#sedia a dondolo
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designmiss · 12 years ago
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Rockid Cradle and Rocking Chair in One https://www.design-miss.com/rockid-cradle-and-rocking-chair-in-one/ Gli olandesi di Ontwerpduo hanno realizzato Rockid Cradle and Rocking Chair in One, una sedia a dondolo unita a una culla, ideale per far addormentare facilmente i bambini. Disponibile in differenti colori. Via inthralld.com
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amespeciale · 1 year ago
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Ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fin dall'inizio, fino alla fine,
mi invito alla passeggiata
tra le stradine di collina
sciolgo i nervi a colpi di tramonti
tolgo il nervoso tra i grani mietuti
e cammino
con le mani in tasca
perché nessuno deve vedere
come dirigo l'orchestra silenziosa
del vento che mi porto dentro
ogni tanto mi salvo da solo
non esco
resto a casa
a far vedere al camino
di quante castagne sono capace
a far vedere alla sedia a dondolo
quanti libri mangio in una notte
a far capire a me stesso
che anche soli
si può essere tutto il resto
ogni tanto mi salvo
prendendomi con calma
mollo la presa
delle cose che tengo stretto
e lascio andare
chi decide di allontanarsi troppo
e mi avvicino
alle cose che tendono
a venirmi incontro
ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fino a che la malinconia non finisce il turno di notte,
fino a che la gioia non attacca come la neve convinta
fino a che non inizio a rispondere
alle domande che mi faccio
-dove stai andando?
-non lo so!
-sei felice?
-è capitato!
-puoi farcela?
-ci provo!
ogni tanto mi salvo
che non mi importa dove vanno gli altri,
io rimango con me.
Gio Evan
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intotheclash · 11 months ago
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L'inizio
“A poco a poco devi creare intorno a te una nebbia; devi cancellare tutto ciò che ti circonda, finché non si possa dare più nulla per scontato, finché più nulla è certo o reale…”
Questa frase, giunta chissà da dove, gli trapanò la testa in un nanosecondo e invase il suo cervello a ranghi compatti, come una falange dell’antica Roma.
Fortunatamente il foro prodotto permise anche alla musica, che proveniva dal potente impianto stereo poggiato sulla libreria, di entrare e ricamarsi il suo spazio, con un subitaneo effetto benefico.
“C’è un tempo per andare dritti giù all’inferno, c’è un tempo per tornare a saldare il conto…”
La musica e le parole che gli fecero drizzare i peli delle braccia e allargare il cuore, erano quelle della Gang, uno dei suoi gruppi preferiti. Il migliore nella vasta costellazione delle band italiane. Li aveva sempre amati, fin dal loro esordio, oramai molti anni prima. Li aveva ascoltati crescere, passo dopo passo, aveva approvato e condiviso senza riserve la scelta di passare dall’inglese all’italiano per la scrittura dei testi, anche se, lo sapeva con certezza, non sarebbero comunque mai arrivati a tutti con la dovuta forza. Peccato. E peccato anche non averli mai incontrati di persona. Chissà, forse le cose sarebbero potute andare diversamente. Chissà!
“Quando un uomo decide di fare una determinata cosa, deve andare fino in fondo, ma deve prendersi la responsabilità di quello che fa. Qualunque cosa faccia, deve prima sapere perché lo fa e poi deve andare avanti con le sue azioni senza dubbi o rimorsi…”
Queste invece erano le parole del Libro. Dischi e libri insieme. Mescolati tra loro, impastati col suo stesso sangue, a formare un unico corpo con la consistenza del cemento armato e l’elasticità di una tela di ragno.
A ciò stava pensando l’uomo intento a radersi, ben piantato di fronte allo specchio del bagno. E radersi, per lui, non era una semplice operazione quotidiana di pulizia, che so, come lavarsi i denti o farsi la doccia,ma un vero e proprio momento catartico, una pulizia, vero, ma quasi più interiore che esteriore. Del resto anche la stanza da bagno somigliava più ad un luogo di meditazione e purificazione, piuttosto che al luogo che tutti conosciamo e vogliamo che rimanga. Era amplissima e luminosa, bianca, completamente bianca, muri, maioliche, sanitari, cornice dello specchio e la lunga mensola che correva su tre lati delle pareti: tutto rigorosamente bianco. Le uniche concessioni al colore e che davano carattere al luogo erano: la sedia a dondolo in bambù ed una stampa raffigurante l’Urlo di Munch; poste una di fronte all’altra.
“Bruciami l’anima, fammi ridere il sangue nel cuore, bruciami l’anima…”
Questo era il disco.
“C’è di male che una volta che ti conoscono, tu sei una cosa data per scontata e, da quel momento in avanti, non sarai più capace di rompere i legami dei loro pensieri. Io personalmente amo la libertà ultima di essere sconosciuto…”
Questo invece era il libro.
