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dropsofsciencenews · 3 months
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L’Occhio di Sauron dell’Amazzonia
ENG version ESP version Non sempre è facile mettersi d’accordo in gruppo quando si cerca il nome per nuove specie, ma i ricercatori del Museo di Storia Naturale di Londra non hanno avuto dubbi quando si sono trovati davanti a nuove specie di piranha vegetariani.
Ma facciamo un passo indietro. Per definire un animale come appartenente a una specie nuova, in passato spesso ci si basava sulle caratteristiche morfologiche. Questo è il caso del genere Myloplus, e in particolare della specie Myloplus schomburgkii. Sotto questo nome, infatti, venivano racchiusi pesci facilmente riconoscibili per avere una barra nera verticale al centro del corpo e per la particolare dieta basata soprattutto su piante, e qualche insetto, nonostante la loro stretta parentela coi piranha. I ricercatori, attraverso una nuova e attenta analisi morfologica di più esemplari unita alla codifica a barre del DNA, si sono resi conto che all’interno della specie Myloplus schomburgkii si nascondevano in realtà altre due specie, tutte con una barra verticale scura sul fianco, ma geneticamente diverse!
Alle due nuove specie sono stati dati rispettivamente i nomi di M. aylan e M. sauron. Il nome specifico M. aylan onora il defunto Aylan Moraes Andrade, figlio di Carine Moraes e Marcelo Andrade, uno degli autori, scomparso prematuramente. Il nome specifico M. sauron, invece, allude all'Occhio di Sauron, dal “Signore degli Anelli” di J. R. R. Tolkien in quanto il suo corpo è segnato con una barra verticale nera che si restringe verso entrambe le estremità, che ricorda il famoso occhio dalla pupilla verticale del romanzo. Inoltre, alcuni esemplari presentano anche delle macchie arancioni sul corpo, proprio come l’Occhio!
Come si sono resi conto i ricercatori di trovarsi davanti a più specie? Ebbene, loro hanno riscontrato distanze molecolari tra i tre lignaggi piuttosto elevate che andavano ben oltre la soglia minima per il DNA Barcoding delle specie ittiche (dal 2% al 3%). Myloplus schomburgkii differisce da M. aylan e M. sauron rispettivamente del 7,9% e del 9,7%. Tra M. aylan e M. sauron la distanza era ancora maggiore, 11%. Le differenze tra le tre specie non si fermano alla parte genetica. A un occhio più acuto, la stessa barra scura verticale può essere facilmente utilizzata per distinguere le tre specie. Myloplus schomburgkii presenta una barra verticale scura di larghezza uniforme rispetto alle due nuove specie. In M. sauron la barra nera verticale si restringe verso le estremità formando punte distali affusolate, mentre in M. aylan la barra scura verticale ha una regione più ampia vicino alla linea laterale e le estremità non si assottigliano.
La denominazione delle nuove specie M. aylan e M. sauron riflette la profondità del legame tra scienza e società, dove ogni nome racconta una storia. Questa scoperta, resa possibile grazie alla combinazione di analisi morfologiche e genetiche, ci ricorda che la nostra comprensione del mondo naturale è in continua evoluzione. La natura ci sorprende sempre, e l'identificazione di queste nuove specie sottolinea quanto sia vasto e ancora in parte sconosciuto il regno animale. I ricercatori ci invitano a mantenere uno sguardo attento e curioso, proprio come l'Occhio di Sauron, per continuare a esplorare e scoprire le meraviglie della natura.
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3boxnews · 4 years
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Scoperti per la prima volta #batteri che mangiano #metalli | 3BOX Notizie #biologia #microbiologia #scopertascientifica
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dropsofsciencenews · 4 months
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Trovato il più piccolo animale che trasporta semi...con la sua cacca
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L'endozoocoria, la dispersione dei semi attraverso il tratto digestivo degli animali, è un processo fondamentale per la riproduzione delle piante. Sebbene sia stata ampiamente studiata nei vertebrati, molti scienziati hanno ipotizzato che anche gli invertebrati possano svolgere un ruolo significativo in questo processo, soprattutto per le piante con semi molto piccoli. Le piante eterotrofe, che dipendono da funghi o altre piante per almeno parte del loro sviluppo, producono spesso semi simili a polvere, privi di endosperma e con riserve energetiche minime. Un esempio è il genere Monotropastrum, e in particolare Monotropastrum humile, diffuso in tutta l'Asia orientale, dall'Himalaya al Giappone.
In passato, si pensava che lo scarafaggio Blattella nipponica fosse il principale dispersore di semi per M. humile, grazie a frutti poco appariscenti che scoraggiano i vertebrati, frutti che maturano insieme all'emergenza degli scarafaggi e semi piccoli e resistenti. Tuttavia, la distribuzione geografica di B. nipponica non coincide completamente con quella di M. humile, suggerendo che altri invertebrati potrebbero essere coinvolti.
Ma come scoprire chi fosse il vero dispersore di semi? Durante la stagione della fruttificazione di M. humile, un gruppo di ricercatori ha condotto studi sul campo a Sapporo, in una foresta temperata del Giappone settentrionale. Hanno messo delle fotocamere digitali vicino alle piante in prossimità dei frutti registrando chi ne facesse consumo. Dopo aver identificato i potenziali frugivori, hanno catturato alcuni esemplari e li hanno alimentati con una miscela di frutti e semi di M. humile. Fatto ciò, i ricercatori hanno osservato i pellet fecali di ogni animale per vedere se i semi rimanevano intatti. Perché? Un seme intatto vuol dire aver trovato un potenziale trasportatore di semi.
I risultati hanno rivelato che Porcellio scaber, il porcellino di terra, lungo solo 8-11 mm, può ingerire e disperdere i semi di M. humile, stabilendo un nuovo record come il più piccolo agente di dispersione interna dei semi al mondo. Nonostante le sue dimensioni ridotte, P. scaber si è dimostrato un efficiente dispersore di semi, sfidando le idee tradizionali sui meccanismi di dispersione.
Questa scoperta sottolinea l'importanza di diversi agenti di dispersione dei semi, tra le altre specie cllegate con M. humile troviamo grilli di cammello, forbicine e pidocchi. I semi di M. humile sono abbastanza piccoli da poter essere ingeriti da una varietà di invertebrati, che sembrano svolgere un ruolo cruciale nella dispersione dei semi di questa pianta. Meccanismi simili sono stati osservati in altre piante con semi piccoli, suggerendo che la dispersione dei semi da parte di invertebrati potrebbe essere più comune di quanto precedentemente ipotizzato. Questi risultati ci invitano a riconsiderare l'importanza di tutte le creature, indipendentemente dalle loro dimensioni, nella salute e nella sostenibilità degli ecosistemi.
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