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pier-carlo-universe · 2 months ago
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Alexandria International School: Nuova Direttrice e Open Day il 19 ottobreEmanuela Abbate è la nuova Head of School, portando innovazione e leadership all'istituto alessandrino
Con l'inizio dell'anno scolastico, Alexandria International School annuncia importanti novità: la dottoressa Emanuela Abbate è stata nominata nuova Head of School.
Con l’inizio dell’anno scolastico, Alexandria International School annuncia importanti novità: la dottoressa Emanuela Abbate è stata nominata nuova Head of School. La dottoressa Abbate vanta un’impressionante esperienza nel campo dell’educazione, avendo ricoperto incarichi di rilievo come Preside della Scuola Internazionale Sacro Cuore e Direttore degli studi presso diversi British Institutes. Il…
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giovannimielemanagementt · 6 months ago
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Agenzia di Moda Milano: Stile Pioniere nel Cuore dell'Italia
Milano, il cuore pulsante dell'industria della moda italiana, è stata a lungo venerata come capitale globale della moda. Sede di alcune delle case di moda più iconiche del mondo, la città è una calamita per designer, modelli e appassionati di moda. Al centro di questo vivace ecosistema ci sono le agenzie di moda di Milano, che svolgono un ruolo fondamentale nel plasmare le tendenze e nel lanciare le carriere di innumerevoli professionisti della moda. Tra queste agenzie, la Milan Fashion Agency si distingue come faro di eccellenza e innovazione.
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Un'eredità di eccellenza
La Milan Fashion Agency, fondata oltre tre decenni fa, si è costruita una reputazione per la scoperta e la coltivazione di talenti eccezionali. Il suo elenco vanta una serie impressionante di modelli, designer e stilisti che hanno avuto un impatto significativo sulla scena della moda globale. L'impegno dell'agenzia di moda milano verso l'eccellenza è evidente nel suo meticoloso processo di selezione, in cui i potenziali talenti vengono individuati da vari angoli del mondo, garantendo un portafoglio diversificato e inclusivo.
Scouting e sviluppo
Ciò che distingue la Milan Fashion Agency è il suo approccio olistico allo sviluppo dei talenti. L'agenzia non solo ricerca potenziali modelli, ma investe anche molto nella loro preparazione e formazione. Gli aspiranti modelli vengono sottoposti a rigorosi programmi di formazione che coprono tutto, dalle tecniche di passerella al marchio personale. Questo approccio globale garantisce che siano ben preparati a soddisfare le richieste del settore altamente competitivo della moda.
Inoltre, i programmi di sviluppo dei talenti dell'agenzia non si limitano alle sole modelle. Ai designer e agli stilisti emergenti vengono inoltre fornite piattaforme per mostrare la loro creatività. L'agenzia collabora regolarmente con scuole di moda e ospita workshop, fornendo ai giovani talenti gli strumenti e le opportunità necessarie per affinare il proprio mestiere e ottenere visibilità.
Portata e influenza globali
L'influenza di Milan Fashion Agency si estende ben oltre i confini italiani. Con una solida rete di partner internazionali, l'agenzia garantisce opportunità di alto livello per i suoi talenti nelle principali capitali della moda come Parigi, New York e Londra. Questa portata globale è determinante nel dare impulso alle carriere dei suoi modelli e designer, consentendo loro di ottenere riconoscimenti e consensi a livello internazionale.
Le storie di successo dell'agenzia testimoniano il suo impatto globale. Numerose modelle milano agenzia che hanno iniziato la loro carriera presso la Milan Fashion Agency hanno abbellito le copertine di prestigiose riviste di moda, hanno camminato sulle passerelle di sfilate di alto profilo e hanno recitato in importanti campagne pubblicitarie. Allo stesso modo, i designer affiliati all'agenzia hanno presentato le loro collezioni alle rinomate settimane della moda, ottenendo riconoscimenti sia dalla critica che dagli appassionati di moda.
Innovazione e adattamento
In un settore in continua evoluzione, la Milan Fashion Agency ha dimostrato una notevole capacità di adattamento e innovazione. L’ascesa dei media digitali e dei social network ha trasformato il panorama della moda e l’agenzia ha abbracciato questi cambiamenti a braccia aperte. Sfruttando le piattaforme di social media, l’agenzia non solo promuove i propri talenti ma si impegna anche con un pubblico più ampio, favorendo un senso di comunità e connessione.
Inoltre, l’agenzia è stata in prima linea nella promozione della sostenibilità e delle pratiche di moda etica. Riconoscendo la crescente domanda di moda eco-friendly, la Milan Fashion Agency collabora con designer e marchi impegnati in pratiche sostenibili. Questo impegno per la sostenibilità non solo è in linea con le tendenze globali, ma costituisce anche un esempio positivo per l’intero settore della moda.
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vorticimagazine · 2 years ago
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Guerra cibernetica
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Guerra cibernetica
Questa volta, Vortici.it sceglie di proporvi un approfondimento curato da AIDR, a nostro avviso particolarmente interessante, per svariati motivi. Parliamo di guerra cibernetica, cosa significa? Quali sono le conseguenze?
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  Lo Spazio e le guerre stellari… la realtà supera la fantasia di Biagino Costanzo, Dirigente di Azienda e Resp. Osservatorio SEC di Aidr Non è più fantascienza parlarne o vedere armi ipersoniche utilizzate nelle guerre. Ad esempio, in Siria e oggi in Ucraina, l’utilizzo di droni killer e di armi laser sono apparse e oggi non solo le superpotenze possono gestirle vista la loro onerosità perché è nato un mercato nero, degli stessi, parallelo. Le guerre non dovrebbero mai esserci ma tant'è, è inutile far finta che non ci siano conflitti per il mondo. Da sempre l’umanità è stata caratterizzata dal male dei conflitti e delle guerre siano stati mondiali o locali o come si dice ultimamente “a pezzi”. Sono molteplici i programmi scientifici che dimostrano l’importanza dello sviluppo di questi programmi per poter combattere i conflitti sia in contesti difensivi che in fasi offensive sia se parliamo di guerre del presente ma soprattutto del futuro. Parliamo di rilevazione e tracciamento dei missili, geo localizzazione, navigazione, identificazione dei bersagli e rilevazione/controllo delle attività militari più in generale. Oggi il teatro di scontro diviene sempre più lo Spazio. Numerosi programmi scientifici ed applicazioni nel campo dell’industria militare hanno dimostrato che occorre dominare anche la dimensione dello Spazio e del Cyber Spazio.
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Uno Spazio che è quotidianamente conteso da potenze quali Regno Unito, India, Israele, ma soprattutto superpotenze quali Cina, Stati Uniti e Russia che sono tra i primi Paesi e livello globale ad aver sperimentato armamenti per distruggere propri satelliti militari ormai desueti, generando però un altro problema non secondario, quello della cd spazzatura spaziale, innumerevoli detriti spaziali che ormai hanno raggiunto quantità inaccettabili e pericolose per costellazioni di satelliti ad uso civile quali le telecomunicazioni e GPS, essenziali per la vita quotidiana sulla Terra. In orbita vagano, al momento, oltre trentamila detriti spaziali, i quali sono monitorati, identificati ma i vari modelli statistici indicano una stima che verosimilmente si avvicina a più di un milione con dimensioni superiori al centimetro, e il loro numero è in continuo aumento. Per questo dominio è necessaria una normativa regolatrice che eviti la nascita di un nuovo far west nell’era digitale e spaziale. Proprio in queste ultime settimane si è celebrata la 2° Giornata Nazionale dello Spazio, istituita dal Governo Draghi nel 2021, per far comprendere al grande pubblico che dalle attività spaziali provengono anche tanti benefici nella vita quotidiana in termini di crescita, benessere, immagine e ruolo sul piano globale dell’Italia. Molti sono gli eventi e le iniziative organizzate da enti, aziende, atenei, scuole ma anche dalla rete estera di ambasciate, consolati e istituti italiani di cultura. Ma perché lo Spazio è così appetibile? Innanzitutto, è alta la richiesta dei dati, la necessità di connettività e il monitoraggio del territorio. I satelliti inviati, per esempio, solo nel 2019, forniscono telecomunicazioni e servizi di osservazione della terra, e inoltre si intravede la generazione di piccoli satelliti, cambiamenti riguardo la tecnologia satellitare e i nano satelliti.
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Negli USA esiste già una vera e propria forza, la Space National Guard, infatti lo Spazio è ormai identificato, da molti Stati, quale nuovo dominio militare facendoli lievitare dai tradizionali tre a cinque, con Spazio e Cyber - spazio per arrivare al dominio dei domini, quello cognitivo. Ricordiamo che la presenza militare nello spazio non è vietata, i satelliti nelle varie funzioni sono degli attivatori delle funzioni operative essenziali. La guerra nello spazio è già una realtà mediante l’uso costante e permanente del cyber space del cyber attack e cyber exploitation e vi sono satelliti operativi quali quelli governativi, commerciali e militari. Si stima una media di 990 satelliti all’anno sarà lanciata fino al 2028 e in quel tempo il 68% dei satelliti apparterranno a costellazioni, un dato questo che dimostra la variazione, per esempio, dal 2018 dove per il 70% eravamo in presenza di singoli satelliti. Le nuove costellazioni satellitari servono per informazione, controllo, sorveglianza, riconoscimento, comunicazione e intercetto dei missili e testate ipersoniche. Infatti, già la guerra in Ucraina è il primo conflitto che è osservato prevalentemente da satelliti, con una capacità di ricognizione di alta precisione o altissima qualora associata a questi sistemi satellitari. Dove ci sono armi offensive vi sono chiaramente armi difensive e quindi già ai tempi della Guerra fredda erano presenti, armi antisistemi spaziali e ora sono state solo potenziate con concreta possibilità di attacco mediante l’uso di laser, energia diretta, attacchi cibernetici. Il direttore di Roscomos (l’Agenzia spaziale russa) Dmitry Rogozin ha affermato che “un attacco cibernetico ai propri satelliti da qualsiasi parte provenisse sarebbe considerato dalla Russia come valido motivo per entrare in guerra.”, Un altro? Ma quasi identiche dichiarazioni sono state fatte dagli USA per gli attacchi cibernetici qualora avessero causati danni alla sicurezza nazionale.
