#pompeiano
Explore tagged Tumblr posts
primepaginequotidiani · 4 months ago
Photo
Tumblr media
PRIMA PAGINA Il Fatto Quotidiano di Oggi mercoledì, 04 settembre 2024
0 notes
mythologer · 1 year ago
Text
Tumblr media
: Raffaello Sorbi (italiano, 1844-1931) ~ Fidia scolpisce la statua di Athena (1869), Olio su tela.
La produzione del Sorbi è molto caratterizzata da continui richiami al gusto settecentesco, medievale o addirittura pompeiano, come nel caso di questo dipinto dove ogni elemento è descritto con dovizia di particolari. L'opera fu commissionata allo scultore Giovanni Dupré, rimasto colpito dai marmi del Partenone conservati al British Museum. Nel dipinto l'artista è raffigurato in studio mentre confronta la sua creazione con una modella in posa, mentre sullo sfondo appare una lastra del fregio del Partenone.
139 notes · View notes
nicolaradano · 1 year ago
Text
Tumblr media
Capture timeless elegance with our best-selling ties of the month – Carina & Rosso Pompeiano. These artisanal treasures feature subtle vintage tones, making them effortlessly versatile and a must-have for any wardrobe.
Elevate your style with craftsmanship that speaks volumes, enjoy up to 30% off on our sartorial accessories: www.spacca-neapolis.com/shop
39 notes · View notes
nickssidewitch · 4 months ago
Note
Kiki! 😭I recently came across claims on one of my social media accounts that Matt and Chris have long-distance relationships with these influencers, Martina Pompeiano and Yasmin Barbieri. The only “proof” these individuals possess is that they followed one another on Instagram, and they both reside in separate countries? My brain hurts from these claims; why do people care or assume such ridiculous things? I need a vacation from social media. 😭
Anyway, Kiki, how are you doing? I hope you're having a fantastic day! 😭🤍✨
You definitely need a break from social media 😭😭😭
I’m doing great! 🤍🥰 Thank you for asking anon!!
7 notes · View notes
yaellaharpe-blog · 3 months ago
Text
BLUE GLASS AMPHORISKOS WITH AMORINS picking grapes from the Villa of the Columns in Mosaic Pompeii. National Archaeological Museum, Naples
Tumblr media
AMPHORISKOS DE VIDRIO AZUL CON AMORINOS recogiendo uvas de la Villa de las Columnas en Mosaico, Pompeya. Museo archeologico nazionale, Napoli
AMPHORISKOS IN VETRO BLU CON AMORINI che raccolgono l'uva dalla Villa delle Colonne a Mosaico a Pompei. Museo archeologico nazionale, Napoli
(English / Español / Italiano)
The Amphoriskos in Pompeian blue glass is a very rare example of ancient cameo glass. It is a type of luxurious vase inspired by the intricate Hellenistic relief-cut gems that were extremely popular during the Augustan and Julio-Claudian periods, from 27 BC to 68 AD. Based on extensive research by David Whitehouse of the Corning Museum of Glass, only 15 vases and about 200 fragments of cameo glass remain in museums and private collections today. Roman cameo objects usually had two or more layers of different colours; the top layer is partially cut away to create a bas-relief decoration on a background of contrasting colour. Most Roman examples are made with two layers, usually white on blue. However, there are fragments of vases with more than two layers and sometimes up to five, testifying to the very high technical development in the glass art of the time.
National Archaeological Museum, Naples
----------------------------------------------------------------------------
El Amphoriskos de vidrio azul pompeyano es un ejemplo muy raro de vidrio camafeo antiguo. Se trata de un tipo de vaso lujoso inspirado en las intrincadas gemas helenísticas talladas en relieve que gozaron de gran popularidad durante los periodos augusteo y julioclaudiano, del 27 a.C. al 68 d.C. Según las exhaustivas investigaciones realizadas por David Whitehouse, del Museo del Vidrio de Corning, en la actualidad sólo quedan 15 jarrones y unos 200 fragmentos de vidrio camafeo en museos y colecciones privadas. Los camafeos romanos solían tener dos o más capas de diferentes colores; la capa superior se cortaba parcialmente para crear una decoración en bajorrelieve sobre un fondo de color contrastado. La mayoría de los ejemplos romanos están hechos con dos capas, normalmente blanco sobre azul. Sin embargo, hay fragmentos de vasos con más de dos capas y a veces hasta cinco, lo que atestigua el altísimo desarrollo técnico en el arte del vidrio de la época.