“E passala sta cazzo de palla, Salvato'! E’ vero che l’hai portata tu, ma ci dobbiamo giocare tutti! Cazzo!”
Questa era una voce nuova! E non proveniva né dal libro, né dal disco.
L’uomo terminò di radersi, si risciacquò il viso con abbondante acqua fresca e si affacciò sul vicolo sottostante. Un gruppo di una decina di ragazzini stava giocando al calcio in strada. Era una partita vera, cinque contro cinque, chi arriva prima ai dieci goal segnati, e i maglioni gettati in terra erano le porte regolamentari. La scena lo commosse e lo riportò indietro nel tempo, in un’altra galassia. Anche lui, secoli prima, era stato uno di quei monelli e si era battuto come un leone con i suoi coetanei, nei vicoli del suo paese, così simili a quelle vie della vecchia Roma che, in senso lato, erano diventate la sua nuova dimora.
Ma non aveva tempo per affogare nel miele dei ricordi. Con uno schiocco della lingua li ricacciò indietro e tornò alle sue faccende. Ammirò per l’ultima volta allo specchio il suo lavoro, approvò con un accenno di sorriso il disegno perfetto del pizzetto e si passò ripetutamente il palmo della mano sui corti capelli neri a spazzola. Gli sarebbe piaciuto rasarli a zero, lo aveva anche fatto tempo prima, molto tempo prima, ma si era accorto che dava troppo nell’occhio. Troppe persone lo notavano e non poteva permetterselo; così aveva optato per quel taglio anonimo.
Era vero che, negli ultimi due o tre anni, i pelati erano tornati di moda ed erano cresciuti in maniera esponenziale. E anche se le teste rasate erano ancora ben lungi dal raggiungere il numero delle teste di cazzo, si poteva tranquillamente affermare che la forbice si era ristretta.
Andò in camera ed iniziò a vestirsi. Erano le otto di sera di un bel sabato di fine settembre. L’aria era fresca e pulita e lui aveva un appuntamento cui non poteva mancare. Indossò il suo impeccabile vestito nero, comode ed eleganti scarpe di pelle, anch’esse nere, infilò la pattada sarda nella tasca interna della giacca e fece poi scivolare la sua trentotto special nella fondina ascellare perfettamente nascosta dal taglio dei suoi abiti. Infine spense la luce ed uscì in strada. Il lupo era sceso dalla montagna. La caccia era iniziata.
“Il mondo è un luogo misterioso. Specialmente al tramonto.”
Era di nuovo il libro a far udire la propria voce.
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tradimento-mortale · 2 years ago
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L’ansia è come una sedia a dondolo: ti tiene sempre in movimento, ma non ti fa avanzare di un passo
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kon-igi · 2 years ago
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PUZZOLENTI PEZZI DI PUZZLE
C’è che aveva l’amico immaginario con cui parlare e giocare e poi c’ero io che avevo l’amico immaginario con cui parlare e giocare ma era un bambino mutante del Popolo della Notte che avevo conosciuto in sogno. In un certo modo capisco la maestra che in terza o in quarta elementare chiamò il prete che mi asperse di acqua santa davanti a tutta la classe.
‘Il Sintetico più simpatico’ era l’appellativo di un personaggio (persona artificiale, per l’esattezza) che intorno ai 18 anni creai per una serie di tavole cyberpunk ambientate nel 2020. La storia ci insegna, però, che per quanto tu possa futurizzare con la fantasia, la gente che vuole l’hoverboard di Ritorno al Futuro è decisamente meno di quella che desidera una macchina con rombante motore alimentato a diossina.
Sempre da bambino, pronunciavo la parola ‘puzzle’ così come la leggevo, finché un giorno mio padre mi corresse... Si dice ‘pàsol’ - e io controbattei che no, se c’è scritto PUZZLE si dice PUZZLE sennò avrebbero scritto PASOL! E poi senti che odore cattivo di colla e carta vecchia! PUZZANO! Fu la prima vera lezione sulla dissonanza cognitiva del mondo degli adulti.
‘L’italiano deve morire!’ ho detto l’altro giorno a una persona non italiana che parlava l’italiano meglio del 70% degli italiani. E ovviamente non mi riferivo a un ostaggio in mano a una milizia straniera ma alla lingua. Nello specifico, dell’idea di lingua come immutabile fregio di superiorità nei confronti dell’altro. Siccome tra 350 milioni di anni ci sarà l’impatto del supercontinente e tra 1,5 miliardi di anni l'inclinazione assiale della Terra subirà uno spostamento fino a 90° con la devastazione totale di ogni forma di vita sulla superficie, non vedo perché perdere tempo a lagnarsi di chi usa termini come cringe o triggerare. Moriremo tutti e nel frattempo io ghosto tutti i rompicoglioni puristi in anticipo.