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Questo mondo ha sempre affascinato molti. Non dimentichiamo i tanti appassionati della saga di Star Wars, Come dimenticare personaggi quali Skywalker e di suo padre Anakin poi trasformatosi in Dart Fener. Oppure, Ian Solo, C-3PO e RU-D2. In quel caso, era appunto, fantascienza, mentre qui ora la guerra nello Spazio è già in atto con l’uso del dominio cibernetico che è molto pervasivo e poco percepito (è invisibile) e l’uso della guerra elettronica. È importante ricordare che non esiste ancora la regolamentazione internazionale per uso militare dei due domini Spazio e Cyber e questo produce la gemmazione di minacce continue, rappresentando il vero rischio nella nuova era che viviamo e vivremo, quella digitale e spaziale. Come diceva Yoda "La paura è la via per il Lato Oscuro. La paura conduce all'ira, l'ira all'odio; l'odio conduce alla sofferenza. Ah… Io sento in te molta paura. Ciechi noi siamo se la creazione di questo esercito al nostro occhio sfuggita è!”.   Immagine di copertina e altre immagini: PixabayFoto: AIDR Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Verona, città bike lover: il Comune partecipa al bando globale della Fondazione Bloomerang
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Verona, città bike lover: il Comune partecipa al bando globale della Fondazione Bloomerang.   Il concorso premia progetti internazionali legati alla ciclabilità con contributi da 400 mila dollari fino a 1 milione. Al progetto dell’Amministrazione partecipano enti pubblici e privati tra cui Università e Confindustria. Obiettivo, ripensare gli spazi urbani insieme alle istituzioni cittadine e, nel caso specifico, unire con percorsi di mobilità sostenibile la polarità Veronetta- Borgo Roma e Zai. Immaginiamo che uno studente possa recarsi dal Polo Zanotto alla facoltà di medicina in bicicletta, percorrendo in sicurezza il tragitto Veronetta- Borgo Roma. O che tifoso che possa recarsi allo stadio dalle Golosine, sempre in sella ad una bike, o un impiegato pedalare dal centro alla Zai per il quotidiano casa-lavoro. Sarebbe bello vero? Vedere la nonna con il nipote e mamma o papà che accompagnano i figli a scuola tutti in bicicletta. Il tempo dell’ipotetico potrebbe presto volgere al presente. Il Comune ha infatti partecipato a BICI (Bloomberg Initiative for Cycling Infrastructure), il concorso internazionale dell’organizzazione filantropica che fa capo alla società Bloomberg  e che punta a finanziare progetti migliorativi della ciclabilità urbana. In palio ci sono finanziamenti che vanno da 400 mila dollari al milione, un’opportunità che l’Amministrazione non si è lasciata sfuggire e che, qualora si concretizzasse, rappresenterebbe una svolta importante per la mobilità sostenibile cittadina, in quanto verrebbe realizzata una rete di nuove piste ciclabili oggi inesistenti, un percorso di 20 km per connettere il centro storico con i quartieri oltre le mura della zona sud-ovest della città, da Borgo Roma alle Golosine, dallo Stadio alla Zai. Un’urbanistica attiva che contribuirebbe anche alla rigenerazione dei più significativi siti dismessi di questa parte della città, dall’Ex Manifattura Tabacchi all’Ex Scalo Merci di Verona Porta Nuova fino agli ex Magazzini Generali, oggi sede di Eataly Eart House. Il Comune non è solo in quest’avventura. Lo affiancano l’Università, Confindustria, Veronafiere, Amt3, Agsm Aim, Atv e le società private VR.RE Stl e Patrizia AG, che hanno finanziato gli elaborati per l’adesione al bando. “Un bando ambizioso al quale abbiamo partecipato perché quello dell’infrastrutturazione di percorsi ciclopedonali è un tema che vogliamo portare avanti a prescindere dal concorso e che si inserisce nel processo di ripensamento di alcuni spazi urbani per una migliore coabitazione tra pedoni, ciclisti e auto -  spiega l’assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari-. Crediamo che queste progettualità debbano essere realizzate in sinergia con altre istituzioni del territorio, ci siamo concentrati sulle polarità che riguardano la città e la zona sud che è carente di percorsi ciclopedonali e dove si trovano numerose aziende. In particolare si punta a collegare attraverso la mobilità sostenibile il polo universitario di Veronetta con quello di Borgo Roma. Abbiamo lavorato nell’ottica di ottenere il finanziamento, si tratta tuttavia di un bando molto ambizioso e di livello internazionale, qualora non ricevessimo il contributo proseguiremo la progettualità avviata e il dialogo con le istituzioni in vista di ulteriori fondi. La strada è tracciata, dobbiamo ripensare gli spazi urbani e farlo insieme agli stake holders del territorio”.   Su cosa punta Verona per trasformare le sfide in strumenti ed essere tra le 10 città che ricevere il finanziamento? Anzitutto sfruttare caratteristiche uniche del proprio territorio, come ad esempio i parchi fluviali Adige Nord e Adige Sud, la zona agricola e il futuro sviluppo dell’ex Scalo Merci. Mettere a sistema le polarità urbane, rendere accessibili le scuole e valorizzare i quartieri, attuare il biciplan e mettere in rete 35 km di piste ciclabili per rendere integrati e accessibili i quartieri di Verona sud con il centro città. Verrà usato lo strumento dell’urbanistica tattica, approccio moderno della tradizionale pianificazione che si basa su una nuova filosofia di vedere e vivere lo spazio e che trova nella partecipazione e nella creatività i suoi punti di forza. Tra i luoghi individuati ci sono piazzale Guardini, nelle cui vicinanze ci sono alcuni istituti scolastici, Corsa Porta Nuova, che si vorrebbe far diventare un boulevard urbano verde, Viale del Lavoro dove verrebbe inserito un attraversamento sicuro a vantaggio dei nuovi insediamenti della zona, via San Francesco in zona universitaria.   Per una città finalmente bike lover. “Abbiamo aderito al progetto Bloomberg Initiative for Cycling Infrastructure - ha spiegato il Professor Riccardo Panattoni, delegato dell’Ateneo per i rapporti con il Comune di Verona- perché crediamo, come fortemente voluto dal nostro Magnifico Rettore Pier Francesco Nocini, che solo lavorando in rete sia possibile realizzare iniziative che migliorino l'accessibilità, il benessere e la connettività cittadina. Questo progetto risponde a un interesse di Comunità condiviso con l’Amministrazione, gli enti e le organizzazioni che vi aderiscono, e rappresenta, allo stesso tempo, l’opportunità di potenziare le nostre azioni in supporto alla mobilità di circa 28mila studentesse e studenti e di quasi 2000 dipendenti dell’Università di Verona. Da alcuni anni il nostro Ateneo aderisce alla “Rete delle Università per lo sviluppo sostenibile” e attua politiche di mobilità per la comunità universitaria che vive a Verona e che si sposta quotidianamente in città per studiare o lavorare nelle sedi dell’Ateneo, dislocate nei diversi quartieri cittadini. Il nostro sarà, quindi, un supporto fattivo sia sul fronte degli aspetti tecnologici legati al progetto che sul fronte della formazione dei professionisti della mobilità sostenibile che prepariamo ogni anno nel corso di perfezionamento e aggiornamento professionale Esperto promotore della mobilità ciclistica e che potranno essere impegnati nella realizzazione del progetto”. "Sono convinto che  sia una responsabilità di tutti favorire la crescita e lo sviluppo di un territorio sempre più accogliente, in cui l'attenzione al benessere e alla qualità della vita delle persone siano valori imprescindibili – commenta il presidente di Confindustria Verona Raffaele Boscaini -. Per questo abbiamo deciso di essere partner di questo progetto che, attraverso la promozione della diffusione di una mobilità sostenibile, contribuisce in maniera fattiva a costruire quella città con l'uomo al centro di cui abbiamo avuto più volte occasione di parlare. Anche la nostra associazione, grazie all'impegno delle imprese, sta promuovendo comportamenti di mobilità sostenibile, proprio nell'ottica della sussidiarietà e della corresponsabilità che sono necessarie perché si inneschino comportamenti utili ad avviare i grandi cambiamenti". In conferenza era presente Marcello Fantini, Responsabile Area Impresa e Territorio di Confindustria Verona. “In questa fase riceviamo dalle aziende numerose richieste di adottare iniziative volte al miglioramento degli spostamenti casa-lavoro, e nello specifico le maggiori esigenze riguardano la possibilità di spostarsi a piedi e in bici in sicurezza. In questo clima si inserisce un importante lavoro che ci vede impegnati con il Comune sulla Sussidiarietà, con aziende, industrie e imprese che fanno proposte per il miglioramento della qualità della vita”.  ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Comunità svantaggiate, le iniziative di Acronis Cyber Foundation
Comunità svantaggiate, un tema sempre di grande attualità e che in pochi tengo in considerazione. Non solo solo le organizzazione umanitarie ad organizzare progetti inerenti a questo argomento. Proprio questo sarà il centro della nostra storia di oggi. Comunità svantaggiate, l'impegno di Acronis Cyber Foundation Acronis annuncia il quinto anniversario del programma Acronis Cyber Foundation, una serie di iniziative filantropiche ideate per coinvolgere i partner in progetti di sviluppo delle comunità, e per offrire opportunità di volontariato ai membri dei team di tutto il mondo. In questi cinque anni, il programma ha registrato un enorme successo e una crescita continua. L'obiettivo prioritario è quello di migliorare la disponibilità dell'offerta formativa rendendola più accessibile a tutti, ma nel tempo si è ampliato per includere progetti di aiuto umanitario per emergenze di vario tipo e iniziative ambientali. https://www.youtube.com/watch?v=DpqfbZB7GwM&list=PLJbh8iM59BMeV2SJE1e-yBKfEHfD1rKXq&index=2 Intervista a Candid Wüest, Vice Presidente Cyber Protection Research di Acronis Siamo arrivati anche perla giornata di oggi al momento dell'intervista. A raccontarci le iniziative di Acronis abbiamo Candid Wüest, Vice Presidente Cyber Protection Research di Acronis. Attraverso le domande che le abbiamo posto, abbiamo potuto scoprire la loro storia: Candid Wüest, Vice Presidente Cyber Protection Research di Acronis Oggi approfondiamo l'iniziativa Acronis Cyber Foundation. Di cosa si tratta? Acronis Cyber Foundation è l'iniziativa di responsabilità sociale d'impresa (RSI) di Acronis, un'azienda che si occupa di Cyber Protection. Per attuare i nostri programmi RSI, collaboriamo con un'ampia rete di organizzazioni no profit e di istituzioni governative. Siamo grati ai nostri Partner che si occupano di beneficenza e di relazioni con le istituzioni, perché amplificano i nostri interventi attivi destinati a migliorare il benessere delle comunità locali. Tra loro ci sono Groundbreaker, Yellow Ribbon Fund, Integres e IMDA. Abbiamo accolto con gioia anche l'entusiasmo del personale Acronis, che mette volontariamente a disposizione il proprio tempo per condurre i corsi di formazione sulle competenze IT destinati a migranti ed ex detenuti. Da quando il programma è stato avviato, nel 2018, ha avuto come principale obiettivo l'istruzione; ci siamo impegnati nella costruzione di edifici scolastici, nella formazione sulle competenze IT (in Svizzera e a Singapore), abbiamo pubblicato libri e proposto numerosi laboratori sulla Cyber Security a ragazzi e anziani. Il programma Acronis Cyber Foundation si occupa anche fattivamente di iniziative umanitarie: forniamo beni di prima necessità, cibo, forniture per ufficio e attrezzature a chi si trova di fronte a varie emergenze. Aiutiamo, ad esempio, le vittime del terremoto in Turchia e nelle altre regioni colpite, le vittime del conflitto in Ucraina, i rifugiati e gli abitanti del Madagascar colpiti da una severa siccità. Da cinque anni vi impegnate attivamente verso il benessere delle comunità e dei bambini svantaggiati. Come avete iniziato? Il programma Acronis Cyber Foundation nasce nel 2018 per celebrare i 15 anni di attività di Acronis, e ha l'obiettivo di rendere accessibile a tutti una valida offerta formativa. In questi cinque anni abbiamo ottenuto risultati davvero notevoli: la costruzione di 23 scuole (18 completate nel 2022 e cinque ancora in corso nel 2023) in 22 diversi paesi in tutto il mondo, che hanno accolto più di 5.500 bambini e bambine. Per offrire un ulteriore supporto all'istruzione, dove le condizioni lo consentono ogni scuola realizzata è equipaggiata con un'aula di informatica che garantisce a studenti e studentesse l'accesso alla tecnologia e ai vantaggi di un ambiente di apprendimento digitale globale. Perché queste iniziative sono così importanti per Acronis? 