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Giovanni Sarpietro - “Se qualcuno ci sente poi”
Il nuovo progetto del cantautore umbro-siculo
Un brano in cui coesistono passato e presente, sonorità acustiche e digitali e la dolce malinconia dell’autunno. Una canzone nata l’autunno di circa un anno fa che racconta proprio di un autunno. Settimane fredde, fatte di viaggi a Londra, di foto con gli occhi chiusi, di sbronze, di cancelli scavalcati e di lontananza, orgoglio e incomprensioni. Un rapporto irrequieto che lascia progressivamente posto ad una complicità autentica e a quella intimità che solo una coppia può vivere. «E se qualcuno ci sente poi?»
Gli archi scaldano le atmosfere autunnali, cercando di conciliare le diverse anime sonore del cantautorato italiano.
«SE QUALCUNO CI SENTE POI è il primo singolo di un progetto più ampio che culminerà con l’uscita di un disco "troppo" romantico. Le sonorità del progetto sono il frutto di un matrimonio, a volte turbolento, tra suoni acustici e digitali, tra legno e plastica, tra modernità e tradizione, cercando un equilibrio che ha accompagnato la stesura di questo album e la mia stessa formazione musicale dal conservatorio ai club, dai violini alla stratocaster.» Giovanni Sarpietro
Giovanni Sarpietro vive a Perugia ed ha origini umbro-sicule. Classe 1990, viene da una formazione classica, frequenta in giovane età il Conservatorio Morlacchi di Perugia, per poi dedicarsi agli ambiti musicali più disparati. Collabora con la compagnia “Arebur” di Liv Ferracchiati per la composizione e arrangiamento di musiche per il teatro e partecipa alla realizzazione di opere musicali appartenenti a diversi generi (Rock Brigade, Decostruttori Postmodernisti). Nel 2018, dopo aver vissuto in Inghilterra, vive una fase di forte esterofilia e inaugura il progetto elettro-pop “In Wave”, con il quale ha all’attivo un omonimo LP (In Wave, 2022), registrato a Torino presso il Punto V di Luca Vicini. Nel 2020, durante il periodo di lockdown, inizia a collezionare i testi e i brani che formeranno poi il cuore della sua produzione cantautoriale. Cominciano quindi a delinearsi i margini di un prodotto artistico di cui fa parte “SE QUALCUNO CI SENTE POI”, primo singolo del nuovo album.
La produzione del brano e del disco è stata seguita da Salvatore Addeo presso gli Aemme Recording Studios.
Contatti e social:
https://linktr.ee/giovannisarpietro
l’altoparlante – comunicazione musicale
www.laltoparlante.it
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Oddio che palle. Il cazzaro verde ha ricominciato a fare il martire. Noiosissimo. Andrea Scanzi Una lettera di Matteo Salvini a Mattarella per esprimere preoccupazione su come verrà giudicato dal tribunale di Catania. ... oggi è uscito un articolo de La Verità in cui si mostrano intercettazioni (utilizzate nell’inchiesta riguardante Luca Palamara e il Csm) in una chat di magistrati in cui si attacca lo stesso Matteo Salvini. «Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano – scrive Salvini a Mattarella – è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. ... tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità». di GIANMICHELE LAINO Stando a quanto scritto da Repubblica e riportato dal sito Bufale.net, le intercettazioni fornite dal quotidiano La Verità – che non sono ancora ufficialmente confermate – non riguarderebbero magistrati coinvolti nel procedimento di giudizio che riguarda la situazione di Matteo Salvini. Dopo la richiesta diretta a Mattarella – che con la Lega sta vivendo un momento molto particolare visto il calo nei sondaggi delle ultime settimane -, arriva dalle pagine del quotidiano di Maurizio Molinari la conferma che «nessuno dei magistrati siciliani che hanno trattato le inchieste su Salvini compaiono nelle conversazioni di Palamara». Il goiudice Nunzio Sarpietro in persona, davanti al quale il leghista Salvini dovrà comparire il prossimo 3 ottobre, avrebbe assicurato il politico che gli verrà garantito un equo trattamento al di sopra delle parti e a prescindere da quanto accaduto. Non dovrebbe preoccuparsi, quindi, Matteo Salvini. Avrà l’equo trattamento che spetterebbe a ogni cittadino italiano e verrà giudicato senza paura e senza sottrarsi, come sottolinea sempre lui ogni volta che torna a parlare in diretta social della sua situazione giudiziaria. di ILARIA RONCONE
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'Mafia e religione', film Millonzi su uso blasfemo
‘Mafia e religione’, film Millonzi su uso blasfemo
<img src="” title=”‘Mafia e religione’, film Millonzi su uso blasfemo” />Read MoreScritto con Sarpietro. Testimonianze Chiesa, giudici e vittimeScritto con Sarpietro. Testimonianze Chiesa, giudici e vittimeRSS di Sicilia – ANSA.it
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Italien: Prozess gegen Salvini von Gericht in Catania abgelehnt
Tichy:In den letzten Tagen konnte der frühere italienische Innenminister und Chef der Lega Matteo Salvini juristische Erfolge für sich verbuchen. Richter Nunzio Sarpietro in Catania auf Sizilien hat ein Verfahren gegen Salvini abgewiesen. Salvini, der für seine „Italiener zuerst“-Politik bekannt ist, wurde im Juli 2019, zu diesem Zeitpunkt Innenminister, beschuldigt, seine Befugnisse zu missbrauchen, indem Der Beitrag Italien: Prozess gegen Salvini von Gericht in Catania abgelehnt erschien zuerst auf Tichys Einblick. http://dlvr.it/RzjlY6
