#scrittura a quattro mani
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il talento altrui
Ho sempre ammirato il talento altrui, soprattutto quello nel mondo artistico. L'ho sempre ammirato fino quasi a provarne invidia, ma non cattiva, ma un'invidia che nasce dal sentirmi piccolo ed inetto di fronte a gesti o opere (piccole o grandi che siano) che esprimano la potenza e la bellezza dell'estro e della mente umana. Poi soprattutto se sono talenti espressi nei mondi che sento a me più affini (grafica, fotografia, pittura, scrittura...) ecco lì mi faccio piccolo piccolo e mi dico "dio buono perché non hai beneficiato anche me di una decimo, volendo pur di un trentesimo di quel talento, viste le infinite idee che mi frullano nella testa e che non riesco ad esprimere e concretizzare? sono nato solo per essere spettatore?". Che poi essere spettatore di per sè non è così male, perché se si ha la capacità di cogliere se ne si gode appieno i frutti. Ma quel godimento mi si guasta sempre nel momento in cui avrei voluto anch'io, che so', scrivere un poesia degna di note, quattro righe quattro un minimo al di là dell'essere carine e che non siano i miei soliti pensierini della notte, un tratto a mano che mi desse la possibilità di graficizzare l'idea, quella capacità di apprendere a suonarte uno strumento. NO! Sembra che io sia stato precluso a fare tutto questo. Anzi si tolga il sembra: è proprio che non riesco e forse tutto dipende soprattutto dal fatto che, oltre alla mancanza di vero talento, non mi sono mai applicato seriamente, perché oltre al talento ci deve essere perseveranza, dedizione, esercitazione. Ed invece mi sembra di camminare sempre sui bordi, di essere relegato in terza, quarta fila, di avere le mani bloccate, così incapaci di realizzare il realizzabile. Vorrei creare eppure i miei gesti sembrano sempre aborti spontanei. Allora ascolto, osservo, scruto, cerco di recepire il più possibile... ma quella 'nticchia di invidia permane e mi rende piccolo e meschino quando dovrei solo urlare a squarciagola "Bravoooo, bis, bravooo"
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PUBBLICHIAMO OGGI LA PRIMA DI QUATTRO PARTI DEL DIARIO DI BORDO, FRUTTO DELL'INTRECCIO DI DIVERSE VOCI: quelle delle partecipanti al laboratorio, della coreografa Gloria Dorliguzzo, del musicista Gianluca Feccia, delle osservatrici Rebecca Casadei e Chiara Mannucci e Francesca Giuliani, che scrive queste righe per raccontare ciò che sta accadendo lungo il percorso. Giovedì 21 novembre alle 20 al Teatro Dimora di Mondaino ci sarà la restituzione finale di questo inteso processo di creazione e partecipazione.
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Mercoledì 13 novembre 2024
A Mondaino, a novembre, la notte arriva presto. Sono le sei di sera e le partecipanti al laboratorio della coreografa Gloria Dorliguzzo cominciano a scendere una per una lungo la stradina che dalla casa foresteria conduce al teatro, immerso nel bosco. È l'inizio della residenza creativa per la composizione di Dies Irae. Concerto per donne e martelli, un progetto realizzato con la collaborazione del maestro Gianluca Feccia. Alcune di loro come Silvia e Giovanna sono di casa qui mentre per le altre è la prima volta: sono Marta, Giulia, Chiara, Veronica, Sara. Per tutte, però, è come entrare in un territorio inesplorato. Sono in-attesa.
Dentro al teatro, nella penombra della scena, anche Gloria è in attesa. Il palcoscenico è pronto ad accoglierle: ci sono due tronchi, due incudini su ciocchi di legno e una lastra di metallo che scende in verticale dal graticcio.
Le sette donne entrano, ognuna con i suoi oggetti di scena: due martelli, scarponi pesanti.
Ha inizio così il percorso di creazione partecipata per il Dies Irae: da oggi e per una settimana il gruppo si ritroverà intorno alla composizione e scrittura di questo concerto performativo che va oltre musica e movimento. È un rituale, un’immersione totale nel corpo, nel suono e nei simboli che questi evocano.
Si parte dalla figura di Galina Ustvolskaya, nominata dai critici la Donna col Martello, che è al centro di questa esperienza. Gloria racconta di questa figura decisa e indipendente, vissuta all’ombra del suo maestro Shostakovich: è una musa ispiratrice. Galina e la sua eredità musicale saranno una guida spirituale e creativa.
Il Dies Irae è un paesaggio che inizia con un gesto determinato: lo sguardo è neutro, è il corpo che parla.
Il gruppo cammina con passi incerti. Seguono il ritmo duro e oscuro della musica. Gloria è la loro guida. La sua direzione non ammette incertezze: è esigente ma con rispetto e incoraggiamento, trasmette un senso di fiducia e responsabilità.
“Uno per niente, e si va!”
È un lavoro serio e intenso, in cui il corpo diventa strumento di una narrazione silenziosa ma potente. Le partecipanti seguono Gloria con gli occhi, cercando in lei conferme e sostegno.
Il primo impatto con il martello e l’incudine è spiazzante: “è una sensazione decisamente nuova e non facile. Il potere è disarmante”.
Giovedì 14 novembre 2024
Sono di nuovo tutte insieme qui su quel palcoscenico che non è già più quello di ieri. Le partecipanti, provenienti da percorsi e vite diverse, si muovono dentro la coreografia disegnata da Gloria, una scrittura che è rigorosa ma che si apre alla possibilità dell’incontro, all’imprevisto, alla scoperta. Gloria è una presenza chirurgica e rassicurante, decisa e incoraggiante: è dentro e fuori la scena, sta vicino a loro, le accompagna quasi mano nella mano. Non insegna solo una partitura, ma responsabilizza il gruppo, invita alla fiducia reciproca, all’ascolto, alla sorellanza.
Iniziano a familiarizzare con i martelli che sono sempre di più nelle loro mani: diventano prolungamenti del corpo, vere e proprie protesi. Usarli richiede forza e delicatezza insieme, potenza e controllo: c’è una strana poesia, un’equilibrata tensione tra creazione e distruzione, tra impatto e suono.
“Il martello è uno strumento che non avrei mai pensato di usare, lo associo a mio marito. Ma usarlo con le mie mani è stato sorprendentemente potente. Mi ha risvegliato un lato maschile che non conoscevo.”
I colpi dei martelli sull’incudine, dei martelli tra loro in aria producono un suono rituale, quasi tellurico, che riempie lo spazio: in questi gesti c’è una forza liberatoria. Ogni azione trasforma l’atto fisico in un’esperienza intima e simbolica che sembra risvegliare qualcosa di sopito, una forza interna che emerge non solo come atto artistico, ma come atto personale.
... to be continued
#residenza creativa#performing arts#gloria dorliguzzo#Gianluca feccia#dies irae#diario di bordo#Galina Ustvolskaya#la donna con martello
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"DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri
Dal 4 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming "DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri dal quale è estratto il singolo "Bandiere sporche" in rotazione radiofonica per Blackcandy Produzioni. L'album sarà presentato venerdì 11 ottobre alle 21.30 presso l'Arci Progresso di Via Vittorio Emanuele II 135 a Firenze (ingresso € 10 + tessera Arci).
