#raffaello bencini
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Leica & Bencini.
Come Rolls & Royce.
O Steinway & Sons.
Nooo!
So io chi recisamente negherebbe.
Il predecessore di Matthias Harsch a cavallo degli anni cinquanta e sessanta.
Sì, l'amministratore delegato di Leica d'allora.
Chi era lo chiediamo ai sopraffini esperti Marco Cavina Gerardo Bonomo Massimiliano Terzi.
A Massimiliano chiederemo anche un'altra cosa, nel corso di questo articolo.
Eravamo a Leica & Bencini.
Perché in Leica inorridirebbero al cospetto di tale accostamento?
Ah, il vil denaro!
Nel periodo considerato, il modello III G della Casa allora distribuita dal genovese Ippolito Cattaneo costava centoventitremila lire con l'Elmar f 2,8.
"Solo" centodiciassettemila se ci si ...accontentava della versione f 3,5.
E in Bencini?
Una Comet II° la si poteva avere con quattromilacinquecento lire, borsa compresa.
Sapete, ad un certo punto Sebastiao Salgado acquistò due Leica e partì per l'Africa.
Due forse per farne usare una anche alla moglie Lélia Wanick, a tal proposito nuovamente m'appello a Marco Gerardo Massimiliano per delucidazioni sul punto.
E a Massimiliano anche - come scrivevo sopra - per un'altra cosa.
Massimiliano professionalmente è attivo anche nel mondo del denaro gestito, dunque potrà tracciare un parallelo su tabelle Istat, svalutazioni, costi della vita.
Perché sì, si sobbarcò un bell'onere, Sebastiao, allora.
Onere per avere onore?
Procediamo per gradi, se V'aggrada.
D'acchito, una Leica costava tanto anche rispetto ai parametri attuali.
Era così, del resto, anche per la maggior parte dei settori merceologici non legati alla mera sopravvivenza.
Ed inoltre, in Fotografia quelli erano tempi d'oro, giusto per spendere una definizione enfatica.
Sapete, un postproduttore cinematografico mi diceva che in quegli anni lì un suo collega fotografo - "di livello medio, quasi medio basso" - ebbe cinquanta milioni di lire corrispostigli da un'azienda per il servizio di un giorno.
Comprensibilmente, incorniciò l'assegno.
Altri tempi, lo sappiamo.
Anche nell'ambito dell'editoria generalista non legata alla fotografia, odo cose turpi riferitemi da varie Redazioni.
E però:
Sebastiao fece quello sforzo monetario per avere onore da onere, come poc'anzi definivo?
Certo, se si fa sul serio non è opportuno lesinare sull'attrezzatura.
Io quando ebbi un celebrato teleobbiettivo spinto di Nikon scorsi nel bokeh sentori di un Raffaello.
E tuttavia:
Sebastiao é poeta dentro, lo sarebbe stato anche con una Comet II°.
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Claudio Trezzani
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Museo Nazionale Archeologico, Napoli, Italia Tazza Farnese Collezione Farnese Glittica
#raffaello bencini#tazza farnese#glyptics#2nd-century bc#cameo#sardonyx agate#art#glittica#farnese cup#II sec ac#photography
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the Mountain Goats, Before I Got There / the Peglar Papers (x) (x) / Black Sails 4x10 / Raffaello Bencini / Jamaica Kincaid, See Now Then
#posts with a target audience of me#i cried when i listened to before i got there for the first time :)#it's about lost things literally everything is about lost things#love. lost. stories. lost. lives. lost. history. lost. media. lost.#orig#tMG#the peglar papers my beloved..................#literally cannot stop thinking about the history we can hold in our hands but not interpret.#there was something here and it was for us but it's out of our reach now. it's gone.#black sails#jamaica kincaid#the mountain goats#comparitives
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Alabastro
Volterra dal Settecento all’Art Deco
Testo di Mauro Cozzi, Fotografie di Raffaello Bencini
Cantini, Firenze 1986, 240 pagine, ISBN 978-8877370822
euro 35,00*
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Questo volume frutto di attente ricerche, compie la prima ricognizione sugli stili e le tipologie dell'alabastro. All'ampio servizio fotografico, giustappone il racconto e i documenti dell'artigianato volterrano: dalla fondazione dell'Officina Inghirami, nel clima del recupero dell'antico al periodo d'oro dell'Ottocento, alle crisi e alle fortune del Novecento. Indiscussa "capitale" dell'alabastro, Volterra ne condivide del tutto le sorti, esportando nel mondo il fascino sottile della sua tipica pietra.
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