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diceriadelluntore · 7 months ago
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Storia Di Musica #321 - Okkervil River, The Stage Names, 2007
Fino a 15 giorni fa non conoscevo questo gruppo, e la sua storia variegata e spassosa. Non conoscevo ovviamente nemmeno il loro modo di fare musica, che mi ha colpito davvero tanto. Will Sheff, voce e chitarra, Zach Thomas al basso e al mandolino e Seth Warren alla batteria sono tre amici sin dal tempo del liceo, e vivono nel New Hampshire. Si trasferiscono dopo il college ad Austin, in Texas, e mettono su una band: prendono nome dal titolo di un racconto di Tat'jana Nikitična Tolstaja (che discende da un ramo minore dei Tolstoj), contenuto nella raccolta Sotto Il Portico Dorato, che si intitola Sul Fiume Okkervil, che è un breve fiume che passa per San Pietroburgo: Okkervil River. Siamo a fine anni '90 del '900 e i nostri registrarono un album autoprodotto composto da sette canzoni intitolato Stars Too Small To Use. Iniziano a fare concerti, la band si allarga (Jonathan Meiburg alla fisarmonica e poi all'organo). Nel 2002 la famosa etichetta indipendente Jagjaguwar li mette sotto contratto: Seth Warren abbandona per seguire la carriera accademica a Berkely e viene sostituito da Mark Pedini alla batteria. Nello stesso anno pubblicano il loro primo LP, Don't Fall In Love With Everyone You See. Un anno dopo si spostano a San Francisco, Warren ritorna in gruppo, e pubblicano Down The River Of Golden Dreams. La band ha continui cambi di formazione, ma raggiunge una certa forma quando Travis Nelsen sostituisce Pedini alla batteria e si aggiunge un altro chitarrista, Howard Draper. Con questa formazione, nel 2005, pubblicano il loro lavoro più riuscito, che li fa conoscere in maniera decisiva anche oltre la scena indipendente: Black Sheep Boy è osannato dalla critica e vende benissimo per un disco indipendente, tanto che la band lo pubblica nel 2006 anche in Europa e ne fa uscire un mini EP in accompagnato, Black Sheep Boy Appendix. Zach Thomas esce dal gruppo e viene sostituito da Pat Pestorius. Il suono è un folk rock ricco, delicato, gioioso ma sono le idee dei testi di Sheff che stupiscono, in una sorta di costruzione di musica cabaret dove il racconto, a volte stucchevole, di ciò che succede intorno a lui è il fulcro della musica degli Okkervil River. E prova maestra è il disco di oggi, uscito nell'Agosto del 2007 e quasi da subito un classico della musica indipendente.
The Stages Names è, come suggerisce il titolo, una riflessione ironica e senza peli sulla lingua sull'essere un'artista e sulle storie che l'esserlo nasconde. Our Life Is Not A Movie Or Maybe prende in giro il già allora evidente e potente ingigantimento di qualsiasi cosa succeda nella vita di chiunque, o per meglio dire, la voglia di rendere le cose della vita molto più drammatiche o epiche di quello che sono (It's just a life story, so there's no climax\No more new territory, so pull away the IMAX). Unless It's Kicks è una analisi sul rapporto artista fan, A Hand To Take Hold Of The Scene è la prima genialata, infatti è una canzone che racconta della trama di due programmi TV, Cold Case (famoso anche in italiana, sulla squadra dell'FBI chiamata a risolvere i casi irrisolti di anni precedenti) e Breaking Bonaduce (una sorta di documentario su Danny Bonaduce, famoso attore bambino degli anni'70, che raccontava dei suoi problemi familiari da adulto) in cui furono usate canzoni della band (in Cold Case Black Sheep Boy). Savannah Smiles è la storia di Shannon Wilsey, famosa pornostar americana, che prese il suo nome d'arte da un film, Savannah Smiles del 1982: la sua è una storia tragica, poichè dopo un incidente stradale dove rimase sfregiata, decise di suicidarsi per non essere vista "brutta". Plus Ones è un piccolo capolavoro: l'espressione indica nelle liste dei concerti le aggiunte che gli ospiti dei backstage hanno per le entrate, ed è un testo quasi non sense che aggiunge uno o più unità a famosi titoli di canzoni: ? and the Mysterian che scrissero 96 Tears diventano 97, le 50 Ways To Leave Your Lover di Paul Simon diventano 51 e così via, citando anche i The Byrds di Eight Miles High, i R.E.M. di 7 Chinese Bros., David Bowie in TVC15 ed altri. You Can't Hold The Hand Of A Rock And Roll Man cita nel titolo un testo di una canzone di Joni Mitchell, Blonde In The Bleachers, e cita nel testo un quadro di Marchel Duchamp, La Sposa Messa A Nudo Dai Suoi Scapoli, Anche. John Allyn Smith Sails è dedicata alla vita e al suicidio del poeta confessionale John Berryman (originariamente John Allyn Smith). La canzone si conclude rielaborando la tradizionale canzone popolare Sloop John B (resa famosa dai Beach Boys), paragonando la morte a un viaggio di ritorno a casa. Non posso non citare anche Title Track (che cita Hollywood Babylonia di Kenneth Anger) e la toccante A Girl In Port, canzoni misteriosa e dolente. Le canzoni hanno una gioiosa musicalità e il disco va persino in classifica su Billboard. Will Sheff si mostra un cantautore davvero poliedrico e la band gira a mille, usando spesso solo strumenti acustici (tranne in Title Track e poche altre occasioni). Un piccolo gioiello scoperto in questo mese di Aprile, che con la seconda copertina capite benissimo a cosa è dedicato (almeno spero....)
