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"Tappo" di Giorgio Caporaso https://www.design-miss.com/tappo-di-giorgio-caporaso/ Multifunzionalità, ecosostenibilità ed eleganza sono i caratteri distintivi di “Tappo”, un complemento di arredo progettato dall’architetto e designer italiano Giorgio Caporaso. Realizzato in cartone alveolare riciclato e riciclabile, legno certificato […]
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Con questa macchina zio veniva da Milano con tutta la famiglia, ci facevano il viaggio in tre o quattro, due "comodamente" seduti davanti e due scomodamente di dietro, a concepirlo oggi sembra impossibile, 250 km in quella condizione, con quelle ruotine, seduti praticamente col culo per terra, in autostrada. Dello zio si vedeva spuntare solo la testa e il berrettino all'inglese.
E inglese era anche la macchina, ma costruita su licenza in Italia dalla Innocenti, quella dei tubi, replica perfetta di quella di Mr. Bean. Solo che quella di zio era verde, forse per richiamare la vocazione provinciale del modello, anche se circolava a Milano.
La parte più riuscita era il retrotreno, quindi figuratevi il davanti. Sembrava assemblata come una scatoletta di tonno, con le giunture in rilievo che sporgevano come cuciture interne di pantaloni. Motore davanti e bagagliaio, pardon, portaoggetti dietro, perché più o meno quella era la dimensione del baule, con apertura dal basso per facilitare, dicono, il carico (ma che ci volevi caricare?).
Poi un giorno gliela grattarono, cioè gliela fumarono, vale a dire gliela rubarono, e oltre alla rabbia per quell'ingiustizia mi veniva sempre da pensare a 'sti poveri ladri che per andare a fare il colpo si erano rubati la Mini Minor, forse erano ladri di perline o di altri oggetti assai minuscoli, perché i sacchi di soldi, calcolati tre ladri più l'autista che faceva da palo, non ci potevano entrare.
Ricordo con tenerezza lo zio.
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IL SABATO DEL VILLAGGIO AL TEMPO DELLE MELE
Nel pomeriggio di ieri mi trovavo sull'ultimo tratto di strada che mi avrebbe di lì a poco portato a casa.
Una strada che fino a qualche tempo fa aveva degli incroci, con dei semafori, che regolavano il traffico.
Oggi questa strada è molto più rapida, la creazione di alcune rotatorie agevolano il traffico e se sei fortunato puoi filare dritto senza soste.
Appena impegnata la strada noto una mela, si un frutto del melo che rotola per strada. Poi un'altra posta vicino al marciapiede sulla mia destra.
Ne noto un'altra che rotolando invade la corsia di sinistra dove procedono auto in senso opposto.
Guardo gli alberi innalzarsi al di là di un muro sulla mia destra, penso ingenuamente al fatto che ci siano dei meli (?) che stiano perdendo i loro frutti. Manco fossimo nella Val di Non.
Cerco di darmi una spiegazione in questo modo, ma la soluzione al mistero non tarda ad arrivare.
Auto dopo auto, quelle davanti a me, superano un tizio a bordo di una Vespa; legate sul portaoggetti posteriore ci sono due cassette di mele che, mal legate, si sono inclinate sulla sua destra e stanno seminando il contenuto.
Arriva il mio turno, ho pochi chilometri prima di lasciare la strada principale per entrare in quella dove abito, così decido di passare subito all'azione.
Comincio con dei piccoli colpi di clacson, mentre le mele aumentano e rotolando rimbalzano anche sull'asfalto.
Non devo indugiare troppo, mi dico, così i colpi di clacson si fanno sempre più decisi. A quel punto, avendomi sentito, il tipo sulla Vespa comincia ad alzare il braccio sinistro nel classico gesto di mandarmi a quel paese. Accelera, convinto che gli suonassi per la velocità, le mele aumentano le cadute, io aumento i colpi di clacson, lui aumenta i paesi che a cui devo andare.
Il tutto si svolge per circa tre chilometri con una progressione esponenziale.
+ colpi di clacson = più mele che rotolano = più improperi che volano.
Le rotatorie non agevolano la possibilità di affiancarlo, si piazza in mezzo alla corsia e tira dritto.
Arrivo all'ultima rotatoria, quella dove io dovrò prendere la prima uscita... mi gioco tutto:
- Mi attacco al clacson dando fiato a tutto quello che posso, deciso e senza pietà.
- Il tizio sulla Vespa alza steso dritto verso il cielo il braccio sinistro, con alla fine un dito medio degno de "Il Dito", la scultura dell'artista italiano Maurizio Cattelan collocata di fronte a palazzo Mezzanotte, sede della Borsa milanese.
- Il tizio sulla Vespa da mi dà una dimostrazione delle sue capacità da tenore con un "MavadavialculooooH!" di notevole potenza con un Do di petto degno del compianto Luciano Pavarotti.
- Le mele volano, sono tante per la sterzata durante la rotatoria.
Io prendo la prima uscita, do un'ultima occhiata alla scena... il motociclista che sfreccia piegato in piena rotatoria contento di avermi seminato, la gente che gli fa segni che lui ignora, le mele che rimbalzano, volano e rotolano.
Rotolano a terra.
Come spesso accade ai miei cogli0ni quando ho a che fare con alcuni esemplari del mio prossimo.
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~ Tutta colpa del coso ~
Arrugginita è un eufemismo. Sono anni che non guido in questa città.
