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#pont de polcevera
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Pratiquement deux ans jour pour jour après l’effondrement du pont de Gênes, dans le nord-est du pays, qui a fait 43 morts en août 2018, l’Italie inaugure lundi un nouveau viaduc. Les familles des victimes n’assisteront toutefois pas aux cérémonies, les jugeant déplacées. Le président de la République Sergio Mattarella sera le premier à traverser officiellement en voiture le nouveau pont, une oeuvre du célèbre architecte Renzo Piano. Le chef du gouvernement Giuseppe Conte, entre autres, prononcera un discours et la patrouille acrobatique de l’armée de l’Air survolera la ville vers 16h30, l’heure officielle de l’inauguration. Une absence cependant pèsera lourd sur la cérémonie : celle des familles des victimes qui refusent d’y participer et se retrouveront dix jours plus tard pour marquer le deuxième anniversaire de la tragédie. « Nous ne serons pas présents à l’inauguration, nous ne voulons pas que la tragédie se termine en carnaval« , a déclaré à Egle Possetti, représentant du Comité des parents des victimes, qui a perdu dans cette tragédie sa sœur, son beau-frère et deux neveux. « On peut faire une grande fête de ce genre si le pont a été détruit car il était vieux, qu’on en a construit un nouveau et que personne n’est mort« , a-t-il ajouté. Le 14 août 2018, sous une pluie battante, le pont autoroutier Morandi, du nom de l’ingénieur qui l’avait conçu, un axe essentiel pour les échanges avec la France mais aussi pour les trajets locaux, s’était effondré, entraînant dans sa chute des dizaines de véhicules, sur la route des vacances ou du travail. Parmi les 43 victimes se trouvaient quatre enfants. Le viaduc du Polcevera, plus communément appelé le pont Morandi, avait été inauguré le 4 septembre 1967.
Un chantier de reconstruction rapide. L’Italie réputée championne de lenteur dans l’exécution des travaux publics, a mis les bouchées doubles et achevé en avril le pont, au point que l’on parle aujourd’hui dans la péninsule du « modèle de Gênes« . Ce nouveau pont a été baptisé viaduc Gênes-Saint-Georges. Le dernier tronçon du pont, long d’environ 1 km, a été posé fin avril et depuis les travaux de finition et les tests de sécurité se sont succédé pour permettre son inauguration finale.Des équipes se sont relayées 7 jours nuit et jour, sept jours sur sept, pour donner naissance à ce nouvel ouvrage long de 1 067 mètres de long blanc et profilé le nouvel ouvrage a la forme de la carène d’un bateau, hommage à l’histoire maritime de la ville. Il est surmonté de 43 pylônes lumineux, en hommage aux victimes de la catastrophe. Il y a une dizaine de jours, 56 camions d’un poids de 44 tonnes chacun, pour un total d’environ 2 500 tonnes, ont ainsi testé la solidité du pont.
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Le pont devrait être ouvert à la circulation le 5 août après avoir été débarrassé de l’estrade et des accessoires dressés pour l’inauguration officielle. L’édifice a été construit par un groupement de plusieurs sociétés italiennes à partir d’un projet de Renzo Piano, le célèbre architecte italien né à Gênes, qui a dessiné le Centre Pompidou et le nouveau Palais de justice de Paris. « C’est un pont (…) qui fait son travail en silence en unissant les deux versants d’une vallée, c’est aussi un pont urbain car la vallée est en ville mais il est également fils d’une tragédie« , a récemment déclaré Renzo Piano. Une âpre bataille judiciaire toujours en cours. Au banc des accusés : de nombreuses personnes et sociétés, mais le doigt est pointé surtout vers la société Autostrade per l’Italia (Aspi), gestionnaire de ce viaduc routier et dont le principal actionnaire est la famille Benetton à travers Atlantia. A l’issue d’un bras de fer avec le gouvernement à Rome entamé au lendemain de la chute du pont et avec une enquête encore en cours mais ayant mis en évidence de graves manquements concernant l’entretien du pont, la famille Benetton a finalement accepté il y a deux semaines de sortir des autoroutes italiennes. L’enquête préliminaire devrait être achevée en octobre, et le procès judiciaire proprement dit doit en revanche commencer au début de l’année prochaine, a précisé Egle Possetti
August 04 2020
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danielscrepanti · 5 years
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La settimana dell’architetto
È iniziata domenica scorsa con una riflessione su Facebook di Gianluca Peluffo suscitata da due recenti concorsi di progettazione: quello per il Padiglione italiano per l’Expo di Dubai e quello per il Parco del Ponte sul Polcevera a Genova (https://www.facebook.com/100008016375909/posts/2447477318862790?sfns=mo).
Analizzando i risultati dei due concorsi, mi pare che Peluffo individui una netta linea di demarcazione tra i progetti che comunicano e i progetti che condividono. Da un lato troviamo quindi i progetti costruiti sulla necessità di semplificazione delle loro proposte spaziali (comunicare significa esprimere qualcosa in un qualche modo che faccia pervenire quel qualcosa a qualcuno), e dall’altro lato i progetti che rispondono soprattutto alla necessità di sintesi spaziale (evitare che tra quei qualcuno a cui perviene qualcosa non ci siano proprio quelli a cui è necessario/doveroso/strategico farlo pervenire). Nei progetti vincitori dei due concorsi di progettazione, secondo Peluffo, ciò che manca è la sintesi spaziale, ed è pervenuta solo l’astrazione comunicativa dello spazio che consente principalmente di arrivare a tutti il più possibile (o perlomeno ai più).
Potremmo dire in altri termini, non riconducibili a Peluffo, che nei progetti vincitori dei due concorsi citati c’è un’evidente stitichezza spaziale di fronte ai grandi problemi da affrontare con il progetto. E lo spazio è il contenuto, il significato del progetto, ciò che si usa e si ammira dopo la sua costruzione, quel qualcosa che incide sulle nostre vite insieme a tre-quattro miliardi e mezzo di altre cose (ma ne dovremo pur tener conto dello spazio ogni tanto, o no?). E poi, in architettura, siamo sicuri che lo spazio sia l’unica cosa che conta? Dovrebbe, ma è pieno il mondo di grandi facitori di spazi che poi non saprebbero convincere neanche la loro mamma a scegliere il loro progetto di cucina al posto di quello fatto dal dipendente Ikea, talvolta laureato in scienze politiche e formato in una settimana di corso intensivo con focus sulle cappe aspiranti. Voglio dire che sebbene il post di Peluffo vada letto e riletto, c’è anche da considerare che purtroppo non è vero che ciò che si comunica bene, in modo efficace e convincente, non sia anche portatore di una sintesi, di un contenuto, di un significato spaziale. Forse, dovremmo spingerci oltre e provare a dire perché quel significato spaziale è secondo noi sbagliato. O perché mancano all’appello dei significati spaziali per risolvere un problema progettuale. Insomma, il punto non è tanto se progetti o comunichi, ma quale progetto comunichi.
E diventerebbe molto chiaro ciò che hanno proposto Boeri&co. a Genova: un monumento che ricordasse chi ha perso la vita quel maledetto giorno, fatto proprio con i mezzi tipici della riqualificazione urbana (parco+ponte ciclopedonale+accrocchi per la sostenibilità) e che si dovrebbe vedere anche dal ponte antimonumentale di Renzo Piano. Detto così e disegnato veramente così, il progetto di Boeri&co. per tutti sarebbe stato un progetto diverso e sarebbe stato diverso pure il giudizio sull’esito del più importante concorso di rigenerazione urbana organizzato in Italia negli ultimi anni. Però, forse, per comunicare diversamente il contenuto del progetto di Boeri, si sarebbe dovuto bandire un altro concorso. Non più un concorso sul tema della rigenerazione urbana ma un concorso per il monumento al tragico crollo del Ponte Morandi. Sarebbe stato allora interessante capire se qualcuno fosse riuscito a progettare un monumento che risolvesse anche i problemi del contesto offrendo qualità al suo intorno, non solo simboliche.