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myleszply195 · 9 months ago
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schizografia · 4 years ago
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Il sospetto nei confronti delle proprie stesse parole si produce ogni volta che la distinzione fra il pubblico e il privato perde il suo senso. Che cosa hanno vissuto, infatti, gli abitanti dei campi? Un evento storico-politico (come - poniamo - un soldato che ha partecipato alla battaglia di Waterloo) o un’esperienza strettamente privata? Né una cosa né l’altra. Se era ebreo ad Auschwitz o donna bosniaca a Omarska, è entrato nel campo non per una scelta politica, ma per quanto aveva di più privato e incomunicabile: il suo sangue, il suo corpo biologico. Eppure proprio questi fungono ora da criteri politici decisivi. Il campo è, in questo senso, davvero il luogo inaugurale della modernità: il primo spazio in cui eventi pubblici e privati, vita politica e vita biologica diventano rigorosamente indistinguibili. In quanto è stato reciso dalla comunità politica e ridotto a nuda vita (e, per di più, a una vita «che non merita di essere vissuta»), l’abitante del campo è, infatti, persona assolutamente privata. Eppure non c’è un solo istante in cui egli possa trovar rifugio nel privato e proprio questa indiscernibilità costituisce l’angoscia specifica del campo.
Kafka è stato il primo a descrivere con precisione questo particolare genere di luoghi, che da allora ci è diventato perfettamente familiare. Ciò che rende tanto inquietante e, insieme, comica, la vicenda di Joseph Κ., è che un evento pubblico per eccellenza - un processo - si presenta invece come un fatto assolutamente privato, in cui l’aula del tribunale confina con la camera da letto. Proprio questo fa del Processo un libro profetico. E non tanto - o non solo - per i campi. Che cosa abbiamo vissuto negli anni ottanta? Una delirante, solitaria vicenda privata o un momento decisivo nella storia italiana e planetaria, carico di eventi fino a scoppiare? È come se tutto ciò di cui abbiamo fatto esperienza in questi anni fosse caduto in una zona opaca di indifferenza, in cui tutto si confonde e diventa inintellegibile. I fatti di Tangentopoli, ad esempio, sono eventi pubblici o privati? Confesso che non mi è chiaro. E se il terrorismo è stato veramente un momento importante della nostra recente storia politica, com’è possibile che esso affiori alla coscienza solo attraverso la vicenda interiore di alcuni individui, come pentimento, senso di colpa, conversione? A questo scivolare del pubblico nel privato fa riscontro il pubblicizzarsi spettacolare del privato: il cancro al seno della diva o la morte di Senna sono vicende pubbliche o personali? E come toccare il corpo della pornostar, in cui non c’è un centimetro che non sia pubblico? Eppure è da questa zona d’indifferenza, in cui le azioni dell’esperienza umana vengono svendute, che dobbiamo oggi partire. E se chiamiamo campo questa zona opaca d’indiscernibilità, è ancora dal campo che dobbiamo allora ricominciare.
Giorgio Agamben, In questo esilio. Diario italiano 1992-94.