Due occhi non sono sufficienti a evitare di fare disastri. Me ne servirebbero due per guidare, uno per il navigatore e due per tenere d'occhio le altre macchine, i motorini e i pedoni che ti tagliano la strada da ogni lato. Muovermi con i mezzi del trasporto pubblico, considerando le ben note performance del servizio, non è nemmeno un'opzione. Mio marito non ha voluto accompagnarmi, troppe ore ad aspettare inutilmente dice. Non mi resta che farmi questa trasfertina by car, in fondo sono appena 60 km, che puó succedere mai? Suvvia.
La musica a palla mi fa compagnia, mentre sono tristemente incolonnata al casello della tangenziale. Sbircio nelle macchine ai miei lati e osservo le persone all'interno. Mi piace osservare gli altri, immaginarne chi sono e i loro pensieri dalle espressioni, dai movimenti, dagli oggetti che riesco a intravedere, da qualche dettaglio nella persona o nell'abbigliamento. Mi chiedo se sono pendolari occasionali come me o questo fa parte del loro delirio quotidiano. Come si fa ad abituarsi, ad inserire nella propria routine, un supplizio simile? Evidentemente in qualche modo si fa.
Mentre penso compiaciuta che le mie scelte di vita, per quanto opinabili, mi hanno almeno risparmiato situazioni del genere, all'improvviso la macchina vibra e si spegne. Riaccendo, faccio un metro, si rispegne. Idem il metro successivo. Spengo l'autoradio. Niente, non va. Le auto dietro iniziano a suonare. Panico. Disabilito l'alimentazione a gas e passo a benzina. Rispengo, riaccendo, va. Stronza di macchina, quando ti rottamo sarà sempre troppo tardi!
Lentamente guadagno il mio turno al casello, prendo le monetine dal portaoggetti già contate prima per non perdere tempo. Cerco di accostarmi il più possibile senza sfasciare niente, il braccio è corto purtroppo, e inserisco le monetine. Ne inserisco € 1,20 ne segna 0,90. Cazzo si è mangiato le monete! Prendo la borsa, poi il portafogli e cerco di afferrare monetine a cavolo il più veloce possibile, perché da dietro già suona un concerto di clacson in do minore. La macchina si spegne. Ma porcapú! Riaccendo, stenta ma grazieadio parte, infilo le monete che avevo in mano, sperando le conti bene stavolta. L'asta si alza, alleluja, e sfreccio manco fossi Verstappen in pole position, lasciando una scia di automobilisti incazzati alle mie spalle.
Non ho il tempo di tirare un sospiro di sollievo che il navigatore mi dice qualcosa che non capisco, svolto a sentimento ritrovandomi fortunatamente nella direzione giusta. Ma non faccio cento metri che arrivo ad un semaforo e mi accorgo di essermi incolonnata male: in quella posizione sono costretta per forza ad proseguire dritto, e io devo svoltare a sinistra! Scatta il verde e faccio diosolosacosa, ringraziando in cuor mio quelli in arrivo da dietro per non avermi ucciso.
Finalmente arrivo alla stazione, dove so che nei pressi c'è un parcheggio a pagamento molto grande, vicino alla mia destinazione. Faccio per entrare, mi accosto alla colonnina, e non vedo il solito fungo da premere per ritirare il ticket. Impossibile una retromarcia. Echecazzo! O sono su scherzi a parte o io e le sbarre oggi abbiamo un problema serio. È prestissimo, non arriva nessuno. Il presidio del custode del parcheggio è vuoto. Cerco in giro forme di vita amiche e, molto più in là, vedo due uomini che parlano, sembrano dipendenti delle ferrovie a giudicare dalle camicie celestine che conosco troppo bene. Mi frigge, ma mi tocca andare a fare la figura dell'impedita.
Mi avvicino disinvolta e sorridente e saluto sonoramente. I tipi si girano e quello che era di spalle toglie gli occhiali da sole, risponde al mio saluto con un cenno del capo, spalancando un sorriso da 1000 watt. Azz! Percezione collaterale di immediata umiditá mentre il resto del mio sistema esegue, in un quarto di secondo, una scansione fotografica del soggetto: altezza media, capelli castano chiaro, tendente al biondo, sistemati all'indietro, sfumatura sul collo a regola d'arte, ciuffo leggermente spettinato sulla fronte, ciglia folte e lunghe da fare invidia alle donne, occhi castani, barba da mezzo centimetro, mascella taglio laser, bocca con arco di cupido pronunciato, spalle larghe, braccia molto definite ben visibili nonostante la camicia arrotolata a tre quarti, di cui una tatuata fino al polso, bracciali vari, mani grandi, un solo anello al pollice, jeans chiaro riempito da due gambe promettenti, converse vissute. Valori biometrici nella norma. Colesterolo borderline. Secondo uomo: non pervenuto, non riuscivo a guardare altrove.
Chiedo se per caso sanno di problemi per l'ingresso al parcheggio, giacché non riesco a fare alzare la sbarra e, l'uomo non pervenuto, mi spiega, con l'intonazione da tombeur de femmes, che c'è da premere un pulsante che ti fa uscire il "coso", da infilare poi nella macchinetta automatica prima dell'uscita. Ah ecco, guarda tu che rivelazione. Gli rispondo che "io lo prenderei volentieri il coso, ma il pulsante non lo trovo!". Loro ridacchiano sotto i baffi e mi rendo conto solo dopo di quello che ho detto. "Vabbè il ticket... Ok provo a ricontrollare allora, grazie gentilissimi!". Perfetto, che graziosa figura di, se torno lì e c'è un pulsante giuro mi faccio ricoverare. Se non c'è, sradico la colonnina ed entro, dopo averla prima suonata in testa al tipo non pervenuto però. Faccio per andare quando quello carino fa "dai ti accompagno, io qua ho finito, devo andare proprio da quella parte", congedandosi dal collega con un cenno della testa. L'altro risponde stesso modo. Credo che la comunicazione tra uomini si sia evoluta verso una sintesi estrema, tuttavia efficace, giacché si comprendono perfettamente anche così. Sono prossimi alla telepatia secondo me. Fosse stata una mia collega, ci sarebbero voluti tre minuti di blablabla solo per dirci qualcosa che significasse "ci vediamo domani allora, stammi bene".
