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Salvare il Suolo per Salvare l’Umanità: L’Importanza della Conservazione del Terreno e le Azioni Necessarie
Proteggere il suolo significa preservare il nostro futuro: ecco perché la sua salvaguardia è fondamentale e cosa possiamo fare per conservarlo.
Proteggere il suolo significa preservare il nostro futuro: ecco perché la sua salvaguardia è fondamentale e cosa possiamo fare per conservarlo. Il suolo è una delle risorse più preziose del nostro pianeta e, allo stesso tempo, una delle più vulnerabili. È alla base della vita, poiché sostiene la crescita delle piante, regola l’acqua, immagazzina il carbonio e preserva la biodiversità. Tuttavia,…
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Chef vegano italiano Paolo Baratella parla della sua temporanea trasformazione da cuoco a piantatore di alberi in Australia.
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Progetti Di Riforestazione in Italia
L’82% del territorio italiano è già forestato e la maggior parte di questo è in stato di abbandono. Questo stato di abbandono causa rischio incendi e smottamenti che poi ricadono sulle città vicine. Con Ager Oliva ci siamo messi l’obiettivo di salvare tutta la parte di territorio coltivata ad ulivi in stato di abbandono: oltre 20.000 ettari.
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L’EUROPA APPROVA LA LEGGE PER IL RIPRISTINO DELLA NATURA
L’Europa ha adottato formalmente il primo regolamento sul ripristino della natura, una normativa che pone misure per ripristinare almeno il 20% delle aree terrestri e marittime dell’UE entro il 2030 per portarle al loro stato originale.
La Nature Restoration Law stabilisce obiettivi e obblighi specifici e giuridicamente vincolanti per tutti gli ecosistemi, da quelli terrestri a quelli marini, d’acqua dolce e urbani. Il regolamento mira a mitigare il cambiamento climatico e gli effetti dei disastri naturali. Le nuove norme entreranno in vigore immediatamente, con obiettivi vincolanti che saliranno al 60% entro il 2040 e al 90% entro il 2050. Riforestazione, bonifica, ripristino e messa in sicurezza dovranno essere realizzate da tutti gli Stati membri con piani nazionali che dovranno dimostrare il raggiungimento degli obiettivi monitorando i progressi sulla base di indicatori di biodiversità comuni in tutta l’Unione. Il regolamento stabilisce requisiti specifici per diversi tipi di ecosistemi, inclusi terreni agricoli, foreste ed ecosistemi urbani.
Oggetto degli interventi saranno, tra gli altri, il mantenimento netto degli spazi verdi urbani, l’incremento della popolazione di farfalle, il miglioramento dello stock di carbonio organico nei terreni minerali delle terre coltivate e l’aumento della quota di terreni agricoli con caratteristiche paesaggistiche ad elevata diversità. Dovranno aumentare la popolazione di uccelli selvatici e ridurre la cementificazione. Previsto il ripristino delle torbiere quali ecosistemi a forte capacità di assorbimento di CO2, la piantagione di tre miliardi di alberi e la trasformazione di 25.000 km di fiumi in fiumi a corso libero.
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Fonte: Consiglio Europeo; foto di Stein Egil Liland
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Questa volta siamo a Utrecht, nei Paesi Bassi. E quello che vedete in foto è una parte del Catharijnesingel, un canale lungo quasi 6 chilometri che da 50 anni era coperto da un'autostrada. Fino a quando la città, dopo il 2010, decise che era ora di dire addio al cemento e per far posto ad alberi e corsi d'acqua.
Il Catharijnesingel fa parte di uno dei più grandi progetti di rigenerazione urbana mai intrapresi nei Paesi Bassi, ovvero la pedonalizzazione e la riforestazione dell'area intorno alla stazione centrale di Utrecht.
Per il ripristino del Cathaerijnsingel la città di Utrecht ha riorganizzato il traffico dando la priorità a pedoni e ciclisti. Sono state piantate diverse varietà di alberi e arbusti e tutto il perimetro circolare è ora percorso dal fiume, con piste ciclabili e parchi giochi lungo le sue sponde.
