#prendisole
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designmiss · 9 years ago
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Lettino prendisole fai da te https://www.design-miss.com/lettino-prendisole-fai-da-te/ Un lettino prendisole realizzato con i #pallet!
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sgiandubh · 11 months ago
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Sono qui dal 2015, quando Sky ha trasmesso Outlander in Italia . La mia conoscenza allora dei mass media era praticamente zero ma cercavo forsennatamente sul pc notizie della coppia di interpreti, le loro foto fuori dal set . A parte tutte quelle che vengono riproposte periodicamente per ricordarci come era il loro rapporto già dall’inizio , ne ho una incollata nella mente: una foto ,leggermente sfocata, molto probabilmente una spiaggia o comunque una foto all’aperto ,estiva, dove C con un vestitino tipo prendisole, sta davanti ad un buffet e S , dietro di lei, appoggiato a lei , che la tiene abbracciata con la testa sulla sua spalla. Credere a tutte le pagliacciate che sono venute dopo mi è difficile. Ho visto altre foto di lei seduta sulle ginocchia di qualcun’altro oltre Donal, forse ad una festa, un signore di mezza età o poco più . Ero rimasta sorpresa perché non mi sembrava che quella foto coincidesse con l’idea che mi ero fatta di lei .Ma poi ci sono state mostrate altre foto e credo di aver capito che ama il contatto fisico per dimostrare una sua sicurezza e una confidenza amichevole .Ora , come tutti noi, sono cambiati. Non sono i loro corpi ,è l’espressione del loro sguardo, la limpidezza del loro sguardo che era così pieno di aspettative , di speranza e felicità. Sono cresciuti, si amano ma sono guardinghi come cervi nella foresta che sentono rumori sospetti . E di rumori ce ne sono tanti ma io spero che ci siano luoghi dove possano correre liberamente.
Dear Italian Anon,
Non puoi immaginare il piacere immenso che ho provato oggi nel trovare il tuo lungo messaggio durante il camino in taxi dall'aeroporto Venizelos all'ambasciata. E mi scuserai se ti rispondo in inglese, per cortesia verso i nostri amici shipper.
Ma prima di tutto, andiamo con la traduzione del tuo interessantissimo commento:
'I've been around since 2015, when Sky broadcast Outlander in Italy. At that time, my knowledge of media was next to zero, but I was frantically looking on my computer for news about this couple and for BTS pictures. Spare all those that are periodically reposted here to remind us how was their relationship since the very beginning, there is one that is practically glued to my brain. It is a slightly blurry pic, probably taken on a beach, or at any rate a summer, open air photo, where you can see C in a sort of sundress in front of a buffet and S, behind her, leaning on her, holding her in his arms with her head on his shoulder. So it's difficult for me to believe all the nonsense that followed. And I have also seen other pictures of her, sitting on someone's lap (not Donal), maybe at a party or something, a middle-aged gentleman, I think. That particular picture surprised me, because it did not fit with my idea of her. But then more pictures like this one surfaced, and I finally understood that she is very much into touching, because it makes her feel safe and because that is her way to show her friendly trust in someone. Nowadays, like all of us, they have changed. It's not really about their appearance, but rather their gaze, the clarity of their gaze which was so full of expectations, hope and happiness. They matured, they do love each other, but they are now like those deer in the forest, always aware of suspicious noises. And yes, there's so many suspicious noises around them, but I do hope there are places where they can run free.'
I have never seen or heard of that summer dress picture, Anon, and if you happen to have it in your archives or something, per cortesia, send it to me in DM or by Anon link, if you can or if you want. I shall only post it if you don't mind and I think it could make many people sigh, in a good way. As for any lap pic, I only know the (infamous) one with McIdiot, but again - maybe you do happen to have more tea? I'd love to see it, and now my insane curiosity is piqued for good.
I loved your deer metaphor. It instantly made me think of this:
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And I know there are places where they do run free. I know it for a fact, even, no matter how hard some very sad people would like to push some very sad (and ridiculous) stories, that happen to fit other sad (but powerful) people's agenda. And this knowledge is everything I need. And, exactly like you, I only wish the best in the world for These Two - they deserve it.
E ora ti lascio con il mio saluto preferito: Pace e Bene! Sei sempre la benvenuta qui!
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valentina-lauricella · 3 months ago
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Stavo cucendo, con l'aiuto di mia madre, morta, ed ero contenta che il risultato del mio lavoro fosse equiparabile al suo.
- Ah, sei contenta? E ora ti faccio sparire l'ago. Dice una voce salivosa, maligna.
Guardo, tasto, scruto, liscio la superficie del tavolo dove potrebbe essere caduto. Mi palpo petto, grembo, lembi del prendisole. Niente. L'ago non c'è.
- Leopardi, se ci sei, non è che mi faresti ritrovare l'ago?
Uno, due secondi massimo. Uno scintillio attira il mio sguardo sul tavolo. L'ago è lì, dove avrebbe dovuto essere, sfuggito al mio attento esame.
- Grazie, Leopardi. È evidente che tu ci tenga tanto, ad esserci. E che io ci creda.
Il regno di Dio è come quell'ago. Attenti a chi ve lo nasconde...
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tettine · 10 months ago
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Un pochino di sole nella pianura padana ed io già penso a quale prendisole mettere
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nociaograzie · 5 months ago
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lana del rey summer giarrettiera prendisole birra e sesso occasionale
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sciatu · 2 years ago
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Mattino sullo stretto
MILLE PICCOLI NEONATI
OGNI DRAMMA INIZIA CON CALMA  - Bastiano si mise lo zaino sulle spalle, prese l’ombrellone e con una corda se lo mise alla spalla destra. Prese una sedia pieghevole e la sistemò sulla spalla sinistra. Afferrò le due stampelle senza le quali non poteva camminare, controllò nel borsello se aveva preso tutto ed usci nel giardino circondato da alte mura. Percorse, tra gli alberi di limoni, mandarino e nespole, il vialetto che portava fino al portone che dava su uno stradone chiamato pomposamente “lungomare” e che separava la sua casa dalla spiaggia. Uscito dal portone attraversò lo stradone e da li scese lentamente verso il bagnasciuga, sempre mettendo avanti le stampelle poi raggiungendole spingendo per raggiungerle, le gambe magre e deboli, che a stento riuscivano a tenerlo in piedi. A circa cinquanta metri da dove le onde si appiattivano sulla sabbia, si fermò e mise giù lo zaino, aprì la sedia pieghevole e si sedette tra due blocchi di cemento che fungevano da frangiflutti, in modo da essere protetto dal vento. Da seduto piantò l’ombrellone e l’apri in così che coprisse la sedia. Cercò nello zaino e tirò fuori un tablet ma prima di immergersi nella lettura guardò il cielo per vedere come era il tempo. Osservò se si vedevano all’orizzonte lungo lo stretto, le “Calabrie” per capire quanta sarebbe stata afosa la giornata. Se le “Calabrie” fossero state nascoste da un velo grigiastro voleva dire che sarebbe stata una giornata caldissima, appiccicosa e afosa. Infine guardò la spiaggia quasi deserta con alcune barche rovesciate qua e là, dove due pescatori, ognuno con quattro o cinque canne fissate lungo il bagnasciuga,  andavano avanti e indietro seguendo il movimento delle canne ed osservando i galleggianti in mezzo al mare. Era tutto a posto. Sarebbe stata un’altra giornata di sole, rovente e normale, come cento altre e le gambe non gli avrebbero fatto male come quando cambiava il tempo e le ossa rotte in mille pezzi ed aggiustate chirurgicamente, non avrebbero fatto sentire il loro lamento simile a mille lame gelide che scavavano nei suoi arti. Bastiano sorrise soddisfatto, si sentì dell’umore giusto per un buon racconto e sul tablet andò a cercare il libro di Allende che stava leggendo. A quel punto l’imprevisto che è il protagonista inatteso di ogni racconto: una ragazza incominciò a scendere dal lungomare verso la spiaggia. Ora Bastiano, a causa dei suoi problemi fisici, non era uno che cercava l’avventura o pensava solo all’apparato riproduttivo delle donne. In vita sua poi di donne, ne aveva conosciute molte, alcune erano anche professioniste del sesso che avevano fatto di ogni loro gesto e sguardo una reclame ambulante del piacere. Però la ragazza che scendeva, con il suo prendisole nero   capelli di un nero intenso lunghi ed ondulati, gli occhiali scuri di Versace dove brillavano particolari dorati, cosi come d’oro erano le finitura del bikini nero, le scarpe e la borsa che indossava, rendevano quella ragazza Diversa da quelle poche presenti sulla spiaggia. Sapeva di sensualità armonica e selvaggia, di sesso puro, passionale e intenso. Un sesso non descritto dal corpo che non aveva un filo di grasso, dalle abbondanti curve del seno o del di dietro nervoso e ben formato e neanche evidenziato od esaltato da un bikini la cui superfice totale non superava quello del fazzoletto dentro cui la nonna di Bastiano, quando andava a prendere la pensione, metteva i soldi  per nasconderli nel seno. Il sesso, dichiarato e presente, era esplicito nel come si muoveva, in come   la sua gamba si allungava mostrandosi dritta e perfetta per conquistare la spiaggia e di come il suo corpo la seguiva sobbalzando, oscillando, vibrando prima di prendere possesso di un altro metro di universo, mentre i suoi capelli sdraiandosi nel vento che correva, salutava la sabbia alle sue spalle lasciandogli in ricordo un profumo di limoni dolce e costoso. “Chista si si pigghia a coccadunu, su suca comi si saria n’ovu” Pensò ammirato e sebbene lui fisicamente non era messo male con un torace e due braccia da palestrato, riconosceva che quella ragazza lo avrebbe messo in serie difficoltà. Poi, gustando il sapore di sesso e di vita che gli era rimasto nel corpo, tornò a leggere il suo libro assorto dalla scrittura latina dell’autrice. La ragazza nel frattempo si era seduta a una decina di metri da lui invadendo quel pezzo di spiaggia con il profumo della sua sensualità di cui restarono colpiti anche i due pescatori vicini a loro, uno alto e lungo come la fame, l’altro basso grasso e tondo come l’abbondanza. Questi avevano lasciato perdere le loro canne e commentavano con semplice lascivia, quello che quel corpo disteso al sole, suggeriva alla loro libido paesana. Dopo quasi un ora, Bastiano, contento per come la mattinata stava procedendo, allungò le gambe e appoggiando la schiena alla spalliera della sedia, chiuse gli occhi e lasciandosi cullare dal rumore delle onde e dalle grida dei bambini in acqua, cercò di appisolarsi. Ora, poiché nella vita il caos è inevitabile, entrava in scena un secondo imprevisto nella persona di un ragazzo in jeans e camicia bianca che parcheggiata una potente moto sul bordo dello stradone, appese il casco al manubrio e risoluto scese in spiaggia dirigendosi verso la ragazza con un passo veloce e cattivo tanto che a pochi metri da lei, incominciò a inveire “Accà a unni si, buttana chi non si otru? Jo ti spitava a Furci e tu si ca, stinnicchiata o suli” La ragazza al vederlo si alzò di colpo  e presa una pietra di grosse dimensioni in mano gli urlò “Vattinni chi t’ammazzu quant’e veru Diu” Ma lui senza farsi intimidire l’afferrò per i capelli e fermata la mano armata con il sasso incominciò ad urlare “Si na troia, na bucchinara, tu si peggio da medda” “Strunzu, lassimi annari chi mali finisci” Rispondeva la ragazza che malgrado bloccata dalle  forti braccia del ragazzo, non desisteva. I due pescatori si voltarono ad assistere alla scena come tutta quella parte di spiaggia, ma nessuno mosse un passo verso di loro. “Muta disgraziata chi tu si na ruvinafamigghi, a mari t’aiu ittari comi si fa ca munnizza” Per tutta risposta lei gli diede un calcio tra le gambe e dal dolore l’uomo strinse di più i capelli facendola gridare “Lassala stari” Grido Bastiano che al primo battibecco  si era alzato ed aiutato dalle stampelle si eri avvicinato ai due “Fatti i fatti toi, screncu chi  campi cent’anni” “Jo mi fazzu i cazzi toi picchì si non mi scuti, non ci nesci vivu i sta ribba mari” Il giovane stava per rispondergli quando dalla riva del mare si sentì gridare “Bastianu chi c’è cosa?” E quando i tre si girarono per guardare chi aveva urlato videro i due pescatori muoversi. Il lungo levò una canna dal tubo di ferro conficcato nella sabbia che la teneva dritta e lo liberò dal terreno, afferrandolo saldamente in mano ed incominciando a  camminare verso di loro. Il corto lo seguì con una mano in tasca ai pantaloncini da cui estrasse quello che sembrava un bastoncino nero di venti centimetri tenendolo stretto nel pugno. Il giovane capi che era uno “sfilatino” un coltello lungo sui venti centimetri che i pastori usavano per sgozzare in un sol colpo, pecore e capre. Anche Bastiano aveva fatto volare in aria la stampella prendendola al volo pronto a colpire il ragazzo al primo passo che avrebbe fatto verso di lui, e, visto i muscoli del braccio, non sarebbe stato un colpo leggero. Il ragazzo pensò qualche secondo poi spinse via la ragazza “Cu tia fazzu i cunti dopu “ Le disse rabbioso e guardando Bastianu sbottò “Ha ringraziari Diu chi nun mi voggliu luddari i manu cu genti comi a vui” E se ne ando verso la moto ostentando sicurezza e tranquillità Bastianu si avvicinò alla ragazza “Tutto a posto?” Lei fece di si con la testa massaggiandosi il polso che il ragazzo aveva stretto “Vai al mio ombrellone, c’è un po' d’acqua e ti rinfreschi” Nel mentre arrivarono i due pescatori “Oh arriva il settimo cavalleria a salvarmi…. “ “Nui a iddu sabbammu – fece il corto – che se lo prendevi tra le mani, in dui u rumpivi” “U canuscivi  a chiddu Bastià?” “No non l’ho mai visto e ha capito  che non si deve far vedere più” “A lenza a lenza,” gridò il corto sentendo il campanello posto su una canna suonare e corse via, seguito dal lungo che gli gridava “Pigghialu, pigghialu” Bastiano andò dalla ragazza che se ne stava all’ombra raggomitolata ad abbracciare le ginocchia “Tutto bene ?” “Si, si” “Aspetta un po' a muoverti magari quello è la che aspetta” “Vigliacco com’è, è capace che mi aspetta, ma io devo andare” “E non hai la macchina?” “No sono venuta cu l’autobus” “E come per cinque minuti? “Volevo distrarmi un po'” “O non volevi farti trovare?” “Tutte e du cose” Fece seria senza guardarlo “Ma ora devo andare. Conosci qualcuno che mi può portare a piazza Cairoli” Lui la guardò e ora, così da vicino, gli sembrava una bambina con occhiali troppo vistosi e un bikini troppo piccolo.
