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#rivoluzione Americana
curiositasmundi · 8 days
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[...] In sintesi, nell’incontro del 29 marzo 2022 a Istambul, russi e ucraini erano sul punto di raggiungere un compromesso con un testo redatto dagli ucraini e accettato provvisoriamente dai russi come possibile base di un accordo: nel testo era previsto che Kiev avrebbe rinunciato all’adesione alla NATO, diventando uno Stato permanentemente neutrale e senza armi nucleari. Malgrado la neutralità, l’Ucraina avrebbe potuto avvicinarsi alla Ue, in quanto non erano previsti divieti espliciti al suo ingresso nell’Unione. Inoltre, le due parti si sarebbero impegnate a risolvere pacificamente la disputa sulla Crimea nei successivi quindici anni. I garanti dell’intesa sarebbero stati i membri permanenti del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (inclusa la Russia) insieme a Canada, Germania, Israele, Italia, Polonia e Turchia. Tuttavia, secondo le dichiarazioni di Victoria Nuland, quell’accordo non vide la luce a causa delle ingerenze statunitensi e britanniche: «In quel periodo l’Ucraina ci avevo chiesto suggerimenti sull’andamento di queste trattative. E divenne chiaro per noi, così come per i britannici, che le principali condizioni poste da Putin erano inserite in un allegato a questo documento e includevano limiti a precisi tipi di sistema di armamenti che l’Ucraina avrebbe dovuto avere dopo l’accordo. Questo avrebbe sostanzialmente ucciso le forze armate ucraine», ha dichiarato la diplomatica americana in un’intervista. La questione ruoterebbe, dunque, intorno alle strategie occidentali per l’Ucraina. La Nuland è nota per avere in passato preso parte ad azioni che hanno destabilizzato la politica ucraina, in particolare con la “rivoluzione di Maidan” del 2014, quando era assistente del Segretario di Stato per gli affari europei e eurasiatici. Allora, Nuland aveva fatto pressione sull’ex presidente ucraino Viktor Janukovic perché accettasse un accordo di libero scambio con l’UE; successivamente è stata fotografata in piazza Maidan durante i disordini del 2014 mentre distribuiva del cibo ai manifestanti. In seguito al golpe che ha portato alla cacciata di Janukovic, inoltre, è diventata virale la registrazione di una telefonata in cui la diplomatica americana parlava con l’ambasciatore USA a Kiev circa chi avrebbe dovuto sostituire Janukovic tra i rappresentanti dell’opposizione: alla dichiarazione dell’ambasciatore, secondo cui sul punto avrebbero dovuto consultare anche i capi europei, la Nuland rispose con la celebre frase “fuck the UE” (“l’UE si fotta”), cosa che ha suscitato l’imbarazzo dimesso delle cancellerie europee. Moglie del politologo neoconservatore Robert Kagan, cofondatore del Progetto per un nuovo secolo americano (Project for the New American Century), è membro del Council on Foreign Relations, la Nuland è considerata un falco antirusso, protagonista delle vicende che hanno preceduto i disordini di Maidan e presente a Kiev in quegli stessi giorni, ben informata sul quadro geopolitico eurasiatico e russo in particolare. Le sue ultime dichiarazioni rivelano le determinanti influenze di Washington e Londra nel sabotare le trattative del 2022, così come i preponderanti interessi che la sfera anglo-americana ha in Ucraina, smentendo allo stesso tempo l’ipotesi che a far fallire i negoziati siano stati i crimini di guerra russi, in molti casi smentiti da indagini e testimonianze successive. Sebbene la stampa occidentale continui a negare che l’Occidente abbia avuto un ruolo nell’influenzare i negoziati, le affermazioni della Nuland sembrerebbero suggerire che USA e Gran Bretagna non abbiano voluto un’Ucraina neutrale, scegliendo piuttosto di continuare a utilizzare il Paese est europeo come “bastione” antirusso.
L’ex segretario di Stato USA rivela come Washington ha sabotato gli accordi tra Russia e Ucraina
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raffaeleitlodeo · 10 months
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La controrivoluzione delle élite di cui non ci siamo accorti: intervista a Marco D’Eramo - L'indipendente on line
Fisico, poi studente di sociologia con Pierre Bourdieu all’École Pratique des Hautes Études di Parigi, giornalista di Paese Sera, Mondoperaio e poi per lungo tempo de il manifesto. Marco D’Eramo ha di recente pubblicato il saggio Dominio, la guerra invisibile contro i sudditi (ed. Feltrinelli, 2020), un libro prezioso che, con uno stile agevole per tutti e dovizia di fonti, spiega come l’Occidente nell’ultimo mezzo secolo sia stato investito di una sorta di rivoluzione al contrario, della quale quasi nessuno si è accorto: quella lanciata dai dominanti contro i dominati. Una guerra che, almeno al momento, le élite stanno stravincendo e che si è mossa innanzitutto sul piano della battaglia delle idee per (ri)conquistare l’egemonia culturale e quindi le categorie del discorso collettivo. Una chiacchierata preziosa, che permette di svelare il neoliberismo per quello che è, ovvero un’ideologia che, in quanto tale, si muove attorno a parole e concetti chiave arbitrari ma che ormai abbiamo assimilato al punto di darli per scontati, ma che – una volta conosciuti – possono essere messi in discussione.
Ci parli di questa rivoluzione dei potenti contro il popolo, cosa è successo?
Nella storia i potenti hanno sempre fatto guerra ai sudditi, se no non sarebbero rimasti potenti, questo è normale. Il fatto è che raramente i sudditi hanno messo paura ai potenti: è successo nel 490 a.C., quando la plebe di Roma si ritirò sull’Aventino e ottenne i tribuni della plebe. Poi, per oltre duemila anni, ogni volta che i sudditi hanno cercato di ottenere qualcosa di meglio sono stati brutalmente sconfitti. Solo verso il 1650 inizia l’era delle rivoluzioni, che dura circa tre secoli, dalla decapitazione di re Carlo I d’Inghilterra fino alla rivoluzione iraniana, passando per quella francese e quelle socialiste. Da cinquant’anni non si verificano nuove rivoluzioni.
E poi cosa è successo?