617 milioni di bambini nel mondo non raggiungono i livelli di competenza minima negli ambiti della lettura e della matematica, il che implica che, una volta adulti, non potranno accedere a gran parte degli impieghi lavorativi. 258 milioni di bambini e adolescenti non hanno accesso ad alcuna forma di istruzione. Il programma Acronis Cyber Foundation difende il diritto di tutti di accedere alla conoscenza, perché solo con l'istruzione possiamo trasformare la nostra vita, offrire nuova linfa alle comunità e rendere il pianeta un posto migliore e più inclusivo in cui vivere.  Collaboriamo con una vasta rete di Partner Acronis in tutto il mondo per ottimizzare gli effetti positivi e impegnarci insieme in progetti di responsabilità sociale. Siamo orgogliosi e riconoscenti di poter contribuire ad aiutare il mondo con questo lavoro complesso e gratificante e ringraziamo i tanti Partner che hanno reso possibili questi risultati, tra cui GoDaddy,CloudFest, RNT Rausch, Zebra Systems, Climb Channel Solutions, BusyMouse, Ubistor, BCD Sintrag e molti altri ancora. Guardiamo al futuro per continuare a immaginare progetti da concretizzare insieme. A proposito del futuro, quali sono i prossimi piani? Le iniziative di Acronis Cyber Foundation prevedono la costruzione di scuole e aule di informatica, e l'erogazione di corsi di formazione in competenze IT, per garantire a tutti pari opportunità di istruzione. Oggi insegniamo le competenze IT a ex detenuti, anziani e bambini di Singapore e ai migranti e agli adolescenti in Svizzera. Nel 2023 prevediamo di estendere questo programma di formazione a nuove regioni. Amplieremo anche la proposta di sessioni e workshop per incrementare la conoscenza e la consapevolezza in materia di Cyber Security, sicurezza informatica e contrasto delle truffe informatiche, che offriamo a persone di ogni età a Singapore e in Svizzera. Nel 2023, per celebrare il nostro quinto anniversario, allargheremo il nostro orizzonte alle iniziative ambientali. Invitiamo tutti i nostri Partner ad aderire al programma. Partecipare a queste iniziative benefiche e occuparsi di giuste cause offre molti vantaggi alle aziende. Oltre ad aumentare le risorse e a offrire un più vasto raggio di azione, rafforza i legami con le altre aziende e consente ai dipendenti di prendere parte a iniziative straordinarie. La partecipazione al programma Acronis Cyber Foundation consente di fare rete tra comunità di aziende e individui contraddistinti da interessi e obiettivi affini. Inoltre, i nostri Partner non incontreranno alcuna difficoltà, perché Acronis si occupa di tutto il lavoro amministrativo. Collaboriamo per creare nuove conoscenze, combinando esperienze diverse e unendo le forze per un futuro migliore. Scopri come diventare nostro Partner visitando [email protected]. Read the full article
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mezzopieno-news · 4 years ago
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ARRIVA IL CONTROLLO DELLE IMMAGINI RITOCCATE SUL WEB
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Il più grande operatore Internet del mondo, Google ha annunciato di aver creato un sistema per combattere la diffusione di immagini false o ritoccate sul web. Il suo nuovo servizio automatico di verifica della veridicità delle immagini fa parte degli sforzi che tutti i colossi della rete stanno mettendo in campo per contenere informazioni visivamente fuorvianti e le fake news.
Google sta inserendo nei risultati delle sue ricerche, nuove etichette sulle pagine contenenti foto e video. Le miniature potranno indicare la dicitura ‘Fact Check’ (verifica dei fatti) in caso di immagini modificate o non corrispondenti alle originali. "Foto e video sono un modo incredibile per aiutare le persone a capire cosa sta succedendo nel mondo. Ma il potere dei media visivi ha le sue insidie, specialmente quando ci sono dubbi sull'origine, l'autenticità o il contesto di un'immagine", ha affermato il product manager di Google Harris Cohen.
"A partire da oggi, stiamo caricando informazioni di verifica dei fatti nella sezione Google Immagini a livello globale per aiutare le persone a navigare e a dare giudizi più informati su ciò che vedono sul web". Le nuove etichette saranno basate sul database ClaimReview una rete internazionale indipendente di verifica dei fatti alimentata anche dai lettori. "Il sistema controllerà anche gli articoli che includono una stessa immagine già pubblicata in passato" ha affermato Cohen. Google ha dichiarato che le nuove etichette non influenzeranno le classifiche di ricerca.
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Fonte: Google; The Claim Review - 1 luglio 2020
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paoloxl · 6 years ago
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Non scopriamo certo oggi - a 74 anni dall’insurrezione armata contro il nazifascismo - l’attualità dell’antifascismo e della Resistenza, nella sua espressione storica di guerra di liberazione europea. Nel celebre saggio Introduzione alla vita non fascista - prefazione all’edizione statunitense dell’Anti-Edipo di Gilles Deleuze e Felix Guattari (1977) – Micheal Foucault tracciava alcune coordinate strategiche che iscrivevano la lotta al fascismo ben oltre i suoi confini storici e materiali. Il fascismo come nemico strategico dell’Anti-Edipo, dei movimenti sociali, del bios; «e non soltanto il fascismo storico di Hitler e Mussolini, che ha saputo mobilitare e impiegare così bene il desiderio delle masse, ma anche il fascismo che è in noi, che possiede i nostri spiriti e le nostre condotte quotidiane, il fascismo che ci fa amare il potere, desiderare proprio la cosa che ci domina e ci sfrutta».
Tutto questo assume ancora più valore nella contemporaneità, nella quale gli assetti di potere sono pienamente immersi in un corso reazionario e la governance assume tratti autoritari che stanno ribaltando gli stessi principi fondativi dello Stato di diritto e delle democrazie rappresentative. Il governo “giallo-verde” è chiara espressione di questo corso storico e le sue politiche razziste, patriarcali e classiste lo dimostrano ogni giorno di più. Per questo l’antifascismo odierno non può che intrecciarsi con le lotte antirazziste, con quelle femministe, ma anche con quelle che vogliono liberare i territori dalla violenza del capitale estrattivo che produce mutazioni climatiche e distrugge la riproduzione biologica della vita sul pianeta.
Questa forma di antifascismo è quotidiana, non celebrativa e né tantomeno evocativa. Si costruisce con processi collettivi ben al di là delle singole ricorrenze che si impiantano esclusivamente nella dimensione del ricordo e della memoria. Ma anche la memoria ha il suo peso politico e va sottratta ai continui tentativi di pacificazione coatta da parte di chi – a sinistra come a destra – mira a neutralizzare l’antifascismo come strumento di lotta politica ed emancipazione collettiva. Un’operazione iniziata nel 1996 dal richiamo di Luciano Violante ai «ragazzi di Salò» nel suo discorso d’insediamento alla camera dopo le elezioni vinte da L’Ulivo, e proseguita anno dopo anno, fino a giungere al boicottaggio organizzato della giornata fatto dai leader di governo leghisti.
Negli ultimi anni, l’anniversario della Liberazione è stato nuovamente riempito di pratiche e idee non rituali, che hanno saputo collocare la giornata in continuità con le lotte quotidiane per i diritti e la libertà. Quest’anno, nel primo 25 Aprile sotto il governo giallo-verde, le diverse iniziative avranno uno spirito ancora più battagliero, anche perché seguono mesi di mobilitazioni di massa su tanti fronti, da quello antirazzista a quello femminista, fino a quello ecologico-ambientale.
A Nord-Est saranno molte le piazze da seguire. A Padova la giornata, organizzata dalla Rete cittadina contro il razzismo e per l’inclusione sociale, parte alle 10,30 con iniziative nei quartieri: nel Rione Palestro, all'impianto sportivo comunale di via Dottesio, ci saranno Tornei di calcio a 5 con squadre miste e grigliata sociale; a Piazza Gasparotto, dalle ore 12 "pranzo accogliente"; nel Rione Portello dalle 10.00 alle 12.30, al Laboratorio sociale la Tana (Via Marzolo 15/a), apre la Dispensa sociale con pane, frutta e verdura recuperata dalla grande distribuzione, mentre al parco dell'Ex - Macello in via Cornaro, ci saranno lavori di piantumazione e il pranzo sociale. Nel pomeriggio si svolgeranno le “Passeggiate” dai quartieri per raggiungere la Festa della rete in Piazza delle Erbe, che inizierà alle 15,30.
A Vicenza è prevista la manifestazione “Liberiamoci da fascismo, razzismo e sessismo” che partirà da Piazza Castello alle 10. L’appello del corteo, a quasi un anno dall’insediamento della giunta di destra capeggiata da Francesco Rucco, si richiama anche pace, ai diritti, alla giustizia climatica e alla difesa degli spazi di democrazia.
A Treviso l’appuntamento è alle 15 in Restera, ai giardini delle ex scuole Volta, «per riappropriarci della resistenza come pratica quotidiana di opposizione al razzismo, al sessismo, a chi devasta i nostri territori e a chi cerca di zittire le lotte sociali».
A Trento il 25 Aprile avrà il segno della lotta contro la legge Salvini e il razzismo istituzionale, ma anche contro l’operato della giunta provinciale che vede a capo il leghista Maurizio Fugatti; l’appuntamento è alle 15 in Piazza Pasi.
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carmenvicinanza · 2 years ago
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Ada Colau
https://www.unadonnalgiorno.it/ada-colau/
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Ada Colau è la prima donna diventata sindaca di Barcellona.
Nata nella capitale catalana il 3 marzo 1974 è cresciuta in un quartiere popolare. Ha abbandonato la Facoltà di Filosofia poco prima di laurearsi e iniziato a svolgere diversi lavori precari abitando in case occupate, prima di diventare, nei primi anni 2000, reporter di guerra per la televisione.
Il suo attivismo è iniziato nei primi anni ’90, durante le proteste contro la Guerra del Golfo, ha poi, all’inizio dei 2000, partecipato al Movimento No Global.
Nel 2009 ha organizzato la PAH, Piattaforma delle Persone affette da Ipoteca movimento sociale apartitico che, riunendo diversi movimenti, si opponeva agli sgomberi con picchetti e trattative con le banche, impegnandosi a istruire le persone sfrattate a opporsi in maniera legale e senza delegare ad avvocati.
Nel novembre 2010, hanno lanciato la campagna Stop desahucios (“Stop sfratti”) di cui Ada Colau è stata la principale rappresentante e portavoce. Questo le ha portato una notevole notorietà mediatica in tutta la Spagna.
Nel 2013 ha presentato, a nome della PAH, l’Osservatorio sui diritti economici, sociali e culturali per un’iniziativa legislativa popolare al Congresso dei Deputati. Con oltre un milione di firme, conteneva un disegno di legge per la regolamentazione di tre aspetti fondamentali: il pagamento in natura, come formula preferita per l’estinzione del debito nei confronti delle banche; la moratoria su tutti gli sgomberi e l’estensione di alloggi in locazione sociale di proprietà delle banche.
L’anno successivo ha lasciato la PAH e, con diverse persone legate ai movimenti sociali, ha presentato Guanyem Barcelona, unione civica creata con l’obiettivo di costruire un’offerta alternativa in vista delle elezioni comunali.
