#sacco della Sicilia
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La patente è arrivata in un momento in cui io consideravo morta e sepolta la possibilità di prendere una macchina, di guidare: sebbene avessi sognato più volte di guidare (ovviamente male, perché per me sono sempre esistiti solo freno e acceleratore e nello specifico solo acceleratore e forza frenante del motore, maldetta frizione!) non mi interessava più, anzi mi dicevo che sarebbe stato bello riuscire a spostarsi coi mezzi pubblici, treni autobus, camminare a piedi. Vivevo in un paese campano che rimarrà forse il mio unico rimpianto del sud italia perché era ben strutturato: a piedi raggiungevo e facevo tutto, avevo il centro storico, il centro commerciale, farmacie a volontà, dottoressa vicino casa, un sacco di supermercati, un partito comunista, manifestazioni in piazza: tutto raggiungibile a piedi. Rimpianto perché in quanto sud non puoi campare e la gente è molesta per natura e dunque sono dovuta scappare anche da lì. Della patente, insomma, a me non me ne fregava niente, non ci pensavo affatto. Mentalmente ero ancora abbastanza inguaiata, andava meglio ma non andava bene: ero tesa come una corda di violino, il mio corpo era un fascio di nervi e questo si ripercuoteva sulla guida: l'istruttrice fece una grandissima fatica, sudava appresso a me che ero grondante di sudore terrorizzato. Iniziare a guidare è stato un trauma: ero terrorizzata dal fatto che quell'abitacolo, quell'aggeggio enorme non solo era "comandato" da me, ma mi toglieva letteralmente il terreno sotto i piedi (a questo proposito aggiungo che io ho avuto problemi anche col tapis roulant perché appunto c'era questa passerella che si muoveva in maniera "autonoma" ed io avevo paura di non riuscire a controllarla. Cosa c'entra con la guida di un auto? Beh, è la stessa identica cosa dato che ho paura di perdere il controllo). Poi io ho bisogno di capire quello che sto facendo, devo farmi uno schema in testa, non riesco a buttarmi e capire dopo, io devo sapere prima. Beh, io non riuscivo a capire cosa stavo facendo e dunque non riuscivo a rilassarmi. Comunque, alla fine sono riuscita a prendere questa benedetta patente. L'ho presa per grazia divina perché appunto l'esame fu terribile ed infatti io non ero nemmeno felice di quella patente perché non era "meritata", cioè io non riuscivo ancora a guidare, ero insicurissima ed immaginavo violentemente ancora un incidente ad ogni minimo incrocio (non riuscivo nemmeno a stare dritta nella mia carreggiata). Infatti presa la patente non ho più guidato.
La macchina invece è arrivata in un momento in cui non doveva arrivare e cioè circa un mese fa: senza lavoro, a soldi prestati (come d'altronde anche la patente), lontana da tutti, in un posto che nemmeno conosco perché chi cazzo c'è mai stata in provincia di bergamo. Sapevo che mi sarei dovuta prendere una macchina prima o poi, perché qua è tutto scomodo come in sicilia, ma avevo progettato di acquistarla in un altro momento. Reiniziare a guidare è stato semplice e soprattutto divertente: è cambiata la testa, le medicine sono servite a qualcosa. Ho fatto qualche guida assieme ad una istruttrice della zona e mi sono divertita un sacco, la sua guida è stata preziosa e lei una persona veramente gentile (oltre che strana, come tutte le persone della zona: io a tutta questa educazione non ci sono abituata e soprattutto non sono abituata a chi dice "Un quarto alle 9") ed esaltata, ovviamente pure lei di discendenza siciliana ma ormai lo so che la sicilia me la ritroverò ovunque: d'altronde i pomodori che ho comprato venivano proprio dalla città dove sono nata. Io adesso comunque guido: la macchina mi odia perché la faccio singhiozzare sempre e perché non cambio adeguatamente le marce, per non parlare di tutte le volte che la faccio spegnere o che resto appesa in una salita perché non so bilanciare bene frizione e acceleratore; la frizione mi deride perché sa che ho un odio e una repulsione spontanei nei suoi confronti; la gente quando mi guida dietro si mette a ridere quando proprio non mi bestemmia ma qua nessuno mi ha mai suonato, al massimo mi sorpassano. A volte penso che guidare è una gran bella cosa, che spero di avere i soldi prima o poi per farmi un bel pieno, pagarmi i pedaggi e andare che ne so a milano o robe simili. Penso che dovrei approfittarne del fatto di potermi spostare tranquillamente, per poter andare in posti dove ho sempre voluto andare, mi dico: wow, ma qua ho tutto così vicino! Persino voi tumbleri siete così vicini, se ci penso! A tutta questa libertà di movimento è difficile abituarsi, per una che ha sempre vissuto entro i confini di un'isola e della miseria. Certo, se arrivasse un lavoro sarebbe pure cosa gradita (mi correggo: se arrivasse un'entrata mensile, che poi si debba passare per il lavoro è solo una triste parentesi disumanizzante) ma poi penso che male che vada ho un tetto sotto il quale poter dormire: la mia auto.
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Non voglio fare polemica ma vedendo su Twitter sono tutti a dire che ci dovremmo stabilizzare noi e smettere di votare incompetenti
E si credo che il meridione sia responsabilità dei meridionale ma se molti governanti del sud son incompetenti perché deve essere sempre colpa nostra se loro sono corrotti? Non possiamo prevedere il futuro
Non dico che non abbiamo nessuna colpa -tipo votare i leghisti ma in quel caso lo sappiamo come sono a prescindere.
Non lo so, ci trattano come se siamo parassiti qualche volta come se tutto é colpa nostra, hanno fatto gli stessi discorsi anche durante gli incendi in Sicilia della scorsa estate, che lo capisco ma noi che ne potevamo sapere e perché sempre darci la colpa quando siamo noi a soffrire A causa del loro menefreghismo
È che boh quando gli italiani votano incompetenti non gli viene data la colpa a loro ma a noi si, apparte quelli che visibilmente faranno schifo se noi votiamo qualcuno e quell* ha fatto delle promesse non mantenute perché quando é tutta l'Italia possiamo dire che il politico è quello incompetente ma quando é il meridione, siamo noi che facciamo schifo
Che poi sta gente neanche ci vive in meridione non sanno neanche le cose che sono oggettivamente cambiate e no, la mia città natia é cambiata un sacco on 5 anni, positivamente
Scusami per il papiro, sono stanco di essere visto come un parassita e come una sanguisuga
Hanno rispettivamente come presidenti di regione:
Fontana
Toti
Zaia
Cirio
Gente che ha eletto (più volte) questa melma dovrebbe farsi un esame di coscienza invece di sparare stronzate
E il fan club di Zaia evitasse d'interagire e mandarmi ask, il Veneto è diventato un grosso Disneyland per i tedeschi e austriaci, questa non è efficienza, questo è capitalismo aggressivo.
Gli altri non credo manco ce l'abbiano un fan club su questo social per quanto fanno schifo, ma vabbè
Sinceramente non ho altro da aggiungere, non mi faccio giudicare da gente che ha votato questi pagliacci, fine.
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Di ritorno dal servizio militare, Fiorello era pronto a tornare a lavorare nel villaggio dove aveva sempre prestato servizio vicino a casa in Sicilia, in qualità di barista. Un lavoro che gli permetteva di guadagnare anche 900.000 lire al mese per cinque mesi. Una cifra importante per l’epoca che gli permetteva di vivere e aiutare la sua famiglia per il resto dell’anno. Un lavoro che gli piaceva un sacco oltretutto. Il capo del villaggio però, Enzo Ulivieri, gli disse, avendo capito primo fra tutti le sue potenzialità artistiche, che lo avrebbe riassunto, ma in qualità di animatore turistico. Fiorello racconta che ci rimase male, anche perchè lo stipendio di un animatore era di sole 120.000 lire al mese, quindi molto meno rispetto al barista. Deciso a non accettare e molto deluso, si incamminò verso l’uscita. Il villaggio turistico era molto grande, quindi prima di arrivare all’uscita di strada ce n’era parecchia. Durante quella camminata nella mente di Fiorello si alternavano tanti pensieri. Davanti alle sbarre dell’uscita si fermò. Si fermò a riflettere e fra un domani già scritto e uno tutto da scrivere, decise per la seconda opzione. Tornò quindi da Ulivieri e accettò la sua proposta di fare l’animatore con uno stipendio da 120.000 lire al mese.
