#sassarese
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thelanguagecommunity · 6 years ago
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this post is meant to be a directory of every resource I come across for Corsican. it will be a continuous work in progress so thank you for your patience! if you have any issues or things to add, please reply to this post!
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limemagazineeu · 5 years ago
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Coronavirus: due nuovi casi nel Sassarese e nessun decesso Coronavirus. Ultimo aggiornamento Regione, + 30 i guariti Salgono a 1.362 i casi accertati in Sardegna dall'inizio dell'emergenza coronavirus.
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corallorosso · 3 years ago
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Una studentessa di 23 anni, a Sassari per il progetto Erasmus, è stata aggredita e picchiata da un uomo che ha tentato di violentarla, ieri mattina alle 7. La ragazza è stata soccorsa dagli operatori del 118 in via Rockefeller, dove ha chiesto aiuto mentre lamentava dolori in diverse parti del corpo, con contusioni varie e i pantaloni strappati, ed è stata accompagnata in ospedale. La polizia ha fermato un uomo del sassarese, fortemente sospettato di essere l’autore dell’aggressione. *************** e Salvini....MUTO!!!
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gwendolynlerman · 4 years ago
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Languages of the world
Sardinian (sardu)
Basic facts
Number of native speakers: 1,350,000
Official language: Sardinia (Italy)
Recognized minority language: Italy
Language of diaspora: Algeria, Argentina, Australia, Belgium, Brazil, Canada, France, Germany, Libya, Switzerland, Tunisia, Uruguay, Venezuela
Script: Latin, 25 letters
Grammatical cases: 0
Linguistic typology: fusional, SVO
Language family: Indo-European, Italic, Romance
Number of dialects: 4
History
1080 - oldest document in Sardinian
1714 - Sardinian becomes the official and literary language in Sardinia
1760 - imposition of Italian
1782 - first systematic study of the language
1811 - first grammar
1997 - recognition as the official language of Sardinia
Writing system and pronunciation
These are the letters that make up the alphabet: a b c d e f g i j k l m n o p r s t tz u v w x y z.
Stress normally falls either on the last or the penultimate syllable of the word.
Grammar
Nouns have two genders (masculine and feminine), two numbers (singular and plural), and no cases. Unlike in other Romance languages, the definite article derives from the Latin ipse, similarly to Balearic Catalan.
A common feature of the language is the left-dislocated construction, which means that “I’ve sung that song” is phrased as “That song I have sung”.
It is interesting to note that Sardinian is the closest language to Latin in terms of phonology and vocabulary (the latter depending on the dialect).
Verbs are conjugated for tense, mood (indicative, conditional, imperative, and subjunctive), person, and number.
Dialects
There are four dialects: Logudorese, Campidanese, Gallurese, and Sassarese. They differ in phonology and vocabulary, but are mutually intelligible.
Sardinian is a pluricentric language, with Logudorese and Campidanese being the two standard ways of writing it.
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ginger-and-oliveoil · 3 years ago
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mummy nightmare potion for the halloween asks?
Thanks for asking!
Mummy: do you believe in curses?
Not really. But I do throw around Sardinian curses a lot, which is basically swearing with the actual “curse” element. Ex : may you be found dead (less harmfully: blonde) (mortu/biondu ti veggani in Sassarese). So even if I don’t believe them, I guess I am involved with them due to how language works around here. x)
Nightmare: what’s your favourite Halloween movie?
I don’t really have one. Feel free to recommend, though, I might give it a watch. x)
Potion: do you have a ‘party trick’?
Unfortunately not, that’d be fun, ahahah.
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susieporta · 3 years ago
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“Quando i figli di Teresa, la mia amica che è morta l’anno scorso, hanno detto all’amministratore che avevano affittato la casa ai profughi - o cosa sono, immigrati? boh - io li volevo denunciare tutti.
Ma come?