UN BAMBINO PER STRADA “Vieni, ti accompagno” Disse allora lui quasi seccato di dover lasciare prima del tempo la sua spiaggia “Hai una macchina?” Chiese sorpresa “Si, una piccolina” Si alzò dalla sedia con abilità, spostando il peso prima su una stampella poi sull’altra, raccolse velocemente zaino ed ombrellone e si incamminò. Bastiano e la ragazza salirono sul lungomare dove, una diecina di metri più avanti si fermarono di fronte ad una vecchia golf. A vederla la ragazza si mise a ridere “Sembra una scatola per le scarpe con le ruote” “Se non ti piace te ne puoi andare a piedi “ “No, no, per oggi le avventure bastano” Una volta in macchina, Bastiano partì in direzione della città. La ragazza guardava con curiosità la macchina “Ma non ha i pedali?” “li ha qua sul volante” “E le marce?” “Sempre al volante” “Ma perché? le gambe non le puoi muovere?” “Non completamente” “Ma cosa ti è successo? Pigghiasti a tubercolosi?” “No, ero su un ponteggio che è crollato e le gambe si sono rotte in diversi punti, non sono riusciti a sistemarle per come erano” “O matritta bedda e hai sofferto tanto” “Abbastanza, mi avevano pianto per morto.” Arrivarono ad un semaforo dove una famiglia dell’est stava elemosinando. Un bambino con una chioma bionda spettinata e due occhi enormi di un azzurro chiaro, con una mano sporca batté sul vetro di Bastiano e quando lui si girò a guardarlo allungò la mano con il palmo verso l’alto e la faccia da meschino disperato “Nun haiu nenti” Fece Bastianu agitando l’indice ed il pollice allargati a ribadire la sua povertà. “Nun ci diri accussì” Lo rimproverò la ragazza e preso dalla sacca un enorme portafoglio lo aprì cercandovi qualche moneta, non trovandole, prese l’unico pezzo da cinque euro che abitava sconsolato  in un enorme falda del portafoglio e glielo passò “Daccillu” Disse a Bastianu allungandoglielo “È troppo” replicò lui stupito “Daccillu!!” insistette lei arrabbiata. Controvoglia l’uomo abbassò il finestrino “Teni” Disse al bambino che presa la banconota la guardò sorpreso “Come ti chiami?” Chiese la ragazza ridendo. Il bambino li guardò e disse qualcosa in un'altra lingua. Da dietro incominciarono a suonare perché il semaforo da un millesimo di secondo era diventato verde e Bastianu mise la marcia e partì. “Come ti chiami?” Chiese ancora la ragazza voltandosi sul sedile a vedere la testa bionda che ormai era già sparita dietro il fiume di macchine. “Potevi aspettare un secondo” Disse ancor più arrabbiata a Bastianu “Lui alzò le spalle.” “Non sentivi che stavano suonando e che ci sarebbero saliti addosso” Lei alzo le spalle, cercò nella borsa il suo enorme paio di occhiali neri, li mise agli occhi e a braccia conserte fissò il parabrezza con l’aria seccata, ignorandolo. Bastianu la guardò. “Quello sulla spiaggia … era il tuo fidanzato” Chiese perché lei non pensasse che avesse il cuore di pietra. “Si, uno dei tanti” Rispose lei dura “ah si e quanti ne hai?” Chiese divertito Bastianu “Troppi – fece incazzata - troppi e tutti stronzi” “Perché?” “Perché cosa” “Perché così tanti?” “Perché sono una scema, una cretina e rovino la mia vita dietro agli uomini credendo che mi vogliano bene, invece loro pensano solo a futtiri” Restò qualche secondo in silenzio e poi precisò con cattiveria “La mia vita “di merda” senza un senso o un motivo buttata via con ziti di merda senza senso e motivo, perché non c’è nessuno che può darti quello che ti manca, quello di cui hai bisogno veramente” Bastiano tornò a guardarla Vide che da dietro gli occhiali di tartaruga con filo d’oro stava scendendo una piccola lacrima e si sentì colpevole per la semplice domanda che aveva fatto, per cui pensò di dover di dire qualcosa di serio e consolatorio. “Non devi dire così, la vita è importante, quello che facciamo noi a volte è sbagliato, ma la vita non merita di essere considerata brutta o di merda. Te lo dico io che ci voleva tanto con tanto, che la perdevo”! Lei continuò a guardare davanti a se quasi ignorandolo e allora lui continuò- “Non bisogna confondere la vita con il vivere. Prima di noi ci sono stati milioni di anni in cui non esistevamo e quando moriremo, ci saranno milioni di anni in cui non ci saremo. Pi chistu a vita è un controsenso, uno scandalo in questo universo fatto solo di materia, per questo dobbiamo vivere la nostra vita nel modo migliore, nel modo che riteniamo gli dia più senso. Invece pensiamo che questo insieme di cose e di persone – e con la mano indicò le case e le macchine che li circondavano - sia la nostra vita. In più cerchiamo di vivere negli occhi degli altri, nei desideri che la moda ci obbliga ad avere, nelle relazioni che sono l’ombra di quelle che potremmo avere. Ecco, siamo solo ombre, riflessi, voglie da saziare provvisoriamente, e chiamiamo questo: Vita. Ma non è chista a manera giusta di rispettare il miracolo che è.” Lei lo guardò con aria da compatimento e ironicamente chiese “Ma chi si filosufu?” “No sono uno ca motti a tuccoi ca manu e ha sofferto i peni ill’infennu – rispose seccato – Siamo a piazza Cairoli sei arrivata, scendi” “Graaazie mille” Fece lei con un miagolio da gatta “Pregu pregu” Rispose Bastianu velocemente, pensando che parlare ai sordi non serve a niente. Appena lo sportello si chiuse, corse via, seccato di aver sprecato una giornata dietro a una zalla come quella.
NESSUNO CONOSCE VERAMENTE QUALCUNO - Verso sera, il buio aveva legato insieme il cielo, il mare e la spiaggia accogliendoli nel suo grembo oscuro. La luce delle barche sparpagliate nel buio del mare, sembravano stelle cadenti che si muovevano al rallentatore, mentre sullo stradone   sfrecciavamo macchine, motorini, pulman pieni di persone che tornavano a casa, avvolti nei loro pensieri e storditi di stanchezza. Le falene si agitavano intorno alla luce giallognola dei lampioni e cani randagi abbaiavano lontani tra i casali dei monti nascosti dall’oscurità. Nella sua cucina, Bastianu prese sei bottiglie di birra Messina e le sistemò nello zaino; vi aggiunse un vasetto di olive schiacciate, uno di finocchi selvatici sott’olio, un vasetto di pomodori secchi sott’olio, un bel pezzo di primo sale e un chilo di pane casareccio. Si prese la sedia pieghevole e se ne scese lentamente sul bagnasciuga, raggiungendo i pescatori che al mattino erano corsi in suo aiuto. Il lungo e il corto avevano aggiunto alle punte delle loro canne delle luci giallognole per vedere quando i pesci abboccavano e si muovevano in un tratto di spiaggia che, a causa della luce biancastra delle loro lampade a gas, sembrava un paesaggio lunare. La costa a causa di tutte quelle piccole luci giallastre messe sulle punte delle canne, era diventata  una piccola via lattea. “Bastianuuu – gli grido stupito di vederlo, Nino detto u Cuttu, il pescatore piccolo e tondo che era corso verso di lui con il coltellaccio in mano – voi ncuminciari a piscari puru tu?” “Vi ho portato un aperitivo, almeno se poi mi dovete difendere sarete in forza” “Ma quale difendere e difendere, nui a chiddu sabbammu.” Rispose Filippo, il pescatore alto e si misero tutti e tre a ridere. Aiutarono Bastianu a disporre il contenuto dello zaino su una barca capovolta. Per una mezzora non fecero altro che tagliare pane e parlare delle olive o dei finocchietti, dicendo ognuno la sua: se il migliore primosale era quello di Moltalbano o di Mandanici, giudicando i pomodorini e svuotando le bottiglie con lunghi sorsi come se fossero usciti in quel momento da un deserto rovente. Ad un certo puntu Bastianu chiese “Ma oggi a quei due li conoscevate?” “Bastianu, ti nciuru supra i me figghi chi oggi si du strunzu ti tuccava quantu è veru Diu, a testa ci scippava, comi si era na custaddedda” Rispose pronto u Cuttu, sfogando la rabbia che aveva ancora dentro e che sottolineò con un lungo sorso di birra. “A iddu no canuscia, avia essiri i Missina, idda era Bittina a figghia i me cumpari Gianni, u Prufissuri” Rispose Filippu. U Cuttu sorrise e sottolineò con enfasi. “A buttana” Filippo scosse la testa contrariato “Nun è na buttana” “Ma si fa lassa e pigghia chi masculi … visti chiù minchii idda chi u me urologo” “Non è na buttana” ripetè seccato Filippo, e rivolgendosi a Bastianu come ad una persona che poteva capire e giudicare continuò “A quindici anni un ragazzo della sua età l’ha messa incinta. I parenti di lui lo hanno mandato in America perché non volevano che si la sposasse. Lei il figlio se lo voleva tenere perché era una bambina e pensava che un figlio è un dono di Dio. Invece i suoi parenti le hanno fatto firmare una carta e hanno dato il bambino in adozione. Lei non lo sapeva e quando ha partorito cercava a suo figlio e invece lui chissà dove era. Quando lo ha saputo, sballoi, si strammoi e incominciò a fari cosi strani: mivia, si drugava, annava chi masculi e quannu fici diciottu anni sinni annoi da casa. Dormiva per strada dove capitava. Ora lavora in una tabaccheria dove il padrone se la fotte quando vuole. L’assistente sociali ci dissi a Gianni chi idda fa tutti sti cosi pi sfreggiu e so parenti chi ci rubbaru u figghiu, lo fa per punirli e svergognarli. Ma dentro è rimasta bambina, non ha accettato quello che è successo. Viene al mare sempre qui perché fino a quindici anni veniva qui a divertirsi, ma dai parenti qui intorno, e ne ha tanti, non ci va, non ci interessanu e pensa chi Gianni quannu parra d’idda si metti a cianciri i quantu ci voli beni” U Cuttu non replicò perché forse questa storia la sapeva già. Bastianu mise la mano nello zaino e tirò fuori una bottiglia di spumante “Pinsamu a nui” Disse distribuendo bicchieri di carta e stappandola. “A saluti” Fece riempiendo i bicchieri “A saluti” Risposero i due pescatori e bevvero tutto d’un sorso per non pensare a Bettina e al figlio negato.