----------------------------------------------------------------------------
L'Amphoriskos in vetro blu pompeiano è un esempio molto raro di antico vetro cameo. Si tratta di un tipo di vaso lussuoso ispirato alle intricate gemme ellenistiche tagliate a rilievo, estremamente popolari durante il periodo augusteo e giulio-claudio, dal 27 a.C. al 68 d.C. Sulla base di una lunga ricerca di David Whitehouse del Corning Museum of Glass, oggi nei musei e nelle collezioni private sono rimasti solo 15 vasi e circa 200 frammenti di vetro cameo. Gli oggetti cameo romani di solito avevano due o più strati di colori diversi; lo strato superiore è parzialmente tagliato via per creare una decorazione in bassorilievo su uno sfondo di colore contrastante. La maggior parte degli esempi romani è realizzata con due strati, solitamente bianco su blu. Tuttavia, esistono frammenti di vasi con più di due strati e talvolta fino a cinque che testimoniano l’altissima evoluzione tecnica nell’arte vetraria del tempo.
Posted in ARTENAUTA by Pietro Romano
6 notes · View notes
vecchiorovere · 1 month ago
Text
Tumblr media
RITRATTO DI SAFFO
Questo celebre affresco di epoca romana è conosciuto anche con il nome di Ritratto di Saffo.
Dipinto in IV stile pompeiano - databile per analisi stilistica al 55-79 d.C. - fu rinvenuto nel XVIII secolo nell’Insula Occidentalis di Pompei.
Il dipinto rappresenta il busto di una fanciulla, inserito entro un medaglione a fondo violaceo che spicca sulla parete a fondo bianco, con un polittico di quattro tavolette cerate nella mano sinistra e uno stilo nella destra, che leziosamente ella accosta alle labbra in atteggiamento meditabondo, quasi a voler riflettere un attimo prima di accingersi a scrivere. Il quadretto, che faceva pendant con un ritratto maschile, è costruito secondo uno schema ben collaudato. L’affresco è privo di qualunque intenzione ritrattistica, che esclude anche la possibilità di identificazione con la celebre poetessa greca da cui riceve il nome, inserendosi piuttosto nel filone del ritratto intenzionale, inteso in questo caso a mettere in risalto il tipo della “docta puella”, la “fanciulla istruita”.
Museo Archeologico Nazionale di Napoli.
Ars Europa
2 notes · View notes
ancientartarcheology · 2 years ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Newly found wall paintings at Pompeii, showing perhaps the earliest pizza!
3 notes · View notes
marcoleopa · 1 year ago
Text
Bis, bis
Rosso, rosso pompeiano, arancio aragosta, viola, viola addobbo funebre, blu tenebra.
Sul blu tenebra gli Italiani sviluppano fenomeni di autocombustione spontanea, giustificando l'inutilità di aggiungere ulteriori tonalità cromatiche alla tavolozza.
Alessandro Rasulo
Tumblr media
3 notes · View notes
bicheco · 2 years ago
Note
Rosso pompeiano. Ciao!
Ferragosto 2023. Come al solito sei sotto l'ombrellone a leggere anzi a correggere un antico papiro in sanscrito, quando senti potente, anzi prepotente il richiamo del mare. Ti alzi, ti spogli (indossavi una vestaglia rosso pompeiano) e ti tuffi. Solo qualche bracciata e poi la tua attenzione è attratta da un foglio di carta galleggiante. Lo prendi e, seppure l'inchiostro sia in parte scolorato (o scolorito?) riesci a leggere qualche parola: Tim..... gig... imitat.
Capisci subito che sei di fronte a un importante ritrovamento artistico: è un antichissimo testo di Timoteo di Samotracia andato perso nel 3000 avanti Cristo o giù di lì.
Ecco, ti dico subito: lascia perdere, è altro, non è il caso di allertare i beni culturali. E anche un consiglio: mettiti sempre il cappello quando sei sotto il sole.