Dall'articolo "Rosario Fiorello e quella sbarra come la porta della metropolitana di Sliding Doors" su TVblog.it
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Mi sono divertita un mondo nell'ultimo posto in cui mi aspettavo, ovvero nella trappola per turisti più famosa della Sicilia conosciuta anche come Marzamemi, dove mi sono sgolata a cantare CU L'OCCHI A PAMPINA CU L'OCCHI A PAMPINEDDAAA e altro cantautorato (un sacco di Battisti e Celentano)
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Domani in scena a Joppolo Giancaxio "Cavalleria Rusticana" della Compagnia Teatrale Traditio Joppolese
La compagnia teatrale Traditio Joppolese è pronta a mettere in scena una versione unica di "Cavalleria Rusticana", celebre opera di Giovanni Verga con le musiche di Pietro Mascagni. L'evento avrà luogo domani, 31 luglio 2024, alle ore 22:00 a Joppolo Giancaxio, con la partecipazione straordinaria di Pino Minio. La comunità locale e i turisti estivi attendono con entusiasmo questa rappresentazione che promette di essere un'esperienza teatrale indimenticabile. Il Corso Umberto I si trasformerà in un teatro a cielo aperto, dove le emozioni forti e le intense melodie di "Cavalleria Rusticana" prenderanno vita attraverso la passionale interpretazione degli attori della Traditio Joppolese. La compagnia, nota per la sua dedizione nel valorizzare le tradizioni locali, ha lavorato intensamente per adattare l'opera in modo che possa essere apprezzata da un pubblico ampio. La storia di amore, gelosia e vendetta, ambientata in un villaggio siciliano, si adatta perfettamente al contesto culturale e storico del territorio, creando un legame speciale tra l'opera e il pubblico. Le scenografie evocative e i costumi fedelmente ricreati rifletteranno l'epoca e l'atmosfera dell'opera. Tra i protagonisti principali vi sono Mimmo Sacco, Marialuisa Cacciatore, Maria Portella, Gero Galvano, Parma Giglione, Giovanni Cuffaro, Anna Cacciatore, Veronica Magro e Letizia Sacco, tutti noti nel panorama teatrale locale, che con la loro esperienza e talento trasmetteranno tutta la drammaticità dei personaggi. La direzione musicale è affidata ad Angelo Galluzzo, il quale garantirà che ogni nota della partitura di Mascagni risuoni con la giusta intensità emotiva. I brani dell’opera saranno eseguiti da Pino Minio. Il sindaco di Joppolo Giancaxio ha espresso il suo entusiasmo per l'evento, sottolineando l'importanza di iniziative culturali come questa per la valorizzazione del patrimonio artistico locale e per la creazione di momenti di condivisione e comunità. L'evento, che sarà gratuito e aperto a tutti, invita tutti a prepararsi per essere trasportati nel cuore della Sicilia di fine Ottocento, tra emozioni intense e melodie indimenticabili. La "Cavalleria Rusticana" a Joppolo Giancaxio sarà un evento da ricordare. Read the full article
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I due magistrati, Falcone e Borsellino, segnavano una profonda differenza tra la mafia palermitana e quella trapanese: la prima, dicevano, era quella militare, la seconda quella economica. La prima è stata più facile da colpire, ma non è sconfitta e non finisce nelle tombe come i boss; la seconda ancora primeggia nonostante arresti, condanne e decine di provvedimenti di confisca, che nel trapanese superano il cinque miliardi di euro. A Trapani la mafia economica è rimasta nelle mani di Matteo Messina Denaro, sin da prima di quel 1993, anno dell’inizio della sua latitanza, cominciata, col padre, il padrino del Belìce, don Ciccio Messina Denaro, nella canonica di una chiesa di Calatafimi, dove un sacerdote si prendeva anche cura dei beni archeologici frutto degli atti predatori dell’anziano don Ciccio Messina Denaro.
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Qui la mafia non è la Cosa nostra dei viddani, ma la mafia dei borghesi. Esempi? Il medico Melchiorre Allegra, specialista in malattie infettive e boss, in epoca fascista finì arrestato e confessò l’esistenza dell’organizzazione mafiosa. Oppure l’imprenditore trapanese Totò Minore, uomo d’onore che viveva con il rispetto di una intera città, presidente della squadra di calcio, tra i protagonisti del sacco edilizio della città e contrario alla presenza nel suo territorio delle raffineria di droga dei corleonesi di Riina, che per questo volle la sua morte nel novembre 1982. E sempre imprenditori con buone frequentazioni sono stati gli ultimi accertati capi, Vincenzo Virga e Francesco Pace, tutt’altro che viddani.
Questa mafia ha sempre avuto una precisa capacità della sommersione che funziona ancora oggi. È tanto legata alla massoneria da averne assorbito anche le caratteristiche organizzative. Mafiosi affiliati alla massoneria ne esistono tanti, ma il più importante fu il mazarese Mariano Agate tra gli iscritti alla loggia segreta C creata all’interno del circolo culturale capeggiato da un professore di filosofia, Gianni Grimaudo. Un circolo ben frequentato, anche da magistrati e giudici, pronti a colpire il lavoro onesto di loro colleghi, alcuni dei quali uccisi da Cosa nostra, come Gian Giacomo Ciaccio Montalto.
Non c’è indagine ancora oggi condotta dalla procura di Trapani che non si imbatta in personaggi della massoneria. In Tribunale è in corso il processo denominato Artemisia, imputati di aver creato una loggia segreta un pugno di politici di Castelvetrano, capeggiati da un ex deputato Giovanni Lo Sciuto, amico di gioventù di Messina Denaro. E ci sono inchieste che oggi dimostrano come la magistratura continui ad avere un ventre molle che permette pericolose infiltrazioni: non si spara più, ma ancora oggi finiscono nell’occhio del ciclone i magistrati che lavorano correttamente e non i traditori o i corvi. Inoltre partendo da Trapani e girando per la Sicilia, fermandosi a Capaci, dove la resistenza a Cosa nostra non pare essere quella che appare, è ancora oggi facile imbattersi in investigatori preparati finiti sotto accusa proprio le loro qualità. Come accadde al Bellodi uscito dalla penna di Leonardo Sciascia.
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La riforma dei vitalizi all’Ars ed è subito battaglia. La mancata attuazione dello Statuto e il sacco della Sicilia: una banalità? I siciliani si sono tranquillizzati, perché grazie al taglio dei vitalizi si è dato inizio all'auspicata ripresa finanziaria ed economica della Regione. Sono questi gli interventi indispensabili per ridare fiato alle asfittiche casse della Regione ed è saggio dedicarvi tanto impegno istituzionale! https://is.gd/H7Q8y0
#Alessio Villarosa#armao#Comitato regionale promotore#fiscalità di sviluppo#sacco della Sicilia#vitalizi#Zone Franche Montane
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Make me choose: rivolta del Vespro or rivoluzione del 1848
Siciliani! Il tempo delle preghiere inutilmente passò, inutili le proteste, le suppliche, le pacifiche dimostrazioni…. Ferdinando tutto ha sprezzato, e noi Popolo nato libero, ridotto nelle catene e nella miseria, tarderemo ancora a riconquistare i nostri legittimi diritti? All’armi, figli della Sicilia: la forza di tutti è onnipossente…. Il giorno 12 gennaio 1848, all’alba, segnerà l’epoca gloriosa della nostra universale rigenerazione. Palermo accoglierà con trasporto quanti Siciliani armati si presenteranno al sostegno della causa comune, a stabilire riforme, istituzioni analoghe al progresso del secolo, volute dall’Europa, dall’Italia e da Pio. – Unione, ordine, subordinazione ai capi- rispetto a tutte le proprietà. Il furto vien dichiarato delitto di alto tradimento alla causa della patria, e come tale punito. Chi sarà mancante di mezzi ne sarà provveduto. Con giusti principi, il Cielo seconderà la giustissima impresa- Siciliani all’armi.
#italian region historical aesthetic#sicilia#storia della sicilia#rivoluzione siciliana#// aaaa era da un sacco che volevo fare una aesthetic sul '48 quindi grazie anon per l'opportunità#// spero che la risoluzione sia decente
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Commovente storia dalla Sicilia ❤️
Stamattina ho portato Laika al funerale del suo amato proprietario .
