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#sciare vicino milano
ridestore-italia · 4 years
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Sciare Vicino A Milano
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Volete scoprire insime a noi dove sciare a meno di 3 ore dalla fanstastica cittá di Milano? Ottimo! Abbiamo messo insieme una lista delle localitá sciistiche a meno di tre ore di distanza, per una gita last minute sulla neve.
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Per leggere l’articolo completo
https://www.ridestore.com/it/mag/sciare-vicino-milano/
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abr · 3 years
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"Amavo molto vivere a Torino. È tutto vicino: la neve se vuoi sciare, il  Principato di Monaco per andare al mare. Se invece vuoi passare una giornata all'insegna della moda c'è Milano", ha dichiarato Georgina la compagna di CR7. Torino insomma è la ragazza non racchia, solo senza particolari atout, però amica di diverse supermodel. Bella zio ;)
tuttosport sa bene come si fanno le gaffes autoinculanti, via https://www.tuttosport.com/news/gossip/2022/01/26-89265265/georgina_e_la_nostalgia_dellitalia_amavo_molto_vivere_a_torino
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superfuji · 3 years
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Vaccini in Lombardia, posti a rischio in Sicilia: un nuovo scandalo per Aria, l’agenzia benedetta da La Russa
Oltre mille lavoratori sperano in una proroga del contratto in scadenza contro le pressioni della Lega che vuole riportare a casa i call center decentrati nel catanese
di Gianfrancesco Turano
Il committente è Aria, la famigerata azienda regionale per l’innovazione e gli acquisti responsabile di gravi ritardi nella campagna vaccinazioni prima che il suo consiglio di amministrazione fosse sciolto il 24 marzo su disposizione del presidente della giunta Attilio Fontana e della sua vice con delega al Welfare, Letizia Brichetto Moratti. Al contrario di quanto accade nelle squadre di calcio, da Aria sono stati mandati tutti via tranne il manager, Lorenzo Gubian, nominato direttore generale a metà febbraio e rimasto al suo posto con l’incarico provvisorio, ma rafforzato, di amministratore unico.
Sempre in via provvisoria, dato che una proroga senza gara non si nega a nessuno in tempi pandemici, anche l’appalto per i call center catanesi di Aria, affidato alla trentina Gpi e in scadenza il 31 luglio, dovrebbe essere rinnovato di un anno.
Nella vicenda dei telefonisti di Biancavilla e Paternò non c’è bisogno di tirare in ballo l’effetto farfalla e nemmeno l’eterogenesi dei fini per un’iniziativa clientelare nata quindici anni fa sotto l’occhio benevolente di un politico di destra e diventata oggi una battaglia occupazionale bipartisan.
I call center Aria-Gpi in Sicilia sono soltanto un pasticcio all’italiana ambientato in una zona economicamente depressa dove una volta si era ricchi con i feudi, come gli Uzeda dei Vicerè di Federico De Roberto. Lungo i lembi delle sciare etnee al posto degli agrumi adesso si possono piantare una dozzina di bandierine a indicare i palazzi dove convergono le telefonate non solo dei lombardi in attesa di vaccino o di visita specialistica ma anche di clienti di Tim, di Sky, dell’Enel o di pensionati dell’Inps e dell’Inail. Cuffiette e microfoni hanno sostituito le macchine agricole come mezzo di produzione non solo a Paternò e Biancavilla, ma anche a Misterbianco, Adrano, Belpasso, Santa Maria di Licodia, Motta Sant’Anastasia.
«I lavoratori di Paternò e Biancavilla sono giovani e qualificati», dice Concetta La Rosa di Filcams-Cgil. «Il sistema sanitario lombardo è complesso, bisogna avere conoscenza di una rete molto ampia. In vista di rinnovo della gara, che sia quest’anno o l’anno prossimo, chiederemo il mantenimento delle condizioni salariali e il vincolo territoriale per mantenere gli occupati attuali da parte di chiunque dovesse aggiudicarsi l’appalto dalla Regione, come consentono le linee guida dell’Anac. Internalizzare il servizio non sarebbe un risparmio per i lombardi».
Il rischio di riportare i call center nel perimetro pubblico e di tagliare fuori dalla sanità lombarda Paternò e Biancavilla non sembra più dietro l’angolo ma di recente i rapporti fra le componenti della giunta lombarda sono stati messi a dura prova più volte, con la sanità sempre in mano ai berlusconiani, la Lega spaccata fra giorgettiani e salviniani e Fratelli d’Italia, partito cofondato dal paternese Ignazio La Russa, che si trova al governo a palazzo Lombardia e all’opposizione a Roma. A marzo del 2018 il vicerè di Paternò e vicepresidente del Senato è stato rieletto nel quarto collegio di Milano, dove esercita la professione di avvocato, e ha lasciato il suo posto nelle liste siciliane all’ex sindaco di Catania Raffaele Stancanelli, che ha perso ma si è rifatto l’anno dopo con il seggio a Strasburgo. PATERNESI D’ASSALTO L’avventura della sanità lombarda in Sicilia inizia nel 2005 quando la giunta allora guidata con polso fermo e ampio consenso dal Celeste Roberto Formigoni spinge sull’acceleratore delle privatizzazioni e dei decentramenti a scopo di efficienza. A luglio 2005 si apre il call center di Paternò destinato alle prenotazioni telefoniche dei cittadini lombardi. Il tutto avviene sotto l’ombrello di Lombardia call, partecipata da Lombardia informatica e guidata da Giovanni Catanzaro, numero uno degli stipendi pubblici lombardi con 270 mila euro annui.
Il manager nato a Paternò fa parte di un gruppo di compaesani molto influenti, come gli imprenditori Antonino Ligresti (cliniche) e suo fratello maggiore Salvatore (finanza ed edilizia), ex datore di lavoro di Catanzaro alla Sai assicurazioni.
Altri due fratelli paternesi sono impegnati in politica nelle file di Alleanza nazionale: Ignazio e Romano La Russa il cui padre Antonino è molto amico dei Ligresti. Cinque anni dopo, con Silvio Berlusconi per la quarta volta a palazzo Chigi, Ignazio La Russa diventa ministro della Difesa e il minore, Romano, assessore all’industria al Pirellone. Anche il call center di Paternò vede nascere un fratello pochi chilometri a nord, a Biancavilla.
La Lega accoglie male la delocalizzazione del servizio tra gli amati meridionali. Il premio di consolazione è un terzo call center regionale da cento dipendenti e 3,5 milioni di spesa insediato stavolta a Milano. Ma ai leghisti non basta e a marzo del 2014 Roberto Maroni, eletto un anno prima presidente dai lombardi dopo diciassette anni di formigonismo, si scatena sulle onde di Radio Padania dicendo che bisogna riportare i call center regionali dov’è giusto che stiano cioè 1.300 chilometri più a nord.
