticavo amaro. La sua cattiveria, la frustrazione quotidiana veniva a sera regolarmente sfogata su di me. La mia femminilità era sempre e regolarmente mortificata.
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Comunque, almeno in ufficio raccattavo ancora qualche sorriso o complimento e quando succedeva era acqua fresca versata su un cuore femminile inaridito e assetato di apprezzamento. Però a settembre dello stesso anno…  il corso d'aggiornamento in Marocco! Che bello: viaggio in aereo, sistemazione mia e di Carlo in camere attigue e finalmente uno stacco totale dall’atmosfera familiare più cupa mai sperimentata in oltre dieci anni di matrimonio.
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A mio figlio e alla casa per quindici giorni avrebbe pensato Raimondo. Tutta la prima settimana fu un vero sogno, persino troppo bello per essere vero. Con il mio capo, al mattino si seguiva con scrupolo il corso, si prendevano appunti. Poi pranzavamo e al pomeriggio correvamo immediatamente a rosolarci al sole rovente del Marocco. In spiaggia si scherzava, si nuotava, si andava al largo in barca. Immersioni in un mare blu e pieno di pesci multicolore. Un vero sogno. Finalmente da Carlo era uscito fuori il suo lato più umano, allegro e gentile. Lo stimavo e lo apprezzavo, sebbene avesse circa vent’anni più di me. E poi era un bel fusto, oggettivamente.
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In segreto avrei desiderato mille volte di più avere lui come marito, invece di quel musone che mi stava ormai esasperando l’esistenza. Ma la realtà è quella che è. Intanto mi godevo lo stacco. Al venerdì sera della prima settimana, dopo cena, esausta me ne tornai in camera. Verso le dieci già dormivo, ma Carlo bussò. Insolito: non s’era mai permesso. Pensai: “avrà bisogno di un’Aspirina o di ago e filo” ma come entrò già mi sentii inquieta. Infatti indossava l'accappatoio. Era anche un po’ brillo. Si sedette sul bordo del letto e mi confessò che s’era separato dalla moglie da circa cinque mesi.
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Non l’aveva mai detto a nessuno e non voleva si sapesse in giro. Ma che comunque lui aveva le sue esigenze di uomo, che si facevano ogni giorno più pressanti. Il cuore mi batteva forte: ero terrorizzata e non sapevo cosa fare. Non volevo ferirlo, chiedendogli di uscire fuori, magari fraintendendo ciò che stava cercando di dirmi. Ascoltavo lo sviluppo del suo discorso. La mia bocca era asciutta. Continuò dicendomi che sapevo bene quanto m’avesse aiutata negli anni, che lui era a conoscenza delle difficoltà sia economiche che coniugali che stavo affrontando e che quindi potevamo forse aiutarci a vicenda con reciproco vantaggio. Stava arrivando al nocciolo…
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Mi confessò che dal primo pomeriggio di lunedì, giorno in cui mi aveva vista in bikini al mare, era rimasto fortemente colpito dalla mia bellezza folgorante, dal profumo della mia pelle, e poi la mia bocca ormai lo ossessionava. Disse che se fossi stata generosa e aperta con lui mi avrebbe fatto salire entro l’anno di un livello categoriale, cosa che avrebbe comportato un aumento salariale in busta paga di oltre trecento euro lorde e l’anno dopo, se fosse stato contento della mia “fedeltà” m’avrebbe premiata con un corposo assegno mensile di “maggiori prestazioni.” Si trattava a suo dire di circa novecento euro lorde in totale!