La chiesa era gremita di gente, c'era tutto il quartiere a dare l' ultimo saluto al sig Alvaro , un uomo voluto bene da tutti , e che ho avuto l' onore di conoscere per un solo giorno , questo martedi , quando taggata in suo post , leggo il suo appello disperato :
" Vi prego, sono in ospedale e sto per morire , mia moglie ha la 104 , qualcuno si prenda cura della mia cagnolina , non voglio che finisca in canile , mi rimane poco tempo da vivere , per favore ...le associazioni e gli animalisti mi hanno deluso , alcuni mi hanno pure trattato male....aiutatemi "
Prendo subito il numero e lo chiamo , regalandogli una gioia infinita , che mi gratifica di parole bellissime , che mai , mai , potro' dimenticare ... un uomo speciale .
L' indomani gli faccio vedere Laika in video chiamata , felicissimo , e gli dico che lo richiamo l' indomani , ma lui non risponde piu' , e la figlia dopo qualche ora mi scrive che si e' aggravato improvvisamente , e dopo un po' mi riscrive che e' volato via in cielo .
Ero arrivata giusto in tempo per regalargli un sorriso , perche' il futuro della sua Laika era un pensiero fisso per lui , che non gli dava pace .
In chiesa era appena iniziata la funzione , e sapendo che normalmente i preti i cani non li fanno entrare , io e la mia delegata LAI con Laika al guinzaglio , restiamo sulla soglia del portone , seguendo la messa da li .
Il prete inizia l' omelia per ricordare il sig Alvaro , suo parrocchiano , ma con mio grande stupore , inizia a dire al microfono : Vedo che c' e' anche la cagnolina del sig Alvaro , venga signora , venga qui accanto a me ..."
Stupita , gli rispondo : Laika puo' entrare ? "
" Laika non puo' entrare , lei deve entrare , la porti qui , venga ..."
Attraverso la corsia centrale della chiesa per raggiungerlo , la conoscevano tutti , e quando Laika si e' fermata davanti la bara del suo padroncino , le persone piangevano a dirotto commosse ...
" Gli animali sono creature di Dio , hanno sentimenti , amore , perche' mai dovrei lasciare fuori dalla chiesa un cane e fare entrare un uomo , sono forme di vita diverse , che cambia ? " Continua Padre Marco....
Sono sempre piu' stupita , e lo ascolto con gli occhi sbarrati .
" Imparate che non esiste diversita' nelle forme di amore , e godete della bellezza, perche' la bellezza puo' venire anche in momenti drammatici , come questo , scegliete di vedere le cose belle , e sorridete , non fatevi mai rubare il sorriso dal diavolo, nel culto errato della disperazione ...scegliete il sorriso , prendete cio' che e' bello , perche' nella vita questo bisogna saper fare ... "
Finisce la funzione , e Laika viene attorniata da tantissima gente , che viene ad accarezzarla, e fa le feste a tutte quelle persone che ogni giorno a spasso per il quartiere con il suo padrone vedeva da anni.
Poi si avvicina alla bara mettendo le zampe sopra ed annusa , si ferma a guardare la moglie del sig Alvaro , ha capito , e si dirige verso di lei , che la riempie di coccole .
Nel frattempo gli impresari delle pompe funebri hanno posizionato il feretro in un angolo della chiesa , e prima di sigillarlo chiedono ai presenti se vogliono che lo aprano l' ultima volta .
Laika sta uscendo con Palmira , ma appena vede la bara aperta si avvicina , e si mette con le zampe dentro.
La gente e' allibita , e tra le lacrime di commozione decido di scattare una fotografia .
Le emozioni sembrano finite , e mi rilasso finalmente , ma anche dopo che chiudono la bara e la infilano in macchina, Palmira si avvicina e deve tenere Laika , che vuole entrare dentro .
Entro in chiesa , a cercare Padre Marco , devo fare i complimenti a questo grande sacerdote , e mi piacerebbe che glieli faceste anche voi da tutta Italia , perche' come gli ho detto , io un prete cosi non l' ho mai visto .
Il numero di tel della Chiesa Parrocchiale San Metodio Siracusa lo trovate su google , Padre Marco Tarascio , oppure scrivetegli , ho visto che e' su fb , la sua Chiesetta di periferia e' davvero un raro fiore nel deserto ....
I parrocchiani mi hanno riferito che e' un grande uomo , ed oltre ad amare tanto gli animali , aiuta un sacco di gente bisognosa , toglie i ragazzi da brutte strade , un vero ministro di Dio, che alle mie parole di encomio risponde sorridendomi , e ringraziandomi di cuore .
Un prete che dopo trent' anni e' riuscito a farmi di nuovo inginocchiare davanti un altare .
Tra un inaspettato applauso scrosciante di tutti i presenti vado via con Laika , salutando emozionata tutte quelle persone meravigliose che battevano le mani .
Un mondo cosi lo avevo sempre sognato ... ora so che esiste .
Sia lodato chi oltre a predicarlo , agisce secondo il Verbo Divino ... perche' nelle sue azioni la Luce di Cristo si manifesta in tutta la sua grandezza , ed il suo splendore ...
Ilaria Fagotto 🙏❤️
Fonte fb❤
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Un'altra cosa che ho conosciuto da quando mi sono spostata qua in provincia di Bergamo è la generosità vera e propria. Ne avevo parlato brevemente in un vecchio post, ma credo che meriti un post a parte.
I padroni di casa dove sono in affitto sono credo le persone più gentili e discrete che io abbia mai conosciuto: persone modeste sebbene benestanti, comprensive, gentili, di una educazione impressionante; generosamente mi regalano le uova delle loro galline (ed io le mangerei ad ogni pasto perché sono credo le uova più buone che io abbia mai assaggiato), mi dicono sempre che se ho bisogno di qualcosa posso scendere e venire a bussare, fino a ieri "se hai bisogno di qualcosa, non comprare, dimmi a me ché io ho molte cose qua". E che siano delle persone generose lo ha dimostrato anche il fatto che qualche anno fa hanno ospitato una famiglia ucraina in fuga dalla guerra. Sono i primi estranei che piuttosto che mettermi davanti problemi irrisolvibili da risolvere mi danno invece delle soluzioni. Tutta la mia vita, fino ad ora, è stata costellata da problemi irrisolvibili: ogni chiacchiera pure la più innocua era formata da dei problemi, da delle polemiche inutili a problemi irrisolvibili, di qualsiasi tipo; stessa identica cosa nella mia famiglia ed io che cercavo di risolverli e alla fine riuscivo solo a piangere la notte e ad ingozzarmi di giorno e spesso di nascosto per alleviare l'angoscia. Questi signori, invece, ci parli un attimo ed è tutto semplice, facile e soprattutto già risolto: il problema non si è posto proprio. La loro discrezione poi è disarmante: mai conosciute delle persone così discrete nei miei confronti e così rispettose dei miei spazi pure se questo è un loro spazio. Da due mesi che sono qua non si sono mai sognati di venirmi a bussare, nemmeno per dirmi delle cose belle: se io scendo loro qualche fetta di dolce la signora mi ridà il piatto lasciandomelo sulle scale; mi fanno trovare il pellet sulle scale, pellet tra l'altro acquistato da loro per noi sebbene non abbiano la stufa a pellet ma quella a legna; non solo mi regalano le piantine di peperoncino, ma anche queste me le lasciano fuori dalla porta per non disturbarmi; hanno la copia del contratto da farmi firmare e non mi chiamano ma aspettano di vedermi uscire. Nella mia famiglia invece è sempre stato il contrario: mai avuto la mia privacy, le mie cose erano anche contro la mia volontà, le cose di tutti a meno che non me le nascondevo; chi mi apriva armadi e cassetti, non potevo nemmeno chiudermi in camera perché si lamentavano e non mi riferisco ai miei, ma agli altri parenti coi quali i miei avevano instaurato un rapporto morboso; non potevo scappare da loro, dovevo starci per forza e soprattutto fare finta di starci bene. Per non parlare della presunta generosità di parenti lontani e vicine di casa: ogni gesto "generoso" significava l'aver contratto un debito con degli strozzini: la volta successiva tu per loro dovevi esserci per forza pena il rinfacciarti quello che avevano fatto per te, maledirti e probabilmente pure toglierti il saluto. Poi il parlare è sempre stato denigratorio: credo che una cosa che accomuna tutti i poveracci che campano di merda perché non tengono soldi ma spendono più di quello che potrebbero permettersi, è l'essere arroganti. Ecco, in sicilia e poi in campania erano tutti arroganti e fondamentalmente gente di merda; in sicilia peggio che in campania dove invece ho conosciuto qualche essere umano ancora leggermente piacevole. Per non parlare poi della tranquillità della gente che lavora in questa zona: nei supermercati, nei negozi, oltre ad essere gentili, sono pure tranquilli (tranne qualche rara eccezione): cassiere sedute che se ne sbattono se la gente si accumula (d'altronde loro che ci possono fare), chiacchierano e non si scompongo e hanno sempre da regalarti un sorriso gentile. Un sacco di estranei, da quando sono in questa zona, mi hanno regalato un sorriso gratuito ed un saluto, entrambi fatti con una bella espressione calorosa e gentile sul volto, come se fossero veramente contenti di salutarti e di vederti.