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corallorosso · 5 years ago
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La pornostar chiede sussidi al premier Marica Chanelle, 22 anni, di Schio, è la prima firmataria di una lettera aperta inviata al premier Giuseppe Conte per il riconoscimento della "funzione sociale" di chi lavora nel mondo del porno, rifacendosi all'articolo 42 della Costituzione italiana. Dopo la sua ci sono le firme di Amandha Fox, Luana Borgia, Alessia Rubini, Lisa Amane, Lolita Ruiz e Marikah Bentley. «Siamo un gruppo di attrici legate al mondo dell'adult entertainment, tutte unite dall'amore per l'Italia. E ci troviamo a dover trascorrere questo periodo di quarantena in attesa di notizie positive», è la premessa. Si fa riferimento alle campagne social lanciate dalle attrici come #iorestoacasa e così via, al fatto che quella del porno è un'industria che va tutelata come altre e che in questo momento è ferma. «La pornografia è un tema che suscita particolare interesse nella popolazione - continua la lettera - ma nello stesso tempo tanta preoccupazione da parte di voi politici... Eppure i nostri personaggi stanno assurgendo al ruolo di crocerossine virtuali, in quanto foto, video e film presenti sui social sono iniezioni di adrenalina nelle menti dei fans». ...Una come Marica aveva contratti firmati per numerose esibizioni, tutte saltate, sia in Italia che all'estero. ...spiega la bionda scledense -. Un mese fa dovevo partire per Los Angeles dove avrei girato dei film per una casa di produzione italiana, la Pinco, ma il blocco dei voli mi ha stoppata. E comunque tutte le produzioni sono ferme a causa dell'emergenza sanitaria. Ora sono chiusa in casa, qui a Schio, e lavoro sui siti». ... (Il giornale di Vicenza)
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zozzangle · 5 years ago
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nonsisammai · 3 years ago
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Il Fatto Quotidiano: Belgio, la chat tra il premier Alexander De Croo e la pornostar italiana Eveline Dellai: “Era un mio…
Il Fatto Quotidiano: Belgio, la chat tra il premier Alexander De Croo e la pornostar italiana Eveline Dellai: “Era un mio….
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sounds-right · 7 years ago
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Benny Camaro - Techno Synth (Electroscene) Out Now (by KUMUSIC)
Nuovo singolo per l'eclettico dj producer italiano Benny Camaro: il brano si chiama "Techno Synth", esce sulla label Electroscene ed è promosso come sempre da Kumusic, agenzia italiana specializzata nel supportare dj, club, label e tutto ciò che gira intorno al clubbing e la musica da ballo, non solo nel nostro paese. "Techno Synth" fa tutto ciò che promette il titolo: è un treno, potente, ipnotico, che non lascia scampo. Secondo Beatport, più che techno, è un brano a metà tra funky, groove e jackin' house. In realtà, questo brano, in 5 minuti ed 8 secondi va dritto verso il futuro della musica da ballo, con un tasso di energia particolare, quasi unico nel piatto panorama delle release musicali di questo periodo, un periodo in cui di energia se ne sente ben poca.
Benny Camaro - Techno Synth (Electroscene) Out Now (by KUMUSIC) https://open.spotify.com/track/3cBJ2zZbjCbiUxKsCZpPjx https://www.beatport.com/release/techno-synth/2212015
www.kumusic.it
Benny Camaro https://www.facebook.com/djbennycamaro/
Dj affermato, musicista e produttore ormai affermato (…) Benny Càmaro non sta fermo un attimo. La carriera di producer l'ha intrapresa da tempo, pubblicando musica su label di riferimento (No definition, Armada Music, Toolroom, Enormous Tunes, Zulu Records, Pornostar recordings, Jango Music, Tiger Records). Tra gli altri collabora strettamente con artisti del calibro di Robbie Rivera. Come dj, Benny Càmaro ha iniziato giovanissimo, nel 1998. Dal 2005 lavora con continuità nei club, partendo dalla Costa Smeralda, facendo ballare tutti i più importanti club della zona (Sottovento, Sopravento, Billionaire, Phi Beach)…
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alwaysseverecreation-blog · 7 years ago
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Milly d abbraccio porno star
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Milly D'Abbraccio Pornostar Foto video nuda, biografia filmografia
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pangeanews · 6 years ago
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San Valentino: ecco come lo festeggiamo! Meglio Umberto Palazzo, il Mogol delle passioni disperatissime, o il portiere della notte di Enrico Ruggeri?
“Un abbraccio convulso e poi la fuga”: i Santo Niente contro l’amore sanremese
La Vita è Facile
Un abbraccio convulso e poi la fuga. La verità ha più sapore se è mangiata cruda. Forse il correre dei giorni ha un suo motivo. Forse sono diventato solo più cattivo. Un abbraccio convulso e poi la fuga. La verità ha più sapore se è mangiata cruda. Tutti i fiori sono morti nel giardino Sto in mutande e conto i passi del vicino. La vita è semplice, se non ci sei tu La vita è facile, ora che non ci sei più. Un abbraccio convulso e poi la fuga. La verità ha più sapore se è mangiata cruda. I miei nervi non sopportano più niente. Vi chiedo scusa: avrei voluto essere divertente. La vita è semplice, se non ci sei tu La vita è facile, ora che non ci sei più.
Quella devastazione umana e sentimentale che vive l’uomo del nostro tempo è – strano, ma vero – difficile che trovi rappresentazione nella lirica attuale, come nella canzone d’autore. La prima continua ostinatamente e incomprensibilmente a vertere sul bucolico, o a parlare del sentimento nella sua astrattezza, come se davvero vivessimo circondati dalla natura e il nostro modo di amare non mutasse con il mutare dell’antropologia intorno a noi. La seconda ripropone la solita melodia un po’ stucchevole e melensa, già ascoltata milioni di volte, quasi non ci fosse stato alcun cambiamento del sentire da Battisti in poi.
