#reati giovanili
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pier-carlo-universe · 24 days ago
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Fermato ad Alessandria il killer di Rozzano: Manuel ucciso per un paio di cuffie
Daniele Rezza, un 19enne di Rozzano, è stato arrestato ad Alessandria dopo aver confessato di aver ucciso Manuel Mastrapasqua, un uomo di 31 anni, per sottrargli un paio di cuffie wireless del valore di 20 euro
Daniele Rezza, un 19enne di Rozzano, è stato arrestato ad Alessandria dopo aver confessato di aver ucciso Manuel Mastrapasqua, un uomo di 31 anni, per sottrargli un paio di cuffie wireless del valore di 20 euro. L’omicidio è avvenuto nella notte tra il 10 e l’11 ottobre 2024, mentre la vittima rientrava dal lavoro. Dopo il delitto, Rezza è stato ripreso dalle telecamere di sorveglianza e…
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lamilanomagazine · 3 months ago
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Genova: la polizia di Stato insieme alla Polfer e al Reparto Prevenzione Crimine hanno intensificato i controlli nel quartiere di Prè
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Genova: la polizia di Stato insieme alla Polfer e al Reparto Prevenzione Crimine hanno intensificato i controlli nel quartiere di Prè. Potenziati i servizi anticrimine disposti dal Questore, finalizzati alla prevenzione e alla repressione dei reati predatori, al contrasto dei reati in materia di stupefacenti e delle condotte delle aggregazioni giovanili violente, in risposta anche agli esposti presentati da singoli cittadini, comitati ed esercenti.... Leggi articolo completo su La Milano Read the full article
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tarditardi · 4 years ago
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Maurizio Pasca (Silb): Salva Italia? Le tasse sono sopra la media, 400.000 lavoratori dimenticati e gli imprenditori ad un passo dal fallimento (…)
"Il valore dell'intrattenimento in Italia ammonta a 4 miliardi di euro. Sono 3mila i locali ed hanno un gettito fiscale di 800 milioni. Tra dj, pr, organizzatori, vocalist, promoter e barman, sono 50mila le persone occupate nel nostro settore. Non rientrano però in nessun dei nessuno degli ammortizzatori sociali, per loro nemmeno la mancetta delle 600 euro che lo stato ha destinato a certe partite iva. Il Governo sta condannando l'intero settore dell'intrattenimento al fallimento, mentre altrove lo si considera una risorsa importante per il PIL, e parte integrante del turismo". Maurizio Pasca, presidente Silb (Sindacato Italiano dei Locali da Ballo)
Qual è il valore economico e sociale della voce intrattenimento?
Nel complesso, considerati non solo locali e indotto ma eventi in senso lato, si tratta di un giro d'affari di 65,5 miliardi di euro con un impatto sul PIL di 36,2, per un totale di occupati pari a 569mila addetti (stima su dati Oxford Economics e Istituto Astra Ricerche/ADC Group).
Di questi, i soli locali coprono 7 miliardi e mezzo per un totale di 400.000 occupati. Se consideriamo solo le discoteche aderenti a Silb, il Sindacato Italiano dei Locali da Ballo, sono 50.000 addetti e 4 miliardi di fatturato.
Numeri importanti. Famiglie non solo di imprenditori, ma baristi, camerieri, addetti alla sicurezza, dj, scenografi, ballerini, musicisti, imprese di catering e di beverage, tecnici.
Ebbene, nulla è stato dato a queste aziende per evitare il fallimento. Né alle persone che vi lavorano, che non sono rientrate in alcun decreto!
Il Decreto Liquidità fondamentalmente offre la garanzia del Governo per prestiti  che imboccano la tradizionale via di accesso al credito, senza deviare dalle procedure bancarie e con agevolazioni solo per chi ha il 100% delle garanzie. Ma ci si trova in una situazione di emergenza pari a una guerra! E i provvedimenti non possono essere ordinari.
Le categorie cui fanno capo questi lavoratori hanno avanzato istanze precise alle istituzioni. Pace fiscale per i mesi di chiusura forzata, che nel caso delle discoteche sono ormai oltre due perché la serrata è avvenuta a fine febbraio. La sospensione delle utenze, l'inibitoria dello sfratto per morosità e la sospensione delle esecuzioni immobiliari, perché le aziende con fatturato zero sono tenute a pagare anche gli affitti, oltre agli stipendi.
Sapevate che IN ITALIA CHI FA INTRATTENIMENTO PAGA IL 16% IN PIÙ DI TASSE CON UNA IMPOSTA RITENUTA ILLECITA DALLA UE?
In Italia chi fa intrattenimento paga il 16% in più di tasse! Silb chiede la sospensione dell'ISI, la tassa sull'intrattenimento pari al 16% che grava sulle aziende in sfregio alla direttiva europea 112 del 18/11/2006 portando una differenza fra spettacolo e intrattenimento (uno coinvolge lo spettatore, l'altro no e per questo è tassato!)e una sperequazione a danno di quest'ultimo.
E la riduzione dell'IVA al 10%, come avviene per cinema e teatri: il linguaggio della musica è occasione formativa, dovunque si esplichi. E per i supporti fisici e digitali in ambito musicale, Silb chiede un adeguamento all'aliquota prevista per i libri, ovvero il 4%.
Infine, Silb chiede il saldo dei pagamenti arretrati dovuti dalle amministrazioni pubbliche e dagli enti pubblici alle imprese, la previsione di un credito di imposta su locali e botteghenonché per i premi assicurativi e un buono a fondo perduto per le imprese dello spettacolo e dell'intrattenimento. È fondamentale per l'intero settore dello spettacolo ed intrattenimento che le imprese (come sopra definite) siano supportate con provvedimenti atti a bilanciare il danno subito a causa dell'emergenza, che per la fine dell'anno potrebbe superare quota 600 milioni.
Inoltre, il comparto fa notare che la parola discoteca non è mai stata nemmeno citata nei decreti emessi. Il frutto di una campagna demonizzante verso la categoria, capro espiatorio di una serie di problemi sociali legati a derive giovanili, alcolismo e droga, che devono trovare soluzione fuori dalla discoteca, non al suo interno.
Silb e le altre insegne hanno infatti firmato un Protocollo per la sicurezza con il precedente Governo, al fine di istituire le Discoteche Bollino blu e di creare addirittura un albo per garantire il divertimento in sicurezza. Il luogo comune che la discoteca sia fonte di ogni danno e comportamento delittuoso è da sradicare, perché statistiche e numeri evidenziano ogni anno che le fattispecie di reato o di comportamento socialmente e individualmente dannoso avvengono in minima parte all'interno di una discoteca. La discoteca è un'azienda che ormai fa spettacolo, ha oneri enormi e una burocrazia capillare da gestire, paga tasse più di ogni altra categoria: IRPEF, ISI, SIAE, IVA! Far divertire le persone non è un crimine, è un lavoro anzi un mestiere che in alcuni paesi europei viene assimilato al Turismo che gran parte degli imprenditori svolge con responsabilità e competenza.
DUE NUMERI SUI REATI: POCHISSIMI IN DISCOTECA!
Droga: Le discoteche sono marginali!
Nel corso del 2019, il sistema di rilevamento di GeOverdose ha registrato 253 decessi acuti riconducibili ad assunzione di droghe. Di questi 253 decessi, 9 (3,6%) hanno riguardato persone senza una dimora stabile e sono stati tutti dovuti all'eroina, mentre 5 (2,4%) sono avvenuti nell'immediatezza dell'uscita dalla comunità terapeutica. Anche in questo caso i decessi sono tutti attribuibili all'eroina. I decessi avvenuti in carcere, agli arresti domiciliari o nell'immediatezza dalla scarcerazione, invece, sono stati 10 (3,9% del totale). I decessi avvenuti all'interno di overdose simultanee, ovvero di eventi in cui due o più persone hanno sviluppato contemporaneamente un'overdose, sono stati 11 (4,3%). Infine, quelli avvenuti all'interno di un treno, di una stazione o nell'area circostante la stazione stessa sono stati 20 (7,9%).
L'età media dei 253 soggetti deceduti nel 2019 è 39 anni, l'età media di chi frequenta una discoteca è di 22 anni. Inoltre nelle discoteche c'è molta attenzione sulla sicurezza dei giovani che partecipano, perché siamo passibili, per qualsiasi cosa avvenga all'interno dei nostri locali, del famigerato art. 100 del TULPS.