Questa è una palazzina rispettabile, siamo tutte vedove, tre per l’esattezza, e siamo sole. Tutte anziane, ci facciamo compagnia, chi ci difende da questi?
L’avvocato mi ha detto che non potevo fare nulla.
E quando mi taglieranno la gola? Eh?
Speranzina dice che sono esagerata, ma lei non ha l’artrosi dell’anca, lei può correre se qualcuno le vuole tagliare la gola. Che tanto la raggiungono lo stesso. Poi ridiamo, cara Speranzina che fa tanto la moderna.
Sono arrivati oggi. Tre. Neri come la pece e lunghi come il mese di maggio. Io intanto mi sono fatta aggiungere tre serrature, che non si sa mai. E non apro a nessuno, manco a Speranzina, che si arrangi lei e la sua gola tagliata, già ridiamo se la picchiano questi. Io non apro a nessuno.
Stanotte non ho dormito, avevo paura che buttassero giù la porta con una accetta da boscaiolo, come in Shining. Domani metto un cartello nel portone: IN QUESTO CONDOMINIO SONO VIETATE LE ACCETTE DA BOSCAIOLO.
Cominciamo a mettere i puntini sulle “i”, che qua siamo in Italia.
Speranzina stamattina mi ha detto che sono esagerata. Aspetta quando ti prendono la pensione, le ho detto. E in quel momento ho visto i nomi sui campanelli. Ma questi non li possono scrivere in italiano i nomi, che siamo in Italia? Mussa? Nome di gatto, di gente non battezzata. Speranzina ha detto che sono nomi africani. Vabbè, io li chiamo Gavino, Proto e Gianuario, come i martiri di Porto Torres, così ci capisco.
Al ritorno dal supermercato Proto o Gavino, che tanto sono tutti uguali, mi voleva rubare la spesa. Ho gridato: MOLLA LA SPESA GAVINO! Ma urlato forte, e l’ha mollata subito. Cominciamo bene, Speranzina, qua ci rubano la spesa e mi sono chiusa in casa. Quattro mandate. Pure la sedia, toh, che se usa l’accetta lo sento subito e tocco il salvalavita Beghelli che lo vedi se vengono miei figli. La testa come i martiri di Porto Torres vi staccano. Eh.
Pure stamattina Gianuario voleva rubarmi la spesa, ma ho urlato solo al secondo piano, che ero stanca. L’ha mollata subito, sullo zerbino. Dev’essere che il parroco gli ha raccontato la storia dei martiri. Eh, mica siamo scemi qua.
Poi hanno cominciato a cucinare alle nove del mattino. Una puzza di cipolla terribile e ho chiamato Speranzina perché chiamasse l’amministratore, che non si può cucinare queste cose in una casa perbene. E quella cretina, che vedrai uno di questi giorni le entrano a casa con l’accetta questi tre, mi ha detto che non c’era differenza con quando io preparo il sugo la domenica alle sette. Ma questa è cipolla sarda! Loro sicuramente usano una cipolla africana.
Dev’essere che mi hanno sentito e mi hanno suonato alla porta. Gavino. Con un piatto di una roba strana. Per assaggiare, mi ha detto. Ho allungato la mano e ho preso il piatto di carta. ASPETTI LI’. Gli ho ordinato. Che io sono sassarese e se un piatto entra un piatto esce. E gli ho dato due fette di torta di mele. Buongiorno e non si disturbi più Signor Gavino! Mi ha guardato strano ma ho chiuso in fretta la porta. Quattro mandate. Più la sedia per l’accetta da boscaiolo. Io di questa roba non ne mangio. Cipolla africana ci dev’essere. Il profumo è buono. Sì, l’ho mangiato. Così così, già si poteva mangiare.
Non faccio in tempo a poggiare la busta della spesa che tentano di rubarmela. Però ora hanno imparato e per evitare che io gridi me la lasciano sulla porta.