"Bandiere Sporche" è un canto folk, segreto, che si apre a chi è in ascolto, per dire quel che vede nel mondo. Un insetto perso in mezzo a mille altri, tra la sua tana e la strada, racconta ciò che sente, sul filo di un arrangiamento acustico e intimista. È così che voce, chitarra e archi prendono sempre più corpo e respiro fino al crescendo del ritornello, che con dolcezza e disperazione, dipinge in punta di blues, il tempo che viviamo.
Commenta l'artista a proposito del brano: "Era dicembre e faceva ancora caldo. Una mattina di sabato avevo lo sguardo a terra, mentre ero al parco e spingevo mia figlia sull'altalena. Una bimba sui quattro anni mi si è avvicinata e ha cominciato a prendermi fitto fitto a calci negli stinchi, urlando 'sorridi, è Natale'. Così è nata Bandiere Sporche".
Il videoclip di "Bandiere sporche", diretto dalla mano e dal sapiente "occhio musicale" di Agustin Cornejo, che ha dato a questa esperienza visiva e sonora, i giusti toni autunnali e di calda intimità, vede come protagonista Sara, accompagnata dalla band Progetti Futuri, davanti a un pubblico di circa trenta persone, tutte in cuffia e sedute a terra su tappeti e cuscini, nella grande sala del GRS, a Firenze.
Guarda il lyric video su YouTube: https://youtu.be/vf9P270jThg?si=piMVcSM6aUriS69W
"Disco Vivo" è un disco dal vivo. Ma non è per questo che si chiama così, almeno non solo: è un'esperienza che racchiude un tempo grande, che parte dalla scrittura delle prime melodie dentro casa, ai concerti e concertacci a giro per i club di Firenze, alle tempeste di cervelli in sala di registrazione con i ragazzi della band, le bevute e le mangiate… e le seghe mentali! Poi questo grande tempo approda a una sera di Febbraio del 2024, in cui Sara e Progetti Futuri (Mike, Zanfo e Pozzo) si portano gli amici in studio, li fanno accomodare su un grande tappeto, e suonano, si emozionano, respirano, sbagliano. A qualche brano partecipa anche l'amico e riccioluto pianista, Fabrizio Mocata.
Sara, tra un pezzo e un'altro, parla, ragiona, spara qualche bomba. Tutto questo, tempo vivo, è "Disco Vivo".
L'album è stato registrato - e ripreso in video dal sapiente occhio musicale di Agustin Cornejo - nel GRS Studio a Firenze.
Taketo Gohara ci ha messo su le mani per il mix, Giovanni Versari per il mastering.
Infine, durante i mesi estivi, Michele Staino, contrabbassista e figlio del noto disegnatore Bobo, ha realizzato, una ad una, l'imagine di copertina le grafiche dei brani e dell' album.
Spiega l'artista a proposito dell'album: "Disco Vivo è un ossessione che ho trasformato in realtà mettendoci un sacco di tempo, paura e fatica. Per questo, vada come vada, gli voglio bene: è un pezzo della mia vita. Un ringraziamento sentito va a tutti loro, agli amici e i sostenitori del progetto, a Blackcandy Produzioni e Alessandro Gallicchio per la paziente assistenza (psico)promozionale, ai babbi le mamme e i consorti che ci sostengono, e soprattutto alle innumerevoli chat di WhatsApp: un cruccio quotidiano, che però ha reso possibile questa grande orchestra."
Biografia
Nata e cresciuta a Firenze, in una famiglia dove si pensa e si mangia meridionale, ma Il cognome è del nonno slavo. Registra da sempre i ricordi su mangianastri, foglietti, mani, telefonini, e butta tutto quanto dentro a un pugno di accordi. Ha esordito in adolescenza, come vocalist di un gruppo punk. Tra il liceo e la laurea, ha continuato a esplorare le potenzialità della voce, grazie all'arte del litigio e del pianto, e allo studio della lirica e del jazz. Nel 2008 ha vinto il premio Ciampi e Scalo 76 su RAI2, ed è stata due volte tra i sedici finalisti di Musicultura, nel 2010 e nel 2021.Porta in giro quadri sonori dal sapore onirico, eppure concreto e immediato, grazie alla collaborazione coi Progetti Futuri: Michele Staino al contrabbasso, Sergio Zanforlin al violino, e Gabriele Pozzolini alla batteria e percussioni.I suoi spettacoli abbracciano gli anni di produzione personale fin qui, e un paio di cover stravolte ad hoc. La linea di tutto è quella del sogno, a occhi sia aperti che chiusi, e del continuo compromesso tra desiderio e realtà
"Disco vivo" (Blackcandy Produzioni) è il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 4 ottobre 2024 dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica "Bandiere sporche".
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"DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri
Dal 4 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming "DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri dal quale è estratto il singolo "Bandiere sporche" in rotazione radiofonica per Blackcandy Produzioni. L'album sarà presentato venerdì 11 ottobre alle 21.30 presso l'Arci Progresso di Via Vittorio Emanuele II 135 a Firenze (ingresso € 10 + tessera Arci).
"Bandiere Sporche" è un canto folk, segreto, che si apre a chi è in ascolto, per dire quel che vede nel mondo. Un insetto perso in mezzo a mille altri, tra la sua tana e la strada, racconta ciò che sente, sul filo di un arrangiamento acustico e intimista. È così che voce, chitarra e archi prendono sempre più corpo e respiro fino al crescendo del ritornello, che con dolcezza e disperazione, dipinge in punta di blues, il tempo che viviamo.
Commenta l'artista a proposito del brano: "Era dicembre e faceva ancora caldo. Una mattina di sabato avevo lo sguardo a terra, mentre ero al parco e spingevo mia figlia sull'altalena. Una bimba sui quattro anni mi si è avvicinata e ha cominciato a prendermi fitto fitto a calci negli stinchi, urlando 'sorridi, è Natale'. Così è nata Bandiere Sporche".
Il videoclip di "Bandiere sporche", diretto dalla mano e dal sapiente "occhio musicale" di Agustin Cornejo, che ha dato a questa esperienza visiva e sonora, i giusti toni autunnali e di calda intimità, vede come protagonista Sara, accompagnata dalla band Progetti Futuri, davanti a un pubblico di circa trenta persone, tutte in cuffia e sedute a terra su tappeti e cuscini, nella grande sala del GRS, a Firenze.
Guarda il lyric video su YouTube: https://youtu.be/vf9P270jThg?si=piMVcSM6aUriS69W
"Disco Vivo" è un disco dal vivo. Ma non è per questo che si chiama così, almeno non solo: è un'esperienza che racchiude un tempo grande, che parte dalla scrittura delle prime melodie dentro casa, ai concerti e concertacci a giro per i club di Firenze, alle tempeste di cervelli in sala di registrazione con i ragazzi della band, le bevute e le mangiate… e le seghe mentali! Poi questo grande tempo approda a una sera di Febbraio del 2024, in cui Sara e Progetti Futuri (Mike, Zanfo e Pozzo) si portano gli amici in studio, li fanno accomodare su un grande tappeto, e suonano, si emozionano, respirano, sbagliano. A qualche brano partecipa anche l'amico e riccioluto pianista, Fabrizio Mocata.