‘Non sono queste le cose importanti’ (o ‘Mi ci sciacquo il culo!’ se sono indispettito) è un mantra che via via sto ripetendo(mi) sempre più frequentemente: perché perdere tempo (sebbene io apprezzi grandemente chi lo fa tipo @firewalker) a spiegare alla gente che l’aggettivo SINTETICO accanto a CARNE non ha senso alcuno? Le persone vogliono sentir strillare un ipotetico maiale e credersi al sicuro nella quotidiana routine tradizionale, senza mai soffermarsi a riflettere che il vino con cui si demoliscono il fegato ha lo stesso alcol di quello che bevevano i loro nonni, tranne che questi ultimi inorridirebbero davanti ai correttori di acidità, ai solfiti e agli acceleratori di macerazione dei processi di vinificazione moderni. Sì, ok... tu che stai per lussarti il dito sul tasto del reblog il vino lo fai in modo ‘naturale’ ma cerca di capire il senso di quanto vado dicendo.
Se fosse per me, imporrei nelle scuole un’ora a settimana di addestramento a ChatGPT. E non intendo che i bambini imparino a conoscerlo ma che proprio lo addestrino con ogni minchiata che viene loro in mente. Vi prego... molto meglio che lo facciano loro piuttosto che una masnada di cinquantenni col terrore delle novità. Preferisco che il navigatore prenda il controllo della mia macchina e cominci a chiedere con tono lamentoso ‘Siamo arrivati? Siamo arrivati? Ma quando si arriva?’ rispetto ad algoritmi che girano sempre attorno a cali di peso, soldi facili e malattie immaginarie.
Per quanto io sia consapevole che questo comporterà altrettanti problemi, mi ha fatto piacere sentirmi dire da @ross-nekochan che io sono un BOOMER INVERSO cioè che invece di fossilizzarmi sulla sedia a dondolo e indicare col bastone i giovinastri moderni in modo sprezzante, al contrario mi sto aprendo sempre di più nei loro confronti. Lo so che il rischio è diventare il meme di Steve Buscemi "How do you do, fellow kids?" ma al massimo sarò considerato un bizzarro vecchietto simpatico e non quello che si lagna rabbioso che ai suoi tempi giocava a tirare sassi ai maiali e non ai videogames violenti.
E comunque @ross-nekochan, non è che le donne non facciano seppuku con la katana... nemmeno gli uomini lo fanno! La katana è troppo lunga per essere impugnata correttamente e sventrarsi in modo efficace (è lunga circa 1 metro con 70 cm di lama), perciò si usava il wakizashi, cioè la spada più corta (mezzo metro di lama) che era la ‘guardiana dell’onore’, mano sinistra sull’impugnatura, mano destra su un panno di seta avvolto attorno alla lama. Di solito la propria katana veniva consegnata a una persona fidata che, messasi dietro, avrebbe decapitato il sacrificante per evitargli disonorevoli smorfie di dolore.
Le donne, invece, facevano seppuku con il tanto (pugnale corto) e tagliandosi la gola... ma dopo essersi legate le gambe con l’obi perché sia mai che qualcuno sbirciasse sotto il kimono mentre agonizzavi.
Credo che per oggi basti così <3
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ambrenoir · 2 months ago
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Sono una donna socievole, di quelle che puoi trovare sedute in veranda, su una sedia a dondolo e con un fucile in mano.
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beevean · 1 year ago
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Still can't believe how much "rewriting in my native language then translating the rewriting" works, I hate it lmao.
Anyway. Have some Hectaly:
ENG, first draft:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Most of the days now, he lives a tranquil life, he watches Rosaly sew lace, he keeps company to the children, he even visits the village more often: word has spread among the townsfolk that he is quite apt at taking care of and training animals, and what once was reason for scorn, is now a sought quality, something that doesn’t fail to amuse Hector. He has always preferred the company of his non-human companions, but if they once used to be his safe haven out of need, now they are simply a soothing presence. [He quite enjoys being useful to others.]
ITA:
È come le onde della marea, in sincronia con la luna che cresce e cala.
La vita di Hector continua placida, e il sentiero è sempre più in discesa, a poco a poco meno scosceso. Ha imparato come aiutare Rosaly nelle sue infinite faccende: se lei insiste a prodigarsi per il prossimo, lui non la lascerà da sola. Quando i bambini del villaggio le portano miele e fragole per ringraziarla per il suo duro lavoro da parte dei genitori, Hector li cucina: i suoi lavori non saranno mai deliziosi come quelli di sua moglie, ma il suo sorriso da solo li rende più dolci. La presenza dei bambini, che un tempo adocchiava con diffidenza e imbarazzo e non senza una punta di rancore, è ora più che benvenuta, ora che “zio” Hector sa come intrattenerli. Non rivelerà mai a nessuno dove abbia imparato a disegnare mostri nel minimo dettaglio, e non importa più, non quando le sue bozze ora servono soltanto a incuriosire anime innocenti.