La rigenerazione del Cathaerijnsingel non ha solo migliorato lo spazio pubblico e la biodiversità di Utrecht, ma ha reso la città anche più sostenibile dal punto di vista della mobilità, disincentivando l'uso dell'auto, e più pronta ad affrontare le conseguenze della crisi climatica.
Sostituire asfalto e cemento con alberi e canali è infatti tra le azioni più efficaci per combattere l'impermeabilizzazione del suolo urbano. In questo modo si alleggerisce la pressione sul sistema idrico, grazie al canale e agli spazi verdi che trattengono la pioggia invece di farla defluire completamente nelle fognature.
Grazie all'uso molto diffuso della bici, e a una morfologia piuttosto omogenea, i Paesi Bassi rappresentano il territorio ideale per questo tipo di interventi.
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Anbrella Project ☂️
La deforestazione e l'avanzamento progressivo delle costruzioni dell'uomo hanno ridotto pericolosamente gli spazi di vita degli animali in ogni parte del mondo col risultato di aver portato alla drastica riduzione, se non alla scomparsa, di speci endemiche di molti territori. Anbrella Project è un ambizioso progetto italiano alla cui base c'è il desiderio di riportare la vita sulla Terra al suo equilibrio naturale e dimostrare che la convivenza di noi umani con la natura non è impossibile.
L' idea è quella di ripopolare di vegetazione le aree deturpate dall'intervento dell'uomo per far sì che queste si ripopolino di animali e tornino a vivere sane, ripristinando il loro l'ecosistema e combattendo i cambiamenti climatici. È un progetto enorme anche solo da pensare, ma realizzabile: lo hanno dimostrato il celebre fotografo Sebastião Salgado e sua moglie, l’artista e produttrice Lélia Deluiz Wanick che, in venti anni, in Brasile, hanno piantato più di tre milioni di esemplari di alberi su un territorio di 700 ettari di terra tropicale ad Aimores, nello Stato di Minas Gerais, in cui sono tornate a vivere oltre 290 speci di vegetazione e centinaia di animali. Sebastião e Lélia sono riusciti in un vero miracolo. Il loro progetto è ancora in corso e contano di arrivare a quattro milioni di alberi piantati entro la fine del programma. Anbrella Project vuole prendere a modello il loro esempio, utilizzando la rete costituita dai social per includere quante più persone possibile e riuscire a raccogliere una cifra che permetta la riforestazione di almeno un'area del pianeta. La partecipazione è il primo e più importante passo per raggiungere un risultato così ambizioso. Sono stati lanciati i primi dodici disegni e a breve la collezione sarà messa all'asta su Opensea. Cerca #AnbrellaProject e sostienici!
#NFTProject #animals #Environment #staytuned #stayalert #reforestation #reforestación #green #opensea #NFTCommunity #umbrella #colors #characters #lion #tiger #bat #hippo #giraffe #rabbit #zebra #bear #whitebear #raccoon #rhinoceros #penguin
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Riforestazione in Puglia dopo la Xylella: al via il bando del PSR
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Conoscete il lago Aral?
Questa foto mostra il lago d’Aral, al confine tra Kazakistan e Uzbekistan. Un tempo era il terzo lago più grande al mondo per estensione e le sue acque coprivano quasi tutta l’area mostrata nell’immagine. Ma a partire dagli anni ’60 la sua superficie si è ridotta del 90% a causa delle deviazioni dei fiumi usate per irrigare i campi di cotone e altre colture. La scomparsa del lago è considerata uno dei peggiori disastri ambientali causati dalle attività umane e ha distrutto l’industria della pesca, che dava lavoro a decine di migliaia di persone.
Ma nel 2005 la costruzione della diga Kokaral ha fermato il prosciugamento del lago e il livello è tornato a salire. Nella parte sud est il letto asciutto si è trasformato nel deserto di Aralkum (62mila mq) e la desertificazione ha scatenato tempeste di sabbia, peggiorando la qualità dell’aria nella regione.
La riserva naturale di Barsa-Kelmes, tra il Piccolo Aral e quel che resta del Grande Aral, costituisce l’habitat naturale di centinaia di specie di animali e vegetali ed è in corso un progetto di riforestazione per favorire la ripresa della flora e della fauna native e fermare l’erosione del suolo, limitando le tempeste di sabbia.