La coalizione elettorale, formata da varie forze politiche di sinistra, tra cui il Partito dei Verdi e Podemos, che l’ha vista capolista si è presentata come Barcelona en Comú. Questa compagine ha saputo capitalizzare al meglio la crisi del sistema politico spagnolo portando al governo le virtù e i limiti dei movimenti sociali e le ha fatto vincere le elezioni comunali, è stata proclamata sindaca per la prima volta il 13 giugno 2015.
Il 15 giugno 2019 è stata eletta per il secondo mandato.
Come Prima Cittadina di Barcellona, ​​​​Ada Colau ha mantenuto una posizione politica ambientalista, si è impegnata contro le attività che producono emissioni di gas serra e inquinamento atmosferico. Si è opposta all’espansione dell’aeroporto di El Prat, all’uso di auto private in città e ha spinto le autorità regionali a limitare il numero di arrivi di navi da crociera a Barcellona. Ha tentato di limitare il consumo di carne nelle scuole e chiesto una riduzione del traffico aereo. Ha inteso la città come luogo di innovazione, apertura e diversità.
Per il suo operato ha avuto numerose onorificenze.
Quella di Ada Colau, occupante di case divenuta sindaca di Barcellona, è la storia di un’alternativa possibile nel governo delle grandi città europee travolte dalla crisi. Di esperienze virtuose in rete con altre “città ribelli” in tutto il mondo, di legami con chi ragiona di un Piano B in Europa, ma anche degli errori e la dialettica con gli stessi movimenti da cui proviene. Un tentativo di radicale reinvenzione della democrazia pur non senza contraddizioni e rischi di normalizzazione.
L’eccezionale fenomeno politico e umano che incarna, ha il merito di fare un passo indietro rispetto alla cronaca quotidiana e alle strumentali polemiche che hanno perseguito lei e la sua giunta. Brillante attivista, con ottime doti di comunicazione e di leadership ha deciso di fare il salto nel mondo ostile della politica istituzionale, riuscendo a far confluire anime della sinistra molto diverse fra loro.
Una straordinaria figura politica inserita nel contesto di una città con un passato anarchico, popolare, di importanti movimenti cittadini. È il suo stile, la sua empatia, ma anche la sua determinazione e la fermezza dei suoi principi, che le permette di mantenere tutta la carica simbolica, senza perdere il contatto con la realtà, riconoscendo anche i suoi grandi limiti.
La forza di Ada Colau risiede nella volontà di rompere il muro che divide le classi popolari da chi governa, nel riuscire a portare la sua umanità, la sua condizione di donna e madre, i suoi dubbi e le sue contraddizioni nei palazzi del potere.
Col suo partito, Barcelona en comú ha rivendicato misure emblematiche per le politiche sociali, la costruzione di asili, contro la povertà, soprattutto femminile, sul problema della casa, la costruzione di infrastrutture di trasporti pubblici, la trasparenza amministrativa, il codice etico, le politiche per regolamentare il turismo, la trasformazione di Barcellona in città rifugio per chi scappa da guerre e miserie.
L’attivista, salita alle ribalte nazionali quando, come portavoce della Pah, in pieno parlamento di Madrid, emozionata e indignata aveva chiamato «delinquente» il rappresentante della banca, da anni occupa le stanze del potere ed è un simbolo mondiale.
Nonostante critiche e ostacoli che si sono frapposti negli anni della sua amministrazione, Ada Colau rappresenta la possibilità di governare con coraggio contro le speculazione del capitale, per una città solidale, che accoglie, ecologista e femminista.
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blogdispaggiari · 4 years ago
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L'INTERVENTO DI DRAGHI IN PARLAMENTO
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"Indubbiamente i tempi erano ristretti ma la scadenza del 30 aprile non è mediatica, è che se si arriva prima si avranno i fondi prima. La commissione andrà sui mercati a fare la provvista per il fondo a maggio, poi la finestra si chiuderà nell'estate: se si consegna il piano subito si avrà accesso alla prima provvista sennò si andrà più avanti", ha detto Draghi nella replica in Aula alla Camera. "Ribadisco il profondo rispetto che il governo ed io abbiamo per il Parlamento: indubbiamente i tempi erano ristretti".
La centralità del parlamento
"Le riforme saranno adottate con strumenti legislativi, nei cui procedimenti di adozione il Parlamento avrà, com'è ovvio, un ruolo determinante nella discussione e nella determinazione del contenuto. Una fruttuosa collaborazione tra il potere legislativo e l'esecutivo è cruciale in questa prospettiva". "La vera sfida non appena il piano viene consegnato è di trovare un modo di attuazione dove le amministrazioni locali e il governo centrale, che sono chiamati a mole di interventi, trovino uno schema di governo del piano. Il vero governo non è cosa fa Palazzo Chigi, che comittati si formano, il punto nodale è questo. È chiaro per i ministeri il processo ma è molto più complesso il coordinamento tra governo e enti locali che sono gli attuatori del piano a cui sono destinati poco meno di 90 miliardi". Il Piano nazionale di ripresa e resilienza "permette investimenti che sarebbero stati impossibili e impensabili fino a pochi giorni fa. Tutto il piano è un investimento sul futuro e sulle nuove generazioni". 
Giovani e mezzogiorno
"Ai giovani dobbiamo garantire welfare, casa e occupazione sicura. Ho parlato del piano per i giovani, le case e gli incentivi fiscali per i mutui. Il piano garantisce in maniera equa e adeguata il diritto allo studio, quasi un miliardo per gli alloggi studenteschi, mezzo miliardo per borse di studio. C'è l'introduzione di una previsione per condizionare i progetti finanziati non solo da Pnrr e anche di React Eu alla nuova occupazione giovanile e femminile, una condizionalità trasversale del piano". Per il mezzogiorno "il piano esplicita che le risorse corrispondono al 40% a fronte del 34 per cento della popolazione, 82 mld sono una cifra più alta del pil. Sono misure che si inseriscono in visione complessiva per far ripartire e accelerare una crescita del sud ferma da ormai mezzo secolo".   "Non sostengo che la concorrenza sia il toccasana in tutte le situazioni, assolutamente no. Nella maggioranza delle situazioni è meglio la concorrenza regolata, non la concorrenza senza regole. Ma lo abbiamo imparato a nostre spese negli ultimi anni". 
Le garanzie sul Superbonus
"Molti di voi hanno chiesto garanzie relativamente al superbonus. Ribadisco che per questa misura, tra Pnrr e Fondo complementare, sono previsti oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. Per il futuro, il Governo si impegna a inserire nel Disegno di Legge di bilancio per il 2022 una proroga dell'ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021. Già con un dl a maggio, interveniamo con delle importanti semplificazioni per agevolare la sua effettiva fruizione" perché le procedure sono complesse.
La banda larga
"Per quanto riguarda la banda larga nel Pnrr ci sono 6,31 miliardi per le reti ultraveloci, la banda larga e il 5G. L'obiettivo del governo è portare entro il 2026 reti a banda ultralarga ovunque senza distinzioni territoriali ed economiche. A maggio avviamo la mappatura dei piani d'investimento previsti dai privati per identificare le aree del Paese che senza interventi del governo resterebbero sfavorite. Per queste aree è previsto un contributo statale per assicurarci che non si creino nuovi divari digitali da qui al 2026". 
Il Made in Italy
Sul tema del Made in Italy "uno degli obiettivi principali della Missione 1 è favorire l'internazionalizzazione e la crescita dimensionale delle imprese, soprattutto nei settori più innovativi e strategici. In questo senso vanno gli interventi nell'ambito del Fondo per l'internazionalizzazione la cui dotazione è di circa 1,2 miliardi di euro, e quelli specifici sui settori ad alta tecnologia come l'aerospazio. In generale, gli investimenti su ricerca e sviluppo contribuiranno a un Made in Italy improntato sempre di più alla capacità innovativa". 
Le infrastrutture e la rete stradale
"Passo ora al tema dell'alta velocità. Il Piano e il Fondo Complementare prevedono investimenti per oltre 15 miliardi. Tutte le linee ad alta velocità non sono progetti vecchi, ma estremamente innovativi. La Roma-Pescara è una novità assoluta. Il raddoppio del binario sulla linea esistente della Palermo-Catania-Messina va incontro a un'esigenza avanzata dalla regione Sicilia. Per gli interventi ferroviari al Nord sono destinati 8,6 miliardi. Gli interventi consentono di potenziare i servizi di trasporto su ferro, e stabiliscono per le merci connessioni efficaci con il sistema dei porti esistenti. In particolare grazie ai lavori sul tratto Liguria-Alpi i tempi di percorrenza sono dimezzati sia sulla tratta Genova-Milano che sulla quella Genova-Torino. La capacità sarà aumentata da 10 a 24 treni l'ora. La linea ad Alta Velocità Salerno-Reggio Calabria, ho detto che è vera alta velocità dove i treni potranno viaggiare a 300 Km all'ora. Con questi investimenti, ci si metterà lo stesso tempo da Roma a Torino e da Roma a Reggio Calabria", ha detto ancora Draghi.
Riforma del fisco
"La riforma del fisco fa parte di quell'insieme di riforme che, sebbene non ricomprese nel perimetro delle azioni previste dal Piano, devono accompagnarne l'attuazione. La riforma fiscale è tra le azioni chiave per dare risposta alle debolezze strutturali del Paese e in tal senso è parte integrante della ripresa che si intende innescare anche grazie alle risorse europee. Per riformare il sistema fiscale è auspicabile una ampia condivisione politica. Il Governo si è impegnato a presentare una legge delega entro il 31 luglio 2021. Il Parlamento sarà pienamente coinvolto e svolgerà un ruolo di primo piano. È presto per dare risposte su quale sarà la riforma del fisco. È essenziale che il lavoro del Parlamento giunga a compimento e che vengano fornite indicazioni politiche quanto più condivise e puntuali possibili".
Politiche sportive, turismo e cultura
"L'Italia da anni reclamava un piano sulle politiche sportive. Con un miliardo di investimenti nel PNRR da oggi lo sport ha piena dignità nelle politiche pubbliche del nostro Paese, anche per lo stretto legame che c'è tra l'attività sportiva, il benessere e la coesione sociale. Intendiamo potenziare le infrastrutture per lo sport e favorire le attività sportive a cominciare dalle prime classi delle scuole primarie. Delle infrastrutture sportive scolastiche beneficerà inoltre l'intera comunità territoriale, al di fuori dell'orario scolastico attraverso convenzioni e accordi con le stesse scuole, gli enti locali e le associazioni sportive e dilettantistiche locali". A turismo e cultura sono "destinati circa 8 miliardi di euro. Sono previsti interventi per la valorizzazione di siti storici e culturali, volti a migliorare la sicurezza, l'accessibilità e la loro attrattività. Ci sono inoltre investimenti nel digitale, per consentire il collegamento dell'interno ecosistema turistico e per migliorare la competitività delle imprese".  "O attuiamo le riforme o la transizione energetica richiederà fate voi i conti, più di 30-40 anni", ha detto ancora Draghi. "E' evidente che la transizione debba tendere all'utilizzo di idrogeno verde. Questo richiederà un'efficacia senza precedenti nel raggiungere i target di generazione di elettricità da sorgenti rinnovabili senza le quali si dovranno considerare tecniche alternative per la generazione del vettore idrogeno. Il target previsto è il 72% dell'elettricità globale da fonte rinnovabile nel 2030. Vuol dire installare circa 70 GigaWatt di potenza rinnovabile nei prossimi 10 anni. Il ritmo attuale e' 0,8".