Se continua così credo che potrebbe pure passarmi la repulsione per il genere umano, ricordarmi che almeno a grandi linee stiamo messi male, ma poi qualche rara eccezione la si incontra.
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E a volte premo il pulsante 0 e aspetto.
Aspetto che non parta, che le porte si chiudano e ci sia un sussulto e poi nulla, bloccato in ascensore da solo.
Ho un cappello in testa e i miei pensieri sono incastrati la sotto, a volte lo tolgo e li tiro fuori come fa un mago con un coniglio, e li appoggio sui fogli che mi porto sempre appresso.
<< Mi presti il tuo cappello? >> mi chiedono spesso, ed io scontroso e burbero rispondo sempre di no, non sia mai che indossando il mio cappello possano vedere ciò che penso.. sono gelosissimo dei miei cappello.
L'altro giorno ho comprato un cappotto.
La commessa mi ha raccontato la storia del cappotto, il brand, il tessuto. La capisco poverina, ho guardato la sua espressione delusa anche se aveva la mascherina, i suoi occhi mi fissavano chiedendomi cosa non andasse in quel cappotto che sembrava cucito addosso.
Le tasche.
<<Signorina questo cappotto è molto caldo è vero, ma ha poche tasche, nella tasca interna ci sta a malapena un block notes piccolo, vede io ho un sacco di fogli nascosti nelle tasche..>>
Ha scrollato le scarpe e mi ha lasciato solo nel negozio.
Allora ho deciso di girare il mondo andando per mercati, alla ricerca di un cappotto.
Sono stato a Istanbul, ad Haifa e al mercato di Jaffa. Al mercato di Tammarasset un uomo mi ha dato un cappotto. Me lo ha posato sulle spalle e mi ha detto << Questo cappotto apparteneva ad un vecchio saggio, che viveva poco lontano da questo villaggio, ha scambiato con me questo cappotto per un libro straniero che non avevo tradotto, poi so che ha scambiato il libro che ha tradotto per una manciata di semi con i quali ha piantato una foresta, e con il legno di quella foresta ha fatto della carta su cui ha scritto un libro, ha scambiato una copia del libro per un pezzo di pane e un sorso di acqua, al mercato di Gerusalemme, ha venduto le copie ed comprato una barca, ha viaggiato fino in Sicilia ed ha scambiato un libro per dell'uva e delle arance, alle pendici del grande vulcano ha bruciato un libro in segno di rispetto alla montagna, con la barca poi ha navigato verso quella grande isola che si chiama Sardegna, al mercato di un paesino ha scambiato il libro per del Mirto e del pane, di nuovo sul mare ha viaggiato fino al Golfo dei poeti, si è seduto sulle rovine di un castello crollato e si è messo a meditare, arrivato nella grande Augusta dai tramonti arancioni, la città che ha più chiese che lampioni, ha scambiato un libro per un pasto caldo, un lungo viaggio fino alla terra del Salento dove il sole nasce prima e il vento porta voci dalla Grecia vicina, ha scambiato un passaggio per Gerusalemme da un pescatore che cantava al mare. Arrivato in questo villaggio si è seduto al mercato ed raccontato le storie del suo viaggio, la gente lo ascoltava e portava dei doni a quel grande saggio>>
Ho comprato il cappotto che apparteneva a quel vecchio saggio, nelle tasche ho trovato dei semi e dei racconti scritti durante quel viaggio, ho scoperto che il tessuto non mi tiene tanto caldo, ma quello che c'era nelle tasche mi ha incendiato il cuore..
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Se non sbaglio il termine "polentone" non è riferito alla polenta in sé e al fatto che si mangi, ma è legato al fatto che per fare la polenta ci voglia tanto tempo, quindi riferito alla persona significa che questa è lenta, che lavora più lentamente e insomma la l*mbardia ha rovinato l'italia
Non ne ho idea onestamente, non mi sono mai soffermata sull’etimologia del termine, io da “ignorante” sapevo fosse legato alla pellagra.
Posso spezzare una lancia a favore della Lombardia? Sto vedendo un sacco di razzismo dei meridionali nei confronti degli immigrati, cioè vai a vedere per esempio quello che è successo in Calabria. Il discorso è molto semplice, come dicevo prima c’è una mentalità classista in Italia, e chi è più povero di noi ci ruba il lavoro, ma allo stesso tempo non vuole lavorare, è sporco, puzza, è un criminale ecc.
La nostra società (viviamo in una società -cit) è letteralmente una “piramide”, in cima ci sono le regioni più ricche (tra cui appunto la Lombardia), poi vengono tutte le altre regioni del centro, poi il sud, e poi chi è addirittura più povero del meridionale (gli immigrati appunto). Ma ti assicuro che se in cima ci fosse stata la Campania, la Sicilia o che altro, la situazione non sarebbe cambiata. La Campania sarebbe stata la regione più classista, e il razzismo sarebbe stato “inverso”, ma ci sarebbe stato, appunto perché siamo dei classisti del cazzo e il povero ci fa schifo.
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TRAVAGLIO, ANCHE BASTA
Bertolaso però no. La sanità lombarda però no, dài. Ma occuparsi di Marco Travaglio è inutile: da una parte perché sbugiardarlo regolarmente necessiterebbe di un impiego a tempo pieno, dall'altra perché la sua specialità sono soprattutto le sapienti omissioni: i suoi sillogismi di norma sono più brevi e superficiali della verità, che spesso ha il difetto di essere articolata: ma non è ciò che interessa i suoi lettori medi. Ai suoi lettori interessa incolpare qualcuno: l'adrenalina e il divertimento gli si accende come per i film di Boldi e De Sica: basta una flatulenza. Quando Travaglio monologava da Michele Santoro poteva essere un problema, perché lo guardava un sacco di gente: ora è conchiuso nel suo Fatto Quotidiano che è tracollato nelle edicole: l'anno scorso si è quotato all'Aim (la Borsina dei piccoli) e ha portato a casa miseri risultati; nell'estate 2018 preventivavano di vendere 10 milioni di azioni e ne portarono a casa circa 2, con il prezzo per azione ridotto a 0,72 per azione; l'amministratrice Cinzia Monteverdi ammise «Il mercato non era quello che ci aspettavamo». Chissà che cosa pensavano che fosse, il loro Fatto Quotidiano: soprattutto considerando che chiuse in rosso il bilancio 2019 per due milioni di euro. Cose che succedono (quasi a tutti: ma a noi, in questo periodo, no) e comunque, al di là di questo, gli «editoriali» di Travaglio nel tempo perdevano peso: da anni non venivano più propriamente letti bensì al limite «sorvegliati» dagli opinion maker, la gente che conta: tipo una riga sì e dieci no, tanto per capire con chi se l'era presa. La sua naturale vocazione al fallimento in compenso si è sempre rivelata interessante essendo lui un marker negativo: chiunque egli sponsorizzi, cioè, sappiamo già che finirà male. Travaglio passò dal Giornale alla Voce: la Voce ha chiuso. Passò al Borghese: il Borghese ha chiuso. Andò in Rai da Luttazzi: gli chiusero il programma. Promosse Raiot della Guzzanti: non è mai andato in onda, e lo stesso vale per i programmi di Oliviero Beha e Massimo Fini. Quando sostenne Caselli all’Antimafia, fecero una legge apposta per non farcelo andare. Ha sostenuto Woodcock: plof. Ha sostenuto la Forleo e De Magistris: la prima cadde in un cono d'ombra, il secondo si dimise dalla magistratura e i suoi processi si rivelarono fuffa. Travaglio sostenne tutti i movimenti poi svaporati e candidati a importanti cariche giudiziarie: sempre trombati. E Di Pietro, il simbolo? Abbiamo visto. Ci eravamo dimenticati della campagna per Ingroia, prima da magistrato e poi da meteora politica con parentesi guatemalteca: dissoluzione. Poi la svolta: Travaglio partecipò