#rimasi
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thecatcherinthemind · 1 year ago
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Io a chiunque stasera: "No raga sono cotta, sono in pigiama dalle nove"
M. mi chiama alle 23.30 "Preparati che tra un quarto d'ora sono sotto casa tua"
Agli ordini.
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Ciao papà, è da tanto che non ti scrivo e ti chiedo scusa, nell'ultimo periodo ho dovuto affrontare moltissime cose, ma sappi che dai miei pensieri non esci mai. Ho provato ad indossare i tuoi vestiti ma mi stanno ancora troppo larghi, forse sarà sempre così, forse semplicemente non sono i tuoi vestiti che dovrei indossare ma i miei; qualcuno ha provato a farmelo capire, ma sono testarda, sai come sono fatta. Ebbene, ho continuato a fare le cose come penso le avresti fatte tu, ho continuato a mettere un piede davanti all'altro cercando di farlo nel migliore dei modi e ad ogni passo pensavo "mi vedi papà? Sei fiero di me?", non ricevo mai risposta ma in cuor mio spero sia così. Mi sono persa per un periodo, so che di questo non ne saresti stato contento. Mi ricordo il primo anno di superiori, avevo visto il mio "ex fidanzatino" da pochi giorni baciare una mia amica e rimasi a letto per giorni senza andare a scuola. Una sera ti sedesti sul mio letto e mi dicesti "non so cosa è successo, ma non è questo il modo di affrontare le cose; se tu non hai fatto nulla di sbagliato cammina a testa alta, se hai sbagliato, affronta la cosa di petto e chiedi scusa. Ma restare qui, non è una soluzione." Mi ricordo che piansi, però il giorno dopo tornai a scuola a testa alta. Ecco, io ogni giorno negli ultimi mesi ho sperato di sentire una parola di conforto da parte tua, ma il silenzio mi avvolgeva il cuore e quindi mi sono persa. Non sono guarita, però il mio cuore ha ripreso a battere ad un ritmo più lento, in pace. Ho commesso l'errore di mettere le mie fragilità in mani sbagliate; di nuovo? si, di nuovo. Cammino a testa alta, come hai detto tu, perché non sono stata io a sbagliare. Mi manchi tanto, mi chiedo come sarebbe se tu fossi ancora qui, se le cose fossero diverse oppure sempre così però con te presente. Ogni volta che mi siedo alla scrivania per studiare guardo la tua foto appesa al muro. "Lui vorrebbe davvero questo per te? Vorrebbe che tu avessi questa rabbia e questa voglia di giustizia? O vorrebbe che tu inseguissi solo i tuoi sogni?", me lo ha detto un amico quando ha capito che ero totalmente persa. Cosa voglio io? Volevo davvero tutto questo? Me lo chiedo da giorni, cercando di distinguere il tuo sogno dal mio; ma si sono fusi così tanto che non c'è più una linea di confine. Piango. Piango perché ho confidato questo dolore a persone che mi hanno lacerata, senza rimorsi. Piango perché nessuno ha mai compreso quanto sia profonda e intima questa ferita. Piango perché ho perso di vista chi sono e chi voglio diventare. Piango perché manca qualcosa, manchi tu. E mi mancano i piatti buoni che mi cucinavi, mi manca la tua risata per cose che io non trovavo divertenti, mi manca la tua colazione addobbata la mattina di Natale perché sapevi quanto mi rendesse felice, mi manca quando mi vedevi dormire e mi arrotolavi nelle coperte per non farmi sentire freddo, mi manca sentirmi al sicuro. Sembra una vita passata ed irrecuperabile. Sembra (perché ho paura di dire che lo è) una vita fa. Ti chiedo scusa se ti ho deluso, ti chiedo scusa se hai dovuto fare guerre per farmi capire le cose, ti chiedo scusa se non sono stata proprio quel tipo di figlia calma e silenziosa, ma se ho sempre sempre indossato armature e urlato. Le stesse armature che ora devo indossare per affrontare questo mondo. Ma grazie, per avermi insegnato che il perdono è fondamentale per allontanarsi da persone e situazioni che ci portano via ciò che siamo. Avrei voluto togliermi i polmoni e donarli a te per farti restare un po' di più, tu invece ti sei tolto il cuore per darlo a me ed io imparerò ad averne più cura. Grazie papà, perché sei stato e sei il mio papà.