Il “prima i lumbard” del segretario leghista rimane senza effetto anche con l’avvento alla segreteria di Matteo Salvini. Per stroncare le polemiche, a giugno del 2015 si fa un passo verso un’ulteriore privatizzazione. I call center regionali vengono ceduti al gruppo trentino Gpi per 12,5 milioni di euro con un’operazione “a leva” quasi interamente finanziata da Unicredit. In cambio il compratore ottiene l’appalto dei call center regionali per 6 anni a 25 milioni di euro l’anno.
Non sembra un cattivo affare, tanto più che i lavoratori di Paternò e Biancavilla nel 2018 si vedono cambiare il contratto da commercio a multiservizi, quello che inquadra i dipendenti delle ditte di pulizie. «Su base oraria è 1,60 euro l’ora in meno», dice Antonio Santonocito, segretario regionale del sindacato autonomo Snalv-Confsal che dichiara molti iscritti nei due call center siciliani. «Anche se la differenza è stata compensata come ad personam, si parla di oltre 200 euro per gli addetti che ne guadagnano in media 800 al mese e che sono in larga parte in smart working dall’inizio della pandemia. Proprio per questo mi chiedo che senso e che vantaggi può avere trasferire il servizio a Como oppure a Brescia». Le trasformazioni societarie, per un rinnovamento di facciata che l’emergenza sanitaria ha bocciato, continuano fino al 2019 quando le controllate regionali Lombardia informatica, Arca e Infrastrutture si fondono nella nuova Aria, affidata al presidente imprenditore Francesco Ferri, talent scout di nuovi politici per conto del cavaliere Berlusconi. BOOM IN BORSA Sullo sfondo ma con un ruolo da protagonista nella vicenda dei call center siciliani c’è la società che nel 2015 ha vinto l’appalto con la Regione Lombardia. La Gpi ha tutt’altra solidità rispetto a realtà come la Qe del bresciano Patrizio Argenterio, che gestiva a Paternò un call center fallito nel 2017 con cento lavoratori licenziati, un buco da 14 milioni di euro e conseguente processo penale.
La Gpi fa capo alla famiglia di Fausto Manzana, presidente degli industriali di Trento. Suo figlio maggiore Sergio, 37 anni, si occupa specificamente del settore “Care” e ha lavorato sul servizio tamponi “drive through” nel Lazio. La holding trentina è quotata in borsa sul segmento Mta dove è cresciuta di oltre il 50 per cento negli ultimi dodici mesi e di oltre il 30 per cento soltanto dall’inizio del 2021. I dati economici dell’anno 2020 sono in crescita da 240 a 271 milioni di ricavi e un profitto netto vicino ai 10 milioni di euro. Nonostante gli ottimi risultati, l’azienda ha scelto di non anticipare la cigs quando lo scorso aprile i call center hanno lavorato a ranghi ridotti per il Covid-19.
Gpi svolge servizio di Cup (centro unico prenotazioni) in Trentino e in altre nove regioni d’Italia. Soltanto nel giro degli ultimi sei mesi si è assicurata gare d’appalto per 33 milioni di euro dalla Basilicata, dalla Liguria, dalla Campania, dalla Puglia e dall’Emilia Romagna.
Secondo quanto dichiarato da Gpi, il servizio dedicato all’emergenza sanitaria non ha riguardato le vaccinazioni della Lombardia, anche se i rappresentanti sindacali dei call center siciliani affermano il contrario. Di sicuro, la holding che è fra gli sponsor del Trentino volley, arrivata alle semifinali dei playoff, sta continuando a puntare sul mercato del lavoro in Sicilia, dopo avere assorbito 73 lavoratori per una piccola gara scaduta con un altro committente.
Il tema di fondo è se Aria continuerà a puntare, e per quanto tempo, su uno schema così complicato. Il conto economico della società regionale viaggia intorno ai 200 milioni di euro e nella contabilità 2021 bisognerà inserire, oltre ai 25 milioni dati a Gpi e alle migliorie degli stabili in affitto in Sicilia, anche l’avventura del portale per le vaccinazioni dove le spese di call center pesavano per 11 milioni sui 18,5 complessivi. Ragioni contabili potrebbero suggerire un taglio delle commesse e sarebbe una sconfitta per tutti.
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Alta Badia: Sciare con gusto insieme ai migliori chef emergenti
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Il 2021 è un anno ricco di cambiamenti in tutti gli ambiti e rappresenta dunque anche un’occasione di rinascita e innovazione nel settore gastronomico. Per Sciare con gusto chi può raffigurare meglio questo periodo di ripartenza, di un gruppo di chef emergenti oppure alla prima partecipazione a Sciare con gusto, provenienti da tutta Italia, da nord a sud e da est a ovest. Il concetto dell’iniziativa rimane invariato: otto chef stellati saranno abbinati ognuno ad un rifugio sulle piste dell’Alta Badia, per il quale creeranno una ricetta che verrà proposta agli sciatori durante tutta la stagione invernale.  La scelta degli chef per la dodicesima edizione della famosa iniziativa culinaria si è svolta in modo molto accurato, selezionando chef giovani, carismatici e ricchi di nuovi spunti, in grado di interpretare al meglio l’idea di rinascita anche in cucina. Si tratta di chef orientati verso il futuro, che in Alta Badia vogliono portare tutta la loro creatività e la loro filosofia, utilizzando le eccellenze dei prodotti italiani nella realizzazione dei loro piatti. Sciare con gusto 2021/22, oltre a puntare sull’innovazione, vuole dare un segnale forte e concreto per un approccio sostenibile alla gastronomia. Agli chef partecipanti verrà chiesto di creare i loro piatti riducendo gli sprechi e con un’attenzione particolare alla tutela del nostro pianeta. A fare gli onori di casa il ristorante La Stüa de Michil, che nella propria cucina propone tradizione ed innovazione, con l’obiettivo di far conoscere i prodotti italiani al mondo, raccontando i sapori del territorio. Lo chef emergente ospite più vicino geograficamente all’Alta Badia è Riccardo Gaspari (Ristorante SanBrite di Cortina d’Ampezzo), che nel cibo del futuro vede un cibo sincero, coerente e senza manipolazione. Spostandoci verso ovest arriviamo a Cernobbio in provincia di Como, dove vive e lavora Davide Caranchini, chef del ristorante Materia, 1 stella Michelin. Classe 1990, lo chef è molto legato alle tradizioni e ai prodotti del territorio, ma allo stesso tempo ama la sperimentazione e la ricerca costante. Davide Caranchini è dell’idea che nei prossimi 15 anni il mondo gastronomico