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Caso Gregoretti, Gup a P. Chigi per audizione Conte. Arriva pure Salvini
Caso Gregoretti, Gup a P. Chigi per audizione Conte. Arriva pure Salvini
“Premier è stato molto collaborativo” dice Nunzio Sarpietro. Avvocati di parte civile: “Conte chiaro, decise Salvini” Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, è stato sentito a Palazzo Chigi dal gup di Catania, Nunzio Sarpietro, in merito al caso “Gregoretti” quale teste nell’udienza preliminare che vede Matteo Salvini accusato di sequestro di persona per i 131 migranti bloccati al largo di…
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Salvini: "Io non cambio idea, ho difeso l'Italia. Assediato da avversari politici e parte della Magistratura
(di Massimiliano D’Elia) Il leader della Lega, Matteo Salvini ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo imparziale”. Il presidente Sarpietro del Tribunale di Catania, in merito all'appello dell'ex ministro dell'Interno al presidente della Repubblica: "Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Ne' io ne' nessun giudice che si e' occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d'accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna". Il 3 ottobre Salvini dovrà presentarsi, quindi, dinanzi al Tribunale di Catania, con qualche preoccupazione, per rispondere del suo operato da ministro dell’Interno, in riferimento alle vicende di Navi Gregoretti e Open Arms, lasciate al largo per giorni con centinaia di migranti a bordo. Oggi la Giunta per le Elezioni e le Immunità dovrà decidere se dare il via libera ai magistrati che lo indagano. La giunta, secondo indiscrezioni, conta una perfetta parità 10 sono i favorevoli (5 del MSS, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 i contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di Fdl). Dipenderà dal voto dell'ex M5S Michele Giarrusso. Ieri sera sul profilo Facebook, il leader della Lega: "PD e 5Stelle vogliono mandarmi a processo per aver bloccato uno sbarco l’anno scorso? A differenza di altri, io non cambio idea: fermare gli sbarchi di clandestini, combattere gli scafisti, difendere la sicurezza, l’onore e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un dovere. Mi processano? Sono tranquillo. Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Le preoccupazioni di Salvini troverebbero fondamenta nelle frasi scambiate in chat, nel 2018, tra il giudice Luca Palamara e il suo collega Paolo Auriemma della Procura di Viterbo. Testi resi pubblici da uno scoop del giornale La Verità, grazie ad alcuni punti essenziali ricevuti, probabilmente da qualcuno all'interno della Procura di Perugia, opportunamente stimolato dal gruppo di magistrati che si riconoscono nella corrente, Area e Autonomia e Indipendenza guidata dal giudice Pier Camillo Davigo, da sempre contrapposto a Luca Palamara del gruppo Unità per la Costituzione.
Le correnti che guidano attualmente l'Anm sono, appunto, Unità per la Costituzione, di cui faceva parte Palamara e Area e Autonomia e Indipendenza, di Davigo. E’ stata, infatti, la procura di Perugia, incaricata di indagare sui giudici romani, che, con il procuratore De Ficchy, è riuscita ad introdurre un “trojan” nel cellulare del suo collega Palamara facendo emergere i contenuti della chat con il giudice Auriemma e molto altro. Auriemma nel 2018, mentre la Procura di Agrigento ipotizzava il reato di sequestro di persona a carico di Salvini per i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, prendeva le parti del ministro dell'Interno e chiedeva a Palamara: Sbaglio? Palamara: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Chat che ha generato alla vigilia della prima udienza di Salvini a Catania, un terremoto i cui effetti rimangono incerti, soprattutto se chi deve intervenire ha la forza e la voglia di farlo. Il primo colpo all’Associazione Nazionale Magistrati, dove dopo una riunione fiume di nove ore, si sono dimessi il presidente Luca Poniz (Area Autonimia Indipendenza) e il segretario Giuliano Caputo (Unità per la Costituzione), e con loro i rappresentanti dei rispettivi gruppi. All’ordine del giorno il dossier Palamara che ha fatto emergere anche altri comportamenti non proprio ortodossi, si è appurato che tra le attività delle varie correnti vi erano anche quelle di favorire ovvero contrastare le attività degli altri colleghi ma anche promuovere e bocciarne altri negli incarichi presso le procure più prestigiose ed influenti. Nessuno ora si fida più l’uno dell’altro e la lotta interna tra le correnti è diventata sempre più aspra, sembra un covo di vipere pronte ad avvelenarsi a vicenda o ad avvelenare i pozzi della conoscenza, della trasparenza. Con vera “faccia di bronzo”, il giudice Palamara si è rammaricato con Salvini via twitter e nel giorno della memoria di un gigante della Giustizia, Giovanni Falcone ha ribadito: ”Avete ragione voi, quando si sbaglia bisogna ammetterlo ed io l'ho fatto, esprimendo il mio più profondo rammarico per le parole dette”.
Ma in che mani siamo finiti? Speriamo che chi può e deve intervenire, intervenga. Uno spiraglio potrebbe essere la nomina del super poliziotto Gianni De Gennaro (ex presidente Leonardo, direttore Dis, etc,) quale presidente dell'Anac - Autorità Nazionale Anticorruzione. Un nome molto gradito al Presidente Mattarella, appunto!
