Tumgik
#psicologo e psichiatra
spettriedemoni · 8 months
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Persone per cui…
Ci sono persone per le quali vorrei iniziare a studiare psicologia.
O psichiatria.
O entrambe.
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volumesilenzioso · 9 months
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Tumblr media Tumblr media
ieri ho messo un paio di jeans skinny per la prima volta dopo diverso tempo. nell’ultimo mese ho perso 4 kg partendo già da un sottopeso grave e ieri, per la prima volta, quando mi sono vista allo specchio con quei jeans ho pensato “faccio impressione”, tanto che per un attimo ho pensato di mettere una delle mie solite tute larghe per nascondermi. ieri, quando mi sono guardata allo specchio, ho capito di aver toccato di nuovo il fondo, ma questa volta non so neanche come abbia fatto ad arrivare così in basso. poi sono andata dalla nutrizionista, mi ha fatto l’esame per calcolare la massa grassa, la massa magra ecc e mi ha mostrato quanto il mio corpo stia soffrendo per come lo sto trattando da diversi anni. ieri ho pensato che vorrei poter tornare indietro nel tempo, così da poter tornare al 2018 ed evitare di ripetere gli stessi errori che ho commesso negli anni successivi. ora si sono mischiate troppe cose e non so come affrontarle tutte, quindi la mia testa mi porta a pensare che forse sarebbe più semplice morire, così da evitare tutto questo processo che sarà sicuramente pieno di alti e bassi solo per poi vivere una vita normale che sarà comunque una merda. depressione, ansia generalizzata, anoressia nervosa e disturbo borderline di personalità: questo è tutto quello che vedo quando mi guardo allo specchio, praticamente mi identifico nelle mie malattie, non vedo le qualità che altre persone vedono in me, vedo solo tutte queste cose che da tempo mi mettono i bastoni fra le ruote. ieri ho deciso che voglio provarci, voglio provare a stare bene. con la psichiatra non è andata benissimo, probabilmente mi troverò male anche con lo psicologo, ma devo stringere i denti e andare avanti, questa volta non devo mollare, non posso sempre darla vinta alla parte irrazionale della mia testa, perché quella è la parte di me che vorrebbe soltanto vedermi morta. devo cercare di fidarmi e affidarmi, sarà difficile, ma sento di doverci provare davvero
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arreton · 7 months
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La difficoltà maggiore, nel non riuscire a ricordare bene e avere i ricordi confusi, è che si è incapaci di raccontarsi la propria storia e farlo in maniera cronologica, dove riesci a vedere gli sviluppi ed i cambiamenti, e di conseguenza si è incapaci di raccontarla agli altri. Ciò credo che potrebbe risultare complicato nella psicoterapia (soprattutto se fatta in centri pubblici, dove hanno una certa fretta): lo psicologo si ritrova un racconto confuso, disordinato, a tratti incoerente, ripetitivo e inaccessibile poiché subisce la confusione e la paura del paziente nel vedersi una nuvola nera che gli avvolge il cervello. Se da un lato è vero che lo psicologo "è lì per quello", dall'altro lato penso che... dipende. Credo che dipende dalla scuola di provenienza, dai protocolli seguiti, dal tipo di psicoterapia che segue. Col pubblico poi, hai una certa fretta: la psichiatra, che contrastava i miei impulsi di allora (dettati da una regressione depressiva), me lo disse chiaramente prima di iniziare che lo psicologo non era mio padre, che lì non si faceva psicoanalisi e che le tempistiche non erano così lunghe. Considero le mie due psicoterapie a tratti fallimentari ma non le stigmatizzo: sono contenta di averle fatte e mi hanno comunque lasciato degli spunti su cui riflettere, spesso non tanto sulla mia storia (che risulta ancora grossomodo inaccessibile a me e quasi del tutto inaccessibile a loro) ma più sul transfert che ho avuto nei loro confronti, chissà se loro hanno analizzato il loro controtransfert. Col senno di poi posso dire che lo psicologo in particolare riceveva da parte mia una forte pressione su più fronti: da un lato sono arrivata che gli chiedevo disperatamente (ma in maniera molto velata, che nemmeno io avevo notato) di essere amata e protetta perché mi sentivo totalmente smarrita al punto che volevo semplicemente smettere di esistere, gli chiedevo di amarmi da padre ma credo di averlo in un certo senso "sedotto" e avergli instillato il dubbio di provare un certo interesse da maschio nei miei confronti; dall'altro lato gli addossavo il carico della mia autoanalisi che al tempo contribuì a farmi sprofondare di più nell'angoscia, autoanalisi di stampo psicoanalitico quindi una scuola molto estranea a lui che era un cognitivo comportamentale. La psicologa invece credo che subisse da parte mia una certa repulsione: ho l'impressione di averla in qualche modo cacciata e tenuta distante, forse in quanto donna; ogni suo tentativo di mostrarsi in qualche modo amica era respinto da me (quei pochi momenti in cui ha confidato alcuni aspetti della sua vita, ad esempio, non sono stati da me accolti ma del tutto ignorati), credo che respingevo anche i nostri incontri dato che una volta sbagliai anche a ricordare l'orario di una nostra seduta prensentandomi con un ritardo di quarantacinque minuti; credo insomma che ci fosse una certa conflittualità da parte mia.