valorizzerà sempre più i prodotti naturali, gli ingredienti genuini e le piccole realtà produttive. Contraste (1 stella Michelin, Milano) è il nome del ristorante di Matias Perdomo. Per lo chef uruguayano di nascita, il cibo del futuro è l’essenza del passato e quindi è convinto che si debba conoscere il passato e lasciarci alle spalle le cose superflue per poter costruire “nuove tradizioni”. Paolo Griffa è invece lo chef stellato del ristorante Petit Royal di Courmayeur. A 29 anni è ritenuto uno dei più promettenti giovani cuochi italiani. Il viaggio culinario verso sud fa tappa a Pennabilli in provincia di Rimini. Il ristorante Il Piastrino, 1 stella Michelin, di Riccardo Agostini è nato all’interno di un’antica casa contadina, ristrutturata nel 2020, con la nascita del Food Garden, le sale nel verde, dove i sapori della cucina si fondono con il territorio circostante. Insieme alla moglie sommelier, lo chef stellato pesarese, che per tanti anni ha lavorato a stretto contatto con Gianfranco Vissani, vuole deliziare gli ospiti con proposte che rispecchiano la cultura e le risorse offerte dal territorio, senza rinunciare a sorprendere i buongustai con piacevoli particolari, mantenendo sempre immutati i veri sapori. Ricerca e studio continui sono invece all’ordine del giorno al ristorante Marco Martini Restaurant nel cuore di Roma. Lo chef stellato Marco Martini è dell’avviso che la cucina del futuro sarà un ritorno alla tradizione, all’accoglienza e alla convivialità; ecco perché la sua è una cucina di sapori netti, ereditati dalla tradizione romano-laziale, ma con un respiro internazionale. La carrellata di chef termina al sud della Penisola, con Caterina Ceraudo (Ristorante Dattilo, situato a Strongoli in provincia di Crotone, 1 stella Michelin e 1 “stella verde”). In cucina Caterina Ceraudo utilizza pochi elementi, cercando di esaltare i sapori semplici. La sua è una cucina nel massimo rispetto del cibo e della sua provenienza naturale, dalla nascita e crescita di ogni ingrediente, fino alla sua trasformazione nel piatto. I piatti possono essere degustati presso i rifugi Ütia Lee, Ütia L’Tamá, Club Moritzino, Ütia Las Vegas, Ütia I Tablá, Ütia de Bioch, Ütia Pralongiá e Ütia Jimmy durante tutta la stagione invernale. Garantire la sicurezza durante la vacanza, attraverso tutta la filiera di servizi, è in l’Alta Badia la priorità della stagione invernale alle porte. In questo senso anche Sciare con gusto si adatta, offrendo il proprio contributo. Ogni rifugio partecipante a Sciare con gusto preparerà sulle terrazze outdoor un tavolo dedicato all’iniziativa, riservato a chi vuole degustare un piatto, realizzato da uno degli chef stellati, per Sciare con gusto. In questo modo si facilita il distanziamento sociale e si offre agli amanti della cucina gourmet e delle sciate sulle piste dell’Alta Badia, un’esperienza esclusiva in tutta sicurezza. Presso i rifugi partecipanti sarà possibile ordinare l’intero menu, composto dal piatto dell’edizione attuale e almeno un piatto delle edizioni passate, rappresentativo della storia di Sciare con gusto. Per prenotare il proprio tavolo targato “Sciare con gusto” si può chiamare direttamente il rifugio partecipante all’iniziativa, in cui si vuole mangiare, scegliendo tra i piatti che si addicono meglio ai propri gusti culinari. Read the full article
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giancarlonicoli · 4 years
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2 set 2020 09:40 PHILIPPE RACCONTA DAVERIO: ''LASCIAI LA BOCCONI PER RIBELLIONE, APRII UNA BOTTEGA D'ARTE IN VIA MONTENAPOLEONE. POI QUANDO FECI L'ASSESSORE PER IL LEGHISTA FORMENTINI LA BUONA BORGHESIA MILANESE MI VOLTÒ LE SPALLE. L'UNICO CHE NON LO FECE FU…'' - CRITICO D'ARTE, GALLERISTA, UNIVERSITARIO, SCRITTORE, POLITICO. FIGLIO DELL'ITALIANO NAPOLEONE E DELLA FRANCESE AURELIA, EDUCAZIONE OTTOCENTESCA IN AUSTERI COLLEGI. POI SI TRASFERI' CON LA FAMIGLIA AL SUD (OVVERO VARESE) - LA MOGLIE, IL FIGLIO, I TANTI CANI. ''LA FAMIGLIA NON È COSÌ MALE. ORA CHE HO FATTO 70 ANNI MI RENDO CONTO CHE…''
Biografia di Philippe Daverio da https://www.cinquantamila.it/, il sito a cura di Giorgio Dell'Arti
Mulhouse (Francia) 17 ottobre 1949. Gallerista. Critico d’arte. Docente universitario (Politecnico di Milano, Iulm, Università di Palermo). Membro della Giuria dei Letterati del premio Campiello. Direttore di Art & Dossier. Conduttore tv (Passepartout, Raitre). Nel 2008 nominato da Vittorio Sgarbi «bibliotecario» di Salemi (99.100 volumi). «Arrivato a diciott’anni ho smesso la cravatta e son passato al papillon. È più pratico: non casca nel brodo. Adesso, però, lo confesso, è diventato una mania».
• Quarto di sei figli, papà italiano che si chiamava Napoleone e faceva il costruttore, e mamma alsaziana, Aurelia Hauss. Educazione ottocentesca dentro austeri collegi francesi. Trasferitosi con la famiglia al Sud (era Varese, per loro profondo Sud) si iscrisse a Economia e commercio alla Bocconi di Milano. Completò tutti gli esami, ma niente tesi perché «i sessantottini di ferro non potevano laurearsi».
• Cominciò quasi per caso a fare il mercante d’arte moderna e negli anni Ottanta aprì una galleria a Milano e una a New York. Dal 1993 al 1997 fu assessore alla Cultura e all’educazione del Comune di Milano.
• «Era l’esatto contrario del bocconiano tipico: triste, serio, ingessato. Lui era allegro, esuberante e già allora il suo guardaroba non conosceva il grigio. Il suo guardaroba è una festa di colori, le sue cravatte, a farfalla, un arcobaleno. La galleria d’arte divenne a Milano la galleria d’arte per antonomasia. Indimenticabili i suoi vernissage, a farne un avvenimento non era solo la qualità dell’artista ma la qualità del pubblico che vi accorreva» (Lina Sotis).
• «Gli fu proposto di diventare assessore, con un bel mazzetto di incarichi, della giunta milanese retta da Marco Formentini. Avrebbe gestito, tra un incarico e l’altro, il 52 per cento del bilancio. Solo che a bilancio non c’era molto, solo che Formentini niente temeva di più di essere accusato di sprechi e di favoritismi. A Milano si vide qualcosa che non si era mai vista. Daverio aveva molti amici. Pochi si tirarono indietro quando si trattò di dargli una mano a organizzare manifestazioni che non dovevano costare nulla» (Sandro Fusina).
