#potere condiviso
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“In un commento su Instagram mi chiedevano di non vestirmi con abiti tropo attillati. Avevo infatti condiviso un video selfie in cui rispondevo a un tipo che mi aveva scritto "Dio Loredana non cominciare anche tu a uscire con le mutande, adesso. Questo commento da parte di un utente anonimo, che si firma con un punto interrogativo mi ha davvero infastidito, perché sono conosciuta anche per il mio atteggiamento da sempre trasgressivo, fiero della propria libertà. In una storia ho dunque risposto a muso duro alla richiesta, ribadendo di voler fare quello che voglio, senza che nessuno possa decidere per me. Quindi, caro punto interrogativo, visto che manco ti firmi, io in minigonna ci sono nata. Ricordi gli anni 60? Forse non c'eri, io sì. Comunque mi vesto come caz*o mi pare. A qualunque età, ragazze, donne vestitevi come volete, come vi sentite meglio con voi stesse e con gli altri. Io sono per la libertà totale, quindi sono libera di vestirmi e di fare quello che cavolo voglio.
Suggerisco a chi mi sta leggendo di prendersi la libertà di fare quello che si vuole, anche di poter uscire con la minigonna nonostante l'età. Ricordatevelo bene anche voi, fate come me: a sessanta anni, ma anche a settanta avete delle belle gambe? Mettete la minigonna più corta che avete, come me, ciao smack. E aggiungo, anche se non avete delle belle gambe mettete pure la minigonna, chi se ne frega. E a te, incognito, questo:🖕🏻. Ciao".
Loredana Bertè
(pienamente d'accordo con te, carissima Loredana)
(sei stata per me una grandissima amica e lo sei ancora , anche se mi facevi disperare con le creazioni di moda)
Un'abbraccio forte♥️
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⚠️ APPASSIONAMENTE AL SEGUITO DEI LANZICHENECCHI DELLA NATO❗️
Una giornalista e un cameraman della RAI si sono "cameratescamente" uniti ai lanzichenecchi della NATO, impegnati a occupare un pezzettino di Russia.
I due italiani hanno in tal modo condiviso, "anche per noi", l'adrenalina di Coca-Zelensky, che, a forza di "farsi" il naso di "strisce" neurotrope, crede d'essere divenuto la quinta essenza dei grandi nemici di Mosca: Napoleone e Hitler!
Esulta la Roma delle Logge brecciaiole di Porta Pia.
Tutto infatti procede secondo il programma di Washington: l'Italia è in ginocchio ma dona all'Ucraina miliardi di euro, missili, carri armati, assistenza militare e, infine, copertura mediale con i suoi "Cinegiornali" stile Ventennio.
Ma non tutto è ancora controllato dai "brecciaioli" dell'Urbe!
Roma, la vera Roma, non è infatti ancora morta!
A piegare il corrotto regime ucraino e il Deep State della NATO ci penserà il Presidente Putin!
A noi italiani spetta il compito più arduo (e più importante): liberare Roma, liberare la Sede di Pietro, liberate la Città e l'intera Italia!
E non saranno gli scribi e gli scrivani del "Tempio" (1) a impedircelo!
Nota
1) Il Tempio è quello di Gerusalemne, distrutto dalle Legioni di Tito ma ancora rappresentato dal "Sinedrio" mobile.
Il Tempio inoltre è, per estensione, quello delle Logge e di ogni potere golemizzato.
Il Barone Rosso
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La leggenda dell’albero della vita
Un bel giorno, un giovane ragazzo, mentre camminava, vide un albero, completamente isolato. Ripensò allora a ciò che aveva appreso lungo il suo cammino, ovvero che esisteva una connessione tra lui e il resto del mondo, e che per questo doveva essere in grado di comunicare anche con gli alberi.
Decise allora di rivolgersi proprio a quell’albero che se ne stava solitario su quel campo. Gli si avvicinò, e cominciò a parlargli, chiedendogli il permesso di avvicinarsi ancor di più, per condividere con lui il proprio campo di energia.
L’albero acconsentì con gioia. “Sono venuto a condividere le mie esperienze con te”, gli disse. “Vuoi vedere quello che ho visto nella mia vita?” “Certo, sono felice di questo dono.”
Il corpo del ragazzo si avvicinò e abbracciò l’albero. Non appena a suo agio, il ragazzo iniziò a portare alla sua mente tutte le immagini più amate nella sua vita. Il mare e le onde, le montagne e la neve, gli estesi campi che attraversano i paesi, le grandi città affollate da persone che corrono frettolose verso nessun luogo, gli animali liberi e quelli in cattività, i libri, la televisione. Il giovane mostrò all’albero i suoi percorsi di vita ed esperienze, accompagnate da intensi sentimenti, come amore, odio, paura, speranza, amicizia, condivisione e solitudine.
Improvvisamente il ragazzo si sentì in colpa: stava mostrando all’albero tutto ciò che è in grado di muoversi, di poter vedere altri paesaggi, altre parti del pianeta, mentre invece l’albero non poteva spostarsi da quel punto della terra, costretto a rimanere nel mezzo di un campo vuoto.
