Tumgik
#rocca san felice
osco-rabel · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media
15 notes · View notes
moonskyearth · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
8 notes · View notes
mywinepal · 2 years
Text
A Chianti Classico Masterclass with Jason Yamasaki
A Chianti Classico Masterclass with Jason Yamasaki #blackrooster #chiantiClassico #Sangiovese #somm @roccadellemacie @ricasoli_1141 @AgricolaSFelice @istineradda @bcliquorstores
Chianti Classico Masterclass wines I was fortunate to be invited to a Chianti Classico Masterclass led by Jason Yamasaki, the Chianti Classico Ambassador in BC.  Jason spoke to us about the history of the Chianti Classico region, the grape used and the different quality levels of Chianti Classico.  As this was such a wide-ranging masterclass, I am dividing it up into two sections.  In this…
Tumblr media
View On WordPress
0 notes
cinquecolonnemagazine · 7 months
Text
Castelli della Campania: Un Viaggio tra Storia e Leggenda
La Campania, terra ricca di storia e cultura, vanta un patrimonio di castelli medievali che raccontano le vicende di un passato affascinante. Dalle rovine suggestive alle fortezze maestose, queste dimore storiche offrono un viaggio indimenticabile tra epoche diverse, tra battaglie epiche e intrighi di corte. Un tuffo nel Medioevo Sulle colline che dominano il golfo di Napoli, sorge il Castel Sant'Elmo, una fortezza inespugnabile voluta da Carlo I d'Angiò. La sua struttura imponente, con la caratteristica pianta a stella, offre una vista mozzafiato sulla città e sul mare. A pochi passi dal centro storico, si trova invece il Maschio Angioino, un castello normanno-svevo che ha visto susseguirsi regnanti e dinastie. Le sue sale ospitano oggi il Museo Civico, con opere d'arte e reperti archeologici di inestimabile valore. Sulle tracce dei Longobardi Salendo verso la costiera amalfitana, si incontra il Castello di Arechi, una fortezza longobarda che domina la città di Salerno. Le sue mura possenti racchiudono un museo archeologico con reperti di epoca romana e longobarda. Un'altra tappa imperdibile è il Castello di Lettere, situato nell'omonimo borgo medievale. La sua storia è legata alla leggenda di Sant'Alfonso Maria de' Liguori, che qui trovò rifugio durante i moti del 1848. Fortezze costiere e borghi incantati La Campania �� ricca anche di castelli costieri che, in passato, proteggevano le città dalle incursioni saracene. Tra i più suggestivi, il Castello Aragonese di Ischia, un imponente complesso fortificato che sorge su un isolotto vulcanico. Collegato alla terraferma da un ponte, il castello ospita oggi un museo archeologico e diverse mostre d'arte. Merita una visita anche il Castello di Baia, situato nell'omonima località flegrea. Le sue rovine, immerse in un parco archeologico di grande bellezza, raccontano il fascino di un'antica città romana. Un'esperienza indimenticabile Visitare i castelli della Campania significa immergersi in un'atmosfera magica e suggestiva. Tra mura merlate, torrioni e giardini segreti, si possono rivivere le atmosfere del Medioevo e scoprire storie di dame e cavalieri, battaglie e conquiste. Un'esperienza imperdibile per gli appassionati di storia, cultura e leggende. Oltre ai castelli menzionati, la Campania offre una varietà di altre fortezze da esplorare: - Castello di Gesualdo: Un castello normanno situato nell'Avellinese, famoso per essere stato la dimora del principe Carlo Gesualdo da Venosa, compositore e musicista. - Castello Lancellotti: Un castello medievale situato a Lauro, in provincia di Avellino, con un museo che ospita opere d'arte e reperti archeologici. - Rocca dei Rettori: Una fortezza medievale situata a San Felice a Cancello, in provincia di Caserta, con una vista panoramica sulla valle del Volturno. Foto di Didier da Pixabay Read the full article
0 notes
photos-on-the-road · 5 years
Text
Chi entra muore?
Chi entra muore? La Mefite d' Ansanto di Rocca San Felice (#Avellino). Citata già da Virgilio.
Tumblr media
V’è un luogo al centro d’Italia, al di sotto di alte montagne, celebre, e ricordato per fama in molte regioni, la vallata di Ansànto; da entrambe le parti con fitte fronde lo stringe una fosca fiancata boscosa, e nel mezzo scroscia in frastuono di massi e ritorta cascata un torrente. Qui una spelonca orrenda e di Dite spietato si mostrano gli spiragli e, irrompendo Acherónte, imponente voragine…
View On WordPress
0 notes
marikabi · 6 years
Text
Medievalità nostrane
Tumblr media
La rocca che dà il nome al paese si staglia in alto e pare un nido di aquile. Abbiamo davvero visto aquile, falchi&falchetti, civette, avvoltoi ed altri rapaci volteggiare attorno al torrione, in questi quattro giorni dell’annuale manifestazione “Medioevo a la Rocca”, con sottotitolo La rinascita dell’anno 1000.
Arriviamo venerdì sera [17 agosto, NdR] che è in atto un temporale, come quasi tutti i pomeriggi di questo mese.