Omicidi: Di fronte ai 297 omicidi avvenuti in Italia, la maggior parte avvenuti in famiglia e dentro la stessa casa, solo un omicidio è avvenuto all'interno di una discoteca (Prov. di Sassari) nel 2019 e   per fatti non derivanti alla stessa discoteca, dove il gestore si è costituito parte civile nel procedimento penale nei confronti dell'omicida.
Alcool: Nel 2018 il binge drinking  (Il binge drinking è l'assunzione di più bevande alcoliche in un intervallo di tempo più o meno breve) è avvenuto in pub, bar, case private. Nei nostri locali la somministrazione di alcol avviene in maniera moderata e controllata, con esclusione radicale della somministrazione ai minorenni e le consumazioni alcoliche hanno un costo abbastanza elevato.
I ragazzi arrivano in ora tarda e già in stato etilico compromesso, tanto da indurci a piazzare telecamere anche nei parcheggi o a monitorarli con timbri e controlli affinché non portinobottiglie da fuori all'interno dei locali.
Da anni conduciamo una battaglia contro I negozi gestiti da extracomunitari che smerciano alcol a basso costo fino a tarda ora e contro gli abusivi che somministrano sostanze alcoliche ai minorenni. Agli inizi dell'emergenza coronavirus ci siamo battuti contro abusivi che esortavano i ragazzi a bypassare l'emergenza recandosi a feste dove -così scrivevano gli inviti- l'alcol era libero.
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corallorosso · 5 years ago
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Ferrara, la Lega espugna la città. Ma dietro al trionfo c’è molto di più di Marco Zavagli Chiamatelo cambiamento. O almeno così si fregiano di battezzare il nuovo corso di Ferrara. Come si sa, la “roccaforte rossa” dell’Emilia è caduta dopo 73 anni di governo di centrosinistra. (...) L’uomo più votato al primo turno è stato Nicola Lodi, detto “Naomo”. Il soprannome di battaglia gli deriva da una – a detta dei bene informati – quasi perfetta imitazione di un personaggio di Giorgio Panariello. Da perfetto sconosciuto, Lodi è diventato responsabile immigrazione della Lega di Ferrara. Il suo grido di battaglia era “più rum meno rom”. Senza dimenticare l’accattivante vignetta del suo profilo Facebook che lo ritrae mentre prende “a calci in culo” (sua la didascalia) uomini di colore scuro. Naomo si è fatto rapidamente conoscere tuonando contro i reati in città (in particolare in zona Gad, a ridosso della stazione ferroviaria) e contro gli abusivi. Peccato che si scoprirà in campagna elettorale che lui stesso è pluripregiudicato e ha fatto lavori abusivi nella casa Acer che occupa. Come ciliegina sulla torta, vi aveva realizzato anche una vasca da bagno “in stile hollywoodiano”, come amava descriverla prima di rimuoverla in fretta e furia per evitare ispezioni. Le cinque condanne penali subite in passato non superano come cumulo di pene i due anni e quindi per la Severino era tranquillamente candidabile. La non menzione delle sentenze poi gli ha permesso di pubblicare il suo certificato penale con scritto “nulla” a proposito di reati pregressi. E gli elettori gli hanno creduto. Sempre Naomo è finito agli onori delle cronache per aver issato la bandiera della Lega sul pennone del Tricolore. Si è fatto riprendere mentre interroga un senzatetto impaurito svegliandolo di notte e chiedendogli i documenti a mo’ di sceriffo. È stato redarguito dalla Federazione nazionale della stampa per aver definito “verme” un giornalista scomodo e “squallidi” una redazione a suo dire ostile (per la cronaca, la redazione è quella dove lavoro io). Se poi si prevede un articolo “pericoloso”, il suo partito è pronto a scatenare uno shitstorming (“tempesta di merda”, così l’ha definita l’ideatore, Michele Lecci, al secolo curatore della campagna elettorale di Fabbri) per delegittimare il giornale e orientare i commenti dei lettori. Ah dimenticavo. Era anche sulle famose barricate di Gorino a incitare con il megafono contro le dodici ragazze che dovevano esservi accolte. Orbene, Naomo è in odore di diventare il prossimo assessore alla sicurezza di Ferrara. Già, alla sicurezza. Ma accanto a lui c’è tutta una corte di parvenu della politica che siederà in consiglio comunale e che, francamente, fa nascere qualche dubbio sulla capacità di selezione della Lega. Sono nuovi consiglieri l’uomo che va a letto con la Beretta, un avvocato che chiama “feccia” i clienti di nazionalità nigeriana che difende in tribunale, un sindacalista del Sap che applaudì i colleghi condannati per l’omicidio di Federico Aldrovandi (questa la sua unica grande pecca, dal momento che – conoscendolo personalmente – posso garantire per la sua serietà professionale). Ora Naomo & co si apprestano a guidare Ferrara. Il nuovo sindaco Alan Fabbri ha promesso una rivoluzione gentile. Vedremo se saprà contenere le, per mutuare Svetonio, “intemperanze giovanili” dei suoi oppure rimarrà ostaggio della parte più viscerale del suo partito. Al momento le prime avvisaglie sono poco incoraggianti. Qualche minus habens ha festeggiato la vittoria oscurando con la bandiera della Lega lo striscione per Giulio Regeni che pendeva sul municipio. Nessuno si è ancora dissociato.
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paoloxl · 6 years ago
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di Valerio Evangelisti
Forse qualcuno ha pensato che il nostro lungo silenzio sul “caso Battisti” – lo scrittore costretto più di un anno fa alla fuga dalla Francia, per evitare di essere estradato in Italia – sia stato dovuto a distrazione o rassegnazione. Proprio per niente. Attendevamo solo che il polverone sollevato, di qua e di là dalle Alpi, da media in vena di isteria si diradasse. Ebbene, ciò è avvenuto. E’ dunque venuto il tempo, anche in vista della pronuncia della Corte dei diritti umani di Strasburgo (unica istanza rimasta a Cesare Battisti, dopo una serie di sentenze dettate da una giustizia vergognosamente pilotata dal potere politico) di riprendere in mano la questione – strettamente legata a quella, rimossa, della regolarità dei grandi processi imbastiti negli anni ’70 e ’80 contro i militanti, veri o supposti, dei gruppi armati di estrema sinistra (caso Fioroni, caso 7 aprile, caso Tobagi, caso Torregiani). 
Ripubblichiamo quindi, in versione aggiornata agli eventi, le FAQ su Cesare Battisti già proposte un anno fa. Crediamo che non vi sia una sola riga contestabile, e che la loro lettura faccia capire a chiunque sia dotato di sufficiente onestà intellettuale come la colpevolezza di Battisti sia ancora tutta da provare. Con l’occasione ringraziamo, per la prima volta pubblicamente, i tanti giornalisti che, pur appartenendo a testate partecipi del linciaggio di Battisti, ci hanno aiutato nella ricerca della verità.
Perché Cesare Battisti fu arrestato, nel 1979?
Fu arrestato nell’ambito delle retate che colpirono il Collettivo Autonomo della Barona (un quartiere di Milano), dopo che, il 16 febbraio 1979, venne ucciso il gioielliere Luigi Pietro Torregiani.
Perché il gioielliere Torregiani fu assassinato?
Perché, il 22 gennaio 1979, assieme a un conoscente anche lui armato, aveva ucciso Orazio Daidone: uno dei due rapinatori che avevano preso d’assalto il ristorante Il Transatlantico in cui cenava in folta compagnia. Un cliente, Vincenzo Consoli, morì nella sparatoria, un altro rimase ferito. Chi uccise Torregiani intendeva colpire quanti, in quel periodo, tendevano a “farsi giustizia da soli”.
Cesare Battisti partecipò all’assalto al Transatlantico?
No. Nessuno ha mai asserito questo. Si trattò di un episodio di delinquenza comune.
Cesare Battisti partecipò all’uccisione di Torregiani?
No. Anche questa circostanza — affermata in un primo tempo — venne poi totalmente esclusa. Altrimenti sarebbe stato impossibile coinvolgerlo, come poi avvenne, nell’uccisione del macellaio Lino Sabbadin, avvenuta in provincia di Udine lo stesso 16 febbraio 1979, quasi alla stessa ora.
