#sbatti il mostro in prima pagina
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Sbatti il mostro in prima pagina (1972) Marco Bellocchio
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Half asleep staring at the Gian Maria Volonté movie they're giving on tv
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Dal 1972, da quei comizi in cui a parlare era Ignazio La Russa, quando la Maggioranza silenziosa si riprendeva gli spazi che già aveva, ma che sosteneva le fossero stati sottratti dalla sinistra, dal vittimismo della destra che si lamenta di essere stata esclusa ed emarginata, come se in un Paese che ha avuto vent’anni di dittatura fascista l’esclusione di queste forze politiche non fosse il minimo indispensabile, sono cambiate molte cose a livello di contesto storico, ma alcuni ritornelli sono rimasti identici. Dagli intellettuali di destra che si lamentano di non poter dire nulla quando sono ogni giorno su quotidiani e trasmissioni a dire di tutto, in un universo politico in cui un generale si candida facendo il segno della X Mas come se fosse una gag elettorale, ai presidenti del Consiglio che si sentono vittime di complotti solo perché qualcuno fa notare l’impresentabilità delle loro squadre di governo, passando per i ministri che rispondono alla giustizia con video che sembrano girati per una campagna di abbonamenti teatrali o per qualche brutta imitazione di Black Mirror. In qualsiasi decade della nostra storia recente, ci sarà sempre un mostro da sbattere in prima pagina per deresponsabilizzarsi dal fatto che forse, semplicemente, si è inadeguati a governare; e le uniche vittime, in tutto ciò, siamo noi.
“Sbatti il mostro in prima pagina” è ancora la perfetta rappresentazione del vittimismo della destra
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i specifically asked for a rest day so that i could watch buena vista social club at the cinema but. in my city there's sbatti il mostro in prima pagina brrr i am going to travel back home just for that!!
#my city cinema is having a hot summer with the whole studio ghibli filmography!! but work ):#it's cool tho gianmaria volonté hot hot thursday is great#notes of a countryside dandy
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Laura Betti
«Sono comunque un’attrice ed ho una necessità fisica di perdermi nel profondo degli intricati corridoi dove si inciampa tra le bave depositate da alieni, tele di ragno luminose e mani, mani che ti spingono verso i buchi neri screziati da lampi di colore, infiniti, dove sbattono qua e là le mie pulsioni forse dimenticate da sempre oppure taciute… per poi ritrovare l’odore della superficie e rituffarmi nel sole dei proiettori, nuova, altra».
Laura Betti è stata un’attrice talentuosa, vivace e intensa. La cattiva per antonomasia delle grandi dive del cinema italiano.
Ha recitato in circa settanta film, diretta dai più grandi registi e registe del Novecento come Federico Fellini, Roberto Rossellini, Mario Monicelli, Bernardo Bertolucci, Pier Paolo Pasolini, Gianni Amelio, Francesca Archibugi, i fratelli Taviani, in capolavori come La dolce vita, Teorema, Sbatti il mostro in prima pagina, Nel nome del padre, Il grande cocomero e molti altri ancora.
Tra le interpretazioni più memorabili c’è sicuramente quella in Novecento di Bertolucci (1976) in cui ha interpretato Regina, personaggio dall’aria sinistra, quasi stregonesca, amante del fascista Attila, interpretato da Donald Sutherland.
Sul suo modo di esprimersi con le parole, il linguaggio, la voce roca e impastata, la fisicità, ci sono stati anche diversi studi accademici.
Artista a tutto tondo, ha recitato a teatro, cinema, televisione e lavorato a lungo come doppiatrice.
Soprannominata giaguara per la sua vitalità aggressiva e incontenibile associata a un passo felpato, quello con cui entrava in un film con un ruolo non da protagonista, per poi rubare la scena a tutti gli altri.
Nata col nome di Laura Trombetti a Casalecchio di Reno, Bologna, il 1º maggio 1927, ha esordito come cantante jazz, per poi passare al cabaret con Walter Chiari ne I saltimbachi.
Nel 1955 ha debuttato in teatro ne Il crogiuolo di Arthur Miller, con la regia di Luchino Visconti, seguito poi da spettacoli storici come il Cid di Corneille, in coppia con Enrico Maria Salerno e I sette peccati capitali di Brecht e Weill.
Il recital Giro a vuoto, del 1960, realizzato in collaborazione dei più grandi talenti letterari dell’epoca che amavano riunirsi nella sua casa romana, a Parigi venne recensito positivamente dal fondatore del movimento del surrealismo, André Breton.
