#rendiconti
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Ceccano, liquidate le spese per la festa di fine estate, 30 mila euro
Palazzo Antonelli ha liquidato 30 mila euro a pagamento delle fatture delle associazioni e delle aziende cui il comune aveva affidato la gestione della Festa di fine estate, per la quale l’ente pubblico aveva ricevuto dalla Regione un finanziamento appunto pari a 30 mila euro, per il miglioramento dei servizi comunali. Nelle determinazioni pubblicate all’albo non ci sono i rendiconti delle spese,…
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LE INDAGINI-Roma, Fiamme Gialle alla Link University: finti progetti per crediti fiscali, 14 indagati……………
La Link e il «Consortium for research on intelligence and security services» avrebbero simulato piani di ricerca e sviluppo. Sotto inchiesta anche il rettore Claudio Roveda.
Perquisizioni, acquisizioni di atti, controlli a tappeto: la Guardia di Finanza sta passando al setaccio la Link University di Roma, un’indagine coordinata dalla Procura di Roma in cui sono indagati a vario titolo 14 persone, in rapporti diretti e indiretti con l’ateneo. Dall’inchiesta emergerebbe che la Link e il «Consortium for research on intelligence and security services» avrebbero simulato l’esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo che avrebbero loro consentito di godere di crediti fiscali.
Tra gli indagati il rettore Claudio Roveda Tra gli indagati diverse figure di vertice dell’università, tra cui il rettore Claudio Roveda, il presidente della società di gestione Gem Vanna Fadini, il membro del consiglio d’amministrazione e presidente della scuola per le attività Undergraduate e Graduate Carlo Maria Medaglia, il direttore generale Pasquale Russo. Simulando l’esecuzione di progetti di ricerca e sviluppo, la Link e il Consortium avrebbero maturato – si legge nel decreto di perquisizione – inesistenti crediti di imposta che avrebbero poi utilizzato in compensazione in occasione del versamento delle imposte da loro dovute. Le società hanno poi ottenuto indietro parte del denaro versato alle società commissionarie, attraverso l’emissione di fatture per operazioni inesistenti con conseguenti movimenti finanziari di rientro delle somme originariamente versate.
Indagini della polizia finanziaria di Firenze e Roma con l’Agenzia delle entrate L’indagine nasce da una serie di informative del nucleo di polizia economico finanziaria di Firenze e Roma e dell’Agenzia delle Entrate. Alla Link i finanzieri stanno acquisendo documenti contabili ed extracontabili, computer, server, agende, documenti bancari, registrazioni di videoconferenze. Materiale che sarà necessario a ricostruire le modalità e i soggetti coinvolti nei progetti di ricerca e sviluppo messi in piedi dalla Link e dal Consortium.
Truffa all’università. Indagati professori per speculazioni sui fondi per la ricerca Ipotesi che i fondi ottenuti per dei progetti di ricerca venissero dirottati verso altre destinazioni
di Angela Camuso
Alcuni professori universitari, ordinari e associati, lucravano sui fondi per la ricerca falsificando i rendiconti attestanti il numero di ore effettivamente lavorate. Per questo sono indagati da diversi mesi dalla Procura di Salerno per i reati di truffa ai danni dello Stato e falso.
Il malaffare, secondo la pubblica accusa, andava avanti da un decennio, protetto da un muro di omertà diffusa. Tanti ricercatori precari, dottorandi e borsisti al seguito dei professori responsabili dei progetti incriminati sapevano ma, onde evitare un rischio per la propria carriera, avevano accettato il ‘sistema’. Così, ad esempio, avveniva periodicamente che sulla carta, affianco ai progetti che poi ottenevano finanziamenti pubblici per milioni di euro, venissero segnati nomi di curatori e quantità di ore dedicate non corrispondenti al vero.
Per almeno quattro professori universitari degli atenei di Salerno e Benevento, le indagini avrebbero dimostrato l’esistenza di gravi indizi di colpevolezza. A sostegno dell’ipotesi accusatoria, oltre alle intercettazioni, ci sono i risultati di una serie di perquisizioni effettuate a fine 2013, quando agli accademici furono recapitati gli avvisi di garanzia (anche se la notizia allora non uscì fuori dai muri delle Università).
Le indagini, svolte dalla Guardia di Finanza, hanno scoperto che i professori inquisiti, con la collaborazione attiva di componenti del personale amministrativo delle rispettive Facoltà e anche di altri soggetti esterni, riuscivano a ottenere finanziamenti pubblici per cifre superiori, spesso nella misura dei due terzi, alle risorse effettivamente necessarie alla realizzazione dei progetti di cui erano titolari.
I fondi venivano erogati sia da parte della Comunità Europea sia da parte del Miur sulla base di un controllo meramente formale sui documenti cartacei, poi rivelatisi falsi. A quel punto, secondo il pm, erano gli stessi professori a gestire, materialmente, i contributi pubblici. Quali ‘inventori’ di un prodotto frutto dello studio accademico, i professori sono infatti autorizzati dalla legge a diventare soci di quelle società interne all’Università, chiamate Spin-Off, create con un decreto del ‘99 per mettere a disposizione degli atenei un veicolo commerciale per la ricerca.
Le Spin–Off sono in pratica società private che mettono sul mercato i brevetti e l’ottenimento di un finanziamento pubblico permette ad esse di entrare nel circolo virtuoso del mercato della ricerca universitaria, con la possibilità di ottenere nel futuro altri finanziamenti.
In questo contesto, stando alla ricostruzione degli investigatori, nel caso di quelle Spin-Off finite al centro dello scandalo, accadeva sistematicamente che una parte cospicua del finanziamento ottenuto, fosse dirottato verso destinazioni che nulla avevano a che fare con la ricerca.
Le indagini riguardano, oltre che l’Università di Salerno e Benevento, altri atenei del Sud d’Italia tra cui un’università in Calabria e un’altra in Campania. Il filo che lega gli atenei finiti nel mirino della magistratura è costituito dai medesimi progetti di ricerca e dall’utilizzo delle medesime Spin- Off.