Eppure è stato fatto capire che Cesare Battisti abbia ferito uno dei figli adottivi di Torregiani, Alberto, rimasto poi paraplegico.
E’ assodato che Alberto Torregiani fu ferito per errore dal padre, nello scontro a fuoco con gli attentatori.
Perché dunque Cesare Battisti viene collegato all’omicidio Torregiani?
Perché, per sua stessa ammissione, faceva parte del gruppo che rivendicò l’attentato, i Proletari Armati per il Comunismo. Lo stesso gruppo che rivendicò l’attentato Sabbadin.
Cos’erano i Proletari Armati per il Comunismo (PAC)?
Uno dei molti gruppi armati scaturiti, verso la fine degli anni ’70, dal movimento detto dell’Autonomia Operaia, e dediti a quella che chiamavano “illegalità diffusa”: dagli “espropri” (banche, supermercati) alle rappresaglie contro le aziende che organizzavano lavoro nero, fino, più raramente, a ferimenti e omicidi.
I PAC somigliavano alle Brigate Rosse?
No. Come tutti i gruppi autonomi non puntavano né alla costruzione di un nuovo partito comunista, né a un rovesciamento immediato del potere. Cercavano piuttosto di assumere il controllo del territorio, spostandovi i rapporti di forza a favore delle classi subalterne, e in particolare delle loro componenti giovanili. Questo progetto, comunque lo si giudichi (certamente non ha funzionato), non collimava con quello delle BR.
Il magistrato Spataro, tra i PM del processo Torregiani, ha detto di recente che gli aderenti ai PAC non superavano la trentina.
Ha cattiva memoria. Gli indagati per appartenenza ai PAC furono almeno 60. La componente maggiore era rappresentata da giovani operai. Seguivano disoccupati e insegnanti. Gli studenti erano tre soltanto.
30 o 60 fa poca differenza.
Ne fa, invece. Cambiano le probabilità di partecipazione alle scelte generali dell’organizzazione, e anche alle azioni da questa progettate. Teniamo presente che, se le rapine attribuite ai PAC sono decine, gli omicidi sono quattro. La partecipazione diretta a uno di questi diviene molto meno probabile, se si raddoppia il numero degli effettivi.
Cesare Battisti era il capo dei PAC, o uno dei capi?
No. Questa è una pura invenzione giornalistica, creata negli ultimi mesi. Né gli atti del processo, né altri elementi inducono a considerarlo uno dei capi. Del resto, non aveva un passato tale da permettergli di ricoprire un ruolo del genere. Era un militante tra i tanti.
In sede processuale Battisti fu però giudicato tra gli “organizzatori” dell’omicidio Torregiani.
In via deduttiva. Avrebbe partecipato a riunioni in cui si era discusso del possibile attentato, senza esprimere parere contrario. Solo con l’entrata in scena del pentito Mutti — dopo che Battisti, condannato a dodici anni e mezzo, era evaso dal carcere e fuggito in Messico — l’accusa si precisò, ma ancora una volta per via deduttiva. Poiché Battisti era accusato da Mutti di avere svolto ruoli di copertura nell’omicidio Sabbadin, e poiché gli attentati Torregiani e Sabbadin erano chiaramente ispirati a una stessa strategia (colpire i negozianti che uccidevano i rapinatori), ecco che Battisti doveva essere per forza di cose tra gli “organizzatori” dell’agguato a Torregiani, pur senza avervi partecipato di persona.
Eppure, di tutti i crimini attribuiti a Battisti, quello cui si dà più rilievo è proprio il caso Torregiani.
Forse si prestava più degli altri a un uso “spettacolare” (si veda l’impiego ricorrente di Alberto Torregiani, non sempre pronto, per motivi anche comprensibili, a rivelare chi lo ferì). O forse — viste certe proposte recenti del ministro Castelli, in tema di autodifesa da parte dei negozianti — era l’episodio meglio capace di fare vibrare certe corde nell’elettorato di riferimento.
Comunque, chi difende Battisti ha spesso giocato la carta della “simultaneità” tra il delitto Torregiani e quello Sabbadin, mentre Battisti è stato accusato di avere “organizzato” il primo ed “eseguito” il secondo.
Ciò si deve all’ambiguità stessa della prima richiesta di estradizione di Battisti (1991), alle informazioni contraddittorie fornite dai giornali (numero e qualità dei delitti variavano da testata a testata), al silenzio di chi sapeva. Non dimentichiamo che Armando Spataro ha cominciato a fornire dettagli — per meglio dire, un certo numero di dettagli — solo quando ha visto che la campagna a favore di Cesare Battisti rischiava di rimettere in discussione il modo in cui lui e gli altri magistrati coinvolti (Corrado Carnevali, Pietro Forno, ecc.) avevano condotto istruttoria e processo. Non dimentichiamo nemmeno che il governo italiano ha ritenuto di sottoporre ai magistrati francesi, alla vigilia della seduta che doveva decidere della nuova domanda di estradizione di Cesare Battisti, 800 pagine di documenti. E’ facile arguire che giudicava lacunosa la documentazione prodotta fino a quel momento. A maggior ragione, essa presentava lacune per chi intendeva impedire che Battisti fosse estradato.
In tutti i casi, quello a Cesare Battisti e agli altri accusati del delitto Torregiani fu un processo regolare.
No, non lo fu, e dimostrarlo è piuttosto semplice.
Perché il processo Torregiani, poi allargato all’intera vicenda dei PAC, non fu regolare?
Precisiamo: non fu regolare se non nel quadro delle distorsioni della legalità introdotte dalla cosiddetta “emergenza”. Sotto il profilo del diritto generale, il processo fu viziato da almeno tre elementi: il ricorso alla tortura per estorcere confessioni in fase istruttoria, l’uso di testimoni minorenni o con turbe mentali, la moltiplicazione dei capi d’accusa in base alle dichiarazioni di un pentito di incerta attendibilità. Più altri elementi minori.
I magistrati torturarono gli arrestati?
No. Fu la polizia a torturarli. Vi furono ben tredici denunce: otto provenienti da imputati, cinque da loro parenti. Non un fatto inedito, ma certo fino a quel momento insolito, in un’istruttoria di quel tipo. I magistrati si limitarono a ricevere le denunce, per poi archiviarle.
Forse le archiviarono perché non si era trattato di vere torture, ma di semplici pressioni un po’ forti sugli imputati.
Uno dei casi denunciati più di frequente fu quello dell’obbligo di ingurgitare acqua versata nella gola dell’interrogato, a tutta pressione, tramite un tubo, mentre un agente lo colpiva a ginocchiate nello stomaco. Tutti denunciarono poi di essere stati fatti spogliare, avvolti in coperte perché non rimanessero segni e poi percossi a pugni o con bastoni. Talora legati a un tavolo o a una panca.
Se i magistrati non diedero seguito alle denunce, forse fu perché non c’erano prove che tutto ciò fosse realmente accaduto.
Infatti il sostituto procuratore Alfonso Marra, incaricato di riferire al giudice istruttore Maurizio Grigo, dopo avere derubricato i reati commessi dagli agenti della Digos da “lesioni” a “percosse” per assenza di segni permanenti sul corpo (in Italia non esisteva il reato di tortura, e non esiste nemmeno ora, grazie al ministro Castelli e al suo partito), concludeva che la stessa imputazione di percosse non poteva avere seguito, visto che gli agenti, unici testimoni, non confermavano. Dal canto proprio il PM Corrado Carnevali, titolare del processo Torregiani, insinuò che le denunce di torture fossero un sistema adottato dagli accusati per delegittimare l’intera inchiesta.
Nulla ci dice che il PM Carnevali avesse torto.
Almeno un episodio non collima con la sua tesi. Il 25 febbraio 1979 l’imputato Sisinio Bitti denunciò al sostituto procuratore Armando Spataro le torture subite e ritrattò le confessioni rese durante l’interrogatorio. Tra l’altro, raccontò che un poliziotto, nel percuoterlo con un bastone, lo aveva incitato a denunciare un certo Angelo; al che lui aveva denunciato l’unico Angelo che conosceva, tale Angelo Franco. La ritrattazione di Bitti non fu creduta, e Angelo Franco, un operaio, fu arrestato quale partecipante all’attentato Torregiani. Solo che pochi giorni dopo lo si dovette rilasciare: non poteva in alcun modo avere preso parte all’agguato. Dunque la ritrattazione di Bitti era sincera, e dunque, con ogni probabilità, anche le violenze con cui la falsa confessione gli era stata estorta.