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Come finì di parlare s’alzò e aprì l’accappatoio. Mi venne vicino completamente nudo, mostrandomi la sua erezione totale. Era inequivocabile: mi voleva. Si sedette nuovamente sul bordo del letto e mi fece cenno di venire tra le sue cosce allargate e inginocchiarmi. Aggiunse che se mi fossi rifiutata ne avrei avuto tutto il diritto, per carità. Che lui non obbligava nessuno… ma che probabilmente, parlando molto chiaro, questo avrebbe segnato la fine della mia carriera e l’inclusione sicura in una lista nera di “sfaccendati” da liquidare alla prima occasione…
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Non ebbi il coraggio di parlare e in silenzio obbedii. Ero incazzata nera, ma allo stesso tempo anche lusingata e onestamente confesso che un po' anche io lo desideravo. Mi inginocchiai, aprii la bocca e la feci riposare sul suo glande per circa trenta secondi, in cui cercai di trovare da qualche parte della saliva residua, per lavorarlo come si deve. Poi iniziai a succhiare e a farmelo entrare. Succhiavo sempre più forte. Lui inziò a gemere: “ooooh… femmina benedetta… finalmente… sapevo che avresti capito… brava, brava….” Erano secoli che mio marito non mi toccava. Anche se sotto ricatto, avevo proprio il bisogno fisico di succhiare un bel cazzo.
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Mi ricordavo i “basics” e tra le lacrime, fra la gratitudine e la rabbia, rassegnata pian piano lo feci accomodare meglio che potevo nel mio cavo orofaringeo. Svolsi la pratica con competente e diligente freddezza, sebbene dentro bruciassi di rabbia e umiliazione. Venne in maniera esagerata: pretese che ingoiassi tutto. Fortunatamente era di sapore gradevole, al mio palato. Alla fine devo dire che… si: la sua sborra mi piaceva proprio! Saranno stati tutti i dolci che mangiavamo ogni giorno. Era molto che non stava con una donna, mi disse. Mi stese per terra a pancia in giù con un cuscino sotto il bacino, mi allargò le cosce e con fare deciso, senza delicatezze, mi penetrò la vulva. Serrai le mascelle mentre schiumavo rabbia. Ma pensavo all'aumento di stipendio. Entrò facendomi molto male, perché comunque non ero certo lubrificata e piena di libidine per lui.
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Pian piano, purché finisse presto, mi adattai ai suoi movimenti e iniziai inevitabilmente a collaborare, ad agevolare la sua penetrazione. Involontariamente iniziai a godere di quel notevole uccello nella fica che pretendeva amore e prepotente accettazione. Venni da pazzi e mentre venivo gli accarezzai i testicoli dolcemente, inarcando la schiena per raggiungerli. Gli chiesi con voce flautata e dolce di spingere di più. A sentirmi ammansita e domata, Carlo intensificò le sue spinte e alla fine uscì dalla mia fica, inondandomi di sborra la schiena. Avevo goduto come una porca, con lui nudo sulla schiena e dentro di me! Incredibile! Ero incazzata nera ma anche sessualmente soddisfatta. Poi, con ovvio imbarazzo lui si alzò e indossò nuovamente l’accappatoio. A occhi bassi, senza guardarmi in viso, mi lasciò come una cosa buttata lì sul tappeto della stanza e se ne andò.
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Piansi a dirotto: ero incazzata con me stessa e mi sentivo in colpa. Soprattutto perché non avevo saputo oppormi e poi perché m'era proprio piaciuto: sia nel prenderlo in bocca che mentre mi rompeva la fica: coi minuti che passavano, in entrambe le situazioni avevo provato puro godimento. Moltissimo. Mi ero sentita nuovamente desiderata, apprezzata come femmina fonte di piacere sessuale per un uomo e non sapevo più cosa fare, cosa pensare. Denunciare la cosa avrebbe fatto scoppiare uno scandalo, che di sicuro si sarebbe ripercosso negativamente su tutta l’azienda. Mi avrebbero odiata: per tutti sarei stata di sicuro io la puttana provocatrice. Avrebbe significato certamente perdere il mio lavoro a breve termine.
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Tacere e adattarmi invece avrebbe comportato una mia totale sottomissione a Carlo, ma per la mia famiglia alla fine solo dei vantaggi. E del mio lavoro avevamo assoluto bisogno. Tra la rabbia e i dubbi, alla fine mi addormentai. Sognai che Carlo mi prendeva, ma nel sogno non ero imbarazzata, anzi: lo desideravo. Mi sorpresi nel mio dormiveglia tormentato a provocarlo con vestiti sexy e un atteggiamento civettuolo e malizioso, a volerlo dentro. E incredibilmente, pur standomene rilassata a letto, con la fica che mi bruciava ancora, sentivo fisicamente il mio ano contrarsi e desiderare il suo cazzo, in modo inequivocabile.