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poesiablog60 · 6 months ago
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Buongiorno...
Ecco – mi dissi – questo preciso attimo, è gioia.
Il silenzio là fuori era così dolce che mi pareva di sentirne il canto;
da qualche parte avevo letto che tutto è armonia se solo riusciamo a sentirla,
così rimasi in ascolto ed ebbi cura di muovermi, senza spostarlo.
Il Silenzio.
Anna Marchesini
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bicheco · 5 months ago
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Vi ho mai raccontato di quella volta che mi iscrissi a un corso di coreano ma non perché fossi interessato al coreano ma solo perché si era iscritta una ragazza che mi piaceva molto e volevo conoscerla e insomma giorno dopo giorno, lezione dopo lezione mi innamorai ma non della ragazza, del coreano e in breve tempo diventai il primo della classe, diventai così bravo che poi sono finito in Corea dove tenevo i rapporti tra l'Italia e il dittatore dell'epoca e lui mi portava in palmo di mano anche perché gli facevo una carbonara con panna e cipolla che lui adorava e insomma rimasi in Corea cinque anni fino a quando lui mi chiese di strangolare sua moglie e a quel punto sono scappato e adesso sono qui.
Ve l'ho mai raccontato? No?!
Un giorno lo farò.
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cutulisci · 1 year ago
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“I nazisti sbatterono fuori le pecore da una stalla e fecero entrare noi. Mamma mi nascose in una nicchia dietro la porta. ‘Non ti muovere per niente al mondo’, mi disse. Le scaricarono un mitra addosso. Era ferita alla testa ma trovò la forza per scagliare uno zoccolo verso un soldato che stava per scoprirmi. Morì. Morirono tutti. Poi aprirono i lanciafiamme sulla paglia e sui cadaveri e ci diedero fuoco.
Mi tirarono fuori da lì bruciato e vivo per caso.
All’ospedale dissero che non c’era più niente da fare, avevo ustioni di terzo grado e i polmoni scoperti. Allora zia Lola mi portò in un convento di suore di Marina di Pietrasanta e ci rimasi più di un anno. Mi mettevano al sole per curarmi le piaghe e facevano di tutto per tenermi le mosche lontane. Un giorno del 1945 bussarono alla porta. Era il mio babbo, un alpino finito prigioniero in Russia, di cui non sapevamo più niente. In mezzo a tanto dolore, fu bellissimo.
Se mamma avesse una tomba tutta sua io e papà accanto al nome avremmo messo questa foto. Invece quando riesumarono i resti dalla grande fossa comune dove i tedeschi avevano ammassato le vittime di Sant’Anna di Stazzema, trovarla in quel macello di ossa bruciate fu impossibile. Ci provai anche io, che allora avevo solo 10 anni, ma fu inutile.
A Sant’Anna dal 1945 ci torno due volte all’anno, il 2 novembre e il 12 agosto. Non smisi nemmeno quando nacquero i miei figli. Me li caricavo sulle spalle e con mia moglie prendevo la mulattiera che quel giorno del 1943 percorsi con la mamma. Oggi ci porto i ragazzi delle scuole.”
- La storia raccontata al Corriere di Mario Marsili, uno dei pochi superstiti ancora in vita di una delle peggiori stragi della Seconda guerra mondiale, quella di Sant’Anna di Stazzema, avvenuta il #12agosto 1944.
560 civili uccisi, di cui solo 393 identificati.