L’ALBA E’ SEMPRE UNA PROMESSA - La prima cosa che Bastianu faceva quando si alzava poco prima dell’alba, era attraversare il giardino, aprire la porta e guardare il mare. Se il mare era quieto e sembrava un tappeto azzurro l’osservava incantato, come un contadino che guarda un campo di grano o un’amante che guarda la sua amata arrivare per la strada e osserva con piacere ogni suo gesto, ogni suo sorriso, pregustando la gioia del prossimo abbraccio, il calore che il corpo amato avrebbe dato al suo. Se invece il tempo era brutto e il maestrale urlava riempiendo il cielo di inquiete nuvole color cenere, mentre il mare  sibilando si arrampica scivolando lungo la spiaggia divorandola quasi a voler alzarsi, uscire dai suoi abissi ad assalire e distruggere il mondo, allora Bastiano si avvicinava e si aggrappava al guard-rail sul lato opposto del lungomare e stava li dritto a sfidare la distesa di acqua grigiastra e spumosa, così come aveva sfidato la morte ed il dolore e respirava felice il vento che lo sferzava pieno di salsedine e di furia. Allora si sentiva vivo e capace di domare la sfortuna che lo aveva reso un invalido, un diverso, un inutile. Quel giorno il mare era invece inquieto, smosso da un vento nervoso, fastidioso ed insistente mentre l’alba, lentamente perdeva i suoi colori accesi per trasformarsi in un normale mattino. Si avvicino al guardrail ed osservò la spiaggia vuota. Casualmente guardò verso destra e vide una figura nera seduta sulla panchina sotto una palma piccola e spaurita. Il suo istinto gli diceva che la conosceva, ma da li non vedeva chi era, così si avvicinò per guardarla meglio. Con sua grande sorpresa riconobbe Bettina che avvolta in uno spolverino nero e nascosta dal solito paio di occhiali neri stava fumando guardando il mare. Notò anche che stava tremando per il vento che la investiva e che non era per nulla fermato dai suoi vestiti di cotone leggero. “Buongiorno – le disse sorridendo – cosa ci fai qui alle sei del mattino” Lei lo guardò qualche secondo prima di salutarlo “Ciao … sono già le sei? – restò in silenzio qualche secondo – mi offri un caffè? ho freddo” “Vieni, da questa parte, andiamo nel mio giardino.” La precedette nel portoncino e la fece sedere sul dondolo in un angolo protetto dal vento. Entrò in casa e prese una coperta di pile molto grande che teneva pronta per quando il freddo mordeva le ossa delle gambe e la coprì per bene. Entrò in casa e preparò un caffè lungo, gli mise del latte e un cucchiaino di miele e lo portò alla ragazza. Lei strinse la tazza tra le mani, bevendolo a piccoli sorsi, ed una volta finito gli passò la tazza e disse solo “Scusa, ho sonno” E piegandosi su di un lato si coprì con la coperta e si addormentò. “Buonanotte” Disse Bastiano scuotendo la testa. L’osservò. I capelli erano in disordine e gli occhi erano circondati da un alone nero, sporchi di rimmel colato forse da lacrime. Sulle labbra aveva ancora del rossetto di un bel colore, ma erano ancora le labbra di una bambina. Pensò che lei era un po’come lui: la vita, l’aveva spezzata dentro così come a lui aveva spezzato le gambe. La guardò di nuovo. Era una bambina come aveva detto Filippo. Ma perché stava li a guardarla? Perché era sempre lì a renderla protagonista dei suoi pensieri? Il fatto era che gli piaceva, ma non per il profumo di sesso che emanava. Non sapeva neanche lui perché. Ecco si, gli piaceva perché era fragile terribilmente fragile e reagiva a questa fragilità con durezza e cattiveria. Come un soldato nel mezzo di una guerra. Anche lui era stato un soldato e la sua guerra alla fine non l’aveva vinta. Era questo quello che in lei gli faceva sangue: lottava. Era viva, infrangibile, una donna vera. Ci pensò. Da sola, pensava che non sarebbe mai andata da nessuna parte, cercava sempre bisogno di qualcuno che le riempisse il vuoto che aveva dentro. Lui aveva il mare, i viaggi, i libri. Lei si attaccava a questo e quello sperando di trovare qualcuno che potesse aiutarla a ricucire la sua vita. Doveva trovarle un paio di stampelle con cui affrontare i suoi silenzi. Incominciò a pensare. In mattinata uscì e quando rientrò Bettina era ancora li che dormiva, immersa nell’enorme coperta, con il dondolo che ondeggiava cullandola nel silenzio del giardino. Bastianu cucinò ed apparecchiò in giardino sul tavolo di lava vicino al dondolo e quando fu pronta la tavola e la pasta chiamò la ragazza Lei si alzò lentamente ed intontita si sedette a tavola. Incominciò a mangiare senza mostrare appetito “Buono, non l’avevo mai mangiato” Disse dopo la prima forchettata “Dal pescivendolo ho visto degli scampi e mi è venuta voglia di farli come le ho mangiate una volta a Livorno.” “Ma tu lavori?” “No, non più. Quando ho avuto l’incidente l’assicurazione mi ha riempito di soldi ed io li ho investiti per non dover lavorare più. Ho comprato anche questa casa e l’ho ristrutturata. Il primo piano lo affitto in estate perché non posso salire le scale, questo piano qui sotto l’ho adattato per me e mi sono impegnato a vivere.” “Ma non sei sposato?” “Avevo una zita ma dopo il primo anno di terapie ed interventi mi ha detto che non se la sentiva di fare l’infermiera a vita” “A vita è accussi – commentò lei – amore, amore ma poi quando il “piano” diventa “salita”, tutti scompaiono” “No, non è la vita, sono i rapporti del momento” “Ed io di questi ne so qualcosa” “Ieri ti sei divertita vedo che hai gli abiti da sera” “Ma quali!! Sono uscita con uno che faceva sempre il romantico, si presentava sempre con una rosa, citava sempre versi di Battiato e Neruda, siamo saliti sul promontorio qui sopra per vedere tutto lo stretto illuminato e la prima cosa che mi ha chiesto tra il cantare dei grilli ed il cielo pieno di stelle, è stato di prenderglielo in bocca” “Però, romanticone” “Io non sono una santa, anzi mia nonna mi chiama la Buttanissima. Ma avevo voglia di coccole e tenerezze, se no sarei uscita con uno dei miei amici per cui rispettarmi vuol dire mettermelo di dietro usando la crema Nivea.” “Si molti hanno questa delicata forma di rispetto” “Allora abbiamo incominciato a discutere. Io dai maschi mi so difendere e gli ho quasi cavato gli occhi. Lui tutto incazzato mi ha buttato fuori dalla macchina e se ne è andato lasciandomi li. Sono dovuta scendere dal promontorio a piedi nudi con le scarpe con i tacchi in mano. Appena vedo dove ha parcheggiato la macchina, gli taglio le ruote” “Ma non passava nessuno?” “Erano le quattro del mattino chi doveva passare? Quando sei arrivato tu ero stanca morta e congelata” “Ma non avevi paura a fare tutta quella strada da sola? “ “Io non sono mai sola. Sono una madre, una madre non è mai sola” Bastiano la guardò incerto se chiedere come mai si definiva una madre se non aveva un figlio. Decise di cambiare discorso “Nel poco tempo che ti conosco hai già litigato con un altro zito. Ma non sei stanca di questa vita di correre dietro agli uomini, stanca di tua nonna che ti chiama la Buttanissima.” “E perché? Non faccio nulla di male? Faccio come fanno gli uomini, lascio e prendo! Se sono una troia io, anche loro sono delle troie che se ne tornano dalle loro mogli come se nulla fosse mentre è successo quello che ha fatto Giuda: hanno tradito chi li ama? Cristo ha sempre avuto pietà delle buttane e le ha sempre perdonate, ma a Giuda no, non lo ha ancora perdonato, è sempre all’inferno dove ci andranno tutti gli uomini con cui sono stata….” Lui la guardò facendo una faccia scettica e lei continuò “…o tu sei uno di quelli che scrive Amore con l’A maiuscola, per cui si dovrebbe solo obbedire, subire e farsi scopare?” “Ma io l’amore non l’ho mai incontrato. Quello che si è presentato per tale, è stato l’unico osso che mi è rimasto rotto veramente. Per me puoi fare quello che vuoi finché non ti faranno del male sul serio, perché il  sangue degli uomini è quello di Caino.” Raccolse i piatti e li mise nel carello con cui dalla cucina portava le vivande. “Visto che sei la prima ospite da tanto tempo, per festeggiare ti ho preso i cannoli di don Roberto” Gli occhi di lei si spalancarono dalla contentezza “Che Buoniii: quando venivo qui ne mangiavo sempre più che potevo” “Qui ti puoi sfogare: ne ho preso una dozzina” Bettina non si fece pregare e mentre ne afferrava uno le chiese “Senti dopo devo andare in città vuoi che ti accompagno?” “Se puoi mi faresti un favore “Figurati – rispose sorridendo – lo fai tu a me il favore. Devo portare un regalo ad una persona in ospedale e da solo non ce la farei”
UN ANGELO PER STRADA -  Partirono dopo il caffè.  Salita in macchina Bettina notò nel piccolo sedile di dietro una cassetta di legno con dei limoni simili ai cedri “Ho trovato quei limoni Perrini. Sono una rarità perché sono dolcissimi. Le porto ad una mia amica a Messina. Mi fermo solo per darglieli e poi ti lascio.” Lei non gli fece neanche caso preoccupata a rispondere ai messaggi sul telefonino. Arrivarono al semaforo e si avvicinò nuovamente il bambino biondo che sorridendo allungò la mano. Questa volta Bastiano abbassò il finestrino e gli allungò un euro “Come ti chiami?” Gli chiese sorridendo “Havryil” Rispose il bambino allargando il suo sorriso “Come si chiama?” Chiese Bettina che aveva pescato nella sua borsa una caramella e si era sporta dalla parte di Bastiano per dargliela. “Havryil, è un nome ucraino, vuol dire Gabriele “Che bel nome. Ciao Gabriele, ciao” Fece la ragazza mentre la macchina ripartiva. “Come sapevi che è un nome ucraino” “Ho lavorato da quelle parti, nella raffineria di Odessa.” “Allora hai girato il mondo e avrai guadagnato un sacco soldi” “E ne ho speso altrettanti per curarmi” “Bhe almeno hai visto il mondo. Io più che le baracche di Messina non ho visto” Concluse sconsolata Vi fu silenzio per qualche minuto. “Hai detto prima che una madre non è mai sola. Ma tu hai qualche figlio?” “Scherzavo” Tagliò corto restando in silenzio “No, non scherzavo – concluse dopo un minuto - è che sono una madre senza figli. Ho avuto un aborto tempo fa” Si mise subito a guardare il cellulare per dire che l’argomento era chiuso. Lui l’osservò sott’occhi. “Io volevo tanti figli, perché a casa mia eravamo in tanti. C’era tanto casino e ci divertivamo un sacco. Ma poi è andata così. Ora non saprei come fare a gestire un figlio” Restò un minuto in silenzio perché si era accorto che stava sbagliando strada “Quest’inverno vado a Parigi. Sai quando ero in ospedale pensavo ai viaggi che avrei voluto fare perché ormai non potevo più cambiare il passato, ma potevo creare un futuro diverso” “Per farlo ci vogliono i soldi” “No, bisogna volerlo. Mi avevano detto che potevo camminare solo con la carrozzella. Invece l’anno scorso sono andato da solo a Madrid, quest’anno vado a Parigi, il prossimo anno voglio andare in Norvegia. Io ho imparato questo: soffrire è la benzina delle tue passioni. Ho sofferto tanto che non ho più paura di farmi male, non ho più paura di sbagliare. È come quando il fabbro martella il ferro caldo e tutte le impurezze, le debolezze del metallo vengono fuori e saltano via e resta solo il metallo duro e temprato. È questa consapevolezza che mi da la forza di fare cose che il mio fisico non giustifica. “ Vide l’ingresso dell’ospedale ed entrò di volata salutando la guardia.