“Oh, mi dispiace albero, non volevo renderti triste!” “Triste? Oh, piccolo uomo, l’unico modo che ho di sperimentare la tristezza è attraverso i vostri sentimenti. Tutto ciò che hai condiviso con me, quello che hai visto e sentito con il cuore, non era affatto nuovo per me. Le mie radici sono nella terra e i miei rami nel cielo, il mondo non è un mistero, né lo sono i suoi mari e monti, le sue valli e i suoi cieli.
Le persone hanno pensieri e pensano molto. E grazie a questi pensieri, noi riusciamo a sentire. Noi sentiamo tutto ciò che viene da un uomo o un animale, da un vegetale o dal cielo. Piccolo uomo, tu hai bisogno di viaggiare per vedere il mondo, noi abbiamo bisogno di toccare solo la brezza. Quello che non si vede, in realtà esiste Tutto ciò che esiste, esiste ovunque. Non abbiamo bisogno di andare da nessuna parte per essere ovunque. Noi alberi siamo benedetti. Vai in pace giovane uomo e vieni da noi, se ti senti solo di nuovo”.
Il ragazzo, in soggezione, si scostò di qualche metro dall’albero. Quello che avrebbe dovuto rattristare l’albero in verità aveva reso triste lui. Quello che non conosceva prima, il bisogno di poter credere, la necessità di toccare, annusare, parlare, sentire … improvvisamente si rese conto che tutto quello che pensava di aver raggiunto, di fatto già esisteva nella natura di tutte le cose. Essere connessi non è un obiettivo da raggiungere, è sufficiente ricordare la natura di ognuno. L’albero della vita è uno dei simboli cabalistici più antichi ed importanti.
L’albero stabilisce la comunicazione fra i tre livelli dell’universo: la terra, tramite le sueradici; la superficie, tramite il tronco, ed il cielo, attraverso i propri rami. L’albero è quindi l’epicentro del mondo, che stabilisce la relazione tra terra e cielo. L’albero della vita sorge da un insieme che simboleggia la madre terra, dalla quale nasce la vita
#frasi vere#pensierihot#amore#artists on tumblr#poets on tumblr#photographers on tumblr#original photography#sexy#art#love
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L’Amore appartiene alla natura dell’essere umano, è la sua fonte primaria di energia vitale, di Gioia ed Entusiasmo. È ciò che di più può avvicinarlo all’Assoluto, al Divino. Ma per essere capace di Vero Amore verso qualcuno, per poter riconoscere e ricevere il Vero Amore da qualcuno, deve prima “conquistare” la capacità di profondo Amore verso sé stesso, il proprio corpo, la propria mente, la propria Anima.
L’essere capace di Vero Amore è ciò che permette l’evoluzione di ogni individuo e lo conduce alla sua piena e felice realizzazione, se riesce a viverlo con un’altra persona in un rapporto di coppia pienamente condiviso, allora è pura Magia Sacra:
La Coppia Illuminata.
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VIETNAM, INDIA E PAKISTAN HANNO UFFICIALMENTE DEBELLATO IL TRACOMA
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Il Vietnam ha debellato il tracoma come problema di salute pubblica. Questo risultato è stato convalidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità che ne ha sancito l’ufficialità dichiarandolo il 20esimo Paese al mondo a sconfiggere la malattia.
Il tracoma è la principale causa infettiva di cecità a livello globale. “É un risultato monumentale per il Paese e per la lotta globale contro la malattia”, ha dichiarato Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS. “Questa pietra miliare è una testimonianza dell’incrollabile dedizione degli operatori sanitari del Vietnam, compresi molti che lavorano a livello di comunità. Sottolinea il potere dell’azione collettiva, del pensiero innovativo e dell’impegno condiviso per un futuro più sano per tutti”. Il traguardo segue di pochi giorni lo stesso obiettivo raggiunto dall’India, diventata il quarto Paese nel 2024 a eliminare con successo il tracoma insieme a Pakistan e Benin.
Il tracoma è endemico in alcune delle popolazioni più povere del mondo che vivono in aree rurali e remote e hanno un accesso altamente inadeguato all’acqua, ai servizi igienici e all’assistenza sanitaria. La malattia è causata da un batterio chiamato Chlamydia trachomatis che si trasmette da persona a persona attraverso il trasferimento diretto o indiretto ma anche tramite le mosche. Infezioni ripetute portano a cicatrici del lato interno delle palpebre superiori, con conseguente rotazione verso l’interno del margine palpebrale e la trichiasi tracomatosa che può provocare disabilità visive e cecità. Il tracoma può essere eliminato come problema di salute pubblica utilizzando la strategia SAFE, adottata dall’Organizzazione Mondiale della Sanità nel 1993.
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Fonte: World Health Organization; immagine di Dirk Tussing
VERIFICATO ALLA FONTE Guarda il protocollo di Fact checking delle notizie di Mezzopieno
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Domani ci sono le elezioni della Camera dei Rappresentanti in Giappone.
Poiché non posso votare (poi un giorno parleremo di quanto per me sia assurdo non poter votare nel paese in cui una persona risiede PER ANNI perché si deve fare sempre riferimento alla camorra dei passaporti e delle NAZIONI), ma vorrei che i giapponesi lo facessero ho condiviso il post a sinistra con su scritto: ANDIAMO A VOTARE e poi come commento sotto "perché il motivo per cui il Giappone non cambia, potresti diventare tu".