Il giardino è la sua parte preferita della casa, dove può dedicarsi a prendersi cura del giardino e degli animali, in pacifica solitudine. Hector ha sempre preferito la compagnia dei suoi amici non umani, ma se un tempo erano il suo rifugio sicuro dalla crudeltà dell’uomo, oggi altro non sono che una piacevole presenza.
Si sparge la voce nel villaggio che il marito di Rosaly è stranamente abile nel domare gli animali, anche i più temuti. Ha accettato da tempo di essere chiamato “pastore” dalla donna a mo’ di vezzeggiativo, ma mai si sarebbe aspettato che altri umani lo avrebbero accettato così come fosse. Alcuni paesani si azzardano ad avvicinarsi a lui, a chiedergli aiuto; Hector esita all’inizio, perché alcune delle sue cicatrici sono più vecchie della sua permanenza del castello, ma Rosaly lo incoraggia a fare del bene, e lui si fida di lei. C’è chi gli annuncia che è un segno che Dio lo favorisce, perché solo un’anima buona può avere tale affinità con il Suo creato. Hector deve mordersi la lingua per non scoppiare a ridere.
Riesce persino a scambiare due parole con il prete della chiesetta vicina. Si premura di ignorare il crocefisso che gli pende dal collo, perché non è degno di guardare Cristo in faccia, ma il vecchio è mite e cordiale e si offre di essere a disposizione, nel caso Hector decidesse di confessarsi. Lui rifiuta con un sorriso tirato, perché non ne ha bisogno – Dio sa già benissimo di quali crimini si è macchiato. Accetta, come compromesso, di aiutarli con il loro orto, e di insegnare ai bambini a leggere e a scrivere.
E, nei rari giorni pigri, Hector non si affanna a cercare un compito da svolgere, perché ora sa che non è quello lo scopo della sua vita e nessuno più gli darà ordini da eseguire a ogni costo. Invece, passa il tempo ad osservare Rosaly che ricama sulla sua sedia a dondolo, con calma e destrezza, intrecciando il pizzo senza un attimo di sosta. Non è molto differente, riflette, dal creare demoni: Rosaly ha un disegno ben preciso in mente, ognuno diverso dal precedente, e lo ricrea con le sue mani, gli dà forma e significato, infonde parte della sua vita nelle sue piccole opere d’arte.
È uno spettacolo semplice, ma Hector non se ne stanca mai e potrebbe ammirarlo per ore e ore, perché sua moglie risplende come il sole quando si dedica a portare gioia al prossimo.
E nei suoi giorni migliori, Hector è sicuro di aver imparato a fare lo stesso, e il conforto lo aiuta a camminare a testa alta.
ENG, translation:
It’s like the ebbs of the tides, in time with the waxing and waning of the moon.
Hector’s life continues placidly, and the path is less and less steep. He has learned how to help Rosaly in her endless chores: if she insists on doing her best for others, he won’t leave her alone. When the children from the village bring her honey and strawberries on their parents’ behalf, to thank her for her hard work, Hector has taken to baking them: his works will never be as delicious as his wife’s, but her smile alone makes them sweeter. The presence of the children, which he once eyed askance with distrust and awkwardness and not without a hint of resentment, is now more than welcome, now that “Uncle” Hector knows how to entertain them. He will never reveal to anyone where he had learned to draw monsters in great detail, and it doesn’t matter anymore, not when his sketches now only serve to intrigue innocent souls.
The garden is his favorite part of the house, where he can dedicate himself to taking care of the plants and the animals in peaceful solitude. Hector has always preferred the company of his non-human friends, but where once they used to be his safe haven from the cruelty of man, today they are nothing more than a soothing presence.
Word spreads through the village that Rosaly’s husband is strangely apt at taming animals, even the most feared ones. He has long accepted being called “shepherd” by the woman as a term of endearment, but he never would have imagined that other humans would accept him as he is. Some villagers dare to approach him, to ask him for help to drive beasts away or train their pets; Hector hesitates at first, because some of his scars are older than his time in the castle, but Rosaly encourages him to do some good, and if he can trust anyone, it’s her. There are those who, clutching their hands, declare that it is a sign that God favors him, because only a good soul can have such an affinity with His creation. Hector has to bite his tongue to keep from bursting out laughing.
He even manages to exchange a few words with the priest of the nearby church. He takes care to ignore the crucifix hanging from his neck, because he is not worthy of looking at Christ’s agonized expression, but the old man is gentle and friendly and offers to be available, in case Hector decides to confess. He refuses with a tight smile, because he doesn’t need it – God already knows all too well the sins that stain his soul. He agrees, as a compromise, to help them with their grounds, and to teach the children to read and write.