UN VERO DOTTORE CURA ANCHE L’ANIMA - Invece di dirigersi verso il parcheggio, andò verso la parte posteriore dell’edificio parcheggiando dove si mettevano i furgoni che raccoglievano le lenzuola sporche. “Per favore prendi la cassetta e vienimi dietro” la ragazza sbuffando prese i Perrini e lo seguì. Sembrava che Bastianu conoscesse tutti i meandri dell’ospedale e la guidò attraverso corridoi e stanze vuote o colme di scrivanie e letti rotti. Arrivò ad un ascensore, e con un coltellino girò la chiave della pulsantiera chiamando l’ascensore. Salirono ad uno dei piani alti arrivando in un corridoio di servizio su cui si affacciavano diverse porte Bastianu si avventurò con prudenza fino ad una porta che dava sulle stanze del ricovero. Affacciò la testa guardando a destra e a sinistra. Vide una dottoressa che parlava con una donna in attesa. Alzo una mano e chiamò “Franca…” La donna si voltò e vedendolo fece una faccia sorpresa e felice. Gli andò incontro con le braccia allargate mentre si nascondevano nel corridoio dell’ascensore. “Bastiano, questa si che è una bella sorpresa.” Lo abbracciò baciandolo “Come stai gioia mia, è tanto che non ti fai vedere, e questa bella ragazza? Non l’hai portata per farmi ingelosire?” “Mi ha aiutato a portarti un regalo” E mostrò la cassetta con i limoni “I Perrini, che buoni… grazie era tantissimo che non ne vedevo. Mi è già venuta l’acquolina in bocca” “Franca lavora qui in ginecologia e gravidanza, è l’ostetrica più brava di Messina, ha fatto nascere non so quanti bambini.” Spiegò a Bettina e si girò subito verso l’ostetrica “Lei è Bettina, le piacciono molto i bambini. Perché non gliene fai vedere qualcuno?” “Non so se si può, ma aspetta, vieni, mettiti questo camice e seguimi. Bastiano aspettaci qui non passeresti inosservato “ La fece uscire nel grande corridoio e da li, tramite una porticina, entrarono in un piccolo corridoio laterale con una parete in vetro. “Guarda, questi sono gli ultimi nati. Quello laggiù è nato ieri pesa quasi quattro chili: un gigante! Quella li è nata questa mattina con un cesareo: aveva il cordone ombelicale intorno al collo.” Bettina guardava come se fosse di fronte ad una vetrina di gioielli e dovesse sceglierne uno. Non batteva neanche le palpebre tanto i suoi occhi erano impegnati ad osservare ogni dettaglio dei bambini. Le smorfie della bocca, le dita ringrinzite che si agitavano, i colli esili e le teste grosse, gli occhi chiusi e i capelli fini e sparsi, i nasini appena pronunciati e le orecchie piccole. I suoi occhi osservavano tutto e la sua bocca, ferma in un sorriso estatico, sembrava che neanche respirasse. Un bambino incominciò a strillare diventando rosso e allargando la bocca a dismisura. Un’infermiera lo prese in braccio e gli guardò il pannolino. Franca le fece cenno di avvicinarsi e lei lo portò vicino alla vetrata proprio davanti a Bettina pensandola una parente. Il piccolo si rasserenò e tornò a dormire. “Questo poverino è il più sfortunato. Sua mamma ha una situazione particolare e verrà dato in adozione” Bettina la guardò poi si voltò verso il bambino e l’osservò con maggiore attenzione, quasi attaccandosi al vetro. Un altro bambino incominciò a piangere e l’infermiera andò a vedere cosa avesse, ma Bettina restò lì a guardare il bambino messo nella culla. “Dobbiamo andare” Le disse Franca toccandole una spalla Lei si girò a guardarla come se la vedesse per la prima volta, poi lentamente si staccò dal vetro e la seguì da Bastiano. Ma restò come assorta nei suoi pensieri e mentre Bastiano salutava l’amica lei si mise di fronte all’ascensore dando loro le spalle. Quando Bastiano la raggiunse vide che stava piangendo.
OGNI TANTO, E’ INEVITABILE FARE GLI STRONZI - L’ascensore si aprì e lei entrò dando le spalle alla porta. Non si voltò ma disse rabbiosa “Si nu strunzu. Nu ranissimu figghiu i buttana. U sai chi i carusi mi fannu cianciri.” “Si sono stato stronzo, ma a volte dobbiamo esserlo. Sono stato il martello che batte il ferro per fargli uscire quella superficialità e irresponsabilità che ti porta a vivere la tua vita alla cieca, sentendoti come di doverti punire o punire tutto il mondo” Arrivarono nei sotterranei e lei usci velocemente, con la testa bassa, le braccia conserte e il passo veloce. Bastianu continuò “Quando conoscerai meglio Franca lei ti dirà che i ragazzi adottati cercano sempre i genitori biologici per capire perché li hanno lasciati, per capire chi sono. E quando tuo figlio ti verrà a cercare e ti chiederà chi sei, cosa hai fatto, cosa gli risponderai? Che hai sucato le minchie di tutta la costa ionica per punire te stessa e la tua famiglia?” Lei si girò nell’androne dove erano, pieno di scrivanie rotte, poltrone sfondate le mura sbrecciate piene di polvere e ragnatele e spazzatura sparsa ovunque e che sembrava essere la rappresentazione dell’anima sua “E allura ? sunnu cazzi mei! Gli dirò quello che gli dovrò dire! Che nessuno mi ha rispettato che nessuno merita di essere considerato. Ma a tia chi  minchia tinni futti? Cu si tu? Me patri? No e allura picchì mi rumpi puru tu i paddi” “Picchi jo era comi a tia. Come a te, vedevo solo il passato che non esiste più. Esiste solo il dolore che ci ha lasciato e se vuoi continuate a vivere, devi tornare a soffrire per cambiarlo.” Lei si voltò inviperita e tornò a dirigersi verso la macchina a passo veloce mentre lui la seguiva affannato con la sua andatura altalenante. “Echi aviria affari? Mio figlio l’ho perso e se come dici tu mi giudicherà capirà il male che mi banno fatto, non ho potuto avere lui, non potrò averne altri, sugnu n’abbiru siccu, n’acqua motta.” “Non è vero è per questo che ti ho portato qua, fra sei mesi c’è il bando per la scuola di ostetrica, se lo chiediamo a Franca, lei ti aiuterà a superarlo, starai sempre in mezzo ai bambini, non ne avrai uno, ma cento, mille, avrai uno scopo, vivrai quello che ami di più: l’amore, l’innocenza che hai perso. Pensaci. Sarà l’ultimo treno che potrai prendere per arrivare a quella serenità che altrimenti non avrai mai” Si fermò e si voltò a guardarlo come a pesare le sue parole, poi velenosamente gli gridò “Strunzati nun dici autru chi strunzati.” Si girò e se ne andò a passo veloce superando la sua macchina senza fermarsi. Lui gli gridò “Vai vai, tanto tu non sarai mai in pace con nessuno, ne con me, ne con i tuoi ziti della minchia, e mai, e ripeto mai, con te stessa” Poi sottovoce aggiunse “Picchì si na strunza” Scosse la testa e salì in macchina. Era incazzatissimo e durante il ritorno a casa non fece altro che dirsi che doveva farsi i cazzi suoi, perché se a quella piaceva fare a sucaminchia, doveva lasciarla fare! Arrivato a casa quando era già buio prese un bottiglione di limoncello da due litri e se ne andò in spiaggia a berlo con Filippo e u Cuttu.