al V-day e protestò contro i fondi pubblici elargiti anche al giornale dove scriveva, l’Unità: che infatti chiuse. Pazienza: comunque si era scavato un mestiere (parlar male del prossimo) e la tendenza dei colleghi è stata considerarlo come un ordinario mercante che vendeva prodotti commisurati a un target: che sarà pure composto da idioti, ma era e resta un target. Col tempo e la popolarità, tuttavia, qualche prezzo occorreva pagarlo. Certe incoerenze erano lì, bastava notarle. Lui, antiberlusconiano, si scoprì che aveva pubblicato i suoi primi due libri con la Mondadori del Berlusconi che intanto era già sceso in politica. La sua ostentata rettitudine si fece grottesca. Citava Montanelli: «Non frequento i politici, non bisogna dare del tu ai politici né andarci a pranzo». A parte che ci andò (una volta ero presente anch'io) non fu chiaro perché coi politici no e coi magistrati sì: come se non fossero entrambi uomini di potere e soprattutto di parte. Anche il suo linguaggio peggiorò. Descrisse i giornalisti che celebravano Giorgio Napolitano, per dire, parlando di «lavoretti di bocca e di lingua sulle prostate inerti e gli scroti inanimati», continuando a sfottere il prossimo per i difetti fisici: Giuliano Ferrara «donna cannone», «donna barbuta», il suo ex amico Mario Giordano «la vocina del padrone», poi Brunetta eccetera. Se uno non aveva difetti evidenti, li inventava: continua a chiamare me «biondo mechato» anche se è biondo tutto il mio albero genealogico. Le incoerenze si fecero lampanti quando fu evidente che il signorino in definitiva lucrava su un «regime» che lo mandava in onda in prima serata, e che di condanne per diffamazione ne aveva prese eccome, e che proponeva l'abolizione dell'Appello ma poi ricorreva in Appello, e che tuonava contro la prescrizione ma poi non la rifiutava, e che non esitava, lui, l'inflessibile, a prostrarsi ai piedi del querelante Antonio Socci (febbraio 2008) affinché ritirasse una denuncia: «Riconosco di aver ecceduto usando toni e affermazioni ingiuste rispetto alla sua serietà e competenza professionale, e di ciò mi scuso anche pubblicamente».Ma avevamo cominciato con Bertolaso: perché è contro di lui e contro la sanità Lombarda che il Fatto Quotidiano, dopo anni di routine da pagliacci del circo mediatico, si sono riguadagnati la ribalta dell'infamia. Editoriali titolati «Bertoléso», altri dove gli si dà dell'untore o che relegano i resoconti dell'assessore Giulio Gallera a «televendite» per fini elettorali, o profonde analisi della competette Selvaggia Lucarelli in cui si esorta la Lombardia - che ha fatto comunque miracoli e ha probabilmente la migliore sanità pubblica di questo Pianeta - a «chiedere scusa». Non c'è neanche da parlarne. Però ricordo bene un'altra volta in cui Travaglio ad Annozero parlò di Bertolaso e delle sue «cattive frequentazioni»; ricordo che Nicola Porro del Giornale gli fece notare che delle frequentazioni discutibili potevano essere capitate anche a lui, a Travaglio, il quale diede di matto e diede a Porro e Maurizio Belpietro di «liberale dei miei stivali», poi scrisse che «non sono giornalisti», «se non si abbassano a sufficienza vengono redarguiti o scaricati dal padrone», «non hanno alcun obbligo di verità» e «sguazzano nella merda e godono a trascinarvi le persone pulite per dimostrare che tutto è merda». Ora però, con tutto il rispetto, l’unica merda giornalistica che ci viene in mente è il giornalismo del Fatto Quotidiano di questi giorni, che, pur di screditare la sanità lombarda, giunge a pubblicare, per dirne una, i verbali del processo a Roberto Formigoni: come se noi, adesso, ricordassimo appunto le «frequentazioni» di Travaglio – che sono quelle a cui accennavano Porro e Belpietro – quando il direttore del Fatto andò in vacanza con un tizio poi condannato per favoreggiamento di un mafioso, già prestanome di Provenzano; quando telefonò a un siciliano, uno che faceva la spia per un prestanome di Provenzano, e gli chiese uno sconto sulla villeggiatura in Sicilia; quando la sua famiglia e quella di Pippo Ciuro, poi condannato per aver favorito le cosche, si frequentavano in un residence consigliato da questo Ciuro e si scambiavano generi di conforto; quando il procuratore di Palermo Pietro Grasso, sul Corriere, scrisse che Travaglio faceva «disinformazione scientificamente organizzata». E questi sono tutti «fatti», come li definirebbe Travaglio, «fatti» a loro modo ineccepibili, non querelabili. Forse andrebbero spiegati, perché la verità sempre più complessa. Beh, è Travaglio a non farlo mai, a non spiegare mai e a scrivere barzellette sui malati a cui dovrebbe banalmente baciare il culo. Travaglio ha scritto che Bertolaso, «più che trovare posti letto, ne ha occupato uno». Poi è passato oltre, per il risolino demente di quei pagliacci e cialtroni che ancora lo leggono. Ha una sola fortuna, il direttore del Fatto: che non c'è un giro un Travaglio che certe infamie gliele ripeta di continuo, in libri e articoli e comparsate televisive. Oddio, potremmo anche farlo noi. Io tempo fa lo feci, poi a un certo punto smisi perché avevo anche interessi, nella vita. Lui, a parte Renato Zero, non sappiamo. E’ questa la differenza: noi non vogliamo farlo, perché, a differenza sua, non facciamo schifo.
Filippo Facci
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Lettera aperta a un odiatore. (...) Caro Giorgio, perché i lettori possano capire ciò di cui stiamo parlando è necessario che riporti il post di Davide Enia che ho condiviso negli ultimi giorni, e che di seguito riporti anche il tuo commento. (...) Davide Enia 24 agosto alle ore 10:46 Mentre il Governatore della Sicilia gioca il gioco della provocazione e il Governo continua a usare l’ignavia come azione politica, in un centro che può accogliere massimo 190 persone, ce ne stanno oltre 1400, ammassate, rinchiuse peggio delle bestie, sconosciuti i loro più elementari diritti. E ci sono bambini e bambine, ragazzine e donne incinte, senza manco un letto, senza condizioni igieniche. Carne da massacro, per i più biechi giochi politici, perché rimanga il benessere di chi sfrutta. Alcuni sono anche malati. Ma cosa si aspetta a trasferirli altrove? Cosa si aspetta a curare chi sta male? Nulla. Non si fa nulla. Maggiore è l’ipocrisia, maggiore sarà la violenza esercitata sul più debole. Vergogna. A queste parole tu rispondevi con due righe. Giorgio Rigato Dove li trasferiamo scienziato de noaltri! Impiccati e poi sparati! Caro Giorgio, trovo il tuo messaggio alquanto incompleto, poiché essendo io tetraplegico mi sarebbe impossibile ricorrere ai suggerimenti che mi hai così generosamente elargito. Essendo le mie mani inservibili, spararmi e impiccarmi sono al di fuori della mia portata. Dovevi essere più incisivo, e facendo uno sforzo in più avresti dovuto aggiungere anche un avvelenati. Soluzione questa forse più vicina alle mie possibilità. Vedi Giorgio, non condivido il tuo stile di comunicazione almeno per due motivi. Primo, sostituisci al ragionamento l’invettiva. Secondo. Davide Enia e io stesso siamo soliti esprimere le nostre opinioni pubblicamente, assumendocene la responsabilità e su profili Facebook che sono chiari e pubblici. Tu no. Se scorro con il mouse sulla tua foto e sul tuo nome non arrivo al tuo profilo. Sono rimbalzato su profili e luoghi di internet che non hanno nulla a che vedere con te. Questo mi sembra un metodo da briganti di strada. Quello che tu usi è un metodo mafioso e fascista di comunicare che non condivido. (...) La