#scalzacane
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Ieri ho visto spezzoni di un documentario (che sarà pure vecchio) sul golpe Borghese. Ho dovuto chiudere prima che mi venisse l'ulcera. Dicevano cose che non stavano né in cielo né in terra. Cose che se sono vere così come sono state riportate, giustificano la lotta armata*, secondo me.
E sullo sfondo, per non farci mancare nulla, Gelli.
Perciò vedete? Di che stiamo parlando? (when we talk about love)
*della parte a loro avversa, ovvio
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Metti che tu hai lavoro per tre ingegneri. Metti che hai a disposizione un budget adeguato a tre impiegati, e che comunque fai un salto nel buio perché oggi hai certe commesse ma domani non lo sai. Metti che recuperi dieci curricola in cui tra le righe leggi “scalzacane presuntuoso”. E metti pure anche che ti raccontino che adesso prendono uno stipendio da presidente di CDA dell’ENI.
Che faccio, gli offro 5 centesimi?
Metti che tu hai lavoro per un operaio, e che per avere quel posto si presenta solo uno. Ti tocca dargli la paga che vuole. Ma metti che si presentano in cento. Metti che quei cento hanno dei bambini, e che quei bambini sono affamati. Tu offrigli cinque centesimi, e vedi se non s’ammazzano tra loro per avere i tuoi cinque centesimi.
Furore, John Steinbeck
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Chi siamo
Prima di tutto ci tenevo a dire che siamo due scalzacani.
Ora, non ero sicuro che la parola scalzacane esistesse. Magari me l’ero inventata. Secondo il buon google, lo scalzacane è
Persona di nessun rilievo sul piano sociale o addirittura negativa su quello delle capacità.
Quindi la buona notizia è che ‘sta parola esiste. La cattiva è che il significato è un po’ meno simpatico di quanto ricordassi. Insomma una buona dose di autostima. Il concetto che volevo portare a casa è che siamo due tipi alla mano, con delle abitudini forse un po’ discutibili, tipo il parlare di cosee fastidiose come la narrativa.
Ma andiamo con ordine.
L’idea nasce quando una bella sera io (che mi firmo con il nome di Blame, per qualche irrisolto problema che di certo qualche psicologo pre-post-freudiano si divertirebbe a rintracciare) dico all’altro tipo (Nemo, come quello del sottomarino):
“Hey, ma se tipo facessimo un podcast di narrativa?”
“Intendi un qualcosa dove io e te parliamo di argomenti letterari per il grande pubblico italiano, in un’operazione forse comparabile, per impatto mediatico, all’introduzione delle veline sui canali mediaset?”
“Si insomma a grandi linee”
Ed eccoci qui.
Si chiama Storie perché è l’argomento che ci interessa, su cui ci piace di più scannarci e pontificare per più tempo del necessario. E forse perché, da quando ne abbiamo traccia (ovvero quel simpatico homo sapiens che dipingeva scene di caccia sulle mura di una caverna scordandosi di firmare le sue opere peggio di Banksy), l’essere umano si è sempre nutrito di storie.
E il falò è l’emblema di un posto caldo attorno al quale sedersi insieme mentre vengono raccontate. Oppure, il posto dove speriamo di non finire dopo aver detto una qualche castroneria assurda.
Per ora ci trovate su:
- Youtube (https://www.youtube.com/channel/UCyTOmUGP-0YbBwpl5bVx-dw),
- Anchor (https://anchor.fm/storie-al-falo),
- Facebook (https://www.facebook.com/storieaIfalo),
- Instagram (https://www.instagram.com/storiefalo/)
- ovviamente qui.
Considerata la vuotezza attuale delle pagine verrebbe da chiederci perché mai dovreste volerci trovare, ma non stiamo a sottilizzare dai.
Il podcast vero e proprio sarà ovviamente sui primi due, anche se non escludiamo di espanderci su altre piattaforme col tempo.
Il Tumblr è condividere, lasciare interventi scrittevoli di dubbio gusto come questo, e in generale avere un canale dove può essere simpatico comunicare.
Vi tengo aggiornati sulla questione delle veline comunque
- Blame
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Dell'ingrato mestiere di insegnare al tempo dei social
Dell’ingrato mestiere di insegnare al tempo dei social
Ieri era la giornata mondiale dell’insegnante e mi sembra giusto spendere due parole sul mio mestiere.