Speranzina dice che mi aiutano. Io non ne ho bisogno d’aiuto. Però oggi sul loro zerbino ho lasciato tre cipolle. Con un biglietto: cipolla sarda. Oh, questi tre riescono a far puzzare pure la cipolla sarda, stamattina alle nove c’era un prof…, una puzza di soffritto che ajò, non va bene.
Oggi Gavino mi ha suonato alla porta. Ho guardato dallo spioncino. Non aveva accetta da boscaiolo, e ho aperto poco, con la catenella. Mi ha chiesto un’aspirina per Gianuario, quello che si vede meno. E cosa ha, gli ho chiesto, qualche malattia strana? No signora…influenza. Ma la prendono l’influenza gli africani? Boh, io gliela do. E camomilla ne avete? Non sa cos’è la camomilla.
Lì esce Speranzina con la teiera pronta. Aspettà Mussa, che l’ho preparata io.
- Ma scema sei?
- Eh, quanto sei esagerata.
E entra dai boscaioli.
E riesce dopo dieci minuti. Con la gola intatta.
E siccome non esiste che lei ha visto l’appartamento degli assassini di vecchie e io no, e anche perché non mi dica che sono paurosa, ho suonato.
“Signor Gavino, tenga questo limone, che Speranzina non è mai stata brava a fare tisane”
“Caro diario,
sono passati sei mesi. Siamo ancora vive. Domani Proto parte e io e Speranzina siamo tristi. Perché questi ragazzi sono davvero bravi, educati e ci hanno aiutato molto.
Fra due giorni partono pure Gavino e Gianuario, i martiri turritani se ne vanno. Dice che ne arrivano altri, speriamo che siano bravi anche questi.
E che almeno uno sia alto ad altezza di plafoniera delle scale, come Gavino, che cambiava le lampadine dei pianerottoli senza manco la scala. Perché in un condominio di anziane uno che sia ad altezza plafoniera ci vuole sempre."
Lalla Careddu
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spokenitalics · 4 years ago
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a trento parlano con un intercalare dialettale che pure da veneta-involontaria non ci si sta dietro! a detta del mio professore udine e trieste tendono ad avere un italiano privo di inflessioni (non so se sia vero), oppure si può fare come ho fatto io e nascere da un genitore del centro/sud e uno dell'estremo nord e uscirne con una parlata per la quale mi è stato chiesto almeno 6-7 volte se avessi fatto corsi di dizione (altre volte--
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si, effettivamente ho scritto trento pensando proprio a trieste. grazie di avermelo fatto notare! poi vabbè questa cosa dell'accento sassarese uscito fuori dal nulla 🔝🔝🔝
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lineamara · 5 years ago
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Non tutti conoscono la storia del voto della città di Sassari alla Madonnina delle Grazie. È una storia che mette radici durante la seconda guerra mondiale, quando la città di Sassari fu risparmiata da un bombardamento aereo, nonostante l’ordine di gettare gli ordigni proprio sulla nostra città. È un voto antico, sentito, che coinvolge tutta la città di Sassari, al termine del mese mariano, che si svolge nella suggestiva San Pietro in Silki.
I bombardamenti scampati a quell’epoca, erano fisici, distruttivi, miravano ai nostri tetti, alle nostre strade, alle nostre vite. Mettere una città in ginocchio con un bombardamento, era come muovere gli scacchi e mangiare pedoni, cavalli ed alfieri, con un’unica, vile mossa.
Oggi, lontani da quei giorni di terrore e distruzione, sembra che l’intera città di Sassari abbia dimenticato il valore di quel voto, fatto non solo per proteggere i cittadini, ma per tutelare e difendere la libertà di pensiero, di azione, di parola. La libertà di vivere. Una libertà che sembra aver preso il sopravvento nella sua eccezione più negativa: la libertà d’insultare.