In un messaggio via Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede definisce il caso un vero e proprio terremoto, che impone una risposta tempestiva delle istituzioni perché ne va della credibilità della magistratura. E annuncia che questa settimana porterà all'attenzione della maggioranza il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura. Bonafede conta su un'ottima convergenza già trovata con gli alleati per il testo che prevede un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo, l'individuazione di meccanismi per le nomine ispirati soltanto al merito e la netta separazione tra politica e magistratura. Read the full article
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Oddio che palle. Il cazzaro verde ha ricominciato a fare il martire. Noiosissimo. Andrea Scanzi Una lettera di Matteo Salvini a Mattarella per esprimere preoccupazione su come verrà giudicato dal tribunale di Catania. ... oggi è uscito un articolo de La Verità in cui si mostrano intercettazioni (utilizzate nell’inchiesta riguardante Luca Palamara e il Csm) in una chat di magistrati in cui si attacca lo stesso Matteo Salvini. «Per quanto si legge nell’articolo del quotidiano – scrive Salvini a Mattarella – è proprio tale tema politico ad aver suscitato l’avversione nei miei confronti dei magistrati, protagonisti di quelle comunicazioni pubblicate. ... tuttavia è innegabile che la fiducia nei confronti della Magistratura adesso vacilla al cospetto delle notizie sugli intendimenti di alcuni importati magistrati italiani, per quanto emerso e riportato nell’articolo de La Verità». di GIANMICHELE LAINO Stando a quanto scritto da Repubblica e riportato dal sito Bufale.net, le intercettazioni fornite dal quotidiano La Verità – che non sono ancora ufficialmente confermate – non riguarderebbero magistrati coinvolti nel procedimento di giudizio che riguarda la situazione di Matteo Salvini. Dopo la richiesta diretta a Mattarella – che con la Lega sta vivendo un momento molto particolare visto il calo nei sondaggi delle ultime settimane -, arriva dalle pagine del quotidiano di Maurizio Molinari la conferma che «nessuno dei magistrati siciliani che hanno trattato le inchieste su Salvini compaiono nelle conversazioni di Palamara». Il goiudice Nunzio Sarpietro in persona, davanti al quale il leghista Salvini dovrà comparire il prossimo 3 ottobre, avrebbe assicurato il politico che gli verrà garantito un equo trattamento al di sopra delle parti e a prescindere da quanto accaduto. Non dovrebbe preoccuparsi, quindi, Matteo Salvini. Avrà l’equo trattamento che spetterebbe a ogni cittadino italiano e verrà giudicato senza paura e senza sottrarsi, come sottolinea sempre lui ogni volta che torna a parlare in diretta social della sua situazione giudiziaria. di ILARIA RONCONE
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La Libia siamo noi
«La circostanza che la Libia non abbia definitivamente dichiarato la sua zona Sar non implica automaticamente che le loro navi non possano partecipare ai soccorsi, soprattutto nel momento in cui il coordinamento è sostanzialmente affidato alle forze della Marina militare italiana, con propri mezzi navali e con quelli forniti ai libici»: sono le parole (messe nero su bianco) da Nunzio Sarpietro,…
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Ecco perché la nave Ong non è stata dissequestrata
Ecco perché la nave Ong non è stata dissequestrata
Le motivazioni dei magistrati che non hanno dissequestrato la nave della Ong spagnola: “Il degrado in Libia non autorizza a violare regole”
Il degado in Libia non giustifica la violazione delle regole. Per questo il gip di Catania, Nunzio Sarpietro, ha convalidato il sequestro della Open Arms, nave della Ong spagnola Proactiva che nei giorni scorsi è stata bloccata nel porto di…
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FLASH - Gettonopoli ad Acireale. Archiviata la posizione dei consiglieri comunali coinvolti
FLASH – Gettonopoli ad Acireale. Archiviata la posizione di tutti i consiglieri comunali che erano coinvolti nella vicenda. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale di Catania dott. Sarpietro sciogliendo la riserva nel mese di giugno di quest’anno ha disposto l’archiviazione con provvedimento del 16/09/2017 nei confronti di tutti i consiglieri comunali di Acireale indagati per la vicenda che è stata chiamata “gettonopoli”. (red) #fancity
FLASH – Gettonopoli ad Acireale. Archiviata la posizione dei consiglieri comunali coinvolti was originally published on Fancity Acireale
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29 gen 2021 18:00
“IL SISTEMA” INIZIA A SGRETOLARSI? – LA LETTERA DI 27 MAGISTRATI DOPO LE DICHIARAZIONI SU GIOVANNI SALVI (PG DELLA CASSAZIONE) E GIUSEPPE CASCINI NEL LIBRO DI PALAMARA: “GETTANO UN’OMBRA INQUIETANTE E IMPONGONO LORO DI SMENTIRE IN MANIERA CONVINCENTE I FATTI O DIMETTERSI DALLE CARICHE RICOPERTE” – SALLUSTI: “MI CHIEDO COME MATTARELLA POSSA ACCETTARE CHE ALL’INAUGURAZIONE DELL’ANNO GIUDIZIARIO…”
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1 – Palamara, non delegittimo magistratura
(ANSA) - ROMA, 29 GEN - "La mia non è un'opera di delegittimazione magistratura ma il racconto di esperienze vissute". Lo ha detto Luca Palamara intervistato da Fatti e Misfatti, spiegando che tanti magistrati gli hanno "chiesto di raccontare la verità" (ANSA).