I professori indagati guadagnano all’anno circa 200mila euro nel caso degli ordinari e 90mila euro nel caso degli associati e anche se il loro stile di vita è apparentemente giustificato dagli emolumenti, ora le indagini stanno cercando di scoprire se esistono tracce, anche all’estero, di flussi finanziari sospetti.
A far scattare gli accertamenti delle Fiamme Gialle un esposto presentato da un giovane ricercatore dell’Università di Salerno, che ha raccontato ciò che avveniva nell’Ateneo sotto gli occhi di tutti. La Procura ha iniziato ad indagare interpellando anche diversi colleghi dell’autore dell’esposto e molti di loro avrebbero confermato nella sostanza i fatti.
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(2) da 25 poesie autografe di Roberto Roversi
Roberto Roversi (Bologna, 1923 – 2012) è stato scrittore, poeta, paroliere, giornalista, libraio e, in gioventù, partigiano. Dal 1948 al 2006 gestì la libreria Palmaverde a Bologna. Ha fondato e diretto le riviste Officina e Rendiconti. Alcuni versi del poeta sono diventati testi di canzoni, messe in musica ed eseguite da artisti come Lucio Dalla e Stadio; con il primo realizzò tre album…
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Mascali: opposizione consiliare si dimette in massa. Decade il Civico Consesso
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A Mascali (Ct) nove consiglieri di opposizione su sedici hanno rassegnato le dimissioni, provocando la decadenza del Consiglio Comunale. Le motivazioni addotte da Ilaria Barbarino, Agata Cardillo, Giuseppe Cardillo, Gaetana Finocchiaro, Melania Le Mura, Emanuele Nigrì, Carmelo Portogallo, Graziana Scandurra, Rosario Tropea.ruotano attorno a: Mancata condivisione delle azioni amministrative con la collettività. Perdita di finanziamenti che danneggiano l'Ente. Ritardi e omissioni nella presentazione di documenti essenziali come Rendiconti, Bilanci di previsione e Bilanci consolidati. Mancanza di risposta alle critiche e alle proposte avanzate dall'opposizione. Le dimissioni, pur non coinvolgendo direttamente il Sindaco e la Giunta, che restano in carica fino alla naturale scadenza del mandato, comportano la sospensione del Consiglio Comunale. Le sue funzioni saranno affidate ad un commissario inviato dalla Regione. Il Sindaco Luigi Messina ha espresso dispiacere per la decisione, sottolineando la gravità della carenza democratica che ne deriva. Ha inoltre annunciato l'intenzione di trovare nuove modalità per coinvolgere la cittadinanza nelle azioni amministrative future. Le prossime elezioni amministrative a Mascali si dovevano tenere tra un anno e mezzo. La decadenza del Consiglio Comunale di Mascali rappresenta un evento significativo che evidenzia la profonda crisi di fiducia tra l'opposizione e la maggioranza. La gestione dell'amministrazione è stata oggetto di critiche per la perdita di finanziamenti, i ritardi burocratici e la scarsa comunicazione con la cittadinanza. Le dimissioni in massa dell'opposizione assumono un valore simbolico forte, denunciando l'impasse decisionale e la mancanza di dialogo all'interno del Consiglio. La nomina di un commissario prefettizio rappresenta una soluzione temporanea, ma non risolve le questioni di fondo che hanno portato alla crisi. La sfida per il futuro sarà quella di ripristinare un clima di collaborazione e di fiducia tra le diverse parti, al fine di garantire un'amministrazione efficiente e trasparente al servizio della comunità. Read the full article
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Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità from Umbria Journal TV on Vimeo.
Il Fronte del Dissenso ha attaccato Roberto Speranza, l'ex ministro della sanità Contestazioni a Roberto Speranza, le vittime del vaccino assediano ex ministro Contestazioni a Roberto Speranza – Il tour promozionale del libro autocelebrativo di Roberto Speranza, intitolato “Perché Guariremo“, si trasforma in un’esperienza travagliata e carica di tensione e un vero e proprio autogol per lui e per chi ha organizzato l’evento. Da San Benedetto del Tronto a Perugia, le voci delle vittime degli effetti avversi del vaccino si fanno sentire, chiedendo risposte e responsabilità.
Le Voci Discordanti Intorno a Roberto Speranza: L’Ex Ministro Contestato dalle Vittime del Vaccino L’ex Ministro della Salute, attivo durante i governi Conte II e Draghi, si trova ad affrontare una serie di contestazioni e critiche mentre cerca di promuovere il suo libro in giro per l’Italia. A San Benedetto, Forlì e ieri a Perugia, persone danneggiate dagli effetti collaterali del vaccino, compreso un uomo rimasto paralizzato, si sono fatte avanti per chiedere spiegazioni e rendiconti.
Tuttavia, Speranza sembra preferire evitare o eludere queste richieste, rifugiandosi dietro la dichiarazione “Non sono più ministro“. Le sue apparizioni pubbliche sono state accolte da cori di protesta e insulti, con persone che scandivano slogan come “In galera, in galera”.
Anche a Perugia, mentre Speranza cercava di promuovere il suo libro, le voci dissenzienti non hanno smesso di farsi sentire. All’esterno del Palazzo Cesaroni, sede del Consiglio regionale dell’Umbria, si potevano udire grida come “Speranza vai via, sei tu la pandemia“.
Le contestazioni non si limitano solo alla sua presenza fisica, ma riguardano anche il contenuto del suo libro. Alcuni lo accusano di non assumersi la responsabilità degli errori commessi durante la gestione della pandemia da Covid-19. Un gruppo denominato Fronte del Dissenso dell’Umbria ha dichiarato che Speranza è colpevole di aver causato danni economici e sociali enormi, oltre a aver istituito politiche liberticide e terroristiche durante il suo mandato.
Le critiche, come riporta La Verità di oggi, sono state particolarmente aspre da parte di coloro che hanno subito gravi conseguenze a causa del vaccino anti-Covid. Daniela Di Marco, insieme ad altri manifestanti, ha espresso indignazione per il fatto che Speranza continui a promuovere il suo libro anziché chiedere scusa per gli errori commessi. Anche Floriano Innocenzi di Foligno ha sollevato interrogativi sulla condotta di Speranza e ha messo in discussione il finanziamento del suo tour politico-letterario.