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fioredialabastro · 3 months ago
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Amare per sempre
Questi giorni convulsi e ventosi hanno rischiato di mandare nuovamente in subbuglio i miei fragili equilibri faticosamente conquistati. "Non sei una donna da amare per sempre", sussurrò l'altro ieri una voce maligna e menzognera dalle ferite ancora fresche, inerpicandosi come un'edera velenosa e infestante sulle pareti della mia mente agitata. "È già la terza volta che un uomo, sia in amore che in amicizia, conquista la tua fiducia, dimostra di volerti bene e poi, dal nulla, senza spiegazioni logiche, cambia natura, ti umilia, ti allontana. Fossi in te, mi farei qualche domanda; tu spaventi: leggi le anime altrui con estrema naturalezza e facilità, mettendo in luce elementi che loro non avevano notato, o meglio, non volevano far emergere; sei terribilmente scomoda, una spina nel fianco, soprattutto perché quella instancabile attività di introspezione la metti in opera innanzitutto in te stessa, poi in ogni situazione che ti circonda, diventando praticamente insostenibile. Inoltre, non potendo fare affidamento su una bellezza estetica impattante, tu seduci con la mente e con l'anima, ma con un'intensità tale da atterrire e assopire ogni desiderio virile. Insomma, non sei una donna da amare per sempre: gli uomini ti stimano, ti ammirano, al massimo ti scelgono come amica fidata, ma alla fine ti lasciano sola e corrono sempre tra le braccia di un'altra, evidentemente più semplice da tollerare." Rimasi in silenzio, osservando il vento che strattonava la mia chioma e quelle dei tigli e delle betulle dinanzi a me: "È incredibile come il male riesca a mentire pur mostrandoti la verità", sussurrai flebilmente. Improvvisamente, scossi il capo, come se mi fossi destata da un sortilegio; osservai il cielo annuvolato e m'inondai d'avorio, gli occhi bacini di lacrime ricolme di gratitudine. "Sì, Dio mi ha creata insostenibile, come il peso delle montagne; eppure, anche se solo Lui è in grado di sollevarle e alleggerirle, tra gli uomini c'è sempre chi è capace di amarle e scalarle!" Esclamai, squarciando con la lama i rami soffocanti del funesto rampicante; poi mi misi a correre controvento, ridendo come una menade in preda alla follia, pensando ai miei affetti più cari, che ogni giorno scelgono di starmi accanto e condividono il cammino, rendendo speciale ogni passo, alla cagnolina della vicina disposta a prendersi la pioggia pur di coccolarmi appena giunta a casa, alle civette impavide ululanti sopra i tetti prima che sopraggiungano le tenebre, ma soprattutto al fatto che sono una donna che ama per sempre, e questo mi basta.
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kon-igi · 1 year ago
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VITTIMA DEL MATRIARCATO
Dovevano essere i primi anni ottanta e credo di essere stato in quinta elementare o al massimo in prima media, quando un pomeriggio di Agosto in spiaggia a Viareggio mentre tra amici guardavamo una partita di calcetto tra nuvole di sabbia, qualcuno vicino a me indicò una ragazza in bikini bianco, di uno o due anni più grande di noi e mi chiese a bruciapelo 'Quella lì te la tromberesti?'.
Io rimasi un po' spiazzato dalla domanda ma visto che si trattava di una risposta per forza dicotomica e comunque dell'argomento sapevo giusto giusto le basi teoriche, ovviamente risposi di sì.
Il tipo (che non era proprio un amico ma piuttosto una di quelle conoscenze estive estemporanee) sghignazzò e in men che non si dica si avvicinò alla suddetta ragazzina e indicandomi le disse qualcosa a bassa voce.
Dobbiamo dire che allora (come ora) io per le cose mondane non ero certo il più sveglio della cucciolata e quindi non riuscii a collegare quanto avevo detto al tipo poco prima con l'espressione furiosa e sconvolta della ragazza, che con le lacrime agli occhi corse verso il gruppo dei genitori sotto gli ombrelloni, tra cui c'era anche mia madre.
Dovevano essere le tre del pomeriggio ma io posso ancora ricordare che a un certo punto era sera (c'era la mezza luna in cielo) e mia madre non smetteva ancora di urlarmi contro PER LA COSA SCHIFOSA CHE AVEVO DETTO A QUELLA RAGAZZA E CHE MI DOVEVO VERGOGNARE PERCHÉ LEI DI SICURO DI VERGOGNAVA DI AVERE UN FIGLIO COSÌ.