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Verso l’una mi alzai, andai in bagno e pensando a lui mi infilai il manico della spazzola nel culo, mentre mi davo piacere da sola sgrillettandomi la fica. Mi accorsi mio malgrado che non pensavo ad altro che a Carlo! Ma finalmente mi placai e potetti dormire. Lo pensavo intensamente e lo desideravo, soprattutto in culo. Il mattino dopo era sabato; a colazione lui non scese. Me ne andai in spiaggia: neanche lì si fece vedere. Passai la mattinata cercando di essere il più normale possibile, ciarlando con i colleghi: spettegolai come al solito e presi il sole. A pranzo mangiai un’insalata e bevvi un’aranciata. Scambiai solo due chiacchiere rapide con i commensali e subito me ne tornai in camera.
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Non riuscendo a riposare, per il nervosismo e l’eccitazione della novità, né a leggere qualcosa, mi risolsi verso le due ad andare a trovarlo in camera. Bussai e lui mi aprì, ancora in pigiama leggero di raso. Sempre restando a occhi bassi, iniziò dicendomi che si scusava tantissimo. Che l’alcool la sera prima gli aveva completamente offuscato la ragione e mi pregava di dimenticare tutto, se potevo. Si vergognava da morire e mi si inginocchiò davanti, abbracciandomi le gambe a occhi chiusi e inalando il profumo della mia pelle cosparsa di crema profumata. Mi stava adorando e si stava umiliando! Carlo: l’uomo più orgoglioso ma generoso, combattivo e a suo modo dolce e pieno di sé che abbia mai conosciuto, adesso era psicologicamente ai miei piedi! Finalmente!
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Francamente, ero entrata per dirgliene comunque quattro e poi ero sicura che sarei andata avanti a braccio, a strillare che non poteva trattarmi così, che ero una persona piena di dignità, che avevo una famiglia e i miei diritti di donna. Però, lì per lì mi venne solo da accarezzargli la testa. Ero bellissima e fiera, in costume e pareo. Dopo le sue scuse quindi, mi venne spontaneo solo di girarmi e andarmene. Stava soffrendo ed era vero. Lo conoscevo bene, ormai. Però sul letto in camera mia mi sentivo inquieta: la mamma che era in me provava un assoluto e urgente bisogno di perdonarlo.
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La femmina a digiuno da tempo di attenzioni invece era lusingata dal suo desiderio per il mio corpo e continuava a chiedere il suo sesso. Con insistenza. Non resistetti. Era ufficiale: lo volevo da impazzire. Tornai da lui. Mi guardò come se aspettasse una sentenza, ma io invece mi girai di schiena e mi tolsi il costume. Restando completamente nuda, mi inginocchiai spalle a terra e culo altissimo, cosce ben aperte. Gli dissi solo:
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-sfondami il culo, Carlo. Sarò tua quando mi vorrai, d’ora in poi, se proprio mi desideri così tanto. Ma in segreto e con tutte le cautele del caso. E non dovrà mai saperlo nessuno. Chiaro?
Sorrideva e piangeva, mi disse solo:
-grazie, grazie, mio dolcissimo tesoro: vedrai, sarò un amante discreto e focoso. Ti piacerà e ne avrai solo grandi vantaggi…  sai, ti desidero molto e…
ma io:
-basta chiacchiere: t’ho già perdonato e ti imploro solo di sfondarmi, dai che ti voglio…
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Mi prese dolcemente. Fu un vero signore, stavolta. Si inginocchiò e mi ammirò a lungo. Sentivo che mi mangiava con gli occhi, nuda davanti a lui e desiderosa. Quindi iniziò. Dapprima mi inumidì, leccandomi per un po’ prima la fica e dopo molto a lungo il buco del culo. Era abbastanza chiaro cosa volesse provare, del mio corpo. Ero impaziente e glielo facevo capire, contraendo e rilassando l’ano di seguito. Non ne potevo più: lo volevo da morire. Gemevo.