LE MURA DI UNA STANZA DURANTE UN TEMPORALE -Per quattro giorni Bastianu non fece altro che andare in palestra, non tanto per bisogno di esercitarsi  ma solo per sfogare la sua rabbia sollevando pesi e sforzando i muscoli ricuciti delle gambe. Il quinto giorno quando tornò da aver fatto la spesa, mentre sistemava la frutta comprata, notò dalla finestra della cucina, che nel giardino c’era qualcuno sul dondolo. Lasciava sempre la porta del giardino aperta, così che i suoi vicini potevano prendersi qualche limone o le erbe aromatiche che teneva nel giardino, però nessuno si sedeva sul dondolo, così incuriosito uscì a vedere. Trovò Bettina sdraiata sul dondolo con il telefono in mano e con accanto due trolley e un sacco della spazzatura pieno di vestiti. La guardò sorpreso e rassegnato. “E ora, chi succidiu?” Lei lo vide e sorrise “Mi hanno buttato fuori di casa” Bastianu fece una faccia sconsolata e rassegnata “Manciasti?” Le chiese “Non ho fatto neanche colazione” “Vieni che cucino i broccoli” “Non mi piacciono i broccoli” “Ti arrangi: questo c’è” Rispose Bastiano seccato Entrarono in cucina e lui si mise a cucinare. Lei si sedette e vedendo un pane fresco ne staccò un pezzo incominciando a mangiare. “Allora, raccontami daccapo: cosa è successo.” “E’ che ci ho pensato. Ho pensato che forse quello che avevi detto poteva avere anche un senso e il giorno dopo sono andata di nuovo a parlare con Franca. Le ho chiesto se quello che avevi detto tu fosse possibile, se veramente potevo diventare ostetrica e far crescere tanti batuffoli rosei. Lei ha detto che se glielo avessi chiesto tu, ti avrebbe risposto di si che era possibile, perché tu hai una forza di volontà e determinazione incredibile. Se ho anch’io la stessa forza, potrebbe essere possibile, ha risposto. Mi ha fatto andare il giorno dopo come assistente volontaria per vedere se il lavoro mi sarebbe piaciuto.” “E ti è piaciuto?” “C’erano bambini bellissimi, guarda ho fatto le foto. Guarda questo che occhioni che ha” Fece mostrandogli il telefonino e guardando estasiata le foto “Poi è arrivata una famiglia di quelle particolari che hanno più parenti in galera che al camposanto e volevano vedere a tutti i costi un bambino. Hanno aggredito la caposala e sarebbe finita male. Allora mi sono messa di mezzo io e li ho spediti tutti fuori. Franca mi ha detto subito che mi avrebbe aiutato perché aveva bisogno di qualcuno che sapesse gestire le famiglie particolari. Mi ha fatto iscrivere a un’associazione di volontari, così che posso stare li in ospedale, aiutarli e imparare le cose più pratiche. Poi mi ha dato dei libri dicendomi di farmi aiutare da Simone, uno che ha appena superato il concorso.” “Ho capito, già immagino come ti aiuterà questo Simone! E’ anche lui romantico e rispettoso” “Che dici, Simone è ghei, non sai come lo prendono per il culo i dottori! Sono degli stronzi. Lui è un bravo ragazzo e gli piacciono i bambini come a me. Al mattino sono in corsia, al pomeriggio studio con lui. “Allora tutto a posto” “No, perché dove lavoravo prima, in tabaccheria, non potevo più andare e mi hanno licenziato. Siccome il padrone era anche il proprietario della casa dove stavo, mi ha mandato via. Allora mi sono ricordata che tu hai l’appartamento di sopra vuoto e magari io posso starci per un po' di tempo” “Studiando e senza fare cazzate?” “Senza fare cazzate!: giuro su mio figlio. Bastiano, io quel lavoro lo voglio! Quando sono in mezzo ai bambini non penso a tutto quello che è successo e mi sento non dico felice, ma almeno serena. Ti prego. “ Lui si voltò a guardarla, e lei continuò “Non puoi farmi la predica e poi tirarti indietro nel momento che voglio fare quello che mi dici” A quel punto lui si arrese “Va bhe, facciamo la prova: se fai una stronzata o se Franca si lamenta di te, ti butto fuori.” La vita di Bastianu cambiò improvvisamente. Al mattino lei passava da casa sua per un caffè e quindi correva a prendere la corriera per andare in ospedale. Il pomeriggio Bastianu leggeva libri di biologia o di medicina perché la sera lei tornava e mentre pranzavano Bettina, con il libro davanti gli faceva domande a cui lui all’inizio non sapeva rispondere. Sul tardi lei se ne andava a dormire al primo piano e lui la sentiva buttarsi sul letto e li restare immobile stanca e senza forze. Il giorno dopo era la stessa cosa e così il giorno dopo ancora. Quando arrivavano sabato e domenica, Bastianu non voleva sentire ragione e se ne andava in spiaggia. Bettina lo raggiungeva più tardi si metteva all’ombra e leggeva gli appunti chiedendogli spesso il significato di una parola o di una frase. Quando passò un suo cugino e sorpreso di vederla la salutò, lei non alzò neanche gli occhi dal libro e disse tutto di un fiato “Ciao, sto studiando per fare l’ostetrica, Bastiano mi ha dato in affitto la casa al primo piano, nun futtemu e nun semu ziti, di alla nonna che la saluto e che gli voglio bene e a tutti gli altri di non rompermi chiddi chi nun aiu.” Il risultato fu che il giorno dopo, e regolarmente tutti gli altri giorni successivi, al mattino qualcuno bussava alla porta di Bastianu e quando lui apriva si trovava di fronte uno dei tanti cugini più piccoli di Bettina che ripeteva cantilenando la solita frase “Me nonna Bettina ci manna stu paccu a me cugina a dottoressa e ci manna a diri chi ci voli beni, mi studia e mi fa cosi boni” Il pacco conteneva ora zucchine fresche, ora patate, uova, un pollo o un capretto a pezzi. Bettina quando lui glielo raccontò commento solo “Lo vedi, ora da Buttanissima sono diventata Dottoressa. La nonna mi ha perdonato” Bastiano capì che lei vedeva questa salita nella scala dei valori della nonna come una mezza vittoria. Purtroppo però, la vita non è mai in discesa. Una sera, una di quelle sere quando il vento gonfiava il mare e piegava gli alberi, mentre una pioggia intensa e fredda schiaffeggiava i tetti delle case e le strade nere e viscide, Bettina tornò con una faccia scura e cupa. Bastianu le mise davanti un piatto di linguine con le cozze che avrebbe resuscitato un morto. Ma lei con la forchetta allargò la pasta nel piatto e non ne assaggiò un filo “Chi succidiu?” Chiese Bastianu stupito dall’assenza di appetito “Oggi Simone mi ha fatto fare una prova con le domande del bando” “Eh allora? “ “le ho sbagliate tutte. Simone si è incazzato. Dice che studio tutto a memoria senza voler capire. Si è proprio incazzato” “Va bhè era la prima volta….” “Si ma le ho sbagliate tutte. Sono andata nel panico e non ho capito più niente “ “Ecco vedi, c’è un motivo, la prossima volta…” “Non ci sarà una prossima volta, sono un incapace, chi voglio illudere? Scecca ero a scuola scecca sugnu, nun si cava acqua i na petra” Si alzò e se ne salì in silenzio a casa sua. Lui lasciò cadere la forchetta nel piatto e la guardò. Poi si alzo, prese una bottiglia di fuoco dell’Etna, quello che aveva novanta gradi, e se ne versò un buon bicchiere, uscendo nel giardino e sedendosi sul dondolo. Lo bevve a piccoli sorsi osservando la finestra illuminata della camera da letto di lei. Dopo un ora che era seduto sul dondolo, la finestra diventò buia e lui, finendo il liquore d’un fiato se ne andò a dormire, senza neanche sparecchiare la tavola. Era in un dormi veglia oscuro ed inquieto, dove si sentiva sveglio ma vedeva strane persone con la testa da scarafaggio mentre camminava su un’impalcatura fitta di tubi da dove, dai livelli più alti, gocciolava sangue. Qualcuno bussò alla porta. Cercò sull’impalcatura la porta poi alla fine capì che era quella di casa, così si svegliò, si alzò ed andò ad aprire. Era Bettina, avvolta in una coperta che senza dire una parola entrò ed andò dritta in camera da letto dove lui la trovò nel letto, in posizione fetale nascosta sotto lenzuola e coperte. “Allura?” Chiese Bastianu “Non riesco a dormire … il vento … il vento è lo stesso di quando ho partorito … porta disgrazie … ho paura. Stringimi per favore … stringimi.” Lui tirò un sospiro e lentamente con le stampelle, passò dall’altro lato del letto e si sedette. Con le mani alzò le gambe mettendole sotto le lenzuola. Spense la luce e lentamente si avvicinò a lei, stringendola a se. Incominciò a carezzarle i capelli “Quando ero in ospedale ad un certo punto volevo lasciar perdere. Dissi al fisioterapista che non ce la facevo più, di lasciarmi stare. Mi sarei rassegnato a camminare sulla carrozzella. “hai ragione” mi disse. “È più facile cosi. Ma renditi conto che se vuoi prendere la vita solo in discesa, resterai un handicappato. Un menomato. Ma non perché andrai sulla sedia a rotelle. No, chi va sulle sedie a rotelle ha una sua dignità. No. Sarai un handicappato perché avrai rinunciato ai tuoi sogni, a tutto quello che su questo letto hai sperato, desiderato, immaginato. Perché il vero handicappato è chi ha rinunciato, chi ha posto davanti ai suoi sogni, a quello che ha sempre desiderato, la comodità, la sua paura di soffrire, il suo rassegnarsi per piegarsi come tutti al vento che soffia. A volte ha più senso spezzarsi nel tentativo, che piegarsi e allinearsi a quello che tutti gli altri immaginano debba essere il senso della vita di ognuno. Se non hai il coraggio di ribellarti al tuo destino allora sei giustificato, sei uno dei tanti, qualcuno che non ha dato a se stesso il posto che meritava.” Io allora pensai al mio dolore. Lo immaginai brillante e tagliente come bicchiere di cristallo, immaginai di prenderlo in mano e di buttarlo per terra rompendolo in mille pezzi. Da allora non ho più sentito dolore, o meglio lo sento, ma non lo ascolto, non lo considero, non gli do modo di decidere per me.   Tu non sei diversa. Per anni hai avuto solo rabbia, ora hai modo di usare la tua rabbia per costruire qualcosa. Non sarai più la madre di un figlio perduto ma la madre di mille piccoli neonati, ognuno dei quali avrà un pezzo d’amore che a lui non hai potuto dare. E se ci pensi, non è una consolazione, non è un modo per cancellare quanto è successo. Havryil ti ha chiesto di dargli qualcosa e tu gliela hai data, ma loro non possono chiedere, dovranno fare affidamento solo sul tuo amore, sul tuo bisogno di amarli. Oggi è stato solo un incidente di percorso, un segnale che devi dare di più, che devi soffrire di più per raggiungere quello che desideri, perché la sofferenza è il metro con cui si misura la felicità. Noi due siamo uguali: non ci importa di soffrire pur di raggiungere quello che riteniamo sia un diritto della nostra vita.” Lei non rispose e lui pensò che dormisse. Cercò di levare la mano con cui le circondava i fianchi e la pancia, ma lei mugolò qualcosa e con le sue braccia strinse il suo braccio, perché lui non la lasciasse. Nel buio che li avvolgeva come una fredda coperta, pensò che non sarebbe riuscito a dormire in quella posizione scomoda, con tutti quei capelli che lo solleticavano. Sentì la pioggia battere contro i vetri delle finestra e il vento che le aveva portato via il figlio premere contro le mura ella stanza, ma lui le disse in cuor suo, che quel vento maligno non sarebbe passato, non l’avrebbe raggiunta. Lui l’avrebbe protetta. Pensando questo, dopo pochi secondi, si addormentò.