2 - L'ANNO CHE VERRÀ COL VICE MATTARELLA SCELTO DA PALAMARA E LOTTI
Alessandro Sallusti per “il Giornale”
Il governo Conte cade e non si rialzerà, perché non aveva i voti per fare passare la riforma della giustizia concordata più con i magistrati che con il Parlamento, cioè l' ennesimo atto di sottomissione della politica alla magistratura.
Una magistratura che oggi, tra non pochi imbarazzi, inaugura l' anno giudiziario convinta - anche per la benevolenza di gran parte della stampa italiana - di poter non fare i conti con il caso Palamara e i suoi strascichi, primo fra tutti le rivelazioni che il magistrato ha fatto nel libro-confessione Il Sistema - ne sono il coautore e chiedo scusa per l' autocitazione - che ricostruisce in modo documentale gli indicibili intrecci tra politica e magistratura negli ultimi vent' anni.
So bene che il presidente Mattarella in queste ore ha cose importanti e urgenti da fare, cioè tentare di ridare un governo al Paese (auguri presidente). Ma essendo stato proprio lui, appreso del caso Palamara, a parlare di «modestia etica» della magistratura, mi chiedo come possa accettare che il suo vicepresidente del Csm David Ermini partecipi oggi all' inaugurazione del primo anno giudiziario post-Palamara dopo aver appreso dalla lettura de Il Sistema la notizia - non smentita - che proprio Ermini fu eletto grazie a Palamara dopo una cena carbonara cui partecipò anche l' interessato insieme a un politico indagato, Luca Lotti del Pd. E mi chiedo se il primo procuratore di Cassazione (il magistrato più alto in carica dell' ordinamento) Giovanni Salvi oggi nella sua prolusione farà qualche riferimento al suo pranzo su una terrazza romana con Luca Palamara per cercare la sua benevolenza nel gioco delle nomine.
Lo stesso discorso vale per blasonati procuratori e importanti giudici. Insomma mi chiedo con che faccia oggi i vertici della magistratura ci racconteranno che il caso Palamara è alle spalle e che loro sono il futuro.
Ieri una trentina di importanti magistrati ha preso le distanze da questa ipocrita sceneggiata. È un primo e buon segno. Ma contemporaneamente Nunzio Sarpietro, il magistrato che ieri ha interrogato il premier Conte sul caso del blocco delle navi degli immigrati, uscendo da Palazzo Chigi ha dichiarato: «Il presidente del Consiglio ben rappresenta la volontà degli italiani». Roba da togliergli l' inchiesta, mi auguro che avvenga, per palese sudditanza psicologica, e mi fermo qui per evitare querele. Già, perché i magistrati non spiegano né rispondono alle critiche ma querelano, forti del fatto che cane non mangia cane. Questo è il loro Sistema.
3 - «SMENTITE O DIMETTETEVI» 27 TOGHE CHIEDONO LA TESTA DEI VERTICI DELLA GIUSTIZIA
Massimo Malpica Felice Manti per “il Giornale”
«Smentite o dimissioni». I tormenti delle toghe per le rivelazioni del caso Palamara tracimano dalle mailing list e dalle chat private e diventano un macigno per i vertici della magistratura.
Almeno 27 toghe (ma chi ha lanciato l' iniziativa assicura che alla fine saranno molte di più) hanno chiesto la testa del Procuratore generale della Cassazione Giovanni Salvi e del consigliere del Csm Giuseppe Cascini, entrambi pesantemente tirati in causa nel libro-intervista di Alessandro Sallusti a Luca Palamara Il Sistema. Diversi magistrati, tra cui l' ex gip di Milano Clementina Forleo, oggi in servizio al tribunale di Roma, e gli esponenti di Articolo 101 nel direttivo dell' Anm, Andrea Reale e Giuliano Castiglia, chiedono ai due di smentire «in maniera convincente» i fatti riportati nel libro o di abbandonare le cariche ricoperte».
L' attuale procuratore generale della Cassazione, Giovanni Salvi, è finito nel mirino perché in almeno due occasioni avrebbe incontrato l' allora componente del Csm, «in privato e su sua richiesta, per caldeggiare la propria nomina a importantissimo incarico pubblico», almeno secondo la ricostruzione di Palamara. «Ove veri, questi fatti gettano un' ombra inquietante sia sui loro asseriti protagonisti che sulla sorprendente circolare dello stesso procuratore generale che assolve per principio chi raccomanda se stesso per incarichi pubblici e chi quella raccomandazione accetta».
I fatti riferiti da Palamara sono narrati in maniera molto dettagliata», dice off the record al Giornale uno dei firmatari, «Salvi non può rappresentare la titolarità dell' azione disciplinare nel momento in cui appare come una persona raccomandata da chi è stato cacciato per infedeltà alla magistratura. Come si è fatta pulizia in questi mesi di chi si è macchiato di fatti gravissimi - continua il magistrato firmatario della richiesta choc - a maggior ragione deve andare via o deve smentire le ricostruzioni di Palamara con dichiarazioni convincenti».