Ci incamminiamo, lui mi precede avendo una falcata più lunga della mia. Non mi dispiace, mi dà modo di apprezzare un OMG di backstage e la scia di un profumo vagamente familiare. Lo seguo a passo sostenuto cercando, allo stesso tempo, di mantenere un'andatura decentemente femminile e fluida, considerate le mie espadrilles da tacco 10 oltre zeppa. Una volta alla colonnina, mi indica una specie di fessura, che non avrei mai detto fosse qualcosa da premere e lo confesso onestamente ad alta voce. Mi fa "Tranquilla, la prima volta restano tutti un po' perplessi". Ok ha evitato con molta attenzione la parola scema, onore al merito, tre punti a favore per il tipo. Lo premo e la colonnina diligentemente sputa il "coso" e la sbarra ai alza. Mi ficco velocemente in macchina prima che si riabbassi e parcheggio poco più in là, alla prima piazzola che trovo.
Dallo specchietto retrovisore mi accorgo che il tipo si sta avvicinando alla macchina, apro la portiera e, senza scendere gli dico "grazie mille, tutto a posto!". Lui ha un attimo di esitazione, poi mi augura buona giornata, mi riabbaglia con quel sorriso da 1000 watt, indossa gli occhiali e se ne va. Io resto lì a fissare il "coso" sul mio cruscotto, ed un deciso sentimento di inadeguatezza mi pervade. Lo ricaccio indietro, non adesso, ho bisogno di concentrazione per quello che sono venuta a fare. Sono esausta e siamo solo alla metà della prima parte della giornata.
Essendomi anticipata enormemente sui tempi, mio solito, resto in macchina nel parcheggio e dormirei volentieri. La nottata di merda alle spalle, passata a studiare qualche pagina in più delle 15 materie richieste nel bando di concorso, si fa sentire. Ma cerco di restare vigile e continuo a leggere il mattone di diritto pubblico e costituzionale che mi sono portata dietro, prestatomi da una mia amica smart, ed alla quale non vedo l'ora di restituirlo perché, visto quanto ci tenesse, mi viene l'ansia a tenerlo un'ora sola in più.
Sono fuori da un bel po' e la necessità di fare pipì si fa sentire. Manca un'ora ancora all'apertura dei cancelli e poi chissà quanto durerà la fila per le operazioni di riconoscimento e assegnazione dei dispositivi. Trattenerla fino a quando sarò dentro è impensabile, rischio di esplodere. Nonostante il pensiero di un bagno pubblico mi ripugna, mi incammino alla ricerca di un bar. Evito i primi che trovo dall'aspetto infimo ed entro in uno più grande, non tanto moderno, dove però ci sono molti giovani studenti ai tavoli che stanno facendo colazione. Chiedo dov'è il bagno e seguo le istruzioni, notando con disappunto che la toilette per le donne e per gli uomini praticamente è la stessa, unico antibagno con due porte, una per sesso.
Mi sento rinata mentre mi lavo le mani ma ti pareva che potesse funzionare l'asciugamani ad aria calda. Giammai! Riprendo alla meglio borsa e libro, cercando di non bagnarlo, ed esco di corsa da quel posto nauseabondo con le mani ancora grondandi prima che entri un uomo. Sbatto in qualcosa di durissimo e sto quasi per cadere all'indietro quando due mani mi afferrano e io afferro una camicia. Deo gratias! Solo cadere nel cesso mi manca stamattina! Sto per scusarmi del tamponamento maldestro quando mi accorgo che chi mi tiene, e a cui mi sto aggrappando, è mister 1000 watt. "È la seconda volta che ti salvo oggi!" mi dice mentre mi guarda divertito, per fortuna non infastidito, e io mi ricompongo alla meglio scusandomi e riscusandomi, veramente imbarazzata, anche per avergli praticamente stampato le mie mani bagnate sulla camicia. Lo lascio alla sua seduta di gabinetto e vado al bancone, mi siedo sullo sgabello, appoggio le mie cose e ordino un caffè "forte per favore". Che giornata.
"Cappuccio e cornetto Pasquá" sento mentre qualcuno si siede allo sgabello accanto al mio. "Adesso puoi cadere dallo sgabello, ci sono io" e mi fa l'occhiolino. Mentre penso cosa rispondergli il barman ci mette già davanti le nostre ordinazioni e gli fa "Danié che fai, ti asciughi addosso come i bambini?". Non posso fare a meno di ridere di gusto, quella faccia da figlio-di e la forma delle mie mani bagnate sulla sua camicia celeste erano davvero una situazione troppo surreale per non buttarla a ridere. Stemperata cosí la tensione, facciamo le presentazioni. "Piacere Daniele". "Piacere Serena". Mi chiede cosa ci facessi da quelle parti e gli dico di essere venuta per un concorso che si tiene in uno dei padiglioni della mostra. Lui è un dipendente delle ferrovie e aveva appena smontato da un turno molto lungo. Parliamo del più e del meno, è simpatico, ironico, si esprime bene, la conversazione è piacevole... insomma trovare su due piedi un difetto a quest'uomo sembra impossibile. Se leggo bene il linguaggio del corpo questo pezzo di Marcantonio, sembra attratto da me. Si protende e si avvicina parlando, sorride sempre, mi guarda negli occhi ma troppo spesso punta le mie labbra e la mia scollatura. Effettivamente oggi ho un po' esagerato con la merce esposta, ma fa un caldo boia.