Con la seconda guerra mondiale le élite hanno fatto una sorta di patto con i popoli: voi andate in guerra, noi vi garantiamo in cambio maggiori diritti sul lavoro, pensione, cure, eccetera. Dopo la guerra il potere dei subalterni è continuato a crescere, anche in Italia si sono ottenute conquiste grandiose come lo statuto dei Lavoratori, il Servizio Sanitario Nazionale ed altro. A un certo punto, le idee dei subordinati erano divenute talmente forti da contagiare le fasce vicine ai potenti: nascono organizzazioni come Medicina Democratica tra i medici, Magistratura Democratica tra i magistrati, addirittura Farnesina Democratica tra gli ambasciatori. In Italia come in tutto l’Occidente le élite hanno cominciato ad avere paura e sono passate alla controffensiva.
In che modo?
Hanno lanciato una sorta di controguerriglia ideologica. Hanno studiato Gramsci anche loro e hanno agito per riprendere l’egemonia sul piano delle idee. Partendo dai luoghi dove le idee si generano, ovvero le università. A partire dal Midwest americano, una serie di imprenditori ha cominciato a utilizzare fondazioni per finanziare pensatori, università, convegni, pubblicazioni di libri. Un rapporto del 1971 della Camera di Commercio americana lo scrive chiaramente: “bisogna riprendere il controllo e la cosa fondamentale è innanzitutto il controllo sulle università”. Da imprenditori, hanno trattato le idee come una merce da produrre e vendere: c’è la materia prima, il prodotto confezionato e la distribuzione. Il primo passo è riprendere il controllo delle università dove la materia prima, ovvero le idee, si producono; per il confezionamento si fondano invece i think tank, ovvero i centri studi dove le idee vengono digerite e confezionate in termini comprensibili e affascinanti per i consumatori finali, ai quali saranno distribuiti attraverso giornali, televisioni, scuole secondarie e così via. La guerra si è combattuta sui tre campi della diffusione delle idee, e l’hanno stravinta.
Quali sono le idee delle élite che sono divenute dominanti grazie a questa guerra per l’egemonia?
La guerra dall’alto è stata vinta a tal punto che non usiamo più le nostre parole. Ad esempio, la parola “classe” è diventata una parolaccia indicibile. Eppure Warren Buffet, uno degli uomini più ricchi del mondo, lo ha detto chiaramente: «certo che c’è stata la guerra di classe, e l’abbiamo vinta noi». O come la parola “ideologia”, anche quella una parolaccia indicibile. E allo stesso tempo tutte le parole chiave del sistema di valori neoliberista hanno conquistato il nostro mondo. Ma, innanzitutto, le élite sono riuscite a generare una sorta di rivoluzione antropologica, un nuovo tipo di uomo: l’homo economicous. Spesso si definisce il neoliberismo semplicemente come una versione estrema del capitalismo, ma non è così: tra la teoria liberale classica e quella neoliberista ci sono due concezioni dell’uomo radicalmente differenti. Se nel liberalismo classico l’uomo mitico è il commerciante e l’ideale di commercio è il baratto che si genera tra due individui liberi che si scambiano beni, nel neoliberismo l’uomo ideale diventa l’imprenditore e il mito fondatore è quello della competizione, dove per definizione uno vince e l’altro soccombe.
Quindi rispetto alle generazioni che ci hanno preceduto siamo diventati un’altra specie umana senza accorgercene?
L’idea che ogni individuo è un imprenditore genera una serie di conseguenze enormi. La precondizioni per poter avviare un’impresa è avere qualcosa da investire, e se non ho capitali cosa investo? A questa domanda un neoliberista risponde: «il tuo capitale umano». Questa è una cosa interessantissima perché cambia tutte le nozioni precedenti. Intanto non vale l’idea del rapporto di lavoro come lo conoscevamo: non esiste più un imprenditore e un operaio, ma due capitalisti, dei quali uno investe denaro e l’altro capitale umano. Non c’è nulla da rivendicare collettivamente: lo sfruttamento scompare, dal momento che è un rapporto tra capitalisti. Portando il ragionamento alle estreme conseguenze, nella logica dominante, un migrante che affoga cercando di arrivare a Lampedusa diventa un imprenditore di sé stesso fallito, perché ha sbagliato investimento. Se ci si riflette bene, la forma sociale che meglio rispecchia questa idea del capitale umano non è il liberalismo ma lo schiavismo, perché è lì che l’uomo è letteralmente un capitale che si può comprare e vendere. Quindi non credo sia errato dire che, in verità, il mito originario (e mai confessato) del neoliberismo non è il baratto ma lo schiavismo. Il grande successo che hanno avuto i neoliberisti è di farci interiorizzare quest’immagine di noi stessi. È una rivoluzione culturale che ha conquistato anche il modo dei servizi pubblici. Per esempio le unità sanitarie locali sono diventate le aziende sanitarie locali. Nelle scuole e nelle università il successo e l’insuccesso si misurano in crediti ottenuti o mancanti, come fossero istituti bancari. E per andarci, all’università, è sempre più diffusa la necessità di chiedere prestiti alle banche. Poi, una volta che hai preso il prestito, dovrai comportarti come un’impresa che ha investito, che deve ammortizzare l’investimento e avere profitti tali da non diventare insolvente. Il sistema ci ha messo nella situazione di comportarci e di vivere come imprenditori.
Ritiene che l’ideologia neoliberista abbia definitivamente vinto la propria guerra o c’è una soluzione?
Le guerre delle idee non finiscono mai, sembra che finiscano, ma non è così. Se ci pensiamo, l’ideologia liberista è molto strana, nel senso che tutte le grandi ideologie della storia offrivano al mondo una speranza di futuro migliore: le religioni ci promettevano un aldilà di pace e felicità, il socialismo una società del futuro meravigliosa, il liberalismo l’idea di un costante miglioramento delle condizioni di vita materiali. Il neoliberismo, invece, non promette nulla ed anzi ha del tutto rimosso l’idea di futuro: è un’ideologia della cedola trimestrale, incapace di ogni tipo di visione. Questo è il suo punto debole, la prima idea che saprà ridare al mondo un sogno di futuro lo spazzerà via. Ma non saranno né i partiti né i sindacati a farlo, sono istituzioni che avevano senso nel mondo precedente, basato sulle fabbriche, nella società dell’isolamento e della sorveglianza a distanza sono inerti.