Tra le voci dissonanti, emerge il racconto di Niccolò Conti, uno studente universitario colpito da neuropatia delle piccole fibre dopo la vaccinazione. Conti, insieme ad altri danneggiati, ha chiesto a Speranza di assumersi la responsabilità di quanto accaduto anziché negare o minimizzare i problemi causati dal vaccino.
Tuttavia, Speranza sembra restare saldo nella sua difesa dei vaccini anti-Covid, sottolineando il ruolo positivo che hanno avuto nel salvare vite durante la pandemia. Nonostante le critiche e le contestazioni, l’ex ministro continua a sostenere la sicurezza e l’efficacia dei vaccini, nonostante le voci contrarie che si fanno sempre più forti.
In conclusione, il tour di Speranza si trasforma in un confronto acceso tra sostenitori e critici dei vaccini anti-Covid, mettendo in evidenza le profonde divisioni e preoccupazioni riguardanti la salute pubblica e le politiche sanitarie del paese.
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Abecedari presenta Consistere in un punto Il filosofo Alfonso Cariolato su Carlo Michelstaedter.
𝐀𝐒𝐂𝐎𝐋𝐓𝐀 𝐋'𝐄𝐏𝐈𝐒𝐎𝐃𝐈𝐎
Parlare di Michelstaedter (1887-1910) come riprendendo un dialogo. Non accennare nemmeno a quanto ogni volta si dice in un ripetere tanto grave quanto compiaciuto. Chi fosse interessato alle vicende della sua vita le può trovare ovunque, solo a volerlo. Del resto, è caratteristica della vana saggistica ribadire quanto tutti sanno. Entrare senza mediazioni nel suo pensiero, dunque, saltando a piè pari i troppi preamboli, con tutti i rischi, ma anche con la stessa urgenza che emerge da ogni suo scritto, poesia, disegno o dipinto. Parlare come scendendo «da Carnizza fuori dall’adiaphoría (indifferenza) dell’altipiano coperto di neve e oppresso dalla nebbia», cogliere l’occasione, senza volere dire tutto, ma avvalendosi di un’opportunità che altrimenti sfuggirebbe. E fermarsi esattamente nel modo in cui si è cominciato, senza rendiconti possibili. «Questo che fai, come che cosa lo fai? – con che mente lo fai?». Immagine - Carlo Michelstaedter, La soffitta di casa Paternolli, disegno a lapis, annotazione in greco: “Qui vivo una vita che non è vita, ma nasce una grande opera”.
☞ Abecedari è una rubrica curata da Gianluca Pulsoni, Marco Di Salvatore e Lorenzo Fioravanti: una serie di ascolti dedicati a personaggi e temi vari in relazione alla cultura italiana, di ieri e di oggi. Arti, letteratura, media, musica e molto altro.
𝐒𝐂𝐎𝐏𝐑𝐈 𝐈𝐋 𝐂𝐀𝐍𝐀𝐋𝐄 𝐀𝐁𝐄𝐂𝐄𝐃𝐀𝐑𝐈
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Basilicata, Corte Conti parifica il bilancio con eccezioni
La Sezione giurisdizionale per la Basilicata della Corte dei Conti ha emesso il giudizio di “parificazione con eccezioni” – nel comparto della sanità, degli incarichi dirigenziali e nel trasporto pubblico locale – dei rendiconti generali della Regione Basilicata per l’esercizio finanziario 2022. La sentenza è stata emessa al termine dell’udienza che si è svolta stamani, a Potenza, dinanzi…
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20 nov 2023 08:45
UCCI UCCI, IN PARLAMENTO NON SI VEDE MAI ANGELUCCI – L’EDITORE DI “LIBERO” E “IL GIORNALE” ALLA CAMERA È STATO ASSENTE NEL 99,62% DELLE VOTAZIONI, MA LA LEGA L’HA SEMPRE DATO PER “GIUSTIFICATO”, PERMETTENDOGLI DI INCASSARE LA DIARIA. IL MOTIVO? FACILE: ANGELUCCI È UNO DEI FINANZIATORI PIÙ GENEROSI DEL PARTITO. E IN UN MOMENTO DI VACCHE MAGRE, VA COCCOLATO… -
Estratto dell’articolo di Giacomo Salvini per “il Fatto quotidiano”
Il deputato leghista Antonio Angelucci, re delle cliniche private ed editore dei giornali di destra Libero, Il Giornale e il Tempo tramite la Tosinvest, è il secondo onorevole per numero di assenze della Camera dei deputati. Ma nonostante questo, grazie a una concessione della Lega di Matteo Salvini, nella maggior parte dei casi risulta “assente giustificato” a Montecitorio.
Questo significa che in molti casi ha continuato a incassare la diaria, cioè il rimborso spese per il soggiorno di cui godono deputati e senatori. Il motivo di questa licenza sarebbe dovuto al fatto che Angelucci sia uno dei più generosi finanziatori del partito, dicono due dirigenti del Carroccio che chiedono l’anonimato […].
Angelucci è stato deputato di Forza Italia dal 2008 al 2022, mentre alle ultime elezioni politiche è stato eletto con la Lega nel listino plurinominale del Lazio. […] Dall’inizio della legislatura a settembre scorso[…] , Angelucci alla Camera non si è quasi mai fatto vedere: secondo i dati di Montecitorio aggiornati a un mese fa, il deputato-editore è stato assente nel 99,62% delle votazioni (3.416), secondo solo a Umberto Bossi assente nel 99,91% dei casi per le note ragioni di salute e superando anche la compagna di Silvio Berlusconi, Marta Fascina, recentemente tornata in Parlamento dopo aver disertato il 99,5% dei voti.
Con Fascina, Angelucci ha un altro elemento in comune: la possibilità di risultare assente giustificato in Parlamento per il proprio gruppo. La Lega può contare […] su tre assenze giustificate e nell’82,47% dei casi (pari a 2.828 votazioni) questo beneficio è stato concesso ad Angelucci. Se in Forza Italia la “giustificazione” è stata concessa a Fascina prima per accudire Berlusconi e poi per elaborare il lutto […], il motivo che ha spinto la Lega a fare lo stesso con Angelucci è un altro: l’imprenditore delle cliniche laziali è tra i principali finanziatori del partito.