Inutile dire che il problema di organizzare un concorso che si occupa di rigenerazione urbana quando il tema è fare un monumento, nasce perché Piano regala un progetto invece di farsi garante di un processo che doveva offrire un simbolo a tutti per elaborare l’accaduto, anche poco o anti retorico, e riqualificare un territorio. Il simbolo ovviamente poteva anche essere il ponte stesso, o un ponte sotto il ponte, o il parco sotto il secondo ponte sotto il primo ponte o qualsiasi altra cosa... ma se imposti male le basi su cui avviare la trasformazione condizionando tutto con un progetto regalato e poco pensato, ma comunicato benissimo, è chiaro che chi interviene a seguire deve essere un “acrobata” (parola usata da Piano il giorno della posa del primo impalcato del Ponte, rivolgendosi agli operai del cantiere).
La settimana ha poi visto Boeri protagonista mercoledì di una video intervista di la Repubblica “sotto il nuovo ponte” (https://video.repubblica.it/edizione/genova/genova-con-boeri-sotto-il-nuovo-ponte-qui-un-grande-polmone-verde-abbiamo-bisogno-di-alberi/345456/346038). Ricordiamo che il giorno precedente è avvenuta la presentazione pubblica del progetto vincitore del concorso per il parco. Nel video citato Boeri ha parlato di politica e architettura come discipline che “servono a trasformare gli spazi” e ha sostenuto a sorpresa che “il mugugno (...) sarà una delle risorse più importanti del (...) progetto”. Del resto, proprio a Genova, l’architetto milanese conobbe nel 1992 Giancarlo De Carlo. Come riferisce Boeri stesso nell’intervista di la Repubblica, De Carlo “era un grande maestro della partecipazione, ma in un modo molto diverso da qualsiasi banalizzazione”. Infatti, “il problema non era far decidere alla gente, il problema era costruire dei progetti, delle ipotesi, che fossero fondati, che fossero solidi, che fossero costruiti ‘ascoltando’ le opinioni, i pareri, le idiosincrasie, i sogni, gli incubi delle persone. Quei progetti lì venivano poi sottoposti al giudizio dei cittadini, dei comitati”.
Particolarmente interessante sotto questo profilo, è l’articolo di Emanuele Piccardo che è stato pubblicato lunedì su il Giornale dell’Architettura (https://ilgiornaledellarchitettura.com/web/2019/10/07/genova-lanello-magico-di-boeri-rilancera-la-valpolcevera/). Ne cito solo un passo: “Sul fronte progettuale, invece, la scelta d’inserire 20.000 mq di funzioni commerciali in un’area già satura per la presenza di Ikea, Leroy Merlin e dell’ex area industriale Ansaldo (Fiumara), recuperata a centro commerciale e cinema multiplex, necessita di un ulteriore approfondimento da parte dei progettisti, che evidentemente in questa fase preliminare non è stato affrontato.
Ancora una volta è la cronaca recente a evidenziare le dissonanze palesi della giunta Bucci, quando propone di spostare le attività del petrolchimico alla foce del Polcevera: una scelta incomprensibile anche alla luce del masterplan del parco che mira a risanare anche l’ambito fluviale. Così la rinascita del quartiere dipenderà in misura maggiore dalla capacità politica del sindaco Marco Bucci nel definire le condizioni del contesto affinché tutta la città, anche quella parte distratta che non ha partecipato al lutto del crollo, contribuisca, salvando Certosa, a salvare l’intera Genova.”
Per l’architetto la settimana si è conclusa con le notizie che provenivano dalla Valle D’Aosta, dove si è tenuto il Convegno di studi “Progettare il Paese - dare futuro alle città e ai territori in cui viviamo” (https://www.facebook.com/142418565860494/posts/1932494363519563?sfns=mo). Qui è stata presentata la Proposta di Legge per le Città degli architetti italiani. Effettivamente, il post di Peluffo da cui siamo partiti parla di due battaglie a cui gli architetti italiani sono chiamati a dare un contributo di forza e idee: “la prima normativa-culturale (legge dell’architettura, concorsi, qualità delle giurie), la seconda progettuale-culturale, relativa ai contenuti”. Fanno dunque bene il Presidente Cappochin e tutto il Consiglio Nazionale degli Architetti a stanare la politica e i colleghi illustri su questo contenuto progettuale: “la necessità di pianificare, progettare, realizzare, gestire un contesto che non ha più la centralità nell’espansione, quanto piuttosto in una politica in gran parte fondata sull’integrazione all’interno di un tessuto urbano e sulla rigenerazione”.
Per concludere, c’è la foto della settimana che ho scattato ieri pomeriggio sul lungomare nord di Porto San Giorgio, nella spiaggia attrezzata per disabili inaugurata questa estate. Durante l’inaugurazione, Giuseppe Catalini, Presidente del Consiglio Comunale, ha detto: “è un fazzoletto di sabbia che diventa architettura, perché diventa spazio organizzato, e quindi accessibile. Accessibile a disabili con motori in carrozzina, accessibile a tutti, ai passeggini, a chi abbia difficoltà di movimento e non solo. Questo è il senso dell’inaugurazione, cioè proporre alla città un suo lembo che forse veniva dai più ignorato”.
Ciao architetto, alla prossima settimana
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infracentre · 6 years
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A Gênes, le pont Morandi, tronçon d’une autoroute stratégique
La ville de Gènes, en août 2017.
L’effondrement du viaduc autoroutier qui s’est produit à Gênes ce 14 août, et qui a fait 30 morts (bilan provisoire) touche un axe essentiel en Italie. Le pont Morandi, un viaduc de plus d’un kilomètre de long et de 45 mètres de haut franchissant le fleuve côtier Polcevera (presque à sec en cette saison), constitue un tronçon de l’A10, l’autoroute des fleurs, « autostrada dei fiori », bien connue en Italie. Il est situé à l’ouest de la ville.
Cet axe longe la côte ligure entre Vintimille, à la frontière française, et la métropole portuaire de Gênes, avant de se prolonger, à l’est, par l’autoroute A12 qui se dirige vers La Spezia, la Toscane et Rome. L’autoroute A10, achevée en 1971, prolonge l’autoroute A8 qui court, en France, entre Aix-en-Provence (Bouches-du-Rhône) et Menton (Alpes-Maritimes). A l’est du pont Morandi, l’A10 rejoint l’A7, qui se dirige vers Milan et la Lombardie, cœur économique de l’Italie du Nord.
Entre mer et montagne. Il s’agit donc de la principale voie routière de cette région qui, comme la Côte d’Azur, est coincée entre la montagne et la mer. L’autoroute A10, perchée à mi-pente sur une grande majorité de son parcours, comporte une succession presque ininterrompue de tunnels et de viaducs, ainsi que des virages. Les automobilistes qui l’ont déjà empruntée savent d’ailleurs que la conduite impose une grande attention, en particulier par beau temps, lorsque les épisodes d’obscurité, dans les tunnels, succèdent à une forte luminosité.
L’axe est bien sûr parcouru par les vacanciers italiens et étrangers, en particulier en ce week-end de l’Assomption, très fêté en Italie, mais aussi, tous les jours, par les habitants de la métropole de Gênes, capitale de la Ligurie, 580000 habitants, 1,5 million pour son aire urbaine. Enfin, l’A10 est parcourue, à longueur d’année, par de nombreux camions.
Dans le centre de Gênes, la « sopraelevata » date de la même époque que le tronçon d’autoroute effondré.
Trafic dense. Ainsi, le trafic est souvent dense et susceptible d’endommager l’infrastructure, bien plus qu’à l’époque de la mise en service du pont Morandi. En 2016, des défaillances avaient été constatées sur l’ouvrage (plus d’informations dans cet article du Monde).
Les travaux de construction, dans les années 1960, constituaient pourtant un exploit technique célébré par l’industrie du bâtiment. L’ouvrage avait d’ailleurs été inauguré en 1967, « en plein miracle économique italien », en présence du président de la République italienne, alors Giuseppe Saragat.
La sopraelevata. Ce type d’infrastructures n’est pas une exception en Italie, et à Gênes en particulier. La capitale de la Ligurie, une cité superbe, est adossée à la chaîne des Apennins. La ville, industrielle et populaire, est striée par les autoroutes urbaines, souvent bâties plusieurs dizaines de mètres en surplomb des immeubles existants.