Al momento, anche se non sto seguendo nessuna psicoterapia, mi chiedo come potrei superare questo limite del linguaggio, questa falla linguistica che ho nel raccontare il mio passato ad un eventuale psicologo (meglio psicoanalista). Ma è una di quelle domande non solo inutili, ma ansiose di chi vuole controllare e prevenire. Bah.
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fumandovetro · 2 months
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Da giorni mi sento come ributtata nel passato. E infatti scrivo di nuovo su Tumblr.
Una necessità, quella di scrivermi, che mi sembrava passata. Perché scrivere è sempre stata l'azione di stendermi, come un lenzuolo pieno di grinze, su una superficie piana.
Solo così riuscivo bene a vedere i miei disegni interiori, quelli che mi muovono e mi trascinano.
La terapia con il mio Mauro Psicologo mi ha fatto sentire di poter camminare dritta, tenendo sempre quei disegni stesi.
Mi ha fatto pensare di non avere più bisogno di farmi domande, perché avevo compreso e accettato la mia natura.
Non ho ripreso a scrivere nemmeno a settembre 2023, quando (come un fulmine a cielo sereno) è tornato prepotente il disturbo ossessivo compulsivo che mi ha impedito di avere un rapporto con il cibo salubre.
Da quando ho paura di strozzarmi, ingoiando cibo, ho riprovato 3 tipi di terapia veloce e poi ho mollato tutto e ho deciso semplicemente di conviverci. Ma è stata una convivenza ingombrante.
Sono tornati i sogni angosciati, da quando è morta la mia nonna anche peggio. Sogno di avere in bocca insetti bianchi simili a zecche, sogno di tradimenti, dolori. E poi sogno ad occhi aperti io di tradire lui e così mi ammazzo dal senso di colpa.
Ho 37 anni, tra pochi mesi 38 e come mi fa incazzare il fatto di sentirmi ancora un cazzo di casino irrisolto.
Come mi fa sentire indietro non essere ancora una persona seria. Guardo al passato e provo un misto di rabbia e dolore, insieme alla nostalgia. Guardo al presente e a volte mi sembra che sia incellofanato in una cazzo di plastica domopack.
Mi sembra solo di aver giocato a fare la bambina grande. Una casa, un fidanzato, la promozione sul lavoro (che odio).
E ci sono giorni come questo che farei di tutto per squarciare questa assurda quotidianità piatta e inutile. Vorrei mollare tutto e partire, vendere casa, tenere i pochi soldi che mi spettano, andare via.
Essere libera di vedere una giornata intera a guardare fuori dalla finestra ogni goccia di pioggia, senza sentirmi in colpa per ciò che sono. Vorrei vendere tutto e andare via per sentire l'amore che mi esplode dentro.
Vorrei degli occhi che mi facciano sentire capita. Senza giudizio. Occhi che non hanno paura di soffrire, non dei problemi. Avrei voglia di sentire la violenza della voglia di vivere, la violenza della voglia di avermi. Non più la tenue e sicura quotidianità di occhi che, quando ti guardano, ti vedono attraverso, come se non esistessi.
E non lo so, avrò sbagliato tutte le virgole. Sto scrivendo a caso. Ma fa male, dopo 8 anni di terapia, sentirmi ancora così.