Sara, tra un pezzo e un'altro, parla, ragiona, spara qualche bomba. Tutto questo, tempo vivo, è "Disco Vivo".
L'album è stato registrato - e ripreso in video dal sapiente occhio musicale di Agustin Cornejo - nel GRS Studio a Firenze.
Taketo Gohara ci ha messo su le mani per il mix, Giovanni Versari per il mastering.
Infine, durante i mesi estivi, Michele Staino, contrabbassista e figlio del noto disegnatore Bobo, ha realizzato, una ad una, l'imagine di copertina le grafiche dei brani e dell' album.
Spiega l'artista a proposito dell'album: "Disco Vivo è un ossessione che ho trasformato in realtà mettendoci un sacco di tempo, paura e fatica. Per questo, vada come vada, gli voglio bene: è un pezzo della mia vita. Un ringraziamento sentito va a tutti loro, agli amici e i sostenitori del progetto, a Blackcandy Produzioni e Alessandro Gallicchio per la paziente assistenza (psico)promozionale, ai babbi le mamme e i consorti che ci sostengono, e soprattutto alle innumerevoli chat di WhatsApp: un cruccio quotidiano, che però ha reso possibile questa grande orchestra."
Biografia
Nata e cresciuta a Firenze, in una famiglia dove si pensa e si mangia meridionale, ma Il cognome è del nonno slavo. Registra da sempre i ricordi su mangianastri, foglietti, mani, telefonini, e butta tutto quanto dentro a un pugno di accordi. Ha esordito in adolescenza, come vocalist di un gruppo punk. Tra il liceo e la laurea, ha continuato a esplorare le potenzialità della voce, grazie all'arte del litigio e del pianto, e allo studio della lirica e del jazz. Nel 2008 ha vinto il premio Ciampi e Scalo 76 su RAI2, ed è stata due volte tra i sedici finalisti di Musicultura, nel 2010 e nel 2021.Porta in giro quadri sonori dal sapore onirico, eppure concreto e immediato, grazie alla collaborazione coi Progetti Futuri: Michele Staino al contrabbasso, Sergio Zanforlin al violino, e Gabriele Pozzolini alla batteria e percussioni.I suoi spettacoli abbracciano gli anni di produzione personale fin qui, e un paio di cover stravolte ad hoc. La linea di tutto è quella del sogno, a occhi sia aperti che chiusi, e del continuo compromesso tra desiderio e realtà
"Disco vivo" (Blackcandy Produzioni) è il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 4 ottobre 2024 dal quale è estratto il singolo in rotazione radiofonica "Bandiere sporche".
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"DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri
Dal 4 ottobre 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming "DISCO VIVO", il nuovo album di Sara Rados e Progetti Futuri dal quale è estratto il singolo "Bandiere sporche" in rotazione radiofonica per Blackcandy Produzioni. L'album sarà presentato venerdì 11 ottobre alle 21.30 presso l'Arci Progresso di Via Vittorio Emanuele II 135 a Firenze (ingresso € 10 + tessera Arci).
"Bandiere Sporche" è un canto folk, segreto, che si apre a chi è in ascolto, per dire quel che vede nel mondo. Un insetto perso in mezzo a mille altri, tra la sua tana e la strada, racconta ciò che sente, sul filo di un arrangiamento acustico e intimista. È così che voce, chitarra e archi prendono sempre più corpo e respiro fino al crescendo del ritornello, che con dolcezza e disperazione, dipinge in punta di blues, il tempo che viviamo.
Commenta l'artista a proposito del brano: "Era dicembre e faceva ancora caldo. Una mattina di sabato avevo lo sguardo a terra, mentre ero al parco e spingevo mia figlia sull'altalena. Una bimba sui quattro anni mi si è avvicinata e ha cominciato a prendermi fitto fitto a calci negli stinchi, urlando 'sorridi, è Natale'. Così è nata Bandiere Sporche".
Il videoclip di "Bandiere sporche", diretto dalla mano e dal sapiente "occhio musicale" di Agustin Cornejo, che ha dato a questa esperienza visiva e sonora, i giusti toni autunnali e di calda intimità, vede come protagonista Sara, accompagnata dalla band Progetti Futuri, davanti a un pubblico di circa trenta persone, tutte in cuffia e sedute a terra su tappeti e cuscini, nella grande sala del GRS, a Firenze.
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"Disco Vivo" è un disco dal vivo. Ma non è per questo che si chiama così, almeno non solo: è un'esperienza che racchiude un tempo grande, che parte dalla scrittura delle prime melodie dentro casa, ai concerti e concertacci a giro per i club di Firenze, alle tempeste di cervelli in sala di registrazione con i ragazzi della band, le bevute e le mangiate… e le seghe mentali! Poi questo grande tempo approda a una sera di Febbraio del 2024, in cui Sara e Progetti Futuri (Mike, Zanfo e Pozzo) si portano gli amici in studio, li fanno accomodare su un grande tappeto, e suonano, si emozionano, respirano, sbagliano. A qualche brano partecipa anche l'amico e riccioluto pianista, Fabrizio Mocata.
Sara, tra un pezzo e un'altro, parla, ragiona, spara qualche bomba. Tutto questo, tempo vivo, è "Disco Vivo".
L'album è stato registrato - e ripreso in video dal sapiente occhio musicale di Agustin Cornejo - nel GRS Studio a Firenze.
Taketo Gohara ci ha messo su le mani per il mix, Giovanni Versari per il mastering.
Infine, durante i mesi estivi, Michele Staino, contrabbassista e figlio del noto disegnatore Bobo, ha realizzato, una ad una, l'imagine di copertina le grafiche dei brani e dell' album.
Spiega l'artista a proposito dell'album: "Disco Vivo è un ossessione che ho trasformato in realtà mettendoci un sacco di tempo, paura e fatica. Per questo, vada come vada, gli voglio bene: è un pezzo della mia vita. Un ringraziamento sentito va a tutti loro, agli amici e i sostenitori del progetto, a Blackcandy Produzioni e Alessandro Gallicchio per la paziente assistenza (psico)promozionale, ai babbi le mamme e i consorti che ci sostengono, e soprattutto alle innumerevoli chat di WhatsApp: un cruccio quotidiano, che però ha reso possibile questa grande orchestra."