Eventi sismici e sviluppo dell'idrogeno
Per gli interventi specifici a favore delle aree colpite da eventi sismici "sono previsti 1,78 miliardi di euro nel Fondo Complementare". Così il premier Mario Draghi in replica alla Camera spiegando che il Pnrr "prevede diversi interventi di riqualificazione di edilizia pubblica, nell'ambito dei quali sono previsti anche interventi di prevenzione antisismica".  "Voglio sottolineare come il Pnrr italiano stanzi complessivamente 3,6 miliardi sullo sviluppo dell'idrogeno, dato significativamente superiore ai 2 miliardi della Francia e all'1,6 miliardi della Spagna. Diversi progetti riguardano la digitalizzazione" in agricoltura: "stanziamo 500 milioni per l'innovazione e meccanizzazione nel settore agricolo ed alimentare. Il progetto sostiene l'ammodernamento dei macchinari agricoli che permettano l'introduzione di tecniche di agricoltura di precisione e l'utilizzo di tecnologie di agricoltura 4.0, nonché l'ammodernamento del parco automezzi al fine di ridurre le emissioni. In tema di punti di ricarica dei veicoli elettrici nel piano abbiamo obiettivi puntuali ed ambiziosi. Intendiamo sviluppare 7.500 punti di ricarica nelle superstrade e circa 13.755 punti di ricarica in centri urbani". Fonte: Ansa Read the full article
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spazioliberoblog · 7 years ago
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di NICOLA R. PORRO ♦
Il mondo globale e le felpe di Salvini
La maggior parte degli studiosi collega le insorgenze populiste – tanto quelle di destra (sovranismo ed etnonazionalismo) quanto quelle ispirate al qualunquismo digitale – con confusi bisogni di identità e di comunità, che rappresenterebbero una reazione allo spaesamento indotto dalla globalizzazione e più specificamente dai movimenti migratori. Questi processi epocali, sviluppatisi in un arco temporale relativamente breve, avrebbero generato timori in buona misura irrazionali: “diventare stranieri a casa nostra”, subire il racket dell’immigrazione clandestina, pagare con l’impoverimento la concorrenza delle potenze commerciali emergenti ecc. Un’ansia diffusa e una sorta di paranoia latente avrebbero percorso l’opinione pubblica europea, facendo da carburante a campagne populistiche che, come in un circolo vizioso, amplificavano l’allarme sociale per lucrarne benefici elettorali. Il Brexit, l’ondata sovranista coronata dal Patto di Visegrad in Europa orientale e da ultimo il voto italiano del marzo 2018 suonerebbero a conferma della tesi.
Le felpe geolocalizzate ostentate da Salvini in campagna elettorale andrebbero dunque rivalutate come una sagace intuizione propagandistica. Il leader leghista viaggiava con un baule di felpe al seguito (si era ancora in inverno: per le elezioni in periodo estivo ci sono le t-shirt), ognuna delle quali portava impresso il nome di una delle località che avrebbero ospitato i comizi del giorno. Il look geocafonal del leader leghista, ostentato in tutti i tg e le reti locali, è stato il prevedibile bersaglio dell’ironia della sinistra bramina e dei commentatori politici più dotati di senso dell’umorismo. Eppure il messaggio latente veicolato dalle felpe salviniane era tutt’altro che innocuo. A modo suo riconduceva infatti al tema reazionario delle piccole patrie, all’esaltazione dei localismi, al rassicurante richiamo dell’appartenenza contro le minacce della globalizzazione. “Prima gli italiani” e, già che ci siamo, prima ancora degli italiani i cittadini di Induno Olona e di Marostica, di Mondovì e di Lugo di Romagna. E sempre più giù, nella nuova versione nazional-sovranista della Lega, anche di Fossombrone e di Termoli e magari di Nocera Inferiore, di Bagnara Calabra, di Marsala e di Abbasanta. L’universo delle piccole patrie restituito da una felpa all’onor del mondo.
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Ma che cosa conferisce efficacia a strategie di allarme sociale anche in assenza di ragioni oggettive che le sostengano? Come mai le campagne giocate sul moral panic si diffondono in Europa soprattutto in aree territoriali e socio-culturali (i Paesi ex socialisti) meno esposte agli effetti dell’immigrazione e della concorrenza commerciale con i competitori extraeuropei? Perché in tutti i grandi Paesi occidentali cresce una sensazione diffusa di insicurezza quando nessun indicatore statistico segnala un’espansione significativa della criminalità, mentre le offensive terroristiche dovrebbero spingere semmai a una sempre più stretta cooperazione fra gli Stati? Le risposte fornite sono articolate e talvolta dissonanti. Tutte convergono però nell’associare l’avanzata populistica alla capacità dei leader di eccitare l’emotività di massa. Argomento da prendere molto sul serio: la storia dei grandi totalitarismi del Novecento insegna come l’impiego di nuove tecnologie comunicative risulti tanto più efficace quando più sono rozzi e primitivi i messaggi che intendono veicolare. Dietro le innocue felpe geocafonal o le mitiche piattaforme telematiche i nuovi populismi replicano la stessa funzione di quelli che li hanno preceduti. Non rappresentano un’ideologia o un sistema coerente di pensiero-azione, bensì l’abito che indossa l’antipolitica quando una società entra in un circuito di tendenziale “anomia” (questione che riprenderemo più avanti). Ciò rappresenta certamente un vantaggio di posizione nella competizione elettorale.
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La nostalgia delle piccole patrie o il vagheggiamento di un’anacronistica comunità di destini (magari inscritta “nel sangue e nel suolo”) non rappresentano dunque un mero prodotto di marketing elettorale. Né possiamo accontentarci di addebitare alla manipolazione mediatica, alla post-verità o all’uso diffusivo delle fake news i successi del qualunquismo digitale. Il voto di marzo ha disegnato una morsa che stringe e comprime lo spazio politico della vita democratica italiana. Da un lato il territorio delle piccole patrie, degli umori localistici, delle felpe e della rappresentazione fobica dei processi di globalizzazione, presidiato dalla Lega a trazione salviniana. Dall’altro, lo spazio immateriale della rete, che tutto sa, giudica, condanna e decide tramite apposita piattaforma telematica. Un sistema leninista (il vincolo di mandati per gli eletti? Ma vogliamo scherzare…) costruito dalla Casaleggio & Associati a misura del solipsismo digitale e in funzione delle esigenze elettorali del M5s. In mezzo lingue di territorio dove la sinistra in ritirata difende un residuo spazio di sopravvivenza. Ciò che resta della vecchia politica, peraltro,  così vecchio non è: Pd e FI hanno rappresentato sino a pochi mesi fa le forze egemoni della Seconda Repubblica. A cambiare, infatti, sono anche i tempi della politica, sottratti al placido galleggiare della balena bianca, al passo pesante e sicuro dell’elefante comunista e ora anche ai giochi circensi  del Caimano. È il tempo scandito dai cinguettii di Twitter, misurato dalle esternazioni di giovanotti di pochi studi saldamente convinti di “fare la Storia”, compresso a misura di un titolo da urlare in apertura del prossimo tg.
  Francesco Ronchi ha il merito di consegnare all’analisi una riflessione originale. È la questione della solitudine. Ci ricorda, ad esempio, come dalla fine degli anni Ottanta a oggi, in Italia come negli altri Paesi europei, sia quasi raddoppiato il numero di cittadini che vivono completamente soli. La curva dei divorzi e delle separazioni è di nuovo in forte crescita. Il consumo di psicofarmaci ha conosciuto un aumento esponenziale nell’ultimo decennio. Zygmunt Bauman, teorico della società liquida, aveva intuito già nei primi anni del nuovo secolo la rilevanza sociologica del combinato disposto di crescenti aspettative di vita, che aumentano il peso demografico delle età anziane, e di emarginazione dei più giovani dal mercato del lavoro. Un insieme di fattori correlati che generano bisogni sociali inediti e difficili da soddisfare. La società postindustriale si ammala di solitudine e smarrisce quella cultura della socialità che aveva fatto da incubatrice alla vita politica da metà Ottocento alle ultime decadi del Novecento.
La fabbrica, le scuole e le università, le reti famigliari e di vicinato, la frequentazione di parrocchie, circoli di lavoro o club di élite, persino il servizio militare o la passione sportiva, davano vita a reticoli sociali che orientavano visioni del mondo destinate a incontrare prima o poi la politica, i partiti, i sindacati, la Chiesa e la costellazione delle organizzazioni di massa. Esperienze che producevano significato nella sfera esistenziale degli individui. E che potevano tanto colorarsi di idealità e valori condivisi (la militanza) quanto favorire logiche di convenienza e di scambio (il clientelismo politico), non di rado mescolando gli uni e le altre.
L’idealtipo esemplare di un’élite politica non censitaria è stato a lungo rappresentato dalla classe operaia: il proletariato “evoluto e cosciente” della retorica marxista. Il suo protagonismo, oltre i confini dell’antagonismo costruito nella sfera del pensiero filosofico, si manifestò soprattutto fra gli anni Sessanta e Settanta del Novecento. Anni di piena occupazione nel sistema industriale – non ancora automatizzato -, con piccole sacche di precariato e una diffusa percezione del valore sociale del lavoro. La bandiera rossa rappresentava ancora un simbolo di emancipazione: era il colore di chi ti rappresentava e ti difendeva, di chi si prendeva cura della tua dignità e ti chiedeva di lottare per princìpi di uguaglianza. Enunciati che possono apparire oggi obsoleti ed enfatici, ma che corrispondevano al tempo a un vissuto concretissimo. La classe lavoratrice appariva “classe generale” anche agli occhi del ceto intellettuale di estrazione borghese, come gli studenti e i pensatori italiani o francesi nel tempo del ciclo di protesta. Non si trattava soltanto di una fascinazione operaistica, maturata in una sorta di complesso di colpa collettiva, o di una snobistica concessione all’ideologia. Il riscatto della condizione operaia – si pensi ancora a vertenze simboliche come le 150 ore o al ruolo assegnato ai consigli e ai delegati di fabbrica nell’autunno caldo italiano – rappresentava una risposta tangibile alla solitudine dei singoli e alla stessa incipiente “alienazione operaia”, già intravista dalla letteratura sociologica sul post-fordismo. Non per caso fu la stagione intellettuale della riscoperta di Gramsci e quella civica delle amministrazioni locali governate dalla sinistra. Le quali costruivano scuole e ospedali, garantivano una discreta qualità dell’assistenza pubblica e maggiore equità nell’allocazione delle risorse. Era la cultura della sinistra che alzava la bandiera dei beni comuni, che smantellava i manicomi, che ispirava la creazione dei sistemi sanitari pubblici e l’estensione per tutti dei cicli educativi. Sinistra e democrazia marciarono insieme in quei decenni cruciali. Lo fecero, a parere di Ronchi, proprio coniugando e declinando nel lessico della democrazia comunità e identità. Quella dei nuovi populismi costituisce perciò una sorta di appropriazione indebita di queste parole chiave.