Pensavo di aver lasciato andare, pensavo di essere pronta a diventare grande. Invece diventare grande mi ha solo inserito in un mondo di cose che non vorrei, di doveri che mi fanno scoppiare la testa.
Mi ha solo aumentato la sensazione di non vivere. E questo non vivere più mi ha manifestato una fottuta paura di morire. Non so più cosa sono.
Ma l'ho mai saputo? Forse erano tutte bugie. Mi appresto ad andare dallo psichiatra per la prima volta nella mia vita. Le gambe mi tremano da quando, nel colloquio preliminare, l'infermiera mi ha chiesto "...e con il disturbo ossessivo compulsivo da quando era bambina, non si è mai fatta vedere da uno psichiatra?". Al mio "no" pacato un suo "AH" laconico.
Il medico di base dice che non devo preoccuparmi, probabilmente mi daranno solo le pilloline per essere felice. Evviva. Così posso finalmente diventare grande e non creare più problemi.
Io in realtà vorrei solo mandarvi tutti affanculo.
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tinxanax · 1 year
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Facevo un lavoro di quasi 2000 euro al mese una volta. La maggior parte delle mie amiche mi invidiavano per il guadagno. Ma subivo tanto mobbing. Di quei 2000 euro, spendevo tanti soldi in psicofarmaci, anti-stress vari, sedute extra dallo psicologo e dallo psichiatra (due-tre volte a settimana). Vivevo male. Tornata a casa da lavoro volevo solo rifugiarmi sotto le coperte, fino al turno di lavoro successivo. Stavo malissimo. Ora faccio un lavoro in cui prendo poco più della metà di quello stipendio, ma non prendo più psicofarmaci. Sono serena. Amo il lavoro che faccio e l’ambiente lavorativo è tranquillo. C’è rispetto. Quando torno a casa mi faccio la doccia e mi trovo qualche impegno. Ho addirittura la forza per andare in palestra! Lo psicologo? Ogni due settimane. Lo psichiatra? Il prossimo appuntamento è fra due mesi e mezzo. Ho tanta voglia di ascoltare musica e cantare a squarciagola. Ho ritrovato la voglia di coltivare i miei hobby e le mie passioni. Ho addirittura diminuito le sigarette. E vedo spesso i miei amici. Mi viene chiesto spesso se tornerei a quel lavoro dal buon guadagno, che avrebbe permesso a una persona “qualsiasi” (che non sia vittima di mobbing intendo) di pagare le proprie spese e permettersi pure dei vizi… no, assolutamente no. Magari con lo stipendio attuale posso farmi qualche aperitivo in meno, ma non mi importa, posso eliminare anche tutti gli aperitivi, perché sono felice.
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fallimentiquotidiani · 9 months
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E poi caro anonimo, sei tu gente da ricovero e te lo dico io. Fatto una bella visita dallo psichiatra come le stalker che minacciano e bloccano profili
Psicologo gratuito per tutti
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abatelunare · 2 years
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Verso il baratro
Fatemi capire. Cioè, io sto di merda come mai sono stato. E ho bisogno di parlare con qualcuno che ne capisca. Solo che, invece di rivolgermi al mio medico curante o all’AUSL per il nominativo di uno psicologo o psichiatra, dovrei andare su un sito pieno di gente che non so chi sia. Per un consulto che, se ho ben capito, si svolgerebbe a distanza e non in presenza. Ma qui stiamo diventando deficienti, scusate. Stiamo facendo come quelli che si sanno di dirigersi verso un baratro ma procedono imperterriti perché tanto secondo loro non si faranno male. Peccato che questo non sia un cartone animato della Warner. Ma qualcosa di molto peggio.
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nipth · 10 months
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Ho voglia di qualcosa che mi possa togliere l'ansia. Ho voglia di quxlocsa che possa chiudere i pensieri e la mente. Aiuto. Penso che dopo il viaggio casomai ho altri soldi. Vado dallo psicologo se ho qualcosa per davvero. Vedrò. andrò dallo psichiatra
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aurozmp · 1 year
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sei seguita da uno psicologo/terapista o qualcosa del genere?