Photo by Earthobservatory/NASA
#sostenibilità#ambiente#cambiamenti climatici#climate change#d'aral lake#kokaral#kazakistan#uzbekistan#aralkum#barsa kelmes
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L’AGRICOLTURA BIO-ILLOGICA FA DIVENTARE GREN (DI BILE)!
Una delle follie green mira a ridurre le coltivazioni con una motivazione che esprime tutta l’inflessibilità dell’utopia green a discapito del buon senso e della realtà: “fermiamo i trattori nelle campagne”! Non per dare più produttività ai terreni come sospensione annuale nell’ambito di un ciclo di rotazioni pluriennali, ma permanentemente (venti anni di sospensione!), per contenere le emissioni di CO2 prodotte dalle lavorazioni agricole. Come? Beh, gli “esperti” della transizione green hanno le idee chiare: l’Europa può pagare gli agricoltori per smettere di coltivare i campi e consentire alle multinazionali green di “seminare” campi di moduli FV (fotovoltaici) o torri eoliche!. O forse anche in allevamenti di grilli. E convertire le stalle per vitelli in stalle sintetiche, cioè laboratori asettici dove si possono clonare e assemblare tessuti animali destinati alle catene McDonald’s.
Vogliono che, oltre a rispettare misure sempre più asfissianti per contenere le insostenibili emissioni ad effetto serra, si utilizzino solo vetture elettriche, ma spostandoci a 30 km/h, che non mangi più carne e non si coltivi troppo la terra, ma inviano centinaia di miliardi (di € o $ fa poca differenza) a un comico per sostenere la guerra in Ucraina e, forse, per scatenarla anche in altri Stati, come se le emissioni dei missili, delle bombe, degli esplosivi, delle forniture belliche (o anche solo delle esercitazioni militari della Nato o dei loro caccia che sempre più solcano i cieli, anche in territori non belligeranti) siano salutari per l’ambiente.
Pensate che sia più pericoloso un innalzamento della temperatura del nostro Pianeta di 1,5 °C nel 2050 o una guerra mondiale nucleare?
In un articolo di una decina di anni fa de Il Sole 24 Ore intitolato (vado a memoria) “Mercanteggiando alla Borsa del clima” si illustrava un meccanismo finanziario di “riciclaggio” della CO2 “sporca”, analogo a quello mafioso del denaro “sporco”, cioè una tecnica subdola che consente di ripulire un’immagine aziendale davanti agli eco-burocrati o agli eco-attivisti emettendo ancora più gas ad effetto serra) tramite l’acquisto sul mercato di crediti di carbonio (i certificati verdi) da aziende considerate virtuose. In sostanza, ci sono aziende che sforano i tetti imposti dalle leggi per le emissioni di CO2 e, per continuare ad operare inquinando più di prima. Oltretutto le certificazioni sono controllate da enti privati e gestite a vantaggio di multinazionali, oligarchi e speculatori di ogni risma. Per esempio, l’azienda Tesla, che produce veicoli elettrici ed è considerata modello da seguire in tema di sostenibilità industriale, viene ricompensata con crediti green di valore spropositato, che vengono poi messi all’asta, magari per sostenere l’avvio di centrali alimentate con carburanti fossili (https://www.motorisumotori.it/tesla-ha-guadagnato-oltre-9-miliardi-di-dollari-dalla-vendita-di-crediti-green-alle-rivali/140678).
In questo squallido ed opaco mercato, chi è amico dei potenti che lo gestiscono può ammantarsi della patente di rispettoso dell’ambiente pur permettendosi iniziative ciniche e sfrontate, che di verde hanno ben poco come lo sfratto degli indigeni dalla foresta keniota venduta (Eh, si: leggere per credere!), dove emerge che la presunta tutela dell’ambiente non è a vantaggio delle persone o delle generazioni presenti o future, ma è finalizzata a beneficio… dell’ambiente. Eh, sì: leggere l’articolo per credere! Riassumendo l’articolo, abbiamo due multinazionali che, per rifarsi una verginità eco-green-sostenibile (o, in altri termini, per agevolare una transizione da nero a verde, perché loro si percepiscono così), ‘pretendono di sviluppare progetti green sottraendo la terra a chi ci vive da sempre’. Cioè, vogliono riqualificare quel territorio africano con una riforestazione che spazzi via non solo le capanne ma anche un intero popolo, sfrattato perché è di troppo. Gli alberi acchiappa-carbonio vengono prima delle persone. Eppure quelle persone, che hanno a cuore le loro terre ben più che i filantropi occidentali, come rileva l’articolo ‘non tagliano gli alberi ma li salvaguardano con saggezza e amore’ mantenendo inalterato l’ecosistema come è sempre stato da secoli e secoli.