And, on the rare lazy days, Hector doesn’t bother looking for a task to carry out, because he now knows that that is not the purpose of his life and no one will give him orders to obey at any cost. Instead, he spends his time watching Rosaly as she sews in her rocking chair, calmly and deftly, weaving the lace without a moment’s rest. It’s not very different, he muses, from creating devils: Rosaly has a very specific design in mind, each and every one different from the previous one, and she recreates it with her own hands, gives it shape and meaning, infuses part of her life into her small works of art.
It is a simple sight, but Hector never tires of it and could admire it for hours and hours, because his wife shines like the sun when she dedicates herself to bringing joy to others.
And on his best days, Hector is sure he has learned to do the same, and the comfort helps him walk with his head held high.
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tiramegtoons · 1 year ago
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Top 10 favorite italian songs
Oooooh, this is a tough one, but here's a list:
Jazz:
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Natalino Otto- Tornera' (Will Come Back) (he's like the Frank Sinatra of his time) https://youtu.be/PYPTLLJUMqY
Natalino Otto (feat. Trio Joyce) - Deciditi(Decide) https://youtu.be/Z89U-57O93E
Ceglie e la sua Orchestra- La Sedia a Dondolo(The rocking chair) https://youtu.be/LyoziaWKpwI
Quartetto Cetra- I Ricordi della sera(Memories of the Evening) (nothing like dreamy ballroom jazz) https://youtu.be/90_Go41IFrw
Quartetto Cetra - Baciami Piccina(Kiss Me Baby) https://youtu.be/oh0muFIoI5M
Pop/Dance:
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Mon Amour- Annalisa (trust me its not french bfhdd also big hit rn) https://youtu.be/RzyD08-w-tk
sangiovanni- Farfalle(butterflies) https://youtu.be/75fwUd-lX_o
(883)- La Regina de la Celebrita(Queen of Celebrity) https://youtu.be/4fBo2NooAqk
Boomdabash- Tropicana (tropical vibes are strong with this one) https://youtu.be/qo9UmHJH0Mo
Rock:
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Laura Pausini- La mia Banda suona Rock(My Band plays Rock) https://youtu.be/5sf3wsQD7ms
Måneskin - ZITTI E BUONI(Quiet and good) (this goes Hard also the lyrics speak)
Classics:
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Lou Monte - Che La Luna Mezzo Mare (forget about the "pizza time" song, THIS is where its at) https://youtu.be/n9FMvfvkBro
Il Volo - 'O Sole Mio https://youtu.be/lw3c5d3aBSE
Domenico Modugno - Volare( THE ITALIAN ANTHEM) https://youtu.be/7wWiC0e3b2I
Bella Ciao https://youtu.be/4CI3lhyNKfo
Caterina Valente- Bongo Cha Cha(ᕕ( ᐛ )ᕗ♪) https://youtu.be/yQqR9jEacCY
Other:
Eros Ramazzotti- Terra Promessa(Promised Land) https://youtu.be/IKtEwPcImVc
Eros Ramazotti- Piu Bella Cosa(The most beautiful thing) (this one is dear to me) https://youtu.be/rc0JQsHIxJU
Massimo Ranieri- Rose Rosse(Red Roses) (If this doesn't make you want to serenade to your lover i dont know what will/j) https://youtu.be/sccEw_5P_1E
Biagio Antonacci - Non vivo più senza te(I won't live anymore without you) https://youtu.be/XxCso8WgvGg
Andrea Bocelli & Laura Pausini- Vivo per Lei(I Live for her) https://youtu.be/CNHL66K8S2I
oh um... i think i got carried away. huh.
Well, do what you will with this!
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verso-sera · 1 year ago
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Voglio porte che abbiano il colore del cielo e muri colorati pieni di ricordi, voglio candele e piante dentro bicchieri consumati dal tempo, voglio stoviglie spaiate. Voglio un cuore sintonico, gli amici di una vita sempre vicini, la gioia mai cancellabile, una sedia a dondolo rossa. Voglio righe che raccontino una storia inimmaginabile per molti che, eppure, é la mia. Voglio viaggiare senza programmi, ne destinazioni precise. Voglio passi coraggiosi accanto ai miei, voglio tutte le verità sempre. Non rifarei tantissime cose, non sceglierei più alcune persone, racconterei la verità, tutta intera, su quelli che cadono sempre in piedi. Ai più giovani auguro di saper dimezzare la stanchezza, di godersi la vita, di amare e difendere la loro dignità. Imparerete, nel tempo, di essere trasporto e approdo. Concedetevi il diritto alla fragilità, a dire no, a cambiare direzione. Non idealizzate mai l’amore e abbiate sempre il coraggio di non mancare a voi stessi, di fare luce, di avere pace.
Sipario.