Così ad occhio non sembra esserci una soluzione molto vicina…
Invece le cose possono cambiare rapidamente, molto più velocemente di quanto pensiamo. Prendiamo la globalizzazione: fino a pochi anni fa tutti erano convinti della sua irreversibilità, che il mondo sarebbe diventato un grande e unico villaggio forgiato dal sogno americano. E invece, da otto anni stiamo assistendo a una rapida e sistematica de-globalizzazione. Prima la Brexit, poi l’elezione di Trump, poi il Covid-19, poi la rottura con la Russia e il disaccoppiamento con l’economia cinese. Parlare oggi di globalizzazione nei termini in cui i suoi teorici ne parlavano solo vent’anni fa sembrerebbe del tutto ridicolo, può essere che tra vent’anni lo sarà anche l’ideologia neoliberista.
Intanto chi è interessato a cambiare le cose cosa dovrebbe fare?
Occorre rimboccarsi le maniche e fare quello che facevano i militanti alla fine dell’Ottocento, ovvero alfabetizzare politicamente le persone. Una delle grandi manovre in questa guerra culturale lanciata dal neoliberismo è stata quella di ricreare un analfabetismo politico di massa, facendoci ritornare plebe. Quindi è da qui che si parte. E poi bisogna credere nel conflitto, progettarlo, parteciparvi. Il conflitto è la cosa più importante. Lo diceva già Machiavelli: le buone leggi nascono dai tumulti. Tutte le buone riforme che sono state fatte, anche in Italia, non sono mai venute dal palazzo. Il Parlamento ha tutt’al più approvato istanze nate nelle strade, nei luoghi di lavoro, nelle piazze. Lo Statuto dei Lavoratori non è stato fatto dal Parlamento per volontà della politica, ma a seguito della grande pressione esterna fatta dai movimenti, cioè dalla gente che si mette insieme. Quindi la prima cosa è capire che il conflitto è una cosa buona. La società deve essere conflittuale perché gli interessi dei potenti non coincidono con quelli del popolo. Già Aristotele lo diceva benissimo: i dominati si ribellano perché non sono abbastanza eguali e i dominanti si rivoltano perché sono troppo eguali. Questa è la verità.
[di Andrea Legni]
https://www.lindipendente.online/2023/11/01/la-controrivoluzione-delle-elite-di-cui-non-ci-siamo-accorti-intervista-a-marco-deramo/?fbclid=IwAR0J1ttaujW9lXdoC3r4k5Jm46v3rQM_NMampT4Sd_Q-FX4D-7TFWKXhn3c
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kneedeepincynade · 10 months
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The United States are uncapable of accepting that other nations are different and have different systems and this is exactly why the "pax americana" has failed and its why many nations prefere the much more accepting China
The post is machine translated
Translation is at the bottom
The collective is on telegram
🤮 美国式傲慢 | GLI STATI UNITI NON PROMUOVERANNO MAI IL RISPETTO RECIPROCO E LA COMPRENSIONE RECIPROCA
🤹‍♂️ L'arroganza, mista alla confusione, scaturita dalle farneticazioni del Presidente Biden contro il Presidente Xi Jinping, nuovamente definito dal rappresentante degli imperialisti americani come un «dittatore» non deve essere solo condannata, ma anche analizzata con cura 🤔
💬 Dentro la sua frase, è contenuta la prova che gli USA non hanno alcuna intenzione di promuovere il 相互尊重 - Rispetto Reciproco:
💬 «Guarda, lo è. È un dittatore nel senso che è a capo di un Paese Comunista che si basa su una forma di governo totalmente diversa dalla nostra» 🤹‍♂️
😂 Almeno, questa volta, un rappresentante dell'imperialismo statunitense l'ha ammesso: per gli USA basta non avere un modello politico neo-liberale ed economicamente neo-liberista per essere definito "dittatore" 😂
😂 Cina, Russia, Iran, Corea del Nord, Cuba, Venezuela, Bielorussia, Siria - ogni Paese con un proprio modello differente dal neo-liberalismo statunitense, e con un sistema economico diverso dal capitalismo finanziario monopolistico diventa subito una "dittatura" agli occhi degli imperialisti americani 🤡
🚩 Il Partito Comunista Cinese, tramite tutti i suoi rappresentanti, ha sempre dichiarato che non esistono modelli realmente universali, che la democrazia può assumere varie forme, così come il modello economico, e che nessun Paese può egemonizzare il concetto di democrazia o libertà 😍
🐲 Come spiegato nell'Articolo "民主是全人类的共同价值": «La Democrazia è un Valore Comune dell'Umanità, non un monopolio di pochi Paesi, bensì un Diritto di ogni Popolo» | Essa non ha un'unica forma, bensì molte, costruite e fondate sulle condizioni nazionali e materiali di ciascun Paese, e non è un ornamento brillante da sfoggiare per raggiungere fini geopolitici, bensì una soluzione ai problemi reali del Popolo ⭐️
🔍 中华人民共和国全国人民代表大会 - Come funziona l'Assemblea Nazionale del Popolo? 🚩
🔍 协商民主 - Cos'è la Democrazia Socialista Consultativa? 🚩
🔍 人民民主 - Cos'è la Democrazia del Popolo? 🚩
🤮 Neo-maccartismo da "red scare" e sinofobia da "yellow peril" non promuoveranno mai una comprensione tra i morenti Paesi d'Occidente e la Cina 😡
🇬🇷 Quando, all'inizio di novembre, Kyriakos Mītsotakīs - Primo Ministro della Repubblica Ellenica, si è recato in Cina, il Presidente Xi Jinping ha ricordato che 互相学习 - l'Apprendimento Reciproco era uno dei principi fondanti delle Relazioni Sino-Greche 😍
😍 L'Apprendimento Reciproco porta, necessariamente, al Rispetto Reciproco. Questo non accade mai con gli USA, che intendono sempre esportare il loro modello genocida tramite le sanzioni unilaterali, i tentativi di rivoluzione colorata e persino la guerra 😡
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🤮 美国式傲慢 | THE UNITED STATES WILL NEVER PROMOTE MUTUAL RESPECT AND MUTUAL UNDERSTANDING
🤹‍♂️ The arrogance, mixed with confusion, resulting from President Biden's rantings against President Xi Jinping, once again defined by the representative of the American imperialists as a "dictator" must not only be condemned, but also carefully analyzed 🤔
💬 Inside his sentence, there is proof that the USA has no intention of promoting 相互尊重-Mutual Respect:
💬 «Look, it is. He is a dictator in the sense that he is the head of a Communist country that is based on a form of government totally different from ours »🤹‍♂️