Anche ammesso il ricorso alle sevizie in fase istruttoria, ciò non assolve Cesare Battisti.
No, però dà l’idea del tipo di processo in cui fu implicato. Definirlo “regolare” è a dir poco discutibile. Tra i testi a carico di alcuni imputati figurarono anche una ragazzina di quindici anni, Rita Vitrani, indotta a deporre contro lo zio; finché le contraddizioni e le ingenuità in cui incorse non fecero capire che era psicolabile (“ai limiti dell’imbecillità”, dichiararono i periti). Figurò anche un altro teste, Walter Andreatta, che presto cadde in stato confusionale e fu definito “squilibrato” e vittima di crisi depressive gravi dagli stessi periti del tribunale.
Pur ammettendo il quadro precario dell’inchiesta, c’è da considerare che Cesare Battisti rinunciò a difendersi. Quasi un’ammissione di colpevolezza, anche se, prima di tacere, si proclamò innocente.
Può sembrare così oggi, ma non allora. Anzi, è vero il contrario. A quel tempo, i militanti dei gruppi armati catturati si proclamavano prigionieri politici, e rinunciavano alla difesa perché non riconoscevano la “giustizia borghese”. Battisti vi rinunciò perché disse di dubitare dell’equità del processo.
Tralasciate violenze e testimonianze poco attendibili in fase istruttoria, il processo fu però condotto a conclusione con equità.
Non proprio. Accusati minori furono colpiti con pene spropositate. Il già citato Bitti, riconosciuto innocente di ogni delitto, fu ugualmente condannato a tre anni e mezzo di prigione per essere stato udito approvare, in luogo pubblico, l’attentato a Torregiani. Era scattato il cosiddetto “concorso morale” in omicidio, direttamente ispirato alle procedure dell’Inquisizione. Il già citato Angelo Franco, pochi giorni dopo il rilascio, fu arrestato nuovamente, questa volta per associazione sovversiva, e condannato a cinque anni. Ciò in assenza di altri reati, solo perché era un frequentatore del collettivo autonomo.
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telodogratis · 2 years ago
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Le gang giovanili sono fatte da sfigati
Le gang giovanili sono fatte da sfigati
AGI – Sempre più numerose, soprattutto al Nord. Composte per lo più da maschi di età compresa tra i 15 e i 17 anni. Responsabili di reati violenti come risse, percosse, lesioni e atti di bullismo. È l’identikit delle “Gang giovanili in Italia” disegnato da Transcrime, centro di ricerca interuniversitario sulla criminalità transnazionale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Alma Mater…
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perssonfreeman65-blog · 6 years ago
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coltivare marijuana nel bosco
Basandosi sui risultati degli studi condotti sulla cannabis fumata in pazienti con inquietudine neuropatico associato all'HIV, l'associazione Americans for Safe Access ha denunciato il ministero federale il 21 febbraio per la sua assicurazione che la cannabis non avrebbe benefici medici accettati. Difatti doveva considerarsi, invece, l'attitudine della pianta oggetto di coltivazione a giungere a maturazione ed a produrre sostanza stupefacente, riscontrando in concreto l'offensività della condotta. Posteriormente il solstizio d'estate i giorni iniziano ad accorciarsi, questo porta le piante a muoversi verso il periodo della fioritura e gemmatura senza una crescita in altezza eccessiva neppure necessaria. Molti coltivatori sono convinti successo ottenere raccolti più abbondanti potando e piegando le piante di Cannabis autofiorenti. Quelle di tipo abiotico sono le gelate tardive nella fasi giovanili della pianta, mentre il vento forte e la grandine possono compromettere la qualità della fibra ed causare l'allettamento della coltura. Questo, in una pianta di cannabis femminizzata potrebbe essere un problema perché, per possedere una fioritura corretta, ciò tipo di pianta ha bisogno di 12 ore di buio assoluto. LUCCA Assoluzione coltivazione 3 piante di cannabis per uso personale. I reati contestati riguardano la coltivazione di 19 piante di canapa indiana ed il possesso di circa un etto di tesi stupefacente, rinvenuta e sequestrata all'interno del Peugeot 307 che usavano per recarsi al podere”. Per la produzione di resina vittoria alta qualità è pertanto di vitale importanza decidere semi cloni di categoria di canapa selezionate every la loro capacità successo produrre alte percentuali vittoria THC). Osservando la poche parole é una singola pianta facile da mantenere, ma che in ciascuno caso ha bisogno nel modo gna sue cure per poi dare prodotto di fattura. Si consiglia di coltivare le piante di cannabis autofiorenti in un fotoperiodo unico di 18 ore di luce e 6 ore di buio, per ottenere la massima resa. Il mio armadio every la coltivazione», racconta, «ora è sicuramente uno dei più sofisticati d'Italia, mi diverto di tanto in tanto ad aggiungerci ventilatori, sensori, irrigatori ed ogni optional in più che migliori la resa delle piante. La cannabis light nel momento in cui rispetta questo limite è considerato legale. Se lo fanno, le piante femmine cominciano a fare i semi e dedicano di meno energie alla creazione successo THC. https://www.slideshare.net/buurwilcox69/autofiorenti-quando-cambiare-bulbo di semi Green House offre semi per la versione Big Bang del Big Bang. I coltivatori hanno visto subito questo vantaggio per altre categoria, e hanno iniziato a coltivare semi con questa abilità di 'autofiorire'. A quella, più punitiva, della terza sezione, che ha stabilito che mantenere cannabis è sempre reato, a prescindere dalle dimensioni e dallo scopo. Il termine automatico” si riferisce al fatto quale i semi autofiorenti non dipendono dalla diminuzione delle ore di luce (artificiali naturali) per entrare durante la fase di fioritura per produrre le infiorescenze. La coltivazione di piante di cannabis per uso medico a contenuto di tetraidrocannabinolo migliore allo 0, 2% occorre essere autorizzata dal Ministero della Salute”. Dopodichè si genereranno i semi di cannabis che in futuro formeranno un nuovo esemplare, assicurando in questa maniera la riproduzione della specie e per tanto, la sua sopravvivenza. Ciò significa quale la Ruderalis, nella propria forma pura, non provoca nessun tipo di opinione, ma, incrociata con genetiche Sativa ed Indica, produce ibridi autofiorenti con nel modo che caratteristiche di queste ultime. Inoltre, tutte le varietà di Cannabis sono in grado di essere incrociate tra di loro ottenendo individui fertili e sani. Ad esempio, il California Hash Plant può essere una buona decisione, poiché si tratta vittoria un seme di marijuana classificato come "fuoristrada".
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tmnotizie · 5 years ago
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Un successo organizzativo e di presenze che era nell’aria a Pianello d’Ostra ritrovando il ciclocross e il circus dell’Adriatico Cross Tour con lo svolgimento della quinta edizione del Memorial Giancarlo Ceccacci a cura del Gruppo Sportivo Pianello.
Sui prati di Pianello, l’impegno agonistico è stato molto dispendioso con il fango che ha appesantito le performances degli oltre 150 bikers e che il pubblico locale ha potuto apprezzare.
Nelle categorie giovanili ed agonistiche obiettivo vittoria e podio raggiunto per Filippo Cerasi (Amici Della Bici Junior), Nicolo’ Grini (Bici Adventure Team) Pierpaolo e Balloni (Progetto Ciclismo Piceno) tra i G6 uomini, Alice Pascucci (Bici Adventure Team), Valentina Maltempi (Bicifestival) e Giulia Cancellieri (Bicifestival) tra le G6 donne, Morgan Dubini (Superbike Bravi Platform Team), Alessandro Venanzi (Team Cingolani) e Stefano Masciarelli (Callant Doltcini Cycling Team) tra gli esordienti secondo anno uomini, Giulia Rinaldoni (Bici Adventure Team), Alice Mazzieri (Superbike Bravi Platform Team) e Alessia Prunesti’ (Bicifestival) tra le esordienti secondo anno donne, Anthoni  Silenzi (OP Bike), Alex Pelucchini (GS Avis Gualdo Tadino) e Teodoro Torresi (Bici Adventure Team) tra gli allievi uomini, Eleonora Ciabocco (Team Di Federico), Barbara Modesti (Bici Adventure Team) e Letizia Medori(Team Di Federico) tra le allieve donne, Luciano Camplone (Team Lvf), Lorenzo Sorgi (Callant Doltcini Cycling Team) e Siro Stopponi (Bici Adventure Team) tra gli juniores, Giorgia Simoni (Bici Adventure Team), Sara Grifi (Gruppo Ciclistico Comunità di Capodarco) e Vittoria Reati (US Forti E Liberi – Zanetti Cicli) tra le donne open, Pietro Pavoni (Team Co.Bo Pavoni), Luca Ursino (Pro Bike Riding Team) e Paolo Pavoni (Team Co.Bo Pavoni) tra gli uomini open.