È però incontestabile, come scrive Daniele Marini (Fuori classe, Il Mulino 2018), che a distanza di quattro decenni il panorama sociale disegnato dall’industrializzazione è irriconoscibile. Gli operai ci sono ancora, ma è scomparso quell’attore collettivo che chiamavamo, con la dovuta deferenza, classe operaia. Il voto operaio si indirizza in maggioranza ai partiti populisti, il potere ordinativo dell’identità di classe è venuto meno da tempo. Nessuna realistica possibilità di ripristinare quel paradigma culturale e sociale così come si rappresentava alle prime generazioni postbelliche. Guai però a indugiare in astratte mitologie. Ma guai anche a perseguire una parimenti astratta e acritica difesa della globalizzazione. Fra la sfera del locale e quella del globale si producono, non da oggi, tensioni e persino conflitti. Ma assolutizzare l’opposizione fra locale e globale significa congelarne la necessaria dialettica e regalare alla demagogia populista il monopolio di valori e significati ancora vivi, sebbene bisognosi di una coraggiosa rivisitazione.
  Il tema della solitudine come fatto intrinsecamente politico suggerisce considerazioni ulteriori. Il demografo francese Hervé Le Bras, in particolare, ha istituito una correlazione stringente fra voto al Fronte Nazionale ed erosione delle reti sociali tradizionali nelle campagne del suo Paese. Nel ballottaggio presidenziale del 2017 i piccoli borghi e i minuscoli paesi delle aree rurali, caratterizzati per secoli da robuste relazioni di vicinato e sentimenti di appartenenza densi, rinforzati da interessi condivisi, amicizie, mutualità e legami di parentela e di lavoro, hanno tributato un plebiscito alla candidata populista Marine Le Pen. La ricerca disegna la mappa di comunità dove nell’arco di un decennio sono via via scomparsi i piccoli empori di villaggio, si è diffuso il pendolarismo, sono quasi sparite le osterie e le sale parrocchiali, si sono svuotati luoghi di ritrovo e sezioni di partito. Il tessuto sociale si è fatto insomma più fragile, come in buona parte delle nostre antiche regioni rosse. Ciò si è tradotto in una crescente permeabilità alla propaganda populista, abile nell’individuare falsi nemici (gli immigrati, le oligarchie finanziarie, l’Europa, la casta) cui addebitare lo sgretolamento dei legami comunitari. Anche dove la cultura civica affonda radici profonde e l’impatto migratorio presenta effetti ridotti, dilaga così la suggestione xenofoba e populistica, mentre il voto alla sinistra – in Francia come in Italia – emigra nei quartieri di ceto medio urbano intercettando fasce di elettorato acculturato e socialmente garantito.
  Secondo Le Bras e Ronchi, insomma, non sarebbe qualche nostalgia identitaria o qualche misteriosa regressione al comunitarismo rurale a generare il consenso al populismo. È piuttosto lo strabismo delle sinistre, incapace di riconoscere i segnali di un disagio autenticamente popolare prima che si trasformi in consenso populista e persino di analizzare la ambigua domanda di protezione che proviene dalle urne, a spiegare la deriva politica in atto. Identità e comunità potrebbero invece, secondo questa lettura, rappresentare risorse democratiche, come fu in momenti cruciali della storia europea. A scrivere la Resistenza italiana e il Maquis francese fu il sostegno generoso e talvolta eroico delle comunità contadine e montanare nei mesi della guerra partigiana. La stessa geografia elettorale dell’Italia postbellica nei primi decenni della Repubblica ci segnala uno radicamento del voto al Pci assai più significativo nelle comunità rurali, che avevano conosciuto in anni lontani il regime della mezzadria e più tardi la Guerra di Liberazione, che non nelle maggiori città industriali. Ispirate alla tutela delle comunità locali furono anche, qualche decennio più tardi, le mobilitazioni civiche a difesa dell’ambiente, per i beni comuni o contro la criminalità organizzata. Estendendo il ragionamento, si può aggiungere che anche le tematiche dell’identità sono state sin dagli anni Settanta elaborate o rivisitate in chiave democratica da movimenti di azione civica, massicciamente orientati a sinistra, che promuovevano i diritti delle donne, delle minoranze, degli omosessuali.
La sinistra contemporanea ha dunque l’obbligo di un esame di coscienza. Nella Grecia al collasso erano i presìdi dei fascisti xenofobi di Alba Dorata a organizzare ambulatori da campo e mense per gli abitanti dei quartieri disagiati di Atene e di Salonicco. Il Front National francese o il movimento dei Veri Finlandesi gestiscono estese reti di mutualità e di assistenza gratuita a beneficio dei “compatrioti abbandonati”. Persino il miliardario populista Trump ha trovato ascolto fra i dimenticati della modernizzazione (i “forgotten men”). La Lega, protagonista nel marzo 2018 di una spettacolare avanzata nelle regioni rosse, vi aveva costruito propri avamposti già una ventina di anni or sono cavalcando la protesta contro l’accorpamento nelle ASL dei piccoli centri sanitari territoriali. In qualche modo si era così accreditata come una forza vicina alle comunità e fieramente antagonistica rispetto alle “tecnocrazie rosse”, che pure avevano dato il più delle volte prova di una gestione efficace delle risorse pubbliche. Sono dati di contesto che possono utilmente introdurre una riflessione di profilo sociologico che coniughi riferimenti ai classici e dovuti aggiornamenti.
NICOLA R. PORRO
POPULISMO E POPULISTI (IX) di NICOLA R. PORRO ♦ Il mondo globale e le felpe di Salvini La maggior parte degli studiosi collega le insorgenze populiste - tanto quelle di destra (sovranismo ed etnonazionalismo) quanto quelle ispirate al qualunquismo digitale - con confusi bisogni di 
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ciclofficinaempolese · 4 years ago
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“Zone rosse” della mobilità sostenibile a Empoli: il comune non risponde
Vi ricordate l’iniziativa popolare sulle “zone rosse” della mobilità sostenibile che abbiamo lanciato l’estate scorsa? Abbiamo prima pubblicato i risultati sulla pagina Facebook e poi inviato una segnalazione “ufficiale” alla pubblica amministrazione. Moltissimi concittadini hanno partecipato, dimostrato interesse, condiviso preoccupazioni; la pubblica amministrazione, dai primi di ottobre quando è stata protocollata la segnalazione, non ci ha degnato di alcuna risposta. Riportiamo qui di seguito il testo integrale.
Empoli, 10 ottobre 2020
Al sindaco del comune di Empoli Brenda Barnini, al vicesindaco Fabio Barsottini, all’assessore Adolfo Bellucci, alla dirigente del settore 1, Lavori pubblici e patrimonio, Roberta Scardigli, alla polizia municipale.
Oggetto: criticità della mobilità sostenibile a Empoli
Gent.le sindaco scrivo la presente in qualità di presidente dell’associazione Ciclofficina Empolese per sottoporre alla sua attenzione numerose situazioni di disagio e pericolo che ci sono state manifestate dalla cittadinanza nell’ambito di un esperimento di autentica democrazia che ha coinvolto attivamente un elevato numero di cittadini a riguardo della mobilità ciclabile di Empoli. Nello specifico, durante l’Estate, la Ciclofficina empolese ha condotto un sondaggio tra i concittadini per far emergere le criticità del sistema urbano di mobilità leggera. In seguito alle segnalazioni ricevute abbiamo fatto un sopralluogo da cui sono emersi numerosi casi che riportiamo e sottoponiamo qui di seguito e per i quali chiediamo un intervento volto ad una rapida ed efficace soluzione. Chiediamo inoltre gentilmente di darci un riscontro della presente.
Marcignana
Esiste una strada tra i campi da Marcignana a Empoli che è un collegamento ciclabile già fatto, lontano dal traffico e dai rumori. È quello di via Del Castelluccio dei Falaschi, che passa davanti al canile e poi diventa via Del Ponterotto e che termina in periferia di Empoli, su via Alamanni prima della rotonda di via Livornese. Basta soltanto spianare in alcuni tratti il fondo con uno stabilizzato fine e impedire l'accesso alle auto dei non residenti. È un collegamento diretto che, implementando la rete, farà felici e sicuri molti ciclisti.
Lungarno Dante Alighieri 
Sul Lungarno Dante Alighieri è stato appena realizzato il tanto atteso collegamento ciclabile con il tratto di pista proveniente dal ponte. Ma all'altezza di piazza Gamucci un inspiegabile cartello di fine percorso ciclabile ne vieta il transito alle bici. Qual è la ragione? Il segmento in questione rientra nel propagandato progetto della ciclovia dell’Arno per il quale sono stati investiti, nel solo tratto empolese, un milione e 200 mila euro. Vi chiediamo di fare chiarezza e di eliminare il cartello.
Via Cesare Battisti, attraversamento lungarno Dante Alighieri 
Un percorso ciclabile interrotto dal traffico: sia che si venga da Sovigliana, sia che si venga dal centro città, sul lungarno bisogna scendere dalla bici e dare la precedenza agli automobilisti. Vi consigliamo la realizzazione di un attraversamento ciclabile anche nell’ottica del favore riconosciuto ai ciclisti nelle nuove norme stradali inserite nel Decreto Semplificazione: lungo le strade urbane i conducenti degli altri veicoli hanno l’obbligo di dare la precedenza ai velocipedi che circolano su strade urbane ciclabili o vi si immettono.
Incrocio di via Masini con SS. 67
La pista ciclabile di via Masini, abbondantemente utilizzata, termina in maniera assai brusca all'incrocio con la SS.67 dove c'è il semaforo. Dalla parte opposta, a Pontorme, ci sono le scuole: la media Vanghetti e le elementari. Molti ragazzi vanno a scuola in bici. Come per il precedente caso è assolutamente indispensabile creare un collegamento ciclabile tra le due zone per assicurare la continuità ciclabile e la sicurezza dei ciclisti.
Via Chiarugi, via degli Orti 
Delimitante il borgo d'Empoli insieme alla parallela via degli Orti, storico e importante asse viario per la mobilità cittadina, l'attuale via Chiarugi costituisce una situazione di grave pericolo e insicurezza per tutti i fruitori della strada. Il fondo stradale è disastroso, peggiora inesorabilmente giorno dopo giorno a causa del traffico motorizzato che grava quotidianamente. Il marciapiede è talmente stretto (40 cm) da costringere i pedoni a scendere in strada costituendo, oltre che per se stessi, rischio per i ciclisti incalzati dagli automobilisti. Per non parlare delle difficoltà che incontrano persone anziane, disabili e genitori con figli e passeggino al seguito. 
Via degli Orti versa anche in condizioni peggiori: i marciapiedi sono inesistenti. Ma come se non bastasse, il pericolo maggiore è costituito dalle automobili i cui conducenti spingono ben oltre i limiti di velocità. Pertanto, visto l'importanza del tratto, ponte naturale fra il centro di Empoli, il polo ospedaliero e S. Maria, facendo nostre le segnalazioni e incoraggiando le antiche petizioni di residenti e attività commerciali, chiediamo l’attuazione del BiciPlan: l'istituzione permanente di una zona con limite massimo di velocità di 30 km/h, la realizzazione e/o l'ampliamento dei marciapiedi, la realizzazione di una pista ciclabile in sede propria sacrificando un numero irrilevante di posti auto.
Piazza Gramsci, via Salvagnoli incrocio con via Tinto da Battifolle
Il presente incrocio è interessato da un pericoloso attraversamento pedonale dove gli automobilisti provenienti da piazza Gramsci, fermi allo stop di via Salvagnoli, non prestano attenzione all'attraversamento alla loro sinistra, attenti e distratti dal flusso di macchine proveniente alla loro destra da via Pievano Rolando. Visto i numerosi investimenti sulle strisce oggetto della segnalazione, chiediamo all'amministrazione di trovare rapidamente una soluzione per porre in sicurezza l'incrocio rendendolo promiscuo a pedoni e velocipedi poiché di fatto collega due tratti ciclabili: via Masini, piazza Gramsci, via Tinto Da Battifolle.