😂 At least, this time, a representative of US imperialism admitted it: for the USA it is enough not to have a neo-liberal and economically neo-liberal political model to be defined as a "dictator" 😂
😂 China, Russia, Iran, North Korea, Cuba, Venezuela, Belarus, Syria - each country with its own model different from US neo-liberalism, and with an economic system different from monopoly financial capitalism immediately becomes a "dictatorship" in the eyes of the American imperialists 🤡
🚩 The Chinese Communist Party, through all its representatives, has always declared that there are no truly universal models, that democracy can take various forms, as well as the economic model, and that no country can hegemonize the concept of democracy or freedom 😍
🐲 As explained in the Article "民主是全人类的共同价值": «Democracy is a common value of humanity, not a monopoly of a few countries, but a right of every people» | It does not have a single form, but many, built and founded on the national and material conditions of each country, and it is not a brilliant ornament to show off to achieve geopolitical goals, but rather a solution to the real problems of the People ⭐️
🔍 中华人民共和国全国人民代表大会 - How does the National People's Congress work? 🚩
🔍 协商民主 - What is Consultative Socialist Democracy? 🚩
🔍 人民民主 - What is People's Democracy? 🚩
🤮 "Red scare" neo-McCarthyism and "yellow peril" Sinophobia will never promote understanding between the dying Western countries and China 😡
🇬🇷 When, at the beginning of November, Kyriakos Mītsotakīs - Prime Minister of the Hellenic Republic, visited China, President Xi Jinping recalled that 互相学习 - Mutual Learning was one of the founding principles of Sino-Greek Relations 😍
😍 Mutual Learning necessarily leads to Mutual Respect. This never happens with the USA, which always intends to export its genocidal model through unilateral sanctions, attempted color revolutions and even war 😡
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sifilide · 10 days
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Se mi chiede della rivoluzione americana mi butto dalla finestra davanti ai suoi occhi per alterare il corso della sua vita
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abr · 2 years
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La Rivoluzione moderna che più mutò i destini del Mondo, quella americana (precedette quella francese, quella sovietica e anche quella industriale) fu primariamente causata, tutti lo sanno, da una tassazione Centralista ritenuta eccessiva e discriminatoria. Quel che forse non tutti sanno è che stiamo parlando del 3% sul reddito.
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SENSI DELL’ARTE - di Gianpiero Menniti 
IL DESTINO 
Non è mai esistito, nella storia umana, cambiamento di regime che non porti con sé il conflitto. Ogni ordine è destinato a essere superato: le classi dirigenti più salde nei loro fondamenti si formano nell’urto opponente che annuncia un nuovo ordine. È accaduto sempre. La storia moderna e contemporanea lo narra a fare data dalle rivoluzioni americana e francese del '700, negli afflati agli stati nazionali dell'Ottocento, nella prima rivoluzione russa del 1905 e poi in quella del 1917, in Italia dal settembre 1943 alla primavera del 1945. È drammatico. Scrive Giacomo Leopardi nello "Zibaldone":
«La storia dell'uomo non presenta altro che un passaggio continuo da un grado di civiltà ad un altro, poi all'eccesso di civiltà, e finalmente alla barbarie, e poi da capo.»
Così, l'arte, che assorbe il tempo come una spugna, racconta: il "realismo russo" è lo sprofondare nelle viscere di una civiltà affaticata, sofferente, insostenibile, che ha disperso lo scopo della vita in un freddo grigiore, negli occhi spenti di volti invecchiati. Così, "Le lavandaie", un dipinto del 1901 di Abram Efimovič Archipov, conservato nella Galleria Tret'jakov a Mosca, coglie e anticipa: la figura di donna in primo piano si sofferma e medita. È l'inizio.  È un manifesto di autocoscienza. Di lì a pochi anni, sarà la sollevazione e una lunga guerra civile. Gli esiti, in quel momento, erano imponderabili. Ma il destino correva già tra gli stracci e i miasmi del vapore: gli eventi erano già segnati da quei pensieri.
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rideretremando · 1 year
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Lettera a Pier Paolo
di Oriana Fallaci
[...] Diventammo subito amici, noi amici impossibili. Cioè io donna normale e tu uomo anormale, almeno secondo i canoni ipocriti della cosiddetta civiltà, io innamorata della vita e tu innamorato della morte. Io così dura e tu così dolce.
V’era una dolcezza femminea in te, una gentilezza femminea. Anche la tua voce del resto aveva un che di femmineo, e ciò era strano perché i tuoi lineamenti erano i lineamenti di un uomo: secchi, feroci.
Sì esisteva una nascosta ferocia sui tuoi zigomi forti, sul tuo naso da pugile, sulle tue labbra sottili, una crudeltà clandestina. Ed essa si trasmetteva al tuo corpo piccolo e magro, alla tua andatura maschia, scattante, da belva che salta addosso e morde. Però quando parlavi o sorridevi o muovevi le mani diventavi gentile come una donna, soave come una donna.
Ed io mi sentivo quasi imbarazzata a provare quel misterioso trasporto per te. Pensavo: in fondo è lo stesso che sentirsi attratta da una donna.
Come due donne, non un uomo e una donna, andavamo a comprare pantaloni per Ninetto, giubbotti per Ninetto, e tu parlavi di lui quasi fosse stato tuo figlio: partorito dal tuo ventre, e non seminato dal tuo seme. Quasi tu fossi geloso della maternità che rimproveravi a tua madre, a noi donne. Per Ninetto, in un negozio del Village, ti invaghisti di una camicia che era la copia esatta delle camicie in uso a Sing Sing. Sul taschino sinistro era scritto: "Prigione di Stato. Galeotto numero 3678". La provasti ripetendo: «Deliziosa, gli piacerà».
Poi uscimmo e per strada v’era un corteo a favore della guerra in Vietnam, ricordi? Tipi di mezza età alzavan cartelli su cui era scritto: "Bombardate Hanoi" e ci restasti male. Da una settimana ti affannavi a spiegarmi che il vero momento rivoluzionario non era in Cina né in Russia ma in America.