Capita così, che tre ragazze, partecipanti alla processione in onore della Madonnina, vengano fotografate a loro insaputa, non per rendere omaggio e ringraziarle della loro presenza, ma per sbeffeggiarle sui social per le scarpe che indossano. Sono scarpe dal tacco alto le loro, scarpe molto femminili, magari non comodissime, ma sono le loro, le hanno scelte, insieme con l’abbigliamento, per rendersi il più belle ed eleganti possibili davanti a quella Madonna che ha salvato la nostra città. Spiccano anche un paio di scarpe rosse, altissime, simbolo scelto dalle Associazioni contro la Violenza sulle Donne. Le stesse scarpe rosse che si vedono in fila nelle piazze, in ricordo di tutte quelle donne vittime della violenza di genere, morte, violentate, picchiate, massacrate solo perché nate femmine. Una lotta che sta diventando sempre più importante, proprio in questi anni in cui, nonostante il progresso degli anni 2000, sembra prendere una piega spaventosa la tendenza al denigrare moralmente e fisicamente le donne in quanto tali.
Facendo una piccola indagine sul motore di ricerca principale, Google, possiamo facilmente reperire ogni giorno articoli che si snodano sulle più disparate forme di violenza verbale e fisica ai danni delle donne. Ogni giorno intere pagine sui femminicidi, su diffamazioni, sulle violenze domestiche, capeggiano sui principali quotidiani. È un allarme che in tanti, troppi ignorano. Molti segnali vengono sottovalutati, ma il rispetto non ha genere, tutti gli esseri umani ne meritano quanto basta per non finire su un giornale per una triste notizia, facilmente evitabile.
Io ho imparato a non chiudere nemmeno un occhio davanti a certe mancanze di rispetto. Soprattutto sui social. Ho preso spontaneamente le difese di quelle tre ragazze ignare che passeggiavano sui tacchi. Nessuno, infatti, poteva avere la certezza che stessero seguendo la processione, potevano essere delle passanti casuali, ma il succo non cambierebbe comunque. Sono state messe alla berlina in un gruppo che conta migliaia di utenti solo perché, a sentire parlare gli uomini che le hanno fotografate, non avevano delle scarpe adatte ad una processione. Dunque, io ho anche fatto una ricerca che potesse darmi indicazioni sulle calzature che si possono o non si possono indossare durante una manifestazione religiosa, mi ricordo di aver partecipato a matrimoni, battesimi, comunioni, anche io con tacchi vertiginosi e scomodissimi, ma niente, nessun decalogo delle calzature. Sono sicura che almeno una volta ho tolto le scarpe per il dolore durante la Faradda, anche quella manifestazione religiosa ed importante per la nostra città. Che io sappia nessuno mi ha fotografata per deridermi o additarmi come una pessima cristiana - anche se lo sono, data la mia tendenza all’ateismo. Non mi era mai capitato di dover difendere il diritto di chiunque a vestirsi come preferisce. L’ho fatto. Mi sono battuta contro un gruppo di uomini che tentavano di far passare le mie idee come una mancanza d’ironia. Ero davvero io quella che non capiva lo spirito “cionfraiolo” che caratterizza l’indole sassarese? No. Non ero io a sbagliare. Non ero io nel torto. La conferma è infatti arrivata nel momento in cui i tre uomini protagonisti della discussione, si sono spostati dal post principale per passare dalla cionfra all’insulto volgare, violento, gratuito ed immotivato. Argomento principale era la mia vita sessuale, a tratti libertina, in altri pudica o mancante. Ero una donna dal carattere forte e l’unico attacco che potevo meritarmi era quello fondato sulle mie abitudini sessuali. Del resto è il classico atteggiamento di chi non è capace di affrontare un dibattito e tenta di screditare chi tiene testa con fermezza e decisione. Sei una donna forte? Allora sei sicuramente una che non scopa. O forse la dai a tutti. Certo. Perché le abitudini sessuali di una donna sono ancora oggetto d’insulto, come le scarpe. Perché le donne non possono godere del sesso come gli uomini e se lo fanno sono automaticamente delle prostitute - per usare il termine più educato - donnacce di strada.