La strada principale è a basoli di pietra bianca e le basse casette ai lati sono curate, piene di gerani con portali bellissimi.
In piazza c’è il Tiglio. Il tiglio è storico, un bel tiglio largo che attorno a sé, sui sedili di pietra costruiti in tondo, raccoglie gli anziani, i contadini che vendono prodotti dei loro orti, ovvero, come stasera, i trespoli per i rapaci dello spettacolo di falconeria. 
Il Tiglio di Rocca San Felice, come tanti in Irpinia (Bisaccia, Trevico, per citarne alcuni) appartiene alla stessa tradizione socio-urbanistica del Lemon Tree anglosassone. Un tiglio in una piazza fa aggregazione, socialità, comunicazione e compagnia. Nelle quattro serate della manifestazione, ha rappresentato storia, antropologia, scenografia ed anche sceneggiatura: quanti racconti potrebbe condividere!
Alcuni scorci di questo centro ben recuperato mi riportano ad un’altra famosa rocca: Assisi. E si può ben dire che il panorama che si ammira dalla rocca da est ad ovest puntando il sud è molto simile a quello visibile dai costoni delle mura della cittadina umbra. È un panorama dall’ampio respiro, siamo a 750 mt sul livello del mare. Sui colli e le mezze alture tutto d’intorno, si scorgono Nusco e Sant’Angelo dei Lombardi, Villamaina e Torella, il Monte Tuoro, Gesualdo e Frigento. La Mefite, invece, è nascosta dietro un costone a nord del nostro orizzonte.
Nonostante la pioggia, facciamo un piccolo tour archeologico per riprendere i nostri ricordi sulla Mefite, che oggi è dormiente (semplicemente il vento gira altrove) e non sentiamo il caratteristico e persistente odore di zolfo che invade l’aria di qui e che rende particolare l’erba del pascolo dei ruminanti, dal cui latte si ricava il celeberrimo (e universalmente riconosciuto come ottimo) Carmasciano, o formaggio rosso. 
La Mefite delle nostre parti (Valle di Ansanto) è un laghetto melmoso e grigio con diametro di circa 50 mt che ribolle per i gas venefici del sottosuolo. Virgilio la indicò come uno degli accessi per gli Inferi. Anche se in realtà non è collegato con alcun sistema vulcanico, tantomeno con le Terme di San Teodoro in Villamaina, dicono i geologi. A seconda delle stagioni, cambia l’emulsione dei fanghi che regalano sabbie di trenta colori diversi, spiega l’artista del paese nel suo atelier.
(Rocca San Felice deve il suo nome a San Felice da Cimitile che cominciò l’opera di trasposizione del culto della Dea Mefite verso il culto di Santa Felicita.)
Vediamo numerose rappresentazioni e variazioni sul tema della pala lignea detta Xoanon, una figura femminile allampanata e stilizzata in legno scuro, tipo wengè. È una bella icona nella sua essenzialità. Alcuni canoni estetici o artistici non hanno davvero età. Xoanon non è un nome proprio, bensì semplicemente un termine del greco antico che indicava ed indica una statua lignea raschiata, di una cultura proto-ellenica.
Rocca è un bel paesino, molto curato e pulito. I figli migranti di questo paese non lo hanno mai lasciato ed anche se lavorano lontano hanno voluto mantenere le loro casette, con i terrazzini pieni di gerani rossi. 
Nella ricostruzione post sisma sono stati inglobati molti reperti trovati nelle campagne. Il portale di una casa nella piazza è stato trasferito direttamente dalla rocca, mi dissero la prima volta che arrivai per un reportage, anni fa. Penso che a Rocca San Felice sia bello vivere, specialmente la domenica mattina, quando l’odore del ragù in cottura (la pratica del ‘pippiare’), che si spande per il paese, promette e mantiene affetti e tradizioni.
Stasera, però, in Piazza, degustiamo un menù tipico medievale, l’epoca storica di alcuni manufatti immobiliari del piccolo paese, che ha sfruttato folkloristicamente la caratteristica.
La piazza è affollata ed anche se non c’è più posto nella lunga tavolata, gli stessi cibi si trovano nei chioschi e nelle taverne del paese: zuppa di ceci con pane raffermo; zuppa di farro; tarachelle di maiale con cipolle, cipollotti e mele; una mattonella di pan dolce e uva. Una sola ciotola per tutto e come posata una cucchiarella in legno. Molti sono gli ospiti in costume. Diverse le attrazioni: giullari, giocolieri, musici e concerti celtici, medievali, irlandesi.
La manifestazione è ben organizzata, rodata negli anni. Ha la sua precisa caratterizzazione nell’ambito di arte, cultura, gastronomia medievale da cui - meno male - non si discosta, tantomeno viene contaminata da ibridazioni spurie (niente patate, per esempio).
L’umido del temporale entra nelle ossa, ma nessuno ci fa caso mentre i rapaci addestrati incrociano sulle teste dei commensali o quando si esibisce (in canzoni folk medievali, latine, russe, francesi, inglesi) il leader de Les compagnons du gras jambon, un nome che è tutto un programma: I compari del prosciutto grasso. Fantastico.