Troppo lusingata dalle sue attenzioni, non mi rendo conto che il tempo è passa velocemente e quasi mi viene un colpo quando mi accorgo che è passata l'ora X e ormai avranno aperto i cancelli alla mostra. Lo saluto frettolosamente, afferro la borsa, vado alla cassa e pago per entrambi. Mi sembra il minimo offrirgli la colazione, e scappo via sperando di non essere troppo in ritardo. Fortunatamente la fila dei partecipanti è a perdita d'occhio, quando arrivo la gente ancora si riversa dai cancelli, mi accodo ansimante ma felice di non avere fatto tardi. È mattina presto ma già ci si scioglie dal caldo, ed il pensiero che dentro dovrò indossare la mascherina ffp2 per ore imprecisate mi fa girare la testa.
Scorriamo lentamente e, come al solito succede, faccio amicizia con altri speranzosi candidati. Discorriamo delle materie a concorso e mi rendo conto che tutti sono molto preparati su un argomento che io non ho considerato importante. Al check fila tutto liscio, mi assegnano un posto e mi posso finalmente rilassare mentre aspettiamo il via della commissione. Giacché occhio e croce ci vorrà ancora un bel po', decido di dare una lettura veloce a quell'argomento di cui si parlava. Solo in quel momento realizzo di non avere il libro con me. Il testo sacro della mia amica! Devo averlo lasciato sul bancone del bar, ma che testa-di-m! E non posso nemmeno rintracciarlo su Google e chiamare per chiedere il favore di metterlo da parte, caso mai fosse ancora lì, perché i cellulari sono stati spenti e riposti in borsette sigillate per tutta la durata della prova concorsuale.
Che giornata! Cos'altro poteva succedere? Meglio non pensarci, tanto finché non esco di qua nemmeno nulla posso fare. Cerco di rimanere concentrata sul momento, ripassare articoli di codice e argomenti a memoria, ma nella testa passa sempre la pubblicità di quell'uomo. La sua bellezza da scugnizzo cresciuto, il tono di voce con cui mi parlava, il modo lascivo in cui mi guardava, le sue mani grandi e virili. Sì Seré ma adesso basta, cerchiamo di non scadere nel ridicolo, era più bello, più giovane, più tutto. Sono fuori come un balcone a pensare che potesse essere attratto da me. Ma come mi viene in mente, e poi mi avrà definitivamente archiviata per matta per come l'ho piantato al bar.
Sospiro e ascolto la spiegazione del presidente su come si svolge la procedura, le regole e tutte le cause di annullamento della prova. Pronti, si parte, 60 domande in 60 minuti. Ce ne vogliono 5 solo per leggere la prima domanda. Merda.
Consegno all'addetto il tablet, scansioniamo i QR per l'abbinamento, mi sbloccano la custodia e libero il mio cellulare. Arrivederci e grazie. Non direi che è andata male ma su millemila partecipanti fare un punteggio idoneo a scavalcarne la maggioranza è pura utopia. Un aspetto positivo è che abbiamo finito molto prima di quanto immaginassi. L'ansia si dissolve al sole, che mi scioglie i pensieri ghiacciati dall'aria condizionata polare e mi ricordo che ho un libro da recuperare. Al banco del bar il tipo, Pasquá, è ancora di turno ma dice di non aver trovato nessun libro. Chiede anche ai colleghi e alla cassiera ma niente, nessuno l'ha visto. Sconsolata esco di lì e già penso a dove potrei ricomprarlo. Si era tanto raccomandata, che figura di. Poi, siccome sono una donna semplice, vengo rapita da una scritta gigante su una vetrina: saldi 70%. Azz. Sui manichini cosine molto interessanti. Dopo tutti stí patemi una piccola gratificazione ce vó. Entro e mi do alla pazza gioia, il paradiso delle tardone a prezzi stracciati proprio!
Mi guardo allo specchio del camerino mentre provo l'ultimo dei vestitini freschi, leggeri e svolazzanti che avevo scelto. L'hanno fatto per me. Mi sta benissimo. Scollatura in risalto. Doppia spallina sottile. Punto vita regolabile con lancetti incrociati sulla schiena. Gonna irregolare che scopre le gambe a tratti moltissimo a tratti no. Fondo nero con sfumature in vari colori safari che faceva risaltare la mia pelle chiara e che si abbinava una favola con le mie espadrilles corda. Mi vedevo uno schianto... Sono io o lo specchio è photoshoppato? Peccato che non mi ha visto così stamattina. Ma chi? Ma seria? Che pensiero stupido. Il caldo mi sta dando il colpo di grazia. Ed il pensiero di indossare i jeans che avevo prima, nei quali stavo prendendo fuoco, e la maglietta sudaticcia, proprio non mi va. Stacco il cartellino e lo tengo addosso. Fanculo al caldo.