• Dal 1999 fa programmi tv, con Passepartout ha ribaltato i canoni tradizionali: «Inquadriamo dettagli come la bocca o il naso. Il montaggio poi è velocissimo».
• Ha ripercorso in nove tappe la storia del seno nelle raffigurazioni artistiche. (Il primo topless, rappresentato da Carpaccio nel secondo Quattrocento, rispecchia la spinta libertaria dell’Umanesimo. Nel Rinascimento, con Michelangelo i seni sono possenti, per diventare barocchi con Rubens. Il Settecento francese lancia i corpetti: Watteau e Fragonard sono gli interpreti della libertà sessuale dell’epoca. L’Ottocento invece registra una svolta: in David e Canova il seno è libero e proporzionato, mentre all’inizio del Novecento torna piccolo nelle incisioni di Aubrey Beardsley. Nel dopoguerra è burroso, come nei celebri disegni di Alberto Vargas. Negli anni Settanta, la modella inglese, seno minuscolo, è l’icona delle ragazze che bruciano in piazza il reggiseno. Alla fine del secolo scorso, il trionfo del seno, esaltato dal push-up e ingrandito dai chirurghi) (Monica Bogliardi e Veronica Russo).
• Dal 1972 vive al fianco di Elena Gregori, bisnipote del fondatore del Gazzettino, dalla quale ebbe un figlio, Sebastiano. Per «colpa sua» si rimise a sciare e suonare il pianoforte. «Sono fermamente convinto che i figli vadano sfruttati, cioè ti possono servire a sfruttare vecchie passioni» (ad Anna Maria Salviati).
Fuma il sigaro. Dichiara di bere tutto il bevibile, di farsi rifare colli e polsini delle camicie «così durano almeno vent’anni», di spendere volentieri i soldi per l’affitto di case spaziosissime dove poter camminare in lungo e in largo e far stare comodi i cani.
• Consulente artistico del progetto «Genus Bononiae» della Fondazione Carisbo nel 2011. Nello stesso anno fonda il movimento d’opinione «Save Italy», nato per sensibilizzare i cittadini alla conservazione dell’eredità culturale del Paese.
• Si dichiara un fan di San Valentino: «Noi over sessanta siamo un po’ fuori tempo massimo per San Valentino e tutto il suo corollario, soprattutto se si tratta di un festeggiamento frugale, che per meccanismo compensativo prevede forti ricadute erotiche. Approfitto e lancio un appello: se uscite per San Valentino fatevi dare una delega da chi lo snobba e festeggiate anche per loro» (a Michela Proietti) [13/2/2013].
• Gli piace moltissimo consultare Wikipedia «È come interrogare la Sibilla. Tanto più che io lo faccio nelle mie cinque lingue, e scoprire ognuna tratti lo stesso argomento in modo diverso è fantastico. Sono un wikipedista convinto. Meglio della Treccani» (ad Alberto Mattioli) [Ttl-Sta 22/11/2014].
• In un’intervista al programma Otto e mezzo ha dichiarato riguardo il MoVimento 5 Stelle: «Continua il percorso inarrestabile verso la trashologia. Grillo già un po’ mi spaventa, per un certo verso» [Huf 2/2/2014]. Per questo si è aggiudicato un pezzo sulla rubrica dissacrante Il giornalista del giorno, all’interno del blog di Beppe Grillo, che l’ha definito: «Uno squallido analista politico» [L43 2/2/2014].
• Ultimi libri: Il secolo lungo della modernità (2012), Guardar lontano veder vicino (2013) e Il secolo spezzato delle avanguardie (2014), tutti pubblicati da Rizzoli.
2. BIOGRAFIA DI PHILIPPE DAVERIO RACCONTATA DA LUI MEDESIMO
Luca Pavanel per ''il Giornale'', 6 novembre 2018
Philippe Daverio, 69 anni, alsaziano di nascita e milanese di adozione, ha vissuto tante vite in una. Gli manca solo di andare nello spazio. Critico d’arte, saggista, autore-conduttore tv, animatore culturale, politico e instancabile viaggiatore. «Quello che mi piace di più? – fa eco alla domanda il professore seduto nel suo affascinante studio tra quadri, oggetti carichi di memoria, computer – quello che sto facendo ora, scrivere un libro a favore dell’Europa».
Roba da niente, insomma. Sempre avventure di un certo peso; chissà che cosa si immaginava della sua vita quand’era giovane. «Inizialmente, quando ero francese, volevo fare il funzionario pubblico. Diventato italiano ho pensato che era corretto campare. Credo alla Provvidenza e che se uno dà retta al piano di sopra la strada gli viene indicata».
Nato in Francia, si considera un immigrato?
«No, eravamo degli europei di base. In casa si parlavano tre lingue e due dialetti; mio nonno fece il servizio militare a Berlino e il mio prozio a Parigi, mio nonno era italiano, insomma una famiglia Ue. Siamo venuti qui per una grossa operazione immobiliare a Varese fatta da mio padre».
Che ricordi ha della sua educazione giovanile?
«Ho avuto una educazione ottocentesca in un collegio episcopale (mostra la foto, ndr). Ricordo ancora una severità assoluta. Alzarsi alle 5 del mattino, ritmo di vita durissimo, ogni giorno l’obbligo di giocare per mezz’ora a football. Penso ancora a quel pallone scuro e gelido, di cuoio, che quando ti colpiva portava via un pezzo di pelle. Ma quella scuola mi ha lasciato una formazione di base con la quale ho vissuto di rendita a lungo, una bella formazione per la crapa (testa in milanese, ndr). Nella provincia francese la borghesia veniva tutta formata lì, in quel luogo».
Può dipingere un ritratto di famiglia?
«Mio padre era piccolo e napoleonico come il suo nome, Napoleone appunto, molto grintoso e totalmente lumbard; parlava in alsaziano. Un suo prozio fece le Cinque Giornate di Milano. Come carattere ho preso da papà, ma forse di più dalla mamma, Aurelia, un colonnello molto umano e con una inclinazione a difendere il gusto».
Uno come lei non può non avere un po’ di sangue nobile, o no?
«C’è l’elenco dei milanesi doc del XII secolo e il nome Daverio è già lì. Perciò non ho fatto altro che andare alla radice, come un salmone che ritorna alla fonte. Sento di appartenere a Milano, e me lo dice la memoria dei cromosomi. Che mi suggerisce pure che appartengo al posto di mio nonno, Berlino».
Sembrerebbe che alle origini ci tiene proprio...
«Per evitare che questo discorso sull’appartenenza fosse una pazzia letteraria, ho chiesto a mio fratello, il meno letterato, Paul, che è uno dei più noti chirurghi plastici svizzeri. Gli ho domandato ma quando sei a Berlino come ti senti? e lui mi ha risposto: A casa. Insomma lo sa pure mio fratello che non ha letto la letteratura guglielmina».