«Vai a Mosca, vai a Praga, vai a Budapest e avverti che lì la rivoluzione è fallita: il socialismo ha messo al potere una classe di dirigenti e l’operaio non è padrone del proprio destino. Vai in Francia, in Italia, e ti accorgi che il comunista europeo è un uomo vuoto. Vieni in America e scopri la sinistra più bella che un marxista come me possa scoprire. I rivoluzionari di qui fanno venire in mente i primi cristiani, v’è in essi la stessa assolutezza di Cristo. M’è venuta un’idea: trasferire in America il mio film su San Paolo».
Della cultura americana assolvevi quasi tutto, ma quanto soffristi la sera in cui due studen-tesse americane ti chiesero chi fosse il tuo poeta preferito, tu rispondesti naturalmente Rimbaud, e le due ignoravano chi fosse Rimbaud. Per questo lasciasti New York così insoddisfatto? [...]
Dicono che tu fossi capace d’essere allegro, chiassoso, e che per questo ti piacesse la compagnia della gioventù: giocare a calcio, ad esempio, coi ragazzi delle borgate. Ma io non ti ho mai visto così.
La malinconia te la portavi addosso come un profumo e la tragedia era l’unica situa-zione umana che tu capissi veramente. Se una persona non era infelice, non ti interessava. Ricordo con quale affetto, un giorno, ti chinasti su me e mi stringesti un polso e mormorasti: «Anche tu, quanto a disperazione, non scherzi!» Forse per questo il destino ci fece incontrare di nuovo, anni dopo. Fu a Rio de Janeiro, dov’eri venuto con Maria Callas: in vacanza. [...]
Nessun prete mi ha mai parlato, come te, di Gesù Cristo e di San Francesco. Una volta mi hai parlato anche di Sant’Agostino, del peccato e della salvezza come li vedeva Sant’Agostino.
È stato quando mi hai recitato a me-moria il paragrafo in cui Sant’Agostino racconta di sua madre che si ubriaca. Ed ho compreso in quell’occasione che cercavi il peccato per cercar la salvezza, certo che la salvezza può venire solo dal peccato, e tanto più profondo è il peccato tanto più liberatrice è la salvezza.
Però ciò che mi dicesti su Gesù Cristo e su San Francesco, mentre Maria sonnecchiava dinanzi al mare di Copacabana, mi è rimasto come una cicatrice. Perché era un inno all’amore cantato da un uomo che non crede alla vita. Non a caso l’ho usato nel mio libro che non hai voluto leggere. L’ho messo in bocca al bambino quando interviene al processo contro la sua mamma: «Non è vero che non credi all’amore, mamma. Ci credi tanto da straziarti perché ne vedi così poco, e perché quello che vedi non è mai perfetto. Tu sei fatta d’amore. Ma è sufficiente credere all’amore se non si crede alla vita?»
Anche tu eri fatto d’amore. La tua virtù più spontanea era la generosità. Non sapevi mai dire no. Regalavi a piene mani a chiunque chiedesse: sia che si trattasse di soldi, sia che si trattasse di lavoro, sia che si trattasse di amicizia. A Panagulis, per esempio, regalasti la prefazione ai suoi due libri di poesie. E, verso per verso, col testo greco accanto, volesti controllare perfino se fossero tradotte bene.
Ci ritrovammo per questo, rammenti. Riprendemmo a vederci quando lui fu scarcerato e venne in esilio in Italia. Andavamo spesso a cena, tutti e tre. E mangiare con te era sempre una festa, perché a mangiare con te non ci si annoiava mai. Una sera, in quel ristorante che ti piaceva per le mozzarelle, venne anche Ninetto. Ti chiamava "babbo". E tu lo trattavi proprio come un babbo tratta suo figlio, partorito dal suo ventre e non dal suo seme.
Lasciarti dopo cena, invece, era uno strazio. Perché sapevamo dove andavi, ogni volta. E, ogni volta, era come vederti correre a un appuntamento con la morte. Ogni volta io avrei voluto agguantarti per il giubbotto, trattenerti, implorarti, ripeterti ciò che ti avevo detto a New York: «Ti farai tagliare la gola, Pier Paolo!». Avrei voluto gridarti che non ne avevi il diritto perché la tua vita non apparteneva a te e basta, alla tua sete di salvezza e basta. Apparteneva a tutti noi. E noi ne avevamo bisogno. Non esisteva nessun altro in Italia capace di svelare la verità come la svelavi tu, capace di farci pensare come ci facevi pensare tu, di educarci alla coscienza civile come ci educavi tu. E ti odiavo quando ti allontanavi su quella automobile con cui i tre teppisti t’avrebbero schiacciato il cuore. Ti maledicevo. Ma poi l’odio si spingeva in un’ammirazione pazza, ed esclamavo: «Che uomo coraggioso!» Non parlo del tuo coraggio morale, ora, cioè di quello che ti faceva scrivere in cambio di contumelie, incomprensioni, offese, vendette. Parlo del tuo coraggio fisico. Bisognava avere un gran fegato per frequentare la melma che frequentavi tu, di notte. Il fegato dei cristiani che insultati e sbeffeggiati entrano nel Colosseo per farsi sbranare dai leoni.
Ventiquattr’ore prima che ti sbranassero, venni a Roma con Panagulis. Ci venni decisa a vederti, risponderti a voce su ciò che mi avevi scritto. Era un venerdì. E Panagulis ti telefonò da casa mia, alla terza cifra si inseriva una voce che scandiva: «Attenzione. A causa del sabotaggio avvenuto nei giorni scorsi alla centrale dell’Eur il servizio dei numeri che incominciano col 59 è temporaneamente sospeso». L’indomani accadde lo stesso. Ci dispiacque perché credevamo di venire a cena con te, sabato sera, ma ci consolammo pensando che saremmo riusciti a vederti domenica mattina.
Per domenica avevamo dato appuntamento a Giancarlo Pajetta e Miriam Mafai in piazza Navona: prendiamo un aperitivo e poi andiamo a mangiare. Così verso le dieci ti telefonammo di nuovo. Ma, di nuovo, si inserì quella voce che scandiva: attenzione, a causa del sabotaggio il numero non funziona.
E a piazza Navona andammo senza di te. Era una bella giornata, una giornata piena di sole. Seduti al bar ‘Tre Scalini’ ci mettemmo a parlare di Franco che non muore mai, ed io pensavo: mi sarebbe piaciuto sentir Pier Paolo parlare di Franco che non muore mai. Poi si avvicinò un ragazzo che vendeva l’Unità e disse a Pajetta: «Hanno ammazzato Pasolini».