Sulla graticola è finito anche uno degli attuali componenti del Csm, l' ex leader dell' Anm Giuseppe Cascini, accusato da Palamara e dai firmatari della lettera di una «indebita e pesante interferenza in un procedimento disciplinare a carico di un collega (Henry John Woodcock, ndr), compiuta quando il primo svolgeva le funzioni di sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma».
Ma Cascini ebbe un peso anche sul caso Forleo, spostata da Milano per aver indagato sui Ds, e sul caso de Magistris. Tra i firmatari c' è infatti anche Gabriella Nuzzi, ex pm di Salerno a cui si era rivolta l' ex pm di Catanzaro per spiegare i contorni dell' inchesta «Why Not». La Nuzzi venne trasferita dal Csm su richiesta dell' allora Guardasigilli Angelino Alfano proprio per aver cercato di far luce su quelle vicende. Un trasferimento «benedetto» da Palamara e dall' Anm, da cui la Nuzzi uscì definendo il comportamento di Palamara «insopportabilmente oltraggioso».
«Palamara ha semplicemente portato alla luce ciò che tutti sapevano. Non credo sia tutto oro colato, ma ormai non possiamo più tacere», commenta a caldo un altro magistrato che ha deciso di sottoscrivere l' appello lanciato da Articolo 101, il movimento («non è una corrente», precisa) guidato da Giuliano Castiglia e Andrea Reale che nella magistratura raccoglie sempre più consensi e che alle ultime elezioni dell' Anm ha in parte drenato i voti della corrente di Piercamillo Davigo. Il loro programma politico per eliminare le incrostazioni del potere delle correnti si muove su due binari: «L' elezione dei membri del Csm pescati da una lista composta da magistrati estratti con un sorteggio temperato e la rotazione degli incarichi direttivi».
«La mia presunta interferenza nel procedimento disciplinare Woodcock è una falsità, ho già dato mandato al mio legale di agire in giudizio», ha risposto in serata Cascini. Una nuova guerra tra toghe è appena iniziata e nessuno sa come e quando finirà.
LA LETTERA INTEGRALE DEI 27 MAGISTRATI SU SALVI E CASCINI
Secondo quanto riportato nel libro “Il Sistema”, in vendita da ieri, l’attuale procuratore generale della Cassazione, dott. Giovanni Salvi, in almeno due occasioni avrebbe incontrato in privato e su sua richiesta il dott. Luca Palamara, all’epoca componente del Csm, per caldeggiare la propria nomina a importantissimo incarico pubblico.
I fatti riferiti dal dott. Palamara sono narrati in maniera molto dettagliata e sono stati ribaditi ieri sera nella nota trasmissione “Porta a Porta”.
Ove veri, gettano un’ombra inquietante sia sui loro asseriti protagonisti che sulla sorprendente circolare dello stesso Procuratore Generale che “assolve” per principio chi raccomanda se stesso per incarichi pubblici e chi quella raccomandazione accetta.
Nello stesso libro si attribuisce all’attuale componente del Csm, dott. Giuseppe Cascini, una indebita e pesante interferenza in un procedimento disciplinare a carico di un collega, compiuta quando il primo svolgeva le funzioni di sostituto procuratore della Repubblica presso il tribunale di Roma.
Appare evidente che la gravità delle accuse rivolte pubblicamente e ora note a tutti e la rilevanza dei ruoli ricoperti nell’assetto costituzionale dai dottori Salvi e Cascini impongono loro di smentire in maniera convincente i fatti o dimettersi dalle cariche ricoperte.
Confidiamo che i dottori Salvi e Cascini sapranno scegliere una delle due alternative.
Lo devono alla Repubblica italiana alla quale hanno prestato, come noi, giuramento di fedeltà.
1. Milena Balsamo (Corte di Cassazione)
2. Francesco Bretone (Procura Bari)
3. Giuliano Castiglia (Tribunale Palermo)
4. Natalia Ceccarelli (Appello Napoli)
5. Matteo Centini (Procura Piacenza)
6. Donato D’Auria (Tribunale Pisa)
7. Desirèe Digeronimo (Procura Roma)
8. Gabriele Di Maio (Appello Salerno)
9. Stefania Di Rienzo (Appello Bologna)
10.Giovanni Favi (Tribunale Torre Annunziata)
11.Clementina Forleo (Tribunale Roma)
12.Giovanni Genovese (Tribunale Vicenza)
13.Carmen Giuffrida (Esperto Nazionale Distaccato presso il Consiglio dell’Unione Europea)
14.Consiglia Invitto (Appello Lecce)
15.Paolo Itri (Procura Napoli)
16.Alessio Liberati (Tribunale Roma)
17.Felice Lima (Procura Generale Messina)
18.Ambrogio Marrone (Tribunale Bari)
19.Andrea Mirenda (Ufficio di sorveglianza di Verona)
20.Ida Moretti (Tribunale Benevento)
21.Pietro Murano (Tribunale Pisa)
22.Andrea Reale (Tribunale Ragusa)
23.Nicola Saracino (Appello Roma)
24.Daniele Sansone (Procura Palermo)
25.Giorgia Spiri (Procura Palermo)
26.Massimo Vaccari (Tribunale di Verona)
27.Luciano Varotti (Appello Bologna)