Uno dei pochi a raccontare il clima di disamore imperante, in musica, è stato Umberto Palazzo che, con il suo gruppo, i Santo Niente, passò veloce come un lampo e rombante come un tuono nel cielo della scena anni ’90. Quelli erano veramente bei tempi per la canzone italiana. Esisteva una proposta alternativa al mainstream, rappresentata per esempio dal CPI, Consorzio Produttori Indipendenti, che pubblicava tutta una serie di gruppi i quali, altrimenti, non avrebbero trovato spazio nei circuiti degenerati del commerciale. Sarà un caso che siano falliti? Non credo! Il mercato orienta verso l’idiozia, ma trova sempre nel pubblico l’humus giusto.
Palazzo è il Mogol delle passioni tristi e disperatissime. L’amore che descrive è desolazione e disastro, epica dimessa dell’unione ormai impossibile. “Un abbraccio convulso e poi la fuga” è un verso che nella sua disarmante semplicità racchiude tutta la tragedia di questi incontri senza futuro, di relazioni veloci come un weekend low cost. Resta solo il malsano piacere dell’abbandono, un naufragare che non ha nulla di dolce ma sa di “fiori morti nel giardino”, di un Cristo che non ha neppure più la gloria della nudità in croce, ma sta in mutande a contare i passi del vicino. È il nulla realizzato a cui non giunge più in aiuto, per sdrammatizzare, neppure l’ironia (“Vi chiedo scusa avrei voluto essere divertente”).
In verità, è tutta l’opera dei primi Santo Niente a essere una gigantesca contronarrazione dell’amore sanremesianamente inteso e un impietoso sguardo sul campo di sterminio sentimentale in cui siamo rinchiusi. Da quei versi che descrivono un innominabile amore di periferia, in Cuore di puttana, (“Cuore di puttana è un gomito infernale,/ È un senso unico e nessuno sa quale […]/ Cuore di puttana è una consolazione,/ è sesso fatto con l’immaginazione./ Cuore di puttana è una somma persa al gioco,/ è un cin-cin con un bicchiere vuoto/ è rabbia che diventa isterica allegria”), all’amarezza prosciugata di ogni speranza in Pornostar (“la dignità infelice dei quartieri,/ taxi, whisky, sigarette, sesso./Luci al neon, poca allegria […]Le orge negli appartamenti al mare/ Per immaginarsi un’altra vita”). Sembra quasi di ascoltare un Nevermind, dove Bologna e Pescara sono più vicine a Seattle di quanto si possa immaginare.
Se Umberto Palazzo fosse un poeta e non un cantante, io credo che sarebbe Simone Cattaneo. La lirica che dice “Stanotte di fronte al televisore spento/ mi sono messo a ballare con una canna da pesca/ un lento tragico e romantico, ho spostato i mobili/ del soggiorno e al centro del pavimento ho ammucchiato/ quotidiani vecchi, cartoni di latte e qualche/ fazzoletto sporco. Poi ho dato fuoco a tutto/ e mi sembrava di partecipare a uno di quei veri balli/ studenteschi pieni di gioia e speranza nella vodka”, ha alla base un sentire non granch�� diverso. Entrambi si disfano sotto le percosse e gli scossoni di un mondo liquido. Entrambi si sentono incapaci di porre rimedio al bisogno d’amore disatteso e anelano con le ultime forze all’annichilimento, in un grido che si fa sempre più disperatamente flebile.
Matteo Fais
*La canzone “La Vita è facile” potete ascoltarla qui. 
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Amare è una condizione dell’oscurità: il ‘sanremese’ Enrico Ruggeri lo ha capito benissimo
Il portiere di notte
Vanno via e non tornano più; non danno neanche il tempo di chiamarli. E non lasciano niente, non scrivono dietro il mittente e nelle stanze trovo solo luci spente.
Sapeste che pena, per chi organizza la scena, restare dietro al banco come un cane con la sua catena.
E lei che viene a notte fonda, è così bella, è quasi sempre bionda. È lei che cambia sempre cavaliere e mi parla soltanto quando chiede da bere.
Ma la porterò via e lei mi seguirà. Prenoterò le camere in tutte le città. La porterò lontano per non lasciarla più, la porterò nel vento e se possibile più su. E quando ci sorprenderà l’inverno, non sarò più portiere in questo albergo.
Sapeste che male quando la vado entrare; non la posso guardare senza immaginare.
Ma è lei che non immagina per niente cosa darei per esserle presente. Ma lei non vede e allora parlo piano, con la sua forma in un asciugamano.
Ma la porterò via, non l’abbandonerò. La renderò partecipe di di tutto ciò che ho. La porterò lontano per non lasciarla mai e mi dirà ‘ti voglio per quello che mi dai’.
E quando insieme prenderemo il largo, non sarò più portiere in questo albergo e insieme, dentro al buio che ci inghiotte, non sarò più il portiere della notte.