Per le categorie amatoriali a conquistare ottimi risultati sono stati Lorenzo Cionna (Team Cingolani), Antonio Macculi (Bike Service Corinaldo) e Alessandro Di Donato (Asd Bikenergy) tra gli élite sport, Diego Marincioni (Passatempo Cycling Team), Mattia Proietti (Velo Club Racing Assisi Bastia) Cristian Tarsi (Bike Service Corinaldo) tra i master 1, Emanuele  Serrani (Pedale Aguglianese), Luca  Lupinetti (Team Cycling Iachini) e Lorenzo Giovannetti (Bike Service Corinaldo) tra i master 2, Ezio  Cameli (Bici Adventure Team), Gianni  Zanetti (US Forti E Liberi – Zanetti Cicli) e Andrea  Pasquarella (Team Co.Bo Pavoni) tra i master 3, Andrea Perotti (Autocarrozzeria Rally), Alberto Gobbi (Abitacolo Sport Club) e Francesco Mancini (Avis Ostra Vetere) tra i master 4, Marco Gorietti (UC Petrignano), Paolo Sorichetti (Passatempo Cycling Team) e Marco Brusciotti (Villa Rosa Bike) tra i master 5, Luigino D’Ambrosio (Rampiclub Val Vibrata), Alessio Olivi  (Cicli Cingolani) e Gabriele Arpilli (US Forti e Liberi – Zanetti Cicli) tra i master 6, Franco Di Vita (Avis Sassoferrato), Graziano  Malatesta (Team Go Fast) e Giuseppe  Campanari (Superbike Bravi Platform Team) tra i master 7+, Daniela Stefanelli (Team Cingolani) e Gisella Giacomozzi (Omm Melania Faleria) tra le donne master.
Presenti nel corso della gara e della cerimonia di premiazione Raimondo Romagnoli (vice sindaco di Ostra), Alberto Agarbati (assessore allo sport di Ostra), Lino Secchi (presidente del comitato regionale FCI Marche), Massimo Romanelli (vice presidente comitato regionale FCI Marche) e i più stretti familiari di Giancarlo Ceccacci (la moglie Simona e il figlio Andrea) in una giornata ricca di emozioni e di feedback positivi sia per partecipazione che per l’ottima organizzazione messa in campo dal Gruppo Sportivo Pianello supportata dall’amministrazione comunale di Ostra (che ha concesso il patrocinio), dagli sponsor (Valmisa Packaging, Elettrosat Team Cingolani, Studio Tecnico Lorenzo Ceccacci, Tecno Clima, Cantina Boccafosca) e da un apparato di sicurezza per mano dei volontari dell’organizzazione e della Polizia Locale.
I LEADER DELL’ADRIATICO CROSS TOUR DOPO TRE PROVE
G6 uomini: Filippo Cerasi (Amici della Bici Junior)
G6 donne: Alice Pascucci (Bici Adventure Team)
Esordienti secondo anno uomini: Mirko Persico (Pedale Rossoblu Picenum)
Esordienti secondo anno donne: Giulia Rinaldoni (Bici Adventure Team)
Allievi uomini: Samuel Chiandussi (GS Doni 2004)
Allieve donne: Eleonora Ciabocco (Team Di Federico)
Juniores uomini: Enrico Natali (Bikers Rock n Road)
Open donne: Giorgia Simoni (Bici Adventure Team)
Open uomini: Edoardo Crocesi (Cycling Cafè Racing Team)
Elite sport: Lorenzo Cionna (Team Cingolani)
Master 1: Diego Marincioni (Passatempo Cycling Team)
Master 2: Emanuele Serrani (Pedale Aguglianese)
Master 3: Jarno Calcagni (Bici Adventure Team)
Master 4: Andrea Perotti (Autocarrozzeria Rally)
Master 5: Paolo Sorichetti (Passatempo Cycling Team)
Master 6: Luigino D’Ambrosio (Rampiclub Val Vibrata)
Master 7 over: Adamo Re (Bike Racing Team)
Master donna: Gisella Giacomozzi (Melania Omm)
ADRIATICO CROSS TOUR – CLASSIFICA SOCIETA’ PER PARTECIPAZIONE
1° Bici Adventure Team  38 punti
2° Team Cingolani  32
3° Bicifestival 23
4° UC Petrignano 18
5° Team Co.Bo. Pavoni  17
ADRIATICO CROSS TOUR – CLASSIFICA SOCIETA’ GIOVANILI A PARTECIPAZIONE
1° Bici Adventure Team  30 punti
2° Bici Festival  23
3° Pedale Teate  17
4° GS Avis Gualdo Tadino 16
5° Race Mountain Folcarelli  15
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sinapsinews · 6 years ago
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Movida: servizi straordinari della Polizia di Stato per contrastare le bande giovanili violente portano all’arresto di un minorenne da parte della Squadra Mobile
  Questa notte gli agenti della Squadra Mobile, con l’ausilio dei poliziotti dei Commissariati Dante, Montecalvario, San Carlo Arena e San Ferdinando,  hanno organizzato un servizio straordinario di controllo del territorio nelle zone della Movida, finalizzato ad arginare il dilagante fenomeno dei reati predatori in quei quartieri che durante i fine settimana diventano punto di ritrovo per grandi…
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salentipico-blog · 7 years ago
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I giornalisti Marco Damilano, Alessandra Sardoni, Udo Gümpel, Liliana Faccioli Pintozzi, Francesco Costa, Marianna Aprile, Wanda Marra, Antonio Sofi, Eric Jozsef, il presidente dell’associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte, la responsabile twitter dell’Accademia della Crusca Vera Gheno, il docente di comunicazione politica Edoardo Novelli, il comunicatore Dino Amenduni, il consulenteGiuseppe di Caterino, lo scrittore e autore di Lercio Adelmo Monachese, il professore Luca Bandirali, la voce di Radio Capital e autore televisivo Luca Bottura, il diplomatico italiano Alessio Liquori sono gli ospiti della terza edizione di “Io non l’ho interrotta”. La rassegna di giornalismo e comunicazione politica, che si terrà da giovedì 6 a sabato 8 luglio (dalle 20 alle 23.30 – ingresso libero) nella Distilleria De Giorgi di San Cesario di Lecce, è ideata e organizzata dalla Cooperativa Coolclub e dal Comune di San Cesario di Lecce in collaborazione con l’Alambicco, Conversazioni sul Futuro, Associazione Variarti e con il sostegno del Comitato Regionale per le Comunicazioni (Co.Re.Com.) Puglia e di alcune aziende private.
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Dal 2015, attraverso un ricco calendario di incontri, dibattiti e presentazioni, la rassegna indaga l’attuale situazione della comunicazione politica in Italia, con incursioni in Europa e negli Stati Uniti, attraverso l’analisi del linguaggio e dei social, delle parole e dei comportamenti dei giornalisti e della classe politica. Giovedì 6 luglio, dopo i saluti di Fernando Coppola (sindaco di San Cesario di Lecce) e di Felice Blasi(presidente del Corecom Puglia e coordinatore nazionale dei Comitati regionali per le comunicazioni) si entrerà nel vivo della rassegna con “Pancia e cervello: riflessioni sull’uso dell’italiano in politica” diVera Gheno, twitter manager dell’Accademia della Crusca, con cui collabora da quasi venti anni. Dottore di ricerca in Linguistica, è specializzata nei linguaggi giovanili e nella comunicazione mediata tecnicamente, in particolare sui social network. Nel 2016 ha pubblicato, per Franco Cesari editore, “Guida pratica all’italiano scritto (senza diventare grammarnazi)”, libro nato con l’intento di fornire un agile vademecum sulla scrittura in ambito professionale. A seguire “Io voto Europa: tra democrazia, populismo e terrorismo“, un incontro moderato da Ubaldo Villani Lubelli (giornalista e ricercatore) per parlare delle recenti elezioni in Francia e Gran Bretagna e delle prossime consultazioni in Germania sullo sfondo degli attacchi terroristici e dei movimenti contro l’Europa. Interveranno Liliana Faccioli Pintozzi(inviata di SkyTg24) e i corrispondenti in Italia Udo Gumpel (RTL), Eric Jozsef (Liberation) e Alessio Liquori, diplomatico italiano a Skopje, che parlerà della Macedonia, come esempio di Paese candidato all’allargamento dell’Unione Europea.