mia è una posizione semplice: accogliere. Accogliere senza se e senza ma. Perché trovo indecente e immorale che l’Italia e l’Europa abbiano trasformato il Mar Mediterraneo in un immenso lager a cielo aperto. ... sollecitato dalle tue parole ho fatto alcune domande a Davide Enia. Che cosa pensi del Commento di Giorgio Rigato? Io continuo per la mia strada. Non ho nessun interesse a inoltrarmi nella psiche di queste persone. Invece che cosa sta accadendo attualmente in Sicilia? Sta succedendo e non è attualmente. Sta succedendo da 25 anni. L’Europa sta dando il peggio di sé. O meglio, sta facendo qualcosa di evidente che è il massacro in mare di persone, perché si è completamente votata alla paura. Si è cementata con l’odio. Non riesce ad avere legittimità. Non riesce a redistribuire numeri molto bassi e continua ad utilizzare come una pompa di benzina da cui attingere risorse il Continente Africano e anche il Sud Est Asiatico. Non c’è niente di nuovo. La politica, L’Europa dà il peggio di sé rifugiandosi in logiche identitarie. Per quanto mi riguarda io ho dei convincimenti derivanti dallo studio e dalla frequentazione. Tra questi il fatto che non dovrebbe esistere l’hotspot a Lampedusa. Che cosa dovrebbe esistere al posto dell’hotspot? Un ospedale. Cazzo, manca un ospedale al centro del Mediterraneo, fate un ospedale. Anziché fare un carcere. E un’altra cosa è che non si vuole ammettere il fatto che esiste una diversità, soprattutto sul colore della pelle, sul passaporto. Alcune persone possono viaggiare altre non possono viaggiare. E che il mantenimento di questa disuguaglianza è ciò su cui si basa la qualità dello status economico di vita dell’Occidente. Sono banalità che si stanno ripetendo da un sacco di tempo e che non vengono mai ascoltate. E l’unico tema serio da affrontare, e l’unico che viene sistematicamente bypassato, è riuscire a creare dei passaggi perché queste persone saltino il deserto, la Libia, il mare. E non viene fatto. Non viene fatto. Non viene fatto perché è interesse dell’Europa non farlo? Perché noi mangiamo sulla pelle dei migranti? Non viene fatto perché è interesse dell’Europa non farlo, perché c’è xenofobia, perché c’è il mercato di carne umana. Perché entrano persone quando c’è richiesta di carne, quando c’è bisogno di braccianti, o di ragazzine che si prostituiscono per strada. Quando c’è bisogno di droga arrivano i nigeriani. E ci sono 1000 cose. E siccome la situazione è complessa la risposta non potrà mai essere semplificata, perché si fa torto all’intelligenza stessa di chi vorrebbe provare a tirare fuori una risposta. Non esiste una risposta. Quello che esiste, ed è concreto, è che si sta facendo un’operazione di violenza, bieca, cieca e furiosa, sui corpi delle persone tenute come bestie in uno spazio. Prima stavi dicendo che i numeri sono bassi. Lo sono? Io dico che anche fossero alti i numeri, un paese, un continente che si definisce civile non può tenere 1000 persone con donne incinte e bambini in uno spazio che ne può contenere 190. Sono 1400 e i posti sono 190. In questo momento ci sono 1400 persone, di cui alcune sono malate. La grandezza di una civiltà si vede dalla qualità della risposta rispetto a un problema dato. (...) Caro Giorgio, non voglio farla eccessivamente lunga. Mi sembra che la risposta di Davide Enia sia sufficientemente chiara. È esposta alla luce del sole. È una risposta che condivido. E tu Giorgio? Tu uscirai alla luce del sole o ti limiterai a seminare odio? Grazie Giorgio, Gianfranco (Gianfranco Falcone)
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SAVOCA - FESTA DI SANTA LUCIA
SICILIA ESOTERIA - L’ABBAZIA DI THELEMA
Il sole era ormai sceso fin dietro le cime dei monti e le ombre stavano calando sulla festa di Santa Lucia a Savoca. Affrettai il passo perché non avevo molto tempo. La Moglie, che seguiva la festa con mia figlia e il suo fidanzato, era andata verso la chiesa collocata sulla salita che portava ai ruderi del castello normanno. Era la stessa chiesa che era apparsa nel film il Padrino insieme all’improbabile Bar Vitiello posto all’incrocio delle strade che dal mare salivano fino a Savoca. Io stavo andando dalla parte opposta, verso il convento dei Cappuccini e arrivatovi bussai alla porta. Una finestrella si aprì dopo quasi un minuto che aspettavo. “Cu jè” fecero due occhi da furetto che occuparono in diagonale la finestrella “Devo vedere Padre Francesco “ “Nu c’è – rispose velocemente la voce – sinni iju” Io presi la lettera che portavo nel borsello e gli mostrai il timbro che il mio amico Don Nino aveva fatto qualche giorno prima con il suo anello da monsignore “Devo parlargli – insistetti – due minuti” aggiunsi per farmi perdonare quella intrusione in un giorno di festa d’agosto. I due occhi guardarono il sigillo e sentii lo scatto metallico di una serratura “Trasissi” dissero velocemente i due occhi diventarono, aperta la porta, la schiena di un piccolo frate che si muoveva velocemente verso l’interno del convento. Passammo quasi di corsa una grande stanza e quindi ci incamminammo in un lungo corridoio alla cui fine salimmo delle ripide scale per arrivare di fronte ad una porta di legno scuro che il piccolo frate apri con una grande chiave. Di nuovo a passo accelerato entrò in un corridoio buio dove la poca luce del tramonto arrivava a stento dalle finestre socchiuse. Improvvisamente il piccolo frate entrò in una piccola stanza dalle pareti scure. Su un lato vi era un crocifisso con una piccola candela che lo illuminava alla base e dalla parte opposta una porta non più grande del frate. Lui si avvicinò e presa una delle tante chiave che gli pendevano dal cordone l’aprì. “Trasissi” ripeté mettendosi di lato con l’evidente intenzione di non entrare Fu allora che mi accorsi che sugli stipiti della porta che stavo per attraversare e sulla porta stessa erano appesi numerosi crocifissi di legno e rosari come ex voto lasciati all’ingresso di un santuario. O forse erano lì per tenere il più lontano possibile il Male. Entrai con qualche esitazione e vidi che vi era una specie di cappelletta con un piccolo altare, un inginocchiatoio e diverse candele collocate sul lato opposto dell’inginocchiatoio. Guardai dietro di me il piccolo frate che invece era rimasto dove era. Lui mi fece un cenno con il capo di proseguire verso una porta che dava sul lato opposto e risolutamente chiuse la porta dietro cui era dando diverse mandate di catenaccio. Mi avvicinai alla porta e l’aprii. Avevo di fronte un lungo corridoio dove le finestre sembravano ricavate dagli spalti di un castello coperte di pesanti lastre di vetro. In fondo al corridoio vidi un frate che passeggiava con in mano un libro. Mi incamminai verso di lui e notai che in mano non aveva un libro o un breviario ma un fumetto di Mister No. Era un frate alto e magro, con il volto scavato e due occhi neri sotto un paio di sopracciglia cespugliose e nere che contrastavano con la barba grigia. Tra lunghe dita da pianista stringeva il fumetto che osservava quasi lo studiasse. Mi avvicinai esitando a causa del fumetto e solo quando gli fui vicino lui si accorse di me. Mi guardò sorpreso ed io chiesi tutto di un fiato “Buonasera padre, sono un amico di monsignore don Nino, cercavo fra Francesco ….” Lui mi guardò girando di lato il volto e socchiudendo gli occhi quasi a cercare di capire chi e cosa fossi veramente. “Sono io” disse sibillinamente, Finalmente avevo di fronte il grande Esorcista dell’Arcidiocesi di Messina, Lipari e Santa Lucia del Mela.