ho fatto dei percorsi dai sei anni fino ai 12 con la logopedista, accompagnata da una psicoterapeuta infantile, per le difficoltà socio-comunicative, detto in parole povere non parlavo con nessuno e facevo scena muta sempre, questo infatti mi portava ad isolarmi sempre di più. all’inizio della seconda media ho avuto delle crisi e sono finita in ospedale un mesetto più o meno, dove sono stata affiancata da neuropsichiatri infantili, il quale assieme ai medici mi hanno fatto fare una miriade di test terribili ed inutili, perché alla fine sono arrivati a dire che era solo “stress”. boiata allucinante secondo me, ma amen. dai 13 anni fino i 15/16 sono stata abbastanza bene, quindi ho tolto tutte le terapie e ho iniziato a vivere la mia vita in modo “normale”, ma ovviamente non è durato molto perché nel 2019 più o meno sono riniziate le crisi, entravo ed uscivo dagli ospedali come se nulla fosse e nessuno ha mai capito o cercato di capire cosa avessi, per loro era più facile drogarmi con le gocce e rispedirmi a casa. una fantastica sera invece, dal nulla, ho iniziato a stare così male che i miei hanno chiamato l’ambulanza. da li ho iniziato il mio percorso con la psichiatra, il quale mi ha prescritto degli ansiolitici a rilascio prolungato che man mano e con fatica ho tolto. adesso prendo solo una soluzione a base di alcol che è omeopatica, io credo che non funzioni ma il mio cervello è convinto che faccia qualcosa, quindi mi basta quello e mi calmo. per quanto riguarda i problemi alimentari sono stati trattati dai 9 anni fino ai 15, poi ho smesso di parlarne. ho avuto ricadute pesanti ma piano piano mi sono sempre ripresa, convincendomi che quello che stessi facendo non fosse normale.
questa è la storia della mia vita. 😃
ho scritto di merda ma amen, non ho voglia di correggere virgole e quant’altro.
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teredo-navalis · 2 years
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Amo la psicologa nuova perché uno(1) psicologo e uno(1) psichiatra quando ho fatto presenti le mie difficoltà col cibo mi hanno semplicemente detto "vabbè ma è una cosa indispensabile, quando hai fame mangi", invece lei mi ha ascoltata davvero e stiamo sviscerando insieme questo problema
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volumesilenzioso · 9 days
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non vedo la psichiatra da inizio giugno per mia scelta, la psicoterapia con lo psicologo l’ho interrotta mesi prima, ad aprile forse. ieri ho preso il telefono, ho digitato il numero, ho fatto un respiro profondo e ho chiamato la psichiatra per prendere appuntamento, mi ero detta che a settembre l’avrei fatto, sperando settembre non arrivasse mai. ma è arrivato e ho mantenuto la promessa che mi ero fatta mesi prima. non voglio tornare in quel posto, in quella stanza vuota dove devo parlare di me di fronte ad un’altra persona che neanche mi va poi così a genio. la cosa che mi spaventa di più è che tornare dalla psichiatra è solo il primo passo, ed è un passo davvero minuscolo in proporzione a tutti quelli che dovrò fare. il secondo passo sarà trovare uno psicologo, uno nuovo, perché con gli altri che ho provato non mi sono trovata benissimo, anche se, devo ammetterlo, ci mettevo del mio per far in modo che il percorso non andasse bene. so che devo trovarne uno, ma non mi sono data un limite di tempo per farlo, mi sono solo detta che prima o poi, che io lo voglia o no, dovrò affrontare anche questo.
dovrei fare, poi, altre mille cose. prima fra tutte, trovare un lavoro. lo sto cercando da un po’ ma non trovo niente che faccia per me o che abbia una paga decente e adeguata, non ne trovo uno che sia abbastanza vicino a casa mia da non rendere stressante anche il viaggio. devo anche considerare il fatto che le mie opzioni, al momento, sono estremamente limitate poiché esistono centinaia di lavori abbastanza comuni che si possono fare senza una laurea, ma io, per come sono fatta e per come sto mentalmente, non riuscirei a fare. mi fa stare male la consapevolezza di non essere in grado di fare una marea di cose che alle persone intorno a me risultano più semplici, mi fa stare male essere un limite per me stessa e mi fa stare male non riuscire a gestire niente di tutto ciò che è “normale”.
sto tentando di nascondermi dagli altri, di non far notare a nessuno quanto io stia ancora male, ma diventa ogni giorno più difficile far finta di niente. d’altra parte, però, è difficile anche mostrare il proprio dolore sapendo che gli altri non possono fare nulla di concreto per aiutarti, perché la tua risalita deve partire da te, altrimenti non sarà mai permanente.