Quando mio padre rientrò a casa ricominciò tutto da capo ma in stereo, con lui a braccia conserte che scuoteva la testa e mi diceva che ERO STATO UNA GROSSA DELUSIONE E CHE QUELLA RAGAZZA AVREBBE SOFFERTO MENO SE LE AVESSI DATO UN PUGNO NELLO STOMACO.
La cosa strana è che non provai nemmeno a difendermi spiegando che in realtà non le avevo detto proprio nulla... ho accettato il fatto di essere stato beccato mentre ballavo il tip tap in un campo minato e il giorno dopo continuai a fare quello che facevo fino al giorno prima ma diffidando di più della gente che faceva le domande stupide.
Vedete, il fatto è che io sono stato cresciuto in un ambiente familiare davvero molto aperto e inclusivo, dove c'era poco spazio per il giudizio frettoloso verso il diverso, il fragile e l'emarginato, quindi quell'episodio più che ingiusto mi parve strano... davvero c'era gente che andava in giro a dire alle donne che le voleva trombare? Ma dov'erano i genitori di queste persone?
E più tardi capii che erano proprio loro a dire queste cose e i figli semplicemente imparavano.
E ne ho conosciuto davvero tanti di figli così (che, per inciso, sono i genitori di oggi da cui altri figli imparano) e a volte non c'è nemmeno stata una responsabilità genitoriale diretta nell'aver insegnato loro certi comportamenti... a volte basta non dare peso, sorridere a certe battute e derubricare certi comportamenti a scherzi presi troppo sul serio.
Perché poi, alla fine, è sempre questione di saper stare allo scherzo, no?
E fatevela 'na bella risata invece di stare sempre a pensare a cose macabre tipo che una donna viene uccisa ogni quattro giorni!
No?
No.
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mostro-rotto · 15 days ago
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Rimasi immobile su quella sedia, in quel bar ormai troppo vuoto, a osservare la tua schiena farsi sempre più distante a ogni passo. Con tutta la forza che avevo, trattenni le lacrime, immaginando mille volte di allungare la mano e afferrare il tuo braccio, di fermarti, di dirti tutto ciò che sentivo. Ma alla fine, sapevo che sarebbe stato inutile. Amare significa anche saper lasciare andare ciò che si ama, e se la tua felicità era lontana da me… allora non potevo fare altro che lasciarti andare.
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principessa-6 · 17 days ago
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"La storia non è mia, ma fa riflettere!"
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Ragazzi, circa 6 mesi fa, il mio vicino, mi ha chiesto la password per Internet. Sono passato e ho pensato: va bene, non costa niente, perché con lui mi trovo bene.
Ieri stavo tornando a casa e lui era al cancello. Ci siamo fermati e abbiamo parlato un pò come al solito, poi mi ha detto tutto contento di aver messo Netflix.
Allora ho detto scherzosamente: "Ho lavorato tanto, ho appena tempo per guardare la TV, ma va bene, allora prestami la password, così posso guardare qualche serie".
Allora la moglie, seduta sotto il portico, disse: "Non si può, perché sono io che pago e non è per andare in giro a distribuirlo". Regnava il silenzio totale!! Lui, imbarazzato, si è scusato e io ho detto di lasciar perdere e sono andato a casa mia.
Poco dopo, la moglie del mio vicino è venuta a chiamarlo, sembrava nervosa, dicendo che la tv non funzionava. Entrò e io rimasi lì a guardare fuori dalla finestra. Dopo qualche minuto lui e la moglie se ne sono andati e sono venuti a chiamarmi dicendomi che la rete non funzionava, che non entrava la password...
Mi sono rivolto a loro e ho detto: "Ho cambiato la password, perché pago io e non è per andare in giro a distribuirla". La moglie arrossì e cercò di ribattere, io subito dissi: "Signora, facciamo così, io tengo internet e lei ha il suo Netflix e va tutto bene e non si arrabbia nessuno.
Sono entrati con una brutta faccia, hanno sbattuto il cancello e non mi hanno più rivolto la parola!