Il menestrello con la ghironda parla in rima baciata, dice di venire da Siena. Gli chiedo a quale contrada appartiene. Mi sorride e risponde “Sono nato a Brindisi”, facendomi l’occhiolino. Gli sorrido, siamo tutti migranti.
La bellezza di oggi è sull’Irpinia che sa sorprendere in bene.
© Orticaland
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
0 notes
tarditardi · 3 years
Photo
Tumblr media
4/2 FAM on Fire, 14/2 Love is in the Air: due cene evento @ Fam - Desenzano (BS)
Venerdì 4 e lunedì 14 febbraio 2022 prendono vita due cene evento, a Fam, a Desenzano - BS (info +39 030 9120281, Via Zamboni, 5).
Venerdì 4 febbraio prende vita Fam on Fire, una grill & wine experience tutta da vivere. Il buon vino e la pregiata carne alla griglia sono infatti i cavalli da battaglia di Fam. Dalle 20:30 in poi, è possibile vivere al massimo l'esperienza di questo ristorante & meeting. E' una speciale cena con degustazione delle nostre migliori carni alla griglia con vini in abbinamento. Il prezzo è di €80 a persona, decisamente allettante vista la qualità delle proposte d'eccellenza tra piatti e vini.
INTRO
Uovo croccante con culaccia e bagoss. In abbinamento: Champagne "Esprit Nature" - Henri Giroud  (Francia)
Vitello tonnato con Vermentino di Gallura - SaRaja (Sardegna)
DEGUSTAZIONE DI CARNI ALLA GRIGLIA CON VERDURE DI STAGIONE ALLA BRACE
Cuberoll - frollatura 30 giorni con Chianti Classico Riserva "Il Grigio" 2018 - San Felice (Toscana)
Costata di Scottona Polonia - frollatura 45 gg con  Barbaresco Riserva Rocca delle Casasse 2015 - Cascina Baricchi (Piemonte)
Costata di Scottona Iberica - frollatura 60 giorni con Vigne Vecchie 2010 - Calabretta (Sicilia)
DESSERT
Sorbetto alla Mela Verde.
//
Lunedì 14 febbraio, che in provincia di Brescia è dappertutto un prefestivo o quasi (il patrono della città di Brescia è San Faustino, il 15 febbraio) al Fam - Desenzano (BS) va in scena Love is in the Air, una cena romantica con menu guidato a base di pesce che è il miglior modo per celebrare l'amore. Sorprendere la vostra dolce metà con un indimenticabile tête-à-tête vista lago sarà decisamente piacevole. €60 a persona.
Ecco il menu:
Snack di benvenuto e calice di Franciacorta Bosio Brut Branzino marinato con chips, mayo agli agrumi e burro acido Risotto con tartare di gambero rosso e polvere di acciughe alle erbe Ombrina con cremoso di patate e cicoria selvatica alla partenopea Piccola pasticceria Cuore caldo di cioccolato, salsa ai frutti rossi
La filosofia di Fam: Family & Lifestyle
Nello "slang" americano, Fam sta per famiglia, non solo come nucleo vero e proprio, ma indica un gruppo di amici legati tra loro da una stessa passione comune.Il calore dei fratelli Guidetti, che insieme gestiscono il locale, si rispecchia proprio in questo termine che oltre a rimandare all'affiatamento della loro famiglia numerosa. Fam abbraccia gli ospiti facendoli sentire parte di quello che, più che un progetto imprenditoriale, è un vero e proprio stile di vita.
FAM info +39 030 9120281 Via Zamboni, 5 25015 – Desenzano del Garda (BS) https://www.facebook.com/fam.lifestyledesenzano/
Lunedì e martedì: chiuso Mercoledì e giovedì: 12:00 – 00:00 Venerdì: 12:00 – 02:00 Sabato: 10:00 – 02:00 Domenica: 10:00 – 00:00
https://www.instagram.com/fam.lifestyle/
2 notes · View notes
franca-molinaro · 4 years
Photo
Tumblr media Tumblr media
Osco Rabel and Franca Molinaro - Mefite (Rocca San Felice AV) Italy
The Osco Rabel character was born of an idea of the journalist Franca Molinaro, the artist Raffaele Bertolini and the photographer editor Benito Vertullo. The Oscan man is an entertainer, the Mefite’s “Genius Loci”. Thanks to them, a renewed conception of the ancient Samnite thought was born regarding Mefite: it is a beneficial place for health, mind and spirit; that is opposed to the conception imposed by the Romans (also to the Virgilio’s thought, who wrote about it as the “door to the Underworld”) and the Christians later … Therefore, a new movement for the recognition, protection and enhancement of Mefite is spreading in Irpinia - and beyond - as an unique place in the world for its characteristics natural, historical, cultural ... and artistic … Tourists and artists find new energy and inspiration at that special place.