Achevée à la même époque que le pont Morandi, la « sopraelevata », une « deux fois deux voies » qui longe le port de Gênes (détails ici), barre le paysage urbain de la cité. Les autorités n’avaient pas hésité pour la construire à casser des monuments historiques. Un film tourné lors de la construction, dans les années 1960, montre des ouvriers, en vêtements de ville et à peine coiffés d’un béret, donnant des coups de pioche ou de pelle, sous un soleil de plomb.
Sous la sopraelevata, août 2018.
Conséquences économiques. En conséquence du drame, le 14 août, la ville de Gênes était totalement bloquée, et le trafic ferroviaire, qui passe à proximité de l’accident, également interrompu. Le président de la région Ligurie, Giovanni Toti (Forza Italia, droite), a souligné, quelques heures après la catastrophe, qu’elle allait « avoir de sérieuses conséquences sur toute la logistique du port et de la ville ». De la ville, il fallait emprunter cette autoroute pour se rendre au port ou à l’aéroport. D’autres routes existent, mais elles risquent d’être passablement encombrées.
Olivier Razemon (l’actu sur Twitter, des nouvelles du blog sur Facebook et de surprenants pictogrammes sur Instagram).
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giancarlonicoli · 3 years
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31 mar 2021 12:35 I VERBALI E LE INTERCETTAZIONI TRA LA FAMIGLIA DI MAGLIARI E I LORO MANAGER DIMOSTRANO TUTTO IL LORO DISPREZZO PER IL BENE PUBBLICO, E ANCHE QUALE FOSSE IL LORO UNICO OBIETTIVO: ARRICCHIRSI IL PIÙ POSSIBILE, CON TANTI SALUTI AGLI INVESTIMENTI IN SICUREZZA I 5 STELLE “SCEMI”, I “SEGNALI” DELLA DE MICHELI E LE RISATE DOPO IL CROLLO DEL SOFFITTO DI UNA GALLERIA A GENOVA TRA FABIO CERCHIAI E CARLO BERTAZZO: “DEVI ANDARE IN AEREO. IN AEREO. PERÒ SE VAI IN GALLERIA, PUOI FARE TU IL…” – LA COPERTINA DI “PANORAMA”
Giacomo Amadori e Alessandro Rico per “Panorama”
Sotto le macerie del Ponte Morandi di Genova non sono rimaste solo 43 vite di cui pochi ricordano i nomi, ma anche la credibilità di una schiatta di maestri tessitori che per quasi quarant'anni ha attraversato da protagonista la scena imprenditoriale italiana, ma che oggi è trattata alla stregua di una bottega di magliari.
Il cognome Benetton, secondo gli esperti di onomastica, dovrebbe derivare dalla forma dialettale contratta dell'accrescitivo del nome Benedetto. Benedettoni, dunque. Ma ormai di benedetto c'è ben poco. E a restituire la giusta luce all'immagine offuscata non basterebbe neppure il fotografo di corte, quell'Oliviero Toscani cacciato con disdoro dai suoi mecenati per aver pronunciato la vile infamia: A chi interessa che caschi un ponte. A oltre trenta mesi dal crollo che ha spezzato in due Genova scopriamo che i peggiori giudici dei Benetton sono i Benetton stessi o i loro più fidati collaboratori.
Come raccontano le intercettazioni depositate dalla procura guidata da Franco Cozzi nei vari filoni del procedimento avviato dopo il crollo. Montagne di trascrizioni scodellate nei vari riesami e ore di audio che gli avvocati stanno ascoltando in una stanza dedicata al nono piano del Tribunale del capoluogo ligure.
Chi sono davvero i Benetton? Chi sono gli imperatori delle concessioni autostradali, i giganti del tessile, i magnati che hanno diversificato il loro business acquistando catene come Autogrill o investendo nelle assicurazioni (Generali) e nel credito (Mediobanca)?
Un ritratto autentico lo forniscono, alcune conversazioni registrate dalla Guardia di finanza, discorsi proferiti da membri della famiglia o dagli uomini a loro più vicini (tutti, precisiamo, non indagati), a partire dal top manager Gianni Mion.
Questo settantasettenne padovano dalla chioma candida è il dirigente che ha traghettato gli affari dei Benetton dal mondo concreto delle filande a quello volatile e ingrato dell'alta finanza e dei trasporti, dalle strade ai cieli, approfittando delle privatizzazioni selvagge dei bei tempi dei governi di centrosinistra, alla cui tavola i Benedettoni hanno mangiato a quattro palmenti.
Mion è stato per la famiglia di Ponzano Veneto quello che per gli Agnelli sono stati Cesare Romiti o Vittorio Valletta: per decenni ai vertici della holding Edizione, nella quale ha operato dal 1986 al 2016 e, poi, di nuovo dal 2019 al 2020.
I BENETTON? NON CAPISCONO UN C...
Torniamo alle intercettazioni finite nel fascicolo in mano all'aggiunto Paolo D'Ovidio e ai pm Massimo Terrile e Walter Cotugno. È il 31 dicembre del 2018, da quattro mesi è crollato il viadotto sul Polcevera, gestito da Autostrade per l'Italia (Aspi). Da allora, la politica sta provando a togliere (un esproprio per dirla con uno dei loro amici) alla dinasty trevigiana la gestione della rete viaria a pagamento.
Mion è al telefono con Fabrizio Palen zona, già vicepresidente di Aeroporti di Roma (Adr, altra società della galassia Benetton, che controlla lo scalo di Fiu micino), membro del cda di Mediobanca (di cui Edizione detiene il 2,1 per cento) e presidente dell'Aiscat, l'associazione che riunisce le società concessionarie di autostrade.
Mion sbotta: Noi dobbiamo fare qualcosa su Aspi che bisogna che diamo garanzie, ma non solo garanzie, tanto i Benetton l'hanno capito tutti che non capiscono un cazzo e che siamo degli inetti, no?. Un epitaffio sulla storia dei suoi datori di lavoro.
Poco dopo, soggiunge: [...] la prova di inettitudine è certificata da parte dell'azionista di riferimento, no?. È una climax di invettive: Loro, i signori del ponte, si incazzano quando parlano (si parla, ndr) sempre di Benetton, quello scrive la lettera perché non c'entra un cazzo... ma non c'entri un cazzo perché non capisci niente!
Perché allora... i tuoi dividendi li dovevi devolvere in beneficienza perché non ti riguardavano, no? Cioè insomma una figura da cazzo così è.... L'epistola cui fa riferimento Mion è quella spedita da Luciano Benetton, uno dei fondatori del gruppo ed ex senatore repubblicano, a diversi quotidiani nazionali, poche settimane prima: Nessun componente della famiglia Benetton ha mai gestito Autostrade, aveva cercato di auto assolversi l'imprenditore.
Ma quello che era stato il manager di fiducia della famiglia, al telefono, pur dicendosi de ciso a sparare tutto quello che abbiamo da sparare per salvare dignità, azienda e investimento, riconosce che questi qua, cioè gli stessi Benetton, sono quelli che se lo meritano di meno. Al telefono con Fabio Cerchiai, presidente di Atlantia (la controllante di Aspi), il 3 gennaio 2020, Mion finisce per restituire un desolante ritratto dell'intero management della società: Non son boni [...] francamente, insomma la patente di incapaci l'abbiamo già portata a casa, no?.
UN MERDAIO, ABBIAMO ZERO CREDIBILITÀ
Però non è solo il Romiti di Edizione a demolire la casata. Persino il rampollo Alessandro, secondogenito di Luciano, pare non avere una buona opinione dei famigliari, soprattutto dei cugini. Con loro, Christian, Franca Bertagnin e Sabrina, Alessandro era entrato in rotta di collisione nel 2016, uscendo dal cda del gruppo.
Il 20 gennaio dell'anno scorso è al telefono con Fabio Corsico, già capo delle relazioni istituzionali di Atlantia. Con lui, Alessandro è costretto ad ammettere: Allora... la prima cosa da dire è che qui è venuto fuori che era tutto un merdaio>> Pardon? <> ripete a scanso di equivoci. E << anche il nostro Castellucci era un bello stronzo>>.