Tutto deve essere reciproco. Amicizia, amore, considerazione, condivisione...
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angelap3 · 8 months ago
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Tanti auguri di buon compleanno a Fiorella Mannoia che oggi compie 70 anni🎂
"È stato un incontro devastante. Ho sentito per la prima volta a 16 anni Tutti morimmo a stento e rimasi folgorata, mi fece entrare nell'età adulta. De Andrè mi ha cambiato la vita, mi ha mostrato l'altra faccia della medaglia che io non conoscevo. Con lui ho scoperto che esistevano i diseredati, gli esclusi, la droga e le prostitute. Tutto quello che c'è dall'altra parte della luna. Mi ha insegnato che tutti possiamo sbagliare nella vita. Possiamo essere Bocca di rosa e Marinella. Non dobbiamo metterci sul pulpito e giudicare nessuno. È stato un maestro "
Fiorella Mannoia
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miciagalattica · 4 days ago
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SECONDA PARTE
Il giorno prefissato per l’inizio lavori, fu puntualissimo. Gli offrii un caffè e stabilimmo la tabella di marcia dei lavori. Poi mi chiese il permesso di andarsi a cambiare, gli indicai che poteva andare a farlo nella camera degli ospiti. Intanto io mi misi davanti al computer per guardarlo denudarsi, visto che avevo delle telecamere a circuito chiuso, sparse per la casa.  
Mentre si spogliava, lo fissavo un po’ imbarazzata. Si tolse la maglietta e la canottiera mettendo in mostra un addome ben scolpito. Si tolsero i pantaloni e gli slip e rimase nudo. Rimasi esterrefatta nel notare due belle gambe dritte e ben disegnate, da far invidia a molte donne. Un sedere da favola tondo e sodo, e un pene di tutto rispetto, almeno in posizione di riposo. Era completamente glabro, che cosa chiedere di più?. Restai quasi imbambolata a fissarlo, come se fossi in trance. 
Indossò i panni di lavoro e usci dalla camera.
S’inginocchiò e inizio a vedere quali listelli avrebbe tolto per prima.
Ero eccitatissima, il mio “LUI” era al massimo della tensione, usciva prepotentemente dagli slip. Ero rossa in viso e molto imbarazzata.
Cercando di mantenere ancora un certo contegno, con passo sostenuto gli sono passata accanto, si è girato e mi ha guardata dal basso e ha sicuramente scorto il mio stato di eccitazione. Ho fatto finta di niente e sono entrata in camera. Maliziosamente ho lasciato socchiusa la porta affinché potesse sbirciarmi mente mi sarei cambiata. Dallo specchio vedevo che aveva gli occhi incollati su di me. Ho accentuato i miei gesti, stavo facendo uno Streep tease. Il mio stato di eccitazione era al massimo grado. Feci in modo che potesse ammirare il mio pisello, non grande, ma sicuramente idoneo per dare piacere. Indossai la mia lingerie di pizzo e uscii dalla camera. Ero decisa a tutto.
Mi sono avvicinata a lui prono, mi misi davanti, lui alzò la testa e vide il mio cazzo che usciva dalle mutandine. Godevo da morire nell’osservare le reazioni del suo viso, quel rossore sulle gote che svelano uno spavento misto a eccitazione.
M’inginocchiai e mi portai a pochi centimetri dal suo volto e gli dissi con tono austero, quasi fosse un rimprovero:
"Me ne sono accorta sai che mi fissavi il cazzo, lo vuoi vero?"
Riuscì solamente a farfugliare timidamente un sì.
"L'hai mai fatto con una trans?" Gli chiesi con voce questa volta maliziosa mentre gli poggiavo una mano sulla testa. Appena fece cenno di no, mi fluì il sangue alla testa, mi eccitai fuori misura perché sarei stata io la prima a iniziarlo. Mi confessò con un filo di voce che lo aveva sempre desiderato, avrebbe voluto un’esperienza dove sarebbe stato sottomesso, interpretando così un ruolo passivo. Voleva che lo si prendesse con desiderio e che fosse il centro del piacere, voleva ardentemente toccare un altro cazzo, lo voleva sentire in bocca. Purtroppo non avevo mai trovato una persona con la quale realizzare tutto ciò.