Al cinema ha esordito nel 1956, in Noi siamo le colonne di Luigi Filippo D’Amico. Le prime parti importanti sono state in Labbra rosse di Giuseppe Bennati, Era notte a Roma di Roberto Rossellini, e soprattutto ne La dolce vita di Federico Fellini, dove interpretava una giovane saccente che nella scena finale della festa si vede rovesciare un bicchiere d’acqua in faccia da Marcello Mastroianni.
Fondamentale è stato il sodalizio con Pier Paolo Pasolini, che l’ha diretta in diverse opere teatrali e cinematografiche, tra cui svetta Teorema, che le è valso la Coppa Volpi come miglior attrice al Festival del Cinema di Venezia.
È stata la sua musa, definita da lui “una tragica Marlene Dietrich, una vera Greta Garbo che si è messa sul volto una maschera inalterabile di pupattola bionda”. Meglio di chiunque, è riuscito a sfruttare la sua capacità di caratterizzare i personaggi con la sua fisicità intensa, il forte segno caratteriale, spesso aspro, e la sua voce dal timbro pastoso.
A partire dagli anni ’70 ha cominciato a interpretare soprattutto ruoli da cattiva, scomodi e sgradevoli che, seppur secondari, restavano impressi nella memoria del pubblico.
Dopo la morte di Pasolini, nel 1975, ha tentato in tutti i modi di fare giustizia all’amico, sporse anche denuncia contro la magistratura per come erano state svolte le indagini sull’omicidio, le cui cause ancora oggi, restano oscure.
Ha continuato a farlo vivere, ricordandolo, scrivendone, dirigendo documentari su di lui.
Con Giovanni Raboni, ha pubblicato, nel 1977 Pasolini cronaca giudiziaria, persecuzione, morte seguito, due anni dopo, dal romanzo Teta Veleta il cui titolo è un riferimento a uno scritto giovanile del grande intellettuale.
Nel 1983 ha ideato e diretto il Fondo Pier Paolo Pasolini che per oltre vent’anni ha avuto la sede a Roma, poi spostato a Bologna, quando, nel 2003, ha creato il Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini, con oltre mille volumi e altro materiale relativo alle opere dello scrittore e regista.
Nel 2001, con Paolo Costella, ha diretto il documentario Pier Paolo Pasolini e la ragione di un sogno.
È stata anche la protagonista del libro di Emanuele Trevi Qualcosa di scritto, che evidenzia come lei sia stata la vera erede spirituale di Pasolini e incontrarla è come incontrare lo scrittore, perché rimasta plasmata e posseduta dalla sua vivida presenza.
In Francia, paese che l’ha adorata e riverita molto più dell’Italia, nel 1984 è stata nominata Commandeur des Arts et Lettres.
Laura Betti si è spenta a Roma il 31 luglio 2004.
Dopo la sua morte, il fratello, ha donato al Centro Studi Archivio Pier Paolo Pasolini anche tutti i documenti personali della carriera della sorella, raccolti sotto il nome Fondo Laura Betti, inoltre la sua città di origine, Casalecchio di Reno, nel 2015, le ha intitolato il Teatro Comunale.
Del 2011 è il documentario La passione di Laura, diretto da Paolo Petrucci, in cui viene ripercorsa la carriera dell’attrice raccogliendo anche le testimonianze di registi e intellettuali come Bernardo Bertolucci, Francesca Archibugi, Giacomo Marramao e Jack Lang. Il film è stato candidato ai Nastri d’Argento del 2012 tra i migliori documentari.
Laura Betti ha concentrato la sua esistenza nella ricerca della verità. Nell’arte, nella vita, tra la poesia che ha frequentato, nella sua recitazione.
Aveva carisma e fascino, sapeva sperimentare e aveva uno straordinario dinamismo dell’intelletto.
Ha avuto ruoli fuori dai canoni e per questo è stata difficilmente inquadrabile.
Ha saputo intrecciare linguaggi differenti come il cabaret, la canzone, il teatro, il cinema, la rivista.
Dipinta con tratti alterni, di sicuro ha saputo lasciare la sua impronta decisa e precisa nella storia della cultura italiana.