Si riferisce a Giovanni Castellucci,ex a.d. di Aspi e Atlantia, dimessosi un anno dopo la tragedia del Morandi e al quale la società, nel dicembre 2019, aveva sospeso la buonuscita. Il suo errore, per Alessandro Benetton, è stato di prendersi tutte queste responsabilità non essendo in controllo, perché qui emerge che non c'era un controllo.
Corsico ridicolizza anche il piano appena presentato da Aspi per rimettere a posto la rete autostradale: [...] quando tu dici "faremo 7 miliardi di investimento nel prossimo anno", la gente dice scusa un attimo, [...] ma siamo matti che voi in un anno fate un investimento che non avete fatto in 20 anni?. L'uomo cuce un bel ritratto dei rampolli della famiglia: [...] il problema vero è che la famiglia Benetton era una famiglia di imprenditori... cioè, era Gilberto un imprenditore, Luciano, ma Luciano 20 anni fa... scusami, eh, se parlo così di tuo padre, non Luciano di oggi, e Alessandro che, comunque, nel bene o nel male non è la cabina di regia, tolti questi tre, punto. Il resto sono dei figli di ricchi... cioè la realtà vera è che un gruppo non va avanti coi figli dei ricchi, va avanti con gli imprenditori.
A parere di Corsico, il gruppo ha perso l'essenza dell'imprenditorialità, si compra le Generali, si compra la Nestlé, non gestisce Atlantia. Un'analisi con cui, paradossalmente, Alessandro concorda appieno: [...] allora, noi eravamo bravi quando avevamo un po’ meno soldi, un po’ meno o per lo meno pensavamo di avere meno competenze e avevamo una grandissima credibilità… oggi noi ci troviamo che i soldi potenzialmente ci sono… le competenze, abbiamo ascoltato gente dall'interno che ci ha convinto che ne avevamo tante e non ne avevamo un cazzo... e abbiamo zero credibilità... e questo succede, nell'evoluzione dei gruppi, sempre ciclicamente....
E chiude neanche fosse Mogol: Tu ora puoi chiamarli figli dei ricchi, o anche quelli con la pancia piena, quelli che diventano autoreferenziali. L'erede prosegue, illustrando i motivi dei suoi attriti con i cugini: [...] quando mi chiedevano, ma perché tu li hai mandati affanculo? [...] che cazzo me ne faccio io di un socio che è nato ricco?. Sul dossier Autostrade, Alessandro fa lo scaricabarile: [...] non me ne occupo e sono cazzi loro, ci sono i miei cugini. L'imprenditore ritiene ci sia una sola via d'uscita: [...] c'è un problema di credibilità compromessa che non è recuperabile... ok? [...] per salvare Atlantia noi dovremmo uscire da Aspi.... Ma come si fa a rinunciare alla gallina dalle uova d'oro?
DIVIDENDI, DIVIDENDI, DIVIDENDI
Perché le autostrade fruttano incassi da capogiro. Quel denaro che, sempre stando a Mion, intercettato il 2 febbraio 2020, è l'ossessione dei Benetton: Le manutenzioni, confessava il manager, le abbiamo fatte in calare, più passava il tempo, meno ne facevamo... così distribuiamo più utili e Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.
Un concetto ribadito da Carlo Bertazzo, nuovo a.d. di Atlantia, l'8 febbraio 2020. Conversando con il presidente Cerchiai, egli riporta un'opinione che ha ascoltato da almeno due fonti: I Benetton hanno di fatto ingessato la società in quanto volevano solo dividendi, dividendi, dividendi.
Sono proprio i dividendi, a un certo punto, a imbarazzare Ermanno Boffa, consigliere d'amministrazione di Atlan tia e marito di Sabrina Benetton (uscita dal cda pochi giorni fa, per essere stata sottoposta a pressioni di ogni tipo, dopo la tragedia del Morandi).
Nel 2020, al telefono con Mion, Boffa sottolinea che sarebbe devastante se venisse fuori che i Benetton si sono distribuiti 200 milioni di euro nel loro momento peggiore, cioè successivamente alla strage sul Polcevera.
Grazie ai bilanci si può ricostruire l'immenso flusso di denaro che, negli anni, è transitato sui conti correnti degli azionisti delle società della famiglia di Ponzano Veneto. Nel 2010, l'ammontare dei dividendi di Atlantia superava i 516 milioni. Nel 2016, era salito a oltre 775. Il balzo più clamoroso avviene nel 2017, con oltre 2 miliardi e 567 milioni di euro. L'anno della tragedia di Genova, la slot machine di Aspi si ferma a circa 456 milioni. In nove il totale fa quasi 7 miliardi e mezzo. Così, sempre citando Mion, il defunto Gilberto e tutta la famiglia erano contenti.
5 STELLE SCEMI E I MESSAGGI DELLA MINISTRA
Dalle telefonate emerge chiaramente come la famiglia veneta e i suoi collaboratori cerchino di interpretare come aruspici ogni palpito o sospiro della politica.
Un esempio lo abbiamo quando Mion parla del prezzo delle azioni dei Benetton che Cassa depositi e prestiti (controllata dal ministero dell'Economia e delle Finanze) avrebbe dovuto acquistare, per prendere il controllo del 51 per cento di Aspi:
Bisogna anche fare la verifica se ci vogliono o non ci vogliono, perché se non ci vogliono, basta che mettiamo a posto le aziende e poi ognuno per sé e Dio per tutti... perché [...] non c'è dubbio che è stata la Cassa depositi che ha insufflato tutti sti 5 stelle per un anno e mezzo per cacciarci a calci nel culo.
Ecco perché, tra i bersagli della vis polemica di Mion, figurano i grillini, tifosi sfegatati della revoca delle concessioni: Pensavano che bastasse parlare del ponte e di Benetton e si aumentavano i voti del 15 per cento... non mi sembra che abbiano avuto il 15 per cento in più dei voti e anche lì si conferma che tutto sto battage che hanno montato, anche in termini elettorali, non gli porta assolutamente niente, perché la gente ha capito che è tutta una stronzata.
Ma una ciambella di salvataggio, come molte volte in passato, il gruppo veneto confidava arrivasse dagli ambienti della sinistra. E per questo cercava segnali nelle mosse della ministra, cioè Paola De Micheli, la titolare piddina del dicastero delle Infrastrutture e dei Trasporti nel governo giallorosso.
Mion osserva: Ieri è andata a vedere i lavori da 200 e fischia milioni di investimenti che sta facendo Adr, cioè Aeroporti di Roma. Il manager è speranzoso: Quindi è un messaggio, no?
È un messaggio per dire, beh, le cose stanno accadendo, no? Capito? [...] il Pd è lì che si barcamena fra questi scemi dei 5 stelle e poi il fatto che questa qui sia andata in Adr, è un fatto significativo secondo me... perché insomma, voglio dire, non è che t'ha messo lo stigma del lazzarone da tutte le parti... no?.
UNA BANDA DI LAZZARONI
Ma se i Benetton non capiscono un cazzo, nelle intercettazioni ce n'è anche per manager e tecnici. Per esempio, in un'altra telefonata, Mion umilia l'ex a.d. Castellucci e critica pesantemente Spea engineering Spa, la società del gruppo Atlantia che avrebbe dovuto occuparsi dei controlli strutturali sulla rete autostradale.
È a questa che attribuisce le più gravi responsabilità delle omesse verifiche: [...] però non è solo Castellucci francamente, perché la verità è che c'era questa società che si chiama Spea, no? Fatta tutta di ingegneri [...] qualcuno a suo tempo degli interni mi aveva detto... "guarda che lì c'è una banda di lazzaroni".
In uno scambio di vedute con Bertazzo, il 31 dicembre 2019, Mion discute proprio di come far fuori Spea. E, su questo dossier, contesta la gestione di Cerchiai: [...] lui deve dire [...] "questa società qua, gestita in questo modo, non la voglio!" [...] Se non lo dice che cazzo sta a fare? Sta a coprire!.
Non è finita: Si capisce che Cerchiai sta solo a proteggere sé stesso... ma insomma basta!. E ancora: Cerchiai e Castel lucci sono responsabili, direi che sono responsabili in ugual misura! [...] Uno perché era pazzo e quell'altro perché è paraculo!. Atlantia è tutto un casino, sospira Alessandro Benetton, dialogando con il manager Corsico: Cerchiai ha fatto tutto fuorché il presidente.