le giornate sono tutte uguali, l’unica cosa che mi rende un minimo viva e meno vuota è trascorrerle con il mio cane. il tempo si è perso, scorre, so che continuerà a farlo indipendentemente da me, ma il mio orologio interno si è fermato a una tale ora di un tale giorno di tantissimi anni fa, e da allora ogni giornata è uguale alla precedente e alla successiva, ogni giornata è la stessa, ed è come se la mia vita fosse costituita da un’unica lunghissima giornata, infinita. sono mentalmente esausta, non reggo il peso di esistere.
sono sola in tutto questo. ogni tanto avrei bisogno di un abbraccio, di una carezza, di essere ascoltata e di essere amata propriamente. ma nel momento del bisogno non c’è mai stato nessuno di tutti quelli che dicevano ci sarebbero stati, nessuno ha mai mantenuto quella promessa. ora, quando mi trovo nel momento del bisogno, non spreco più le energie per chiamare qualcuno, perché ho imparato che è inutile, che la loro assenza non farà altro che alimentare il mio malessere, e così rimango sola e non ricevo quell’abbraccio di cui tanto ho bisogno. e mi pesa, mi pesa il cuore nel petto ogni volta che succede. tutta questa pesantezza mi stanca e mi fa venir voglia di scappare, ma dove? come?
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arreton · 2 months
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Una cosa che mi ha colpito nell'incontro improvvisato con quello che non ho capito se fosse uno psicologo o uno psichiatra ma penso più psicologo è stata l'incongruenza della mia reazione: una parte di me ha eseguito alla perfezione il comando che gli avevano dato e cioè parlare anche se non ne capivo il senso e non lo trovavo corretto; l'altra parte di me si ribellava in una profondità dell'essere o della psiche molto... profonda. Da cosa me ne sono accorta che tuttavia stavo soffrendo? Da una certa impazienza che mi ero sorpresa a mostrare nel tamburellare le dita sulla sedia e l'aver ridotto in quasi dei coriandoli il foglio che mi ero portata con la lista degli effetti positivi della terapia che ho iniziato. Esteriormente invece mi sono mostrata molto aperta, amichevole, quasi divertente, disponibile al dialogo, per nulla a disagio. Questo allora mi lascia sgomenta perché mi rivela una forte somiglianza con mio padre: io sono totalmente insensibile al mio sentire. Non so per niente distinguere le mie emozioni, il mio sentire, non so riconoscere cosa è bene o è male. Non è repressione, credo, ma è proprio una educazione al non sentire nulla che forse mi sono imposta da sola. Ho sempre ammirato mio padre per la sua freddezza ed impassibilità. Quello che mi sono concessa di sentire, perché evidentemente pensavo di averne il permesso dato che vedevo mia madre, era appunto l'angoscia e l'ansia ma non in termini di sofferenza, quindi di qualcosa che va corretto, ma in termini di punizione: stai così perché sei una nullità, se valessi qualcosa non staresti così perché le persone che valgono vengono riconosciute e soprattutto meritano bene, tu meriti male. In questo senso era giusto provare angoscia ed ansia e per me non era un problema, dunque non era un problema la rinuncia, anzi: dimostrava, confermava che io merito sempre e solo il male dunque è logico e giusto privarsi.
Ci sarebbero tanto altro da aggiungere ma mi lascia così sgomenta da non trovare più parole.
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lolorossi · 1 year
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Qualcosa su di me.
Esercitare la propria professione in veste di ateo è molto difficile in Italia; all'estero, invece, mi è possibile eseguire diagnosi più accurate, senza incorrere in colleghi o superiori che trovino inadeguato il mio approccio totalmente razionale, privo di morale.
In Italia, mi sono imbattuto in pazienti la cui mente era stata totalmente rovinata da un forte indottrinamento religioso subito in famiglia, che li portava a forme di inflizione di punizioni alla propria persona, rendendo la loro esistenza totalmente scollata dalla realtà.
Una delle cose più difficili del mio lavoro è rieducare la mente di una persona a vedere se stessa in piena onestà, senza alcun filtro morale; ci vuole tempo, pazienza, dolcezza, e una personale predisposizione a trattare gli altri come esseri umani intelligenti.