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SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA di Marco Bellocchio (2024)
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Cannes 77, in Croisette ci saranno anche Marco Bellocchio e Valeria Golino
Tgcom24 “Sbatti il mostro in prima pagina” è un film del 1972 che è stato restaurato in 4k dalla Fondazione Cineteca di Bologna in collaborazione con Surf Film e Kavac Film, sotto la supervisione dello stesso Bellocchio nel laboratorio L’Immagine Ritrovata di Bologna. Si tratta di un film cult di Bellocchio con protagonista Gian Maria Volontè nei panni di Giancarlo Bizanti, capo redattore…
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Sbatti il mostro in prima pagina 546
Ma dico, vi siete bevuti il cervello tutti quanti/e? Su Fb ne ho lette di tutti i colori, specie dalle signore. Robe del tipo: ogni uomo è potenzialmente un femminicida. Oppure la domandina scema, ma tu saresti capace di uccidere una donna? Fino ad arrivare alla consacrazione definitiva: è un vigliacco, non ha avuto nemmeno il coraggio di suicidarsi. Dico, non vi è bastato il sangue fin qui…
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Marco Bellocchio: premio all’eccellenza cinematografica al BAFF 2023
Marco Bellocchio: premio all’eccellenza cinematografica al BAFF 2023. Marco Bellocchio riceverà il Premio Dino Ceccuzzi Platinum 2023 all’eccellenza cinematografica, durante la ventunesima edizione del BAFF – B.A. Film Festival dal 15 al 21 aprile a Busto Arsizio. Il BAFF – B.A. Film Festival, diretto da Steve della Casa e Paola Poli, è organizzato da B.A. Film Factory, presieduta da Alessandro Munari, con il Comune di Busto Arsizio e il supporto dell’Istituto Cinematografico Michelangelo Antonioni. Lo scorso anno ad aggiudicarsi il riconoscimento è stato il regista premio Oscar Bille August. Nelle edizioni precedenti si possono ricordare Francis Ford Coppola, Murray Abraham, Carlo Verdone, Sergio Castellitto, Faye Dunaway e Ferzan Ozpetek. Bellocchio sarà ospite della serata finale del festival, venerdì 21 aprile al Cinema Lux, in cui incontrerà pubblico con il direttore artistico Steve Della Casa, grazie al quale si ripercorreranno i momenti salienti della sua lunga carriera. Fresco della Palma d’Oro d’Onore al Festival di Cannes nel 2021 e del Leone d’Oro alla Carriera alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia nel 2011, il regista è attualmente in corsa con 18 candidature, tra cui quelle per miglior film, regia, attori e attrici protagonisti e non protagonisti, alla 68esima edizione dei Premi David di Donatello per il film “Esterno notte” (2022), che ricostruisce il rapimento e l’assassinio di Aldo Moro. Marco Bellocchio ha debuttato nel 1965 con “I pugni in tasca”. Nel decennio successivo gira “Nel nome del padre” (1971) e “Sbatti il mostro in prima pagina” (1972). Nel 1984 dirige Marcello Mastroianni e Sophia Loren in “Enrico IV”. Nel 1991 vince l’Orso d’Argento al Festival di Berlino con “La condanna”. Nel 2002 vince il premio Nastro d’Argento per “L’ora di religione” e negli anni successivi firma la regia di “Vincere” (2009), “Bella addormentata” (2012) e “Il traditore” (2019), sul personaggio di Tommaso Buscetta.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Slap the Monster on Page One (1972)
#slap the monster on page one#sbatti il mostro in prima pagina#gian maria volonté#70s#where do i begin#marco bellocchio#mine
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Sbatti il mostro in prima pagina (1972), Marco Bellocchio.
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sbatti il mostro in prima pagina (it, bellocchio 72)
#Sbatti il mostro in prima pagina#slap the monster on page one#marco bellocchio#fabio garriba#Erico Menczer
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Happy 78th, Marco Bellocchio.
Sbatti il mostro in prima pagina (1972).
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SBATTI IL MOSTRO IN PRIMA PAGINA / SLAP THE MONSTER ON PAGE ONE (1972) - Marco Bellocchio
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Gian Maria Volonté, “Sbatti il mostro in prima pagina” (Marco Bellocchio, 1972). giffeteria
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non so come siano andate le cose al Mottarone. E magari la colpa sarà davvero del gestore e del caposervizio. Ma oggi la notizia è un altra, ed è tragica. Per il Gip (che di solito convalida quasi tutto) l’arresto degli indagati è stato “eseguito al di fuori di casi previsti dalla legge”. Due di loro non erano neppure stati interrogati. Cari miei, 14 morti sono un disastro. Ma qui la magistratura fa l’ennesima figuraccia: il solito modo di arrestare solo per il gusto di farlo, inventandosi fantasiosi pericoli di fuga. È ora di smetterla
https://www.ilgiornale.it/news/cronache/prodi-si-candida-supercazzola-conte-e-bojo-quindi-oggi-1950802.html
Buromagistrati, ovvero l’insieme intersezione di “facite ammuina”, “sbatti il mostro in prima pagina” e “tanto chemmefregammè?”.
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