Ma, come specifica il rampollo, egli era assolu tamente contiguo al sistema pur non direttamente coinvolto e consapevole. Insomma, la fotografia dell'impero industriale e finanziario dei Benetton, scattata dai suoi stessi protagonisti, è choccante, come un'istantanea di Toscani. Emblematica la chiosa di Mion: [...] diciamo, tutto quello che nei primi dieci anni si è costruito... nei secondi dieci anni si è distrutto.
GALLERIE? PRENDO L'AEREO
Un'ultima intercettazione rende bene l'idea di come, nel regno dei Benetton, non si salvino né i sovrani, né i consiglieri. Il 31 dicembre 2019, Mion, Bertazzo e Cerchiai, i vertici delle società del gruppo, organizzano una call a tre.
Poche ore prima, sull'A26, nei pressi di Masone (Genova), dal soffitto di una galleria si è staccato un enorme blocco di cemento. Il problema dei tre sembra quello di evitare di prendersene uno in testa andando in vacanza alla volta di mari esotici e montagne innevate.
Cerchiai è pensieroso: Per andare giù devo fare tutte le gallerie.... Risate. Bertazzo fa riferimento a un censimento del Mit sui tunnel non a norma: Mi son preso paura quando m'ha detto 200 gallerie su 270 in Italia.... Irrompe la battuta di Mion: Devi andare in aereo, devi andare in aereo. Cerchiai sta al gioco: Vado in aereo, difatti, sì. Altra ilarità. Chiude Mion: Eh sì però, se vai in galleria puoi fare tu il monitoraggio. Nuove risate. Cheese... mancava solo Oliviero per una bella foto in posa.
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albengacorsara · 5 years
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Nuovo ponte di Genova: cerimonia per il varo del primo impalcato
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Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte oggi a Genova insieme al Ministro per le Infrastrutture e Trasporti Paola De Micheli in occasione del varo del primo impalcato del nuovo viadotto sul Polcevera. Conte: “Genova è il simbolo della volontà di rinascita che si sta concretizzando”; Toti: “Chi ha vissuto questo percorso, questo lunghissimo anno, conosce tutte le cose che sono state messe in fila per arrivare a oggi”. Read the full article
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amalelrhazi · 4 years
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Gènes inaugure son nouveau pont, 24 mois seulement après la catastrophe
Amal El Rhazi, Gènes inaugure son nouveau pont, 24 mois seulement après la catastrophe. A partir du mercredi 5 août, les habitants de Gènes (Italie) pourront de nouveau traverser le val Polcevera à l'Ouest de la cité ligure. Ce nouveau pont, baptisé San Giorgio, construit en un délai record de 12 mois, est le fruit des efforts de 1000 ouvriers qui ont travaillé sans relâche malgré le contexte sanitaire, pour respecter […] Lire l'article
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ponteit · 4 years
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Ponte di Genova, ultimatum del governo ad Aspi: 'proposta entro il weekend o revoca'
Una nuova proposta entro il weekend, che tuteli l'interesse pubblico, a partire dalla revisione delle tariffe, da risorse compensative e da cambio di passo su manutenzione e controlli. E' questo, secondo quanto si apprende da fonti vicine al dossier, l'ultimatum del governo ad Aspi per evitare la revoca della concessione. Le proposte avanzate finora, sarebbe stato ribadito al tavolo, non sono ritenute soddisfacenti e non possono in alcun modo interrompere la procedura di risoluzione della concessione.
La vicenda Autostrade "si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati. Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Così il premier Conte. Quando? "Entro questo fine settimana". Ed "è una decisione di tale importanza che la porteremo in CdM".
Atlantia risente in Borsa della decisione della Corte Costituzionale di respingere il ricorso contro l'esclusione di Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione del ponte Morandi. Il titolo, in un listino nel complesso in leggero aumento, segna in avvio di seduta in calo del 5,21% a 13,5 euro con il futuro della concessione di Aspi che appare oggi ancora più in bilico.
Secondo la Consulta non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. La Corte costituzionale ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi.
"La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso": è quanto comunica l'ufficio stampa della Consulta in attesa delle motivazioni della sentenza.
"Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo", ha commentato il premier Conte.
Intanto il Governo è diviso sulla decisione di affidare ad Aspi, anche se pro tempore e come atto dovuto verso l'attuale concessionario, la gestione del nuovo ponte di Genova.
"Confermo che il nuovo Ponte Morandi sarà gestito da Autostrade. Ho scritto io la lettera al sindaco Bucci. La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi ma sulla vicenda c'è ancora l'ipotesi di revoca", ha detto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli a Radio 24 Mattino, come riportato anche da un tweet della trasmissione.
"Ebbene, dopo due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il Governo M5s-Pd", ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti via Facebook. "Voi ridate il ponte ad Autostrade senza ottenere nulla. Noi continuiamo a lavorare per l'interesse dei liguri. E intanto per la tragedia del Morandi e per le sue 43 vittime nessuno ancora ha pagato. Mentre a Roma litigavate, noi in Liguria almeno abbiamo ricostruito il ponte. Forse abbiamo ringhiato meno di voi... ma visti i risultati...", commenta.
"Sulla concessione delle autostrade il governo ha lavorato senza sosta. Dopo aver raggiunto un risultato importantissimo, con il nuovo ponte Morandi costruito in meno di due anni, adesso è arrivato il momento di decidere, possibilmente entro questa settimana", ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e capo delegazione del Movimento 5 Stelle.
Intanto, sono iniziate in mattinata le operazioni di stesura del primo strato di asfalto sul nuovo viadotto sul Polcevera a Genova. Lo annuncia la struttura commissariale. Un 'tappeto' di circa 7 centimetri, chiamato binder, viene steso con un rullo sul materiale già applicato nei giorni scorsi (primer e cappa asfaltica). Una volta completata la posa, che avviene dal centro del ponte verso le estremità del viadotto, la strada sarà completata con lo strato di usura, un' ulteriore parte in asfalto dello spessore di 4 centimetri.
"Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton - scrive su Twitter il capo politico del M5s Vito Crimi -. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il Movimento 5 stelle non arretra di un millimetro".
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geniyit · 4 years
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Ponte di Genova: Conte, 'O arriva proposta o scatta la revoca'
La vicenda Autostrade "si trascina da troppo tempo. Ma la procedura di revoca è stata avviata e ci sono tutti i presupposti per realizzarla, perché gli inadempimenti sono oggettivi, molteplici e conclamati. Quindi o arriva una proposta della controparte che è particolarmente vantaggiosa per lo Stato oppure procediamo alla revoca, pur consapevoli che comporta insidie giuridiche". Così il premier Conte. Quando? "Entro questo fine settimana". Ed "è una decisione di tale importanza che la porteremo in CdM".
Atlantia risente in Borsa della decisione della Corte Costituzionale di respingere il ricorso contro l'esclusione di Autostrade per l'Italia dalla ricostruzione del ponte Morandi. Il titolo, in un listino nel complesso in leggero aumento, segna in avvio di seduta in calo del 5,21% a 13,5 euro con il futuro della concessione di Aspi che appare oggi ancora più in bilico.
Secondo la Consulta non è illegittimo estromettere Aspi dalla ricostruzione del Ponte Morandi. La Corte costituzionale ha ritenuto non fondate le questioni relative all'esclusione legislativa di Aspi dalla procedura negoziata volta alla scelta delle imprese alle quali affidare le opere di demolizione e di ricostruzione del Ponte Morandi.
"La decisione del Legislatore di non affidare ad Autostrade la ricostruzione del Ponte è stata determinata dalla eccezionale gravità della situazione che lo ha indotto, in via precauzionale, a non affidare i lavori alla società incaricata della manutenzione del Ponte stesso": è quanto comunica l'ufficio stampa della Consulta in attesa delle motivazioni della sentenza.
"Ci conforta che la Corte costituzionale abbia confermato la piena legittimità costituzionale della soluzione normativa che venne a suo tempo elaborata dal governo", ha commentato il premier Conte.