DOMANI…- Aveva sentito la sua sveglia suonare ma si ricordò che era sabato e lei non doveva andate all’ospedale, così si lascio sprofondare nel sonno, rifiutandosi di aprire gli occhi. Passò del tempo di cui non ebbe coscienza, finché sentì che qualcosa lo stava accarezzando. Senti un sussurro, una voce sottile, come lo sciacquio delle onde sul bagnasciuga. “Bastià – faceva – Bastià, rusbigghiti” Aprì gli occhi, ma era buio e vedeva poco e niente. “Bastià, rusbigghiti” Si ricordo che si era addormentato con lei e che forse lo chiamava perché aveva portato il caffè. Aprì di più gli occhi e vide i suoi, due stelle nere luminose, e la sua bocca, rossa, piccola, desiderabile come una ciliegia di maggio, velenosa, come il fiore rosa dell’oleandro. “Chi c’è ?” Chiese la sua bocca a quella di lei “Bastià, ho voglia” Le  rispose quella bocca che era l’unica luce che vedeva “Voglia di chi?” “Ho voglia” E la mano di lei gli disse di che cosa, toccandolo dove ancora dormiva Lui la guardò stupito “Ma …” Cercò di obiettare la sua bocca perché gli sembrava strano quella voglia di che poteva essere suo padre, un padre malmesso e debole. Forse doveva discuterne, ma la bocca di lei gli bloccò il ragionamento, glielo divorò, e la sua lingua, glielo porto via ogni obiezione, come il vento caldo d’agosto ruba i fiori ai gelsomini. E le restituì il bacio, con la stessa intensità perché ora aveva sete di lei, voleva conoscerla in ogni sua parte e la sdraiò sulla schiena e la baciò sul collo e nell’incavo delle spalle stringendole il seno, spremendolo per fargli uscire il succo profumato del piacere. Lei si muoveva cercandolo con il grembo e quando si trovarono e lui incominciava ad amarla lei gli prese una mano e la portò a stringerle il collo “Picchiami, chiamami troia – disse e dentro se pensò – chiamami troia, fammi sentire il nulla che sono, godi della mia umiliazione, fammi sentire un animale, una cosa giustificata solo dal tuo piacere” lui la guardò stupito “Finiscila i giucare” le disse levando la sua mano dal collo e baciandola dove le sue dita avevano lasciato un segno rosso” “Finiscila i giucari – ripeté l’anima di lui – non sono uno dei tanti, non sei per me una qualunque, sei l’innocenza che ho perso, la sofferenza che ho vissuto, il dolore che fino ad oggi mi ha nutrito, il piacere che mi dai, il desiderio che sazi, il domani che rappresenti” “Finiscila di giocare, - ripeté lei dentro di se – vuol dire che quello che dava piacere a quei porci dei miei ziti, non ha più senso, è un gioco per bambini, una ridicola farsa, che non ha motivo o senso e  che con me vuole fare qualcosa di vero, di importante perché e questo quello che io sono per lui, perché lui, contrariamente a tutte quelle inutili ombre, a quei pupi senza anima e cuore che ho conosciuto, lui mi ama, mi vuole per come sono, mi chiede di essere quello che sono.” Allora lo strinse con le braccia e le sue gambe si attorcigliarono alle sue malate e piene di cicatrici, alla sua debolezza, così che la loro pelle fosse una unica cosa, come la loro saliva, il battito dei loro cuori e la loro carne, ed infine salì su di lui perché voleva dargli in dono tutto quello che i suoi amanti le avevano insegnato e si mise a danzare, a ondeggiare a oscillare su di lui come la fiamma di un falò che nella notte brucia le cui fiamme si innalzano al cielo muovendosi come lei faceva sul suo corpo con cui era una unica carne.  Lei lo sentiva come il vento che quel fuoco accarezzava, alimentava, ingrandiva e la seguiva nel suo bruciare, finche le loro anime esplosero, annullandosi nella cenere che erano diventate, morendo l’uno nell’altra, sfinendosi esausti e sazi, dissolvendosi nei loro corpi come fa una candida nuvola nell’azzurro intenso del cielo. Vi fu un lungo silenzio, per farli rinascere e rivivere “Ti è piaciuto? Sono stata brava?” “Si” Rispose brevemente “Perché noi mi hai chiamato troia quando te lo chiedevo” “Perché non lo sei” “Per gli altri lo sono. Non ti piaceva?” “A te piaceva?” “A me … una volta si … mi intrigava dentro  … mi faceva godere di più. Ora non so, ora è tutto diverso” Si fermò disorientata come se stesse dicendo troppo “Ma io non sono così” aggiunse velocemente impaurita dall’aver mostrato qualcosa di brutto, di aver detto per sbaglio qualcosa di intimamente suo e vergognandosi di pensare questo perché sentiva che lui, a differenza di tutti gli altri, quel suo mostrarsi per com’era, in fondo lo meritava. Continuò quasi dicendolo a se stessa – Non sono una troia; è  solo un gioco come hai detto tu non penserai  …” “Non penso nulla. – le diede un bacio sulla fronte – Per me non hai un passato. Sei solo Bettina. Quello che dicono o vedono in te gli altri non mi interessa, perché io so di te quello che gli altri non vedono e che non sapranno mai.” L’osservò stupita, poi girò lentamente lo sguardo nella penombra della stanza quasi spaventata dalla verità che le aveva detto, infine tornò a guardarlo “Tu sei … forte. Riesci a portare su di te tuti i miei sbagli” “Dici? Quando qualcuno ci piace accettiamo tutto quello che è, anche quello che non avrebbe senso” E sorrise Lei ci pensò per quasi un minuto, poi decise di uscire allo scoperto “Questo lo chiamano amore” “Non lo so come lo chiamano. So che adesso è cosi. Deve essere così. Domani magari, invece di accettare tutto, odierò tutto” Lei lo guardò negli occhi e lui continuò “E questo dipenderà da te, da me, da noi” Lei sorrise e il suo sorriso illuminò la penombra “Hai detto … Noi. Vuol dire … che siamo una sola cosa, vuol dire che mi vuoi bene” “Può essere, ma stare insieme una notte non è amore. È solo un inizio” “Io di inizi ne ho avuti tanti, troppi.” Commentò amara, appoggiando la testa sul suo petto. Lui mise le mani tra i suoi capelli accarezzandole la testa “Non ha importanza quanti sono stati gli inizi. Dai senso ad una frase a seconda di dove metti il punto. Se lo metti troppo presto o troppo tardi la frase non ha senso.” “E se non lo metto?” “Vuol dire che quella frase diventa la tua vita” Sorrise ancora e si strinse a lui. Vi fu un silenzio che per i loro pensieri fu come la primavera per i fiori “Ti piace la pasta con la mollica?” “Ti vuoi mettere a cucinare?  Da quando ti conosco non hai toccato una padella neanche per sbaglio” “Voglio fare per te qualcosa che non ho mai fatto per gli altri. La pasta con la mollica mi riesce bene. È l’unica cosa che so fare” “E per ostetricia?” “È stata la prima prova, non vuol dire niente. Non ho più paura, ci riuscirò. Con te accanto ci riuscirò, avrò mille piccoli neonati da far nascere, ognuno avrà il sorriso di mio figlio e quando lui mi cercherà gli dirò che ha mille, diecimila fratelli, tutti figli miei” Si strinse ancora a lui, con la testa sul suo petto chiuse gli occhi e continuò “Sai qual è la parola più bella dopo amore” “Scopare?” Fece lui ridendo “No, scemo, è “domani”! Domani tu sarai ancora qui, domani faremo all’amore, domani farò un nuovo test, domani vincerò il bando, domani sarò ostetrica, farò nascere tanti batufoli rosa, domani vedrò mio figlio …. Domani È una parola bellissima, che adesso per me ha un senso. Una parola dove ci siamo tutti e due.”
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namelessalessandra · 1 year ago
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Vita da Kooks
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Rafe Cameron x Reader
(Per la mia bestie @smoothvodka ✨)
Sintesi: Sarah ti invita a passare una giornata sullo yacht con lei, Topper e suo fratello Rafe
Warnings: credo nessuno ma se ne trovate ditemelo!
Il sole brilla riscaldando la mia pelle già abbronzata e mi scosto i capelli biondi ancora più chiari a causa del sole mentre ringrazio Topper per la birra che mi passa.
-Grazie per esser venuta e non avermi lasciata sola con questi due idioti- la voce di Sarah mi arriva all’improvviso e mi giro a guardarla. Mi ha chiesto questa mattina di unirmi a loro per la giornata in barca perché suo fratello si era invitato all’ultimo momento e lei voleva avere tempo per stare sola con Topper. Non era stato un problema per me dato che Rafe Cameron era uno dei ragazzi più belli delle Outerbanks.
Così mi ero infilata il costume più sexy che possedessi: rosso e che lasciava poco spazio all’immaginazione, avevo aggiustato i capelli e messo un prendisole nero semitrasparente.
-Non c’è di che, Sarah- le risposi dandole una piccola spallata prima di fare cenno a Topper con gli occhi
-come sta andando?- le domandai sorridendo maliziosa, Sarah sorrise abbassando il viso imbarazzata prima di guardare il ragazzo e poi me
-per ora abbiamo solo parlato un po’, niente di che- rispose scrollando le spalle. Era giunto il momento di intervenire.
-Okay, lascia fare a me- sussurrai prima di prendere un sorso della mia birra e alzarmi. Gli occhi dei due ragazzi si spostarono su di me che ancheggiai di proposito.
Vidi Topper alzarsi dicendo qualcosa a Rafe prima di andare verso Sarah. Lo sguardo di Rafe scivolò lungo tutto il mio corpo un paio di volte prima di soffermarsi sul mio viso. Mi leccai le labbra che avevo colorato di rosso e, quando fui abbastanza vicina, lui spalancò le gambe e mi porse una mano. La afferrai e mi sedetti sulla sua gamba sentendolo subito circondarmi i fianchi col braccio. Fece un tiro dalla canna che teneva tra le mani prima di avvicinarla alle mie labbra. Gli sorrisi e feci anche io un tiro lasciando che lui mantenesse la canna per me. Le mie labbra sfiorarono le sue dita.
-Che ne dici di andare a prendere un po’ di sole dall’altro lato? Lasciamo un po’ di privacy ai due piccioncini- dissi poi avvicinando il viso al suo orecchio, appoggiai di proposito una mano sul suo petto, in parte scoperto dalla camicia lasciata aperta. Con le dita giocai con la sua collana dorata. Lui guardò le mie labbra e poi i miei occhi, mi sorrise.
Entrambi ci alzammo, la sua mano cercò la mia e, mentre ci spostavamo verso l’altro lato dello yacht, lanciai un’occhiata a Sarah facendole un occhiolino. Mi sorrise alzando le sopracciglia. Non le avevo mai detto di provare interesse per suo fratello ma credo lo avesse capito da sola. Una volta raggiunto il punto adatto, io e Rafe ci sdraiammo sulla stessa sdraio bianca, il suo braccio intorno al mio bacino mentre io, stesa su un fianco, giocavo con la sua collana ancora una volta.
-Non credevo saresti venuta anche tu con noi- fu lui il primo a parlare, alzai gli occhi per guardarlo in viso e sorrisi divertita
-stai dicendo che non mi vuoi qui, Rafe Cameron?- domandai fermando la mia mano dal giocare col gioiello, Rafe accennò una risata
-assolutamente no, tutto il contrario. Speravo che venissi- rispose poi e le mie dita ripresero a muoversi contro il ciondolo mentre mormoravo un ‘hm’ e abbassai lo sguardo sul suo petto.
-E come mai lo speravi?- domandai allora, Rafe iniziò a muovere le dita sul mio fianco sfiorando il tessuto del mio bikini. Sarah e Topper dall’altro lato misero della musica che arrivò fino a noi.
-Perché volevo stare solo con te- sussurrò Rafe avvicinando le labbra al mio orecchio, dei brividi percorsero la mia pelle e lui se ne accorse.
-Allora il tuo desiderio è stato esaudito- sussurrai in risposta, alzai lo sguardo. Lui accennò un piccolo sorriso prima di scuotere la testa
-neanche lontanamente, questa è solo una parte di come immaginavo sarebbe andata la nostra giornata- rispose prontamente, sentii una mano stringere il mio stomaco e uno strano calore invaderlo.
-E come credi che andrà la nostra giornata?- domandai fingendo un’aria innocente, Rafe sporse il viso verso di me e lasciò un bacio poco sotto al mio orecchio, lo stesso dove aveva sussurrato pochi attimi prima.
-E dove sarebbe il divertimento? Lascerò che sia una sorpresa- rispose prontamente subito dopo, lo strillo di Sarah distrusse l’atmosfera. Subito dopo il rumore di qualcosa che cadeva in acqua. Entrambi ci alzammo e raggiungemmo il punto dove era con Topper pochi attimi fa. Nessuno dei due era più sullo yacht.
-Topper sei un idiota- lo strillo di Sarah seguito dalla sua risata ci fece affacciare. Erano entrambi in acqua, lei aggrappata a lui e si sorridevano.
-Tutto okay voi due?- domandò Rafe attirando l’attenzione, i due in acqua ci guardarono
-sì! Venite anche voi, l’acqua è stupenda!!- gridò Topper tenendo a galla se stesso e Sarah. Rafe mi guardò, io guardai giù.
-Non dirmi che hai paura?- domandò il maggiore dei Cameron sfilandosi la camicia e i pantaloni di lino, il costume blu notte contrastava con la sua pelle chiara e, per un attimo, lo osservai con attenzione.
-Le altezze non sono la mia cosa preferita- risposi tornando a guardarlo in viso. Lui mi porse una mano
-puoi aggrapparti a me. Fin quando sei con me non ti succederà nulla- rispose con dolcezza. Lasciai oscillare lo sguardo dalla sua mano al suo viso indecisa.
-Allora? Venite?- domandò Sarah, così mi decisi. Sfilai il prendisole e accettai la mano di Rafe che mi fece salire sul bordo dello Yacht. Le ginocchia mi tremavano e lui se ne accorse perché avevo stretto la presa sulla sua mano. Sì girò il poco che bastava per prendermi tra le braccia. Un braccio sotto le mie ginocchia, l’altro dietro la mia schiena. Trattenni un grido aggrappandomi al suo collo, i nostri occhi si incontrarono.
-Ti fidi di me?- domandò e quando mi vide annuire sorrise
-allora tienimi stretto e chiudi gli occhi- sussurrò, non mi diede il tempo di eseguire che il vuoto ci circondò. Strinsi la presa al suo collo nascondendo il viso nell’incavo con la sua spalla.
Il contatto con l’acqua avvenne in maniera improvvisa. Era fresca. Rafe lasciò la presa da me solo un attimo a causa dell’impatto, mentre risalivo mi sentii riafferrare dai fianchi e quando riemersi lui mi teneva a sé. Sorrisi avvicinandomi a lui
-tutto okay?- domandò guardando il mio viso in cerca di rassicurazioni. Fui felice di aver indossato del trucco waterproof. Annuii
-tutto perfetto, grazie- risposi in tempo prima di essere raggiunti dagli altri due.
-Scusa, avevo dimenticato la tua paura dell’altezza- Sarah era mortificata mentre si scusava, scossi la testa
-tranquilla. Nessun problema. E poi, Rafe era con me- risposi guardando suo fratello che mi sorrise.
Ci godemmo l’acqua fresca per tutto il pomeriggio prima di risalire. Era il tramonto quando partimmo per tornare, Sarah e Topper erano affacciati a guardare il mare mentre io sedevo sulle gambe di Rafe che guidava con attenzione lo yacht.