Bell e buono arriva il solito giapponese razzista rompicoglioni che mi dice:"Se non ti piace il Giappone, perché non te ne vai? Instagram non è il posto in cui parlare male del Giappone".
Gentilissimo, non trovate?
マジでこういう人は日本になくして欲しい。(世界中もそうだけど)
#la mia risposta è stata: non odio il giappone e quindi non me ne vado. Queste cose comunque le dico pure in faccia mica solo su IG#non so se capirà dato il cervello piccolo che si ritrova#che poi capite NON SI PUÒ PARLARE MALE DEL GIAPPONE#ommioddio che cosa scandalosa#それは全く悪口じゃない#日本って一番いいな国だと思ったら、お前の方が間違ってる#くそ平和ボケ#giappone#衆議院議員選挙
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Quando le persone con le quali hai condiviso un passato se ne vanno, ne prendono con sé una metà. In realtà tutto, perché non esiste mezzo passato. È come se tu avessi tagliato verticalmente una pagina in due e leggessi le frasi solo fino alla metà, mentre l’altro legge la fine. Nessuno ci capirebbe niente. Quello che teneva in piedi l’altra metà, non c’è più. Quello che è stato così vicino nei giorni, le mattine, i pranzi, le cene e le notti, nei mesi e negli anni di questo passato... Non c’è chi possa confermarlo, non c’è con chi poter suonare insieme all’unisono. Quando mia moglie se n’è andata, mi sembra di aver perso metà del mio passato, in sostanza tutto. Il passato si suona solo a quattro mani, almeno a quattro mani.
Georgi Gospodinov, Cronorifugio
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I draghi non sono creature mitiche, ma esseri antichi che un tempo vagavano per la Terra sia in forma fisica che energetica. Queste entità potenti e maestose sono intrecciate nel tessuto di innumerevoli culture e mitologie, riflettendo il loro profondo significato spirituale. I draghi esistevano in un'epoca in cui il velo tra il regno fisico e quello spirituale era più sottile, consentendo loro di manifestarsi più pienamente nel nostro mondo. Man mano che la coscienza dell’umanità cambiava e l’energia della Terra diventava più densa, i draghi si ritiravano in dimensioni più elevate, sebbene la loro presenza e influenza rimangano accessibili a coloro che sono in sintonia con la loro essenza spirituale.
I draghi possiedono immense proprietà spirituali, spesso simboleggiano forza, saggezza e trasformazione. Sono esseri elementali, che incarnano le forze primordiali della natura. In quanto guardiani dell'antica saggezza, i draghi custodiscono i segreti dell'universo e i misteri della creazione. In molte tradizioni spirituali, i draghi sono visti come protettori della conoscenza sacra e porte verso stati di coscienza più elevati. Rappresentano il potere di trascendere i limiti, innescare la trasformazione personale e sfruttare l'energia latente dentro di sé per la crescita spirituale.
Per coloro che risuonano con i draghi come animali totem, questa connessione riflette qualità come leadership, coraggio e una profonda conoscenza interiore. Un totem del drago suggerisce che l’individuo ha una forte energia trasformativa e un’innata capacità di affrontare le sfide della vita con resilienza e forza. Coloro che possiedono l'energia del drago spesso possiedono un'anima antica, che porta dentro di sé un profondo senso di scopo e autorità spirituale. Come totem, i draghi offrono una guida per abbracciare il proprio vero potere, proteggere il proprio percorso spirituale e raggiungere l'equilibrio tra il mondo fisico e quello spirituale.
I draghi fungono anche da potenti spiriti guardiani, spesso proteggendo non solo individui ma interi lignaggi o spazi sacri. Custodiscono i tesori, sia materiali che spirituali, assicurando che la conoscenza sacra rimanga nascosta finché non si è pronti a riceverla. I draghi sono i guardiani della saggezza, degli antichi misteri e del progetto divino della creazione. Assumono questo ruolo a causa della loro connessione con le forze elementali che sostengono la vita e della loro comprensione dell'ordine cosmico. Come guardiani, aiutano coloro che sono sotto la loro protezione ad affrontare le sfide spirituali, offrendo forza e intuizione durante i periodi di trasformazione e crescita.
Quando i draghi si propongono come spiriti guida o totem, spesso comunicano attraverso potenti simbolismi, come sogni ricorrenti, visioni di creature serpentine o sincronicità che coinvolgono fuoco o acqua. Coloro che sperimentano la presenza dell’energia del drago possono sentire un’intensa ondata di forza interiore o una chiamata ad abbracciare la trasformazione. I draghi vogliono che l’umanità si risvegli al suo vero potenziale, esortandoci a sfruttare il nostro potere interiore e a vivere in allineamento con le verità universali. La loro intenzione è guidarci verso la maestria spirituale, proteggendo la sacra fiamma della saggezza dentro ognuno di noi. Su una scala più ampia, i draghi svolgono un ruolo vitale nell’universo come protettori dell’equilibrio cosmico, mantenendo l’armonia tra creazione e distruzione e ricordandoci della nostra interconnessione con le forze della Natura e del Divino.