Si è certi che amare è sonnambulo, che è malia e abulia l’amore, che si ama dall’interno della notte, da terminali. Nella notte non ci sono fiori ma visioni, della notte tutto ferisce perché la notte è l’infinito luogo della finitezza, anche la luce nella notte, desunta a bagliori, ha carattere di coltello, è scavatura. Non c’è altro, di questa vita, che sfilettare margini di oscurità dall’amare – e poi inghiottirli, come il cuore di un dio in forma di cervo.
Negli anni Ottanta Enrico Ruggeri intinge nell’oro nero la canzone d’autore piazzando una sfilza di album indimenticati. Polvere (1983; ascoltatevi ancora & ancora la canzone omonima); Presente (1984), con una icona (Il mare d’inverno) e un pezzo che a me suona ancora speciale (Nuovo swing); e poi Enrico VIII, del 1986, disco regale – Enrico si sfotte nella posa del Tudor che separò la Chiesa romana da quella d’Albione per mere questioni di letto, di sesso: infine di mogli ne collezionò sei – dove appare, magmatica, la ballata stregata, Il portiere di notte. Ogni riferimento al mefistofelico film di Liliana Cavani con Charlotte Rampling (era il 1974) è cavare oscurità a oscurità… in ogni caso Ruggeri se ne esce con una sortita geniale, “il portiere di notte”, in verità – verso finale della canzone – è “il portiere della notte”, colui che, misticamente, apre i cancelli che consentono all’oscuro di dilagare, colui che sceglie l’ora precisa in cui l’alba accade, facendo ritirare la notte in fuga, come acqua.
L’amore come lo intuisce Ruggeri – che l’anno dopo, nel 1987, allo stesso tempo vince il Festival di Sanremo con la laccata Si può dare di più e firma la più bella canzone apparsa in quella edizione festivaliera, Quello che le donne non dicono, cantata da una Fiorella Mannoia in fiore – è sinistro e impossibile: il portiere lavora nel sottosuolo, tra le oscurità, e la donna che ama è una fiamma che lacera la notte – è bionda – ed è una strepitosa escort. Il portiere pattuglia un palazzo, sta sulla soglia della vita, mentre quella donna è l’emblema stesso della vita selvaggia, di ogni apertura plausibile, una notte finalmente perpetua di cui i due, congiunti, sono il chiavistello, la serratura. In modo pop Ruggeri ribadisce la morbosa verità annunciata da Dostoevskij nel Sogno di un uomo ridicolo, cioè che l’uomo ama solo nel dolore, che l’uomo ama il soffrire, che siamo amanti dell’impossibile e dello smodato (“Sulla nostra terra noi possiamo amare veramente soltanto con sofferenza e attraverso la sofferenza. Noi non siamo capaci di amare in altro modo e non sconosciamo altro amore. Io voglio la sofferenza per amare”). Filare la notte fino a esaurire la sua brama, e non resta che il crocevia bianco del giorno.
Del resto, amare è una notte oscura, lo enuncia Giovanni della Croce, e se dovessi proporre un disco per gli amanti, oltre a Ruggeri, suggerirei Morirò d’amore di Giuni Russo, era il 2003. Sembra incredibile ma la canzone che titola il disco è ‘sanremese’, partecipa all’edizione 53 del Festival, sotto la benedizione di Pippo Baudo, vinta dall’anonima Alexia. La canzone più bella del disco s’intitola La sua figura, con versi che sono tortura e schianto (“Sai che la sofferenza d’amore non si cura/ Se non con la presenza della sua figura”). L’ultima frontiera dell’amare è il modo scombinato con cui l’uomo si getta nella vertigine vorticosa delle stimmate, l’amore verso il dio notturno, il bramito di brama verso il Cristo che preda di notte. “Il penare per puro amore, mi dà vita, mi dà forze… nel profondo dell’annientamento mi vedo ponere”, scrive Veronica Giuliani, la mistica violenta. Pena, sofferenza, senso del nulla, annientamento sotto le spire di Dio: amare è questo. Non desiderare che la morte, purché sia amore – svolgere la notte in nozze.
Davide Brullo
*La canzone “Il portiere di notte” potete ascoltarla qui. 
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Una nuova disastrosa guerra si sta profilando alle porte dell’Europa e dell’Italia con a fare da cornice una classe politica inconsistente che si occupa di tutto tranne che dei venti di guerra che spirano dalla Siria.
L’irrilevanza della politica italiana ed Europea nel contesto NATO è tale che i governi nazionali non possono neppure interloquire sulle decisioni prese oltreoceano.O forse sono così ciechi da non vedere quanto sta accadendo fuori dalla porta di casa.
La logica del Presidente Trump è la stessa con cui gli Usa intervennero in Iraq: “la presenza o l’uso di armi chimiche,poi smentite,ma intanto le operazioni contro Iraq e Afganistan erano in pieno svolgimento.