-Sei sexy quando porti la barca, lo sai?- domandai sorridendo, lui mi guardò sorridendo anche lui in modo malizioso
-dovresti vedere quando guido altre cose in altri posti- sussurrò e, se fosse stato chiunque al suo posto, mi sarei alzata e sarei andata via per la battuta pessima. Ma Rafe Cameron avrebbe potuto dire qualsiasi cosa al mio orecchio con quel tono di voce e avrei fatto ciò che voleva.
-Magari qualche volta potresti farmelo vedere- sussurrai in risposta al suo orecchio e gli lasciai un bacio sulla mascella. Sorrisi quando lo sentii fremere e mi allontanai.
Una volta tornati sulla terraferma il sole era quasi tramontato del tutto. Sorse il problema di come tornare a casa. Quella mattina Sarah e Rafe erano passati a prendermi e avevamo incontrato Topper già al molo.
-Hey Top, riporti tu Sarah a casa?- Rafe domandò al suo amico che, poco più avanti, camminava tenendo un braccio sulle spalle di Sarah. I due si girarono appena per guardarci e annuirono. Così arrivammo al parcheggio.
Sarah mi circondò il bacino con le braccia per salutarmi e io circondai il suo collo.
-Stasera voglio sapere tutto, chiamami appena vi separate- sussurrai al suo orecchio, lei rise annuendo e si allontanò per guardarmi.
-Certo, ama credo che anche tu avrai qualcosa da dirmi- rispose alzando e abbassando le sopracciglia in fretta. Sorrisi scrollando le spalle con finta innocenza.
-Non so, vedremo- risposi vaga, entrambe ridemmo allontanandoci, poi io salutai Topper e presi la mano di Rafe.
-Domani c’è il falò di inizio estate, ci sarai?- domandò Rafe appena entrati in auto, io risposi affermativamente mentre lo osservavo fare la retromarcia. Un braccio dietro il mio sedile, il viso sporgeva per vedere dietro e l’altra mano muoveva il volante. Era così sexy che per un attimo pensai di fargli fermare l’auto e spostarmi su di lui per una sveltina. Il momento terminò quando lui tornò a guardare avanti.
-Allora potrei passare a prenderti io. Sarah ci andrà con Topper quindi saremo soli- propose lanciandomi un’occhiata, sorrisi. Speravo me lo chiedesse.
-Sarebbe perfetto- risposi appoggiandomi contro il sedile dietro di me. Rage sorrise e lo vidi spostare la mano dal cambio fino alla mia appoggiata sulla mia gamba. Iniziai a giocare con le due dita e con gli anelli dorati che indossava.
-Magari prima di andare potremmo cenare insieme, che dici?- domandò di nuovo, alzai di scatto la testa verso di lui che mi diede una breve occhiata prima di tornare a guardare la strada. Sorrisi sentendo di nuovo il calore invadere il mio stomaco.
-Dico che va bene, Rafe Cameron- risposi vedendolo sorridere. Allungai una mano ad accendere la radio e poi tornai a giocare con le sue dita. Il resto del viaggio lo passammo in silenzio, ma fu così breve che quasi volevo chiedergli di non fermarsi. Parcheggiò l’auto sotto casa mia e spense il motore girandosi a guardarmi. La sua mano ancora sulla mia gamba.
-Grazie del passaggio- sussurrai, pensavo ad una scusa per prolungare quel momento ma non mi veniva niente in mente.
-A te per la compagnia. Di gran lunga più gradevole di quella di mia sorella e Topper- rispose facendomi ridere. Presi la mia borsa dai miei piedi e mi allungai a baciargli una guancia. Quando mi allontanai per uscire, però, la mano con cui teneva il volante poco prima mi accarezzò la mascella tirandomi verso il suo viso. Fece scontrare le sue labbra con le mie senza dire nulla.
Chiusi gli occhi ricambiando il bacio e portai una mano ad accarezzargli il collo, lasciando andare la borsa di nuovo per terra. Mi sporsi di più, sentendo la sua lingua sfiorare le mie labbra, e lui mi prese dai fianchi prima di spostarmi su di lui. Mi allontanai dal suo viso giusto il tempo di fargli spostare più dietro il sedile e mi sistemai meglio su di lui.
-Cazzo fallo ancora- sussurrò lui chiudendo gli occhi un solo secondo, mi resi conto di essere sul suo bacino. Sorrisi muovendomi di nuovo, il mio inguine coperto solo dal tessuto del costume sfregava contro il suo. Sentivo la sua erezione crescere contro di me mentre lui teneva gli occhi chiusi e la bocca spalancata. Pochi attimi dopo riaprì gli occhi, lo sguardo velato dal piacere, e mi prese dal collo attirandomi a sé quasi con violenza. Le nostre labbra si scontrarono di nuovo e gemetti dentro la sua bocca. La sua lingua sfiorava la mia, mentre continuavo a muovermi su di lui che, con una mano sul mio fianco, mi dettava il ritmo. Scese a baciarmi il collo mentre l’altra mano mi accarezzò la schiena, poi il sedere, e infine scese nel punto in cui i nostri bacini si incontravano. Chiusi gli occhi boccheggiando.
-Rafe- sussurrai, i miei movimenti diventarono scoordinati, la sua erezione sempre più dura contro di me.
Il rumore di una mano che sbatteva contro il finestrino ci fece sobbalzare, sfarai gli occhi terrorizzata dall’idea di essere stata beccata da mio padre o mia madre, ma quando vidi mia sorella guardarci con un sorriso malizioso mi calmai. Non era molto carino farsi trovare in queste condizioni, ma sempre meglio di vedere uno dei miei genitori. Tornai sul mio sedile di prima raccogliendo la borsa, il fiato spezzato e il corpo accaldato.
-Ci vediamo domani allora- sussurrai, lui annuì guardandomi. Aveva le labbra arrossate e gli occhi ancora colmi di piacere.
-A domani- sussurrò prima di darmi un bacio più casto sulle labbra. Sorrisi e uscii dall’auto guardando male mia sorella. Rage ripartii quando fummo entrate in casa e, senza rispondere a nessuno, corsi in camera. Da Sarah ancora nessuna notizia ma non mi aspettavo nulla di diverso.
Non avrei potuto far altro che aspettare il giorno dopo.
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cinquecolonnemagazine · 4 months ago
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Un’estate del secolo scorso
La smania di vedersi grandi conviveva coll’illusione di trasformarsi per magia in maliarde bellissime e irraggiungibili come le dive dei rotocalchi, rincorse da paparazzi, emiri, principi, attori hollywoodiani tra bagni nelle fontane e serate in via Veneto. Un modo per sviare il disappunto di non essere visibili nemmeno agli acneici della porta o della classe accanto. Successe mentre erano lontane. Gilda tornò dalle vacanze, un mese al paese e uno al mare, che sembrava un’altra. Si era alzata e riempita. Non la maggiorata dei desideri, ma ben accentuati e morbidi i fianchi e il seno, assottigliate la vita e le caviglie, allungate le gambe. Il vestito Vichy largo di gonna e un po’ scollato, le scarpe con un accenno di tacco, i capelli in su e cotonati. Una signorina. Fiorenza ci rimase male. Le sembrò, quel cambiamento a sua insaputa, un dispetto personale, un tradimento. Tanto più che si erano sentite per telefono, poco e in fretta in verità, perché il vicino del duplex ci metteva niente a bussare per far liberare la linea, ma un accenno, un piccolo accenno di preavviso che le sarebbe costato? E dire che ne aveva sentito la mancanza e aveva pensato di confidarle gli intrugli che le bollivano dentro, non appena l’avesse rivista. «Che bello, sei cresciuta anche tu» l’abbracciò Gilda. «Oh, io.» È vero, era cresciuta ma di poco, e sempre come una pianta con poca acqua e cattiva terra. Uno stelo nodoso e ruvido, con le gemme bloccate da un’estate arida di giornate tutte uguali, i suoi che davano ripetizioni dal mattino alla sera, il gelato delle domeniche, il pranzo di ferragosto con la madre lamentosa per la fatica di cucinare con quel caldo, le ore che non passavano nemmeno con musica e libri. E a quelle cinque giornate al mare meglio non ripensarci, che sembravano villeggianti felici e non lo erano neanche un po’, suo padre in spiaggia vestito con la giacca perché tanto non sapeva nuotare, sua madre vestita anche lei che pure sapeva nuotare e le sarebbe piaciuto, ma quando mai mostrare a tutti nudità intime, anche se con abiti prendisole vedo non vedo dava più nell’occhio che in costume come le altre. E le tensioni latenti di troppe occhiate, accentuate dall’atmosfera sovreccitata e confidenziale dei vacanzieri sul pullman del rientro, sarebbero esplose in accuse e litigi appena sulla porta di casa. Fiorenza il costume lo metteva giusto per scottarsi, perché l’acqua era lì, a due passi, ma lei doveva entrarci con parsimonia, appena arrivata no perché sudata dal viaggio, poco prima di pranzo no perché si mangia ben asciutti, dopo sarebbero dovute passare almeno tre ore di digestione ed era il momento di partire. E poi doveva bagnarsi dove si tocca, mentre le sarebbe piaciuto inoltrarsi e sentirsi avvolta e appiattirsi lieve e saltare i cavalloni, come vedeva intorno, stai in riva, non sai nuotare, non farci preoccupare, voglio imparare, non ne vale la pena, io in acqua avevo sempre freddo e battevo i denti, la madre, io non ne sento la mancanza, il padre. Ricordati che hai avuto la polmonite. E poiché il tempo dei castelli di sabbia era finito e sul pattino non poteva andarci da sola, stava la maggior parte del tempo sull’asciugamano ad arrostire al sole che almeno avrebbe ristretto i pori e fatto sparire brufoli e punti neri (ci mancavano solo quelli), a dondolarsi coi twist e i cha cha cha che gridavano dal jukebox, anche se poi si perdeva nel palpitare di Cuandocalienta el sol e nella magia di Moon River. Colazione da Tiffany non l’aveva visto, ma le piaceva l’attrice magra magra magrissima pochi fianchi poco seno, che riempiva le riviste quanto le maggiorate ed era una speranza di charme anche per le minorate piallate paperine come lei. Foto di copertina generata con Copilot per Cinque Colonne Magazine Read the full article
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lamilanomagazine · 8 months ago
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San Cataldo, Caltanissetta. L'avvio dei lavori del primo contratto attuativo per la riqualificazione del waterfront, finanziati con 4.360.000 euro
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San Cataldo, Caltanissetta. L'avvio dei lavori del primo contratto attuativo per la riqualificazione del waterfront, finanziati con 4.360.000 euro. Nella mattinata dell'11 aprile il sindaco Antonio Decaro ha effettuato un sopralluogo sul cantiere per la riqualificazione del waterfront di San Cataldo in occasione dell'avvio dei lavori del primo contratto attuativo, finanziati con 4.360.000 euro nell'ambito del PON Metro Plus 21/27 - Strategie del Mare, relativi alla realizzazione del giardino nella zona circostante il faro e dell'area destinata a verde e attrezzature sportive. Nel dettaglio gli interventi riguardano l'impianto di un'ampia dotazione a verde pubblico attrezzato di quartiere, la realizzazione di aree per attività sportive e ludico-ricreative, la realizzazione di punti di servizio e ristoro nei nuovi spazi pubblici, il recupero della permeabilità delle aree da destinare a verde pubblico, il superamento delle attuali barriere architettoniche fra aree pubbliche contigue, la creazione di una passeggiata a mare panoramica, la valorizzazione del faro, la realizzazione di una nuova "Piazza del Faro" e teatro all'aperto e la riqualificazione di spiaggia cosiddetta "di provolina". Nell'ambito dei lavori si procederà alla rimodulazione dei luoghi esistenti (belvedere, piattaforma prendisole) che saranno resi accessibili tramite rampe e percorsi pedonali. Il punto panoramico a mare già esistente sarà riqualificato e trasformato in un'iconica "rotonda sul mare". La spiaggia sarà dotata di attrezzature balneari (spogliatoi, servizi igienici, deposito ombrelli/lettini, bar), mentre l'area verde e le zone d'ombra saranno incrementate attraverso la messa a dimora di alberi ad alto fusto e arbusti della macchia mediterranea. I lavori, della durata prevista di 22 mesi, sono stati aggiudicati alle imprese DE GRECIS COS.E.MA. VERDE S.R.L. - RESTA S.R.L. - IMERA S.R.L.. Al termine della stagione estiva partiranno i lavori del secondo contratto attuativo, che riguardano invece la riqualificazione del lungomare ovest con la pedonalizzazione del lungomare Starita nel tratto prospiciente il faro di San Cataldo. Il progetto di nuova sistemazione urbana prevede la realizzazione di aree pedonali e ciclopedonali pubbliche, realizzate prevalentemente con pietra locale. Il lungomare Starita nel tratto prospiciente l'area del faro, assumerà i connotati di una rambla che costeggia il mare, perimetrato dall'esistente muretto in pietra oggetto di interventi puntuali di consolidamento e da una pavimentazione con basole in pietra ambrata. Lungo il percorso della rambla e in connessione con l'area del Faro sono previste panche in massello in pietra a forma di barche, portabiciclette e cestini portarifiuti. L'affaccio sul mare sarà connotato dalla sequenza di un sistema di panche in legno e ferro di nuovo disegno e dal sistema dei lampioni pubblici storici con panche di raccordo tra le aiuole. "Sono partiti i lavori per la riqualificazione del lungomare di San Cataldo - ha detto il sindaco Decaro -. L'intervento complessivo insiste su un'area di 25mila metri quadri che sarà dotata di un parco cittadino esteso per 25mila metri quadri, con oltre 100 alberi ad alto fusto e 2.500 arbusti. Contestualmente sorgeranno due impianti sportivi per fare attività all'aperto, in particolare calcetto, pallavolo e pallacanestro, oltre a un'area ludica per i più piccoli, sotto il faro, al cui interno sono terminati gli interventi per l'allestimento del Museo della radio e dei fari costieri. Il cantiere proseguirà con la pedonalizzazione di tutto il lungomare di questa porzione di città fino alla spiaggetta, anche questa al centro di una serie di operazioni che ne miglioreranno l'aspetto e la fruibilità pubblica. Una grande scalinata collegherà il faro all'area pedonale, una grande rotonda sul mare collegata a terra da una passerella pedonale. Questa grande area per la socializzazione e per il tempo libero costituirà per il quartiere San Cataldo non solo un'opera di ricucitura urbana ma soprattutto sociale. Le opere di riqualificazione urbana del waterfront di San Cataldo, che recepiscono quanto emerso dalle consultazioni partecipate con i residenti, ci consentiranno di ricostruire un rapporto di prossimità fra i cittadini e il mare con l'obiettivo di valorizzare un quartiere dalle grandi potenzialità ambientali e paesaggistiche, trasformando una condizione di marginalità in una nuova centralità fondata sull'accessibilità e sulla funzionalità dello spazio pubblico per cittadini e turisti".... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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designmiss · 9 years ago
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Lettino prendisole fai da te https://www.design-miss.com/lettino-prendisole-fai-da-te/ Un lettino prendisole realizzato con i #pallet!