E in un momento di vacche magre il Carroccio non può permettersi di perdere quei fondi, spiegano i due dirigenti leghisti. Nell’ultimo anno, infatti, Angelucci è stato tra i parlamentari più generosi nei confronti del partito: secondo i rendiconti della Camera, il 25 ottobre 2022 il deputato ha versato 40 mila euro alla “Lega Lazio per Salvini premier”, prima di dare un secondo contributo da 9.900 euro il 20 marzo 2023.
In totale 50 mila euro in pochi mesi. Non è un caso, quindi, che Salvini il 13 settembre scorso abbia organizzato a casa di Angelucci una cena per il suo compleanno in cui ha chiesto a tutti i parlamentari leghisti di versare 30 mila euro a testa in vista della campagna elettorale per le Europee del giugno 2024.
Nel suo ragionamento il vicepremier ha fatto proprio riferimento alla puntualità e alla dedizione di Angelucci nel contribuire con le proprie risorse al partito. Da allora, però, come ha raccontato il Fatto, quasi nessun parlamentare ha versato la sua quota […]. Angelucci, invece […]contribuirà regolarmente in vista della campagna elettorale delle Europee del giugno 2024. Nel frattempo, potrà continuare a essere “giustificato” in Parlamento.
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stampa & tributi del 27 febbraio 2023
Definizione liti, parola agli enti. Rottamazione quater spezzatino. Rottamazione, lo stralcio cambia i rendiconti dal 2023 e la definizione agevolata dal 2028. Va dettagliato il ricorso verso la cartella. Il contributo unificato si calcola sul valore dei
Definizione liti, parola agli enti. Rottamazione quater spezzatino. Rottamazione, lo stralcio cambia i rendiconti dal 2023 e la definizione agevolata dal 2028. Va dettagliato il ricorso verso la cartella. Il contributo unificato si calcola sul valore dei singoli atti impugnati. Canone unico, al buio le modalità di calcolo del tetto alle tariffe. #Imu #newsletter #dirittotributario #imu #tari…
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Com'è fastidioso quando le pulci, invece di farle agli altri, tocca subirle. #rimborsopoli
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Mimmo il pasticcione
Una persona legge i titoli delle notizie, o i resoconti superficiali o le analisi a caldo e si fa un'idea sbagliata: Mimmo Lucano il grande sindaco paladino dell'accoglienza, l'eroe buono che viene schiacciato da una giustizia ingiusta e prepotente?! Che mostruosità! Poi però arriva Travaglio il quale, come spesso capita, ha approfondito e spiega alcune cose, in questo modo tutto quanto appare più chiaro e comprensibile.
"Se giudichiamo la sentenza Lucano col senso comune, magari paragonandola alle pene molto inferiori inflitte a grandi corrotti come Formigoni, frodatori come B., bancarottieri come Verdini, complici della mafia come Dell’Utri, per non parlare della Trattativa, possiamo tranquillamente dire che 13 anni e 2 mesi (sia pure in primo grado) sono un’enormità.
Se però leggiamo il dispositivo della sentenza del Tribunale di Locri, comprendiamo che quei 13 anni e 2 mesi sono il cumulo delle pene per i singoli reati – quasi tutti molto gravi – per cui è stato condannato l’ex sindaco di Riace. Sgombriamo subito il campo dalle falsità.
1) Lucano non è stato condannato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina: per la violazione della legge Turco-Napolitano è stato assolto, come per aver fatto carte false per far entrare illegalmente clandestini in Italia o munirli di documenti farlocchi.
La sua battaglia contro le leggi sull’immigrazione – ammesso e non concesso che sia ammissibile da parte di un sindaco – non c’entra nulla. E nemmeno il “modello Riace”, cioè il meritorio ripopolamento di un comune depresso con l’integrazione dei migranti.
2) Difficile immaginare che i tre giudici del Tribunale nutrissero intenti persecutorii, come già si era detto dei pm (ora quasi rimpianti perché hanno chiesto la metà della pena poi inflitta dal Tribunale). Al netto di quelli contestati ai suoi 26 coimputati, Lucano rispondeva di 16 capi di imputazione.
È stato assolto per 5, condannato per 10 (in parte alleggeriti di diversi fatti, per cui è stato pure assolto) e prescritto per uno.
3) La condanna riguarda non gli aiuti ai migranti, ma una serie impressionante di pasticci finanziari con denaro pubblico. Il primo è l’associazione a delinquere per commettere “un numero indeterminato di delitti contro la Pa, la fede pubblica e il patrimonio” e “soddisfare gli indebiti e illeciti interessi patrimoniali delle associazioni e cooperative” create e controllate da Lucano e dai suoi amici come “enti gestori dei progetti Sprar, Cas e Msna” (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati, Centri accoglienza straordinaria, Minori stranieri non accompagnati), con “indebite rendicontazioni delle presenze degli immigrati”, “derrate alimentari falsamente indicate come destinate agli immigrati ma sistematicamente utilizzate per fini privati”, “costi fittizi per spese carburante”, “numerose false fatturazioni”, nessun “controllo delle spese” né “documentazione dei costi sostenuti dalle associazioni”, “prelievi di denaro contante e assegni bancari dai conti correnti senza alcuna giustificazione”, “indebita destinazione di fondi ottenuti per fini diversi” dall’accoglienza.
L’altro – che forse spiega la discrepanza tra pena richiesta e pena inflitta – è la truffa aggravata allo Stato, cioè alla Prefettura e al Viminale (prima era “solo” abuso d’ufficio) per far versare 2,3 milioni indebiti o ingiustificati alle varie associazioni.
Poi c’è un’altra truffa allo Stato da 281mila euro per una miriade di “costi fittizi o non giustificati”, “false fatture”, false annotazioni sui registri Inail di ore lavorate, “fittizi acquisti di bombole, materiale di cancelleria, mobili e schede carburante false”.