Il presunto “uso di armi chimiche” da parte di Assad che la logica militare non riesce a spiegare perché nell’area di Douma erano rimasti pochi gruppi legati all’Isis, in teoria nemici dell’occidente,e l’uso di armi chimiche era quantomeno insensato, ma quello che è accaduto al Consiglio di Sicurezza dell’Onu lo è ancora di più.
Gli Stati Uniti hanno presentato una risoluzione per creare un nuovo meccanismo per indagare sui presunti attacchi chimici di Douma.
L’astensione di Cina e Bolivia e il veto russo hanno fatto respingere la risoluzione e contemporaneamente è stata respinta la risoluzione  russa che chiedeva l’invio di truppe Onu nella zona, con il compito anche di verificare se fossero state usate armi chimiche.
Ma in Siria è già presente un gruppo di esperti dell’”Organizzazione delle Nazioni Unite per la prevenzione delle armi chimiche” (UN-OPCW) che non ha segnalato l’uso delle armi chimiche nulla  dalle truppe di Assad.
Gli Stati Uniti volevano poter scegliere un nuovo gruppo di “esperti”, che come già accaduto in altri situazioni avrebbe dovuto garantire dei report ambigui da giustificare un attacco a uno stato sovrano ai sensi del Capitolo VII della Carta Onu, che permette operazioni militari contro lo stato sottoposto a “capitolo VII”.
Donald Trump tentava di accreditarsi la copertura legale per un intervento militare in Siria,come già accaduto in Iraq,ma questo non è stato ottenuto, contrariamente a quanto accadde con Colin Powell inviato ad agitare la boccetta che avrebbe dovuto contenere antrace falso.
Nonostante la bocciatura gli Usa e degli alleati locali Francia, Gran Bretagna, Arabia Saudita e Israele non hanno fermato i preparativi per una guerra su larga scala in Medio Oriente.
Le navi da guerra americane e francesi hanno iniziato la navigazione verso la costa orientale del Mediterraneo e gli aerei di Mosca hanno sorvolato a bassa quota sulle navi in un risiko molto rischioso per gli equilibri e la pace.
La conferma è arrivata da Eurocontrol, l’organizzazione europea per la sicurezza dei voli, che ha allertato tutte le compagnie aeree civili con voli sul Mediterraneo orientale  a causa di “possibili attacchi missilistici sulla Siria nelle prossime 72 ore”.
In particolare, Eurocontrol ritiene probabili blackout sulle trasmissioni radio, provocati dagli aerei speciali Usa, che usano questa tattica prima di bombardare, per incontrare una resistenza antiaerea meno efficace e coordinata.
Lo schema è chiaro, con la Francia del finanziere Macron in prima fila: “annuncerà le sue decisioni nei prossimi giorni. In nessun caso le decisioni che prenderemo avrebbero tendenza a colpire alleati del regime o colpire chicchessia, ma saranno mirate alle capacità chimiche del regime“.
Attacco militare evitando accuratamente di bombardare iraniani e russi. Ma il margine di rischio è altissimo,molto più di quanto un cretino possa immaginare,infatti sono giorni che i russi ricordano che sono legati da trattati di mutua assistenza col regime di Assad ,che ha concesso in cambio le basi di Tartus e Latakia , e dunque pronti a reagire a un attacco, anche se mirato soltanto contro obiettivi governativi.
Specie se tra gli obiettivi ci fosse lo stesso Assad con la difesa rinforzata da batterie contraeree del palazzo presidenziale.
L’ambasciatore di Mosca in Libano una settimana fa aveva precisato che:  “saranno abbattuti i missili in arrivo e saranno prese di mira le piattaforme di lancio”. Per chi non se ne intendesse: navi, aerei ed eventualmente basi israeliane che dovessero partecipare all’attacco diventerebbero a loro volta obiettivi.
Minacce, avvertimenti e contro-avvertimenti in una escalation inarrestabile, con almeno cinque potenze nucleari coinvolte: Usa, Russia, Francia, Gran Bretagna, Israele e diversi paesi produttori petroliferi nel raggio del conflitto in cui figurano la stessa Siria, Iran, Arabia Saudita ed emirati del Golfo.
Un “governo mondiale” sarebbe stato allarmato da uno spiegamento di forze senza precedenti e bloccato le operazioni prima di finire nel baratro.
I vertici della superpotenza Usa in preda ad un delirio di onnipotenza guidata da uno staff di generali ,”falchi guerrafondai” e il Presidente,Donald Trump, sotto inchiesta giudiziaria che non ha mai contato nulla,dalla sua elezione, nello scacchiere del potere alla Casa Bianca.
Il delirio di quanti non accettano di non essere più nella prima posizione militare conquistata negli anni ’90,quando gli Usa non avevano antagonisti di pari livello militare che potevano prendere qualsiasi decisione senza incontrare oppositori, ma solo governi complici e servizievoli. i.