Lo disse sorridendo, quasi annunciasse la sconfitta di una squadra di calcio. Pajetta non capì. O non volle capire? Alzò una fronte aggrottata, brontolò: «Chi? Hanno ammazzato chi?» E il ragazzo: «Pasolini». E io, assurdamente: «Pasolini chi?» E il ragazzo: «Come chi? Come Pasolini chi? Pasolini Pier Paolo». E Panagulis disse: «Non è vero». E Miriam Mafai disse: «È uno scherzo». Però allo stesso tempo si alzò e corse a telefonare per chiedere se fosse uno scherzo. Tornò quasi subito col viso pallido. «È vero. L’hanno ammazzato davvero».
In mezzo alla piazza un giullare coi pantaloni verdi suonava un piffero lungo. Suonando ballava alzando in modo grottesco le gambe fasciate dai pantaloni verdi, e la gente rideva. «L’hanno ammazzato a Ostia, stanotte», aggiunse Miriam.
Qualcuno rise più forte perché il giullare ora agitava il piffero e cantava una canzone assurda. Cantava: «L’amore è morto, virgola, l’amore è morto, punto! Così io ti piango, virgola, così io ti piango, punto! »
Non andammo a mangiare. Pajetta e la Mafai si allontanarono con la testa china, io e Panagulis ci mettemmo a camminare senza sapere dove. In una strada deserta c’era un bar deserto, con la televisione accesa. Si entrò seguiti da un giovanotto che chiedeva stravolto: «Ma è vero? È vero?» E la padrona del bar chiese: «Vero cosa?» E il giovanotto rispose: «Di Pasolini. Pasolini ammazzato». E la padrona del bar gridò: «Pasolini Pier Paolo? Gesù! Gesummaria! Ammazzato! Gesù! Sarà una cosa politica!» Poi sullo schermo della televisione apparve Giuseppe Vannucchi e dette la notizia ufficiale. Apparvero anche i due popolani che avevano scoperto il tuo corpo. Dissero che da lontano non sembravi nemmeno un corpo, tanto eri massacrato. Sembravi un mucchio di immondizia e solo dopo che t’ebbero guardato da vicino si accorsero che non eri immondizia, eri un uomo. Mi maltratterai ancora se dico che non eri un uomo, eri una luce, e una luce s’è spenta?
Roma, novembre 1975
Oriana Fallaci
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gianlucacrugnola · 10 months
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Beastie Boys - Licensed To III
Il debutto esplosivo del trio newyorkese Beastie Boys travolge l’establishment musicale, sconvolge la scena rap americana; per la prima volta un gruppo di ragazzotti bianchi sfonda elevando il genere hip hop fino alla vetta delle classifiche. La ricetta di questa autentica rivoluzione risiede nel fortunato connubio Beastie Boys- Rick Rubin. Rubin crea i campionamenti perfetti per inserire la…
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giancarlonicoli · 2 months
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31 lug 2024 10:24
"IL VENEZUELA È UN NARCO-STATO, LA COCAINA PERMETTE UN INGRESSO DEI SOLDI PERDUTI CON LA CRISI DEL PREZZO DEL GREGGIO" - SAVIANO: "DALLE INDAGINI DELLA DEA EMERGE CHE I PORTI VENEZUELANI SONO COMPLETAMENTE IN MANO AI CARTELLI E LA GESTIONE DELLE SPEDIZIONI È EMANAZIONE DELLA POLITICA. LA RISPOSTA DINANZI ALLE PROVE È SEMPRE LA STESSA: TUTTA PROPAGANDA AMERICANA. EPPURE SONO DIVERSI I PENTITI CHE HANNO FORNITO PROVE DI COME IL VENEZUELA SIA..." -
I due nipoti hanno trascorso in prigione meno di 5 anni su 18, perché Maduro ha iniziato ad arrestare pretestuosamente cittadini americani. […] Alla fine Biden decise di graziare i due nipoti in cambio della liberazione dei cittadini americani.I narco nipoti sono a casa.
LE MANIPOLAZIONI
Non esiste tabarro migliore in grado di nascondere traffici e corruzione che quello della rivoluzione. Parlare di giustizia sociale sposta l’attenzione lontanissimo dagli affari criminali […]. Porta vantaggio strategico ma anche una protezione mediatica, una volta scoperti, poter proclamare al mondo che è tutta una manipolazione degli yankee .
Così funziona questo mondo, ne siamo consapevoli. Risulta davvero singolare però che in tutti questi anni, soprattutto a sinistra, qualcuno abbia davvero creduto che il sistema bolivariano venezuelano, corrotto in ogni sua parte, fosse qualcosa davvero che andasse oltre il suo reale profilo, quello di uno Stato-Mafia. Mentre raccontava al mondo la sua opposizione alle guerre, dando solidarietà a Putin e ai popoli sfruttati, Nicolás Maduro rendeva il Venezuela l’hub mondiale del traffico di cocaina, il luogo in cui stoccare e far partire cocaina in ogni angolo della terra.
IL SISTEMA
Dalle indagini della Dea emerge che i porti venezuelani sono ormai completamente in mano ai cartelli e la gestione delle spedizioni è diretta emanazione dell’autorità politica. La risposta dinanzi alle prove è sempre la stessa: tutta propaganda americana.
Eppure sono diversi i pentiti — su tutti Leamsy Salazar, capo della sicurezza di Chávez — che hanno fornito prove di come il Venezuela sia un narco Stato. Salazar si è pentito dopo esser stato scoperto dalla Dea […] Il Venezuela è un narco Stato, la cocaina permette un ingresso dei soldi perduti con la crisi del prezzo del greggio.
[...] Rispondendo a Barack Obama, il braccio destro di Maduro Diosdado Cabello ha detto: «Sì, siamo una minaccia perché siamo socialisti, siamo una minaccia perché siamo rivoluzionari, siamo una minaccia perché siamo chavisti, siamo una minaccia perché vogliamo che il popolo viva in pace!». Tutta fuffa retorica da parte di chi ha distrutto un Paese e manipolato e usato gli ideali socialisti. [...]