La prima serata si concluderà con la presentazione di  Lercio – Lo sporco che fa notizia (Shockdom), che raccoglie il meglio della produzione del collettivo di satira più celebre e seguito d’Italia, a cura diAdelmo Monachese, tra i fondatori e gli autori del fenomeno web. Nel libro sono racchiuse le vere notizie false di Lercio.it, con una vasta selezione di articoli apparsi sul sito e una sezione di inediti scritti per l’occasione. Da prima del clickbaiting, ben oltre il fact-checking, una spanna sopra il debunking. In un mondo avvolto dalle tenebre della post-verità, solo l’iper-verità delle notizie false di Lercio è in grado di fornirvi una lanterna per orientarvi nel buio. Adelmo Monachese è autore anche di AcidoLattico.org, collabora con Libreriamo.it e ha collaborato con Smemoranda.it. Nel 2014 ha partecipato alla fase finale di Masterpiece. Nel Settembre 2015 ha fatto il suo esordio solista in libreria con “I cuochi tv sono puttane” (Rogas edizioni, 2015). Nel settembre 2017 è prevista l’uscita de “La maledizione del Piccolo Principe” (Les Flaneurs Edizioni).
Venerdì 7 luglio la serata prenderà il via con L’America di Trump a cura di Francesco Costa. Dal giugno 2015, il vicedirettore de Il Post cura una newsletter e un podcast sulla politica statunitense, “Da Costa a Costa”, che nel corso dei mesi lo ha portao a parlare di politica americana in un tour italiano da più di 50 tappe, a viaggiare più volte negli Stati Uniti per raccontare l’elezione di Trump – dall’Ohio alla Pennsylvania, dall’Iowa al Michigan – e a collaborare con Rai Tre per la scrittura dei documentari “La Casa Bianca”. Nel 2016 ha vinto il Premio Internazionale Spotorno Nuovo Giornalismo per la copertura delle elezioni presidenziali statunitensi. Dalle 21.30 appuntamento, moderato da Gabriele De Giorgi (LeccePrima.it), con La post verità è una bufala? Giornalismo, politica e fact checking con Edoardo Novelli (docente di Comunicazione Politica all’Università degli studi Roma Tre. Promotore e Responsabile dell’Archivio degli Spot Politici), Giuseppe di Caterino (consulente per la comunicazione politica e istituzionale, coautore con Giuseppe A. Veltri di “Fuori dalla bolla. Politica e vita quotidiana nell’era della post-verità”, Mimesis), Wanda Marra (Il Fatto Quotidiano), Dino Amenduni (comunicatore politico e pianificatore strategico). In chiusura Marco Damilano (vice direttore de L’Espresso e volto di molte trasmissioni televisive) dialogherà con Alessandra Sardoni (giornalista di La7 e conduttrice della rubrica di approfondimento Omnibus) partendo dai loro recenti volumi. “Irresponsabili. Il potere italiano e la pretesa dell’innocenza” è il nuovo libro di Alessandra Sardoni (Rizzoli). Dalla notte della Diaz al dramma degli esodati, il ritratto dei leader che non sanno fare i conti con i propri errori. “Processo al nuovo” è invece il titolo della nuova fatica di Marco Damilano (Laterza). Il Nuovo ha consumato se stesso perché senza progetto. Con il passato, ha buttato via anche il futuro. I suoi paladini si sono rivelati clamorosamente inadeguati alle sfide, hanno deluso chi voleva cambiare e tradito chi ci aveva creduto. Eppure di una nuova politica l’Italia ha bisogno.
Sabato 8 luglio l’ultima serata si aprirà con “Storie di redazione: media & political drama” del professore Luca Bandirali. Docente di “Cinema, Fotografia, Televisione” del corso di laurea in Scienze della Comunicazione dell’Università del Salento, è autore e conduttore radiofonico del programma Hollywood Party in onda su Rai Radio3 e redattore della rivista di cultura cinematografica Segnocinema. A seguireMarco Damilano intervisterà Eugenio Albamonte, presidente dell’Associazione Nazionale Magistrati. Magistrato dal 1995, ha lavorato presso la Procura della Repubblica di Roma come Pubblico Ministero. È specializzato in indagini sui crimini informatici e cyberterrorismo, nell’utilizzo a fine investigativo degli strumenti informatici e nella collaborazione internazionale finalizzata al contrasto di tali reati. La rassegna si concluderà con un incontro per fare un resoconto della stagione tv che ci siamo lasciati alle spalle e per parlare del futuro del piccolo schermo tra web e social con la giornalista di Oggi Marianna Aprile, Antonio Sofi, giornalista e autore televisivo (Gazebo fin dalla prima stagione, e prima ancora Agorà) e coordinatore della struttura multipiattaforma e della strategia digital di RAI 3, e Luca Bottura, voce di Radio Capital e tra gli autori di Carta Bianca su Rai3.
Durante i giorni della rassegna la Distilleria ospiterà, in collaborazione con Fermenti Lattici, anche la mostra delle tavole realizzate dall’illustratore romano Simone Tonucci per “Giovanna e i suoi re”, libro scritto da Lia Levi e pubblicato dalla casa editrice Orecchio Acerbo – una delle più interessanti nel panorama dell’editoria per l’infanzia. Il pubblico potrà anche visitare Ouverture. Il progetto espositivo propone quattro distinti e autonomi percorsi dedicati ad altrettanti artisti contemporanei: Trusts[()] di Lara Bobbio, Archetipi di Renzo Buttazzo, Luminaria di Franco Dellerba (a cura di Lorenzo Madaro) e La casa degli spiriti di Marcello Moscara. Le opere sono installate in diverse aree della Distilleria, proponendo un percorso di scoperta e conoscenza degli spazi di questo straordinario luogo di archeologia industriale e dei linguaggi adottati dai quattro protagonisti della mostra. Lo spazio della Distilleria, pertanto, sarà al centro di una riflessione dialettica: gli artisti sono stati infatti invitati a relazionarsi con la sua storia e i materiali ivi conservati.
Info iononlhointerrotta.com – 3394313397
  Io non l’ho interrotta, al via la rassegna di comunicazione politica I giornalisti Marco Damilano, Alessandra Sardoni, Udo Gümpel, Liliana Faccioli Pintozzi, Francesco Costa, Marianna Aprile, Wanda Marra, Antonio Sofi, Eric Jozsef, il presidente dell'associazione nazionale magistrati Eugenio Albamonte, la responsabile twitter dell'Accademia della Crusca Vera Gheno, il docente di comunicazione politica Edoardo Novelli, il comunicatore Dino Amenduni, il consulenteGiuseppe di Caterino, lo scrittore e autore di Lercio Adelmo Monachese, il professore Luca Bandirali, la voce di Radio Capital e autore televisivo Luca Bottura, il diplomatico italiano Alessio Liquori sono gli ospiti della terza edizione di “Io non l’ho interrotta”.