To know more about Mefite and Osco Rabel, visit
https://osco-rabel.tumblr.com
Il personaggio dell’Osco Rabel nasce da un’idea della giornalista Franca Molinaro, dell’artista Raffaele Bertolini e del fotografo editore Benito Vertullo. L’uomo osco è un intrattenitore, il “Genius Loci” della Mefite. Nasce grazie a loro una concezione rinnovata dell’antico pensiero sannita riguardo la Mefite, quale posto benefico per la salute, la mente e lo spirito, contrapposta a quella dei romani (anche al pensiero di Virgilio, che la descrisse come “porta degli Inferi” ) e dei cristiani in seguito … Quindi si diffonde in Irpinia - ed oltre - un nuovo movimento per il riconoscimento, la protezione e la valorizzazione della Mefite, come luogo unico al mondo per caratteristiche naturali, storiche, culturali … ed artistiche ... Turisti ed artisti trovano nuova energia ed ispirazione in questo luogo speciale.
Per saperne di più sulla Mefite e sull’Osco Rabel, visita
https://osco-rabel.tumblr.com
Tumblr media
3 notes · View notes
pollicinor · 5 years
Quote
ABRUZZO Binomio ABRUZZO Masciarelli BASILICATA Elena Fucci BASILICATA Paternoster BASILICATA San Martino CALABRIA Odoardi CALABRIA Vincenzo Ippolito CAMPANIA Feudi di San Gregorio CAMPANIA Mastroberardino CAMPANIA Montevetrano CAMPANIA Nativ CAMPANIA Quintodecimo EMILIA-ROMAGNA Cleto Chiarli e Figli EMILIA-ROMAGNA Tenuta Pederzana FRIULI VENEZIA-GIULIA Bastianich FRIULI VENEZIA-GIULIA Gravner FRIULI VENEZIA-GIULIA Jermann FRIULI VENEZIA-GIULIA Livio Felluga FRIULI VENEZIA-GIULIA Marco Felluga LAZIO Famiglia Cotarella (già Falesco) LIGURIA Terenzuola LOMBARDIA ArPePe LOMBARDIA Bellavista LOMBARDIA Ca’ del Bosco LOMBARDIA Nino Negri LOMBARDIA Rainoldi MARCHE Garofoli MARCHE Umani Ronchi MOLISE di Majo Norante PIEMONTE Aldo Conterno PIEMONTE Cavallotto PIEMONTE Elvio Cogno PIEMONTE Falletto di Bruno Giacosa PIEMONTE G.B. Burlotto PIEMONTE G.D. Vajra PIEMONTE Giuseppe Mascarello & Figlio PIEMONTE Marchesi di Barolo PIEMONTE Massolino PIEMONTE Michele Chiarlo PIEMONTE Nervi Conterno PIEMONTE Paolo Scavino PIEMONTE Produttori del Barbaresco PIEMONTE Renato Ratti PIEMONTE Roagna PIEMONTE Vietti PUGLIA Felline PUGLIA Gianfranco Fino PUGLIA Tormaresca SARDEGNA Cantina Sociale di Santadi SARDEGNA Tenute Sella & Mosca SICILIA Benanti SICILIA Graci SICILIA Morgante SICILIA Passopisciaro (Tenuta di Trinoro) SICILIA Planeta SICILIA Tasca d’Almerita TRENTINO ALTO ADIGE Cantina Terlano TRENTINO ALTO ADIGE Cantina Tramin TRENTINO ALTO ADIGE Elena Walch TRENTINO ALTO ADIGE Ferrari TRENTINO ALTO ADIGE Maso Martis TRENTINO ALTO ADIGE Tenuta San Leonardo TOSCANA Altesino TOSCANA Antinori (Guado al Tasso & Castello della Sala) TOSCANA Biondi-Santi TOSCANA Boscarelli TOSCANA Canalicchio di Sopra TOSCANA Carpineto TOSCANA Casanova di Neri TOSCANA Castello Banfi TOSCANA Castello d’Albola TOSCANA Castello di Ama TOSCANA Castello di Volpaia TOSCANA Eredi Fuligni TOSCANA Fontodi TOSCANA Il Poggione TOSCANA Le Macchiole TOSCANA Lisini TOSCANA Marchesi de’ Frescobaldi TOSCANA Ornellaia TOSCANA Rocca di Frassinello (Castellare di Castellina & Feudi del Pisciotto) TOSCANA San Felice TOSCANA San Filippo TOSCANA San Giusto a Rentennano TOSCANA Tenuta San Guido TOSCANA Valdicava UMBRIA Arnaldo Caprai UMBRIA Lungarotti UMBRIA Tabarrini VALLE D’AOSTA Grosjean VENETO Allegrini VENETO Cesari VENETO Gini VENETO Le Colture VENETO Leonildo Pieropan VENETO Maculan VENETO Masi VENETO Mionetto VENETO Nino Franco VENETO Prà VENETO Roberto Anselmi VENETO Tommaso Bussola VENETO Zenato
Dall’articolo "Vino, le 103 cantine migliori d’Italia secondo Wine Spectator" di Luciano Ferraro
6 notes · View notes
forgottenbones · 5 years
Text
Mefite è una divinità italica legata alle acque, invocata per la fertilità dei campi e per la fecondità femminile.