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Quando mi entrò in culo, esclamai un: “oooooh… finalmente, amore mio…” capii finalmente che lo avevo sempre segretamente amato e che ormai sarei stata la sua puttana felice da quel momento in poi. Mi cavalcò e mi sfondò per un sacco di tempo. Era contento come un bambino. Mi baciava la schiena, il collo, le spalle e continuava a ringraziarmi, a dirmi che ero una femmina bellissima, che il suo cazzo mi reclamava in segreto da sempre. Moltissimo.
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Mi stuzzicava i capezzoli, tenendo le mani a coppa sul seno, intanto che mi cavalcava. Mentre lui si dava da fare, venni due volte di culo: non m’era mai successo prima. Poi con fermezza mi girò. Mi baciò con intensità. Era innamorato pazzo. Mi prese e portò sul letto, mi sdraiò sulla schiena. Mi scopò con amore e gioia reciproca. Aveva un ottimo arnese. Ed era inesauribile: aveva un uccello grosso e per giunta duro come il marmo, per essere un quasi sessantenne. Non sapendo se prendevo precauzioni, al momento opportuno lo tirò ancora una volta fuori e mi sborrò sul ventre e sulle tette una notevole quantità di seme.
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Scoprii che anche questo suo gesto mi piaceva! Poi col glande prese a titillarmi i capezzoli. Con notevole e reciproca soddisfazione. Giocammo, scherzammo come dei ragazzini, ridemmo e parlammo. Gli dissi comunque che avevo la spirale e che quindi poteva venirmi dentro liscio. Anzi, lo avrei gradito molto perché sarebbe stato un suo segno di gran desiderio di intimità con me. Gli confessai che ero stata molto colpita dal fatto che tra le tante belle ragazze sulla spiaggia lui comunque fosse stato interessato soltanto alle mie tette e al mio culo! M’ero accorta infatti che guardava solo me! Mi baciò appassionatamente e riprendemmo a scopare.
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Ci baciavamo come due innamorati. Al momento opportuno mi accorsi che stava nuovamente venendo e gli dissi: “sai, ho cambiato idea. Quando vieni, ricoprimi nuovamente di sborra il ventre e il seno. Mi piace, quando mi oltraggi così. Trattami come la tua troia da quattro soldi, mancami di rispetto. Poi stasera dopocena ordinami nuovamente di succhiarti il cazzo e ingoiare. Vedrai che sarà tutt’un altro godere. La mia lingua è capace di veri miracoli, se mi ci metto. Ti farò felice. Per tutto il weekend e la settimana restante, voglio passare la notte sempre nel tuo letto: a succhiarti il cazzo, masturbarti, leccarti le palle e l’ano e a farmi sfondare come e quanto tu vorrai.”
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Così, piena di vergogna interiore, passai comunque forse la settimana più peccaminosa ma più bella della mia vita. Carlo fu di parola: dopo tre mesi ebbi un livello categoriale e l’anno dopo un aumento per “maggiori prestazioni”. Con grande scorno delle colleghe, che mi guardano tuttora con occhi taglienti. Soprattutto di quelle che si erano dichiaratamente offerte a lui senza che però Carlo neppure le prendesse in considerazione. So che tra loro mi chiamano “la troia del Capo” ma non mi interessa minimamente. Scopiamo regolarmente e io lo ingoio sempre di gusto: spesso a pranzo ci chiudiamo in ufficio e lo spompino rapidamente. Eravamo e siamo comunque molto discreti. Non lasciamo mai tracce evidenti.
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Mio marito da circa due anni ha iniziato un lavoro in proprio come rappresentante di infissi ed è spesso fuori casa per alcuni giorni. Non mi manca, però. Quando ha voglia, lo faccio scopare ovviamente, mi faccio inculare e mi fingo innamoratissima. Sono un’attrice nata. Tutte noi donne lo siamo! Lo accarezzo, me lo bacio, lo confondo col profumo e il gusto della mia fica sulla sua bocca. Me la faccio leccare a lungo, da lui. Ma la felicità per me ormai è solo il cazzo del mio capo Carlo: quando mi riempie o mi copre di sborra, io godo veramente come una troia professionista. Tra due amanti consenzienti, nulla è peccato e tutto è assolutamente benedetto in cielo dalla passione.