Non solo la provenienza, nella vita contano pure scelte e bivi, ne vuole rivelare almeno uno?
«Beh, quando ho deciso di mollare gli studi. Non mi sono laureato all’università Bocconi. Mi ero rotto, non avevo più voglia di stare lì. Ero sessantottino, come me diversi miei amici anche loro sessantottini non si sono laureati. Ho dato l’ultimo esame, non la tesi. Ho deciso di fare altro nella vita».
Qual è stato il suo primo lavoro?
«Lasciata l’università mi sono messo subito a fare il mercante d’arte. Prima l’ho fatto stando a casa, subito dopo ho aperto una bottega vera e propria nel centro di Milano. Allora fare questo era una cosa facilissima».
Milano è stata almeno un po’ buona con Daverio?
«Una mattina sono uscito di casa e mi sono detto voglio trovare una bottega. Avevo 27 anni, ne ho parlato con mia moglie. Quel negozio l’abbiamo cercato in Montenapo, l’ho trovato subito, ce n’era uno in affitto. La città a quei tempi offriva tante opportunità ai ragazzi, occasioni che nessuno ora si può immaginare. Adesso Milano offre decisamente meno».
Ci fa un bilancio delle sue avventure lavorative?
«Per quanto riguarda l’editoria, decine di libri scritti nel campo dell’arte. Scrivere è il modo più personale e libero per guadagnare denaro. Una persona sta in casa, apre il computer, digita i tasti e via. La sopravvivenza si fa con le dita. È un lavoro artigianale fantastico».
E quali sono gli argomenti che l’appassionano di più?
«Sostanzialmente quelli di cui mi occupo. La storia dell’arte, un po’ la politica. E la musica, naturalmente. Dove lavoro e abito ci sono più pianoforti. Ho studiato e mi piace moltissimo suonare Mozart. La musica serve per calmare i nervi ed è inoltre propedeutica all’estetica, tutti i concetti di armonia sono legati alla musica».
In tutto questo che spazio hanno gli affetti?
«Sono fondamentali, senza questi una persona non carbura. Credo che la famiglia non sia una roba del tutto sbagliata. Il pregio numero uno è che rappresenta la prima struttura di solidità alla quale uno appartiene. Vengo da una famiglia enorme ma vivo in una piccolina: io, mia moglie, il figlio, la sua ragazza e poi abbiamo allargato con cinque cani».
Vissi d’arte e di famiglia, e le amicizie dove le mettiamo?
«Importantissime, quelle vere, quelle che legano al destino. Io devo gran parte della mia fortuna milanese al fatto di avere avuto tre o quattro persone, di una generazione anteriore alla mia, che mi hanno dato una mano a fare quello che ho fatto».
E se (ri)pensa alla politica...
«Come assessore leghista mi sono trovato benissimo, perché c’era un sindaco come Marco Formentini. Lui parlava francese e inglese come l’italiano. Era di ottima famiglia, suo zio aveva seguito gli scavi archeologici della Lunigiana, c’è un museo. Io sono arrivato a lui perché era molto amico dell’editore Mario Spagnol e io pure. Ai tempi amavo la forza di rottura rivoluzionaria che aveva la Lega, che ora però è diventata rurale».
I suoi amici quella scelta non l’hanno presa benissimo...
«C’è una persona alla quale ero molto legato, amico pure di mia moglie, il giornalista Giorgio Bocca. Lui mi sostenne contro tutta la buona borghesia. Perché quando feci la scelta di Formentini, la mia buona borghesia di Montenapo mi guardò male. Ma io forse per genesi francese, sono un po’ giacobino».
Di cosa va fiero di quell’esperienza?
«Quando ero assessore ho lavorato anche all’idea della cosiddetta Città metropolitana, la sua genesi; un’idea che ancora oggi credo sia importante. Ho spinto tanto in questa direzione ma la cosa non è ancora sbocciata, sono convinto che nei prossimi anni succederà, ce lo chiederà l’Europa».
Cambiamo canale: dalla pubblica amministrazione alla tv...
«Ho fatto Passepartout sui canali Rai, trasmissione nata per caso e nata con uno spirito anti-televisivo che si occupava di storia dell’arte. Abbiamo dimostrato che esiste una fascia di italiani interessati all’argomento, avevamo un 5% di audience, circa tre milioni di persone. Poi, purtroppo, la televisione non si interessa a noi, le nicchie in Italia sono proibite».
Televisione o no, come speaker si trova a suo agio?
«Io faccio molte conferenze pubbliche ed lì che trovo il rapporto fisico con il lettore. In questo senso devo la mia fortuna ai quattro anni di politica che ho fatto. Prima avevo paura a parlare in pubblico. È stato come imparare a nuotare cadendo in un canale».
E nei panni del critico (o giudice)?
«Una faticaccia davvero anche se molto bella. Sono presente sia nello Strega sia nel Campiello e devo occupami di centinaia di libri ogni anno. Lo faccio ricorrendo pure a un meccanismo di annusatura dell’opera. È come negli esami all’università, si capisce subito se uno studente c’è oppure proprio non c’è».
A questo punto della sua vita, ha altri progetti?
«Assolutamente sì. Da pochi giorni sono entrato nel settantesimo anno di vita, è stato uno choc psichico ma il primo progetto che ho è quello di non rimbambire. Adesso ci sono tempi e progetti molto più brevi. Ho degli amici novantenni che sono molto svegli, per me sono un modello da seguire».
Come vede il futuro, c’è qualcosa che le fa paura o terrorizza?
«Una cosa che mi fa paura, vivendo in Italia, è la povertà. Sono molto riconoscente alla nostra sanità per le cure che ho ricevuto in passato, ma qui se si diventa poveri è una catastrofe, non ti risollevi più. So che fino a quando posso lavorare vado bene, nel caso contrario diciamo che mi potrei sentire un po’ imbarazzato».
C’è qualcosa a cui non vorrebbe mai rinunciare?
«Vorrei ancora avere una possibilità di partecipare alla politica. Penso che questo sia molto importante per ogni persona. Potrei accettare una proposta in questo senso in un’unica direzione, in una sorta di europeismo riformato. Io sono fautore non dell’Europa di oggi, ma assolutamente dell’Europa sì, e la vorrei composta di cinquanta regioni, che è l’unica soluzione vera che possiamo avere».
Ma di tempo libero per sé ne ha?
«In generale no, poi c’è da dire che il tempo applicato alle cose è più bello. Se c’è da cucinare un piatto mi piace molto farlo, mia moglie mi frena perché sporco troppo le pentole. Ero legato alla cucina delle mie origini, amo gli arrosti, amo il puree, amo certe zuppe francesi. Però amo molto anche l’italianità. Senza spaghetti non si può vivere, il risotto è fondamentale».