Tutte queste situazioni traggono origine da una scellerata e indimostrata teoria che ossessivamente batte lo stesso tasto arrivando sempre alle stesse conclusioni: troppe variazioni climatiche (come se il tempo dovesse obbedire alle nostre necessità o non fosse mai cambiato bruscamente in passato), troppa CO2 e, infine, tutta colpa di troppe persone che la producono. La fissazione di chi ci manovra sta proprio qui: il problema non è l’eccesso di anidride carbonica, ma l’eccesso di persone. E l’eugenetica, la limitazione dell’uomo (neo-malthusianesimo) o il superamento dei suoi limiti (transumanesimo) sono le soluzioni.
Sempre più persone sono consapevoli della disumanità di certa ideologia green e sanno che la verità è ben altra. Ma non basta sapere: occorre soprattutto far sapere.
Se la propaganda di oggi insiste nel seguire gli insegnamenti di Goebbels per addomesticare l’opinione pubblica, anche chi si oppone, pur svantaggiato nella cassa di risonanza, può utilizzare la stessa strategia. Prendi una verità, una di quelle soffocate, censurate ovvero spacciate come menzogna. Ripetila cento, mille, centomila volte: diventerà una falsa menzogna. Cioè ridiventerà una verità, ripulita da ogni mistificazione.
Ma chi sta dalla parte della verità ha un grande vantaggio. La verità prima o poi si afferma. La menzogna è buio che cerca di coprire la luce. Ma la luce è più forte: bastano pochi raggi a sconfiggere la marea di buio che avvolge una stanza. La menzogna non può chiudere tutti i varchi dai quali può penetrare la verità.
Professor Domenico Salimbeni.
E poi, come dice Simenon nel romanzo “Maigret ha un dubbio” la verità è come il profumo del mare: lo si respira ancor prima di vederlo.
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Roma. Inaugurata la messa a dimora di 80 alberature a Villa Pamphilj col progetto di forestazione di FAO
Roma. Inaugurata la messa a dimora di 80 alberature a Villa Pamphilj nell'ambito del progetto di forestazione di FAO a Roma Capitale "biblioteca mondiale degli alberi e dei fiori". È stata inaugurata a Villa Pamphilj la messa a dimora di 80 nuove alberature presso il Parco FAO 'Biblioteca Mondiale degli Alberi e dei Fiori'. Erano presenti il Sindaco di Roma Roberto Gualtieri, l'Assessora all'Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti di Roma Capitale Sabrina Alfonsi, e il Direttore Generale della FAO Qu Dongyu. Hanno partecipato gli studenti di scuole elementari, medie e superiori della zona. I nuovi alberi si aggiungono alle 100 piante già messe a dimora nell'ambito del progetto di forestazione proposto dalla FAO a Roma Capitale con il quale è stata realizzata la Biblioteca Mondiale degli Alberi e dei Fiori. Il progetto è stato realizzato in un'area di circa 2,5, ettari adiacente al Giardino dei Giusti individuata con i referenti per Sovrintendenza Capitolina, Soprintendenza di Stato e Uffici Ville Storiche di Roma Capitale all'interno di Villa Pamphilj, dove le diverse specie botaniche di alberi, arbusti e fiori per favorire la biodiversità sono state collocate in sette cerchi, in rappresentazione delle aree geografiche del pianeta sulle quali FAO è impegnata: Africa, Asia, Europa, Vicino Oriente, America Latina e Caraibi, America del Nord, Pacifico. Il progetto è stato curato da architetti paesaggisti dello studio OSA, in collaborazione con l'equipe del Festival del Verde e del Paesaggio, che lo hanno donato a Roma Capitale. Le piante sono state individuate dai progettisti in sinergia con gli uffici Alberature e Ville Storiche del Dipartimento capitolino Tutela Ambientale e il Dipartimento Forestry della FAO e donate da Assofloro Coldiretti. Il Dipartimento capitolino Tutela Ambientale ha effettuato la messa a dimora delle piante e si occuperà della loro manutenzione e cura. Il progetto ha una forte vocazione educativa e didattica, evidenziando la fondamentale funzione delle piante e il loro positivo impatto sulla salute collettiva ed è stato concepito