Il gruppo di specialisti di cui faccio parte si occupa di curare i pazienti ma anche di studiarli, stendendo report di ricerca; li sosteniamo con un approccio più ampio al problema; tra di noi non ci sono non solo psicologi e psichiatri, ma anche filosofi.
Realizzare in Italia un progetto etico come il nostro in cui più "specialisti della mente", di vari settori, si consultano sarebbe stato impossibile: il "metodo italiano" oggi è tutto basato su somministrazione di psicofarmaci e non lascia spazio alcuno al dialogo.
Sulla base delle intuizioni di Silvano Arieti - tra i pochi studiosi a sostenere l'importanza di non togliere mai dignità al paziente - operiamo per offrire sollievo a quelli che sono i sintomi di una società che sforna in continuazione nuovi soggetti depressi.
Siamo fortemente convinti che sia necessaria una società futura dove, fin da bambini, sia possibile trovare nei soggetti adulti attorno un ottimo sostegno per sviluppare propensioni e intelletto, in assenza di educazioni repressive (moralità, religiosità).
Lavoriamo sui bias cognitivi, con un approccio empatico; investiamo energie in parole, in conforto, in attività ricreative per adulti, quando sono adulti; per bambini, se sono bambini, affinché nessuno si senta malato, ma propositivo, attivo, partecipe e non subordinato.
Non abbiamo attivato forme di internamento o isolamento ospedaliero o costruito comunità similari: nelle nostre sedute coinvolgiamo i familiari, gli amici, la scuola, l'azienda, lavorando sull'intero contesto insalubre che ha causato un determinato quadro clinico.
Non non crediamo: noi sappiamo che una mente confusa, depressa, poco equilibrata è il prodotto di una crescita familiare, sociale, scolastica disfunzionale e che un farmaco non è in grado di poter in alcun modo curare disturbi derivanti dal non essere stati amati correttamente.
Vi invito ufficialmente a cercare soltanto specialisti che evitino, quanto più possibile, la somministrazione di psicofarmaci, poiché essi rappresentano un sollievo soltanto per lo psichiatra e lo psicologo, consentendo loro un'agenda folta, invece di dedicarvi attenzione.
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tinxanax · 1 year
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Sto riordinando la mia vita. Sto ri-imparando un lavoro che mi piace. Lavoro a contatto col pubblico, soprattutto con bambini, e questo mi tiene allegra. Vado in palestra. Mi addormento presto la sera. Gli orari che faccio a lavoro mi permettono di organizzare al top la mia settimana, tra psicologo, psichiatra, lavoro, palestra, amici e hobby. L’alimentazione… beh quella è da rivedere. Salto i pasti, oppure mi abbuffo. Ma piano piano, una cosa alla volta. Posso farcela, posso essere serena anche io.
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astra-zioni · 1 year
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Perché credi che un percorso con uno psichiatra sia più efficace di quello con uno psicologo?
Dipende. Dipende dall’approccio dello psicologo e dall’approccio dello psichiatra. Ci sono psicologi ben coscienti di quello che ho scritto sotto che avranno un approccio più aperto e più improntato alla filosofia che alla banale psicologia, come ci sono psichiatri che di fronte un disturbo ti propinano la cura standard senza nemmeno conoscere davvero la tua storia e ciò che la rende unica e differente da tutte le altre. (Che è proprio la cosa fondamentale ai fini di una corretta somministrazione farmacologica). Come in tutte le questioni umane, va un po’ a culo. Ho fatto tanti anni di psicoterapia (non credo sia servita a nulla), così come certi psichiatri non sono serviti a nulla. Il terapeuta migliore che ho incontrato è il mio psichiatra attuale, il quale è pressoché d’accordo con la mia visione, ed è ciò che permette e rende possibile il fatto che, al netto di tutto, io stia comunque meglio e non pensi di suicidarmi ogni due per tre. La differenza non la fa la categoria, la fa l’approccio del singolo.
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ninfettin · 2 years
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Ninf mi spiace che ti tormenti così (io faccio uguale btw). Sei ancora seguita da qualche psicocoso? Ps le francesi su vinted sono il male
Al momento vedo la psichiatra due volte al mese per avere le ricette e l'educatrice che è più problematica di me 🎀 vorrei avere uno psicologo da cui andare e affidarmi, ma non penso di esserci tagliata
Io piango ancora per quella tutina carina
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