Quando esco è ormai ora di pranzo. Decido di prendere qualcosa da mangiare ma prima voglio liberarmi delle borse ingombranti. Entro nel parcheggio e mentre mi avvicino alla macchina noto un foglio bianco svolazzante sotto il tergicristallo. E che cazzo, una multa?!!! Nooo pure questo! Ma perché mai mi hanno multato? Questo è un parcheggio... Forse l'area era videosorvegliata e mi hanno rintracciato dopo quella manovra criminale che ho fatto stamattina al semaforo? Nel frattempo che elaboro tutte le sciagure possibili sono alla macchina e tiro il foglio. È un semplice ritaglio bianco. Non è il bollettino di una multa. C'è un messaggio scritto a penna "Il tuo libro ce l'ho io. Daniele" ed un numero di cellulare. Tutt a poooost!
Mi si attorcigliano le viscere mentre compongo il numero e non so perché. Squilla fino a staccare. Uff. Riprovo, idem. Ottimo. Mi guardo intorno in cerca di non so cosa. Intanto ficco nel cofano le buste. Riprovo e quando penso ormai che non risponderà nemmeno stavolta sento "Pronto". Bum. Cazzo di voce pure al telefono.
"Ciao Daniele sono Serena" - "Hey ciao... com'è andata?"- "Non ho idea ma credo benino dai... senti guarda oggi le sto combinando di tutti i colori proprio! Mi spiace darti noia come possiamo fare per il libro? Non è mio, altrimenti..." - "Guarda me ne sono accorto dopo un po' del libro, sono venuto anche ai cancelli ma il tipo non mi ha fatto entrare perché non avevo la domanda di partecipazione o una cosa del genere... Ah grazie per la colazione!". Mannaggia che pazienza sta avendo sto tipo con me oggi. "Ma figurati. Mi spiace invece che oggi hai passato un guaio con me..."- "Si è vero... Scherzo!Ascolta non posso raggiungerti in questo momento, però abito proprio di fronte la stazione. Se guardi sulla sinistra vedi un palazzo alto, grigio e bordeaux, sotto c'è un supermercato. Non ti puoi sbagliare... da lì è un attimo. Ti mando il codice del citofono via whatsapp. Ok?"- "Ok.. ehm grazie".
Guardo alla mia sinistra: è il tripudio dei palazzi altissimi qui. Una densità abitativa che, in un solo isolato, fa gli abitanti di tutta la città da cui vengo. Però ne individuo solo uno grigio e bordeaux. Qualche secondo dopo mi arriva un messaggio con un codice, piano, interno... Uff, non può metterlo nell'ascensore o buttarlo giù? No, dal settimo piano non direi sia il caso. Salire a casa sua mi agita però, non lo vedo un tipo pericoloso e non mi sembra nemmeno il caso di fare storie, per oggi gli ho già rotto le scatole abbastanza a sto' cristiano. Che può mai succedere ancora? Prendo il libro e mi dileguo, facile facile. Arrivo a destinazione veramente in pochi minuti, digito il codice e si apre il portone. Azz, moderni.
Settimo piano a piedi nemmeno per sogno, corro il rischio con l'ascensore, tanto c'è il portiere che saluto con un sorrisone e mi risponde con un cenno del capo. Ma che hanno tutti qui che fanno solo cenni? Bah. L'ascensore è rapidissimo, manco il tempo di darsi una sistemata nell'enorme specchio che suona al piano. Sul ballatoio ci sono quattro porte, il suo interno è la seconda a sinistra. Mi viene da ridere quando vedo la scritta sullo zerbino "check yo energy before you come in my shit"... che tipo questo. Chissà se vive solo. Magari è sposato e mi apre la moglie... hai visto mai. Chissenefrega io un libro devo prendere, si tenesse il marito, ho già il mio e mi avanza. Suono e rido tra me e me.
Qualcosa si avvicina alla porta, rumore di zampe, ansimi, graffi. Tra moglie e cane da guardia non ero andata lontana. Sento la sua voce che parla, al cane evidentemente, e poi guaiti sommessi. Mi apre sorridente mentre trattiene a stento per il collare uno stupendo ed enorme esemplare di pastore tedesco. Non so chi dei due è più bello. Il padrone è scalzo e a petto nudo, indossa solo un pantalone di tuta chiaro che, per come lascia evincere altre forme, mi dice che è nudo pure sotto. Il tatuaggio non è limitato al braccio ma si estende sulla spalla e in parte sul petto. Il mio imbarazzo deve aver prevaricato sul finto sorriso, giacché si affretta ad aggiungere "tranquilla... quello pericoloso non è lui". Rispondo troppo velocemente "Si capisce subito". Ridacchia e spalanca di più la porta, facendo segno di entrate. "No, dai tranquillo, non ti preoccupare dammi il libro al volo e ti libero" - "Te lo do volentieri... ma entra un attimo che non riesco più a mantenerlo, se scappa per le scale è finita!" e sono dentro prima di ascoltare qualsivoglia obiezione della mia testa.
Appena lo lascia il cane si avventa su di me. È chiaro che vuole solo giocare, il problema è che alzandosi su me, con la sua mole, mi sbilancia e lo scodinzolare impetuoso della sua coda fa volare la mia gonna. Il tipo ridacchia e interviene solo quando ormai mi cade la borsa perché ho bisogno di entrambe la mani per pararmi dalle leccate. "Ok ok... Leó vieni qua! Buono... su! Scusa ma era divertente vederlo farti tante feste... Non fa mai così con gli sconosciuti, anzi è geloso" - "Ah beh, lo prendo come un complimento... Grazie Leó???" "Sarebbe Leonardo".