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Nata e cresciuta a Firenze, in una famiglia dove si pensa e si mangia meridionale, ma Il cognome è del nonno slavo. Registra da sempre i ricordi su mangianastri, foglietti, mani, telefonini, e butta tutto quanto dentro a un pugno di accordi. Ha esordito in adolescenza, come vocalist di un gruppo punk. Tra il liceo e la laurea, ha continuato a esplorare le potenzialità della voce, grazie all'arte del litigio e del pianto, e allo studio della lirica e del jazz. Nel 2008 ha vinto il premio Ciampi e Scalo 76 su RAI2, ed è stata due volte tra i sedici finalisti di Musicultura, nel 2010 e nel 2021.Porta in giro quadri sonori dal sapore onirico, eppure concreto e immediato, grazie alla collaborazione coi Progetti Futuri: Michele Staino al contrabbasso, Sergio Zanforlin al violino, e Gabriele Pozzolini alla batteria e percussioni.I suoi spettacoli abbracciano gli anni di produzione personale fin qui, e un paio di cover stravolte ad hoc. La linea di tutto è quella del sogno, a occhi sia aperti che chiusi, e del continuo compromesso tra desiderio e realtà
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Chiara Civello
Chiara Civello è una raffinata cantautrice, compositrice e polistrumentista apprezzata in tutto il mondo.
Otto album in studio, numerosi i singoli e le partecipazioni a dischi di artiste e artisti internazionali, ha sempre goduto del favore della critica e di colleghe e colleghi, tanto che Burt Bacharach ha scritto un brano per lei e Tony Bennett l’ha definita “la miglior cantante jazz della sua generazione“.
Ama definirsi internazional-popolare e, di fatto, la sua carriera si è dipanata tra Brasile, Italia e Stati Uniti, vantando prestigiose collaborazioni.
Suona chitarra e pianoforte e canta in diverse lingue, oltre all’italiano anche in inglese, spagnolo, portoghese, francese e napoletano.
Nata a Roma il 15 giugno 1975 da madre pugliese e da padre siciliano, ha iniziato a mettere le mani su un pianoforte dall’età di due anni, successivamente ha imparato a suonare la chitarra da autodidatta.
A 13 anni ha frequentato il Saint Louis Music School di Roma e a 16 ha superato l’audizione per essere ammessa alla Berklee College of Music, celebre scuola di musica statunitense dove è andata a studiare nel 1994, esperienza fondamentale per la sua formazione.
A Boston ha appreso l’arte della composizione e dell’arrangiamento, imparando “come camminare nella musica”, l’apertura mentale, il “metissage” e l’identificazione di ciò che la muoverà musicalmente.
Dopo il diploma si è trasferita a New York. Nel 2002 ha inciso alcuni brani per l’album October Road di James Taylor.
Nel 2005, con Last Quarter Moon, è stata la prima artista italiana nella storia a incidere per la Verve Records. L’album, che contiene contiene sette canzoni scritte da lei, e tre in collaborazione con altri artisti, tra cui ballad Trouble, composta a quattro mani con Burt Bacharach, ha scalato le classifiche italiane e giapponesi, qualificandosi come Top jazz album.
Nel 2006 si è esibita al Roma Jazz Festival insieme a Michael Bublé e Laura Pausini.
L’anno seguente ha pubblicato il suo secondo album The Space Between, ha lavorato col cantante Juan Luis Guerra, con cui ha duettato nel brano Something Good, contenuto in La Llave de Mi Corazón, vincitore di cinque Latin Grammy Awards.
Nel 2008 ha scritto con Pino Daniele il brano L’Ironia di Sempre, contenuto nell’album Ricomincio da 30, col quale si è esibita al famoso concerto di Piazza Plebiscito per celebrare i trent’anni della carriera del grande cantautore partenopeo.
Nel 2010 è uscito l’album 7752, il numero è la linea d’aria in chilometri che congiunge le due città chiave del disco, New York e Rio de Janeiro, dove ha iniziato la sua collaborazione con Ana Carolina, star del pop brasiliano e sua principale collaboratrice nella scrittura del disco. La Deluxe Edition, ristampa del 2010, contiene l’inedito Tre (scritto con Rocco Papaleo).
Nel 2012 ha partecipato al Festival di Sanremo, nella categoria Big, con una canzone, scritta insieme alla cantautrice italo-spagnola Diana Tejera, che ha dato il titolo all’album Al posto del mondo e che ha ricevuto un grande successo di critica. Dello stesso anno è la canzone “Problemi” che, nella versione portoghese “Problemas” ha vinto il premio come migliore canzone del 2012 in Brasile.
Canzoni, del 2014, è un album di cover di brani italiani che vanno dagli anni Sessanta in poi, con ospiti prestigiosi come Gilberto Gil, Chico Buarque, Ana Carolina e Esperanza Spalding.
Nello stesso anno ha ricevuto il Premio Musica e Comunicazione al Grandprix della pubblicità, in settembre ha affiancato Gigi Marzullo e Manuela Moreno nella conduzione del programma televisivo di Rai Uno Settenote.
Pop elegante, influenze brasiliane, alcuni brani sorprendenti del cinema italiano ed elettronica subliminale. Tutto questo e molto altro è il disco Eclipse, in cui mostra ancora una nuova e diversa ricerca musicale. Un perfetto equilibrio tra atmosfere classiche e sound moderno.
Tra gli ospiti, Francesco Bianconi dei Baustelle, Cristina Donà, Diego Mancino, Pippo Kaballà, i giovani cantautori Dimartino e Diana Tejera, i grandi musicisti brasiliani Pedro Sà e Roubinho Jacobina.
Chansons: Chiara Civello Sings International French Standards, è composto da dodici classici del cantautorato francese, da Michel Legrand a Charles Aznavour, Charles Trénet, Édith Piaf, Jacques Brel, Gilbert Bécaud e Francis Lai.
Per iniziativa del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il 19 dicembre 2018 è stata insignita del titolo onorifico di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica Italiana.
Nel 2022 ha pubblicato Sono come sono un singolo firmato assieme al cantautore Kaballà, riadattamento in italiano di una hit brasiliana di Sandra de Sásu (“Olhos Coloridos”) divenuta un inno della lotta al razzismo, facendone un raffinato numero funky contro tutte le discriminazioni.
Il tour del 2024, dal titolo Sempre così, è ispirato all’omonimo brano composto e scritto insieme a Patrizia Cavalli, una delle voci più acute e amate della poesia italiana del secondo 900.
Il testo, iniziato e finito nel 2022, poco dopo la scomparsa della poeta, nasce dalla profonda amicizia tra le due donne, scavando tra nostalgia, commozione e gratitudine.
La costellazione poetica disegnata in questo nuovo spettacolo vede la compresenza della musica con la poesia e il cinema. Da sola sul palco, accompagnata da pianoforte, chitarra e la sua inconfondibile voce, entra nelle diverse stanze dell’amore che la sua musica ha abitato nel corso degli anni.
La performance è realizzata in collaborazione con la regista francese Céline Sciamma (“Tomboy” e “Ritratto della giovane in fiamme”). Ad aprire il sipario sullo spettacolo è la visione del suo “This Is How a Child Becomes a Poet”, cortometraggio presentato in anteprima all’80esima Mostra del Cinema di Venezia. Un viaggio nelle stanze che furono la casa di Patrizia Cavalli e anche momentum che ha dato il la all’artista per finire la canzone lasciata incompiuta dalla poetessa.