Condiviso da Milton Foster art by Razor Picz ***************************** Dragons are not mythical creatures, but ancient beings that once roamed the Earth in both physical and energetic form. These powerful and majestic entities are woven into the fabric of countless cultures and mythologies, reflecting their profound spiritual significance. Dragons existed at a time when the veil between the physical and spiritual realms was thinner, allowing them to manifest more fully in our world. As humanity's consciousness changed and the Earth's energy became denser, dragons retreated into higher dimensions, though their presence and influence remain accessible to those in tune with their spiritual essence.
Dragons possess immense spiritual properties, often symbolizing strength, wisdom, and transformation. They are elemental beings, embodying the primal forces of nature. As guardians of ancient wisdom, dragons guard the secrets of the universe and the mysteries of creation. In many spiritual traditions, dragons are seen as protectors of sacred knowledge and gateways to higher states of consciousness. They represent the power to transcend limitations, ignite personal transformation, and harness the latent energy within for spiritual growth.
For those who resonate with dragons as totems, this connection reflects qualities such as leadership, courage, and deep inner knowing. A dragon totem suggests that the individual has strong transformative energy and an innate ability to meet life’s challenges with resilience and strength. Those who possess dragon energy often possess an old soul, carrying within them a deep sense of purpose and spiritual authority. As totems, dragons offer guidance in embracing one’s true power, protecting one’s spiritual path, and achieving balance between the physical and spiritual worlds.
Dragons also serve as powerful guardian spirits, often protecting not just individuals but entire lineages or sacred spaces. They guard treasures, both material and spiritual, ensuring that sacred knowledge remains hidden until one is ready to receive it. Dragons are guardians of wisdom, ancient mysteries, and the divine design of creation. They take on this role because of their connection to the elemental forces that sustain life and their understanding of the cosmic order. As guardians, they help those under their care navigate spiritual challenges, offering strength and insight during times of transformation and growth.
When dragons act as spirit guides or totems, they often communicate through powerful symbolism, such as recurring dreams, visions of serpentine creatures, or synchronicities involving fire or water. Those who experience the presence of dragon energy may feel an intense surge of inner strength or a call to embrace transformation. Dragons want humanity to awaken to its true potential, urging us to harness our inner power and live in alignment with universal truths. Their intention is to guide us toward spiritual mastery, protecting the sacred flame of wisdom within each of us. On a larger scale, dragons play a vital role in the universe as protectors of cosmic balance, maintaining harmony between creation and destruction and reminding us of our interconnectedness with the forces of Nature and the Divine.
Shared by Milton Foster art by Razor Picz
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“ Cucina e pulizie erano sempre eventi eccezionali con lei, che dipendevano dal suo umore, dall’improvvisa voglia di passare la cera, pulire i muri, preparare una torta per farci una sorpresa. Così, nonostante i conti da fare, le clienti da servire, il magazzino da rifornire, con l’arrivo della bella stagione aveva il tempo di alzarsi alle cinque per sarchiare il terreno dei cespugli di rose e di quel fiorellino rosso, la «disperazione del pittore», e poi venire a svegliarmi e strofinarmi le guance con la rugiada di maggio, «dà un bel colorito». Soprattutto, ovunque, in qualunque momento, poteva immergersi nella lettura. È per questo il motivo che la reputo superiore a mio padre, il quale sfoglia appena le pagine di cronaca locale del giornale prima di cena. A lei invidio l’espressione strana, impenetrabile, distante da me, da noi, il silenzio in cui sprofonda, il corpo di colpo gravato da un’immobilità perfetta. Nel pomeriggio, di sera, la domenica, tira fuori un giornale, un libro preso in prestito dalla biblioteca comunale, o talvolta persino comprato. Mio padre le urla «sto parlando con te!, ma non ti stufi di tutti ’sti romanzi?», lei ribatte «lasciami in pace, devo sapere come va a finire!». Non vedo l’ora di saper leggere, per poter capire quelle lunghe storie senza figure che la appassionano tanto.
Poi arriva il giorno in cui le parole dei suoi libri perdono la loro farfugliante pesantezza. E allora avviene il miracolo, non sto più leggendo, sono in America, ho diciott’anni, servitù nera a mia disposizione, e mi chiamo Rossella, le frasi iniziano a correre verso un finale che vorrei poter rimandare. Il titolo è Via col vento. Davanti alle clienti, lei mi indicava ed esclamava «e pensi che ha soltanto nove anni e mezzo», poi, rivolta a me, «è bello, vero?». Io rispondevo «sì». E basta, non è mai stata brava a spiegare come si sentiva, o quel che pensava. Eppure ci capivamo. A partire da allora abbiamo condiviso quelle vite immaginarie che mio padre ignorava o disprezzava, a seconda, «però pure voi, perdere tempo dietro a quelle balle lì». Mia madre gli rispondeva piccata, sei solo invidioso. Io le presto i miei volumi della Biblioteca verde, Jane Eyre e Storia di un fanciullo di Daudet, lei mi passa i numeri di Les Veillées des chaumières con le storie a puntate, e dal suo armadio rubo i romanzi che mi ha proibito, Una vita e Gli dei hanno sete. Insieme ci fermavamo a guardare la vetrina del libraio di place des Belges, certe volte mi proponeva «vuoi che te ne compro uno?». Come in pasticceria, davanti alle meringhe e ai torroncini, lo stesso appetito, e anche la stessa sensazione che si trattasse di una concessione eccentrica. «Allora che dici, ti fa piacere?» Era il libraio che ci consigliava, che sceglieva per noi, unica differenza rispetto ai dolci dal pasticciere, a parte Delly e Daphne du Maurier si sentiva poco ferrata. La libreria sapeva di asciutto, di polvere secca, piacevole. «Lo dia a mia figlia» diceva lei prima di pagare. Mi prometteva che un giorno mi avrebbe fatto leggere un grande libro, Furore e non voleva o non sapeva raccontarmi di cosa parlasse, «quando diventi grande». Era magnifico, per me, sapere che una storia così bella era lì ad aspettarmi, magari intorno ai quindici anni, come le mestruazioni, come l’amore. Fra le numerose ragioni per voler crescere c’era anche quella di avere il diritto di leggere tutti i libri. “
Annie Ernaux, La donna gelata, traduzione di Lorenzo Flabbi, Roma, L'Orma editore (collana Kreuzville Aleph), 2021¹, pp. 24-26.