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gamingpark · 2 months
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Apple notifica ai suoi utenti in Spagna e in altri 97 Paesi l'esistenza di un attacco di spionaggio che non possono controllare
Apple è nel pieno della corsa finale all’iPhone 16. L’azienda americana sta ultimando i dettagli del suo futuro dispositivo, per questo le ultime indiscrezioni parlano di una possibile rivoluzione legata alla fotocamera. Tuttavia, sembra che abbia altre cose di cui preoccuparsi, dato che una recente notizia ha rivelato che l’azienda statunitense ha avvisato gli utenti di 98 Paesi diversi di un…
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scontomio · 5 months
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enkeynetwork · 5 months
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lamilanomagazine · 5 months
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L’Iran sequestra una nave legata a Israele: sale la tensione
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L’Iran sequestra una nave legata a Israele: sale la tensione. “Condanniamo fermamente il sequestro da parte dell'Iran della Msc Aires in acque internazionali e ne chiediamo il rilascio immediato”. Lo scrive in un post su X la portavoce del Consiglio per la sicurezza nazionale americana, Adrienne Watson, precisando che “l'equipaggio è composto da cittadini indiani, filippini, pakistani, russi ed estoni”. La tv di Stato dell'Iran ha confermato che una nave da cargo «legata a Israele» è stata sequestrata dalle forze della Repubblica islamica nello stretto di Hormuz. Una notizia finora anticipata da media del Golfo e da un'autorità marittima internazionale. L'agenzia ufficiale Irna ha affermato che la nave da cargo «legata a Israele» è stata sequestrata dalle forze speciali dei Guardiani della Rivoluzione nello stretto di Hormuz. "Una porta-container intitolata Mcs Aries è stata presa dalle forze speciali marittime" nel corso di "un'operazione condotta con un elicottero nei pressi dello Stretto di Hormuz", ha scritto l’Irna. L'agenzia iraniana conferma che la nave "batte bandiera portoghese ed è gestita dalla società Zodiac, che appartiene al capitalista sionista Eyal Ofer", e stava "dirigendosi verso le acque territoriali iraniane”. Sulla nave sequestrata ci sono 25 membri di equipaggio, rende noto la società di spedizioni marittime Msc. «Siamo spiacenti di confermare che la Msc Aries, di proprietà di Gortal Shipping Inc, affiliata a Zodiac Maritime, e noleggiata da Msc, è stata abbordata dalle autorità iraniane con un elicottero» e «ci sono 25 membri dell'equipaggio a bordo», ha reso noto la Mediterranean Shipping Company (Msc), con sede a Ginevra.  Intanto il presidente Joe Biden cambia programma per il weekend e torna dal Delaware alla Casa Bianca per «consultazioni urgenti» sulla crisi in Medioriente. Lo riferiscono i giornalisti al seguito. Nelle stesse ore, il Fronte del Comando interno israeliano dopo «una valutazione della situazione», legata ad un possibile attacco dell'Iran, ha deciso che dalle 23 di stasera (le 22 in Italia) saranno «proibite le attività educative» e cioè scuole asili, «in tutto il Paese». Lo ha fatto sapere il portavoce militare, aggiungendo che «negli spazi aperti i raduni saranno limitati a 1.000 persone». Questo è il primo cambiamento nelle regole indicate dal Fronte del Comando interno. Scontri tra coloni e palestinesi si stanno intensificando in varie località della Cisgiordania dopo il ritrovamento del corpo dell'adolescente israeliano Benyamin Ahimeier, ucciso in «un attacco terroristico». Lo segnalano i media palestinesi secondo cui i coloni sono entrati nelle cittadine di Beitin e Duma, vicino Ramallah. In quest'ultima, secondo le stesse fonti, sono stati incendiati veicoli. Secondo la Wafa, nel villaggio di Al-Mughayir - non distante da Malachei HaShalom, da dove è scomparso il ragazzo - sono stati feriti da «proiettili» sei palestinesi, «di cui uno grave».... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Per l'Italia c'è l'Ecuador, Spalletti prepara la rivoluzione: tutte le novità
La seconda e ultima fatica americana, poi la Nazionale farà il suo rientro in Italia. Si chiude domenica sera la mini tournée degli azzurri negli Stati Uniti, i ragazzi di Luciano Spalletti affronteranno l’Ecuador a New York alle 21 (ora italiana) e cercheranno il bis dopo il successo ottenuto contro il Venezuela con la doppietta di un super Retegui. Al di là del risultato, però, il commissario…
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londranotizie24 · 7 months
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Operazione Satellite, l'11 marzo all'Iic conversazione con l'autore Frediano Finucci
Di Pietro Nigro E' Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all’Ucraina di Frediano Finucci il libro al centro della conversazione con l'autore che si terrà l'11 marzo all'Istituto Italiano di Cultura. Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all’Ucraina: l'autore Frediano Finucci all'Istituto di Cultura di Londra Lunedi’ 11 marzo alle 18, all'Istituto di Cultura di Londra, conversazione di Frediano Finucci, autore di Operazione Satellite. I conflitti invisibili dalla Guerra Fredda all'Ucraina con Michele Groppi e Zeno Leoni - docenti del King’s College, e Antonello Guerrera, corrispondente da Londra di La Repubblica. Non solo soldati, navi e droni. Il conflitto in Ucraina è stato combattuto, sin dall’occupazione russa della Crimea, anche nello Spazio con reciproci attacchi ai satelliti civili e militari da parte di Mosca e Washington. In Operazione Satellite Frediano Finucci per la prima volta ricostruisce, con documenti inediti e fonti esclusive, le incredibili e pressoché sconosciute schermaglie tra superpotenze (Stati Uniti, Russia e Cina) a centinaia di chilometri di distanza dalla terra. Un’inchiesta rigorosa, un raro affresco divulgativo che svela e spiega le ultimissime tecnologie satellitari, un tempo riservate solo a militari e governi, oggi disponibili anche a utenti non specialisti, con risvolti economici, sociali e geopolitici finora impensabili. Il libro ricostruisce episodi poco conosciuti e misteriosi, quale ad esempio l’improvviso blackout (13 ore) dell’intera costellazione GLONASS (24 satelliti) ossia il GPS russo in dotazione alle forze armate di Mosca, giusto 14 giorni dopo il referendum sulla Crimea del 2014. Eventi immediatamente