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Salvini: "Io non cambio idea, ho difeso l'Italia", assediato da avversari politici e parte della magistratura
(di Massimiliano D’Elia) Il leader della Lega, Matteo Salvini ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo imparziale”. Il presidente Sarpietro del Tribunale di Catania, in merito all'appello dell'ex ministro dell'Interno al presidente della Repubblica: "Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Ne' io ne' nessun giudice che si e' occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d'accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna". Il 3 ottobre Salvini dovrà presentarsi, quindi, dinanzi al Tribunale di Catania, con qualche preoccupazione, per rispondere del suo operato da ministro dell’Interno, in riferimento alle vicende di Navi Gregoretti e Open Arms, lasciate al largo per giorni con centinaia di migranti a bordo. Oggi la Giunta per le Elezioni e le Immunità dovrà decidere se dare il via libera ai magistrati che lo indagano. La giunta, secondo indiscrezioni, conta una perfetta parità 10 sono i favorevoli (5 del MSS, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 i contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di Fdl). Dipenderà dal voto dell'ex M5S Michele Giarrusso. Ieri sera sul profilo Facebook, il leader della Lega: "PD e 5Stelle vogliono mandarmi a processo per aver bloccato uno sbarco l’anno scorso? A differenza di altri, io non cambio idea: fermare gli sbarchi di clandestini, combattere gli scafisti, difendere la sicurezza, l’onore e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un dovere. Mi processano? Sono tranquillo. Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Le preoccupazioni di Salvini troverebbero fondamenta nelle frasi scambiate in chat, nel 2018, tra il giudice Luca Palamara e il suo collega Paolo Auriemma della Procura di Viterbo. Testi resi pubblici da uno scoop del giornale La Verità, grazie ad alcuni punti essenziali ricevuti, probabilmente da qualcuno all'interno della Procura di Perugia, opportunamente stimolato dal gruppo di magistrati che si riconoscono nella corrente, Area e Autonomia e Indipendenza guidata dal giudice Pier Camillo Davigo, da sempre contrapposto a Luca Palamara del gruppo Unità per la Costituzione.
Le correnti che guidano attualmente l'Anm sono, appunto, Unità per la Costituzione, di cui faceva parte Palamara e Area e Autonomia e Indipendenza, di Davigo. E’ stata, infatti, la procura di Perugia, incaricata di indagare sui giudici romani, che, con il procuratore De Ficchy, è riuscita ad introdurre un “trojan” nel cellulare del suo collega Palamara facendo emergere i contenuti della chat con il giudice Auriemma e molto altro. Auriemma nel 2018, mentre la Procura di Agrigento ipotizzava il reato di sequestro di persona a carico di Salvini per i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, prendeva le parti del ministro dell'Interno e chiedeva a Palamara: Sbaglio? Palamara: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Chat che ha generato alla vigilia della prima udienza di Salvini a Catania, un terremoto i cui effetti rimangono incerti, soprattutto se chi deve intervenire ha la forza e la voglia di farlo. Il primo colpo all’Associazione Nazionale Magistrati, dove dopo una riunione fiume di nove ore, si sono dimessi il presidente Luca Poniz (Area Autonimia Indipendenza) e il segretario Giuliano Caputo (Unità per la Costituzione), e con loro i rappresentanti dei rispettivi gruppi. All’ordine del giorno il dossier Palamara che ha fatto emergere anche altri comportamenti non proprio ortodossi, si è appurato che tra le attività delle varie correnti vi erano anche quelle di favorire ovvero contrastare le attività degli altri colleghi ma anche promuovere e bocciarne altri negli incarichi presso le procure più prestigiose ed influenti. Nessuno ora si fida più l’uno dell’altro e la lotta interna tra le correnti è diventata sempre più aspra, sembra un covo di vipere pronte ad avvelenarsi a vicenda o ad avvelenare i pozzi della conoscenza, della trasparenza. Con vera “faccia di bronzo”, il giudice Palamara si è rammaricato con Salvini via twitter e nel giorno della memoria di un gigante della Giustizia, Giovanni Falcone ha ribadito: ”Avete ragione voi, quando si sbaglia bisogna ammetterlo ed io l'ho fatto, esprimendo il mio più profondo rammarico per le parole dette”.
Ma in che mani siamo finiti? Speriamo che chi può e deve intervenire, intervenga. Uno spiraglio potrebbe essere la nomina del super poliziotto Gianni De Gennaro (ex presidente Leonardo, direttore Dis, etc,) quale presidente dell'Anac - Autorità Nazionale Anticorruzione. Un nome molto gradito al Presidente Mattarella, appunto!