Ne consegue l’accusa di falso ideologico in atto pubblico per ben 56 determine “propedeutiche al rimborso dei costi di gestione dei progetti Cas e Sprar” in cui Lucano “attestava falsamente di aver effettuato controlli sui rendiconti di spese” fantasiosi.
Un altro reato che porta alle stelle la pena è il peculato, per essersi “appropriato in modo sistematico” di “ingenti fondi ottenuti dallo Stato per l’accoglienza dei rifugiati”, “non meno di 2,4 milioni, distraendoli alle predette finalità” per l’“acquisto, arredo e ristrutturazione di tre case e un frantoio non rendicontati”, più “prelievi in contanti per 531.752 euro”, in parte usati “per il viaggio in Argentina di Lucano”, in parte per “i concerti estivi organizzati dal Comune di Riace”. Concerti che poi il sindaco “attestava falsamente” non essersi svolti “al fine di non pagare i diritti Siae”: altro falso.
L’ultimo reato grave è l’abuso per aver “affidato il servizio di raccolta e trasporto dei rifiuti nel comune di Riace alle cooperative sociali Ecoriace e l’Aquilone, prive dei necessari requisiti richiesti” dalla legge, “dell’iscrizione all’Albo regionale delle cooperative sociali” e “di autorizzazioni alla gestione ambientale”, senza l’ombra di una gara (la turbativa d’asta è prescritta).
Infine Lucano rilasciò a Tesfahun Lemlem, sua compagna etiope, un certificato falso: “lo stato civile di nubile anziché di coniugata, a lui noto”.
Fin qui il giudizio penale di primo grado, che potrà essere rivisto in appello.
Sul piano politico e morale, a parte qualche spesa privata con soldi pubblici, non si può dire che Lucano sia un corrotto o che agisse per interessi propri, anche se quel sistema di soldi allegri a pioggia drogava certamente i suoi consensi. È possibile che agisse con le migliori intenzioni.
Ma questo incommensurabile pasticcione era pur sempre un sindaco, cioè un pubblico ufficiale tenuto a rispettare e a far rispettare le regole. L’impressione è che la nobile missione del “modello Riace” gli abbia dato alla testa, convincendolo di essere al di sopra, anzi al di fuori della legge. Che si può sempre contestare e persino, per obiezione di coscienza, violare. Ma senza la fascia tricolore a tracolla. E affrontando poi le conseguenze delle proprie azioni."
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CARO KOMPAGNO TU LAVORA IO MAGNO ✊🥴
Sparso ovunque e gelosamente custodito in forzieri, fondazioni e strutture territoriali, Bersani può contare su un patrimonio immobiliare che vale quasi 1 miliardo di euro. Gran parte è intestato ancora al Partito democratico della sinistra e alle sue strutture territoriali (unità di base, federazioni regionali, comunali e territoriali di varia natura), nonché alle immobiliari che risultano ancora di sua proprietà. L’emergere di tante proprietà immobiliari fa comprendere meglio di ogni altra cosa come il Pd sia il partito che ha alle sue spalle la forza economica più impressionante della politica.
Forse non lo sanno nemmeno loro, ma al catasto non hanno dubbi. La più grande immobiliare di Italia è quella della politica. E il palazzinaro per eccellenza di Palazzo è Pierluigi Bersani. Incrociando come dovrebbe Attilio Befera i dati dei registri delle Camere di commercio con quelli di Sister dell’Agenzia del Territorio, Libero è stato in grado di disegnare la prima vera e completa mappa immobiliare della politica italiana. I partiti politici, le loro organizzazioni territoriali, i circoli, le società immobiliari controllate direttamente e indirettamente hanno in mano oggi 3.805 fabbricati sparsi in tutta Italia e 928 terreni.
Le loro rendite catastali, agrarie e dominicali sommate ammontano a circa 2,8 milioni di euro, che ai fini della nuova Imu di Mario Monti indicherebbero un valore fiscale di circa 500 milioni di euro. In media per avere un valore reale di mercato bisognerebbe più che raddoppiare questa cifra, arrivando quindi a circa 1,2 miliardi di euro.
Di questa somma l’80% circa riguarda proprietà immobiliari che risultano ancora in capo alle forze politiche in cui pianta le sue radici il Pd. Significa che sparso ovunque e gelosamente custodito in forzieri, fondazioni e strutture territoriali, Bersani può contare su un patrimonio immobiliare che vale quasi 1 miliardo di euro in caso di valorizzazione. Gran parte è intestato ancora al Partito democratico della sinistra e alle sue strutture territoriali (unità di base, federazioni regionali, comunali e territoriali di varia natura), nonché alle immobiliari che risultano ancora di sua proprietà.
Solo nell’area Pci-Pds-Ds-Margherita-Ppi-Pd sono 831 i diversi codici fiscali che risultano intestatari di fabbricati. Vecchie sezioni - Fra questi ci sono sicuramente le sezioni del vecchio PCI, che risulta ancora intestatario al catasto di ben 178 fabbricati e 15 terreni. Ma vedendo numeri di vani e caratteristiche di ciascun immobile, è difficile che proprietà accatastate come abitazioni di 12 o 14 vani o uffici di metrature ancora più ampie possano corrispondere al classico identikit delle vecchie sezioni territoriali.
I democratici di sinistra controllano gran parte del patrimonio immobiliare attraverso le nuove fondazioni che ha costituito con pazienza il tesoriere Ugo Sposetti. Particolarmente ricche quelle umbre e quella di Livorno. Fra Pds, Pd, Ds e vecchio Pci sono ben più di 3 mila i fabbricati di proprietà. E non è manco detto che ci sia una mappatura completa, e che le varie federazioni di sigle ormai in disarmo ne abbiano l’esatto controllo.
Non è escluso che qualche vecchio amministratore locale non ne abbia nemmeno fatta menzione al partito. La mappa immobiliare è comunque l’unica che rende in qualche modo tangibile il fantasma più classico di ogni partito politico: quello del bilancio consolidato. Per capire quanti soldi sono girati e girano, e quale è la forza economica bisognerebbe infatti mettere insieme i conti nazionali che vengono resi pubblici con i rendiconti delle centinaia di strutture territoriali che invece sono nascosti.