anche per rappresentare simbolicamente la vicinanza e l'impegno comune per il bene del Pianeta tra tutti i paesi del mondo. Tutte le piante hanno un QR Code che rimanda al portale FAO https://www.fao.org/fao-italy/projects/park con la spiegazione del progetto ed è stata predisposta una APP per cellulare che guida le persone all'interno dell'arboreto. FAO ha, inoltre, donato delle panchine modulari posizionate all'interno delle varie aree del progetto. "Grazie alla Fao abbiamo realizzato una Biblioteca mondiale degli alberi dei fiori e della biodiversità. Già ci sono circa 160 alberi di 7 aree del mondo, tutte varietà arboree che possono essere conosciute e studiate anche attraverso l'ausilio di QRcode ad hoc. La meravigliosa cornice di questo spicchio di Villa Pamphilj è il luogo ideale per questo tipo di iniziativa. Ringrazio la Fao, il Ministero degli Esteri e Coldiretti, che sono partner fondamentali per perseguire il nostro programma di riforestazione urbana, come in questo luogo unico e speciale, che speriamo possa diventare una meta per tutti, non solo per godersi la Villa ma per conoscere, riconoscere e apprezzare i nostri alberi." ha commentato il Sindaco di Roma, Roberto Gualtieri. "Con i nuovi 80 alberi nutriamo questo bellissimo progetto che si inserisce nelle azioni dell'amministrazione per favorire la biodiversità e contribuire alle misure che Roma ha adottato nel Piano di adattamento climatico. La Biblioteca Mondiale degli Alberi ha anche una forte valenza didattica e vuole parlare soprattutto alle giovani generazioni di sostenibilità e dell'urgenza di un impegno collettivo a livello globale per la tutela degli ecosistemi, partendo da quelli urbani". ha dichiarato l'Assessora Sabrina Alfonsi.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Afforestazione, riforestazione o piantumazione. Uno di questi termini è scorretto. Lo sapevi?
Il cambiamento climatico e la perdita di biodiversità sono tra le più pressanti sfide ambientali del nostro tempo. Due processi chiave che possono aiutare a mitigare questi problemi sono l’afforestazione e la riforestazione. Sebbene spesso usati in modo interscambiabile, i due termini descrivono pratiche distinte di gestione forestale. In questo articolo, esploreremo cosa sono l’afforestazione e…
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Cile: la morsa degli incendi boschivi
Il Cile è in ginocchio di fronte a una devastante ondata di incendi boschivi che ha travolto il centro del paese. Il bilancio, purtroppo, è drammatico: oltre 112 vittime, migliaia di ettari di vegetazione distrutti e decine di migliaia di persone evacuate dalle loro case. Le fiamme, alimentate da temperature elevate, forti venti e siccità persistente, continuano a divorare il territorio, creando un'apocalittica distesa di cenere e rovine. Un disastro dalle proporzioni epiche L'epicentro della tragedia si trova nella regione del Biobío, dove la città di Santa Juana è stata quasi completamente rasa al suolo. Le fiamme hanno lambito anche la periferia di Concepción, la seconda città più grande del Cile, costringendo all'evacuazione di oltre 50.000 persone. In totale, si stima che oltre 300.000 persone siano state colpite in qualche modo dagli incendi. Le cause del disastro Le cause di questa tragedia sono molteplici e complesse. Un fattore determinante è senza dubbio il cambiamento climatico, che ha portato a un aumento delle temperature e a una diminuzione delle precipitazioni, creando condizioni ideali per la proliferazione degli incendi. A ciò si aggiungono la siccità persistente che affligge il Cile da anni, la gestione forestale inadeguata e l'intenzione dolosa di alcuni individui. La risposta del governo del Cile Il governo cileno ha dichiarato lo stato di emergenza in diverse zone del paese e ha mobilitato migliaia di vigili del fuoco, soldati e altri soccorritori per contrastare le fiamme. Tuttavia, la vastità del disastro e le condizioni meteorologiche avverse rendono