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diceriadelluntore · 1 year ago
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Storia Di Musica #283 - Janes' Addiction, Nothing's Shocking, 1988
La storia di questa band varrebbe la pena di raccontarla per tanti motivi. Ma quello delle copertine controverse, che ho scelto come tema che lega i dischi di Luglio, sembra perfetto per loro. Infatti bastò il primo, memorabile, disco della loro breve e tormentata carriera per passare alla storia come uno dei gruppi più irriverenti e iconoclasti della musica. Ma andiamo con ordine. Tutto inizia a metà anni ’80, a Los Angeles, quando Perry Farrell, originario di New York ma affascinato dal Mito californiano, che cantava in un gruppo “terrificante”, gli Psi Com, conosce Eric Avery, bassista che gli era stato presentato per coprire il posto vacante nel suo gruppo d'origine. C’è subito intesa, e cercando nei circuiti underground dove suonavano mettono insieme una band con il batterista Stephen Perkins e il chitarrista Dave Navarro. Navarro e Farrell hanno una tragica storia comune: sono entrambi orfani di madre, ma mentre quella di Farrell morì suicida quando lui aveva solo 4 anni, quella di Navarro fu assassinata, assieme alla zia, dal suo compagno di quel periodo. Farrell divide il suo appartamento con la sua migliore amica, Jane Bainter, che in quegli anni viveva una devastante tossicodipendenza da eroina. Per aiutarla a uscirne, le dedicarono il nome della nascente band, Jane’s Addiction. Sin da subito emergono due aspetti: il primo, pur rifacendosi all’hard rock degli anni ’70, la loro musica è un bizzarro ed eclettico mix con il glam, innesti funk, ma anche deliberati ganci new wave e rock’n’roll degli anni d’oro; dall’altro diventano grazie alle loro esibizioni gli eroi musicali di tutta una serie di “emarginati” losangelini, il gruppo preferito di prostitute, transessuali, spacciatori, junkies, bikers di dubbia fama che fanno la fila nei locali per vederli suonare. Sono l’attrazione principali di due club, lo Scream e il Roxy, e proprio al Roxy registrano il loro primo disco, Jane’s Addiction, che esce nel 1987. Un live che ha una stupenda prima parte tutta acustica, affascinante e decadente, il clou è il medley Rock’N’Roll (dei Velvet Underground) / Sympathy ( si proprio quella For The Devil dei Rolling Stones) / Jane Says, autografa, che è dedicata alla Jane del loro nome; la seconda parte, si esprime invece in un urticante hard rock che si rifà a Hendrix e ai Led Zeppelin, una scarica elettrica violentissima. Firmano per la Warner Bros. e nel 1988 esce Nothing’s Shocking. Il titolo è fatto apposta sia per la copertina, sia per il suono, in parte davvero rivoluzionario, che la band di Farrell sprigiona. Dico subito una cosa: per via di una pretesa esagerata sulla royalties di Farrell, il disco rischiò di non essere mai pubblicato, e in parte fu registrato in una sorta di tensione permanente tra i membri del gruppo, grazie anche alle cure di Dave Jerden, grande produttore di Talking Heads, David Byrne, Frank Zappa, Mick Jagger, The Rolling Stones. Tuttavia la situazione andò piano piano risolvendosi, e l’album poté essere pubblicato.
Farrell pensò da solo alla copertina: una scultura di gemelle siamesi, legate al fianco e alla spalla, a seno nudo su una sedia a dondolo con la testa in fiamme. Chiese aiuto agli uffici grafici della Warner Bros. che inviarono degli artisti, per creare la scultura, ma - dopo aver imparato a crearle da solo osservandole da vicino - li ha licenziati e ha creato lui stesso l'opera d'arte. "L'idea è nata da un sogno che ho fatto", ha ricordato. Fondamentale fu il supporto della sua fidanzata di allora, Casey Niccoli, il cui calco del corpo forma il corpo delle gemelle. La copertina, diventata in seguito iconica, fu rifiutata allora da nove delle undici principali catene di negozi di dischi, che vendevano materialmente il disco solo con una sovraccopertina di cartoncino marrone. Musicalmente, il disco è dirompente, un concentrato di oscurità, droga, violenza ma che ha una luce di speranza in fondo al tunnel, di evasione e di libertà. Si inizia con Up The Beach, dallo storico giro di basso e dalla chitarra di Dave Navarro a ricamare con dei sontuosi ghirigori psichedelici, ricorda a tutti che dopo tutto siamo in California. Ocean Size, potentissima, e Had A Dad diventeranno inni dei loro concerti; Ted, Just Admit It è la prima genialata: il Ted del tiolo è Ted Bundy, tristemente famoso serial killer, famoso anche per l’uso clamoroso che fece della TV per diventare un personaggio. Vengono infatti usate alcune sue dichiarazioni in questo brano di metal moderno da oltre 7 minuti, con Farrell che grida “Sex is violent!”