Il nome Mefitis è sicuramente osco, con la caratteristica -f- intervocalica, e deriva forse da "medio-dluitis", donde "mefifitis" e quindi Mefitis, cioè "colei che fuma nel mezzo" oppure da "Medhu-io" cioè "colei che si inebria" o ancora - sembra con maggiore probabilità - "colei che sta nel mezzo", ovvero entità intermedia fra cielo e terra, fra morte e vita. A lei veniva attribuito il potere di fare da tramite e di presiedere al passaggio.
Il culto era diffuso in tutta l'Italia osco-sabellica, in particolare nelle zone abitate o frequentate dalle popolazioni sannitiche. Notizie di scrittori antichi e rinvenimenti archeologici ne documentano l'esistenza in Irpinia a Rocca San Felice e Frigento, nella Valle d'Ansanto e a Casalbore, in Lucania a Rossano di Vaglio e Grumentum, a Casalvieri (in località Pescarola), a Casalattico (in località San Nazario), nella Valle di Canneto a Settefrati, al crocevia fra Molise, Lazio e Abruzzo, in Molise presso il tempio italico di Vastogirardi ed a San Donato Val di Comino.
La presenza di Mefite si riscontra anche fuori dell'area osco-sabellica: a Cremona, a Lodi Vecchio, presso Lodi, a Roma - dove sono attestati un tempio (aedes Mefitis) ed un boschetto sacro (lucus Mefitis) a lei dedicati sull'Esquilino fin dal III secolo a.C. - e a Tivoli.
I luoghi di culto di Mefite sono situati quasi sempre in un ambiente caratterizzato dalla presenza di acque fluviali o lacustri. È stato ipotizzato che, da divinità legata alle acque e alle sorgenti in generale, dopo la romanizzazione dell'Italia sia stata connessa maggiormente e poi esclusivamente alle esalazioni emanate da mofete e da acque sulfuree o corrotte come quelle stagnanti, che essa doveva impedire, o comunque a luoghi contrassegnati da fenomeni vulcanici.
Un aspetto non ancora indagato è l'eventuale rapporto tra questo culto e un rito di transizione quale la transumanza, che costituiva il passaggio delle greggi ai nuovi pascoli stagionali. Questa ipotesi è rafforzata dal fatto che a ridosso dei percorsi tratturali erano presenti antiche aree sacre dedicate alla Mefite.
https://it.wikipedia.org/wiki/Mefite
4 notes · View notes
osco-rabel · 2 years
Text
Mefite and Rocca San Felice - Irpinia, Italia
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
photos by Osco Rabel
2 notes · View notes
moonskyearth · 1 year
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
The Mefite artistic laboratory at Rocca San Felice AV
7 notes · View notes
captainrogerlove · 6 years
Photo
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Castello di rocca San felice (Avellino)
0 notes
freedomtripitaly · 5 years
Photo
Tumblr media
In una zona collinare ricca di vigneti, situato su un’altura che domina la vallata sottostante in cui scorre il torrente Parma, si erge una delle migliori architetture fortificate d’Italia: il Castello di Torrechiara. Affiancato dal borgo omonimo, frazione di Langhirano in provincia di Parma. Voluto dal conte di San Secondo, nonché condottiero al servizio dei Visconti e degli Sforza, Pier Maria Rossi, come strumento di difesa e controllo ma anche come dimora per sé e la sua amata Bianca Pellegrini da Arluno. Dal 1911 il Castello è monumento nazionale italiano. Breve descrizione del castello Venne costruito sulle rovine di un più antico fortilizio, tra il 1448 e il 1460. Il maniero è sito ad una quota di circa 280 m s.l.m. e dispone di un doppio fossato e originariamente due ponti levatoi. Altri elementi di difesa sono le quattro torri angolari e le tre cerchia di mura. La natura residenziale del maniero si evince invece dagli ambienti interni, curati da artisti come nel caso del ciclo di affreschi attribuito a Benedetto Bembo nella Camera d’Oro. La stanza prende il suo nome dalle foglie d’oro zecchino che un tempo ricoprivano le formelle alle pareti che presentano gli stemmi dei due amati. Le scene sono l’unico esempio di dipinti medievali incentrati sull’amore cortese tra due personaggi realmente esistiti. Le altre sale del castello sono altrettanto riccamente affrescate, alcune delle quali sono opera di Cesare Baglione, come ad esempio la sala del Giove, quella della Vittoria, del Velario e del Pergolato. Al primo piano anche il salone degli Acrobati ascritto anche a Giovan Antonio Paganino. I temi sono quelli naturalistici, fantastici e a grottesche. Ci sono poi il cortile loggiato, un porticato e l’oratorio di San Nicomede. Il castello di Torrechiara e il cinema IL maniero è stato utilizzato come set cinematografico di diverse produzioni tra cui “Ladyhawke”, film del 1985 diretto da Richard Donner con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick. Nel