Forza economica - L’emergere di tante proprietà immobiliari fa comprendere meglio di ogni altra cosa come il Pd sia il partito che ha alle sue spalle la forza economica più impressionante della politica. L’unica cosa che non si capisce è come gli amministratori locali di Bersani continuino ad impiegare fondi che il partito gira alle strutture territoriali nell’acquisto di nuovi immobili.
A Genova, dove non mancano certo proprietà delle varie sigle che stanno alle spalle del Pd, è stato comprato un appartamento da 5 vani nel 2010. A Crespino, in provincia di Rovigo, quattro fabbricati. A Montecchio, provincia di Reggio Emilia, acquistati nell’aprile 2011 addirittura due terreni erbosi. Acquistati immobili e terreni nel piacentino. Così nello spezzino, dove esisteva una celebre immobiliare del pds.
Sarà forse un buon investimento in momento di crisi, perché certo il mattone dà più soddisfazione e sicurezza dei fondi in Tanzania.
Resta difficile comprendere perché nella sinistra italiana faccia tanto ribrezzo potere prendere una sede di partito o un ufficio per i propri dirigenti in banale affitto come accade a molte altre forze politiche.
Il papa laico - Re Bersani a parte, dalla banca dati della Agenzia del Territorio emergono molte sorprese: tutti i partiti ufficialmente morti e sepolti hanno ancora appartamenti e perfino palazzine di un certo valore. Dalla Dc al partito socialista. Ne posseggono anche partiti che certo non hanno invaso le cronache politiche, come quello del Papa laico o quello dell’armonia.
Ma la sorpresa delle sorprese viene dal partito nazionale fascista, che non solo è morto, ma è stato sciolto per legge. Tutti i suoi beni sono passati al demanio pubblico, ma l’operazione non è riuscita per quattro fabbricati e due terreni. Uno di questi risulta ancora di proprietà del Pnf e dato un uso ad Anagni, nel frusinate, al Fondo edifici di culto del ministero dell’Economia.
Franco Bechis
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“È difficile mettere insieme quello che è successo dopo. Se provo a ricordare mi sento la fronte bollente e vorrei tanto avere una pezza bagnata, di quelle che porterebbe un genitore premuroso a una bambina malata. I ricordi sconnessi sono una tipica reazione al trauma. Frammenti di conversazione si schiantano violentemente contro le pareti del mio cranio. Un ematoma subdurale di solito è associato a un trauma cranico. La sensazione è quella. La testa mi fa un male cane. Mi si annebbia la vista, chiazze viola, battute di dialogo senza punteggiatura. [...]
Devo aver annuito involontariamente, perché da lì in poi hai continuato per i fatti tuoi. Ed è così che funzionava tra di noi, ti ricordi? Tu al volante e io seduta accanto a te, a seguire col dito il percorso sulla mappa. A seguire la tua strada. A parte che non me lo lasciavi nemmeno fare. Sembrava non te ne fregasse niente se ti seguivo o no.
Alla fine hai elencato le prove. Non la smettevi più. Il mio atteggiamento condiscendente, la tua irrequietezza, i miei silenzi, il modo in cui eravamo attratti e respinti l’una dall'altro, senza mai incontrarci a metà strada. «Ma questi siamo noi» ho detto. «Siamo fatti così.» «Sì, siamo fatti così» hai detto. «Ma non vuol dire che sia giusto.» E poi: «Come due linee parallele» hai detto. «Cristo» ho detto. «Ma sei serio?» «Cazzo se sono serio.» «Che bisogno c’è di agitarsi tanto» ho detto, perché davvero non capivo. «Porco cane, Ruth perché fai finta di non capire» hai detto. «Voglio che ci lasciamo.»
Pensavo che stessi scherzando. Pensavo che fossi irritato per qualcosa che avevo fatto, che volessi scopare, che in generale volessi scopare di più, o chissà che ti passava per la testa. C’era sempre qualcosa. Ricordo che sono diventata paonazza, mi sentivo avvampare. Ho alzato la voce? Sul lavoro eri sempre orgoglioso dei tuoi rendiconti finanziari. Ma chi l’avrebbe detto che facevi i conti pure sulla nostra vita privata? Non eri soddisfatto di come era andato l’investimento, per così dire, quindi mi stavi scaricando. Allora, a dirla tutta, non è che ci fossimo impegnati troppo nel lavoro di squadra, no? Quando era stata l’ultima volta che mi avevi portato fuori a cena?[...] Ti ho detto «Avanti, tira fuori gli altri appunti sulla nostra storia. Vuoi un premio? Un bonus? Ti sei applicato alla grande?»[...]
«Senti Ruth» hai detto. «Non voglio farti del male. Non lo sopporterei.» E anche se ho colto quel tono formale - inquietante, le sillabe scandite e regolari - ti ho lasciato andare avanti.
Ci sono punti che non riesco a ricordare: buchi, dove il tessuto delle nostre parole è talmente lacero che si vede attraverso. [...] Non davi a me la colpa. Eri disposto ad assumerti la responsabilità delle tue azioni. Anzi, nel corso della nostra storia eri sempre stato tu quello responsabile per entrambi. Ed eccoti qua, di nuovo all'opera, a tirare fuori tutta la merda del nostro rapporto. Tanto valeva che ti prendessi pure la colpa - davvero, era proprio colpa tua, anche solo per aver trascinato le cose così a lungo.[...]