Allungò una mano e mi toccò il mio giocattolo, era al quanto impacciato, e iniziò a far su e giù. Lo lasciai fare per qualche istante, poi con la mano che avevo appoggiato sulla sua la testa lo indirizzai verso il mio cazzo. Aprii la bocca e iniziò a gustarlo. Guidato dalla mia mano gli facevo fare su e giù su, succhiava avidamente e alla fine lo prese tutto i bocca, fino a ingoiarlo tutto.
Oramai il ghiaccio si era rotto.  Continua…
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a-l-b-u-s-s · 20 days ago
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La vedevo fumare ai bordi della strada e la osservavo in silenzio come si fa con le cose belle… e lei bella lo era davvero, ma io sapevo che non avrei mai potuto attraversare quell’incrocio per raggiungerla senza rischiare di incappare in quella prigione di emozioni che è l’amore.
E allora rimasi li, dall’altro capo della strada, consapevole che saremmo rimasti due sconosciuti, con qualche cicatrice in meno e qualche rimpianto in più.
- Albus
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gregor-samsung · 1 month ago
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" Restammo ancora a guardarci, io ben convinto a non porre per primo nessunissima domanda. Finché: «Io sono la zia» si decise riducendo la voce. «Lui dice che sono soltanto una cugina, ma in effetti sarei come e più di una zia, perché chi ha accudita la sua povera mamma fino all’ultimo se non io? Per sua fortuna è mancata prima di dover soffrire il peggio. Poi tutto è stato così difficile, nessuno potrà mai averne idea. Fino al giorno della disgrazia lo conoscevo poco, lui. Sempre stato in giro per il mondo, collegi accademia caserme. Ma da allora ho dovuto occuparmene io, si vede che così comandava il destino in Cielo. E sono ormai nove anni, sa?» Finii il caffè, rimasi con il bicchiere in mano. Il vetro era ancora fresco. «Nove anni» riprese in cantilena, quella sua voce sempre più sottile, «oggi è niente, ma in principio: oh, non voglio neanche ricordarlo il principio. Un giovane come lui, perdere gli occhi e una mano. Così: solo perché Nostro Signore non vuole nessuno contento a questo mondo. Alle manovre, giocando con una bomba. Dico giocando perché cosa sono poi queste manovre al giorno d’oggi?
Dia a me quel bicchiere.» «Il mio comandante mi ha spiegato» dissi. Per darmi un tono fissavo le mattonelle del pavimento. Ogni quattro formavano un disegno azzurro, una specie di arzigogolato fiore su fondo bianco. Dalle tende trasparenti alla finestra la luce si posava su quei fiori a raggera rilevandone l’esilità. «Un uomo come lui» seguitava adagio via via raggrinzendo e distendendo le rughe del volto. «Anche abbastanza ricco, sì. Lui ricco, mica io. Lo straccio d’una pensione di vedova, io. Ma lui: ricco. Neanche quarant’anni. Sano come un leone. E solo al mondo.» Schiacciai accuratamente la cicca nel piattino che mi aveva offerto come posacenere. «Gli stia ben dietro in questi giorni, mi raccomando» disse ancora. «Non deve mai lasciarlo solo. Lo sa, vero? E abbia pazienza, figlio mio, tanta santa pazienza. Non lo contraddica, non discuta per carità, gli dia sempre ragione, che lui parli o straparli. L’unica salvezza è rispondergli sempre sì. Sì e sissignore. Capito?» «Certo, signora.» "
Giovanni Arpino, Il buio e il miele, Baldini & Castoldi (collana Romanzi e Racconti, n° 5), 1993 [Edizione originale: 1969]; pp. 10-11.
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tiaspettoaltrove · 9 months ago
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“Quanti anni hai?”