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RDA
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vintagebiker43 · 7 months ago
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La consigliera regionale di Fratelli d’Italia Evangelisti dice che i ministri del governo Meloni sono talmente bravi che non vengono in Romagna dagli alluvionati, perché non vogliono fare passerelle.
Risponda allora a due semplici domande:
1. Perché da Meloni all’ultimo dei ministri del suo governo vennero in presenza un anno fa a promettere il 100% di rimborso dei danni? Quelle non erano, usando il suo metro di giudizio, passerelle?
2. Indipendentemente dalle passerelle, perché non risarciscono al 100% i danni degli alluvionati, come promesso? E soprattutto, lei consigliera è contenta che il massimo che verrà risarcito saranno seimila euro, quindi smentendo ogni promessa?
@Stefano Bonaccini
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crazy-so-na-sega · 6 months ago
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E poi, la Giustizia, è una bella parola, la Giustizia, questi seimila anni di errori giudiziari! Dopo tutto, è la giustizia che ha condannato Socrate, Gesù Cristo e Andrea Chénier [...]
Robert Brasillach
Lettera ad un soldato della classe '40
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lunamagicablu · 2 years ago
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“Da più di seimila anni la guerra piace ai popoli litigiosi. E Dio perde il suo tempo a fare le stelle e i fiori.” Victor Hugo photo by Nico Rinaldi **************************** “For more than six thousand years war has pleased quarrelsome peoples. And God wastes his time making stars and flowers.” Victor Hugo photo by Nico Rinaldi 
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fashionbooksmilano · 1 year ago
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Curve e Biondi Riccioli Viennesi
Mobili in Faggio curvato da Michael Thonet ad Antonio Volpe
Giovanni e Chiara Renzi
SilvanaEditoriale, Cinisello Balsamo 2000, 320 pagine, 24x30cm, ISBN 9788882151973
euro 60,00
email if you want to buy [email protected]
Quando attorno al 1830 Michael Thonet cominciò la produzione di mobili utilizzando, almeno per l’abbellimento di singole parti, il metodo di curvatura del legno per mezzo del vapore, si avviò un nuovo stile di lavorazione del legno, che incontrò presto il gusto di molti e la cui diffusione rappresentò in seguito un fenomeno di portata mondiale, in particolare fra la fine dell’Ottocento e la prima metà del Novecento. Nel volume viene ripercorsa l’avventura imprenditoriale di Thonet, che trasformerà il suo primo piccolo laboratorio di falegnameria in un’azienda costituita da circa seimila uomini operanti in quattro fabbriche e ventidue negozi e che conquisterà il mercato grazie alla continua ricerca della limitazione dei costi di produzione, in modo di offrire prodotti di qualità a un numero sempre più vasto di consumatori. Come testimoniano queste pagine, la storia gli diede ragione.
22/12/23
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anchesetuttinoino · 9 months ago
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Su Linkiesta Carlo Panella scrive: «I media ne fanno appena cenno, ma in realtà è enorme lo sforzo messo in atto dall’esercito israeliano per dislocare la popolazione di Rafah dai quartieri che intende colpire perché sovrastano la rete di tunnel in cui si trovano quattro brigate di Hamas armate di tutto punto e i superstiti tra i centotrenta ostaggi israeliani ancora detenuti in spregio a tutte le leggi umanitarie e di guerra. È questo impegno capillare e organizzato la prova che Israele a Gaza non solo non commette un genocidio contro i palestinesi, ma anche che non commette crimini di guerra. Mai nessun altro esercito ha avuto questo impegno a favore della popolazione civile durante un’operazione militare. Men che meno la coalizione, di cui facevano parte gli Stati Uniti, il Canada e i paesi europei e arabi, che nel 2014 e 2015 assieme alla Russia, per sconfiggere l’Isis, ha bombardato Mosul e le altre città irachene e siriane con seimila bombardamenti aerei facendo ottantamila vittime di cui nessuno oggi si ricorda. Allora nessuna protesta dell’Onu, nessuna università occupata per fermare il "genocidio" della popolazione civile irachena e siriana massacrata dall’aria e da terra dalla Coalizione anti Califfato. La ragione della mancata indignazione internazionale per l’anteprima di quanto oggi è costretto a fare Israele per contrastare la ferocia di Hamas è chiara. A bombardare e a produrre enormi "danni collaterali" tra la popolazione civile in Siria e Iraq non erano israeliani, non erano ebrei».