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pier-carlo-universe · 12 days ago
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Furti ai Distributori Automatici: Identificati e Indagati Quattro Giovani a Casale Monferrato
La Polizia di Stato di Casale Monferrato arresta quattro giovani per furti ai distributori di alimentari
La Polizia di Stato di Casale Monferrato arresta quattro giovani per furti ai distributori di alimentari. La Polizia di Stato di Casale Monferrato ha concluso con successo un’indagine riguardante una serie di furti ai danni di una ditta specializzata in distributori automatici di alimenti e bevande. Dopo un’intensa attività investigativa, quattro giovani – tra cui un maggiorenne – sono stati…
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Milano: arrestate 2 minorenni per aver aggredito e sfregiato una persona
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Milano: arrestate 2 minorenni per aver aggredito e sfregiato una persona Nella mattinata del 19 aprile, a Milano e Rozzano, i Carabinieri della Compagnia Milano Porta Magenta, con il supporto della Compagnia di Corsico, ha dato esecuzione a un'ordinanza applicativa della custodia cautelare in carcere, emessa dal G.I.P. presso il Tribunale per i Minorenni di Milano nei confronti di 2 ragazze minorenni (un'italiana 15enne di seconda generazione e un'albanese 17enne), ritenute responsabili del reato di lesioni personali con deformazione permanente del viso, commesso in via Donna Prassede ai danni di un italiano 31enne, in concorso con altre 5 coetanee. Il provvedimento scaturisce dall'articolata attività investigativa condotta dalla Stazione Carabinieri Milano Gratosoglio, che ha permesso di identificare le principali autrici di un'efferata aggressione perpetrata nella tarda serata del 28 dicembre 2023, quando la vittima - nell'atto di rincasare – era stata avvicinata dal gruppo delle giovani e, al culmine di un diverbio sorto per futili motivi, era stata ingiuriata, aggredita con calci, pugni e strattoni, subendo altresì un tentativo di strangolamento con una sciarpa. Nella circostanza, una delle due indagate destinatarie del provvedimento si è allontanata dal gruppo, prelevando da un cestino dell'immondizia una lattina, con la quale, sotto incitamento della correa, ha procurato al giovane uno sfregio permanente al viso. Le indagini, sviluppate attraverso l'analisi dei social network, l'escussione di testimoni, le individuazioni fotografiche, l'analisi dei controlli del territorio, la visione delle immagini degli impianti di videosorveglianza e una serie di accertamenti documentali, hanno permesso di: raccogliere elementi di responsabilità a carico delle indagate, accertando che le stesse appartengono a un medesimo gruppo operante tra Rozzano e la periferia sud di Milano; evidenziare, a supporto delle determinazioni dell'A.g., il concreto e serio pericolo di reiterazione dei reati, unitamente alla spiccata pericolosità sociale delle indagate, desumibile dalle modalità dell'azione, dai precedenti di polizia a loro carico, nonché dalle circostanze di tempo e di luogo del fatto. Contestualmente, è stata data esecuzione a un decreto di perquisizione domiciliare nei confronti di altre due ragazze minorenni, indagate per il medesimo reato. L'indagine si inquadra in una più ampia attività di contrasto al fenomeno dei gruppi giovanili deviati, condotta dalla Compagnia Carabinieri Milano Porta Magenta nei quartieri urbani periferici e che, già nei mesi scorsi, nell'ambito di differenti procedimenti penali, ha portato all'arresto di ulteriori 8 soggetti (di cui 6 minorenni) e al deferimento di ulteriori 10 per i reati di rapina, lesioni e tentato omicidio.      ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 7 months ago
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Padova: noto trapper indagato diffonde videoclip con armi ed esplosivi. Perquisizioni, sequestrato un machete e foglio di via obbligatorio
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Padova: noto trapper indagato diffonde videoclip con armi ed esplosivi. Perquisizioni, sequestrato un machete e foglio di via obbligatorio.  La Polizia di Stato di Padova ha eseguito un decreto di perquisizione nei confronti di un noto trapper della provincia padovana. I poliziotti della Squadra Mobile, su delega della Procura della Repubblica di Padova, hanno eseguito il decreto di perquisizione nei confronti del trapper, indagato di detenzione abusiva di armi ed esplosivi, a seguito della diffusione di un videoclip musicale, a pochi giorni dalla notifica del foglio di via obbligatorio da Padova, di detenzione abusiva di armi ed esplosivi. Nel video, postato sul profilo Instagram, il giovane trapper, con addosso una maglia con su scritto Pdgang-Questa è Padova, maneggiava e brandiva assieme ad altri suoi complici quelle che apparivano essere delle armi da sparo. Pochi giorni dopo la prima pubblicazione, il video veniva sostituito da una nuova versione che si concludeva con il lancio di una bottiglia incendiaria con la quale veniva data alle fiamme la sigla della provincia padovana. Essendo già condannato per reati in materia di armi, la Procura ha quindi disposto sulla base degli accertamenti della Squadra Mobile la perquisizione dell'abitazione del giovane trapper, alla ricerca delle armi mostrate nel video e di altre armi, munizioni o materie esplodenti comunque abusivamente detenute. Al trapper padovano è stato così sequestrato un machete con lama affilata della lunghezza totale di 54 cm (lo stesso brandeggiato nel video musicale). I poliziotti hanno allo stesso tempo appurato che le armi esibite nel videoclip erano del tipo softair, scongiurando così il possesso ed il paventato impiego di armi vere da parte dell'asserita gang. Gravato da numerosi precedenti di polizia per fatti commessi con violenza alla persona, in occasione dei quali era emerso da parte sua il possesso di coltelli, machete e spray urticanti, il trapper padovano era stato destinatario a fine gennaio di un foglio di via obbligatorio emesso dal Questore di Padova col divieto di farvi ritorno per tre anni. Proprio a pochi giorni da quel divieto il giovane ha pubblicato il videoclip musicale, nel quale oltre a brandire armi pronunciava frasi tipo "studio come farvi fuori, non sto scherzano...(...)...disciplina lalla Putin...(...)...i miei shotter (tiratori) sono cupi...(...)...sbirri che abusano bimbi" Alcuni degli altri componenti del gruppo esibivano invece una scritta con la quale chiedevano la liberazione di alcuni loro membri (fra cui anche il fratello del giovane trapper) finiti in carcere per alcuni episodi criminosi consumati in scontri tra bande giovanili, il più grave dei quali è rappresentato dal tentato omicidio di un altro trapper commesso nel giugno del 2022 in provincia di Bergamo.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 9 months ago
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Streetbullying e bande giovanili. 45 giovani interessati dai provvedimenti per reati criminali ed episodi di violenza
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Streetbullying e bande giovanili. 45 giovani interessati dai provvedimenti per reati criminali ed episodi di violenza. Sono stati eseguiti sia provvedimenti di perquisizione che inviti a rendere interrogatorio emessi dalla Procura della Repubblica di Piacenza e dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Bologna, sia misure di prevenzione emesse dal Questore di Piacenza. Sono complessivamente 45 i giovani interessati dai provvedimenti: si tratta di ragazzi maggiorenni e minorenni, sia italiani che stranieri. L'attività, iniziata dalla Squadra Volanti e proseguita con la Squadra Mobile, ha colpito numerosi giovani, tutti in relazione tra loro, resisi autori nel corso degli ultimi mesi di svariati allarmanti episodi. In particolare, nel mese di novembre nel centro cittadino si sono registrate diverse risse ed aggressioni tra bande di giovani, che gli investigatori della Questura hanno ricondotto al tentativo di affermarsi sul centro cittadino da parte di un particolare gruppo di ragazzi, legati dalla comune appartenenza ad una specifica sottocultura particolarmente in voga nell'ultimo periodo (ragazzi che condividono e ostentano atteggiamenti da strada, particolari gruppi musicali, capi d'abbigliamento appariscenti ed un linguaggio spesso volgare) con scontri anche violenti con altri soggetti, con cui ingaggiavano liti apparentemente per futili motivi. Anche un commerciante del centro è stato aggredito dal gruppo per aver loro rifiutato il libero accesso nel suo locale ai membri del gruppo, riportando lesioni. In occasione di un'altra rissa, gli arredi esterni di un altro locale, sedie e panche, erano stati utilizzati quali arme improprie e scagliati contro gli avversari. I soggetti si sentivano di fatto impunibili per le loro azioni, visto il clima di terrore