film il castello è la casa del cattivissimo vescovo nonché lo sfondo di bellissime riprese in cui i protagonisti attraversano i prati verdi e le colline nei dintorni. Una curiosità rispetto al film riguarda appunto l’ambientazione. Francesizzato il nome de L’Aquila che nella pellicola diventa Aguillon, in realtà la maggior parte è stato girato in Italia. Oltre a Torrechiara, c’è Castell’Arquato sempre in Emilia-Romagna, Campo Imperatore e Rocca Calascio in Abbruzzo, Soncino in Lombardia, Misurina in Veneto. Inoltre l’interno di San Pietro a Tuscania (Viterbo) è stata ricostruita a Cinecittà. Ladyhawke narra la storia di un sortilegio e di un amore. Il un borgo del Medioevo francese, un malvagio vescovo si invaghisce di Isabeau, la fidanzata del capitano Navarre e colpisce la coppia con una maledizione. Di giorno lei si trasforma in un falco mentre lui di notte, diventa un lupo. Un ladro evaso dalle segrete, insieme ad un vecchio frate aiuteranno la coppia a rompere l’incantesimo. L’atmosfera magica del castello di Torrechiara compare però anche in altre pellicole, come ad esempio quella di Bertolucci del 1981, La tragedia di un uomo ridicolo o nella più recente serie televisiva del 2014, i Borgia di Tom Fontana. E poi, la miniserie televisiva La certosa di Parma di Cinzia Th Torrini e in televisione in una puntata del programma Ulisse – il piacere della scoperta nella puntata dedicata ai Castelli nel tempo. Castello di Torrechiara: la leggenda Come ogni costruzione storica e misteriosa che si rispetti, anche questo maniero ha la sua leggenda. Ovviamente legata ad una storia d’amore, sembra infatti che il fantasma del conte Pier Maria Rossi si aggiri per il castello, ritornando spesso sul Rio delle favole, la strada che conduce alla fortezza, pronunciando una frase, un motto, dedicato all’amata Bianca: “nunc et semper”, ora e sempre. Le stesse parole riportate anche nella Camera d’Oro. Il borgo di Torrechiara Il delizioso borgo di Torrechiara offre altri siti da visitare oltre il castello. Ci sono infatti la Badia di Santa Maria della Neve, luogo sacro, restaurato negli anni’70 che conserva un dipinto quattrocentesco attribuito al pittore Francesco Tacconi, parliamo della “Madonna col trono col Bambino”. Affreschi di varie epoche sulle pareti e un laboratorio apistico utilizzato dai monaci per la produzione di creme, unguenti e tisane. C’è poi la Chiesa di San Lorenzo, in origine in stile romanico, resa barocca nel XVIII secolo. Oltre alla visita a luoghi di interesse artistico, escursioni sulle colline, nelle cittadine intorno e itinerari lungo gli splendidi vigneti, dove regalarsi altri panorami incredibili ma anche una coccola culinaria: il prosciutto, il parmigiano reggiano e molto altro. Per organizzare bene un’eventuale gita in questi luoghi o un weekend insolito, vi segnaliamo l’orario. Castello Torrechiara orari Aprile, maggio, giugno, settembre, ottobre: feriali 8.10-13.50, domenica e festivi 10.00-19.00. Luglio e agosto: feriali 8.10-13.50, domenica e festivi 10.00-16.00. Dal 1 novembre, il castello osserverà i seguenti orari: feriale dalle 8.10 alle 13.50, domenica e festivi dalle 10.00 alle 16.00. La cassa chiude 30 minuti prima. La prima domenica del mese è gratuita come per gli altri siti grazie all’iniziativa ministeriale #iovadoalmuseo. Una fortificazione con finalità difensiva ma ricca anche dell’eleganza residenziale. Proprio Pier Maria Rossi scelse le parole “altiera et felice” per l’iscrizione del Castello di Torrechiara. https://ift.tt/37mNQZU Alla scoperta del Castello di Torrechiara in Emilia Romagna In una zona collinare ricca di vigneti, situato su un’altura che domina la vallata sottostante in cui scorre il torrente Parma, si erge una delle migliori architetture fortificate d’Italia: il Castello di Torrechiara. Affiancato dal borgo omonimo, frazione di Langhirano in provincia di Parma. Voluto dal conte di San Secondo, nonché condottiero al servizio dei Visconti e degli Sforza, Pier Maria Rossi, come strumento di difesa e controllo ma anche come dimora per sé e la sua amata Bianca Pellegrini da Arluno. Dal 1911 il Castello è monumento nazionale italiano. Breve descrizione del castello Venne costruito sulle rovine di un più antico fortilizio, tra il 1448 e il 1460. Il maniero è sito ad una quota di circa 280 m s.l.m. e dispone di un doppio fossato e originariamente due ponti levatoi. Altri elementi di difesa sono le quattro torri angolari e le tre cerchia di mura. La natura residenziale del maniero si evince invece dagli ambienti interni, curati da artisti come nel caso del ciclo di affreschi attribuito