[1ª Edizione originale: La Femme gelée, Paris, Éditions Gallimard, 1981]
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Sono seduta qui, in questa bella stanza che sarà il nuovo studio di mia madre a ordinare la sua libreria. Stanza condivisa, per la prima volta nella sua vita. Il ché non è profondamente un peccato visto che mi auguro per lei che si possa permettere in vecchiaia di lavorare sempre meno e magari sempre meno al centro di Roma, ma è oggettivamente un peccato. La fine di una era per tutti, soprattutto per lei che a vent'anni pur di pagarsi l'affitto di uno studio quando aveva solo uno o due pazienti, faceva la donna delle pulizie per tutti i palazzi del centro. Mia madre è una donna meravigliosa, una professionista eccezionale. Ha sempre avuti studi bellissimi, "sono il mio bigliettino da visita", "mi posso permettere di non truccarmi perché il mio trucco è questo palazzo", così dice sempre. Ed è vero. Parte della mia fortuna dell'aver vissuto case e palazzi stupendi che mi hanno abituata al gusto del bello e all'arte è dovuta anche a questi studi che fin da piccola ho vissuto come seconde case. Ora si cambia un po' registro. Non sarà più il suo ma sarà un "appoggio" condiviso. E io faccio di tutto per caricarla e dirle che è stata bravissima, che per com'è lei che se le tocchi la casa e lo studio crolla, invece questa volta è stata brava, molto reattiva ed è andata bene, ma effettivamente anche io ho il magone. Qui su questa poltrona di questo nuovo studio molto carino e dalla bella atmosfera che però non è il suo studio nel palazzo storico del centro.
Aaa quel palazzo storico, seconda casa questo era. Se si voleva dormire a Roma dopo una serata in centro si andava lì, ci ho portato fidanzati, avventure, tante amiche che avevano bisogno di una boccata d'aria e di bellezza, tanti amici di tutto il mondo che venivano a visitare la città. In quel palazzo storico del centro ho passato tantissimo tempo. Prima in un appartamento strano, sotto il livello della strada, con le chiavi che portavano ai cunicoli sotterranei di Roma (prima che le belle arti se ne rendessero conto e ce le togliessero), poi in quest'ultimo, bellissimo, luminoso, che sapeva tanto di gusto della mia mamma, bellissimo davvero. La mia festa di laurea con gli amici l'ho fatta lì, nell'atrio, con i vicini di sopra che mi hanno riscaldato le lasagne e i pittori dell'appartamento vicino che mi hanno regalato un ciondolo a forma di maschera di Agamennone, l'atrio pieno di palloncini con dentro una lucina led (che per i tempi era avanguardia pura) e un'atmosfera bellissima.
Mi mancherà molto, ma questo a mamma non posso ancora dirlo.
Mi mancherà molto, ma oggi mentre lo guardavo per l'ultima volta, gustandomi questa struttura unica che verrà smandrappata per fare il solito nuovo e banale posto "chic", pensavo a quanto cazzo sono stata fortuna a poter "vivere" un ambiente del genere. Queste sono veramente fortune. Le case, gli ambienti, gli studi, sono forse poche delle cose che mi restano aggrappante dentro anche dopo anni e cazzo come mi sento fortunata ad averli vissuti. Gli scorci, i profumi, i pavimenti, le finestre, i legni, le pietre, le scheggiature, i rumori, i portoni, i sanpietrini, le colonne, i colori, le maniglie, i pomelli, le modanature, i libri, le polveri, i quadri, le stampe, le sensazioni, le atmosfere, spero di ricordare bene ogni angolo e ogni dettaglio di te.
Ti metterò nella lunga lista delle case che hanno cresciuta, mio caro studio.
Grazie.
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Cinque di Spade.
"Il Maschile congeda le sue Ombre".
A volte abbiamo timore di usare la Spada.
La Spada è un Dono dello Spirito. E' il più potente strumento energetico del Maschile.
E va usato se serve.
Allontanare con fermezza ciò che non si allinea al nostro Campo Energetico, non è un atto di scortesia e nemmeno una forma di "fallimento relazionale".