Qualche mese prima della mia salita a Savoca, in una RSA dove era ricoverato il nostro amico Beppe, avevo ritrovato anche lui in visita il mio amico Nino, che chiamavamo monsignore fin da quando aveva dato i voti senza immaginare che sarebbe diventato veramente un personaggio importante tra gli alti prelati di Messina. Quando le infermiere vennero a prendere Beppe per un esame, restammo a parlare. Ad un certo punto mi ricordai della richiesta di @malefica67 sulla Sicilia Esoterica e decisi di parlarne con lui. Quando gli accennai all’esoterismo lui mi guardò sconcertato “Ma tu sei il cantore della ricotta nei cannoli, il vate della pasta alla norma cu ti potta nta sti rotoli scassi?” “Mi ricordo di tutti gli scongiuri, dei riti per cacciare il malocchio che si faceva al paese – gli risposi - Sono cose che riguardano in un modo o nell’altro la nostra cultura, anche se abbiamo paura a parlarne perché è il nostro lato nascosto” “ma sono cose folcloristiche da lasciare stare” “la paura del male non può essere solo folclore, qualcosa in cui riassumiamo quello che non conosciamo o capiamo: parlarne può aiutarci a capire. Poi non penso che il diavolo sia li a pensare a noi” “Perché tu sai cosa pensa il diavolo?” “No, ma….” Lui fece un sorriso triste e amareggiato. Beppe tornò dagli esami che doveva fare e parlammo con lui delle solite cose. Finito il tempo delle visite, mi avviai con Nino verso l’uscita. Arrivammo di fronte alla stanza dove stavano le infermiere e mi chiese di fermarci. Si rivolse alle infermiere cercando un pezzo di carta ed una penna. Pensai che si stesse prendendo un appunto per il giorno dopo visto che era sempre preso con la Caritas e la diocesi. Lui piegò il foglio su cui aveva scritto poche righe, gli diede una forma di busta, la sigillò con un pezzo di cerotto, poi bagnando il suo anello in un batuffolo di cotone imbevuto di mercurio-cromo lo pigiò contro un lato della busta. “Appena puoi – mi disse serio – vai al convento dei Cappuccini di Savoca. Cerca padre Francesco. Ti diranno che non c’è, allora tu mostra questo foglio e ti faranno entrare” Curioso guardai il foglio tra le mie mani non capendo “Perché devo vedere padre Francesco?” “Tu non sai cosa pensa il diavolo, padre Francesco ti può aiutare a capire: lui è l’ esorcista della diocesi: il diavolo, lo ha visto più di una volta.” “Ma io non so…” feci esitante con l’impressione che avevo involontariamente infranto il sigillo del vaso di Pandora. Nino mi guardò sorridendo “Una tua amica ti chiede una cosa e tu ti avventuri in una storia più grande di te! Non sei curioso di sapere perché tutto questo accade? O è questione di congiunzione astrale o è questione del male che tenta e seduce! Non puoi esitare: nel momento in cui tu chiedi del diavolo, lui diventa curioso di te ed incomincia a seguirti! Devi capire ed essere pronto!” Pensai alla sensazione che avevo avuto quando avevo lasciato a Madam Effie al cimitero di Messina, La sensazione che qualcuno mi seguisse anche se per strada mi vedevo solo. Uscimmo dall’ospedale e ci salutammo. Per strada sentii un brivido lungo la schiena. Aveva ragione Nino! Perché mi ero avventurato in queste cose? io ero uno da stupide rime e sciocchi versi: chi mi stava portando su un'altra strada? Decisi di lasciare stare. Lasciai il foglio di carta di Nino nel borsello per un sacco di tempo e quando incontrai di nuovo Nino non affrontai l’argomento, ne lui chiese dettagli. Il fidanzato di mia figlia, un ragazzone alto e biondo, la venne a trovare. Per onore di ospitalità lo portavamo in giro per fargli conoscere ed apprezzare la Sicilia. Fu La Moglie a proporre di salire a Savoca. Non so da dove le era venuta l’idea. Qualcuno dal parrucchiere le aveva parlato della festa di Savoca, quella dove c’era una bambina che rappresentava Santa Lucia, dei soldati romani, un diavolo saltellante che voleva uccidere Santa Lucia e tutto nel mezzo delle rovine normanne e dei luoghi dove si era girato il film Padrino. La Moglie, visto i tanti commenti delle sue amiche dal parrucchiere, aveva deciso che dovevamo andare a vedere la festa ed eravamo saliti nel piccolo paesino. Ad un certo punto della festa mi ero ritrovato solo e, scorgendo il cartello che indicava la direzione del convento, decisi improvvisamente di andare dai Cappuccini, convinto che, non essendo molto distante dal luogo dove la purezza della bambina difendeva l’umanità dal diavolo, non poteva succedere niente di strano.
Quando padre Francesco finì di leggere le poche righe che Nino aveva scritto dissi con una certa esitazione “ Ecco, … don Nino mi ha detto che lei ha visto il diavolo” chiesi esitante a Fra Francesco che aveva messo il foglio scritto da Nino nel mezzo del fumetto a segnare dove era arrivato a leggere. Lui sorrise. Chiuse il fumetto e si sedette su un parapetto dell’ultima finestra del corridoio. “Sicuro molte volte. Come l’avrà visto anche lei!” “In che senso?” “Lei non ha mai visto qualcuno vestito bene, che le diceva che lei è migliore di altri, che se lo ascoltava l’avrebbe fatto diventare una persona importante, che gli altri volevano defraudarlo dei suoi santi diritti e che bastava mettere una croce su una scheda, o inginocchiarsi ad adorarlo, o pagare un pizzo, o fare quello che lui diceva, per riprendere il suo legittimo posto al di sopra di tutti, perché lei è simile a Dio, ha un diritto che gli altri non hanno, è migliore, viene prima di tutti gli altri, perché gli altri sono dei diversi, degli straccioni che rubano, uccidono, stuprano, mentre lei a tutto questo e a tutti è superiore, è al di fuori delle regole ordinarie. Non ha mai incontrato nessuno che le parlava così? Come il serpente parlò ad Eva, o il diavolo a Gesù nelle tentazioni del deserto” Non so perché ma in testa mi apparvero diversi politici e qualche conoscente a cui bisognava baciare le mani per avere un favore… “Ma… forse….” “La realtà è che noi abbiamo un idea del male che è iconografica, ma non sappiamo riparametrarlo ai tempi odierni e Lui questo lo sa e astutamente ne approfitta.” “Ecco ma, qui … in Sicilia…. mi sembra difficile che possa avere seguito… con tutta la fede, le feste religiose, tutte le chiese che ci sono….” Padre Francesco sorrise scuotendo la testa. “Lei lo sa che quando in Europa i templari furono scomunicati e imprigionati come eretici, i templari siciliani semplicemente scomparvero. Da che c’erano a che non c’erano più. Eppure le loro chiese erano ovunque: sul piano di Agrimusco, nelle grandi città, nei porti. Dove erano finiti?” Mi guardò sorridendo e continuò “Si erano semplicemente trasformati. In Sicilia è semplice trasformarsi, diventare dei camaleonti e mimetizzarsi con la società siciliana, così conformista e tradizionale. Pensi alla massoneria che all’arrivò di Garibaldi lo accolse con grandi onori anche se fino a quel momento non appariva perché nascosta nei salotti dei gattopardi di allora, pensi alla mafia, pensi al potere politico che dalla mafia è usato. Nessuno, sa, nessuno vede e nel momento che nessuno sa e vede, il male diventa padrone. Lei sa bene che in Sicilia vi sono apparenze che servono solo a nascondere il reale e che danno potere al Male” “Si ma ….” stavo per ribattere. Lui mi fece cenno di tacere e guardò la porta da cui ero venuto per qualche secondo come a vedere delle cose che io non scorgevo ma che erano li, dietro la porta. Dopo qualche secondo si girò verso di me come se nulla di quanto aveva scorto fosse importante. “Lei ha mai sentito parlare dell’Abbazia di Thelema, la chiesa satanica di Cefalù?” Sbattei gli occhi sorpreso dalla domanda e feci cenno di no. “Ha mai sentito parlare di Aleister Crowley che si autodefiniva, come scritto nell’ Apocalisse, la Bestia-666?” “Mi ricordo che ho letto questo nome in qualche testo di una canzone di Ozzy Osbourne o di David Bowie, e credo che qualcuno dei Led Zeppelin ne fosse ossessionato mi sembra” Padre Francesco sorrise “Lo vede? Vengono dagli Stati Uniti satanisti e ammiratori di Crowley a vedere o a studiare i resti dell’abbazia, ma qui in Sicilia nessuno ne parla, nessuno la ricorda, vede come è facile in Sicilia che tutto accada senza che nessuno sappia, ed è questo su cui il Male gioca, perché nel pensare solo alle cose nostre, a noi stessi, si tradisce il primo comandamento di Gesù: amatevi l’un altro come io ho amato voi…” “Ma