Chiara Civello è un’aliena nel panorama nazionale del pop al femminile, il suo raffinato eppure popolare universo musicale si perde nella sua nebulosa senza tempo di languori bossa nova, sinuosità jazzy e vocalizzi felpati. Un mondo tropicalista al contrario, che si propone di allargare i confini della canzone italiana, aprendola ad altri linguaggi.
Un talento nostrano che travalica i confini nazionali diffondendo musica di qualità in tutto il pianeta.
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Il successo di quella prima cellula di narratori garantirà a Bologna il ruolo putativo di capitale italiana del noir
Il decano della scuola bolognese giallo-noir è sicuramente Loriano Macchiavelli, classe 1934 e autore di un’impressionate serie di romanzi e racconti ambientati nella Dotta, fra cui le feconde esperienze di scrittura a quattro mani con il cantautore Francesco Guccini, nelle quali omicidi e indagini si alternano fra il capoluogo e l’appennino tosco emiliano. Lo stesso Macchiavelli fonda pure…
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Il successo di quella prima cellula di narratori garantirà a Bologna il ruolo putativo di capitale italiana del noir
Il decano della scuola bolognese giallo-noir è sicuramente Loriano Macchiavelli, classe 1934 e autore di un’impressionate serie di romanzi e racconti ambientati nella Dotta, fra cui le feconde esperienze di scrittura a quattro mani con il cantautore Francesco Guccini, nelle quali omicidi e indagini si alternano fra il capoluogo e l’appennino tosco emiliano. Lo stesso Macchiavelli fonda pure…
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Il successo di quella prima cellula di narratori garantirà a Bologna il ruolo putativo di capitale italiana del noir
Il decano della scuola bolognese giallo-noir è sicuramente Loriano Macchiavelli, classe 1934 e autore di un’impressionate serie di romanzi e racconti ambientati nella Dotta, fra cui le feconde esperienze di scrittura a quattro mani con il cantautore Francesco Guccini, nelle quali omicidi e indagini si alternano fra il capoluogo e l’appennino tosco emiliano. Lo stesso Macchiavelli fonda pure…
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Il successo di quella prima cellula di narratori garantirà a Bologna il ruolo putativo di capitale italiana del noir
Il decano della scuola bolognese giallo-noir è sicuramente Loriano Macchiavelli, classe 1934 e autore di un’impressionate serie di romanzi e racconti ambientati nella Dotta, fra cui le feconde esperienze di scrittura a quattro mani con il cantautore Francesco Guccini, nelle quali omicidi e indagini si alternano fra il capoluogo e l’appennino tosco emiliano. Lo stesso Macchiavelli fonda pure…
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Il successo di quella prima cellula di narratori garantirà a Bologna il ruolo putativo di capitale italiana del noir
Il decano della scuola bolognese giallo-noir è sicuramente Loriano Macchiavelli, classe 1934 e autore di un’impressionate serie di romanzi e racconti ambientati nella Dotta, fra cui le feconde esperienze di scrittura a quattro mani con il cantautore Francesco Guccini, nelle quali omicidi e indagini si alternano fra il capoluogo e l’appennino tosco emiliano. Lo stesso Macchiavelli fonda pure…
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"Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism
Amici di Vortici.it, oggi vogliamo presentarvi un progetto tutto da sfogliare! Si tratta di "Percorsi...": la rivista della sezione "Scogna" di Aism a cura degli utenti del Centro Diurno della Sezione Provinciale "Giuseppina Scogna" dell'AISM, con sede nel parco di Villa Sabucchi a Pescara. La collaborazione fra utenti, volontari e operatori del centro diurno, che accoglie persone affette da Sclerosi Multipla, ha portato alla realizzazione di una rivista che pubblica un numero ogni anno dal 2013, dietro la direzione della giornalista Annapaola Di Ienno. Fra le pagine dei numeri di Percorsi... gli utenti del centro si cimentano in attività di scrittura giornalistica e non, dando libero sfogo alla loro creatività e ai loro interessi. Noi, incuriositi da questa produzione, abbiamo voluto intervistare la direttrice della rivista, Annapaola Di Ienno, che ci ha svelato tutto ciò che accade nella redazione di Percorsi... e anche di più! Buona lettura. Percorsi... è una rivista “speciale”. Come è nata e cosa ti ha spinto a realizzarla? Percorsi... è nata 11 anni fa del tutto casualmente: io ho incontrato il centro diurno per un servizio associativo che dovevano fare a me, ho visto dei ragazzi impegnati in diverse attività e sono stati gli operatori stessi a chiedermi di cosa mi occupassi. Io gli ho detto mi occupavo di giornalismo, ero già iscritta all'Ordine dei Giornalisti, e loro mi hanno proposto di realizzare la rivista come esperimento. Io in realtà, all'inizio, ero un po' restia perché non sapevo nulla della Sclerosi Multipla e delle conseguenze che potesse portare, poi c'era anche il fatto che non sapevo se gli utenti avrebbero gradito un'attività del genere. Da lì abbiamo fatto delle settimane di sperimentazione, ci siamo conosciuti e poi tutto è proseguito. Da quale ispirazione viene questo titolo? L'ispirazione per il titolo mi è arrivata dal percorso stesso che avevo proposto agli utenti del centro. Dissi proprio: "Perché non non la chiamiamo Percorsi questa rivista?". Loro mi hanno chiesto il perché volessi intitolarla così e io ho risposto che secondo me avremmo fatto un vero percorso. Non avrei mai pensato che sarebbe durato 11 anni, quindi figuriamoci come potevo stare quando, dopo averlo proposto, ho avuto la loro fiducia e loro hanno accettato ad occhi chiusi! Lavorare a questa rivista significa collaborare con gli utenti del centro diurno e con i volontari. Che apporto da Percorsi alla vita dei suoi collaboratori? Partecipano in maniera felice a questa iniziativa? Utenti, collaboratori e operatori lavorano in perfetta sinergia e l'apporto che dà la rivista, a detta degli operatori, è molto positivo perché è un'attività che gli utenti ritengono interessante e stimolante. Sì, stimolante, perché dà la possibilità di esprimersi nella maniera più completa possibile, tenendo conto delle loro possibilità. Ricordo che le prime volte diversi utenti mi dicevano "non sono in grado di scrivere" oppure "non ho l'istruzione adatta, sei sicura che ce la faccio?", io ho sempre risposto loro che chiunque ha delle potenzialità e che potevano essere espresse in questa rivista. Ognuno di loro viene aiutato dai volontari del servizio civile e dagli operatori a tirar fuori le sue potenzialità, mentre io mi limito a coordinare il loro lavoro e a seguirli in tutto il percorso che fanno. Vi svelo una cosa: tutte le bozze che mi vengono proposte io le revisiono insieme all'autore dell'articolo stesso, e questo crea un rapporto di maggiore complicità, perché la revisione viene fatta a quattro mani. Non è sempre facile capire cosa l'autore del pezzo voglia dire, per cui bisogna lavorarci sopra; a volte subentra anche la stanchezza fisica e quindi bisogna