La posizione di Joe Biden sul conflitto in corso a Gaza non è chiara: da una parte sostiene che sia necessario un vero stato palestinese, dall’altra spiega come questo nuovo stato sia impossibile finché Hamas domina su Gaza, poi chiede a Israele di rinunciare all’obiettivo di combattere Hamas affidandosi alle trattative che Washington è in grado di organizzare per emarginare i terroristi protagonisti del 7 ottobre. Il problema è che questa amministrazione Biden ha già chiesto a iracheni anti-Teheran, siriani anti-Assad, ai curdi, agli afghani anti-talebani e innanzi tutto agli ucraini di affidarsi alla deterrenza americana per evitare esiti tragici, e i risultati sono di queste promesse sono ben evidenti a tutti. Alla fine questa Casa Bianca di fatto ha finito per usare il suo potere di deterrenza quasi più verso i propri alleati, che verso i nemici. Naturalmente è ben presente a tutti il carattere particolarmente pericoloso della guerra a Gaza, ma dai pericoli si esce solo guardandoli in faccia non con imbrogli conditi da promesse farlocche che finiscono solo per danneggiare chi “si affida” a Biden.
via tempi.it
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alessiaauriemma · 7 months ago
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A volte uno crede che ci siano cammini non tracciati, destini non disegnati.
Le farfalle monarca compiono un viaggio di seimila chilometri che le porta dal Nordamerica al Messico.
Ma le farfalle, lo sappiamo, sono destinate a morire in pochi giorni, perché effimera è la loro esistenza. Eppure arrivano a milioni e migrano di generazione in generazione.
Durante il viaggio si accoppiano e le nuove nate, per quasi cinque generazioni, proseguono verso la meta, come se sapessero esattamente dove andare, come se la loro strada fosse segnata o tracciata.
Se il nostro destino è mutevole ed in continuo cambiamento e ne siamo noi gli artefici, sono sempre più convinta che i cambiamenti che sperimentiamo mantengono sempre il richiamo di qualcosa di antico ed immutevole che risiede nella nostra anima.
E che, in questa unica e breve vita, solo un po' più lunga di quella di una farfalla, cerchiamo di raggiungerlo per toccarci profondamente e poter dire "il viaggio ne è valsa la pena".
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abr · 3 months ago
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«In Israele non accettano che venga usata la parola massacro (per i palestinesi a Gaza). Ammettono che molte volte è stata usata una forza eccessiva. Ma pensano che "massacro" sia quando vai a far fuori la gente per il gusto d’ucciderla, mentre tutti sono d’accordo sul fatto che l’Idf stia facendo un’operazione per eliminare Hamas.
E che Hamas stia in mezzo ai civili, nelle scuole, negli ospedali. Che li usi come scudi umani. I morti sono tantissimi e purtroppo ci sono bambini innocenti. Ma nel complesso, quanti sono davvero i civili? Una gran parte sono combattenti di Hamas. La gente s’arrabbia coi media in Europa quando vedono che prendono come verità assolute le versioni e le cifre date da Hamas. (...)
Nelle altre guerre di Gaza, parte dell’opinione pubblica ha protestato per i troppi morti. Ma stavolta, quando han visto che seimila gazawi hanno partecipato alle torture nei kibbutz, gli israeliani han cambiato visione. (...) L’idea è che nessun israeliano abbia cercato questa guerra. (T)utti questi palestinesi uccisi saranno un tema che tornerà a interrogare le coscienze fra un anno, forse due. Adesso no, è troppo presto. Quando sei convinto di batterti per sopravvivere, non riesci a pensare al benessere del tuo nemico».
