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itsnerdpool-blog · 6 years ago
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Il sacrificio del cervo sacro VS Kubrick
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Il sacrificio del cervo sacro VS Kubrick
La sensazione che passa per la testa dello spettatore durante la proiezione de: “Il sacrificio del cervo sacro” è una sola: Lanthimos ce stai a provà.
Era preannunciato che la “citazione” al lavoro di Kubrick di questo nuovo Thriller era lampante.
Musiche, riprese, stacchi e durata dei piani sequenza ricordavano molto alcuni delle peculiarità delle produzioni di Kubrick.
Gli esempi potrebbero essere quasi infiniti se ci si mettesse ad esaminare ogni scena del film. Ma la spiegazione fotogramma per fotogramma potrebbe sembrare un pochino tediante.
In questo articolo andremo dunque ad elencare i 5 riferiment, citazioni, plagi che dir si voglia che Lanthimos ha inserito nella produzione del suo ultimo flm al cinema in questi giorni.
  Schermo nero. Ciack si proietta
La primissima schermata proiettata prima dell’inizio di qualsiasi film, che sia Topolino o che sia “2001 Odissea nello spazio” di Kubrick è in genere uno fotogramma nero.
Nel primo esempio lo schermo nero è semplicemente una pausa di assestamento, un richiamo all’attenzione che sussurra ai commensali di prestare attenzione all’inizio della pellicola.
Nel secondo invece ha già del mistico, ha già significato è già opera.
Alla base della riflessione di Stanley Kubrick per il film “2001 Odissea nello spazio” c’è la riflessione sull’inizio. L’inizio della vita, l’inizio dell’evoluzione e l’inizio della presa di coscienza dell’essere umano. Perché dunque non gettare già nello scompiglio lo spettatore. Perché non aspettarlo al varco già da subito chiedendogli di apprendere fin dalla prima visione quando effettivamente il film è iniziato?
Scenario tipico:
Si spengono le luci, schermo nero.
Pop corn con tanto di sfiorata di mano sfuggente alla compagna di sedia.
Lo schermo è ancora nero, da secondi.
Finalmente si sente qualcosa, un brusio.
Il brusio cresce e cresce ogni istante di più. Il brusio finalmente sboccia e diventa opera, Atmospheres di György Ligeti per la precisione.
La ragazza non capisce più niente e vi stampa un bacio in bocca a risucchio.
Ne “Il sacrificio del cervo sacro” Lanthimos fa lo stesso, cita alla lettera. Lo spettatore non capisce subito. Non sa se il film è iniziato da tre o trenta secondi, si sente già spaesato.
Non ha introduzione, non è preparato e inizia a prendere coscienza di essersi già perso qualcosa.
La colonna sonora
La colonna sonora specialmente nei thriller e negli horror è elemento fondamentale per la creazione di suspense e di aspettativa nello spettatore.
Archi, fiati e compagnia, tutto quello che serve per creare una colonna sonora che diventa protagonista.
Nei momenti di maggiore pathos anche ne “Il sacrificio del cervo sacro” entrano in campo striduli violini che suonando le note più alte del registro costringono gli ospiti in sala a coprirsi le orecchie.
Senza richiamare allo spoiler. In una scena in cui uno dei protagonisti si ferisce al braccio, un momento di calma assoluta con dialoghi a malapena sussurrati, parte una musica assordante a sottolineare l’avvenimento. Senza troppi sforzi di memoria balza subito in mente l’accompagnamento di uno degli attacchi di Shining del piccolo Danny nel film omonimo.
Bob Danny Murphy
È solo un’impressione personale, o è una telefonata gigante la somiglianza tra il piccolo della famiglia Murphy, protagonista della pellicola, e Daniel Torrance il bimbo dotato dello Shining.
Ragazzino con una faccia da paggetto, otto massimo nove anni e soprattutto caschetto cutaneo da fare invidia ai migliori anni di Caterina Caselli.
La somiglianza tra i due attori non è poi così lampante, ok. Uno ha i capelli castani, l’altro biondissimi. Uno ha occhi chiari, l’altro li ha scuri.
Quello che più li fa assomigliare e fa richiamare alla citazione è l’utilizzo dei primissimi piani.
Durante tutta la durata del film il regista ha utilizzato parecchio le inquadrature ravvicinate ai volti degli attori principali per sottolineare certe situazioni. La somiglianza fisica ed espressiva di Bob (Sunny Suljic) con il giovane Danny Lloyd è alquanto impressionante, non me la bevo. Di fortuito ci vedo pochissimo.
Velocità narrativa
La durata dei piani sequenza, la velocità con il quale si stacca da diverse situazioni e quanto spesso lo si fa definiscono in primis la percezione della fluidità di un film.
Kubrick usava a suo favore piani sequenza lunghissimi atti quasi a cullare lo spettatore nella sicurezza della tranquillità. Dietro l’angolo di ogni piano sequenza faceva presagire l’incombenza dell’ignoto. Creava suspense.
La critica che più si sentirà e si è sentita riguardo “Il sacrificio del cervo sacro” riguarda proprio questo, la lentezza. Sembra quasi non succedere niente. Per la prima parte della prima metà del film non si riesce a capire. Non si capiscono le relazioni interpersonali tra i protagonisti, non si capisce l’ambiente nel quale si è calati e non si capisce se tutto è normale. Ovviamente non è tutto a posto, qualcosa dovrà pur succedere. Ma la speranza è sempre l’ultima a morire.
Steadicam come se camminasse
Gli anni settanta furono campo fertile per le innovazioni in campo cinematografico. Il cinema Europeo si stava riprendendo dalla grande macchia della seconda guerra e iniziavano gli anni d’oro della commedia italiana.
Un operatore di camera, Garrett Brown, ideò un nuovo sistema di ripresa: la steadicam. Lo scopo era disporre di un congegno in grado di lasciare l’operatore agile di aggirarsi sul set unendo la precisione della ripresa col Dolly alla maneggevolezza della camera a mano.
L’utilizzo iniziale era un’importante innovazione che arrivò a completa maturazione con le riprese di Shining.
Chi non ricorda le famose scene del piccolo Danny che gira indisturbato col suo triciclo per i corridoi dell’Overlook Hotel praticamente desolato. Indisturbato tranne che per la presenza del fantasma di due gemelle morte trucidate sessanta anni prima ovviamente. Tutte quelle famose riprese, diventate simbolo della potenza con il quale lo spettatore viene immerso dentro la visione dello spettacolo, furono possibili grazie l’utilizzo della steadicam.
Lanthimos ci ricasca ancora e non solo in una fugace occasione ripropone la scena cambiando soggetto e mezzo di locomozione, ovviamente.
In questo caso è Colin Farrell che viene ripreso da dietro, come fossimo dei segugi, mentre serpeggia a memoria tra i vicoli del labirinto costituito dai vari reparti dell’ospedale dove lavora. Corridoi, svolte strette e moquette per terra e la citazione/plagio è servita.
        Conclusioni
È pleonastico ricordare che quelle riportate sono per lo più sensazioni personali, idee di una mente fervida ed estremamente complottista.
Siete d’accordo anche voi? Mi sono perso qualcosa? Fatemelo sapere qua sotto nei commenti 😊
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