Donald Trump medita di “licenziare” il superprocuratore Muller, che sta indagando sul cosiddetto Russiagate con l’ipotesi di accusa che Trump si sia fatto “aiutare” da Mosca nella sua corsa alla presidenza Usa.
Il superprocuratore Muller due giorni fa ha inviato l’Fbi a perquisire lo studio e l’abitazione del suo avvocato, Michael Cohen, sequestrando materiale comprovante il versamento di centinaia di migliaia di dollari a una pornostar e una “coniglietta” di Playboy perché tacessero sui loro rapporti con il non ancora presidente.
Il presidente Donald Trump così accerchiato e ridicolizzato potrebbe scegliere la scorciatoia della guerra per sollevare uno scontatissimo “afflato patriottico”,per mettere la sordina, almeno temporaneamente, a critiche ed inchieste.
La tentazione di Trump che ha scelto i peggiori alleati possibili: Netanyahu e sauditi con obiettivi diversi, ma tatticamente convergenti.
Dall’analisi al precipizio se sull’orlo del burrone in cui ci sta cacciando Trump non interverranno interessi superiore come un crollo monstre dei mercati finanziari o qualcosa di potenza equivalente a fermare una discesa verso decisioni da cui difficilmente si potrà tornare indietro.
ROMA. PROVE DI GUERRA NEL MEDITERRANEO.LA CLASSE POLITICA DI BRUXELLES E ROMA INESISTENTE. Una nuova disastrosa guerra si sta profilando alle porte dell'Europa e dell'Italia con a fare da cornice una classe politica inconsistente che si occupa di tutto tranne che dei venti di guerra che spirano dalla Siria.
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djs-party-edm-italia · 7 years ago
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Paul Jockey remixa Alex Guesta ft Benzly Hype & Raphael - Dance 4 Me (promoted by Kumusic)
Il 22 gennaio 2018 esce su Undertown Records un nuovo remix firmato dal dj producer italiano Paul Jockey. 'Tutto è partito dal successo de "La Cumbia De La Barra" uscita su Pornostar in collaborazione con Nicola Fasano', racconta Paul Jockey. 'Il remix è  piaciuto molto ad Alex Guesta, che mi ha chiesto realizzare un remix per questa sua nuova produzione'.  "Dance 4 Me" cita le atmosfere e la frase strumentale di fiati di un brano che tutti abbiamo nelle orecchie, ovvero "Carnival De Paris", poche note che però sanno dare energia e mettono addosso una incredibile voglia di ballare. Il featuring affidato Raphael e Benzly Hype fa il resto, mentre il remix di Paul Jockey è semplicemente irresistibile perché mescola tribal house, energia ed atmosfere latine. In questo periodo Paul Jockery sta poi lavorando ad una cover storica insieme a Sean Finn e completando un brano inedito insieme alla brava vocalist Monika Kiss... Tra i tanti altri, negli anni Paul Jockey ha creato progetti di successo come Criminal Vibes. Nella sua lunga carriera Paul Jockey ha pubblicato musica con label importanti come Street King, Work Records, D-Noy Muzik, Deeperfect, S2G Productions, Loud Bit Records, Black Lizard, Spinnin' Records, Jango Music e tante altre.
Da tempo l'artista italiano collabora con Kumusic, agenzia italiana specializzata nel far crescere e conoscere dj, club, agenzie di management, festival, label ed altre legate allo show business. Tra i tanti strumenti promozionali di Kumusic, tutti elencati su kumusic.it, ci sono newsletter con database di alta qualità, un radioshow diffuso in tutto il mondo, servizi di grafica (...).