Ed eccolo il bombardamento verbale da cui nessuna Madonna oggigiorno può proteggerci. Una pioggia di insulti che cadono a grappolo con lo stesso scopo di un bombardamento aereo: indebolire, mettere in ginocchio, scoraggiare il nostro avversario nel dibattito. È un atteggiamento che si snoda tra i diversi aspetti dei social, lo si nota nei dibattiti politici, tra gli articoli che riportano notizie di cronaca. Tra un “dategli fuoco!” rivolto agli zingari o agli extracomunitari. Tra i post di esponenti politici - locali, nazionali ed esteri - che vengono travolti da fiumi di disumana violenza verbale.
Tutti, indistintamente, uomini o donne che siano, sono oggetto di ingiurie e diffamazione.
Questo è il progresso di cui tanto ci vantiamo, un passo che ci ha portati nel baratro buio e nero dei social, nati con il nobile scopo di unire, stanno invece segnando sempre di più la differenza tra i generi, tra le persone, tra le anime. Non c’è Madonna o Santo che tenga: la violenza verbale va di moda e, a quanto pare, nessuno ne comprende a pieno i rischi ed i danni che essa comporta. In barba alla vera Cionfra sassarese, si è passati dall’ironia tagliente e pungente, alla diffamazione attuata in termini volgari tanto quanto la leggerezza con cui li si usa, una pallottola mirata sulla mia persona, per offendere e denigrare la mia immagine pubblica e non solo.
Avrei dovuto ridere, forse, reagire con rabbia e rispondere a tono. Avrei dovuto lasciar perdere e tirare avanti, nonostante la ferita. Forse.
Non è divertente insultare sui social. Non c’è niente da ridere. Non è divertente pubblicare foto rubate per sottoporle poi ai commenti irrisori di un pubblico senza senso civico. Non c’è niente da ridere.
Non è divertente che uomini maturi, con figli e mogli, magari con la foto profilo contro la violenza sulle donne, spendano il loro tempo libero, i loro quarti d’ora di pausa a lavoro, il loro dopocena con la famiglia, per insultare la prima disgraziata che gli capita a tiro. No. Non c’è niente da ridere. Davvero.
Quel che ho fatto io non è stato altro che difesa. Ho depositato la mia querela in procura, accompagnata dai miei avvocati che da subito hanno compreso la gravità di quel che si leggeva nei vari post. Hanno creduto, come me, dal primo istante che il limite fosse stato superato. Parliamoci chiaro: ognuno di noi è libero di esprimere il proprio giudizio sul prossimo, ma è il rispetto che viene a mancare a marcare i confini tra il lecito e l’abuso.
L’intolleranza, la misoginia, le differenze di genere e, quindi, di trattamento, regnano sui social, esplosi come bombe cariche d’odio sul terreno che dovrebbe, invece, offrire un’opportunità di confronto, d’unione e di crescita personale.
Le lezioni si possono sempre imparare, si può trarre insegnamento anche da questa storia e salvare noi stessi dai bombardamenti d’odio ed intolleranza, imparando a tutelarci nell’unico modo che ci resta: affidandoci alla giustizia, che sarà anche lenta, complicata e macchinosa, ma che arriverà, giusta ed equilibrata, a cadere come spada di Damocle su chi della violenza verbale ne ha fatto vanto ed onore.
Non chiudete più gli occhi.
Come dice una nota pubblicità, voi valete e dovete rendervi giustizia ed onore.
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ladyklein · 5 years ago
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Dopo giorni di campagna e arte la frenesia continua col ritorno in ufficio, ma prima faccio tappa al mio rifugio: Pancafè. I nuovi addobbi stile neve, il quadro con la Dea sempre lì. Due risate, due chiacchiere e sento Lucia per prenderci un caffè (al bar Duomo). Sa mastra de Sardu, siamo diventate amiche, parliamo, ci raccontiamo. E poi in ufficio. Mattia non c'è e Facebook e Instagram passano a me, bello bellissimo, ma la responsabilità è abbastanza. Da Heidi a Social Media Manager est unu secundu.