prima tirarli un po' su e poi proseguire. Tempo fa avevo espresso la volontà di assentarmi per un periodo di tempo e per questo la rivista ha rischiato di essere esclusa dalle attività del centro. La loro reazione è stata una sorta di ribellione: se non ci fosse più stata la rivista, loro non avrebbero più frequentato il centro di lunedì! E questo ha messo in allarme un pochino tutti, me compresa, che allora mi sono dovuta rimboccare le maniche e continuare a trovare del tempo per loro. Poi, piano piano, siamo cresciuti in maniera esponenziale, quindi posso dire che loro sono estremamente felici di quello che fanno. Cosa ha portato questa rivista nella tua di vita? Che dire, io sono contenta di questa attività, perché per me è arricchente. Mi dà la possibilità di dimostrare a me stessa che, nonostante le difficoltà, se si hanno delle potenzialità queste possono essere sfruttate al massimo. Per me è una lezione di vita per tanti motivi. Si può dire che la lettura dei numeri di Percorsi... è un vero e proprio viaggio attraverso articoli e sezioni diversi fra loro: come vengono decisi i temi da affrontare? Che spirito c’è nelle riunioni di redazione? In ogni numero di Percorsi... c'è un viaggio che noi affrontiamo, e il bello è che non sappiamo fin dall'inizio come sarà questo viaggio. Gli argomenti vengono proposti innanzitutto con la massima libertà di espressione. Ognuno di loro, rimanendo colpito da una data cosa, scrive un suo pensiero al riguardo e insieme a tutta la redazione si approva oppure si danno degli spunti ulteriori per approfondire. Non avrei mai pensato di approfondire dei temi scientifici, eppure nel numero 11 è successo. Allo stesso modo non avrei pensato minimamente che sarebbe nato uno spazio riservato alla poesia con relativo commento. Per esempio c'è un utente che mi dice sempre di essere arrabbiato e mi propone degli argomenti che lo toccano particolarmente: ultimamente si è dedicato al cambiamento climatico, portando un pezzo che lui stesso ha definito "un papiro di considerazioni e di osservazioni", che lo hanno portato anche a ricercare delle notizie scientifiche. Chi se lo sarebbe mai aspettato? Molto spesso davanti alle patologie che ci sono non si parla mai delle potenzialità. Lo spirito che c'è nelle riunioni di redazione è di alta collaborazione, tanto è vero che per il numero che stiamo preparando – il dodicesimo – stiamo cercando di creare un'ulteriore sinergia tra chi scrive e gli utenti che ascoltano, così se chi scrive si trova in difficoltà gli altri cercano di fargliela superare. La scorsa settimana un utente non riusciva a individuare il titolo per il suo pezzo, invece di suggerirglielo io, come nei numeri precedenti, sono stati gli altri utenti a fornire un ventaglio di proposte e, tra quelle, io mi sono occupata di scegliere la più consona. Anche questo ha portato ad avere una sinergia maggiore tra tutti noi, operatori compresi, perché, tra l'altro, senza di loro la rivista non si realizzerebbe, diciamoci la verità. Tanto spazio viene dato alla scrittura creativa. Perché questa scelta? La scrittura creativa è un'attività nata in maniera indipendente dalla rivista, ma mi sono resa conto che i lavori che gli utenti presentavano durante questa attività erano talmente validi, che alcuni ho deciso di pubblicarli con il permesso delle operatrici ovviamente perché mi sembrava giusto far emergere un altro lato degli utenti stessi. Mentre nel giornalismo ci sono delle regole che vanno rispettate, la scrittura creativa è un pochino più libera, ciò che conta sono le idee ed eventualmente i sogni, che uno ha dentro di sé ed esprime su un foglio. Potete trovare nelle pagine dedicate alla scrittura creativa, per esempio, anche un viaggio in mongolfiera ben descritto, cosa che in un giornalino di sezione non si dovrebbe proporre, però io l'ho proposto. Mi sembrava un'attività che in qualche modo doveva essere pubblicizzata anche nella rivista di sezione, perché fa parte delle attività del Centro Diurno. Annapaola, puoi dare ai lettori di Vortici.it un’anticipazione di ciò che sarà nel prossimo numero? Il dodicesimo numero è in lavorazione da un po' di tempo. Di solito appena esce il nuovo numero a dicembre – dallo scorso anno abbiamo scelto di pubblicare a Natale –, subito dopo gli utenti pensano già al numero successivo, perché sono talmente entusiasti del lavoro che hanno fatto che, giustamente, mi chiedono di pensare già al successivo. Anche se abbiamo un anno davanti non è semplice organizzare tutto e spesso i temi non sono così facili da trovare. Quest'anno però stiamo andando più spediti, nel senso che abbiamo già un'idea di come impostare il numero, ma non posso dare nessuna anticipazione concreta perché non so ancora come lo realizzeremo. Attualmente, ai lettori di Vortici.it posso solo dire che si parlerà di attualità, di autonomia e di disabilità, che riguarda l'utente in primis, e soprattutto si parlerà del ruolo che hanno i anche i volontari, che aiutano queste persone nelle attività che svolgono quotidianamente. Read the full article
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Enemynside, oltre il thrash, una spazio infinito
Riuscire con un disco a travalicare i confini di un genere creando un proprio stile, è una bella impresa. Tentativo perfettamente riuscito agli Enemynside ed il loro Chaos Machine. Chiariamoci subito, non stiamo parlando di novellini. Parliamo di una band più che navigata, che in una carriera quasi trentennale si strada ne ha percorsa. E si sente. Si nota dallo stile personale pur se riconducibile al genere heavy/thrash. Tuttavia, come spesso accade, le definizioni sono sempre troppo riduttive.
Definire il combo solo speed o thrash o hardcore non lo descrive al meglio. Gli Enemynside sono un po’ di tutto questo unito ad altre mille influenze. Per cercare di spiegare. Prendete il meglio che dagli anni d’oro ad oggi i su citati generi musicali hanno prodotto, uniteli e otterrete gli Enemynside. Come se i Metallica avessero scritto un disco a quattro mani con Anthrax, Slayer, Suicidal Tendencies, Nevermore, Hatebreed e chi più ne ha più ne metta.
Questo la dice tutte sulle capacità tecniche dei nostri. Tuttavia più che su questa ultime, l’attenzione va puntata sulla capacità di scrittura del gruppo. Davvero impressionante. Almeno su quest’ultima fatica sulla lunga distanza. Velocità, riff granitici, groove, melodia sono equilibrati al grammo. Nulla è fuori posto. Le composizioni su susseguono come i capitoli di un libro. Ogni pagina aggiunge dettagli in più al quadro generale compiendo il crescendo che poi esploderà nel finale.
Come in un libro giallo, non mancano colpi di scena e cambi improvvisi di scenario. Per i nostri è lo stesso. L’architettura generale è ben stabile, ma al uo interno si muovono diversi elementi. La band mette subito le cose in chiaro con Faceless. Un pugno in piena faccia. Decisa, monolitica, senza via di scampo. Allo stesso tempo carica di tensione e di melodia. Ottima la produzione che è riuscita a mantenere praticamente inalterata la furia degli strumenti e l’impatto complessivo.