precedenti, evidenze tecniche, pareri attendibili ed una ricerca sui media occidentali e russi condotta anche con l’ausilio dell’intelligenza artificiale, consentono di formulare la concreta ipotesi che si sia trattato di un attacco sferrato dagli Stati Uniti. Troviamo una ricostruzione dettagliata dell’’attacco informatico russo alle infrastrutture satellitari ucraine poche ore prima dell’inizio dell’invasione militare in Ucraina (24 febbraio 2022) e le successive, pesanti conseguenze nelle infrastrutture civili di molti paesi occidentali, Italia inclusa, e scopriamo come Elon Musk fosse pronto a supportare Kiev con i suoi satelliti Starlink già mesi prima dell’invasione. ricostruendo le sue frizioni per impedire a Kiev di usare la sua infrastruttura per condurre attacchi con droni esplosivi, soprattutto di fronte al mancato pagamento da parte degli ucraini del servizio internet che offriva. Il libro ci racconta come la Russia negli anni passati abbia mandato in orbita dei satelliti “fantasma” (stalker) per intercettare e disturbare le comunicazioni dei satelliti occidentali e ricostruisce la quotidiana attività americana ed europea per individuare queste minacce e le relative contromisure, per poi concentrarsi sul famoso episodio dei palloni aerostatici cinesi sui cieli americani (gennaio 2023) e spiega come Pechino abbia usato questi aerostati, in combinazione con i satelliti, per esperimenti scientifici avanzatissimi che riguardano le energie rinnovabili, l’Internet quantistico e sistemi innovativi di propulsione. Inoltre, il libro racconta come la Cina negli anni passati abbia condotto esperimenti con la Russia per il disturbo delle comunicazioni satellitari, tecniche che Pechino potrebbe replicare, con apposite strutture, in caso di invasione dell’isola di Taiwan. Gli ultimi capitoli illustrano in modo divulgativo ma rigoroso le ultime tecnologie satellitari (osservazione della terra e intelligenza artificiale) che per la prima volta nella storia consentono ai comuni cittadini di osservare quello succede in ogni parte del globo in tempo più o meno reale. Una possibilità sinora riservata ai militari o agli enti governativi, una rivoluzione tecnologica poco conosciuta, ma che sta già avendo importanti e finora impensabili implicazioni economiche, sociali e geopolitiche. Infine, il libro mette in guardia sui rischi dovuti all’immenso potere che stanno accumulando le tre società tecnologiche più concentrate sulla Space Economy, con applicazioni divenute indispensabili per cittadini e Stati Sovrani: Google, Amazon e specialmente Starlink/Space X di Elon Musk, il vero uomo da tenere seriamente d’occhio. Prenotazioni sul sito Billetto. Gli ospiti della conversazione Frediano Finucci (Lucca, 1968) è il capo della redazione economia ed esteri del Tg de La7, rete dove conduce la trasmissione Omnibus e per la quale è stato inviato speciale, corrispondente da Bruxelles (2003-2006) capo della redazione di Otto e mezzo. Laureato in storia delle relazioni internazionali alla facoltà di Scienze Politiche Cesare Alfieri di Firenze, ha lavorato nelle redazioni di Milano del telegiornale di Videomusic e di TMC seguendo, come cronista giudiziario, tutta l’inchiesta Mani Pulite. ... Continua a leggere su
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Canzoni Italiane Anni '50: dolce melodia di nostalgia e rivoluzione
Gli anni '50 sono stati un periodo di significativo cambiamento nella storia italiana, e la musica ha svolto un ruolo fondamentale nel riflesso di questa trasformazione. Le canzoni italiane di quel decennio hanno catturato l'essenza di un'epoca caratterizzata dalla nostalgia per il passato e dall'entusiasmo per un futuro in evoluzione. Ecco alcune delle canzoni più importanti degli anni '50 in Italia. "Nel blu dipinto di blu" (Volare) - Domenico Modugno (1958) Una delle canzoni italiane più celebri e iconiche degli anni '50 è senza dubbio "Nel blu dipinto di blu" comunemente conosciuta come "Volare." Questo brano, interpretato da Domenico Modugno, è diventato un successo internazionale. La canzone è stata un inno alla libertà e all'aspirazione di volare oltre i limiti, un messaggio che ha risuonato profondamente in un'epoca di cambiamento e speranza. "Tu vuo' fa' l'americano" - Renato Carosone (1956) "Tu vuo' fa' l'americano" di Renato Carosone è un'irresistibile canzone che ha catturato il fascino e la curiosità degli italiani per la cultura americana dell'epoca. La canzone parla di un giovane italiano che cerca di imitare lo stile di vita americano, una riflessione del desiderio di modernità e di un futuro migliore. "Arrivederci Roma" - Renato Rascel (1955) "Arrivederci Roma" è un'altra canzone indimenticabile degli anni '50 che ha incantato il pubblico italiano. Interpretata da Renato Rascel, questa canzone celebra la bellezza di Roma e l'amore per la città eterna. Con la sua melodia accattivante e i testi romantici, "Arrivederci Roma" è diventata un classico intramontabile. "Mambo Italiano" - Sophia Loren (1954) "Mambo Italiano" è una canzone festosa e vivace che è stata interpretata da Sophia Loren nel film del 1954 "Pane, amore e…". Questo brano è diventato un successo internazionale e rappresenta l'energia e la gioia di vivere degli anni '50. "Estate" - Bruno Martino (1959) La canzone "Estate" di Bruno Martino è un inno all'estate e all'amore estivo. Con la sua melodia raffinata e le parole poetiche, questa canzone è diventata un classico della musica italiana ed è stata reinterpretata da numerosi artisti nel corso degli anni. "Vecchio Frack" - Domenico Modugno (1958) Oltre a "Volare," Domenico Modugno ha interpretato un'altra canzone significativa degli anni '50, "Vecchio Frack." Questo brano riflette l'umorismo e la vivacità dell'epoca, con testi divertenti e un ritmo contagioso. Canzoni Italiane degli Anni '50 tra cultura e nuovi stili Gli anni '50 hanno rappresentato un momento di transizione nella cultura italiana, con una fusione di influenze musicali tradizionali e nuovi stili internazionali. Queste canzoni italiane degli anni '50 hanno catturato questa epoca di cambiamento, esprimendo una varietà di emozioni e riflettendo le speranze, i sogni e le sfide di un'intera generazione. Ancora oggi, queste canzoni continuano a incantare e a ispirare, portando con sé il ricordo di un'epoca d'oro della musica italiana. In copertina foto di Pexels da Pixabay Read the full article
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