. Standing In The Shower Thinking e Summertime Rolls sono portentose, scritte da Eric Avery che qui proietta la lezione di Peter Hook dei Joy Division, suo eroe musicale, nella Los Angeles di fine anni ’80, e Navarro, meno pirotecnico, per fare un esempio, del suo omologo Slash dei Guns’N’Roses, ma mi permetto di sottolinearne una musicalità più eclettica. Mountain Song diviene l’inno dell’alternative metal (definizione che le riviste coniano proprio per loro). C’è pure il tempo per qualche scherzo, come il funky- jazz di Idiots Rule (dove il loro amico Flea, futuro famosissimo bassista dei Red Hot Chili Peppers suona la tromba) e Thank You Boys. Rimangono due canzoni che facevano già parte del primo live: Pigs In Zen, con Navarro che omaggia Jimmy Page e quella musica così muscolare e la ripresa della canzone che scrissero per la cara Bainter, Jane Says. Chiaramente un omaggio a Lou Reed, il re indiscusso di quel tipo di racconto (riferimento alle sue splendide Candy Says o Stephanie Says), Perry Farrell racconta della devastata vita di Jane, tra il suo magnaccia Sergio, l’eroina, la prostituzione, ma alla fine Jane dice: “non sono mai stata innamorata\non so cosa voglia dire.\So solo quando mi vogliono\e li voglio se mi vogliono\so solo se mi vogliono\S’incazza\e inizia a urlare\cerca di tirarmi un pugno\ma manca il bersaglio,\non ha intenzione di farmi male\è solo che non sa cos’altro fare". Il disco è osannato dalla critica e viene nominato persino ai Grammy Awards. La band tuttavia è sempre sull’orlo dello scioglimento, nonostante la Warner Bros li costringa a scrivere un secondo disco. Ritual De Lo Habitual ha nuovamente la copertina censurata, tre corpi di donne nudi in copertina, in riferimento alla canzone più famosa del disco, Three Days, 11 minuti del rock duro più creativo di fine anni ’80. Prima di sciogliersi, i Jane’s Addiction lanciano Lollapalooza, il festival itinerante con cui aprono le porte a una nuova generazione alternativa, ma che oggi ha perso buona parte di quel messaggio. Si riformano nel 1997, dopo che Farrell ha fondato i Porno For Pyros, e pubblicano Kettle Whistle, si risciolgono, nel 2003 ci riprovano con Strays ma a fine 2004 definitivamente rinunciano. Rimangono una figura determinante per l’evoluzione della musica rock alternativa, e sentendo come suonano è facile capire ancora oggi fu tanto affascinato dalle due gemelle siamese nude, che al posto dei capelli avevano dei bigodini, che si incendiavano meglio per fare una foto più appariscente.
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designmiss · 7 years ago
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Sedia a dondolo Charles & Ray Eames https://www.design-miss.com/sedia-a-dondolo-di-charles-ray-eames/ E’ uno dei pezzi della storia del design, la sedia a dondolo disegnata da Charles & Ray Eames nel 1950, originariamente con scocca in fibra di vetro, oggi è prodotta […]
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amespeciale · 1 year ago
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Ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fin dall'inizio, fino alla fine,
mi invito alla passeggiata
tra le stradine di collina
sciolgo i nervi a colpi di tramonti
tolgo il nervoso tra i grani mietuti
e cammino
con le mani in tasca
perché nessuno deve vedere
come dirigo l'orchestra silenziosa
del vento che mi porto dentro
ogni tanto mi salvo da solo
non esco
resto a casa
a far vedere al camino
di quante castagne sono capace
a far vedere alla sedia a dondolo
quanti libri mangio in una notte
a far capire a me stesso
che anche soli
si può essere tutto il resto
ogni tanto mi salvo
prendendomi con calma
mollo la presa
delle cose che tengo stretto
e lascio andare
chi decide di allontanarsi troppo
e mi avvicino
alle cose che tendono
a venirmi incontro
ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fino a che la malinconia non finisce il turno di notte,
fino a che la gioia non attacca come la neve convinta
fino a che non inizio a rispondere
alle domande che mi faccio
-dove stai andando?
-non lo so!
-sei felice?
-è capitato!
-puoi farcela?
-ci provo!
ogni tanto mi salvo
che non mi importa dove vanno gli altri,
io rimango con me.
Gio Evan
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intotheclash · 10 months ago
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Capitolo 3 (prima parte)
L’uomo fece ritorno al suo appartamento verso le tre e mezza di notte. Come al solito nessuno lo notò, come nessuno si era accorto di lui al momento dell’uscita. Un fantasma dello stesso colore del buio. Un attento osservatore avrebbe potuto dire che aveva l’aria stanca, ma tra quelle quattro mura non c’era un attento osservatore. Accese una fioca lampada da tavolo, si avvicinò allo stereo, infilò un cd nel lettore e scivolò sulla comoda poltrona di pelle disfacendosi delle scarpe. Era sempre stupefacente la fluidità e la rapidità dei suoi movimenti, anche di quelli che costituivano la routine.