Ecco, questo è un altro aspetto da non sottovalutare. La scelta dei suoni risulta particolarmente vincente. Non tanto per l’impasto sonoro, quanto per il fatto che live non sono difficili da ricreare. Il che garantisce un wall of sound decisamente devastante. Ottimo il lavoro di tutti gli strumentisti. Pulito, senza esagerazioni ma tecnico al punto giusto. Notevole il dialogo tra le due chitarre. Per tutta la durata del cd si inseguono, si scambiano riff e fraseggi, si sostituiscono negli a solo.
Molto interessante e ben centrato anche l’utilizzo dei cori. Questi mantengono una matrice prevalentemente hardcore. Cori pieni, da stadio, quasi oi. Si ascolti Black Mud per averne un chiaro esempio. Lodevole il lavoro della batteria. Questa offre una performance degna nota. Passa da semplici accompagnamenti lineari, a controtempi e accelerazioni improvvise. È soprattutto l’utilizzo della parte più percussiva a saltare all’orecchio, oltre all’incredibile lavoro con il doppio pedale.
Ed ecco un nuovo aspetto da menzionare. Avendo così tante influenze, l’accoppiata cassa/sezione ritmica, che non è solo masso, ma anche le due chitarre, non è né scontata, né ripetitiva. Da potentissimi muri sonori all’unisono si passa a moenti in cui ogni strumento segue una propria linea. Il che crea un onda d’urto incredibile oltre ad un intreccio che si decifra solo all’ennesimo ascolto.
Suffered defeat è il brano da prendere ad esempio. Perfetto nel suo incedere mai troppo veloce, ma implacabile. Un mare di lava che tutto sommerge senza lasciare via di fuga. Altra freccia andata a segno è la scelta del mid tempo. Il disco non ha brani a rotta di collo. Sono tutti cadenzati e, per questo, pesantissimi. Come sempre, il mid tempo consente, oltre ad una maggiore chiarezza in fase esecutiva, anche la possibilità di poter inserire elementi tecnici molto diversi tra loro.
In ultimo , ma non certo per importanza, la voce. Anche questa esce dal cliche con una timbrica piena, non scream né growl. Piuttosto strappata, più hadcore ma senza raggiungerne gli estremi. Scelta perfetta sia per il genere proposto, sia perché aiuta a donare personalità alla proposta musicale.
Concludendo. Cosa si può dire del lavoro degli Enemynside se non che è un grandissimo disco. Non adatto a tutte le orecchie, questa va evidenziato. Se non si è abituati a determinati suoni può risultare ostico. Neppure adatto ai nostalgici. Se pensate di trovare al suo interno formulette scontate, suoni vintage che richiamano alla memoria l’adolescenza con cartucciera, capelli lunghi e jeans stracciati, rimarrete delusi. Pur nella sua riconoscibilità stilistica questo è un disco contemporaneo. Un disco sicuramente da ascoltare.
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"Panic Room" (Kimura), il primo album di stillpani dal 19 aprile 2024
Dal 19 aprile 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming "Panic Room" (Kimura), il primo album di stillpani.
"Panic Room", il primo album di stillpani è un lavoro che affronta un viaggio interiore attraverso la musica. Una panic room è una stanza fortificata che viene installata in una residenza o azienda per fornire un riparo sicuro o un nascondiglio per gli abitanti in caso di irruzione, invasione domestica, tornado, attacco terroristico o diversa minaccia.
L'album è composto da 8 tracce, ognuna delle quali affronta una tematica diversa, dall'irrefrenabile voglia di libertà e una voglia di futuro, alla malinconia, a momenti positivi di serate con gli amici, all'amore, ma anche alla denuncia sociale, ai ricordi di infanzia.
Commenta l'artista a proposito dell'album: "La mia panic room è la musica, la scrittura che nonostante tutto continuano a proteggermi dalle varie 'minacce' che la vita ci presenta. Mi piaceva molto l'idea di racchiudere dentro un disco tutte le mie più grandi paure, i miei dubbi e i miei stati d'animo più profondi. Nel disco ho affrontato tanti temi e insieme a Etrusko (che ha curato nei minimi dettagli il progetto per il lato artistico) abbiamo sperimentato molte sonorità.
Il disco si apre con 'Intro/Cosa sono?' che racconta la mia irrefrenabile voglia di libertà e la voglia di darmi un futuro diverso, la seconda traccia, 'Panic Room', oltre a dare il titolo al disco è la canzone a cui tengo di più, affronto un tema forte per me, la malinconia, impersonificata da una donna pronta a togliermi tutto che pian piano riesco ad allontanare. 'A galla', invece, è una fotografia di serate con amici, momenti felici e good vibes generali che ho vissuto in compagnia delle persone a cui tengo di più. La quarta traccia è 'Contromano', la traccia più pop, spontanea e accattivante del disco, una quasi lettera che ho scritto ad una donna che a suo modo continuo a portare dentro di me. Le tracce 'Ego' e 'Catene' sono una vera e propria denuncia sociale, due canzoni che sento mie al 100% nonostante dietro ci sia la mano e la delicatissima penna di Lorenzo Di Pasquale (in arte Amelia) che mi ha aiutato a buttare giù il testo di entrambe ed è riuscito a scavarmi dentro. La settima traccia, 'La descrizione di un attimo', è un ricordo bellissimo legato alla mia infanzia, volevo riportare questa canzone dei Tiromancino che cantavo da bambino insieme a mia madre in macchina, ci ho messo un po' del mio dentro e il risultato mi è piaciuto sin da subito. il disco poi, si conclude con 'Quante volte', una canzone che ho scritto ad una persona che non fa più parte della mia vita da un po' di anni ormai, il brano, impreziosito dalla prorompente voce di Tekla è un botta e risposta tra due parti che si sono allontanate con il tempo e la sintonia che si crea nella canzone è magica. Ho scelto Francesca per questo brano perchè sapevamo che poteva dare un qualcosa in più ad una canzone che in fase di realizzazione aveva già detto tanto, quando mi è arrivata la sua strofa ero felicissimo della scelta e sapevo di aver affidato un brano per me speciale nelle mani giuste."
TRACK-LIST:
Intro/Cosa sono?
Panic Room
A Galla
Contromano
Catene
Ego
La Descrizione Di Un Attimo
Quante volte
Biografia
Alessandro Paniccia in arte "stillpani" è un cantautore nato a L'Aquila il 12 aprile 1999. Inizia la sua carriera nel 2019 con il singolo "Immortale" che riscuote un buon successo in città. Seguono altri due singoli e la pubblicazione dell'EP "4912" nel 2020. Con questi brani riesce a fare buone esperienze nell'ambito live e attira su di sé attenzioni di case discografiche. Nel periodo 2021/2022 pubblica quattro singoli: "Pagine Vuote", "Schiaffi", "Sto Bene/Sto Male e "Vertigine" che alternano varie sonorità l'una dall'altra. Nel 2023, dopo un piccolo periodo di inattività, pubblica nel 2023 "A Galla", "Contromano" e la cover "La descrizione di un attimo", singoli prodotti da Etrusko e Phonez (Alti Records), come tutti gli altri lavori precedentemente citati, e pubblicati da Kimura.