Faccio vedere gli scatti al collega di mia madre, a Lucia, a Francesca. Scrivo la biografia del duo Vitale-Gadau, questa volta con Giulia il lavoro mi ha soddisfatta. Sto in ufficio fino alle 13:20, ripasso da Lucia, vado a pranzare, ritorno in ufficio fino alle 17. Sì, oggi inizio il corso di poesia. In Italiano, Sardo e Sassarese (come piace a me, Turritano).
Sono la più giovane, tutti gli altri dai 40 agli 80 anni. Eh, loro scrivono, io sto imparando a conoscermi. Tra i prof due poeti e un regista per la recitazione. Appunti, nuovi appunti su appunti. E sono le 19 e io sono a Sassari da quasi 12 ore. Nel cielo nessuna stella, durante la mattina la pioggia. Le pecorelle mi sono mancate, la terra mi è mancata, ma ammetto: ho fatto anche qui ciò che amo, e così deve essere. Trovare la bellezza ovunque e farla brillare.
(7 gennaio 2020)
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paoloxl · 5 years ago
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“Il virus non ferma le esercitazioni: attività militare intensa dal 6 aprile al 9 giugno. Ecco dove finiscono i soldi sottratti alla sanità: da domani due mesi di esercitazioni sui cieli della Sardegna. In barba all'emergenza sanitaria e alla crisi economica.” Così inizia la denuncia AFORAS, movimento contro l’occupazione militare della Sardegna, in un comunicato diramato domenica sera. Contemporaneamente il governo sardo tenta, attraverso una delibera, di mettere la maggioranza della popolazione “[a]gli arresti domiciliari”.
A sostenere quest’accusa non è un qualche ‘pericoloso movimento antagonista’ bensì l’ex presidente della prima sezione civile della Corte d'Appello di Cagliari: Gian Giacomo Pisotti. Questa evidente ingiustizia fa emergere la condizione di subalternità coloniale alla quale la Sardegna è sottoposta. La popolazione a casa mentre i militari arrivano dall’Italia e, probabilmente anche dall’estero, per fare i loro giochi di guerra.
Mentre il governo nazionale è impegnato a decidere cosa e quando riaprire c’è un settore che non va mai in crisi il cosiddetto comparto della difesa, l’industria della guerra. In piena emergenza sanitaria lo stato Italiano si prepara a spostare un gran numero di uomini e mezzi nell’isola per esercitazioni militari, con buona parte della popolazione sull’orlo del baratro economico e sociale, costretta a tirare la cinghia e restare segregata in casa. Proprio in un momento in cui “i nostri ospedali hanno un disperato bisogno di risorse economiche per far fronte alla crisi.” Questa è la denuncia di AFORAS che ha fatto una richiesta semplice: più ospedali e meno militari, basta con lo sperpero inutile di soldi pubblici.
In questo contesto la politica della giunta regionale è continuare a diffondere il panico tra la popolazione e inasprire i divieti per nascondere il disastro sanitario nel quale è stata lasciata l’isola. Come testimonia il divieto assoluto imposto dalla regione agli operatori sanitari di parlare pubblicamente delle carenze nel sistema sanitario locale. Un vero e proprio bavaglio corredato di minacce di provvedimenti disciplinari per il personale in prima linea per combattere il virus.
Intanto in Sardegna aumentano le restrizioni ma solo per la popolazione civile. La regione attraverso l’ordinanza del presidente Solinas (n. 17 del 4 aprile 2020) dispone nuove limitazioni che tenta di mettere agli arresti domiciliari la popolazione. “Uscire dalla propria abitazione è consentito, per l’approvvigionamento alimentare a una sola persona del nucleo familiare una sola volta al giorno. Impone ai possessori di orti, vigneti o attività di coltivazione il permesso di uscire a un componente per nucleo familiare anche questo non più di una volta giorno e solo se questa attivit�� è indispensabile per la sussistenza della famiglia.” Infine consente la possibilità di uscire in prossimità della propria abitazione solo in caso di “persone affette da gravi patologie, che, per certificazione medica, richiedano la necessità di uscire una volta al giorno”.