Qualche giorno per le vacanze lo scova da qualche parte?
«I viaggi hanno un senso quando non sono solo turistici, quando dietro c’è un progetto. Una volta con sei amici abbiamo preso in affitto un rompighiaccio alle Isole Svalbard per andare al Polo Nord. Oppure apprezzo gli spostamenti che nascono per motivi di lavoro. Per esempio in Cina a fare un video, all’Avana per un trasmissione. Ancora ricordo la trasferta per la Biennale di Dakar».
Per i viaggi intellettuali e artistici lo spazio lo trova...
«Beh noi siamo sempre stati legati alla musica. Quindi in questo senso viaggi tanto. Mi piace l’opera lirica, perché è una delle identità dell’italianità. L’Italia non è un Paese fondato sul lavoro ma sul melodramma; la Germania sulla tragedia e la Gran Bretagna sull’arrivo dall’estero di forze musicali. Senza Haendel non ci sarebbero stati i Beatles. La Francia, infine, ama la musica pomposa».
Con l’opera ha mai avuto «incontri ravvicinati» di qualche tipo?
«Nel 2008 sono stato chiamato dal regista Pier Luigi Pizzi a interpretare il narratore Njegus nell’operetta La vedova allegra di Franz Lehár, in scena al Teatro alla Scala. È stata un’emozione formidabile perché sono rimasto in scena per tutta la durata dello spettacolo».
Che rapporti ha con il Teatro alla Scala?
«Attualmente sono nel consiglio di amministrazione. In verità i miei ruoli gestionali si sono svolti tutti qui, a Milano: prima a Palazzo Marino, poi mi sono occupato del Duomo e del suo museo, e ora il Piermarini, tutti luoghi che raggiungo a piedi».
Con tutte queste esperienze che cosa ha capito dell’Italia?
«A proposito ho scritto un libro. L’Italia è un Paese diverso da tutti gli altri Paesi europei, con parametri aggregativi differenti. Tutta l’Europa è monarchica, noi siamo comunali, una sommatoria di comuni. L’Italia è unita con la forchetta e con il bicchiere».
Gioco della torre: un quadro, un brano, un libro, un film che non butterebbe giù, che salverebbe...
«Per l’arte La colazione sull’erba di Monet perché riassume il passato e anticipa il futuro. Per la musica L’arte della fuga di Bach, è una costruzione colossale. Riguardo ai libri la Crocifissione rosea di Henry Miller, c’è tutta la complessità del nostro mondo moderno. Infine il film, penso a Senso di Luchino Visconti, è il più bel riassunto epico del nostro Paese».
Ultima domanda su Dio.
«Sono religioso ma non baciapile. Il rapporto col piano di sopra è fondamentale e faccio di tutto per mantenere un dialogo costante».
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freedomtripitaly · 5 years
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Anche quest’anno Trenord ha riconfermato i suoi Treni della neve, un comodissimo servizio che già in passato si è rivelato molto utile per gli amanti dello sci. In partenza da pressoché ogni angolo della Lombardia, questi convogli si dirigeranno verso le stazioni più vicine ad alcuni famosi comprensori sciistici, ovvero Aprica, Valmalenco, Montecampione e Pontedilegno-Tonale. Visto il successo dello scorso anno, Trenord ha deciso di riproporre ancora una volta il pacchetto dedicato a chi vuole trascorrere qualche giorno sulla neve. Perfetta per chi ha una seconda casa in montagna o per chi vuole semplicemente concedersi un fine settimana sugli sci, l’offerta permette di raggiungere alcune delle principali località turistiche montane della Lombardia usufruendo contemporaneamente di comodi servizi di trasporto e di numerosi sconti. I Treni della neve sono infatti pacchetti inclusivi di viaggio andata e ritorno in treno, spostamento in navetta dalla stazione d’arrivo al vicino comprensorio sciistico (e viceversa) e voucher per ritirare lo skipass. Si può partire da qualsiasi stazione della Lombardia e arrivare a quella più vicina alla località prescelta, viaggiando comodamente senza doversi preoccupare del traffico e del parcheggio. Inoltre, coloro che aderiscono all’offerta avranno particolari sconti per il noleggio degli sci e delle attrezzature invernali, ma anche per usufruire delle strutture ricettive e dei punti di ristoro. I pacchetti possono essere acquistati a partire dal prossimo 28 novembre e saranno utilizzabili nel periodo compreso tra il 7 dicembre 2019 e il 13 aprile 2020. Le destinazioni raggiunte dai Treni della neve sono decisamente tra quelle più amate dai turisti. Il comprensorio sciistico Aprica-Corteno è dotato di oltre 50 km di piste da sci e di 17 impianti di risalita, per permettere agli amanti della neve di godere appieno di un’esperienza in Valtellina. A poca distanza troviamo invece il comprensorio dell’Alpe Palù, il fiore all’occhiello di Valmalenco. La stazione prevede tantissime piste adatte sia agli esperti che ai principianti, servite dalla modernissima Snow Eagle, la funivia più grande del mondo. Ancora, in Val Camonica spiccano gli impianti sciistici di Montecampione, dove si dirigono ogni anno moltissimi villeggianti provenienti da Milano e dalle altre città dei paraggi. Sempre in provincia di Brescia, ma questa volta al confine con il Trentino-Alto Adige, è il comprensorio sciistico Pontedilegno-Tonale ad attirare migliaia di turisti. Con oltre 100 km di splendide piste da sci, che culminano sino al ghiacciaio di Presena, questa località è una delle preferite dell’arco alpino. Piste da sci sulle Alpi – Fonte: 123rf https://ift.tt/376sPT3 Tornano i Treni della neve, il pacchetto completo per chi ama sciare Anche quest’anno Trenord ha riconfermato i suoi Treni della neve, un comodissimo servizio che già in passato si è rivelato molto utile per gli amanti dello sci. In partenza da pressoché ogni angolo della Lombardia, questi convogli si dirigeranno verso le stazioni più vicine ad alcuni famosi comprensori sciistici, ovvero Aprica, Valmalenco, Montecampione e Pontedilegno-Tonale. Visto il successo dello scorso anno, Trenord ha deciso di riproporre ancora una volta il pacchetto dedicato a chi vuole trascorrere qualche giorno sulla neve. Perfetta per chi ha una seconda casa in montagna o per chi vuole semplicemente concedersi un fine settimana sugli sci, l’offerta permette di raggiungere alcune delle principali località turistiche montane della Lombardia usufruendo contemporaneamente di comodi servizi di trasporto e di numerosi sconti. I Treni della neve sono infatti pacchetti inclusivi di viaggio andata e ritorno in treno, spostamento in navetta dalla stazione d’arrivo al vicino comprensorio sciistico (e viceversa) e voucher per ritirare lo skipass. Si può partire da qualsiasi stazione della Lombardia e arrivare a quella più vicina alla località prescelta, viaggiando comodamente senza doversi preoccupare del traffico e del parcheggio. Inoltre, coloro che aderiscono all’offerta avranno particolari sconti per il noleggio degli sci e delle attrezzature invernali, ma anche per usufruire delle strutture ricettive e dei punti di ristoro. I pacchetti possono essere acquistati a partire dal prossimo 28 novembre e saranno utilizzabili nel periodo compreso tra il 7 dicembre 2019 e il 13 aprile 2020. Le destinazioni raggiunte dai Treni della neve sono decisamente tra quelle più amate dai turisti. Il comprensorio sciistico Aprica-Corteno è dotato di oltre 50 km di piste da sci e di 17 impianti di risalita, per permettere agli amanti della neve di godere appieno di un’esperienza in Valtellina. A poca distanza troviamo invece il comprensorio dell’Alpe Palù, il fiore all’occhiello di Valmalenco. La stazione prevede tantissime piste adatte sia agli esperti che ai principianti, servite dalla modernissima Snow Eagle, la funivia più grande del mondo. Ancora, in Val Camonica spiccano gli impianti sciistici di Montecampione, dove si dirigono ogni anno moltissimi villeggianti provenienti da Milano e dalle altre città dei paraggi. Sempre in provincia di Brescia, ma questa volta al confine con il Trentino-Alto Adige, è il comprensorio sciistico Pontedilegno-Tonale ad attirare migliaia di turisti. Con oltre 100 km di splendide piste da sci, che culminano sino al ghiacciaio di Presena, questa località è una delle preferite dell’arco alpino. Piste da sci sulle Alpi – Fonte: 123rf Le più belle località sciistiche della Lombardia saranno raggiungibili molto più facilmente con i Treni della neve, e vi aspettano inoltre molte offerte speciali.