"Panic Room" è l'album d'esordio di stillpani disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 19 aprile 2024.
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"Panic Room" (Kimura), ecco il primo album di stillpani
Dal 19 aprile 2024 è disponibile sulle piattaforme digitali di streaming "Panic Room" (Kimura), il primo album di stillpani.
"Panic Room", il primo album di stillpani è un lavoro che affronta un viaggio interiore attraverso la musica. Una panic room è una stanza fortificata che viene installata in una residenza o azienda per fornire un riparo sicuro o un nascondiglio per gli abitanti in caso di irruzione, invasione domestica, tornado, attacco terroristico o diversa minaccia.
L'album è composto da 8 tracce, ognuna delle quali affronta una tematica diversa, dall'irrefrenabile voglia di libertà e una voglia di futuro, alla malinconia, a momenti positivi di serate con gli amici, all'amore, ma anche alla denuncia sociale, ai ricordi di infanzia.
Commenta l'artista a proposito dell'album: "La mia panic room è la musica, la scrittura che nonostante tutto continuano a proteggermi dalle varie 'minacce' che la vita ci presenta. Mi piaceva molto l'idea di racchiudere dentro un disco tutte le mie più grandi paure, i miei dubbi e i miei stati d'animo più profondi. Nel disco ho affrontato tanti temi e insieme a Etrusko (che ha curato nei minimi dettagli il progetto per il lato artistico) abbiamo sperimentato molte sonorità.
Il disco si apre con 'Intro/Cosa sono?' che racconta la mia irrefrenabile voglia di libertà e la voglia di darmi un futuro diverso, la seconda traccia, 'Panic Room', oltre a dare il titolo al disco è la canzone a cui tengo di più, affronto un tema forte per me, la malinconia, impersonificata da una donna pronta a togliermi tutto che pian piano riesco ad allontanare. 'A galla', invece, è una fotografia di serate con amici, momenti felici e good vibes generali che ho vissuto in compagnia delle persone a cui tengo di più. La quarta traccia è 'Contromano', la traccia più pop, spontanea e accattivante del disco, una quasi lettera che ho scritto ad una donna che a suo modo continuo a portare dentro di me. Le tracce 'Ego' e 'Catene' sono una vera e propria denuncia sociale, due canzoni che sento mie al 100% nonostante dietro ci sia la mano e la delicatissima penna di Lorenzo Di Pasquale (in arte Amelia) che mi ha aiutato a buttare giù il testo di entrambe ed è riuscito a scavarmi dentro. La settima traccia, 'La descrizione di un attimo', è un ricordo bellissimo legato alla mia infanzia, volevo riportare questa canzone dei Tiromancino che cantavo da bambino insieme a mia madre in macchina, ci ho messo un po' del mio dentro e il risultato mi è piaciuto sin da subito. il disco poi, si conclude con 'Quante volte', una canzone che ho scritto ad una persona che non fa più parte della mia vita da un po' di anni ormai, il brano, impreziosito dalla prorompente voce di Tekla è un botta e risposta tra due parti che si sono allontanate con il tempo e la sintonia che si crea nella canzone è magica. Ho scelto Francesca per questo brano perchè sapevamo che poteva dare un qualcosa in più ad una canzone che in fase di realizzazione aveva già detto tanto, quando mi è arrivata la sua strofa ero felicissimo della scelta e sapevo di aver affidato un brano per me speciale nelle mani giuste."
TRACK-LIST:
Intro/Cosa sono?
Panic Room
A Galla
Contromano
Catene
Ego
La Descrizione Di Un Attimo
Quante volte
Biografia
Alessandro Paniccia in arte "stillpani" è un cantautore nato a L'Aquila il 12 aprile 1999. Inizia la sua carriera nel 2019 con il singolo "Immortale" che riscuote un buon successo in città. Seguono altri due singoli e la pubblicazione dell'EP "4912" nel 2020. Con questi brani riesce a fare buone esperienze nell'ambito live e attira su di sé attenzioni di case discografiche. Nel periodo 2021/2022 pubblica quattro singoli: "Pagine Vuote", "Schiaffi", "Sto Bene/Sto Male e "Vertigine" che alternano varie sonorità l'una dall'altra. Nel 2023, dopo un piccolo periodo di inattività, pubblica nel 2023 "A Galla", "Contromano" e la cover "La descrizione di un attimo", singoli prodotti da Etrusko e Phonez (Alti Records), come tutti gli altri lavori precedentemente citati, e pubblicati da Kimura.
"Panic Room" è l'album d'esordio di stillpani disponibile sulle piattaforme digitali di streaming dal 19 aprile 2024.
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Sono iniziate a Fiumicino (RM) le riprese del cortometraggio Il racconto di Ester, una storia sulle vittime della Shoah e su quei sopravvissuti che preservano la memoria di sofferenze e perdite strazianti. Il corto, per la regia di Simone Barletta, vede protagonisti Andrea Roncato (nel ruolo di un testimone della Shoah che cerca di preservare la memoria delle sofferenze passate prima che siano perse per sempre), Danila Stalteri e la giovanissima Samira Barletta. L’opera, scritta a quattro mani da Emiliano e Simone Barletta, narra la storia di un testimone della Shoah, ora scrittore anziano e afflitto dall’alzheimer, che cerca di preservare la sua storia e la memoria delle sofferenze passate prima che vadano perdute per sempre. David Messina (Andrea Roncato) è uno scrittore burbero e solitario, che è scampato all’orrore della Shoah. Ora anziano, sta affrontando l’ennesima sfida della sua vita. Malato di alzheimer alle prime fasi, David teme che la sua memoria e la sua storia siano destinate a scomparire. Nonostante i suoi ricordi comincino a svanire e le sue capacità di scrittura siano messe alla prova, David è comunque determinato a completare il suo ultimo racconto. Con l’aiuto di una misteriosa ragazzina, Ester (Samira Barletta), e di sua figlia Sara (Danila Stalteri), con la quale da sempre ha avuto un rapporto freddo e distaccato, David intraprende un viaggio emotivo che lo porta a scavare nel profondo delle sue paure e dei suoi sentimenti per completare il racconto che gli è tanto caro. Mentre lascia andare tutta la rabbia e l’amarezza accumulata in anni e anni di solitudine, David si rende finalmente conto della vera importanza delle relazioni umane e dell’amore che lo circonda, gli unici strumenti per lasciare in eredità la propria storia. Il cortometraggio, prodotto da Santa Ponsa Film con il sostegno del NUOVO IMAIE, verrà girato nel Comune di Fiumicino - fra il Lido del Faro e il Parco Villa Guglielmi - in due giornate di riprese. L’opera sarà distribuita attraverso il circuito dei festival nazionali ed internazionali, prima di approdare su piattaforma.
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