Eri devastato dalla compassione. Povera piccola Ruth. Mi hai accarezzato la fronte con il pollice. In quel momento ho capito che te ne andavi davvero. Dopo, le cose hanno perso di senso. Mi ripetevo a mente tutti i sintomi, barrando le caselle più volte, completamente fuori di testa, arrivavo alla fine e ricominciavo: sudori freddi, respiro affannoso, tachicardia, ipotermia. Mi sono accasciata contro la credenza. Avevi calcolato le ore passate a fare decoupage e le avevi messe a confronto con tutte le volte in cui mi ero rifiutata di fare sesso tantrico. Non avevamo comprato casa. Manco il sesso anale ti concedevo. Eri stufo di aspettare che la tua vita ingranasse. E lì ho cominciato a ridere. «Sei un coglione del cazzo» ho detto. «Sei un coglione del cazzo, e pure ipocrita.» Da dove mi è uscito? Quando si è incazzati, si dicono cose che non si pensano. Adesso capisco che non aspettavi altro. «Se è questo che pensi di me, Ruth, vaffanculo, per me è finita.» ”
Livia Franchini, Gusci
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Gɴᴏᴄᴄʜᴇᴛᴛɪ ᴄᴏɴ Cʀᴇᴍɪɴɪ, Sᴀʟsɪᴄᴄɪᴀ ᴇ Vᴇʀᴢᴀ ᴀʟʟᴀ ᴄʀᴇᴍᴀ ᴅɪ Pɪsᴇʟʟɪ ᴇ Sᴄᴀʟᴏɢɴᴏ Ultimo giorno e penultima ricetta 😉dell'anno🍾. Per chi è abituato a far bilanci e somme c'é parecchio da mettere sulla bilancia per votare questi 365 giorni anche se, leggendo qua e là, ci sembra che il pollice 👎tenda per lo più verso il basso. Però, se ci pensate un attimo, cos'è un anno se non un intervallo di tempo tra due date ? Il calendario è solo un sistema adottato dall'uomo per suddividere e identificare i periodi di tempo, niente di più che una convenzione. Se fossimo cinesi, Israeliani o semplicemente se quel famoso Giulio non avesse deciso che si iniziava tutti assieme il primo gennaio a fare i conti, ora magari per tirar le somme potremmo attendere Marzo, come si faceva prima di lui, oppure Febbraio e l'anno del bue, come faranno tra poco i cinesi. Insomma, avrete capito che non ci piacciono i bilanci, le consuetudini e soprattutto gli schemi 🥳 che lasciamo volentieri a chi ha propensione per le abitudini, una delle quali è appunto quella di considerare gli eventi di un anno come qualcosa di intrinsecamente connesso al periodo da capodanno a San Silvestro. Come se bastasse passare la fatidica mezzanotte perché tutto cambi improvvisamente, tipo premendo il tasto reset della PlayStation 😎 Meglio accettare la vita per come viene 🌊, senza tentare di intrappolarla tra due date di comodo per trarne rendiconti. Se non siete bancari funziona altrettanto bene 😉 Così, se un meteorite o uno stranamore qualsiasi ci risparmieranno, la vita continuerà a scorrere e dipenderà da noi se migliorerà o meno giorno dopo giorno, non certo dagli astri, dagli anni bisestili o dai resoconti, che potranno solo renderla inutilmente rigida e algidamente schematica🐘 Perciò state su, non ve la prendete con questo povero 2020 e brindate per passare con leggerezza ad un nuovo giorno della vostra avventura, tenendo ben stretti a voi i vostri ideali, i sogni e soprattutto coloro che amate, migliorando il vostro e il loro domani grazie alle lezioni di ieri, senza troppa fretta di bilanci. Il meglio deve ancora venire 🐣! Auguri da noi due a tutti voi 🙋♀️🙋♂️😘 (presso Merano, Trentino Alto Adige, Südtirol) https://www.instagram.com/p/CJc-Z91FD5c/?igshid=9865knjk6iyv
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PORTICUS AEMILIA
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According to Livy, the curial aediles Marcus Aemilius Lepidus and Lucius Aemilius Paulus initiated construction of a new emporium (port) and warehouse for the storage and stockpiling and distribution of grain, referred to as the Porticus Aemilia. This complex was completed by the censors Quintus Fulvius Flaccus and Aulus Postumus Albinus in 173 BC.
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In 1934, Guglielmo Gatti correctly identified the edifice represented on fragments 23-24a-c of the Forma Urbis Romae as the Porticus Aemilia, by comparing the fragments to the then recently-discovered ruins on the river bank across from the Aventine Hill. (1)
Based on the excavated remains, the Porticus Amelia extended 500m along the bank of the river. The vast warehouse comprised fifty parallel bays of 8.3m in width. The floor sloped down to the river in four broad levels. Each bay had entrances at both ends. The building is constructed concrete faced with opus incertum through, making it one of the earliest known examples of that technique.
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Gatti postulated a flat roof. More recent scholarship favors barrel vaulting. The vaults terminated at each change in level; this gap, caused by the drop down to the next level, may have been filled with windows as seen below. The 50 entrances to the bays were placed at the lowest level, closest to the river. It has been suggested that recipients of the grain dole would be given a potsherd with a number of an entrance, where the would present themselves to obtain their allotment (2).
The Forma Urbis indicates that a forest of piers or pillars supported the vaults, not solid walls. These arcades allowed for lateral movement across bays and a greater penetration of light.
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The truncated epigraphic label on fragment 23 of the marble map reads either -ILIA or -ALIA. Most scholars prefer the first reading and assume the inscription read (PORTICUS AEM)ILIA. Several scholars have noted that the building plotted on the FUR bears no resemblance to the other known portici. If the inscription were understood as -ALIA., the building may have been a Navalia, or naval yard. This theory, however, confounds the modern understanding of the area as an emporium, a theory too well supported by evidence to be set aside easily.
Porticus, which usually denotes colonnaded walkways around an open space, may also have signified a structure composed of numerous columns.
(1) Guglielmo Gatti, “Saepta Iulia e Porticus Aemilia nella Forma Severiana,” Bulletino della Commissione Archaeologica Communale di Roma 62 (1934), 123-149.
(2) Emilio Rodríguez-Almeida, “Aemiliana,” Atti della Pontificia Accademia Romana di Archeologia: Rendiconti 68 (1995-96) 373-383.
In this article, Rodríguez-Almeida proposes that the enigmatic Aemiliana were located south of the Aventine, in the area of the Emporium.