"Piacere di piacerti Leonardo! Tieni per le brunette tu? Bravo cucciolo, sei un buongustaio!" guaisce mentre gli faccio i grattini sotto il muso. "Tale cane tale padrone!" risponde "e poi come dargli torto in questo caso... non c'era bisogno che ti mettessi in tiro per l'occasione, ad ogni modo ottima scelta!". Mi dedica un occhiolino e poi fa un'ampia squadratura della mia persona. "Non ti esaltare caro... Non è per te. Non ho saputo resistere al richiamo del negozio di abbigliamento all'angolo e quando ho provato il vestito avevo così caldo che non mi andava proprio di rimettere i jeans!" - "Eh... hai ragione si muore oggi... guarda me: ho ficcato i pantaloni per decenza perché stavi venendo tu, altrimenti nudo restavo...".
Gli occhi che ero riuscita a tenere fino a quel momento fissi nei suoi cadono sulla curva delle spalle, e poi sul petto e sulla pancia, ricoperte di una peluria castana dall'aspetto così soffice che viene voglia di passarci le mani dentro. In un verso e poi nell'altro. Il figlio di ballerina se ne accorge e con un sorriso compiaciuto aggiunge "Spero di non turbarti così". Non nutrirò il suo ego già in sovrappeso con la conferma di avermi squilibrato l'assetto ormonale. Non lo conosco, sono una donna sposata e probabilmente più vecchia di lui. Devo sbrigarmi a uscire di qui. Con la migliore faccia da poker rispondo "No tranquillo, è casa tua, anzi se mi dai il libro ti libero immediatamente. Devo tornare presto. Approposito grazie mille per averlo preso, non è nemmeno mio, che figura sarebbe stato non poterlo restituire a causa della mia sbadataggine!".
"Che fretta c'è. Ti ho salvato tre volte oggi, non merito una piccola ricompensa?" Si avvicina un pochino ed i miei occhi sbarrati suscitano la sua ilarità perché ridacchia di gusto e aggiunge "Mi merito almeno un caffè in compagnia, non ti spaventare bambolina". Non vedo nemmeno il cazzo di libro in giro per poterlo afferrare, girare i tacchi e salutarlo dicendo "bambolina glielo dici a tua sorella!". Deve notare che mi sono irrigidita e aggiunge "5 minuti per il caffè migliore di sempre Seré, e non per il caffè ma perché le mie mani sono magiche" e poi fa la cosa peggiore che potesse fare. Mi mette una mano dietro la schiena, in basso, nella curva prima del sedere, per spingermi a seguirlo verso la cucina. Una mano enorme e calda. Quel contatto in quel punto per me è la criptonite. La password del firewall. Il passpartout.
Lo seguo senza opporre obiezioni, è solo un caffè che può mai succedere? La casa è semplice ed essenziale. Maschile nei colori, ordinata e ben tenuta per essere abitata da un uomo e un cane. Dieci punti per il tipo. Sento che il caldo aumenta e non sono sicura che sia solo per la temperatura esterna. "Accomodati dove vuoi ma eviterei la Leó zone" e mi indica un angolo con scodelle e un cuscino davvero enorme dove prontamente il cane si fionda a rivendicare il suo territorio. "Non oserei mai Leó", dico al cane e appoggio la borsa sul tavolo mentre lo osservo ormeggiate con tazzine e cialde. Vengo attirata dalla porta finestra che da su un balcone e su una veduta mare veramente wow. "Posso affacciarmi fuori?" - "Sei la padrona bambolina".
Fuori il sole del primo pomeriggio è a picco ma al settimo piano c'è un venticello deciso e piacevole che si insinua sotto la gonna leggera e la fa svolazzare. È proprio bello lí ma non sono abituata, la vertigine mi prende subito. "È stupenda la vista qui" gli grido "Anche un'altra vista è stupenda" risponde di rimando. Lo sento avvicinare. "Servizio in terrazza madame" dice porgendomi la tazzina di caffè da dietro e praticamente abbracciandomi per darmela. "Merci monsieur". La prendo e lo assaggio. Il cazzone aveva ragione, fa un caffè degno del re. "Mmmmm buono davvero" - "Vedi devi fidarti di più... faccio bene un sacco di cose, oltre a salvare bamboline in difficoltà".
Stavolta rido io, è talmente sfacciato e sicuro di sé che quasi lo invidio. Me la toglie dalle mani appena ho finito e la appoggia su una sedia. Poi mi mette le mani sui fianchi da dietro. O lo butto giù adesso o lo lascio fare. Magari un altro poco e poi basta. Mi sfiora il collo con le labbra e poi mi bacia la spalla. Gli chiedo "Questo fa parte del pacchetto ringraziamento o cosa?" - "O cosa" risponde lui continuando fino a risalire alla guancia. Saranno le vertigini oppure è lui che mi fa girare la testa? D'istinto volto il viso verso le sue labbra. Solo un altro poco e poi basta mi ridico. Il bacio che ricevo è qualcosa di eccezionale, non mi ricordo più da quanto tempo non mi baciano così. Il caffè sulle sue labbra ha un sapore ancora migliore. Le sue mani salgono la schiena, accarezzano le braccia, il mio seno le riempie alla perfezione mentre stringe. Un brivido. Mi giro del tutto e lo bacio io. Le mani libere di accarezzare quel petto. Solo questo e poi basta. Ma perdo la cognizione del tempo e non so per quanto tempo continuo così, torno un poco in me solo quando sento le sue mani sul mio sedere e poi farsi strada sotto le mutandine. "Aspetta, non é il caso... devo andare, scusa".