difficoltose le operazioni di spegnimento. Le conseguenze del disastro Oltre al tragico bilancio in termini di vite umane, gli incendi boschivi avranno un impatto devastante sull'economia e sull'ambiente del Cile. Si stima che i danni ammontino a miliardi di dollari. La distruzione di vaste aree di foresta avrà un impatto negativo sulla biodiversità e sulla qualità dell'aria. Inoltre, migliaia di persone hanno perso le loro case e i loro mezzi di sussistenza, e si troveranno ad affrontare un futuro incerto. La solidarietà internazionale Di fronte a questa tragedia, la comunità internazionale ha espresso la sua solidarietà al Cile. Diversi paesi hanno offerto aiuti in denaro, materiale e personale per supportare le operazioni di spegnimento e soccorso. Un futuro incerto Il Cile si trova ad affrontare una sfida immensa. La lotta contro gli incendi boschivi è solo l'inizio di un lungo processo di ricostruzione e di messa in sicurezza del territorio. È necessario un impegno serio e duraturo per migliorare la gestione forestale, rafforzare le misure di prevenzione e sensibilizzare la popolazione sui rischi degli incendi. Solo così il Cile potrà evitare che una simile tragedia si ripeta in futuro. Oltre l'emergenza Oltre all'immediata necessità di spegnere le fiamme e di soccorrere le persone colpite, è fondamentale riflettere sulle cause profonde di questa tragedia e sulle misure da adottare per evitare che si ripeta in futuro. Il Cile, come molti altri paesi del mondo, è vulnerabile agli effetti del cambiamento climatico. È urgente quindi investire in politiche di adattamento e di mitigazione per ridurre i rischi di incendi boschivi e altri disastri ambientali. Inoltre, è necessario migliorare la gestione forestale, favorendo la riforestazione con specie autoctone e resistenti al fuoco. È importante anche sensibilizzare la popolazione sui rischi degli incendi e sulle norme di comportamento da seguire per prevenirli. La tragedia del Cile ci ricorda che il cambiamento climatico è una minaccia reale e urgente che richiede un impegno globale. Solo attraverso la collaborazione e la solidarietà internazionale possiamo costruire un futuro più sicuro e resiliente per tutti. Foto di David da Pixabay Read the full article
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RADDOPPIATE E TRIPLICATE LE FORESTE IN MOLTI PAESI DEL MONDO
La copertura forestale è in sensibile crescita in diversi Stati del mondo, soprattutto in occidente ma non solo. Negli ultimi cento anni le foreste norvegesi sono triplicate di dimensioni, quelle del Vietnam sono aumentate in trenta anni dal 28% al 42% della superficie totale del Paese e in Cina si sono incrementate, dal 2000, di oltre 425.000 chilometri quadrati (un’area vasta quanto il Marocco). In generale sono decine i Paesi che hanno accresciuto la loro superficie boschiva e che, grazie a diversi componenti, stanno invertendo la tendenza alla desertificazione e al disboscamento.
La maggiore quantità di CO2, le temperature più elevate e i numerosi programmi di riforestazione stanno modificando l’aspetto di molte aree del mondo, soprattutto nei pressi delle città e soprattutto in Europa e in America del nord. Il Vietnam, il più virtuoso del sud-est asiatico, è stato uno dei primi partecipanti al REDD+, il programma di protezione delle foreste delle Nazioni Unite che canalizza i fondi verso i Paesi che mettono in atto piani formali per ridurre le emissioni derivanti dalla deforestazione e dal degrado forestale. Dei 47 milioni di tonnellate di CO2 che la Norvegia ha rilasciato nell’atmosfera l’anno scorso, 18 milioni sono stati assorbiti dalle sue foreste.
L’Italia si colloca al 12° posto al mondo, con una crescita dell’area coperta da foreste di oltre 14.000 chilometri quadrati (+14% dal 2001), un’area vasta quanto tutta la regione Campania.
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Fonte: World Bank; foto di Pollinations AI
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