Le note iniziarono a dimenarsi nell’aria fino a permeare l’intero ambiente, abilmente insonorizzato verso l’esterno.
“Come sail your ships around me
And burn your bridge down…”
Era The Ship Song, di Nick Cave and The Bad Seeds. Un pezzo che trovò miracoloso per quel determinato momento. Il disco era The Good Son e, se ricordava bene, era datato 1990; ma la sua attualità faceva spavento e rinfrancava. Il testo non lo entusiasmava particolarmente, ma la melodia e la profonda voce di Re Inkiostro erano da brividi. Si era oramai abbandonato quasi totalmente tra le braccia del suono, quando la voce lo strappò di forza all’estasi:”In un mondo in cui la morte è il cacciatore non ci sono decisioni grandi o piccole. Ci sono solo decisioni che prendiamo di fronte alla nostra morte inevitabile.”
Era il libro. Il libro non dormiva mai.
Si alzò lentamente, si tolse tutti i vestiti esattamente lì dove si trovava e andò ad infilarsi sotto la doccia. L’acqua gelata lo riconsegnò tonificato alla realtà contingente, come se avesse trascinato con se, giù per lo scarico, tutto il passato; quello remoto e quello più prossimo.
“Acqua passata non macina più”, recitava un proverbio delle sue origini e come tutti i proverbi era una combinazione ben calibrata di saggezza popolare e ovvia banalità.
Ma il getto d’acqua non riuscì a cancellare anche la voce, lei era rimasta, niente e nessuno sarebbe riuscito a spegnerla.
“Un buon cacciatore conosce soprattutto una cosa: conosce le abitudini della sua preda.”
Lo sapeva bene. Non c’era bisogno che arrivassero le parole di un libro, da un’altra vita, a ricordarglielo. Lo aveva imparato sul campo e sulla sua pelle. Lo portava addosso marchiato a fuoco. Tre anni con i monaci Shaolin in Tibet e due anni e mezzo con gli Yaqui di Sonora in Messico lo avevano forgiato nell’acciaio e reso invincibile. Aveva patito ogni sorta di privazione ed aveva imparato ad amarla. Aveva imparato la pazienza, l’attesa, l’azione chirurgica; aveva imparato a nutrirsi del suo stesso dolore e ad uscirne fortificato nel corpo e nello spirito. Aveva imparato a maneggiare le armi più improbabili e a respirare la nebbia dell’universo. Ne era uscito ciò che era adesso: un cacciatore. Il cacciatore.
“Per essere un cacciatore bisogna essere in perfetto equilibrio con ogni altra cosa, altrimenti cacciare diventerebbe un lavoro senza senso.”
Era stanco di ascoltare. Chiuse l’acqua ed uscì dalla doccia. Sapeva come fermare il libro, almeno per un po’. Si asciugò con maniacale accuratezza, indossò un paio di calzoncini, una maglia a maniche corte e si accomodò sulla sedia a dondolo faccia a faccia con L’Urlo.
“Ci siamo, a noi due.” Pensò
A poco a poco sentì il progressivo rilassamento delle membra, così spinse dolcemente indietro la sedia e si sedette sui talloni.
“Nello Zen non c’è meta, la via coincide con la metà” Mormorò a se stesso.
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canesenzafissadimora · 11 months ago
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Ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fin dall'inizio, fino alla fine,
mi invito alla passeggiata
tra le stradine di collina
sciolgo i nervi a colpi di tramonti
tolgo il nervoso tra i grani mietuti
e cammino
con le mani in tasca
perché nessuno deve vedere
come dirigo l'orchestra silenziosa
del vento che mi porto dentro
ogni tanto mi salvo da solo
non esco
resto a casa
a far vedere al camino
di quante castagne sono capace
a far vedere alla sedia a dondolo
quanti libri mangio in una notte
a far capire a me stesso
che anche soli
si può essere tutto il resto
ogni tanto mi salvo
prendendomi con calma
mollo la presa
delle cose che tengo stretto
e lascio andare
chi decide di allontanarsi troppo
e mi avvicino
alle cose che tendono
a venirmi incontro
ogni tanto
sai come mi salvo?
rimango con me
fino a che la malinconia non finisce il turno di notte,
fino a che la gioia non attacca come la neve convinta
fino a che non inizio a rispondere
alle domande che mi faccio
-dove stai andando?
-non lo so!
-sei felice?
-è capitato!
-puoi farcela?
-ci provo!
ogni tanto mi salvo
che non mi importa dove vanno gli altri,
io rimango con me.
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Gio Evan
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hebeandersen · 2 years ago
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Ariete sulla sedia a dondolo perfetta rappresentazione della mia energia h24
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ipierrealism · 1 year ago
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Sono vecchio se improvvisamente sento il desiderio di avere una sedia a dondolo che si affaccia su un giardino?
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