Comincio citando Francesco Guccini scrittore (ottimo scrittore):
Il fatto è che gli insegnanti erano rispettati, avevano un ben definito ruolo sociale, nella società d’allora avevano una certa importanza. Oggi qualunque scalzacane si ritiene materialmente e moralmente superiore, e al primo…
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AENAES GLOW 1951
Shummulonmap 1951⁞
Ma l’avete vista com’è precisa la corrispondenza, che è un po’come l’aderenza, tra il numero della targa, il 39 che si legge, e il tema della fotografia: come schema verbale del pulire, lavare e asciugare, che attiene a “mop”, che, nell’alfabeto della mnemotecnica, sarebbe in relazione al 39 della targa, e che è sempre speculare al riflessivo “accalcarsi”, che è il 39 quando corrisponde a “mob”? La pompa che ha in mano l’altra donna, che è di spalle al visionatore, avrebbe davanti il 9 essendo “pump” e quindi 9-39, tanto che, ora che il 39 lo guardiamo così potrebbe essere anche “amp”, l’abbreviazione di ampere, che è l’unità di misura della corrente elettrica, e non è detto che non possa essere anche l’unità di misura del “bagliore ainico”, che, se guardate ancora la fotografia di Loomis Dean, è doppio ed è visibile, impudicamente lampeggiato dalla bionda titolare della targa. Il 39, nel Foutre du Clergé de France, che è del 1790, non bisogna dimenticarlo, è il numero della posizione denominata “la balia”, che è nurse, ma sottintende “wet” di cui allo schema verbale “bagnare”, ma anche a quello riflessivo “bagnarsi”: to get wet. La “balia”, nel manuale pratico del Clergé de France, sapete tutti come ci si mette, in questa foto , invece, la titolare della targa, è così che la immobilizza Loomis Dean, sarebbe nella posizione 31, che ha sempre in sé lo schema verbale “mop” e in verità si farebbe per lubrificare l’amperometro o quantomeno per attivare il metabolismo e la fisiologia del “bagliore ainico”. La “pump” che è in scena e che l’altra giovane tiene in mano perché si veda essendo 9-39, la “pump” ha in sé la targa(39) e l’”amp” del “to get wet”, il bagnarsi, che rimanda al “wash” che è dentro il paradigma di “mop”(=39), che, appunto, serve per “pulire”,”lavare” e “asciugare”. “Wash”, dentro la poesia della gioventù, non solo americana, degli anni Cinquanta, porta con sé anche lo “sciabordio” e anche la “biancheria”, che, a guardar bene, pare che quella del bagliore ainico non abbia; d’altronde “wash” fa venire a galla che non c’è solo la “lavanda gastrica”, “stomach wash”, insomma lo “sciabordio” si fa, è evidente, per la pompa che c’è nel mettersi nella posizione 31, specialmente se [la biancheria] la stai bagnando o, da quel che metti in ostentazione, non ce l’hai. Difatti, è l’altra che ha in mano la pompa. Il “bagliore ainico”, non c’è che dire, è sempre bagnato, a volte è bagnato fradicio, e a volte promette il gaudio bevendo o quantomeno inumidendosi o facendosi spruzzare se non annaffiare; ti può venir da dire che come Genova è bagnata dal mare, Genoa is on the sea, per via della connessione con le ginocchia della nostra bionda, così anche la West Coast Youth è bagnata con la pompa, d’altra parte, se possiamo vedere questo mondo così pieno di bagliore ainico, non è per quel navigatore di Genoa che, sì, non sapeva nuotare ma quando gli hanno detto “Va’ a fare un bagno!” , “get lost!”, è andato sulla West Coast per non farsi vedere? Il “bagliore ainico”, che potrebbe essere “Aeneas Flash” o “Aeneas Glow”, forse a seconda dell’amp(ere), il 39, più bagnato o più luminoso, più splendente o più lunare, è messo in scena, o fatto sottentrare, dal paradigma della pompa, in quanto pump, fosse anche la gas pump, o la scarpa scollata, piatta o con tacco che sia, anche quando non c’è, come in questa scena, e allora a piedi scalzi, specialmente se si fa il carwash, il visionatore perde il treno o l’autobus, rimane a piedi e mette i piedi in quel luogo dove la West Coast Youth sta mettendo in piedi quello spettacolo, su due piedi il visionatore si accorge che, pur avendo la macchina, car, e quindi la ruota, la gioventù americana è a piedi scalzi, come gli scalzacani(1) , e si stanno bagnando per il gaudio del visionatore del 1951. Che, quella gioventù bagnata lo sa, si profila, sta apparendo in lontananza, come lo schema verbale “loom” che è la radice del nome di chi sta immobilizzando la loro messa in pompa(2) per quel futuro visionatore scalzacane del 1951.
[1] D’altra parte, non sono gli Scalzacani quelli del popolare “Mob”(=39), come, altro che banda o ghenga, the Mob, la Mafia, il sindacato del crimine che prende d’assalto, che si accalca, che fa, come dire?, ressa intorno a chi non è in mobilità, non può muoversi,ed è quindi anch’esso attante senza scarpe, senza ruota, a piedi scalzi ma che ha la pump o che fa pompa, ostenta, gonfia, accende e sbava?
[2] Chi fotografa sta, col 39, tracciando la Map(39=M=3;P=9), la cartina, quasi la road map, per via della macchina, della gioventù che a piedi scalzi si bagna, lustra la ruota e accende l’Aeneas Glow, il “bagliore ainico”.
West Coast Youth
Loomis Dean, Life, January 1, 1951 (part)
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