a Benedetto Bembo nella Camera d’Oro. La stanza prende il suo nome dalle foglie d’oro zecchino che un tempo ricoprivano le formelle alle pareti che presentano gli stemmi dei due amati. Le scene sono l’unico esempio di dipinti medievali incentrati sull’amore cortese tra due personaggi realmente esistiti. Le altre sale del castello sono altrettanto riccamente affrescate, alcune delle quali sono opera di Cesare Baglione, come ad esempio la sala del Giove, quella della Vittoria, del Velario e del Pergolato. Al primo piano anche il salone degli Acrobati ascritto anche a Giovan Antonio Paganino. I temi sono quelli naturalistici, fantastici e a grottesche. Ci sono poi il cortile loggiato, un porticato e l’oratorio di San Nicomede. Il castello di Torrechiara e il cinema IL maniero è stato utilizzato come set cinematografico di diverse produzioni tra cui “Ladyhawke”, film del 1985 diretto da Richard Donner con Rutger Hauer, Michelle Pfeiffer e Matthew Broderick. Nel film il castello è la casa del cattivissimo vescovo nonché lo sfondo di bellissime riprese in cui i protagonisti attraversano i prati verdi e le colline nei dintorni. Una curiosità rispetto al film riguarda appunto l’ambientazione. Francesizzato il nome de L’Aquila che nella pellicola diventa Aguillon, in realtà la maggior parte è stato girato in Italia. Oltre a Torrechiara, c’è Castell’Arquato sempre in Emilia-Romagna, Campo Imperatore e Rocca Calascio in Abbruzzo, Soncino in Lombardia, Misurina in Veneto. Inoltre l’interno di San Pietro a Tuscania (Viterbo) è stata ricostruita a Cinecittà. Ladyhawke narra la storia di un sortilegio e di un amore. Il un borgo del Medioevo francese, un malvagio vescovo si invaghisce di Isabeau, la fidanzata del capitano Navarre e colpisce la coppia con una maledizione. Di giorno lei si trasforma in un falco mentre lui di notte, diventa un lupo. Un ladro evaso dalle segrete, insieme ad un vecchio frate aiuteranno la coppia a rompere l’incantesimo. L’atmosfera magica del castello di Torrechiara compare però anche in altre pellicole, come ad esempio quella di Bertolucci del 1981, La tragedia di un uomo ridicolo o nella più recente serie televisiva del 2014, i Borgia di Tom Fontana. E poi, la miniserie televisiva La certosa di Parma di Cinzia Th Torrini e in televisione in una puntata del programma Ulisse – il piacere della scoperta nella puntata dedicata ai Castelli nel tempo. Castello di Torrechiara: la leggenda Come ogni costruzione storica e misteriosa che si rispetti, anche questo maniero ha la sua leggenda. Ovviamente legata ad una storia d’amore, sembra infatti che il fantasma del conte Pier Maria Rossi si aggiri per il castello, ritornando spesso sul Rio delle favole, la strada che conduce alla fortezza, pronunciando una frase, un motto, dedicato all’amata Bianca: “nunc et semper”, ora e sempre. Le stesse parole riportate anche nella Camera d’Oro. Il borgo di Torrechiara Il delizioso borgo di Torrechiara offre altri siti da visitare oltre il castello. Ci sono infatti la Badia di Santa Maria della Neve, luogo sacro, restaurato negli anni’70 che conserva un dipinto quattrocentesco attribuito al pittore Francesco Tacconi, parliamo della “Madonna col trono col Bambino”. Affreschi di varie epoche sulle pareti e un laboratorio apistico utilizzato dai monaci per la produzione di creme, unguenti e tisane. C’è poi la Chiesa di San Lorenzo, in origine in stile romanico, resa barocca nel XVIII secolo. Oltre alla visita a luoghi di interesse artistico, escursioni sulle colline, nelle cittadine intorno e itinerari lungo gli splendidi vigneti, dove regalarsi altri panorami incredibili ma anche una coccola culinaria: il prosciutto, il parmigiano reggiano e molto altro. Per organizzare bene un’eventuale gita in questi luoghi o un weekend insolito, vi segnaliamo l’orario. Castello Torrechiara orari Aprile, maggio, giugno, settembre, ottobre: feriali 8.10-13.50, domenica e festivi 10.00-19.00. Luglio e agosto: feriali 8.10-13.50, domenica e festivi 10.00-16.00. Dal 1 novembre, il castello osserverà i seguenti orari: feriale dalle 8.10 alle 13.50, domenica e festivi dalle 10.00 alle 16.00. La cassa chiude 30 minuti prima. La prima domenica del mese è gratuita come per gli altri siti grazie all’iniziativa ministeriale #iovadoalmuseo. Una fortificazione con finalità difensiva ma ricca anche dell’eleganza residenziale. Proprio Pier Maria Rossi scelse le parole “altiera et felice” per l’iscrizione del Castello di Torrechiara. Il Castello di Torrechiara è il posto ideale per trascorrere un weekend insolito e scoprire la magica leggenda che ispirò il celebre film LadyHawke.