D.Bettini via https://www.corriere.it/esteri/24_ottobre_28/bettini-attacco-iran-ea981864-42e3-43f7-a89a-0c7578e16xlk.shtml?refresh_ce
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armandoandrea2 · 1 year ago
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10 febbraio: è il “Giorno del Ricordo”, dei quasi ventimila italiani torturati, assassinati e gettati nelle foibe dalle milizie della Jugoslavia di Tito alla fine della seconda guerra mondiale. 
Le uccisioni avvenivano in maniera spaventosamente crudele. I condannati venivano legati l’un l’altro con un lungo fil di ferro stretto ai polsi, e schierati sugli argini delle foibe. Quindi si apriva il fuoco trapassando, a raffiche di mitra, non tutto il gruppo, ma soltanto i primi tre o quattro della catena, i quali, precipitando nell’abisso, morti o gravemente feriti, trascinavano con sé gli altri sventurati, condannati così a sopravvivere per giorni sui fondali delle voragini, sui cadaveri dei loro compagni, tra sofferenze inimmaginabili. Soltanto nella zona triestina, seimila sventurati furono gettati nella foiba di Basovizza e nelle altre foibe del Carso.
I massacri delle foibe e l’esodo dalmata-giuliano sono una pagina di Storia che per molti anni l’Italia ha voluto dimenticare. 
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donaruz · 2 years ago
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La grande occasione.
È sbagliata la data di quasi dieci anni, come un candeggio impreciso sul colore dei panni,
No, non era a dicembre di un anno maldestro ma in un giorno preciso di quest’anno funesto.
Lo dicevano i Maya che il tempo è rotondo e domenica sera c’è la fine del mondo.
Sarà un botto improvviso? sarà un urlo di vita? Io spero soltanto non ci sia la partita
Che sarebbe un peccato non vederla finire, con il triplice fischio non possiamo morire.
Vorrei guardare lo show ma seduto là in fondo, quanto costa il biglietto per la fine del mondo?
Ci dobbiamo sbrigare, annullare gli impegni, son saltati i discorsi, i comizi e i convegni,
è l’evento assoluto, questo è l’atto finale, molto più di Sanremo e di Babbo Natale,
il mio bar sotto casa non ha perso un secondo e prepara i mojto per la fine del mondo.
C’è chi ha già pagato per poterla vedere, la diretta su facebook mentre tutto succede,
gli influencer su instagram hanno ore contate, ma col pianeta che esplode fanno soldi a palate
e su Twitter da mesi hanno l’hastag già pronto, questa sera in tendenza c’è la fine del mondo.
E ne parlano tutti, anche in televisione, sarà l’apocalisse ma in mondovisione
E c’è un telefono nuovo con i pixel a milioni, è uscito a febbraio in duemila versioni,
ci faremo le foto, sceglieremo lo sfondo, testimoni oculari della fine del mondo
Ci saranno concerti in qualunque nazione, paghi solo l’ingresso senza consumazione,
sulla muraglia cinese c’è una gran fiaccolata e una messa a San Pietro per Maria immacolata
l’indulgenza plenaria è al 50 di sconto, c’è il black friday in Paradiso per la fine del mondo.
Ci son già le magliette con la scritta “È la fine” te le vende Versace per seimila sterline,
E se indossi le Geox l’universo ti ammira, morirai rilassato mentre il piede respira,
non vestirti di stracci tu non sei un vagabondo, va di moda il griffato per la fine del mondo.
I mercati globali han subito flessioni, l’armageddon in borsa fa crollare le azioni
Mentre gli economisti ribadiscono in coro, con l’estinzione totale sale il prezzo dell’oro
Se sei furbo puoi farci un miliardo rotondo, non è che capita spesso una fine del mondo.
Ma c’è chi non si rassegna e rovina la festa, tutta gente frustrata e anche fuori di testa
Questi vivono ancora con principi e ideali, che non hanno tik tok o altri canali,
l’onestà per ‘sti stronzi è un valore profondo, sono i rompicoglioni della fine del mondo.
Francesco Lollerini 🖋
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