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gogobus · 6 years
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Bardonecchia: la montagna per tutti i gusti. Raggiungila in bus!
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Marzo è partito alla grande con una fantastica novità: lo Skibus per Bardonecchia!
Proprio oggi siamo partiti da Milano e Torino con il bus al completo di sciatori e snowboarder entusiasti ma anche di semplici amanti della montagna.
Con noi puoi trascorrere una splendida giornata anche se non ami sciare:  a Bardonecchia c’è così tanto da fare! 
Vediamo insieme cosa offre la famosa località piemontese.
COSA FARE A BARDONECCHIA
Dentro e fuori le piste
Iniziamo con qualche numero! A Bardonecchia puoi trovare ben 22 impianti di risalita e 100 km di piste (5 piste nere, 18 piste rosse, 16 piste blu) distribuiti nei 3 comprensori di Colomion, Melezet e Jafferau.
I comprensori del Colomion-Les Arnauds e del Melezet hanno piste ampie e tracciate in prevalenza nel bosco. Qui una fitta ragnatela di percorsi parte dal centro del paese, a Campo Smith, e raggiunge i vasti plateau fuoribosco del Vallon Cros a 2400 metri di quota.
Sei per il fuori pista? A soli 5 minuti dal centro del paese, grazie alla navetta gratuita, potrai raggiungere il comprensorio dello Jafferau che raggiunge la punta massima di 2800 metri d’altezza. Qui potrai sciare prevalentemente fuoribosco, in ambiente d’alta quota, con una vista a dir poco ineguagliabile sulle montagne circostanti.
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Lo snowpark
Se preferisci il freestyle vai diretto al Bardonecchia Snowpark, nell’area del Melezet, località Selletta a quota 2200 metri.
Indipendentemente dal tuo livello di riding, potrai divertirti in un'area dedicata con rail e salti per tutti i gusti!
Un'area easy, con strutture dedicate all'insegnamento e a chi vuole provare per la prima volta il freestyle, permetterà anche ai beginners di godere appieno delle giornate di riding.
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Sci di Fondo
Bardonecchia ha pensato anche ai fondisti! Se sei un appassionato potrai trovare le piste di fondo nello splendido anfiteatro di Pian del Colle e in Valle Stretta.
Pista Pian del Colle 1390m 1510m, comprende 4 anelli:
Anello verde: lunghezza 1 km, facile
Anello blu: lunghezza 2 km, facile
Anello rosso: lunghezza 3,5 km, difficoltà media
Anello nero: lunghezza 5 km, difficile
Pista Valle Stretta: 1390m 1780m
Anello km 10, grado difficoltà: medio.
Da Pian del Colle la pista sale fino al pianoro della Parete dei Militi dal caratteristico aspetto dolomitico, dove si sviluppa un primo anello. Dopo un breve tratto, si raggiungono le Grange della Valle Stretta – 1.780 mt. ed i due rifugi (I Re Magi ed il Terzo Alpini), dove si trova un secondo anello più piccolo immerso in un paesaggio di incomparabile bellezza.
Pista di fondo Decauville 2000m
Situata a 2000m sullo Jafferau ed accessibile direttamente grazie alla telecabina, resta aperta fino al mese di aprile. Completamente in piano.
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NON SCII?
Ciaspolate
A Bardonecchia non manca il divertimento per i non sciatori. Qui è possibile inforcare le ciaspole ai piedi e partire per una meravigliosa avventura tra panorami magici e scorci mozzafiato.
Sono 3 i percorsi segnalati e si trovano vicino all’arrivo dei principali impianti di arroccamento del Colomion, Melezet e Jafferau.
Percorso 1 - Melezet
Con partenza da località Chesal, il percorso (lunghezza di 3,5 km) vi porterà attraverso un bosco splendido e panorami mozzafiato sulla magnifica Valle Stretta
Percorso 2 - Colomion
Con partenza da località Pian del Sole, il percorso (lunghezza di 1,5km) è di facile approccio, ideale per tutta la famiglia e per i bambini (rigorosamente accompagnati)
Percorso 3 - Jafferau
Con partenza dall’arrivo della Telecabina, il percorso (lunghezza di 7km) offre una splendida vista, che ripaga dell’impegno e della fatica.
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Pattinaggio su ghiaccio
A Bardonecchia è possibile inoltre pattinare su ghiaccio presso la pista di via Mallen, dietro al Palazzetto dello Sport.
Di seguito gli orari:
APERTO TUTTI I GIORNI
Dalle 10,00 alle 12.30
Dalle 15,00 alle 19.00
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PER I BIMBI
Le aree dedicate
E se viaggi con bambini Bardonecchia prevede attività dedicate proprio a loro!
Situata vicino allo skilift Baby del Campo Smith, è in funzione la zona giochi e primo sci per i bimbi da 1 a 5 anni.
Inoltre, per i più piccini che ancora non si cimentano sulle piste, è in funzione presso il Villaggio Campo Smith un simpatico kindergarten.
Grandi e piccini a partire dai 6 anni possono usufruire di un tapis roulant che serve la pista di snow tubing e la pista principianti per provare l’emozione di scivolare su una percorso realizzato appositamente. 