Il tentativo, seguendo la denuncia pubblicata sui social network dall’ex presidente della Corte d'Appello di Cagliari, sarebbe quello di segregare la popolazione, impedendo anche “la modesta attività motoria sotto l’abitazione, consentita dall’ordinanza nazionale”. Su questo punto controverso si è dovuto esprimere lo stesso presidente della regione specificando che: “L’autorizzazione esplicita è necessaria solo per i soggetti che non possono stare soli per motivi terapeutici. Per tutti gli altri funziona il buon senso: si può fare la passeggiata entro i 200 metri, possibilmente con la mascherina e mantenendo il distanziamento”. Un’evidente retromarcia per la pioggia di critiche che avrebbero potuto investire la regione per l’ennesima restrizione proprio quando paradossalmente, lo stato proseguirà con lo spostamento di contingenti militari verso l’isola. Come quelli che si sono spostati l’otto marzo dalla Sicilia per arrivare in Sardegna, tra l’altro scatenando il panico a Palermo. Si preparano esercitazioni militari in un periodo in cui le stesse nazioni unite hanno chiesto un cessate il fuoco su scala globale per concentrare i propri sforzi nella lotta al virus.
Mezzi militari attraversano Palermo 8 marzo 2020
AFORAS sostiene che proprio la quarantena per la popolazione consentirà ampia libertà di manovra ai mezzi militari e che: “L'istituzione del corridoio aereo in questione, non è un fatto comune: avviene soprattutto in occasione di grandi esercitazioni, come durante la Joint Stars svoltasi tra il 13 e il 31 maggio 2019.” “In quell’occasione più di 2 000 uomini, non solo dell’esercito italiano invasero l’isola”, il controsenso è evidente si chiede un grande sacrificio sociale a tutta la popolazione con limitazioni e restrizioni enormi per evitare la diffusione del virus ma si spostano migliaia di militari nell’isola. Quali sarebbero i rischi per la popolazione se tra il personale militare ci fossero delle persone infette? Queste risorse utilizzate per spese militari non sarebbero potute essere invece impiegate per interventi nella sanità di cui, non solo l’isola, c’è un urgente bisogno, specialmente in un periodo di emergenza come questo?
Inoltre la Sardegna dovrà utilizzare i posti letto degli ospedali privati a fronte dell’indisponibilità del ministero della difesa a mettere a disposizione gli ospedali militari nell’isola per la popolazione civile. La regione intende pagare per utilizzare i diversi ospedali privati come il Mater Olbia Hospital, il Policlinico Sassarese e la Clinica Città di Quartu. Stando alle informazioni che circolano su diversi quotidiani locali il costo che la regione dovrà sborsare per ogni posto letto arriverà sino a 900€ al giorno. Una spesa notevole a fronte di reparti che non sono ancora pronti per ricevere i malati per l’assenza di: macchinari per la diagnosi; apparecchiature per le terapie intensive; personale medico. Infatti i macchinari saranno comprati con soldi pubblici e il personale si troverà, come già avvenuto ad Olbia e a Sassari, tra le fila dei medici militari.
Tutto questo nonostante la Sardegna abbia un numero enorme di posti letto disponibili negli ospedali militari, ben 1065 su un totale di 5723 su tutto il territorio dello stato. Tuttavia a inizio marzo il sottosegretario alla Difesa Giulio Calvisi, ha dichiarato che le strutture ospedaliere-militari sarde accoglieranno solo i militari di stanza nell’isola. Una presa di posizione che è possibile comprendere solo alla luce delle manovre militari che si stanno preparando in questo periodo.