Parco Mariambini, lato via Pievano Rolando
Un altro percorso ciclabile interrotto: i ciclisti che arrivano dal tratto di parco Mariambini per entrare nel tratto di via Pievano Rolando devono scendere dalla bici e dare la precedenza ai veicoli a motore. Semplicemente, come per il precedente caso, è assolutamente indispensabile creare un collegamento ciclabile tra le due zone per assicurare la continuità del percorso e la sicurezza dei ciclisti.
Via Pievano Rolando, lato banca Unicredit
La pista ciclabile è ripetutamente profanata e utilizzata come sosta di veicoli prevalentemente dei clienti dell’istituto bancario adiacente. Oltre che un problema di mobilità e di educazione civica, è soprattutto un problema di sicurezza. L’assenza di barriere divisorie e la disattenzione della polizia municipale concorrono ad alimentare una situazione di scarsa tutela degli utenti deboli della strada. Chiediamo l’installazione di barriere di delimitazione.All’interno delle descrizioni elencate sono indicate le possibili soluzioni. 
Molte delle segnalazioni evidenziano un problema per la sicurezza la cui soluzione richiede esclusivamente una scelta radicale: veicoli a motore o biciclette. Non servono finanziamenti né interventi infrastrutturali, serve solo la volontà politica di collegare i percorsi ciclabili già realizzati accordando la precedenza alle bici. Contestualmente le zone 30 sono da estendere in tutte le aree di influenza scolastica e dei più importanti centri attrattori, con segnaletica orizzontale e verticale diffusa e di dimensioni ben visibili. Oltre le zone 30, le tecniche di moderazione del traffico sono molteplici: dossi, attraversamenti rialzati, strettoie, sistemi di controllo della velocità. 
I tratti di piste ciclabili esistenti sono uno “spezzatino” perché non collegati tra di loro. Anche i nuovi tratti in zona Carraia sono stati concepiti con questa logica inefficace e pericolosa. Chiediamo in primo luogo la continuità dei percorsi ciclabili, per una rete di mobilità leggera realmente efficace e sicura, nel rispetto dei finanziamenti ricevuti per tali obiettivi.
In un momento socio-economico drammatico come quello contingente dove il tema della mobilità urbana risulta essere cruciale per garantire la salute e il benessere dei cittadini, serve una politica coraggiosa e lungimirante che non si limiti a piccoli interventi in qualche parte della città, ma abbia una visione globale. Perché non applicare integralmente il già esistente Bici Plan?. 
Le esigenze delle persone che camminano e vanno in bicicletta non sono state soddisfatte. L’amministrazione locale ha ricevuto finanziamenti e fatto attività in questa direzione senza tuttavia avere la forza di andare fino in fondo: disincentivare l’uso dei motori (come si dice, senza se e senza ma), puntare tutto nella direzione verde. È con la consapevolezza e la ferma convinzione che Empoli sia una città con una straordinaria vocazione ciclabile e pedonale che offriamo la nostra collaborazione a codesta amministrazione, portando avanti proposte concrete e non solo rimostranze, nell’ottica del raggiungimento di una mobilità sostenibile rispettosa dell'ambiente e della salute.
Occorre prendere decisioni coraggiose, e a volte impopolari, nella consapevolezza che queste vanno nella direzione giusta. La nostra disponibilità non verrà mai meno, sarà un piacere offrire la nostra esperienza a chiunque ne farà richiesta. 
La ringrazio per l'attenzione posta a queste nostre segnalazioni e, auspicando un suo immediato interessamento per risolvere queste situazioni, distintamente la saluto.
Salvatore D’Amelio Presidente della Ciclofficina empolese
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istruzionedigitale2020 · 4 years ago
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Improvvisamente...lockdown-tecnologia-scuola
Da figlia di insegnante quale sono, si può dire che il mondo della scuola io lo conosca come le mie tasche sia dal punto di vista degli studenti sia da quello dei docenti e, negli anni, ho notato molte cose.
Per esempio? Beh, per esempio che fino a pochissimo tempo fa, la maggioranza dei Docenti italiani aveva una dimestichezza con la tecnologia praticamente nulla e questo valeva per ogni ordine di scuola dalla primaria alle superiori. Spesso tutto si riduceva ad un approccio basilare a youtube dal quale trarre filmati e tutorial.
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Logo Youtube - Fonte: Wikimedia Commons - Autore: Autore Sconosciuto
I libri digitali, le applicazioni per la didattica e gli esercizi online erano adoperati pochissimo. Nonostante la legge già da anni preveda il cosiddetto libro misto, in realtà solo poco più del 2% degli alunni lo scaricava. Gli esercizi autocorrettivi erano guardati con sospetto e considerati una sorta di gioco, di conseguenza non adatti all’applicazione di una teoria appena studiata.
E poi? Poi c’è stata la Pandemia del Covid-19 che ha cambiato tutto da un giorno all’altro. E gli allievi e gli insegnanti, a casa per i festeggiamenti carnevaleschi, non hanno più potuto fare rientro a scuola. I libri cartacei rimasti negli armadi e nei cassetti sono restati chiusi là e la didattica tradizionale è stata sospesa.
Dopo un primo smarrimento iniziale, i Docenti di tutta Italia si sono organizzati e molti di loro, dimostrando assoluta abnegazione, hanno cercato di impadronirsi delle principali nozioni informatiche in uno o due giorni. Le scuole si sono attivate e, nel breve volgere di qualche mattinata, le lezioni hanno potuto riprendere sulle cosiddette Piattaforme.
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Logo Meet - Fonte: Flickr - Autore: Global Online Branding
Quelle più utilizzate sono state due: Meet e Zoom. Il funzionamento è assolutamente simile e la differenza principale sta nel numero di persone che ne possono fruire contemporaneamente. Gli allievi ricevono un invito per l’ora di lezione e tutti contemporaneamente possono seguire la spiegazione, intervenire con domande, svolgere esercizi e verifiche, rispondere ad interrogazioni. Nello stesso modo gli insegnanti hanno continuato la parte burocratica del loro lavoro con i consigli di classe, i collegi dei docenti e, proprio in questi giorni, con gli scrutini e gli esami della scuola secondaria di I grado.
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Logo Zoom - Fonte: Flickr - Autore: Jason Johnston
Mano a mano che si impratichivano, i docenti riuscivano ad utilizzare varie applicazioni durante le lezioni in piattaforma: la lavagna, i fogli a quadretti, la condivisione di una presentazione o di un’immagine con la classe durante la spiegazione e altre ancora. Molto successo ha avuto una applicazione della Gsuite di Google, chiamata Classroom che ha permesso di ricreare i gruppi classe e ha consentito ad ogni insegnante di tornare a fare lezione a tutti.
Ovviamente, soprattutto all’inizio, ci sono stati difetti di comunicazione, connessioni che andavano potenziate, alunni assenti per mancanza di rete internet e ciò a riaperto la questione di vecchie discriminazioni sociali. Nell’insieme, tuttavia, il merito maggiore è stato svecchiare con un colpo di spugna il vecchio modo di fare didattica. E non è poco!
Federica Aimone
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Lecco, in arrivo la mostra contro lo spreco alimentare “Parlo come Mangio”
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Lecco, in arrivo la mostra contro lo spreco alimentare “Parlo come Mangio”.   Promossa all'interno del progetto "Save the Food", nato ad aprile 2022 grazie a Fondazione Comunitaria del Lecchese, in collaborazione con il Comune di Lecco, Fondazione PIME Onlus e "DUSSMAN srl", la mostra "Parlo come Mangio" sarà aperta al pubblico dal 4 al 26 febbraio presso la Torre Viscontea. L'inaugurazione si terrà venerdì 3 febbraio alle 18 in sala conferenze di Palazzo delle Paure con, a seguire, la visita della mostra. L'evento vuole essere l'occasione per affrontare le tematiche del consumo sostenibile, della salvaguardia della qualità alimentare, della convivenza tra esigenze della campagna e della città, della tracciabilità dei prodotti, dello spreco alimentare e dell'educazione di nuove generazioni di consumatori attente al contesto globale in cui si giocano le scelte individuali e collettive. La mostra si configura come un "viaggio attraverso cinque stanze", che rappresentano simbolicamente il percorso educativo richiesto al visitatore: la stanza della sacralità della Terra, del mercato mondiale, dei prodotti italiani, quella dello spreco alimentare e, infine, quella della convivialità. "Parlo come Mangio" affida a tutti un invito e un impegno, ovvero pensare al futuro iniziando ad agire nel quotidiano, essendo consapevoli che le azioni individuali hanno effetti globali. La mostra sarà fruibile dagli studenti delle scuole della città durante la settimana, mentre nel weekend sarà aperta alla cittadinanza. Inoltre, saranno presenti altri eventi del progetto "Save the Food" durante l'apertura della mostra: sabato 4 febbraio dalle 10 alle 16, in piazza Garibaldi, si terrà il "mercato sprecato" a cura di Legambiente Lecco. Mercoledì 8 febbraio alle 18.30, presso Palazzo delle Paure, ci sarà la presentazione alla cittadinanza del progetto "Save the Food - rete Lecchese contro lo spreco alimentare", il lancio del progetto "BARRO LO SPRECO" e la presentazione dell'esperienza cittadina dei City Angels. Infine, venerdì 10 febbraio alle 18, nell'auditorium della Camera di Commercio Como-Lecco, si terrà una conferenza pubblica di approfondimento e confronto rivolta alla cittadinanza, dal titolo "Dagli sprechi alimentari alla fame nel mondo".        ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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cinquecolonnemagazine · 2 years ago
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Giornata epilessia: l'iniziativa del MANN di Napoli
Giornata epilessia. Come ogni anno il secondo lunedì del mese di febbraio, si celebra la “Giornata Internazionale dell’Epilessia”, per promuovere la consapevolezza dell’epilessia in modo globale, con l’appuntamento che quest’anno cade il 13 Febbraio, a ridosso della giornata dedicata all’Amore. L’associazione E.C.O. Epilessie Campania Odv, che sposa l’intento, grazie all’impegno della presidente Rossella Giaquinto della vicepresidente Anna Stilo e della segretaria Maria Rosaria Annunziata, ha attivato una rete di solidarietà, di umanità e di benevolenza intorno ai bisogni di chi soffre e di chi spesso convive con una patologia scomoda e fastidiosa, condividendo esiti e prospettive in tale occasione. Giornata epilessia: il MANN di Napoli L'illustrazione di Irma Ruggiero Tutte premesse importanti, che vedono collaborazione e disponibilità aprire porte di solidarietà, come quelle del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli - dove si terrà l’incontro del 13 febbraio, nella sala conferenze (dalle ore 9,30 alle 13,30), grazie alla sensibilità del Direttore Paolo Giulierini, per la festa più attesa da chi soffre di Epilessia, per un momento divulgativo e di condivisione con le scuole, le istituzioni, il territorio e la sanità. L’appuntamento è patrocinato dalla Regione Campania, dal Comune di Napoli, e della Lega Italiana Contro l’Epilessia (LICE), ma anche dalla Fondazione LICE e dal CSV Napoli. In particolare il Centro dell’Epilessia di riferimento Regionale diretto dalla Prof.ssa Leonilda Bilo, Coordinatore LICE per la macroarea Campania e Molise, sarà al fianco dell’associazione E.C.O. Epilessie Campania Odv, con un programma informativo sulla patologia per tutti i presenti alla conferenza, che vedrà protagonista la difficoltà del paziente epilettico nella vita scolastica e lavorativa. Diffondere la conoscenza Una mattinata che si prospetta intensa e che vuole diffondere conoscenza sulle complicazioni che spesso si presentano quando si è epilettici, nonché, gli sforzi che la comunità scientifica del nostro territorio pone al servizio della necessità. Attività sottolineata anche dal colore viola, grazie a tutti i sindaci e assessori del territorio campano, che illumineranno i monumenti più importanti delle loro cittadine con il colore simbolo dell’epilessia, e ai singoli cittadini e professionisti, come lo Studio Gaeta di Dottori Commercialisti e Revisori contabili di Napoli, che ha sostenuto e supportato l’evento. Come mostra simbolicamente anche l’immagine della giornata, un disegno iconico realizzato dall’Illustratrice Irma Ruggiero che rappresenta una eroina ordinaria, in abiti normali, ma armata di mantello e ventose, che richiamano i grovigli o momenti di crisi, mentre il fascio di luce illumina il cammino per … “andare in scena”… come al Museo Archeologico, nonostante tutto, per mostrare il meglio di se tra sorrisi e tanta voglia di essere. In copertina foto di Orna Wachman da Pixabay Read the full article
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mezzopieno-news · 4 years ago
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NASCE LA RETE AIRBNB PER DARE CASA NELLE EMERGENZE
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Il leader mondiale dell’ospitalità domestica Airbnb ha creato un'organizzazione no profit globale per aiutare le persone a trovare alloggio in tempi di crisi, come quello attuale in pandemia.