Ci sono persone che non si pongono con la Vibrazione giusta durante il contatto con l'Essenza dell'Altro. Per superficialità, incoscienza, dinamica disfunzionale o profondo dolore irrisolto.
Ma ciò non le giustifica.
Nessuno è autorizzato ad entrare in Casa d'altri senza invito, con le scarpe infangate e senza bussare prima dell'ingresso.
L'Ospite è sacro, se è portatore a sua volta di un Dono.
Nella relazione non si entra mai "a mani vuote". E' una legge compensativa. Ciascuno porta il meglio di ciò che in quel momento è in grado di manifestare, affinché lo scambio avvenga nella piena ricchezza e condivisione e non nell'ormai noto "vampirismo energetico" o nel classico copione della "stampella del claudicante".
Tutti abbiamo qualcosa di prezioso in "eccesso" che possiamo donare. Nessuno escluso. Qualcosa che ci caratterizza nel profondo, che ci rende unici e speciali, che l'Altro può ricevere con gioia e gratitudine.
Ci vuole un atto costante di Volontà, di Rispetto, di Maturità per poterci permettere Relazioni Sane e Abbondanti.
Prima di entrare dentro le "stanze altrui", chiedetevi se state portando la vostra Pace o state addossando all'Altro la vostra Guerra interiore.
E se anche fosse per voi impellente manifestare il vostro Conflitto interiore, chiedetevi se quello che state scegliendo di esprimere in modo così irruento e avventato, sia "collocato" nel luogo più consono e protetto per l'elaborazione del vostro vissuto di fatica e dolore.
Non tutti i luoghi sono "idonei".
E il Dolore, affinché non diventi solo una "sgorgata temporanea", merita una attenzione e rielaborazione supportata, competente, valorizzante. Perché esso è una potente fonte di Evoluzione se condiviso nella piena Coscienza e Volontà di Trasformazione.
Se l'incendio interiore è ancora vivo e potente dentro di voi, continuerà a togliere ossigeno ai vostri sogni, desideri e intenti.
Se la rabbia sotterranea vi acceca e governa la vostra Vita, non basterà buttarci una tazza d'acqua per spegnerla.
Non è "colpa dell'Altro" che non vi accoglie, che è cattivo, che vi ha abbandonato, che non vi ascolta, che è immaturo.
Sei tu che scegli di restare dove non sei accolto nell'Amore.
Hai scelto tu di concedere all'Altro di entrare nel tuo Campo.
Magari all'inizio è stata l'illusione o l'inesperienza a prevalere. Magari non si è voluto dare credito alla "voce del Sentito".
Ma le menzogne oramai hanno vita breve. Soprattutto in questi meravigliosi Tempi, dove la Verità è sempre più manifesta e dove il Re è nudo e la Regina disarmata.
Possiamo allontanare. Possiamo "perdere". Possiamo concederci la nostra Pace. E lasciare all'Altro la sua Guerra.
Possiamo sfoderare la nostra lucente "Spada interiore".
Non per offendere o trafiggere. Non è necessario.
Essa è potente ed è guidata dal Potere interiore. Non diventa contundente. Solo allontana dal Campo, senza nulla ferire.
Il Maschile non è obbligato a ricorrere alla Violenza. Può scegliere la "Fermezza".
Il presunto "nemico", specchio esso stesso del nostro conflitto interiore, non va condannato, né umiliato o denigrato, va compreso e invitato con autorità ad abbandonare i nostri preziosi confini interiori.
E se tutti allontanassero con Grazia e Risolutezza ciò che inquina l'Essenza, se si smettesse di alimentare il "veleno relazionale", avremmo un'aria pulita e respirabile. Per tutti.
L'Ombra, lo spettro delle paure più recondite, continuerà a bussare alla Porta in questi giorni. Per congedarsi. Per l'atto finale di "scelta interiore".
Guardatela negli occhi e sorridete con gentilezza.
Non invitatela a restare, se non avete più voglia o bisogno di viverla.
Porgetele un saluto di commiato. Vi ha regalato tanto, è stata preziosa maestra di mille insegnamenti. Ma è ora che lasci il vostro Corpo Eterico. E si dissolva nella sua stessa inconsistenza.
In questi giorni molte Ombre risaliranno dalla Terra per essere viste e risolte.
Per alcune non servirà nemmeno sfoderare la Spada. Per altre magari sì.
Ma sempre con Eleganza e Saggezza. E tanto, tanto Amore per voi stessi!
Buon Venerdì, altamente trasformante e colmo di novità.
Mirtilla Esmeralda
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Parlare di lei è come tentare di descrivere un capolavoro senza parole sufficienti. Ogni momento condiviso, ogni sguardo scambiato, è un dipinto di emozioni che riempie il cuore di una felicità così immensa da far svanire il mondo attorno a noi. Ogni parola che pronuncia è come una melodia che incanta l'anima, e mi ritrovo incapace di resistere al suo fascino. Le sue sfumature, così uniche e affascinanti, si riflettono ovunque: tra la folla, nel cuore che ha lasciato impresso sul vetro dell'auto, nei momenti più banali della giornata. È come se fosse parte di me, impossibile da scacciare anche se volessi. Il suo amore ha trasformato la mia vita, spingendomi a superare i confini del mio orgoglio e a mostrare il vero io, senza filtri. Con lei, ogni pensiero trova voce, perché lei è diventata la mia verità. È straordinario poter condividere tutto questo caos di emozioni con qualcuno che mi comprende appieno, che mi ha stravolto la vita in modi meravigliosi.