Alex Guesta ft Benzly Hype & Raphael - Dance 4 Me (Paul Jockey Remix) bit.ly/d4mebeat
https://www.facebook.com/pauljockey/
ENGLISH /// Alex Guesta ft Benzly Hype & Raphael - Dance 4 Me (Paul Jockey Remix) ///  Under Town Records presents DANCE 4 ME, the new single by Alex Guesta feat Raphael & Benzly Hype, with a riff sample of the big worldwide hit "Carnival De Paris". Including also a tribe-house remix by Paul Jockey
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https://www.instagram.com/kumusicofficial/ http://kumusic.it
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corallorosso · 6 years ago
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Un governo in ostaggio: ormai Conte, Di Maio e Di Battista prendono ordini da Matteo Salvini di Giulio Cavalli Fermi tutti! Salvini ha preso nuovi ostaggi. Tranquilli, sono di carnagione chiara, parlano (più o meno bene) l’italiano, sembrano in buona forma fisica, nessun segno di malnutrizione o di evidenti violenze subite, sono tutt’altro che indigenti e soprattutto hanno, proprio qui in Italia, un comodo domicilio che li aspetta, sulle soffici poltrone del Governo Italiano. Eppure sono in ostaggio del ministro dell’inferno che ancora una volta, come fanno i bambini quando stringono fortissimo gli occhi illudendosi che la realtà non esista, ha cambiato idea scordandosi, al solito, di avvisare tutti gli altri. Il suo motto è “fate quello che dico io ma non fate come me!” E i poveri ostaggi, che dalle prime informazioni sarebbero Luigi Di Maio con tutta la sua ciurma, un abbronzatissimo Alessandro Dibattista e un elegantissimo Giuseppe Conte, attendono terrorizzati sul limite della banchina per sapere se possono buttarsi, se devono buttarsi, se devono fingere di buttarsi ma rimanere asciutti, se devono raccontare che il Capitano si sia buttato oppure se devono chiudere i porti, mica per davvero, come al solito, inventandosi un tweet. Oppure mal che vada se l’ordine è quello di buttarla in caciara e di trovare qualche cuoco o pornostar su cui buttare un po’ di fango per sfamare i seguaci. ...E allora che fa Salvini? Se la fa sotto. E come reagisce? Anche senza un’altra nave all’orizzonte prede in ostaggio i membri del suo governo (alleati quando gli torna comodo e fastidioso fardello quando invece indossa i panni del super eroe) e gli dice che ora devono aiutarlo. Come? Non si è è capito, ancora. Sicuramente devono rimangiarsi quello che hanno detto per anni sull’immunità parlamentare (sai che fatica, per i 5 Stelle, affermare il contrario di quanto già detto, sono diventati in brevissimo tempo dei professionisti) e il Capitano ha provato a dire che la decisione sul mancato sbarco della nave Diciotti (che tra l’altro batte bandiera italiana, quindi Toninelli non può nemmeno litigare con l’Olanda) l’avevano decisa tutti insieme. Tutti insieme. Tutto il governo. Ed è riuscito a pronunciare la frase completa senza nemmeno esplodere in una fragorosa risata delle sue, quelle con le orecchiette e il ragù incastrato tra i denti. Giuseppe Conte l’ha preso subito sul serio: ha detto che è colpa sua, roba da film. Non gli ha creduto nessuno . Ma come al solito. Nemmeno il peggiore tribunale di Caracas crederebbe a Conte come suggeritore occulto di Salvini, no? Poi è arrivato Di Battistia: urlava “Processatelo! Processatelo!” E poi d’improvviso ci ha annunciato che è anche colpa sua. Sulle confessioni contrite ormai è diventato un professionista (vedere il lavoratore in nero assunto dal padre) ma in questo caso ha dato il meglio di se stesso. Era così contrito che gocciolava affetto. Poi c’è Di Maio. Ma vi do una notizia: Di Maio non esiste più. Di Maio è un algoritmo che è riuscito a liberarsi da tutti i condizionamenti della credibilità, degli affetti personali, dell’autorevolezza. Di Maio è il cameriere di Salvini solo che al posto dei guanti bianchi gli hanno dato la divisa da ministro per servire il the. Beato lui. Lì, sul pontile, rimane Salvini, il despota trasformato in coniglio dalla realtà, tutto intento a rimanere credibile. Ma per chi? Nemmeno il peggior sceneggiatore avrebbe potuto scrivere una storia così malinconica e triste. Buona fortuna. A lui. Agli ostaggi. A noi.
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importantkidwizard-blog · 7 years ago
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delicateduckwitch-blog · 7 years ago
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sounds-right · 7 years ago
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Paul Jockey remixa Alex Guesta ft Benzly Hype & Raphael - Dance 4 Me (promoted by Kumusic)
Il 22 gennaio 2018 esce su Undertown Records un nuovo remix firmato dal dj producer italiano Paul Jockey. 'Tutto è partito dal successo de "La Cumbia De La Barra" uscita su Pornostar in collaborazione con Nicola Fasano', racconta Paul Jockey. 'Il remix è  piaciuto molto ad Alex Guesta, che mi ha chiesto realizzare un remix per questa sua nuova produzione'.  "Dance 4 Me" cita le atmosfere e la frase strumentale di fiati di un brano che tutti abbiamo nelle orecchie, ovvero "Carnival De Paris", poche note che però sanno dare energia e mettono addosso una incredibile voglia di ballare. Il featuring affidato Raphael e Benzly Hype fa il resto, mentre il remix di Paul Jockey è semplicemente irresistibile perché mescola tribal house, energia ed atmosfere latine. In questo periodo Paul Jockery sta poi lavorando ad una cover storica insieme a Sean Finn e completando un brano inedito insieme alla brava vocalist Monika Kiss... Tra i tanti altri, negli anni Paul Jockey ha creato progetti di successo come Criminal Vibes. Nella sua lunga carriera Paul Jockey ha pubblicato musica con label importanti come Street King, Work Records, D-Noy Muzik, Deeperfect, S2G Productions, Loud Bit Records, Black Lizard, Spinnin' Records, Jango Music e tante altre.
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