Intanto il Governo è diviso sulla decisione di affidare ad Aspi, anche se pro tempore e come atto dovuto verso l'attuale concessionario, la gestione del nuovo ponte di Genova.
"Confermo che il nuovo Ponte Morandi sarà gestito da Autostrade. Ho scritto io la lettera al sindaco Bucci. La gestione va al concessionario, che oggi è Aspi ma sulla vicenda c'è ancora l'ipotesi di revoca", ha detto la ministra delle Infrastrutture Paola De Micheli a Radio 24 Mattino, come riportato anche da un tweet della trasmissione.
"Ebbene, dopo due anni di minacce, immobilismo, proclami, giustizia promessa e rimandata il ponte di Genova verrà riconsegnato proprio ad Autostrade, come ha ordinato il Governo M5s-Pd", ha detto il presidente della Regione Liguria Giovanni Toti via Facebook. "Voi ridate il ponte ad Autostrade senza ottenere nulla. Noi continuiamo a lavorare per l'interesse dei liguri. E intanto per la tragedia del Morandi e per le sue 43 vittime nessuno ancora ha pagato. Mentre a Roma litigavate, noi in Liguria almeno abbiamo ricostruito il ponte. Forse abbiamo ringhiato meno di voi... ma visti i risultati...", commenta.
"Sulla concessione delle autostrade il governo ha lavorato senza sosta. Dopo aver raggiunto un risultato importantissimo, con il nuovo ponte Morandi costruito in meno di due anni, adesso è arrivato il momento di decidere, possibilmente entro questa settimana", ha detto il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, e capo delegazione del Movimento 5 Stelle.
Intanto, sono iniziate in mattinata le operazioni di stesura del primo strato di asfalto sul nuovo viadotto sul Polcevera a Genova. Lo annuncia la struttura commissariale. Un 'tappeto' di circa 7 centimetri, chiamato binder, viene steso con un rullo sul materiale già applicato nei giorni scorsi (primer e cappa asfaltica). Una volta completata la posa, che avviene dal centro del ponte verso le estremità del viadotto, la strada sarà completata con lo strato di usura, un' ulteriore parte in asfalto dello spessore di 4 centimetri.
"Il ponte di Genova non deve essere riconsegnato nelle mani dei Benetton - scrive su Twitter il capo politico del M5s Vito Crimi -. Non possiamo permetterlo. Questi irresponsabili devono ancora rendere conto di quanto è successo e non dovrebbero più gestire le autostrade italiane. Su questo il Movimento 5 stelle non arretra di un millimetro".
"Rinviare non significa risolvere i problemi! Il conto, salato, alla fine si paga sempre. I cittadini ci hanno eletto per cambiare e decidere e non per avere "l'anime triste di coloro che visser sanza 'nfamia e sanza lodo" #NonInMioNome #ViaIBenetton", dice, sempre su Twitter Stefano Buffagni, viceministro allo sviluppo economico. Buffagni cita la definizione degli ignavi di Dante.
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italianaradio · 5 years
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Ponte Morandi, un anno fa il crollo e la morte di 43 persone: il ricordo di Genova
Nuovo post su italianaradio https://www.italianaradio.it/index.php/ponte-morandi-un-anno-fa-il-crollo-e-la-morte-di-43-persone-il-ricordo-di-genova/
Ponte Morandi, un anno fa il crollo e la morte di 43 persone: il ricordo di Genova
Ponte Morandi, un anno fa il crollo e la morte di 43 persone: il ricordo di Genova
Un anno fa alle 11:36 cadeva il ponte Morandi, portando con se le vite di 43 persone. Oggi Genova si ferma per la commemorazione delle vittime. Il sindaco Bucci ha dato a tutti “appuntamento alle 10 nell’area della nuova Pila 9 del futuro viadotto sul Polcevera”. Presenti alle commemorazioni anche Conte, Salvini e Di Maio.
Il comitato dei familiari delle vittime esprimerà in questa dolorosa occasione, il suo “dissenso per il fatto che Autostrade continui ad avere le concessioni sulla gestione della rete”. “Chiediamo giustizia, come dovrebbero chiedere tutti gli italiani, perché cose del genere non avvengano mai più e le nostre vittime non siano morte invano”, dice Egle Possetti, la presidente del comitato. Gli sfollati del ponte Morandi, invece, hanno deciso di portare avanti il loro rito collettivo, come fanno da 11 mesi: corteo verso il Polcevera, lancio di 43 rose bianche nel torrente e 43 rintocchi di campana tibetana.”.
Il primo cittadino di Genova Bucci, ha invitato tutta la cittadinanza “a partecipare alla cerimonia in memoria delle vittime di ponte Morandi. A chi non potrà intervenire chiedo comunque di osservare un momento di raccoglimento alle 11:36, in qualsiasi posto si trovi. Stringiamoci idealmente insieme per ricordare le persone che hanno perso la vita in quel tragico evento e per sentirci ancora una volta comunità unita, come abbiamo dimostrato in questo anno trascorso”.
La cerimonia si svolgerà in un capannone. Un luogo simbolico che unisce il ricordo della tragedia e la speranza per il futuro, perché proprio lì sta nascendo il primo pilone del nuovo viadotto pensato dall’architetto Renzo Piano come la chiglia di una nave.
Alle 10 inizierà la messa celebrata dall’arcivescovo di Genova, il cardinale Angelo Bagnasco. Presenti il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, il presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte, i rappresentanti del governo e dei familiari delle vittime.
Intanto Cristoforo Colombo, Luigi Tenco, Fabrizio De André: sono solo alcuni dei possibili nomi del viadotto che andrà a sostituire il ponte Morandi, e che dovrebbe essere realizzato in 8 mesi.
Un anno fa alle 11:36 cadeva il ponte Morandi, portando con se le vite di 43 persone. Oggi Genova si ferma per la commemorazione delle vittime. Il sindaco Bucci ha dato a tutti “appuntamento alle 10 nell’area della nuova Pila 9 del futuro viadotto sul Polcevera”. Presenti alle…
Nadia Sessa
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La déconstruction du pont de Gênes est en cours
Le 14 août dernier, l'Italie était en émoi après l'effondrement du viaduc du Polcevera, à Gênes, qui a suscité de nombreuses interrogations sur l'état des infrastructures à travers le pays. Une question restait cependant en suspens : que faire du pont ? Avant d'entamer un éventuel chantier de reconstruction, ce sont des travaux de démantèlement qui sont actuellement en cours et ont déjà porté leurs fruits. En effet, un premier tronçon de la structure a touché le sol ce 9 février. Les détails.
Article : https://feeds.feedblitz.com/~/596597486/0/isolationcomblesperdus
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retegenova · 6 years
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Pivio & Aldo De Scalzi saranno fra i musicisti coinvolti nel concerto di beneficenza che si terrà lunedì 12 novembre 2018 al Teatro Carlo Felice di Genova (ore 20.30): “Genova per i tuoi occhi”. In questa occasione la Clinica Oculistica Universitaria dell’Ospedale Policlinico San Martino – IRCCS e il mondo dello spettacolo ligure  si mobiliteranno per l’oftalmologia e per il crollo del ponte Morandi. 
A tre anni dalla precedente edizione, questo spettacolo vuole continuare ad essere un’occasione di intrattenimento e svago, ma anche un momento di riflessione e consapevolezza sull’importanza della progettualità di ricerca clinica, della prevenzione e della riabilitazione della disabilità visiva nel migliorare la qualità di vita di chi è colpito da malattie oculari.
Genova per i tuoi occhi vive con la Città e quest’anno, alla sua seconda edizione, mette il ricavato dell’evento a disposizione del Sindaco di Genova, a favore delle persone colpite dal crollo del viadotto sul Polcevera.
Questi sono gli artisti confermati: Antonella Ruggiero, Andrea Bacchetti, Enrique Balbontin, Pivio & Aldo De Scalzi (con Armanda De Scalzi, Matteo Merli e Roberto Tiranti); Margherita Zanin, Oscar Prudente, Franco Fasano, Oliviero Malaspina. La squadra diGenova; “Polifonia Trallalero” diretta da Claudio Valente; Paolo Frola; Michele; I Trilli; Massimo Morini dei Buio Pesto; Franca Lai; Sergio Alemanno, Franchino Piccolo (con Alberto Acosta), Conduce: Luisella Berrino. Direzione artistica: Franco Fasano.