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Alla ricerca degli animali selvatici
Esiste anche una grande novità per i più piccoli ma apprezzata anche dagli adulti: la ricerca e la scoperta degli animali selvatici.
Sulla pista Sole del comprensorio del Colomion potrai incontrare gli animali del freddo e della montagna: cervi, camosci e tanti altri amici ti aspettano... Anche solo per una foto ricordo! Potrai scoprire tante curiosità su di loro e imparare a riconoscerli.
Attività per tutti, grandi e piccini, la trovate tutta la stagione invernale dalle ore 9.00 alle 16.45 in località Pista Sole, comprensorio del Colomion. E' un’attività in quota che necessità di skipass.
Avrai capito che ce n’è davvero per tutti quanti! Quindi cosa aspetti? Prenota ora il tuo posto a bordo e vieni a divertirti insieme a noi a Bardonecchia!
PRENOTA ORA IL TUO POSTO!
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freedomtripitaly · 5 years
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Mentre le prime nevi imbiancano le nostre splendide montagne, è tempo di organizzare la settimana bianca. Sono moltissimi gli italiani che, nel periodo invernale, si prendono qualche giorno di relax per sciare o dedicarsi ad altre attività all’aperto, nella fantastica cornice di alcune delle località più affascinanti e suggestive del nostro Belpaese. Se quest’anno volete puntare su qualcosa di particolare, la meta giusta – consigliata anche da Forbes – è senza dubbio Bormio. Bormio – Fonte: iStock Nell’alta Valtellina, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, questo piccolo borgo fatto di casette in legno e strette viuzze è una piccola perla dal fascino raro, che non è (ancora) tanto battuto dai turisti. In effetti, in molti preferiscono destinazioni più rinomate che si trovano a non troppa distanza da qui, come Saint Moritz e Cortina D’Ampezzo. Eppure presto le cose potrebbero cambiare. Lo Stelvio sarà protagonista di importanti avvenimenti sportivi che, nei prossimi anni, faranno di Bormio una delle mete turistiche d’eccellenza. Il 28 e 29 dicembre 2019 si terrà qui la Coppa del Mondo di sci alpino, con due famose gare molto attese dagli appassionati di sport invernali. E a partire già dal 2020 inizieranno i preparativi per uno degli eventi più importanti di tutti i tempi: le Olimpiadi Invernali del 2026 a Milano e Cortina, che avranno luogo anche sulle ottime piste da sci dello Stelvio. Insomma, tra qualche anno Bormio diventerà un luogo piuttosto affollato, quindi è questo il momento giusto per visitarlo in tutta tranquillità. Il comprensorio sciistico di Bormio – Fonte: iStock Se siete amanti dello sci, il comprensorio del Bormio Ski è uno dei principali della Lombardia e offre davvero molte opportunità. Sono presenti 18 splendide piste, che si dipanano per oltre 50 km nell’affascinante panorama della Valtellina e che promettono divertimento infinito sia ai più esperti che ai principianti. Servito da 15 impianti di risalita, il Bormio Ski è attrezzato per soddisfare ogni esigenza. E la famosa pista Stelvio è pronta a regalarvi un brivido di adrenalina che non dimenticherete più! Ma il divertimento non finisce qui: sono molte le attività organizzate in questa splendida località, come ad esempio la discesa in notturna proprio sulla pista Stelvio. Tra gennaio e febbraio, Bormio illumina la sua distesa innevata più celebre e offre la possibilità ai suoi turisti di concedersi una discesa mozzafiato sotto la volta stellata. I principianti possono partecipare ad un’iniziativa simile che si svolge presso il vicino comprensorio sciistico di Santa Caterina, dove le piste sono adatte a chi non è ancora pratico con gli sci. Bormio – Fonte: iStock https://ift.tt/32BbVbJ Bormio è la meta turistica per le vacanze invernali 2019/2020 secondo Forbes Mentre le prime nevi imbiancano le nostre splendide montagne, è tempo di organizzare la settimana bianca. Sono moltissimi gli italiani che, nel periodo invernale, si prendono qualche giorno di relax per sciare o dedicarsi ad altre attività all’aperto, nella fantastica cornice di alcune delle località più affascinanti e suggestive del nostro Belpaese. Se quest’anno volete puntare su qualcosa di particolare, la meta giusta – consigliata anche da Forbes – è senza dubbio Bormio. Bormio – Fonte: iStock Nell’alta Valtellina, all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, questo piccolo borgo fatto di casette in legno e strette viuzze è una piccola perla dal fascino raro, che non è (ancora) tanto battuto dai turisti. In effetti, in molti preferiscono destinazioni più rinomate che si trovano a non troppa distanza da qui, come Saint Moritz e Cortina D’Ampezzo. Eppure presto le cose potrebbero cambiare. Lo Stelvio sarà protagonista di importanti avvenimenti sportivi che, nei prossimi anni, faranno di Bormio una delle mete turistiche d’eccellenza. Il 28 e 29 dicembre 2019 si terrà qui la Coppa del Mondo di sci alpino, con due famose gare molto attese dagli appassionati di sport invernali. E a partire già dal 2020 inizieranno i preparativi per uno degli eventi più importanti di tutti i tempi: le Olimpiadi Invernali del 2026 a Milano e Cortina, che avranno luogo anche sulle ottime piste da sci dello Stelvio. Insomma, tra qualche anno Bormio diventerà un luogo piuttosto affollato, quindi è questo il momento giusto per visitarlo in tutta tranquillità. Il comprensorio sciistico di Bormio – Fonte: iStock Se siete amanti dello sci, il comprensorio del Bormio Ski è uno dei principali della Lombardia e offre davvero molte opportunità. Sono presenti 18 splendide piste, che si dipanano per oltre 50 km nell’affascinante panorama della Valtellina e che promettono divertimento infinito sia ai più esperti che ai principianti. Servito da 15 impianti di risalita, il Bormio Ski è attrezzato per soddisfare ogni esigenza. E la famosa pista Stelvio è pronta a regalarvi un brivido di adrenalina che non dimenticherete più! Ma il divertimento non finisce qui: sono molte le attività organizzate in questa splendida località, come ad esempio la discesa in notturna proprio sulla pista Stelvio. Tra gennaio e febbraio, Bormio illumina la sua distesa innevata più celebre e offre la possibilità ai suoi turisti di concedersi una discesa mozzafiato sotto la volta stellata. I principianti possono partecipare ad un’iniziativa simile che si svolge presso il vicino comprensorio sciistico di Santa Caterina, dove le piste sono adatte a chi non è ancora pratico con gli sci. Bormio – Fonte: iStock Un resort splendido, con tante piste da sci adatte ad ogni esigenza, ma non solo: Bormio è il luogo perfetto dove trascorrere le vostre prossime vacanze.
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