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gillianiriss · 10 months ago
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Le spose di oggi sono spesso disposte a mostrare la pelle
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 Organza con stampa floreale e maniche a sbuffo Come abbiamo discusso, pochi concetti di moda nuziale sono stati così dominanti nel tempo come la preferenza per un abito bianco. Le spose di oggi sono spesso disposte a mostrare la pelle, ma la maggior parte si attiene ancora allo status quo del bianco o dell'avorio. La situazione sta iniziando a cambiare, poiché nuovi colori e persino modelli rendono i matrimoni di oggi più luminosi e pieni di personalità.
Per un matrimonio in giardino o in stile rustico abiti da sposa 2024 prezzi, niente sembra allo stesso tempo audace e delicato come una stampa floreale. Siamo stupiti di come questo sia perfettamente incorporato nello stile della collezione Moonlight J6893: una spensierata linea ad A in organza con maniche a sbuffo che amplificano il romanticismo. Questa stampa floreale provocante sarebbe una bella aggiunta a qualsiasi prendisole, ma assume un aspetto decisamente glamour se accompagnata da un corpetto con ruches, una gonna voluminosa e uno strascico da cappella.
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valentina-lauricella · 2 years ago
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Complimenti garbati
Non tutti i complimenti mi sono molesti. Oggi ho aperto Instagram e ho visto il messaggio di un giovane sconosciuto che mi ha inviato una mia foto in prendisole dell'estate scorsa, commentando: "Senza nulla togliere alle altre donne, ma tu sei fottutamente illegale". Grazie, caro giovane, per avermi risollevato l'umore della mattina. A un altro pur graziosissimo giovane non ho risposto, perché mi aveva inviato, contestualmente ai suoi complimenti, una foto delle sue ipertrofiche parti intime, probabilmente photoshoppate.
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enkeynetwork · 1 year ago
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personal-reporter · 1 year ago
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Lettini prendisole e sdraio: guida nella scelta dell'arredo da esterno
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Esploriamo insieme le caratteristiche distintive di entrambi i modelli per capire quale può valorizzare al meglio la tua casa. Quando si tratta di arredare gli spazi esterni, come il giardino, il patio o la piscina, è fondamentale scegliere il tipo di arredo che offra comfort, stile e funzionalità. Due opzioni popolari sono i lettini prendisole e le sdraio, ma quali sono le caratteristiche e le differenze che li contraddistinguono? In questo articolo esploreremo le peculiarità di entrambi, per aiutarti a fare una scelta informata. I lettini prendisole sono diventati sempre più diffusi negli spazi esterni, grazie alla loro eleganza e al comfort che offrono. Solitamente realizzati in materiali resistenti come l'alluminio o il textilene imbottino, i lettini prendisole presentano un design ergonomico che consente di sdraiarsi completamente, mantenendo una posizione rilassata. Progettati per consentire il riposo e il relax, sono spesso dotati di un poggiatesta regolabile per offrire il massimo comfort durante la lettura o la tintarella. D'altra parte, le sdraio sono un'alternativa più tradizionale e versatile per l'arredo esterno. . . A differenza dei lettini prendisole, le sdraio sono caratterizzate da uno schienale regolabile, che consente di adattare l'inclinazione in base alle preferenze personali. La scelta ideale per chi ama leggere un libro o fare la settimana enigmistica sotto l’ombrellone o in riva al mare. I modelli migliori sono quelli pieghevoli, pratici e leggeri, li puoi usare sia in giardino o in terrazzo, oppure portarli con te al mare o al lago. Oltre al design, ci sono alcune altre differenze importanti tra lettini prendisole e sdraio che potrebbero influire sulla scelta dell'arredo esterno. Una delle principali considerazioni è la portabilità. Le sdraio tendono ad essere più leggere e più facili da spostare rispetto ai lettini prendisole, che spesso richiedono più spazio e sono più pesanti. Se hai intenzione di spostare frequentemente il tuo arredo esterno o se hai uno spazio limitato, le sdraio potrebbero essere la scelta più pratica. Un'altra considerazione è il costo. Solitamente, i lettini prendisole tendono ad essere più costosi rispetto alle sdraio, poiché offrono caratteristiche più avanzate come il poggiatesta regolabile o materiali di qualità superiore. Tuttavia, esistono diverse opzioni disponibili sul mercato che si adattano a diversi budget, tra i quali i modelli targati Higold Milano dove saremo certi che riuscirai a trovare la giusta ispirazione e il modello più adatto alle tue esigenze. Infine, il fattore estetico può giocare un ruolo nella scelta tra lettini prendisole e sdraio. I lettini prendisole sono spesso associati a un aspetto più moderno ed elegante, mentre le sdraio possono aggiungere un tocco di rusticità e tradizione all'arredo esterno. È importante considerare lo stile del tuo spazio esterno e il resto del tuo arredamento per creare un ambiente coerente e armonioso. In conclusione, la scelta tra lettini prendisole e sdraio dipende dalle proprie preferenze personali, dallo spazio disponibile, dal budget e dall'estetica desiderata. Entrambe le opzioni offrono comfort e stile, ma i lettini prendisole sono più adatti per coloro che cercano il massimo relax e comfort, mentre le sdraio sono una scelta versatile e più pratica per chi cerca un arredo leggero e facilmente trasportabile. Qualunque sia la tua scelta, goditi al massimo i tuoi spazi esterni e rilassati sotto il sole! Read the full article
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slitishop · 2 years ago
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Acquista l'abito perfetto per l'estate in Italia
In Italia, estate significa giornate di sole, spiagge sabbiose e colori brillanti. Con alcuni abiti vivaci e attuali, questo è il periodo dell'anno ideale per mostrare il tuo senso dello stile. Le donne scelgono spesso abiti stampati in questo periodo perché danno a qualsiasi look un tocco vivace e giocoso.
Gli Abiti stampati da donna Italia sono disponibili in varie stampe e modelli, come i maxi abiti lunghi e fluidi, comodissimi e freschi in una giornata calda. Puoi facilmente trovare l'abito ideale per ogni evento grazie alla gamma di stili, design e tonalità nella loro selezione.
Puoi trovare anche ampia scelta di abiti a mezza altezza, questi abiti offrono la stessa quantità di comfort e stile dei maxi vestiti ma sono più corti. Sono disponibili in varie stampe, inclusi pois, strisce e disegni geometrici.
Un vestito a righe con coulisse potrebbe essere un'aggiunta adattabile ed elegante a qualsiasi guardaroba, poiché le strisce offrono un design tradizionale e classico al vestito. Al contrario, la coulisse consente una vestibilità regolabile e personalizzata. A seconda dell'ambientazione, l'abito può essere vestito su o giù e accessoriato in vari modi per creare stili diversi. La coulisse può anche dare all'abito un tocco divertente e giocoso, rendendolo ideale per una gita informale o una giornata estiva. Un abito a righe con coulisse è un'opzione elegante e comoda per tutti coloro che hanno a cuore la moda.
Puoi scegliere un prendisole stampato se stai cercando qualcosa di più informale. Questi outfit sono ideali per un semplice picnic al parco o per una giornata trascorsa a visitare la città. Su Sliti.shop è disponibile una selezione di prendisole con stampe che includono frutta, fiori e disegni tropicali.
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Aggiungi un cappello di paglia e un paio di scarpe essenziali al tuo abbigliamento per completare l'aspetto. Nelle serate fredde, puoi anche aggiungere una giacca di jeans o un cardigan sottile per un po' più di protezione.
Puoi anche acquistare Costume da bagno da donna alla moda in Italia perché hanno la reputazione di essere incredibilmente alla moda, con i designer che spingono costantemente i limiti di ciò che è concepibile. I costumi da bagno italiani hanno tagli e disegni distintivi oltre a stampe sorprendenti e colori vivaci pensati per distinguersi.t.
Ci sono numerosi stili e design tra cui scegliere quando si acquistano costumi da bagno da donna italiani. La resurrezione dei costumi da bagno interi è diventata una tendenza popolare negli ultimi anni, con diversi designer italiani che progettano modelli distintivi e alla moda che sono sia attraenti che comodi. Un costume intero può soddisfare qualsiasi gusto, disponibile in stili che vanno dai tagli moderni e minimalisti a quelli di ispirazione retrò.
Sliti.shop è il posto ideale per individuare il tuo prossimo vestito e costume da bagno preferito. I motivi stampati sono un'opzione divertente ed elegante per l'estate in Italia. Grazie alla nostra vasta selezione di stili e stampe, puoi scegliere un abito e un costume da bagno che completino il tuo stile e ti fanno sentire attraente e sicuro. Preparati a goderti il sole e mostra il tuo senso dello stile indossando il nostro abito stampato. Puoi trovare l'abito e il costume da bagno perfetti che si adattano al tuo stile tra varie stampe, tra cui floreali e astratte.
Per maggiori informazioni:-
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passiondiyblog · 11 years ago
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Sdraio Pallet https://www.passiondiy.com/sdraio-pallet/ Arredare l’esterno con salottini e sdraio comporta una spesa non indifferente, che talvolta non si vuole o non si può sostenere. In entrambi i casi ci si deve ingegnare, se non si vuole rinunciare al piacere di prendere il sole o di leggere un libro in giardino. Le soluzioni economiche per organizzare un angolo relax sono tante […]
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