Questi sono i fatti, per quanto possano sembrare surreali. Tali contraddizioni svelano il vero volto di un dominio coloniale dello stato sulla popolazione sarda. Popolazione che combatte contro l’epidemia con le pochissime risorse disponibili. In un momento di crisi medica, ma soprattutto sociale, enorme lo stato getta la maschera e mostra tutta l’indifferenza per le necessità della popolazione. Il vero interesse nei confronti della Sardegna è lo sfruttamento del territorio per fini bellici e strategici, oggi come ieri, anche a scapito delle finanze regionali e della salute pubblica.
Pensiamo sia giusto concludere rilanciando le rivendicazioni che il movimento AFORAS ha da tempo formulato rispetto all’occupazione militare nell’isola: Smettere, dismettere e bonificare, blocco delle esercitazioni, la completa dismissione dei poligoni, il risarcimento delle popolazioni da parte di chi ha inquinato e la bonifica dei territori compromessi.
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sardegnadies · 8 years ago
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“La Pisana”, così nacque il sassarese
“La Pisana”, così nacque il sassarese
Nella commedia, scritta da Cosimo Filigheddu, sarà ricordato il periodo della dominazione pisana. Il 20, 21 e 22 gennaio a Palazzo di Città
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limemagazineeu · 6 years ago
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Sanità: Policlinico Sassarese è fallito Respinta la richiesta di concordato preventivo Il Tribunale di Sassari ha dichiarato il fallimento del Policlinico Sassarese.
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corallorosso · 4 years ago
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Nasce Pistacchio, un cucciolo di labrador verde: ecco perché Non si tratta di foto ritoccate o di una bufala. Pistacchio esiste davvero ed è un cucciolo di labrador di colore verde. Il tenero animale è nato assieme ai suoi fratellini lo scorso venerdì in una azienda agricola di Palu ‘e Carru, nel Sassarese, ed è, come dimostrano le foto, verde. A pubblicare su Facebook gli scatti che stanno facendo il giro del web è stato Cristian Mallocci. Un “cane al pistacchio”, ha commentato l’uomo: e così presto Pistacchio è diventato il nome del cucciolo. “Quando sono andato a vedere come stava la cagna – ha spiegato Mallocci a La Nuova Sardegna – ho visto che aveva partorito e che uno dei cuccioli aveva un colore diverso, insolito. Era verde. A quel punto, sono andato dal mio compagno di lavoro, Giannangelo Liperi, e gli ho chiesto se aveva mai visto un cane alieno”. Dopo l’iniziale inevitabile sorpresa, si è cercato di capire il perché di questa particolare pigmentazione. La spiegazione è da rintracciare in una particolare sostanza, la biliverdina, un pigmento biliare di colore verde che si mescola nel liquido amniotico della madre durante le fasi del parto. Proprio in quel frangente sarebbe stata assunta dal cucciolo, che ne ha acquisito la tipica colorazione. Il fenomeno tra i labrador non è poi così raro. Già nel 2017, in Spagna, si era verificato un fatto simile. Pistacchio però non rimarrà verde a vita. Crescendo infatti questo particolare colore del manto svanirà, tornando alla sua naturale colorazione crema. Di Pistacchio, insomma, rimarrà solo il nome. Di Antonio Scali
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retemeteoamator-blog · 2 years ago
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ginger-and-oliveoil · 4 years ago
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Good morning to the drunk ppl singing old sassarese folk songs near my high school and good morning to them only.
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sardies · 2 years ago
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Il costumista e scenografo sassarese Fabio Loi a "I soliti ignoti"
Roma. Fabio Loi, costumista e scenografo sassarese noto per i numerosi spettacoli ed eventi culturali che cura da anni per diverse realtà culturali del territorio, è stato ospite ieri sera della trasmissione di RaiUno condotta da Amadeus “I soliti ignoti”. «Sono stato contattato dalla redazione – dice Loi – e ho accettato subito incuriosito da questa esperienza insolita che si è rivelata molto…
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