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Non mi aspettavo finisse così presto. Sapevo da un po' che questa storia non sarebbe potuta andare avanti per molto, ma una parte di me non era ancora pronta ad accettare di non poter più avere tutto questo. È difficile immaginare che non avremo più quei nostri piccoli momenti di tenerezza e felicità. Quando ti ho incontrato per la prima volta non mi sarei mai immaginata che potessi darmi così tanto. Ero un piccolo cuore rotto e indifeso e tu ti sei preso cura di me con i gesti più semplici e dolci. Non mi sono mai fidata di nessuno, eppure con te è stato così semplice aprirmi. Darti parte del mio mondo per prendermi in po' del tuo è una di quelle cose di cui non mi pentirò mai, anche se adesso fa male il pensiero di non poterlo più fare. Ma ti porto con me, in ogni mia canzone, in ogni mio viaggio, in ogni opera d'arte che mi fermerò a guardare. Mi dispiace che sia finita soprattutto perché avevo trovato in te una persona con cui parlare di tutto, anche delle cose più assurde. Mi hai insegnato molto e so di averti insegnato qualcosa anche io. Eravamo destinati ad incontrarci, ma non ad essere. Non ho nessun rancore e non ho nessun rimpianto. Sono uscita dai miei schemi grazie a te. Ho imparato a vedere il lato positivo delle cose, anche quando tutto sembra buio. Abbiamo riso tanto e abbiamo pianto tanto. Abbiamo condiviso qualcosa di straordinariamente bello e mi sento fortunata per questo. Mi rincuora sapere che per quel tempo che abbiamo avuto insieme siamo stati noi stessi e abbiamo fatto del nostro meglio per capirci e volerci bene. Le nostre strade si sono intrecciate per poco tempo, ma questo tempo ha un valore unico e che non può essere sostituito. Mi hai insegnato che sono in grado di amare qualcuno e che posso ricevere altrettanto amore e questa è una lezione che non potrò mai dimenticare.
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"L'inconscio ci programma affinché continuiamo a ripetere schemi ancestrali. Sarai condannato a ripetere la storia finché non risveglierai la tua coscienza. Una volta fatto, avrai nelle tue mani il timone del tuo destino. Non sei destino, sei programmato dalla tua genetica. Riprogrammare la tua mente è il miglior atto d'amore che puoi fare per te stesso e per la tua progenie. "
~Carl Gustav Jung~
"Non sarò mai come mia madre"
Decreto che ti porta esattamente
a dover ripetere la storia.
Il cervello ha neuroni specchio
che immagazzinano i sentimenti della famiglia. La nostra depressione può
non essere nostra,
ma quella di nostra madre.
L'inconscio ci porta
a ripetere gli schemi,
giusto affinché possiamo
essere consapevoli di loro e
poter cambiare affinché le informazioni non vengano più trasmesse.
L'uomo è abituato
a criticare se sua madre era critica, giudicare se era superbia e tendeva a giudicare, è avaro se lei lo era, gridiamo o reagiamo agli altri nello stesso modo in cui abbiamo visto che lo facevano i nostri genitori... MA
quando impari ad osservare
con compassione ai tuoi genitori perché capisci che anche loro caricano informazioni sui loro genitori...
riesci a guarire e guarire i tuoi discendenti, perché capisci che dietro
della storia che ti racconta
la tua mente (ego) ci sono altre storie che non conosci.
E oltre a aggrapparti ai tuoi giudizi
che ti fanno solo ammalare,
il tuo Essere interiore sa che
non ci sono colpevoli...
perché è l'unica cosa che hanno imparato.
Da qui l'importanza
e l'impatto della famiglia
nel corso della nostra vita
e in tutte le sue sfaccettature,
perché con lei abbiamo
condiviso legami emotivi
dal ventre, è il trasferimento
informazioni e
è il nostro più grande riferimento
~Carl Gustav Jung~
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sotto le feste i musei hanno deciso di rimanere aperti costringendo tutti noi operatori museali a lavorare e non godersi nemmeno un minuto di tregua. è stato un mese lunghissimo e senza pause (anche perché tutti i miei giorni liberi sono stati occupati dai corsi di formazione a Forlì, quindi tecnicamente non ho un giorno libero dal 10 di dicembre evvai!!!) e mi sembra di correre ogni giorno. mi sento proprio oberata di lavoro e di starmi perdendo tantissime cose. il giorno della viglia ero qui, e oggi sono dovuta scappare via dal pranzo con i parenti perché fra una cosa e l'altra avevo letto male gli orari dalla stanchezza. alla fine questo lavoro mi piace e mi diverto molto anche i colleghi ma non mi sta lasciando molto respiro..