Mi trattiene e mi stringe di più a sé mentre continua a farsi strada dove vuole. "Shhhhhhhh. Ferma. Abbiamo un problema qui" dice accarezzando tutta la lunghezza della mia intimità bagnata, un tocco così dosato e sapiente che mi strappa un bastardo di mugolio. "Abbiamo lo stesso problema" mi sussurra e si spinge contro di me facendomi sentire la sua eccitazione. Senza vergogna le mie mani si precipitano ad afferrarlo, toccarlo, testarlo. Eh sì, aveva un problema. Un grosso problema. Questa volta il rantolino di piacere è il suo. Mi solleva come se non avessi peso continuando a baciarmi e mi riporta dentro, appoggiandomi sul tavolo. Mi spoglia o mi spoglio, non lo so. So solo che sono mezza nuda, la sua bocca vorace sul mio seno zittisce ogni voce di buonsenso interiore e quando la sua testa sparisce sotto la mia gonna proclamo la mia resa definitiva. Non peccava di presunzione quando diceva che sapeva fare molte... cose bene. Non c'era bisogno di guidarlo, faceva piano, faceva forte, mordeva al momento giusto proprio come se leggesse i miei pensieri, provasse le mie stesse sensazioni. Si accorge infatti quando sto quasi per venire e si ferma. Mi trascina giù dal tavolo, togliendomi quel poco di stoffa che resta su di me ed io lo aiuto a liberarsi della tuta. Non posso non fermarmi un secondo ad ammirarlo. Questa volta sono io a bloccarlo contro il tavolo, mentre cado in ginocchio per assaggiarlo. E forse non si aspettava di non essere l'unico a saper fare le cose per bene, a giudicare dai forti sospiri di apprezzamento e da come mi mantiene la testa, sembra che abbia paura che smetta. Oh sì che so cosa fare, e lo faccio con trasporto, gusto, piacere mio anche se lo contengo a fatica in bocca: madre natura era in vena di strafare quando l'ha creato. I muscoli delle sue gambe si irrigidiscono sempre di più, è vicino. Mi fermo, lo voglio subito. Come leggendomi nel pensiero mi ribalta sul tavolo, mi bacia ancora, mi stende e mi dice "afferra il bordo del tavolo bambolina... sarà forte e cattivo". Alza le mie gambe sulle sue spalle ed entra in me lento, mentre mantiene il contatto visivo, cosa che mi manda in estasi già di per sé. La mia carne cede e si adatta a lui, è così grosso, mi riempie e lo sento tutto. Quando arriva fino in fondo si tira via, poi rientra in un colpo solo. Stupendo. Di nuovo. E mantiene la promessa. Si scatena dentro me, forte, voglioso, cattivo. Le oscenità che mi dice non fanno che aumentare il mio piacere. Devo mantenermi forte al tavolo davvero mentre fa. Sento il piacere travolgermi prepotente, gli spasmi del mio orgasmo mi scuotono tanto che le mie urla spaventano Leó che, coda tra le gambe, sparisce in un altra stanza. Le sue arrivano un secondo dopo, forti come le mie, più dolorose. Si accascia su di me rimanendomi dentro, ansimiamo sudati e sconvolti. Mi scosta i capelli dal viso e mi chiede come va. "Ci ha sentito tutto il palazzo e abbiamo traumatizzato il cane. Secondo te come va?". Ridiamo insieme. Appena il respiro si calma, cerca di nuovo le mie labbra. Non è ancora finita.
Come al solito prima di andare via sistemo le scartoffie sulla mia scrivania, ben allineate, e ripongo il "coso" che ormai uso come segnalibro nel codice di procedura. Lo rigiro un attimo tra le mani. Sorrido al pensiero di tutto quello che mi ricorda quel piccolo pezzo di carta ogni volta che lo vedo. A lui devo le ore più rocambolesche, indicibili, peccaminose e soddisfacenti della mia vita, trascorse tra le braccia di uno sconosciuto, che non ho più rivisto. E un nuovo lavoro. Ah sì, perché poi quel concorso l'ho vinto.