In un messaggio via Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede definisce il caso un vero e proprio terremoto, che impone una risposta tempestiva delle istituzioni perché ne va della credibilità della magistratura. E annuncia che questa settimana porterà all'attenzione della maggioranza il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura. Bonafede conta su un'ottima convergenza già trovata con gli alleati per il testo che prevede un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo, l'individuazione di meccanismi per le nomine ispirati soltanto al merito e la netta separazione tra politica e magistratura. Read the full article
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Salvini: "Io non cambio idea, ho difeso l'Italia", assediato da avversari politici e parte della magistratura
(di Massimiliano D’Elia) Il leader della Lega, Matteo Salvini ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo imparziale”. Il presidente Sarpietro del Tribunale di Catania, in merito all'appello dell'ex ministro dell'Interno al presidente della Repubblica: "Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Ne' io ne' nessun giudice che si e' occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d'accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna". Il 3 ottobre Salvini dovrà presentarsi, quindi, dinanzi al Tribunale di Catania, con qualche preoccupazione, per rispondere del suo operato da ministro dell’Interno, in riferimento alle vicende di Navi Gregoretti e Open Arms, lasciate al largo per giorni con centinaia di migranti a bordo. Oggi la Giunta per le Elezioni e le Immunità dovrà decidere se dare il via libera ai magistrati che lo indagano. La giunta, secondo indiscrezioni, conta una perfetta parità 10 sono i favorevoli (5 del MSS, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 i contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di Fdl). Dipenderà dal voto dell'ex M5S Michele Giarrusso. Ieri sera sul profilo Facebook, il leader della Lega: "PD e 5Stelle vogliono mandarmi a processo per aver bloccato uno sbarco l’anno scorso? A differenza di altri, io non cambio idea: fermare gli sbarchi di clandestini, combattere gli scafisti, difendere la sicurezza, l’onore e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un dovere. Mi processano? Sono tranquillo. Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Le preoccupazioni di Salvini troverebbero fondamenta nelle frasi scambiate in chat, nel 2018, tra il giudice Luca Palamara e il suo collega Paolo Auriemma della Procura di Viterbo. Testi resi pubblici da uno scoop del giornale La Verità, grazie ad alcuni punti essenziali ricevuti, probabilmente da qualcuno all'interno della Procura di Perugia, opportunamente stimolato dal gruppo di magistrati che si riconoscono nella corrente, Area e Autonomia e Indipendenza guidata dal giudice Pier Camillo Davigo, da sempre contrapposto a Luca Palamara del gruppo Unità per la Costituzione.
Le correnti che guidano attualmente l'Anm sono, appunto, Unità per la Costituzione, di cui faceva parte Palamara e Area e Autonomia e Indipendenza, di Davigo. E’ stata, infatti, la procura di Perugia, incaricata di indagare sui giudici romani, che, con il procuratore De Ficchy, è riuscita ad introdurre un “trojan” nel cellulare del suo collega Palamara facendo emergere i contenuti della chat con il giudice Auriemma e molto altro. Auriemma nel 2018, mentre la Procura di Agrigento ipotizzava il reato di sequestro di persona a carico di Salvini per i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, prendeva le parti del ministro dell'Interno e chiedeva a Palamara: Sbaglio? Palamara: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Chat che ha generato alla vigilia della prima udienza di Salvini a Catania, un terremoto i cui effetti rimangono incerti, soprattutto se chi deve intervenire ha la forza e la voglia di farlo. Il primo colpo all’Associazione Nazionale Magistrati, dove dopo una riunione fiume di nove ore, si sono dimessi il presidente Luca Poniz (Area Autonimia Indipendenza) e il segretario Giuliano Caputo (Unità per la Costituzione), e con loro i rappresentanti dei rispettivi gruppi. All’ordine del giorno il dossier Palamara che ha fatto emergere anche altri comportamenti non proprio ortodossi, si è appurato che tra le attività delle varie correnti vi erano anche quelle di favorire ovvero contrastare le attività degli altri colleghi ma anche promuovere e bocciarne altri negli incarichi presso le procure più prestigiose ed influenti. Nessuno ora si fida più l’uno dell’altro e la lotta interna tra le correnti è diventata sempre più aspra, sembra un covo di vipere pronte ad avvelenarsi a vicenda o ad avvelenare i pozzi della conoscenza, della trasparenza. Con vera “faccia di bronzo”, il giudice Palamara si è rammaricato con Salvini via twitter e nel giorno della memoria di un gigante della Giustizia, Giovanni Falcone ha ribadito: ”Avete ragione voi, quando si sbaglia bisogna ammetterlo ed io l'ho fatto, esprimendo il mio più profondo rammarico per le parole dette”.
Ma in che mani siamo finiti? Speriamo che chi può e deve intervenire, intervenga. Uno spiraglio potrebbe essere la nomina del super poliziotto Gianni De Gennaro (ex presidente Leonardo, direttore Dis, etc,) quale presidente dell'Anac - Autorità Nazionale Anticorruzione. Un nome molto gradito al Presidente Mattarella, appunto!