creato tra i coetanei; a riprova, uno dei principali indagati, appreso che poteva esserci un'indagine a suo carico a seguito di un'aggressione, si presentava spavaldo in Questura pretendendo di avere informazioni in materia. Per le mani dei giovani girava sostanza stupefacente destinata sia al consumo personale che allo spaccio, ed armi quali coltelli e tirapugni di cui potersi avvalere durante gli scontri. Tra le sostanze sequestrate anche cocaina e hashish. Attraverso mirati servizi di controllo del territorio e l'analisi dei sistemi di videosorveglianza, sono stati identificati e denunciati a vario titolo per i reati di rapina, rissa, lesioni, porto abusivo di armi, spaccio ed estorsione, complessivamente 19 ragazzi, di cui 6 minorenni. Nella mattinata di oggi sono state svolte perquisizioni locali a carico dei soggetti ritenuti al centro delle attività criminali, alla ricerca di droga, armi nonché dei telefonini cellulari per il prosegui delle indagini. Tra le località controllate con i cinofili antidroga, anche due centri di accoglienza per minori stranieri non accompagnati. L'obiettivo del controllo, svolto d'intesa con i servizi sociali, è stato quello di verificare l'assenza di armi, droga o beni provento di furto all'interno di tali centri. Gli approfondimenti investigativi hanno permesso di estendere l'attività di contrasto e di individuare complessivamente 45 giovani, tutti tra loro legati e già gravati da precedenti per reati analoghi commessi nel corso dell'ultimo anno.  A loro carico sono in corso le notifiche di misure di prevenzione emesse dal Questore di Piacenza su istruttoria della Divisione Anticrimine. In particolare, è stata data ampia applicazione alla misura del cosiddetto Daspo Willy, al fine di proibire loro di frequentare il centro storico, teatro dei gravi episodi. Eventuali violazioni del divieto comporteranno denunce all'Autorità Giudiziaria ed il possibile inasprimento della misura di prevenzione. Un giovane appena maggiorenne sarà anche proposto al Tribunale di Bologna per l'applicazione della misura della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza. In precedenza un altro soggetto legato al gruppo era stato già sottoposto alla misura della sorveglianza speciale su proposta del Questore di Piacenza ed è attualmente in stato di detenzione per una rapina in concorso commessa lo scorso mese aprile. E' stato colpito da misura di prevenzione anche il leader di un emergente gruppo musicale trap piacentino, denunciato a seguito di indagini svolte lo scorso anno dalla Squadra Mobile, assieme ad altri tre ragazzi ed indagato per spaccio di droga e contrabbando di sigarette elettroniche.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 11 months ago
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Baby gang e trapper, maxi blitz della Polizia: 40 arresti
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Baby gang e trapper, maxi blitz della Polizia: 40 arresti. Sono stati impiegati oltre 500 agenti durante la maxi operazione della Polizia contro baby gang e diversi gruppi criminali giovanili in 14 province italiane: Arezzo, Bari, Catania, Genova, Milano, Modena, Napoli, Palermo, Padova, Pescara, Reggio-Emilia, Rovigo, Salerno e Verona. Sono 40 le misure cautelare eseguite. Il 25% delle persone coinvolte nell’operazione è minorenne. Circa 70 le perone che sono state denunciate. Nel corso del blitz sono state sequestrate pistole, armi da taglio e tirapugni, oltre a centinaia di dosi di droga, alcune delle quali conservate nei pressi di un istituto scolastico. Oggetto di sequestro da parte della Polizia anche un totale di circa 10mila euro in contanti, provenienti dallo spaccio di stupefacenti in luoghi legati al mondo dei trapper. L'attività è stata svolta dalle Squadre Mobili e dalle Sezioni investigative competenti, che, dopo investigazioni e anche mirati monitoraggi di alcuni social su persone e luoghi ritenuti connessi ai reati ipotizzati, hanno valorizzato il patrimonio informativo acquisito nell'ambito dell'azione di contrasto alle baby gang e allo street bullying. A supporto degli Uffici investigativi hanno operato 135 equipaggi dei Reparti prevenzione crimine e alcune Unità cinofile per lo svolgimento delle attività antidroga. A Milano, l'operazione si è concentrata, tra gli altri, su soggetti inseriti nel contesto della tipica microcriminalità diffusa. Sono state eseguite perquisizioni nei confronti di soggetti appartenenti a gruppi che si sono contraddistinti in strada e suoi social per condotte illecite (rapine e spaccio) e comportamenti anti sociali (pubblicazione di foto con armi e droga o contro le forze dell’ordine). Piazza Gae Aulenti, Corso Como, Porta Garibaldi, Stazione centrale, Bastioni Porta Venezia, Corso Buenos Aires, Navigli. Queste, secondo l’indagine, le aree della città maggiormente interessate da fenomeni riconducibili a criminalità giovanile e street bullying. https://videopress.com/v/C5DBR0vy... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Jesolo, in sette per una rapina: DASPO per la baby gang
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Jesolo (Venezia), in sette per una rapina: DASPO per la baby gang. Il Questore di Venezia Maurizio Masciopinto, grazie all’attività svolta dagli uomini della Divisione Anticrimine della Questura ed alla collaborazione dei poliziotti della Questura di Padova e del Commissariato di Jesolo, ha emesso per la prima volta l’innovativa misura di prevenzione del cosiddetto “DASPO Willy”, nei confronti di sette giovani, tutti di età compresa tra i 15 ed i 17 anni e residenti nella provincia di Padova, per essersi resi responsabili di aggressione e rapina ai danni di 4 ragazzi italiani nella notte del 21 luglio nei pressi di un bar di Largo Augustus a Jesolo. Cos'è il DASPO Willy? Il provvedimento, fortemente voluto dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e che prende il nome da Willy Monteiro Duarte, il ragazzo romano che cadde vittima dell’ira dei bulli per aver tentato di difendere un amico, fornisce al Questore un nuovo strumento maggiormente incisivo per contrastare il fenomeno della movida violenta e delle aggressioni giovanili. Il DASPO Willy, che la legge consente di destinare anche ai minori imputabili di età compresa tra i 14 e i 17 anni, è stato introdotto dal DL 130/2020, poi convertito con la L. 173/2020 e consente di disporre l’interdizione dalla frequenza di locali pubblici ed aree urbane prossime a questi ultimi a soggetti ritenuti responsabili di fatti che abbiano destato particolare allarme sociale e siano stati lesivi dell’ordine e della sicurezza pubblica. Tale misura permette così una nuova tutela preventiva, di natura “situazionale”, finalizzata ad impedire il riproporsi di fatti delittuosi e di episodi di violenza tra giovani in determinate aree urbane ed ambientali. La rapina Nel caso di specie i provvedimenti, che interdicono l’accesso al litorale e all’intera area della movida della città di Jesolo con specifica indicazione di luoghi e locali interessati, hanno raggiunto 7 ragazzi di età compresa tra i 15 e i 17 anni che, nella notte del 21 luglio, sono stati fermati dalle pattuglie del Commissariato della P.S. di Jesolo nei pressi dell’area del divertimento notturno, ove era avvenuta una rapina ai danni di 4 ragazzi italiani. Le vittime avevano denunciato di essere stati dapprima attorniati e successivamente picchiati da 5 o 7 ragazzi che, dopo averli colpiti, avevano minacciato di usare il coltello per indurli a consegnare denaro ed effetti personali. I successivi accertamenti, posti in essere dai poliziotti del Commissariato di Jesolo, hanno poi consentito di individuare nei pressi dell’area segnalata 7 ragazzi italiani di etnia marocchina le cui fattezze rispondevano a quelle degli autori della rapina. Le conseguenze Pertanto, al termine delle indagini, i ragazzi, alcuni dei quali, nonostante la giovane età, erano già noti alle forze dell’ordine per reati di rapina e danneggiamento, sono stati raggiunti dalla misura di prevenzione del “DASPO Willy”, emessa dal Questore di Venezia in linea con le direttive emanate dal Dipartimento di Pubblica Sicurezza, interdicendo ai minori il divieto di accesso alle aree ove si sono svolti i fatti, nonché ai locali che insistono sia su quelle aree che su quelle in loro prossimità, prevedendo altresì la sanzione penale da 8 a 20 mila euro oltre ad una sanzione detentiva. I provvedimenti sono stati notificati nella mattinata di ieri nei locali della Questura di Padova agli esercenti potestà genitoriali dei ragazzi, con l’avvertimento che, in caso di ulteriori violazioni, si potrà procedere con l’emissione di altri e più severi provvedimenti e sanzioni, come l’obbligo di presentazione negli uffici giudiziari o l’istituto della sorveglianza speciale, quando gli stessi avrebbero raggiunto la maggiore età. Read the full article
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