A. The author first summarizes the evidence he considers certain: the name Aemiliana is a patronym, the feature was located outside the pomerium (Varro, RR, 3.2.6), it was connected to the grain dole (annona), it consisted of a large quarter or complex of buildings of different use (including residential), it was damaged perhaps twice by fire and must have been located in an urban area, and it was located near the Tiber (CIL 15.7150). Despite his assertion to the opposite in LTUR I, pp. 19-20, the author is now convinced that the Aemiliana are identical to the praedia Aemiliana Tigillini (Tacitus, Ann. 15.40); it may, in fact, have been located in the same area as other large, mixed-use complexes, named praedia on the FUR, outside the porta Trigemina, near the porticus Aemilia. Varro's use of the adverb aut signals two analogous urban situations, but not neccessarily neighboring; we should therefore not assume that the Aemiliana were near the porta Flumentana. B. Recent research on the annonia and the location of the porticus Minucia frumentaria have overcomplicated matters by assuming that the archive, administration, and physical distribution of the grain dole had to take place/be located in the same area. The author suggests that once the grain recipient had had his name recorded in the temple of the Nymphs, he would go to the porticus Minuciae to receive his ticket, and thereafter to the Porticus Aemilia where his ticket would direct him to one of the 50 openings, and here he would receive his grain portion. C. The baths of Tigillinus (Mart., Epigr. 3.20) were probably part of the praedia Aemiliana Tigillini, and Martials's wording indicates they were not located in the Campus Martius. According to Tacitus, the fire of 64 CE burned in two stages. The first began near the circus Maximus and destroyed most of the city, leaving only 4 regions unharmed. Those who blamed the fire on Nero considered the second fire, which burned in an area that was more open and less residential, even more infamous than the first, because it started in the praedia Aemiliana of Tigillinus, Nero's debauched and much-hated friend, and was thus a sure sign that Nero, desiring to free an even larger area for his new city, was the instigator. Rodríguez-Almeida suggests that the second burning happened on the south slopes of the Aventine and in the area of the Emporium just south of it. This was one of the few places the first fire had not reached, and it was occupied mainly by warehouses and markets, thus corresponding well with Tacitus' description. This area was repaired immediately by Galba after Nero's death and Galba may even have entrusted Tigellinus with the rebuilding of the important buildings. The praedia Aemiliana Tigillini were probably located in this area. The bath complex visible in FUR fr. 25a is perhaps to be identified as the balnea Tigillini. (Summary quoted from the Stanford Digital Forma Urbis bibliography).
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Gli attivisti che gestiscono il progetto Siproimi (ex Sprar) accusano: «Le norme volute dall’allora ministro dell’Interno Salvini sono applicate nella forma più restrittiva e addirittura in modo retroattivo». I 56 migranti presenti, che il Viminale trasferirà nei Cas, erano arrivati prima del 5 ottobre 2018, cioè prima che il dl entrasse in vigore
«Il governo Conte bis non solo non ha abrogato il primo decreto Sicurezza, voluto dall’allora ministro dell’Interno Matteo Salvini, ma lo sta applicando nella sua forma restrittiva e addirittura in modo retroattivo» è l’accusa che arriva dagli attivisti dell’Ex Canapificio che gestiscono il progetto Siproimi (ex Sprar) di Caserta. «Un anno fa – spiegano – lo Stato diceva a 56 persone accolte nel nostro Sprar: «Costruisci qui il tuo futuro, studia, impara un lavoro, contribuisci alla crescita del territorio. Oggi lo Stato caccia queste stesse persone cui aveva chiesto di entrare nel nostro tessuto sociale. Lo Stato dice ai migranti che stanno aspettando risposta alla loro richiesta di protezione internazionale e a chi è in fase di ricorso: mentre si decide che fare del tuo permesso di soggiorno ti sposto come un pacco in un Centro di accoglienza straordinario senza più scuola, formazione professionale, inclusione sociale».
Il ministero dell’Interno, infatti, ha inviato una circolare lo scorso 19 dicembre che prevede l’espulsione di questa fetta di migranti verso i Cas predisposti dalle prefetture e, intanto, impone lo stop ai servizi: «Dal primo gennaio – si legge nel testo – nei confronti dei richiedenti asilo temporaneamente accolti nel Siproimi, nella more della conclusione dell’iter dei trasferimenti, non dovranno essere erogati e, quindi, rendiconti i servizi per l’integrazione».
Salvini ha abbandonato il governo da agosto eppure il decreto Sicurezza continua a produrre effetti e, come racconta il report I sommersi dell’accoglienza curato da Marco Omizzolo per Amnesty International Italia, sta generando ghettizzazione e povertà, con il conseguente aumento delle vittime dello sfruttamento lavorativo e delle attività criminali. I 56 migranti presenti a Caserta che il ministero trasferirà nei Cas erano arrivati nello Sprar prima del 5 ottobre 2018, cioè prima che la norma salviniana entrasse in vigore. Spiegano gli attivisti: «Questo significa che il Viminale continua ad applicare il decreto in modo retroattivo, malgrado la sentenza della Cassazione, a sezioni unite, del 24 settembre scorso che condanna l’applicazione retroattiva del decreto».
La maggior parte dei migranti che usciranno dal progetto di integrazione gestito dall’Ex Canapifico vengono dal Ghana e dalla Costa d’Avorio, età media 25 anni. Ci sono persone vulnerabili e irrimpatriabili come Hamed, 39 anni, che è cieco: «La sua richiesta di rinnovo del permesso di soggiorno per motivi umanitari è stata rigettata – raccontano – . Per questo dovrà lasciare lo Sprar e fare a meno dell’assistenza degli operatori. A noi ha detto “Mi sento impotente e sperduto. Finirò in mezzo a una strada e non vedendo nulla. Ho paura”». Sanogo Abdulahi viene dalla Costa d’Avorio: a causa della guerra civile è finito per tre anni in carcere, ha perso la famiglia e ha anche subito una menomazione a un orecchio. «Anche a lui è stata bocciata la richiesta di asilo anche se a noi sembra un caso chiaro di irrimpatriabilità – spiega Virginia Crovella -. Eppure Sanogo è integrato nella comunità: è custode di una villetta, accompagna gli alunni a scuola attraverso il nostro progetto Pedibus. Quando la prefettura ci invierà le lettere di uscita, ai primi di febbraio, saremo costretti a lasciarli andare al loro destino».
Adriana Pollice
da il manifesto
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