Il nuovo sistema di coordinamento Airbnb.org è stato creato insieme alla Federazione internazionale delle società della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa, le più grandi organizzazioni umanitarie del mondo e con la Community Organized Relief Effort (CORE) per sostenere gli alloggi per lavoratori e volontari che combattono la crisi COVID-19 e per diversi altri tipi di emergenze. L’iniziativa organizza e copre in questo modo i costi dei soggiorni di personale e volontari a sostegno delle comunità in tutto il mondo colpite da disastri umanitari. "Fondare e supportare Airbnb.org ci consente di aiutare le comunità bisognose in tutto il mondo", ha affermato Joe Gebbia, co-fondatore di Airbnb.
Un ulteriore contributo di 1 milione di dollari sarà utilizzato da CORE per finanziare soggiorni per operatori che somministrano test COVID-19 gratuiti, conducono tracciamento dei contatti, forniscono vaccini antinfluenzali e coordinano il supporto per la quarantena in 10 città degli Stati Uniti.
Il nuovo Airbnb.org consente ai proprietari di alloggi su Airbnb di fornire soggiorni gratuiti e scontati alle persone colpite da emergenze, compresi i disastri naturali e la pandemia. Gli host che supportano il programma riceveranno un badge speciale sul loro profilo per riconoscere il loro supporto e per creare una comunità che si riconosce nei valori dell’ospitalità e della solidarietà. Gia 75.000 persone hanno trovato ospitalità in momenti di crisi dalla nascita di questo programma.
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Fonte: Airbnb - 24 febbraio 2021
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paoloxl · 6 years ago
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Il principale problema dell’educazione sessuale è forse quello di non essere pienamente compresa da tutti. La causa dell’incomprensione sta poi a sua volta nel non aver ricevuto una seria educazione sessuale. È un po’ un circolo vizioso ma tant’è; di fatto si sconta la propria carenza culturale, dovuta all’esser cresciuti in una società ancora intrisa di bigottismo, che considerava il sesso un tabù e la masturbazione una pratica da depravati, e la si riversa in parte nelle nuove generazioni. Con tutte le buone intenzioni, ci mancherebbe, ma con il risultato di privarle di una formazione utile e al passo con i tempi.
materia di studio obbligatoria nelle scuole. L’Italia ovviamente non è tra questi
Al passo anche con il resto del mondo, a dirla tutta, perché è ovviamente vero che a livello globale siamo parecchio avanti, ma il nostro modello di riferimento dovrebbe essere ristretto alle nazioni occidentali. In particolare a quelle dell’UE, che dovrebbero esserci più affini. E qui paghiamo drammaticamente pegno; infatti, secondo un rapporto di qualche anno fa, su ben 17 dei 24 Paesi analizzati l’educazione sessuale è materia di studio obbligatoria nelle scuole. L’Italia ovviamente non è tra questi, a farle compagnia ci sono Bulgaria, Cipro, Lituania, Polonia, Romania e il Regno Unito, ma in quest’ultimo la faccenda è in evoluzione.
Probabilmente anche in quelle nazioni ci saranno state a suo tempo delle diffidenze verso i programmi di educazione sessuale, ma è evidente che le istituzioni hanno saputo orientare l’opinione della gente e, quando necessario, hanno esercitato il loro diritto/dovere di compiere le scelte migliori per la collettività. In Italia questo non è avvenuto. La classe politica si è finora infischiata di ciò che è meglio per i nostri figli e per noi, e allo stesso tempo i cittadini non sono ancora del tutto coscienti che l’ambito dell’educazione sessuale non è limitato al comportamento sessuale e alla procreazione. Non è insomma una mera questione di coito e derivati, ma contempla soprattutto gli aspetti sociologici, psicologici, etici e giuridici della sessualità e delle relazioni affettive. Comprende anche una corretta informazione sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere, il tutto nell’ottica di limitare i fenomeni di bullismo a sfondo sessuale, come del resto raccomanda l’Organizzazione Mondiale della Sanità.
E qui casca l’asino. Già, perché proprio questi temi sono sempre stati contestati da vari gruppi reazionari, generalmente riconducibili ad ambienti religiosi cattolici e non solo, in quanto ritenuti incompatibili con i loro precetti morali. Contestati spesso in maniera anche molto aspra e con il sostegno dei media cattolici, come nel caso degli opuscoli realizzati dall’Unar, ente governativo — di cui fa parte anche l’Uaar — nato per promuovere il contrasto alle discriminazioni, contro i quali fu scatenata a suo tempo una vera e propria guerra santa. Contestati ricorrendo alla diffusione di bufale montate ad arte, come quella sulla fantomatica “ideologia gender” secondo la quale parlare di identità di genere equivale a istigare i maschi a diventare femmine e viceversa, pure a giorni alterni. Come se a parlare di verdure si facessero diventare vegetariani tutti gli ascoltatori. E se si è arrivati al punto che perfino una dirigente scolastica ha deciso di scrivere alle famiglie per avvalorare ulteriormente queste bufale, e che un sindaco come Brugnaro ha preso l’iniziativa di stilare un elenco di libri proibiti da mettere al bando, si ha la misura di quanto realmente grottesca sia la situazione.
Il risultato è che, nonostante del problema se ne parli costantemente, e nonostante di tanto in tanto emerga qualche timida e parziale proposta, talvolta a livello anche solo locale, le scuole di fatto si arrangiano. Cenni di educazione sessuale vengono impartiti all’interno di altre materie, tipicamente nelle scienze e con il supporto di psicologi, almeno fintanto che nessun genitore protesta. Di fatto, quindi, la presenza o meno di questo insegnamento dipende dal tipo della scuola e dei suoi utenti. Dalle istituzioni non solo arrivano pochi incoraggiamenti, ma arrivano piuttosto veri e propri paletti, spesso agitando lo spauracchio dell’attentato alla famiglia tradizionale messa a repentaglio dal declino morale della società. Famiglia che molte volte viene impropriamente definita “naturale” quando di famiglie ve ne sono di diversi tipi, dalle monoparentali alle omogenitoriali fino alle allargate, ma nessuna di esse è un fenomeno naturale. Semmai sociologico.
regole per una educazione sessuale “cattolicamente corretta”
La novità è che adesso da parte cattolica si sta cercando di cambiare registro. Non più contrasto aperto all’introduzione di qualunque educazione sessuale con un minimo di fondamento scientifico, al semplice scopo di mantenere l’aderenza dell’insegnamento pubblico alla morale religiosa. Non più semplici nozioni di educazione antisessuale, oltre che antigay e antiatea, all’interno dei testi di religione cattolica. Visto che diventa difficile ignorare le crescenti richieste di una società che non vuole perdere troppo terreno sia verso le nazioni più evolute che verso le generazioni future, perché non proporsi in positivo e dettare le regole per una educazione sessuale “cattolicamente corretta”? Così allo stesso tempo ci si rifà pure il trucco in chiave più moderna, il che non guasta mai.
Alcuni progetti sono disponibili da tempo, altri stanno man mano nascendo e leggendo anche solo le descrizioni si capisce chiaramente dove si vuole andare a parare. Ecco alcuni esempi: Una storia unica di Saverio Sgroi, che include tra i pericoli la pornografia, l’omosessualità, il gender (ovviamente) e la promiscuità; La Luna nel Pozzo, realizzato da un’associazione che promuove la contraccezione naturale; Teen Star è un progetto internazionale che in Italia collabora con l’Università Cattolica; Io Tarzan, tu Jane di Massimo Scarmagnani non lascia nulla al dubbio fin dal nome; RispettiAMOci è un progetto del Forum delle associazioni familiari dell’Umbria, articolazione del Forum nazionale di spiccato orientamento cattolico e a tutela della famiglia tradizionale; Pioneer di Marco Scicchitano si basa a sua volta su Nati per essere liberi di Tonino Cantelmi, corso dichiaratamente “no-gender” (sic). Questi sono solo alcuni dei progetti. Ve ne sono diversi altri tutti con lo stesso comune denominatore: si dichiara di fare educazione sessuale ma a prevalere ampiamente è un’educazione affettiva secondo i canoni e su base prescrittiva ed eteronormativa, fondata sulla reiterazione mortificante e anacronistica di pregiudizi e stereotipi di genere in linea con il catechismo.
Serve spiegare loro quello che vedono in rete, che sentono dagli amici
È chiaro che un insegnamento di questo tipo va respinto categoricamente perché, contrariamente alle intenzioni dichiarate, è puro indottrinamento ideologico. Ai bambini e ai ragazzi non serve qualcuno che gli presenti il mondo che vorrebbe, incentrato unicamente sul modello familiare tradizionale padre/madre/prole, che predichi l’astinenza sessuale fuori dal matrimonio e che respinga la contraccezione. Serve qualcuno che gli insegni come interagire nel mondo reale, non in quello evangelico. Serve spiegare loro quello che vedono in rete, che sentono dagli amici. Non serve convincerli a non interessarsene perché tanto per cominciare non lo faranno, e poi perché così facendo li si allontana, li si spinge nuovamente verso il tam tam degli amici degli amici, verso una sessualità non pienamente consapevole, verso gravidanze indesiderate, verso l’intolleranza nei confronti di chi ha orientamenti e identità diverse. O da parte di chi discrimina chi ha orientamenti e identità diverse.
I costi sociali di un’informazione inadeguata potrebbero essere perfino maggiori di quelli causati dalla mancanza di informazioni; tanto varrebbe allora continuare come fatto finora. E invece no, bisogna fare qualcosa. Qualcosa di buono però. Di utile. Non dannoso almeno.
Massimo Maiurana
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