In un messaggio via Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede definisce il caso un vero e proprio terremoto, che impone una risposta tempestiva delle istituzioni perché ne va della credibilità della magistratura. E annuncia che questa settimana porterà all'attenzione della maggioranza il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura. Bonafede conta su un'ottima convergenza già trovata con gli alleati per il testo che prevede un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo, l'individuazione di meccanismi per le nomine ispirati soltanto al merito e la netta separazione tra politica e magistratura. Read the full article
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Salvini: "Io non cambio idea, ho difeso l'Italia", assediato da avversari politici e parte della magistratura
(di Massimiliano D’Elia) Il leader della Lega, Matteo Salvini ha scritto al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella: “Mi venga garantito il diritto ad un processo giusto, davanti a un giudice terzo imparziale”. Il presidente Sarpietro del Tribunale di Catania, in merito all'appello dell'ex ministro dell'Interno al presidente della Repubblica: "Stia tranquillo il senatore Salvini, avrà un processo equo giusto e imparziale come tutti i cittadini. Ne' io ne' nessun giudice che si e' occupato di questo fascicolo abbiamo nulla a che spartire con Palamara. E sono d'accordo con lui: quelle intercettazioni tra magistrati sono una vergogna". Il 3 ottobre Salvini dovrà presentarsi, quindi, dinanzi al Tribunale di Catania, con qualche preoccupazione, per rispondere del suo operato da ministro dell’Interno, in riferimento alle vicende di Navi Gregoretti e Open Arms, lasciate al largo per giorni con centinaia di migranti a bordo. Oggi la Giunta per le Elezioni e le Immunità dovrà decidere se dare il via libera ai magistrati che lo indagano. La giunta, secondo indiscrezioni, conta una perfetta parità 10 sono i favorevoli (5 del MSS, uno del Pd, 3 di Iv, uno di Leu e uno del gruppo misto) e 10 i contrari (4 di Forza Italia, 5 della Lega, uno di Fdl). Dipenderà dal voto dell'ex M5S Michele Giarrusso. Ieri sera sul profilo Facebook, il leader della Lega: "PD e 5Stelle vogliono mandarmi a processo per aver bloccato uno sbarco l’anno scorso? A differenza di altri, io non cambio idea: fermare gli sbarchi di clandestini, combattere gli scafisti, difendere la sicurezza, l’onore e la dignità dell’Italia non è un reato, ma un dovere. Mi processano? Sono tranquillo. Se un uomo non è disposto a lottare per le sue idee, o le sue idee non valgono nulla, o non vale nulla lui".
Le preoccupazioni di Salvini troverebbero fondamenta nelle frasi scambiate in chat, nel 2018, tra il giudice Luca Palamara e il suo collega Paolo Auriemma della Procura di Viterbo. Testi resi pubblici da uno scoop del giornale La Verità, grazie ad alcuni punti essenziali ricevuti, probabilmente da qualcuno all'interno della Procura di Perugia, opportunamente stimolato dal gruppo di magistrati che si riconoscono nella corrente, Area e Autonomia e Indipendenza guidata dal giudice Pier Camillo Davigo, da sempre contrapposto a Luca Palamara del gruppo Unità per la Costituzione.
Le correnti che guidano attualmente l'Anm sono, appunto, Unità per la Costituzione, di cui faceva parte Palamara e Area e Autonomia e Indipendenza, di Davigo. E’ stata, infatti, la procura di Perugia, incaricata di indagare sui giudici romani, che, con il procuratore De Ficchy, è riuscita ad introdurre un “trojan” nel cellulare del suo collega Palamara facendo emergere i contenuti della chat con il giudice Auriemma e molto altro. Auriemma nel 2018, mentre la Procura di Agrigento ipotizzava il reato di sequestro di persona a carico di Salvini per i migranti trattenuti a bordo della nave Diciotti, prendeva le parti del ministro dell'Interno e chiedeva a Palamara: Sbaglio? Palamara: “No, hai ragione. Ma ora bisogna attaccarlo”. Chat che ha generato alla vigilia della prima udienza di Salvini a Catania, un terremoto i cui effetti rimangono incerti, soprattutto se chi deve intervenire ha la forza e la voglia di farlo. Il primo colpo all’Associazione Nazionale Magistrati, dove dopo una riunione fiume di nove ore, si sono dimessi il presidente Luca Poniz (Area Autonimia Indipendenza) e il segretario Giuliano Caputo (Unità per la Costituzione), e con loro i rappresentanti dei rispettivi gruppi. All’ordine del giorno il dossier Palamara che ha fatto emergere anche altri comportamenti non proprio ortodossi, si è appurato che tra le attività delle varie correnti vi erano anche quelle di favorire ovvero contrastare le attività degli altri colleghi ma anche promuovere e bocciarne altri negli incarichi presso le procure più prestigiose ed influenti. Nessuno ora si fida più l’uno dell’altro e la lotta interna tra le correnti è diventata sempre più aspra, sembra un covo di vipere pronte ad avvelenarsi a vicenda o ad avvelenare i pozzi della conoscenza, della trasparenza. Con vera “faccia di bronzo”, il giudice Palamara si è rammaricato con Salvini via twitter e nel giorno della memoria di un gigante della Giustizia, Giovanni Falcone ha ribadito: ”Avete ragione voi, quando si sbaglia bisogna ammetterlo ed io l'ho fatto, esprimendo il mio più profondo rammarico per le parole dette”.
Ma in che mani siamo finiti? Speriamo che chi può e deve intervenire, intervenga. Uno spiraglio potrebbe essere la nomina del super poliziotto Gianni De Gennaro (ex presidente Leonardo, direttore Dis, etc,) quale presidente dell'Anac - Autorità Nazionale Anticorruzione. Un nome molto gradito al Presidente Mattarella, appunto!
In un messaggio via Facebook il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede definisce il caso un vero e proprio terremoto, che impone una risposta tempestiva delle istituzioni perché ne va della credibilità della magistratura. E annuncia che questa settimana porterà all'attenzione della maggioranza il progetto di riforma del Consiglio superiore della magistratura. Bonafede conta su un'ottima convergenza già trovata con gli alleati per il testo che prevede un nuovo sistema elettorale sottratto alle degenerazioni del correntismo, l'individuazione di meccanismi per le nomine ispirati soltanto al merito e la netta separazione tra politica e magistratura. Read the full article
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