OIC Group Viale Matteotti 7 – 50121 Firenze – Italia  Office +39 055 5035259 – Fax +39 055 5001912  [email protected]  www.oic.it
Per Pivio & Aldo De Scalzi
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Genova Celebra Colombo
Pivio e Aldo De Scalzi – Genova per i tuoi occhi Pivio & Aldo De Scalzi saranno fra i musicisti coinvolti nel concerto di beneficenza che si terrà lunedì 12 novembre 2018 al Teatro Carlo Felice di Genova (ore 20.30): "Genova per i tuoi occhi". 
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reseau-actu · 6 years
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À la veille des obsèques, les familles de victimes étaient révoltées, alors que les recherches de disparus se poursuivaient.
Le camion du supermarché Basko a été retiré vendredi après-midi du pont Morandi. Depuis le 14 août, il était resté en suspens sur le tablier à vingt mètres au-dessus du gouffre. Visible sur toutes les photos de la catastrophe, il était le symbole d'une ville de Gênes coupée en deux, le port d'une part, l'aéroport de l'autre.
» LIRE AUSSI - Gênes: ces photos racontent le choc de l'effondrement du pont
Ce samedi, proclamé journée de deuil national, le chef de l'État Sergio Mattarella présidera des funérailles solennelles en hommage aux victimes. Le bilan est de 38 morts tandis que grues et bulldozers creusent encore les décombres, à la recherche de disparus qui seraient encore cinq, selon la Protection civile italienne. Des cercueils seront alignés dans le pavillon Jean Nouvel de la Foire de Gênes. Retirés par leur famille, qui marquent leur défiance envers l'État, 17 manqueront.
Une artère cruciale
Au-delà du deuil, les urgences se bousculent à Gênes. Enlever les énormes parpaings qui obstruent le ruisseau Polcevera, avant les prochaines pluies. Reconstruire un pont en lieu et place de l'actuel, qui sera démoli, ainsi qu'une trentaine d'immeubles en contrebas, devenus inhabitables. Quelque 611 résidents du quartier Sampierderena, situé sous le pont, ont été évacués. Il faut les reloger. Et rouvrir au plus vite cette artère cruciale, une obligation pour la sixième agglomération d'Italie par sa population, avec le premier port du pays, «une ville fragile dont personne ne prend soin», accuse le grand architecte génois Renzo Piano. En attendant, automobilistes et camions voulant traverser la Ligurie par autoroute «devront faire 130 km en plus», calcule La Repubblica. À moins d'emprunter des routes de traverse, très encombrées.
Des experts du Politecnico de Milan avaient signalé en novembre 2017 des «déformations nodales qui n'étaient pas conformes aux attentes et devaient faire l'objet d'un examen approfondi»
Autostrade, le groupe autoroutier des Benetton dont le gouvernement veut révoquer la concession, se fait fort de construire un nouveau viaduc «en cinq mois», une fois le terrain déblayé. «En un an, d'ici 2019, c'est possible», renchérit le gouverneur de Ligurie Giovanni Toto (Forza Italia), proche de Matteo Salvini. Giuseppe Conte avait été le premier arrivé sur les lieux du drame, mardi. Salvini, lui, a continué à festoyer avec 300 militants de la Ligue à Messine (Sicile). Il n'a pas annulé une visite en Calabre le 15 août à San Luca, fief de la N'drangheta, pour la fête de l'Assomption, ne rejoignant Gênes que le soir.
Selon la presse italienne, des experts du Politecnico de Milan avaient signalé en novembre 2017 des «déformations nodales qui n'étaient pas conformes aux attentes et devaient faire l'objet d'un examen approfondi», dans les câbles soutenant la partie supérieure du pylône 9, celui qui s'est effondré. En mai, la société Autostrade avait lancé un appel d'offres urgent de 20 millions d'euros pour remplacer les tirants soutenant ces câbles. Le chantier devait commencer fin septembre.
La Ligue et le Mouvement 5 étoiles traversent leur premier grave conflit depuis la constitution du gouvernement le 1er juin. Luigi Di Maio veut retirer immédiatement sa concession à Autostrade, au prix d'entorses au Code des travaux publics. Matteo Salvini, plus proche du monde de l'industrie, temporise: «Si Autostrade met rapidement à disposition des ressources suffisantes pour reconstruire le viaduc et indemniser les familles des victimes, on verra s'il y a lieu de révoquer sa concession.» Des contacts seraient en cours avec les Benetton. «Celui qui veut transiger devra passer sur mon cadavre», tranche Di Maio.
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giancarlonicoli · 5 years
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31 DIC 2019 09:04
“SERVE LA REVOCA TOTALE DELLE CONCESSIONI AD AUTOSTRADE” - L’EX MINISTRO TONINELLI SI TOGLIE UN SASSOLONE DALLA SCARPA DOPO LA CADUTA DEI CALCINACCI NELLA GALLERIA DELLA A26: “NON POSSONO PIÙ ACCAMPARE SCUSE: LA MANUTENZIONE DELL'INTERA RETE ASPI È STATA ABBANDONATA, HANNO STANZIATO CIFRE IRRISORIE PER GLI INTERVENTI. LO SCRIVE ANCHE LA CORTE DEI CONTI. LE GRAVI INADEMPIENZE SONO PALESI, NON BISOGNA PERDERE ALTRO TEMPO SE NON VOGLIAMO ALTRI MORTI…”
-
Francesco Bei per “la Stampa”
“Stavo guidando, ho sentito la notizia per radio e mi sono fermato a leggere il vostro sito. La foto della galleria è sconvolgente, quei pezzi di intonaco sono talmente grandi e pesanti che avrebbero potuto uccidere qualcuno: è un miracolo che in quel momento non passasse un veicolo». Danilo Toninelli è stato il paladino della lotta contro Autostrade per l' Italia e il gruppo Atlantia dopo il crollo del ponte Morandi. E vede nell' incidente di ieri, per fortuna senza vittime né feriti, «la conferma della cattiva gestione del concessionario».
Episodi isolati? Per l' ex ministro delle Infrastrutture, tornato senatore semplice del M5s, tutt' altro: «Ormai è chiaro, non possono più accampare scuse: la manutenzione dell' intera rete Aspi è stata abbandonata, hanno stanziato cifre irrisorie per gli interventi.
Non lo dice il cattivo Toninelli, stavolta è scritto nero su bianco nella relazione della Corte dei conti appena pubblicata».
Il predecessore della De Micheli però ci tiene a precisare che anche all' indomani della caduta del ponte di Genova la politica avrebbe dovuto aprire gli occhi. «Era già tutto scritto nella relazione conclusiva della commissione ispettiva che abbiamo creato al ministero tre ore dopo il tragico crollo del Ponte Morandi.
Fior di ingegneri hanno messo la loro firma su un atto di accusa sconvolgente, che all'epoca abbiamo subito messo online. Era evidente che, nel corso degli anni, c' era stato un calo drastico della manutenzione. Non solo del Morandi o dell' A10 ma di tutta la rete. Andatevela a rileggere».
Inoltre, ricorda Toninelli, gli ingegneri del Mit scrissero che la procedura di controllo della sicurezza strutturale delle opere «è stata in passato, ed è tuttora inadatta al fine di prevenire i crolli e del tutto insufficiente» E che «nonostante l' accertato stato di degrado del tratto autostradale dove si trovava il viadotto Polcevera, i costi degli interventi strutturali fatti negli ultimi 24 anni erano briciole, 23 mila euro l'anno, del tutto trascurabili».
Insomma, incidenti come quello avvenuto ieri nella galleria della A26 potrebbero ripetersi e nessuno potrà stupirsi. Per questo il senatore grillino ripete il suo mantra contro i Benetton: «Lo dico da quel tragico agosto 2018. Non c' è altra soluzione che la revoca to-ta-le della concessione. Non per una persecuzione, ma perché il modello di manutenzione di Aspi, quello del ponte Morandi, è lo stesso che hanno applicato su ognuno dei 3000 chilometri che lo Stato ha affidato loro. Le gravi inadempienze sono palesi, non bisogna perdere altro tempo se non vogliamo altri morti». Il campanello d' allarme è risuonato di nuovo anche a Roma, al ministero delle Infrastrutture. Tanto che la titolare Paola De Micheli ha convocato con urgenza questa mattina la società Autostrade per l' Italia.