questo Crowley chi era?” Padre Francesco socchiuse gli occhi e alzò le spalle “Un poeta? Un esperto in tarocchi e astrologia? L’adepto di una setta segreta che celebrava riti innominabili? Il fondatore di una nuova religione che gli fu rivelata da un angelo in Egitto – non so perché ma appena il padre nominò l’Egitto mi ricordai di quello che Madama Effie aveva detto sul conte Cagliostro e un brivido mi salì lungo la schiena – sono molte le cose che Mr. Crowley era. Forse fu il primo hippy fondatore di una comune dove ognuno poteva fare quello che voleva e vivere la sua sessualità in modo libero, durante riti di adorazione dell’innominabile che probabilmente finivano in orge dove il sesso era usato e abusato. Ma Mr Crowley era prima di tutto un ateo che credeva nella sua religione magica, nella divinazione, non credo che per lui il Male fosse diverso da Dio” “E nessuno se ne accorgeva di questa abbazia ?” “Alla fine si venne a sapere cosa succedeva dentro le sue mura, forse perché qualche persona locale vi partecipò e ne descrisse gli svolgimenti. Il vescovo protestò con Mussolini e questi fece mandare via gli inquilini, Mr. Crowley, le sue sacerdotesse e gli altri membri della setta o della comune. La stella a cinque punte sul pavimento del loro luogo di culto venne nascosta sotto piastrelle nuove e ricoperti di calce gli affreschi dove uomini e donne nude danzavano accoppiandosi liberamente” pensai qualche secondo “Lei è stato in quella abbazia?” “Si, su invito del vescovo sono andato ad esorcizzare gli affreschi quando sono stati ripuliti e sono riapparsi” “e ha sentito la presenza del demonio” Padre Francesco sorrise “C’è un'altra Abbazia, dedicata al male, quella costruita da un ministro dello scacchiere inglese nel 1700. Lì ho percepito chiaramente il male in tutte le sue forme più terribili, dopo tutto, scavando nelle sue fondamenta furono trovati, nascosti alla rinfusa, scheletri di giovani donne e di bambini, i poveri avanzi di riti ben peggiori di quelli dell’abbazia di Thelema. Ma in quest’ultima, non ho avuto la stessa sensazione. “ Si fermò ad osservare la porta da dove ero venuto restando qualche secondo in silenzio “Qualcuno l’ha seguita….” Si alzò e si dispose verso la porta come a dover fronteggiare qualcuno. Si toccò il crocifisso che gli pendeva al collo. “C’è una porta alle mie spalle – mi disse lentamente – esca di là, troverà una scala a chiocciola che porta giù a pianterreno e poi una porta che fa uscire sulla strada. Se ne vada subito” Avevo già abbastanza paura per non seguire le indicazioni del padre le cui mani tenevano il crocifisso e le cui nocche stavano diventando bianche dalla forza con cui lo stringeva. Lui non mi osservava più ma con gli occhi fissi sulla porta incominciò lentamente a recitare: “Exsurgat Deus et dissipentur inimici ejus: et fugiant qui oderunt eum a facie ejus. Sicut deficit fumus, deficiant: sicut fluit cera a facie ignis, sic pereant peccatores a facie Dei….” Io spinsi la porta a cui mi ero aggrappato, ma questa non si aprì; solo dopo qualche secondo capii che dovevo almeno abbassare la maniglia per aprirla così feci e dalla forza con cui la spinsi, quasi caddi sopra un pianerottolo da dove partiva una stretta scala a chiocciola che incominciai velocemente a discendere dicendomi che non mi sarei più occupato ne di diavoli ne di altre stronzate e che Nino aveva ragione a dire che non erano cazzi miei tutte quelle cose di maghi e demoni. Arrivai al piano sottostante con la testa che mi girava per tutti i giri che avevo fatto sulla scala. In fondo alla scala cercai di capire dove andare ma non sapevo in che direzione muovermi. “Di qua – mi fece una voce nel buio – veni cà” Era il frate con gli occhi da furetto appoggiato ad una porta di cui teneva la maniglia. Andai verso di lui ondeggiando. Lui mi prese per un braccio e senza troppi riguardi mi spinse fuori dalla porta che aveva socchiuso. “Vatinni, curri, curri…” Mi disse con forza e quasi spaventato. Ero finito diversi metri più avanti l’entrata del monastero. Non esitai, mi misi a camminare velocemente verso la confusione che vedevo qualche centinaio di metri più in alto, passato il cinematografico bar Vitielli. Appena entrai nella folla mi girai indietro ma ovviamente non vidi nessuno. Mi inoltrai tra la folla ancora spaventato per capire cosa fare finché non sentii la voce della Moglie “Cà, veni cà … semu cà” Vidi la moglie in mezzo alla folla dall’altra parte della strada e l’attraversai senza badare alla processione dei figuranti che in quel momento arrivava. Mi trovai di fronte il diavolo vestito di rosso con il suo forcone a forma di gancio con cui tirava verso l’inferno le anime. Si avvicinò gridando brandendo il forcone quasi a volermi prendere. Feci un salto e arrivai accanto alla moglie che rideva per la scena “Ce l’ha con te – disse indicando il diavolo che ancora mi minacciava - chissà che cattiveria ha scritto su di lui….” “Io? no! chi dici mai……” feci asciugandomi la fronte. “Forse è meglio lasciare stare - mi dicevo - è meglio tornare a parlare di cannoli e di paste alla crema, queste cose delle sette sataniche e del diavolo non sono cose per me” Pensai spaventato “Ragiuni hai…” mi disse una voce dietro di me. Mi girai di colpo per vedere chi avesse parlato sentendo i miei pensieri, ma …. non c’era nessuno.
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Al di là di tutto a me la Mescal non piace, e sono convinta che oltre il caratterino di Ermal e le sue opinioni (magari discutibili a volte), faccia la sua buona parte. Non mi piacciono molte persone che ci lavorano e non mi piace il loro modo di gestire le situazioni che gravitano intorno ad Ermal, per non parlare del fanclub. (Opinioni mie, chiedo scusa se ti ho messa in difficoltà)
Ammetto che non ho mai dato molto peso alla Mescal, almeno all'inizio.
Quando ho iniziato a seguire Ermal, sapevo semplicemente che quella era la sua casa discografica ma non mi sono mai soffermata sulle scelte o sul modo di gestire le cose.
Poi però ho iniziato a seguire Vigentini con la stessa passione (e forse pure di più) che avevo per Ermal e a quel punto ho avuto un quadro molto più chiaro.
Ti faccio un esempio pratico. Nell'autunno 2018 Vigentini e Cordio si presentano a Sanremo Giovani. Vigentini era tra i 60 ma poi non è passato tra quelli che hanno partecipato alle due serate finali, mentre Cordio invece sì.
Ora a prescindere dai gusti personali e dal fatto che secondo me la canzone di Vige meritasse di più di quella di Cordio, la Mescal ha proprio fatto un lavoro di promozione sbagliato.
Su Cordio mettevano un sacco di post e storie per pubblicizzare la sua canzone, su Vige ne mettevano la metà. Se tu hai due artisti della tua casa discografica che partecipano alla stessa competizione, devi pubblicizzarli allo stesso modo.
Solo che, secondo me, preferivano puntare su Cordio perché faceva già le aperture dei concerti di Ermal e quindi la gente conosceva già il suo repertorio. Di Vige invece al massimo si conosceva l'inedito che aveva fatto ai tempi di Amici, quindi a livello di marketing non conveniva puntare su di lui.
A quel punto ho iniziato a rendermi conto di una serie di cose che anche nella gestione di ciò che riguardava Ermal erano sbagliate. Primo tra tutti il fatto che ad esempio il tour estivo del 2018 sia stato organizzato senza un minimo senso geografico, facendolo correre da nord a sud e viceversa per tutta l'estate. Io non dico che bisogna seguire uno schema ben preciso negli spostamenti, so che è impossibile perché bisogna anche considerare la disponibilità delle varie location e non sempre è facile incastrare tutto, però trovo anche assurdo fargli fare una data in Piemonte e due giorni dopo una in Sicilia, per poi magari dover tornare al nord subito dopo.
Il fatto secondo me è che la Mescal è un'etichetta piccola. È una casa discografica indipendente che inizialmente doveva concentrarsi su artisti emergenti. Nel momento in cui Ermal non solo non è stato più emergente ma è anche diventato uno degli artisti più conosciuti in Italia, si sono trovati a dover gestire qualcosa più grande di loro. E spesso hanno dimostrato di avere qualche problema nella gestione di certe cose.
Poi ripeto che questo è solo il mio punto di vista, non è detto che sia corretto.
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