comunque oggi ero molto triste e agitata perché ho dovuto mangiare a spizzichi e bocconi e correre di nuovo in sede per aprire il museo della bici. allora dopo un po' vedo arrivare il mio ragazzo che mi dice che lunga la strada ha visto un topino e che questo topino stava correndo ai musei per consegnare delle monetine e gli ha chiesto il favore di portarle lui. morale della storia mi ha portato dei cioccolatini per tirarmi su di morale e il nds con Animal crossing (NB. me lo consento solo perché onestamente nella settimana di natale non viene veramente NESSUNO nei musei e stiamo tre ore ogni volta da soli nelle strutture al silenzio senza poter fare nulla. NB2x: si, io resto fedele ad Animal crossing del nds nonostante abbia una oled nuova di zecca ma new orizon non mi ha per niente convinto rega.....) e mi sono sentita molto fortunata. questa mezzanotte io e Matteo faremo il nostro primo anno insieme, a me sembrano passati solo pochi giorni dalla prima volta che timidamente gli ho chiesto di uscire e invece ormai abbiamo condiviso così tanto in ""così poco"" tempo e non lo realizzo ancora, nel complesso sono felice anche se tremendamente stanca.
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Scorrendo tra i post patinati e luccicanti dei social, mi sono imbattuta in una di quelle frasi che si attaccano alla mente come una melodia ossessionante: 'Tu prima di tutto!'. All'inizio sembrava un inno all'autostima, un invito a prendersi cura di sé. Poi, sul finale, ho iniziato a percepire un retrogusto amaro. Perché quel 'prima di tutto' non è un invito all'introspezione, alla scoperta di sé, ma piuttosto un imperativo categorico a mettersi al centro della scena, a brillare più di tutti gli altri.
'Affinché gli altri non abbiano altra scelta che prendere parte alla tua felicità o guardarti splendere'. Ecco la formula magica che ci propongono. Un'idea di felicità egoistica, che si nutre dell'ammirazione altrui come una pianta carnivora. Ma la felicità, quella vera, non è un gioiello da esibire, è un giardino segreto che condividiamo con chi amiamo.
Questo 'io' che ci viene proposto è un castello di sabbia, che ha bisogno di continue tempeste di applausi per non sgretolarsi. Un castello che, per sentirsi importante, deve necessariamente oscurare gli altri. È come un bambino che piange più forte degli altri per attirare l'attenzione, senza rendersi conto che le sue urla finiscono per annegare la sua voce.
Ma l'amore per sé stessi non è egoismo, è consapevolezza. È come coltivare un bonsai, un piccolo albero che, con cura e attenzione, diventa un capolavoro di natura, portando serenità e bellezza a chi lo ammira.
Pensa a una casa: per invitare qualcuno a casa tua, devi prima averla costruita, arredata, averne cura. Non puoi certo invitarlo a vivere in un cantiere. Allo stesso modo, per offrire qualcosa agli altri, devi prima averlo sperimentato tu stesso. Come potresti consigliare un libro che non hai letto? Come potresti parlare di amore se non lo hai mai sentito sulla tua pelle?
L'amore per sé stessi e l'amore per gli altri sono profondamente interconnessi. Crescere nell'amore verso sé stessi ci permette di amare gli altri in modo più autentico e completo, e viceversa. Questa interconnessione è fondamentale per una vita appagante e significativa.
Quindi, la prossima volta che sentirai qualcuno ripetere 'tu prima di tutto', ricordati che la vera felicità non si trova isolandosi dal mondo, ma connettendosi con gli altri. E che l'amore, per essere autentico, deve essere condiviso.
Con questo non sto dicendo che dobbiamo imporre i nostri valori agli altri, ma che i nostri valori sono come una lente attraverso la quale percepiamo il mondo. È come indossare un paio di occhiali colorati: tutto ciò che vediamo sarà tinto di quella particolare sfumatura. Aver chiari i nostri desideri e le nostre necessità, ci permette di capire chi siamo davvero e di scegliere, consapevolmente, le persone con cui vogliamo condividere la nostra vita. Non è una questione di essere migliori o peggiori, ma di essere compatibili.
Purtroppo, spesso cerchiamo l'approvazione di chiunque incontriamo sul nostro cammino, senza renderci conto che questo ci rende dipendenti e insicuri. È come chiedere a un gruppo di estranei di dipingere il nostro ritratto. Ma la nostra identità non può essere definita dagli altri. Creare relazioni stabili e sincere significa prima di tutto conoscersi profondamente.
L'amore per sé stessi e l'amore per il prossimo non sono due binari paralleli, ma due radici dello stesso albero. Quando ci prendiamo cura di noi stessi, stiamo automaticamente costruendo le fondamenta per amare gli altri. È un errore pensare di poter amare gli altri se prima non abbiamo imparato ad amarci. È come voler costruire una casa senza avere i mattoni. E più a lungo continueremo a praticare un amore per sé stessi egoistico e narcisistico, più sarà difficile cambiare rotta. Questo atteggiamento è pericoloso perché rischia di consolidare abitudini negative che saranno difficili da sradicare, non solo in noi ma in chiunque ci circonda.
L'amore per sé stessi è sia la soglia d'ingresso in noi che l’uscita per incontrare il mondo. Siamo pronti ad attraversarla con la nostra vera essenza?
Questo blog è il mio piccolo angolo creativo. Ogni parola e ogni immagine presente in questo post è frutto della mia immaginazione. Se ti piace qualcosa, condividi il link, non copiare.
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