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Genua: Tote nach Einsturz von Autobahnbrücke - Überlebende aus Trümmern geborgen
Das Polcevera-Viadukt (umgangssprachlich Ponte Morandi) ist eine innerstädtische Autobahnbrücke in Genua, Italien. Es handelt sich um eine Schrägseilbrücke. 
Nach Angaben des italienischen Innenministers Matteo Salvini starben mindestens 30 Menschen. Zudem gibt es viele Schwerverletzte.
Am 14. August 2018 stürzte ein Teilstück der Brücke ein. Der öffentlich-rechtliche Sender RAI berichtet, dass mindestens 20 Fahrzeuge an dem Unglück beteiligt gewesen seien. Mindestens elf Menschen sind nach ersten Meldungen bei dem Brückeneinsturz in Genua ums Leben gekommen. Weitere Tote sind wahrscheinlich. Der Leiter der Rettungsstelle sagte in den Medien, dass es "Dutzende Opfer" gebe. Zudem sollen vier Schwerverletzte in Krankenhäuser gebracht worden sein.
Das Polcevera-Viadukt liegt im Val Polcevera zwischen den Stadtteilen Sampierdarena und Cornigliano am Ende der A 7 von Mailand nach Genua und bildet den Beginn der A 10 von Genua nach Ventimiglia und Nizza.
Der Autobahnbetreiber "Autostrade" hat in einem Statement mitgeteilt, dass an der eingestürzten Brücke Wartungsarbeiten vorgenommen worden seien, um das Fundament der Fahrbahn zu verstärken. Es habe eine stete Beobachtung über den Zustand der Brücke gegeben, so der Betreiber.
Die Gründe für den Einsturz würden genau untersucht werden. Die Brücke war in den 1960er-Jahren erbaut worden. 
Die vierspurige Schrägseilbrücke mit drei ca. 90 m hohen Pylonen überspannt in 42 m Höhe mit dem (von Osten nach Westen) ersten, 212 m langen Brückenfeld einen Rangierbahnhof, mit dem zweiten, 220 m langen Feld die Wohnblocks der Via Enrico Porro und weitere Gleisanlagen, und mit dem äußeren, 126 m langen Feld den Torrente Polcevera samt seinen Uferstraßen und Gewerbegebäuden. Anschließend überquert das Viadukt mit aufgeständerten Rampen ein Gewerbegebiet und endet in einem langgestreckten Bogen vor dem ersten Tunnel der A 10.
Die von Riccardo Morandi geplante Brücke wurde zwischen 1962 und 1967 von der Società Italiana per Condotte d'Acqua gebaut. Sie ist zeitlich nach seiner Brücke über den Maracaibo-See (1962 fertiggestellt) und vor der Brücke über das Wadi al-Kuf (1971) einzuordnen. Bei diesen drei Brücken verwendete Morandi die gleichen Konstruktionselemente: Die Pylone bestehen aus zwei neben der Fahrbahn angeordneten A-förmigen Strukturen aus Stahlbeton, die nur an ihrer Spitze und unter der Fahrbahn durch Querriegel miteinander verbunden sind. Sie haben die erforderliche Steifheit, um die veränderlichen Lasten aufzunehmen, die entstehen, wenn über die Brücke fahrende Fahrzeuge zunächst das Brückendeck vor dem Pylon, anschließend den Teil hinter ihm belasten. Zu dem gleichen Zweck wird das Brückendeck durch die zwischen den Pfeilern der Pylone angeordneten, V-förmigen Strukturen aus Stahlbetonstäben gestützt.
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giancarlonicoli · 5 years
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Giuseppe Filetto per “la Repubblica”
Gli impulsi provenienti dai sensori posizionati sul Ponte Morandi, che avrebbero dovuto recepire le oscillazioni della struttura, non potevano essere trasmessi, tantomeno registrati da un computer, per poi essere analizzati dai tecnici per stilare il documento di rischio.
Semplicemente perché i sensori erano stati tranciati nel 2016, durante alcune lavorazioni sulla sede stradale da parte della Pavimental per conto di Autostrade. Eppure dal 2014 fino al 2017 un report molto riservato - il cui contenuto è stato pubblicato da Repubblica negli scorsi giorni - affermava che il viadotto genovese era considerato dalla stessa concessionaria a "rischio crollo".
Come poi è avvenuto, con 43 morti. C' è di più. Secondo quanto trapela dalle indagini, Aspi aveva scritto che il sistema non segnalava anomalie, perciò il rischio era basso. E successivamente, dal 2017 in poi, il giudizio era passato a "rischio perdita di staticità"; un livello che comporta interventi di manutenzione, ma non l' interdizione del traffico.
L' assenza di un sistema di monitoraggio è stata scoperta dai militari della Guardia di Finanza di Genova, gli stessi che lo scorso marzo hanno sequestrato il documento del rischio, nascosto nei registri digitali di Atlantia, a Roma.
E ieri il procuratore capo di Genova, Francesco Cozzi, ha sottolineato come l' impianto dei sensori non sia stato ripristinato dopo il danno del 2016. Neppure quando Aspi aveva chiesto una consulenza tecnica all' ingegner Carmelo Gentile. Il professore del Politecnico di Milano, peraltro, aveva suggerito sensori di ultima generazione, ma la concessionaria non li aveva installati, inserendoli invece nel progetto di retrofitting (consolidamento) delle pile 9 (quella crollata) e 10 del ponte.
Operazione che sarebbe dovuta partire nell' ottobre del 2018. Il "Morandi" è crollato due mesi prima, il 14 agosto. L' ipotesi accusatoria è che si sia cercato di risparmiare sui costi. «Ed oggi ci chiediamo come Autostrade abbia compilato quel documento - ripete il procuratore - : non si capisce come nel catalogo in cui si presentano criticità generalizzate su altri ponti, il Morandi invece sia classificato a rischio crollo localizzato».
Aspi ribatte che si trattava di "rischio teorico". «Se arriva una relazione sul rischio di crollo, parliamo della sicurezza dei cittadini italiani.
E Autostrade che fa? Parla di rischio teorico? Qual è il rischio pratico allora? Per il rischio teorico sono morte delle persone», dice il ministro Luigi Di Maio, parlando al programma tv "L' aria che tira".
Il documento imbarazza Autostrade, che ha sempre sostenuto di "non avere mai letto nero su bianco di rischio crollo". Tanto che ieri in una nota ha ripetuto: «In merito...
ad alcuni sensori che erano presenti sul Ponte Morandi, la società ricorda che nessuna delle analisi svolte sul viadotto Polcevera, anche da qualificati soggetti terzi, aveva evidenziato allarmi sulla sicurezza dell' infrastruttura».
E ancora Autostrade «dichiara di essere il primo soggetto interessato affinché vengano chiarite eventuali responsabilità, sia in sede di incidente probatorio che successivamente nell' ambito del processo». Si riferisce anche ai report di Spea, la società "gemella", delegata al monitoraggio della rete autostradale. Ieri, l' ex ad di Spea Antonino Galatà, indagato anche per i falsi report su una dozzina di viadotti sparsi in tutta Italia, davanti al pm Walter Cotugno di Genova si è avvalso della facoltà di non rispondere.
Comunque, il documento sul "rischio crollo" tira in ballo anche Atlantia, la capogruppo. Quel documento è stato vagliato dai cda delle due società. E in quello di Aspi dal 2015 al 2018 era presente anche un funzionario del ministero delle Infrastrutture, come membro del collegio dei sindaci: Antonio Parente, ancora in prorogatio. «Ho letto quello che avete letto voi. Per me è inaccettabile. Anche intellettualmente incomprensibile», dice il ministro dei Trasporti e Infrastrutture Paola De Micheli, commentando la presenza del ministero a quella riunione del 2015.
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