1 note · View note
cassius-writer · 5 years
Photo
Tumblr media
Siamo mai stati felici? Forse da bambini molti mi dicono, quando del mondo erano distanti problemi e pensieri. Vicini allora erano solo i sogni ed i giochi ma oggi, chi può dirsi felice? Se lo chiedi alla gente scuote la testa e mette sul viso una maschera, come a farti capire quanto sia stupida la tua domanda. Forse hanno ragione, le fatiche ti segnano, le sconfitte i rifiuti e alla fine, non ti ricordi piú come si fa ad essere felici. Questa mattina però ho guardato il sole sul prato e mi sono detto che forse, se lasciassimo per un momento andare la mente, potremmo pensare a come tornare a sorridere davvero. Sarebbe bello incontrare il sorriso che spesso ci passa di fianco senza farsi vedere, io gli do la colpa, per quel suo nascondersi attento ma siamo noi, il piú delle volte, a guardare in basso. Daniele Scopigno Foto "Rocca Sorella anche detto Castello di San Casto" di: Francesca Piccardi #lafelicità #domande #vivalavita #sguardi #sogni #maschere #poetrygram #poesiaitaliana #fotodelgiorno #pensierodelgiorno #castelli (presso Sora, Italy) https://www.instagram.com/p/B0LMa-3IeGS/?igshid=1aay7vp4fw0u8
1 note · View note
marikabi · 4 years
Text
Divertimenti medievali
Tumblr media
In vita mia, solo una volta mi è capitato di vestirmi a Carnevale. Avevo forse sette anni. Andava, a quei tempi, il costume della czarda, un abito magiaro indossato per un ballo tipico (una sorta di crescendo in sinfonia, diventato un genere musicale classico). D’altronde, il mio nome, Màrika, ha origini ungheresi ed in Pannonia, così chiamata dagli Illiri, è molto diffuso. 
Non so se mia madre avesse mai fatto questo tipo di connessione, sta di fatto, che l’unico costume che abbia mai indossato fu quello - tra l’altro del rosso tipico - e l’evento fu pure immortalato in una foto che ha campeggiato per decenni nel salotto dei miei genitori.
Era l’unica foto di me in costume, dell’unica volta che ho indossato un costume, fino a venerdì scorso.
Alla mia veneranda età, che mi capita?
Premessa.
Giro molto per l’Irpinia. Per lavoro, per passione e per amicizia. A Rocca San Felice, conosciuta per lavoro, ultimamente, torno sempre per amicizia e, comunque, non potevo mancare all’appuntamento annuale delle rievocazioni medievali. Com’è noto, ogni anno, la ProLoco Ansanto organizza - e per bene - la manifestazione Medioevo a la Rocca (non è una sagra!), ricca di contenuti, arti, artisti, storia e storie. Oltre che di leccornie.
Rocca San Felice è un bel posto, ben curato, ben ricostruito, molto pulito. Da ferragosto in poi, ci scappa sempre l’acquazzone pomeridiano, ma glielo si perdona volentieri e poi basta vestirsi adeguatamente, per fermare l’umido serale.
Noi, per esempio, quest’anno ci siamo vestiti più che adeguatamente, in senso diacronico e sincronico. Arrivati con giacconi e pantaloni per tamponare le conseguenze del post temporale, siamo stati tuttavia entusiasticamente invitati a sostituirli con consistenti (nel senso di fattura e materiali) costumi tipici, messi a disposizione dei convitati alla cena medievale.
All’inizio restia (Io?!? Alla mia età? Ma non sono proprio il tipo...), mi sono trasformata in una madonna medievale per accomodarmi al grande desco perimetrale, allestito in piazza, accanto allo storico tiglio (il lemon tree dell’urbanistica medievale anglosassone), assieme con altre madonne e con messeri, paggi, balestrieri, arcieri, notabili, notari, esattori, falconieri, giullari, saltimbanchi, cerusici, pellegrini.
Menù di piatti d’epoca, mentre rapaci a basso volo, ovverosia poiane (di Harris), gufi reali, barbagianni, aquile e assioli incrociavano sulle nostre teste (bravi e divertenti i falconieri lucani dalla Grancìa).
Una lunga lista di spettacoli, drammatizzazioni e rievocazioni in costume, per quattro giorni (22, 23, 24 e 25 agosto), hanno animato il borgo, risuonante di musiche d’epoca. In effetti, l’imbarazzo per la scelta non è, in questo caso, un inutile luogo comune, bensì la realtà.
(Certo, certo c’erano anche i chioschetti con il caciocavallo impiccato, ma vuoi mettere che lo spalmavano sulla pasta cresciuta fritta e lo spolveravano con il tartufo?)
Insomma, si può tranquillamente affermare che in Irpinia non si può fare di tutti gli eventi una sagra, nell’accezione di banalità e scarsa qualità dell’attuale trasformazione del termine.
Confesso che alcuni turisti ci hanno usati come ‘gladiatori-al-Colosseo’, nel senso di comparse (senza compenso, va da sé) nelle foto ricordo con figli e famiglia. Ero spiazzata, ma non mi sono tirata indietro. Mi mancava l’esperienza e adesso posso raccontarla.
La bellezza, celebrata in questa piccola nota, è della gratitudine per l’amicizia (di Marisa e Guido), della sorpresa che il borgo altirpino di Rocca San Felice riserva annualmente, della follia (di nome Tonino) che mi ha spinto ad indossare un costume, della mia non convenzionale famiglia (Christian, Giuseppe, il piccolo Cesare) con la quale ho condiviso la gioia di una bella serata irpina.
P.S.: mi hanno pure intervistato. Il link: https://www.youtube.com/watch?v=AiqzuhKyPn4
Tumblr media Tumblr media Tumblr media Tumblr media
0 notes