@conilsolenegliocchi 🐞
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Apice, nascosti in un pacchetto di sigarette 18 g di eroina: arrestato pusher con precedenti
Apice (Benevento), nascosti in un pacchetto di sigarette 18 g di eroina: arrestato pusher con precedenti. I Carabinieri della Compagnia di Benevento, a seguito mirato servizio controllo del territorio, in città e in provincia, finalizzato al contrasto dello spaccio di sostanze stupefacenti hanno controllato un veicolo nel territorio del Comune di Apice (BN). I militari del dipendente Nucleo Operativo e Radiomobile, dopo aver fermato un’auto sospetta alla cui guida vi era un 63enne del luogo, conosciuto alle Forze di Polizia, già sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di presentazione della polizia giudiziaria, notando l’atteggiamento nervoso del conducente decidevano di procedere alla perquisizione veicolare che consentiva di rinvenire all’interno del vano portaoggetti dello sportello anteriore un pacchetto di sigarette, al cui interno vi erano occultati 18 ovuli termosaldati contenenti sostanza stupefacente del tipo eroina, avente un peso complessivo di 18 grammi. L’uomo, espletate le formalità di rito, su disposizione della Procura della Repubblica di Benevento, veniva dichiarato in stato di arresto per il reato di detenzione ai fini di spaccio di sostanza stupefacente e tradotto in regime di arresti domiciliari presso la propria abitazione. L’arrestato è, pertanto, allo stato indagato e quindi presunto innocente fino a sentenza definitiva. Così come disposto dal Comando Provinciale Carabinieri di Benevento, i militari della Compagnia del capoluogo sannita, hanno programmato un apposito piano di controlli, sia di giorno che di notte, per garantire la sicurezza dei cittadini e reprimere il fenomeno dilagante dello spaccio di droga; il servizio è stato attuato con l’impiego di diverse pattuglie, dislocate su tutto il territorio di competenza. ... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
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Rompe il vetro della macchina e aggredisce marito e moglie
I carabinieri del Nucleo radiomobile hanno arrestato, di notte, due uomini di origine nordafricana sorpresi a rovistare all’interno di auto parcheggiate sulla strada. Il primo episodio è avvenuto in via Bertolotti, nel centro di Torino, quando marito e moglie hanno colto sul fatto un uomo che frugava nel vano portaoggetti della loro macchina, aperta rompendo il vetro posteriore. Il ladro, un…
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Renault Scenic E-Tech è stata nominata auto dell'anno
La nuova Renault Scenic ha una posizione di guida molto comoda e ampiamente regolabile. In attesa di vedere su strada le Renault elettriche popolari, cioè la Renault 4 da 20.000 euro e la Renault 5 da 25.000 euro, abbiamo provato la nuova Scenic E-Tech che è una crossover del segmento C ed è stata appena eletta Auto dell’Anno. Ovviamente in questo caso il prezzo è meno popolare – il listino parte da 41.550 euro – ma è commisurato ai contenuti e al valore di una vettura che svolge pienamente il ruolo di prima auto e che pone poche limitazioni quanto ad autonomia, soprattutto con il pacco batteria più grande da 87 kWh: in questo caso si possono percorrere 625 km (ciclo misto WLTP) con un pieno di elettricità, mentre con le batterie da 60 kWh si scende a 430 km. Alle due capacità degli accumulatori corrispondono altrettante potenze del motore, 170 e 220 CV, che si trova nella posizione tradizionale delle auto termiche, ovvero sotto il cofano anteriore. Questo perché la piattaforma Cmf-Ev non è “nativa elettrica” ovvero progettata fin dall’inizio per i modelli a elettroni, ma è stata modificata partendo dalla Cmf delle vetture tradizionali. Quindi nella Scenic E Tech non c’è il cosiddetto frunk – il vano bagagli sotto il cofano anteriore – e le batterie non riempiono tutto l’interasse dell’auto ma sono disposte su due livelli, sfruttando lo spazio liberato dall’assenza del serbatoio della benzina. Ma questa architettura ha anche dei pregi, perché la volumetria a bordo è considerevole a pure il bagagliaio è molto capiente, oltre che profondo: la capienza minima è di 545 litri, che diventano 1.670 ripiegando i sedili. In altre parole si può viaggiare comodamente in quattro senza che nessun passeggero rinunci alla propria valigia. Se poi si vuole migliorare l’esperienza a bordo si può scegliere il tetto panoramico in vetro opacizzante Solarbay, che è in grado di oscurarsi completamente o solo in alcuni segmenti. Molto interessante anche il bracciolo posteriore che è dotato di vani portaoggetti per riporre computer e tablet e di supporti apribili per guardare gli schermi; ci sono anche due porta-bevande e due prese USB-C. Nella parte frontale, invece, la scena è tutta per gli schermi della strumentazione e del sistema multimediale che sono uniti a forma di L: il primo è un display TFT orizzontale da 12,3”, il secondo è un touchscreen verticale da 12”. Il software dell’infotainment si basa su Android Auto e propone una perfetta integrazione con Google Maps, si aggiorna over-the-air e riconosce fino a settanta comandi vocali. Quanto alla sicurezza, invece, ci sono più di trenta tra sistemi di assistenza e funzioni di sicurezza, tra cui l’innovativo Safety Coach che studia le abitudini di guida e offre consigli personalizzati. A questo proposito, il guidatore può selezionare quattro livelli di frenata rigenerativa attraverso le palette dietro il volante – il più vigoroso non basta comunque per fermare l’auto – e scegliere tra altrettante modalità di guida: Comfort, Sport, Eco e Perso (l’ultima è quella personalizzabile, non significa che vi siete persi). Parlando invece di sostenibilità, la Scenic E-Tech ha il 54% dei componenti prodotti da fornitori francesi e l’85% dei fornitori è comunque europea; inoltre, il 24% dei materiali proviene dall’economia circolare e a fine vita il veicolo è riciclabile fino al 90% della sua massa nei vari settori industriali. Terminata la teoria passiamo alla pratica, mettendoci al volante della nuova Renault e scoprendo una posizione di guida molto comoda e ampiamente regolabile. Impostare il navigatore è facile, dopodiché si procede nel silenzio quasi assoluto con un buon livello di insonorizzazione. Le prestazioni del motore da 220 CV sono perfette per il tipo di auto, a volte anche esuberanti come dimostra l’avantreno che si alleggerisce con facilità, ma in ogni caso la Scenic è sempre piacevole da guidare. La massa di circa 1.850 kg non si sente troppo e nei contesti urbani si apprezza il diametro di sterzata contenuto (10,9 metri). In conclusione, questa nuova Renault sembra ben riuscita sin dall’inizio e si prepara ad affrontare il mercato italiano forte del riscontro che la Megane E-Tech ha riscosso nel 2023, quando è stata venduta in oltre 2.000 unità. Read the full article
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