La domanda che ciclicamente mi viene rivolta, qui e su altre piattaforme virtuali, è sempre la stessa: “Quanti anni hai?”. Da una parte la comprendo: la curiosità è donna, pertanto è normale che una donna sia portata a chiedermi quanti anni ho. Peraltro non è mica un segreto, eh, se una mi scrive in privato glielo dico. Ma non è questo il punto: quello su cui voglio soffermarmi è il ben poco significato di questo quesito. Peggio: la superficialità che ne permea la richiesta. Io negli anni mi sono confrontato con tante ragazze su Internet. Non centinaia, ma comunque parecchie. L’ho fatto perché mi piace studiare la psiche umana, mi piace conoscere, approfondire, ragionare, far lavorare la mente. La richiesta dell’età anagrafica è quasi sempre avvenuta, da parte di ambo le parti, in una fase successiva. Prima s’è iniziato a parlare, a confrontarsi, a raccontarsi. E poi tutto il resto. Cosa voglio dire? A volte sembra di stare su Tinder (che io non ho e non voglio avere). Purtroppo il pensiero che trasmettete, di solito, è: “Cerco un compagno e voglio vedere quanti anni ha, così se ne ha troppi o troppo pochi passo direttamente oltre”. È un po’ squallido come ragionamento, se posso. Lecito, ma squallido. Alla fine dipende tutto dalle intenzioni. Ma io l’ho detto subito, però: prendete questo blog come un libro, anche se dietro c’è una persona, in carne e ossa. Mi si dovrebbe contattare per uno scambio di opinioni, non per cercare la storia d’amore della vita. Anche perché io, all’amore, nemmeno ci credo più come prima. Vi interessa approfondire un concetto? Va benissimo, eccomi. Volete fare una critica? Vi ascolto. Ma chiedermi a caso quanti anni ho, alla ricerca di chissà cosa, è molto sciocco. Non mi offendo, ci mancherebbe. Dico solo che si potrebbero porre domande più interessanti, secondo me. Credo che l’obiettivo primario debba essere quello di trovare una forma di comunicabilità rispettosa e matura. E questo lo si può fare a qualsiasi età. Qualche anno fa parlavo amabilmente con una ragazza, andò avanti per un po’ di tempo. Poi, una volta scoperto che ero più grande di lei, scappò via. Ammetto che ci rimasi male. E vi giuro che non c’era reale motivo. Non v’erano scambi di foto e cose strane, ma discorsi molto normali, puliti. Eppure, nulla. Cerco sempre di comprendere tutto, ma l’amaro in bocca rimase per del tempo. Ecco, oramai io invito a priori le ragazze a non contattarmi, se tanto poi deve andare a finire così. Non mi piace essere abbandonato (a chi piace?), specialmente se mi comporto molto bene. Probabilmente l’opzione per porre domande in anonimato, qui, l’ho attivata proprio per questo: per mettervi più a vostro agio, per consentirvi di scrivere e chiedere qualsiasi cosa senza portare il peso dello svelamento, e quindi l’imbarazzo che può derivarne. È un blog particolare il mio, dedicato a un pubblico adulto pur non essendoci traccia di foto o video pornografici. Ma così, diciamo che avete mano libera. E io la libertà la amo sempre.
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poesiablog60 · 10 months ago
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E rimasi per sempre seduto
sulle vaghe frontiere
della tua anima.
Pedro Salinas
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menti-senti · 3 months ago
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Mentre fisso il mare nella semi oscurità mi è apparsa davanti una scena di mille anni fa quando la mia amica Renée scoprí che il suo futuro sposo la tradiva . Cominciò a tremare e io non sapendo cosa fare la caricai in macchina cominciando a salire verso la montagna. Poi mi fermai e lei precipitosamente aprì la portiera e si buttò con le ginocchia a terra e cominciò a gridare fortissimo. Io rimasi sconvolta e in silenzio, non la toccai fino a quando fu lei stessa a risalire in auto . Non parlò per i 3 giorni successivi, non uscì di casa per sei mesi, una mattina di giugno , aveva una maglia gialla , la portammo all areoporto e non la vidi mai più.
Dopo tutto questo tempo ripenso a quelle urla come se le avessero strappato il cuore dal petto.
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