6 notes · View notes
danilacobain · 2 years ago
Text
Selvatica - 7. Non basta più
Corinna percorse gli ultimi metri che la separavano dal condominio di Antonio con il cuore in gola. La mattina al lavoro era riuscita a chiedere l'anticipo a Flora e in quel momento stringeva al fianco la borsetta blu che aveva a tracolla, con dentro la busta piena. Le gambe molli per l'agitazione rischiavano di non rispondere più ai comandi del cervello se non si dava una calmata.
Non era la priva volta che lo incontrava, avrebbe saputo gestire la situazione, si disse per tranquillizzarsi. E poi il suo debito stava per essere saldato, aveva con sé i diecimila euro. Rocco le venne incontro con un sorriso spento. La sua stazza da ex pugile bastava per intimorire chiunque, ma quando era così scontroso faceva ancora più paura. Dava l'impressione di poter fracassare il cranio di una persona con una sola mano.
«Vedo che sei venuta. Almeno mi hai risparmiato il fastidio di dover venire a casa tua.»
«Te lo avevo detto che sarei venuta» rispose risoluta. Cercava sempre di non lasciar trasparire la sua agitazione, sapeva che quelle persone si sarebbero approfittate della sua debolezza se gliel'avesse lasciata intravedere. Lo aveva imparato a sue spese, durante gli anni in cui tutto sembrava precipitare verso un burrone troppo profondo dal quale aveva temuto di non poter più risalire.
«Per la cronaca, non ti azzardare più a fare quello che hai fatto ieri» disse Rocco, guardandola di sbieco mentre apriva la porta del palazzo.
«E tu non ti azzardare mai più a minacciarmi.»
Ridacchiò. «Corinna, non tirare troppo la corda con Antonio.»
Salirono le scale in silenzio. Ad ogni passo avvertiva lo stomaco sempre più contratto. Rocco aprì la porta della casa. Dentro non si sentiva il chiacchiericcio che aveva sentito la prima volta che era stata lì. Tutto taceva e l'ansia si fece ancora più forte. Se Antonio era da solo, avrebbe avuto un sacco di tempo per tormentarla. Attraversarono lo stretto corridoio dalle pareti rosso pompeiano e quadri con cornici in oro. Quell'appartamento era solo un'ostentazione della ricchezza e del potere di Antonio, pieno di oggetti di valore ma privo di anima. Non c'era niente che potesse farle pensare al calore di una vera casa.
Rocco bussò alla porta dello studio, poi aprì. Antonio sedeva dietro la sua scrivania di mogano rivestita di pelle nera. Tutta la stanza era scura, con la carta da parati nera con motivi arabeschi grigio scuro e il pavimento in marmo nero lucido.
Corinna esitò sulla soglia prima di entrare. Accanto alla parete alla sua destra c'era il ragazzo che l'aveva tenuta per un braccio il giorno prima. La guardò senza mutare la sua espressione seria.
«Corinna.»
La voce di Antonio era roca e bassa. Chiuse il pc che aveva davanti. Alle sue spalle la porta scattò con un clic e Rocco rimase fuori. Lei rimase immobile in mezzo alla stanza.
«Vieni avanti. Hai qualcosa per me?»
Fece un segno di assenso con la testa e tirò fuori dalla borsa la busta di carta con il denaro. Lo poggiò sulla scrivania, concedendosi di guardare Antonio negli occhi. Erano due buchi scuri che la scrutavano con un misto di curiosità e divertimento. Lui di sicuro sapeva che stava nascondendo la sua paura. Si affrettò a distogliere lo sguardo. Antonio afferrò la busta e la mise da parte senza nemmeno aprirla.
«Ti aspettavo ieri.»
«Avevo da fare.»
«Mm.»
«Adesso ho saldato il mio debito, siamo a posto.»
«E no, Corinna. Questi non bastano, me ne devi altri cinquemila. Gli interessi.»
Lei si sentì gelare il sangue nelle vene. «Non erano questi i patti. Te li ho portati con una settimana di anticipo.»
«Se tu fossi venuta ieri, quando te l'ho gentilmente chiesto...»
«Gentilmente?»
«Come sta tua madre?»
Le si fermò il cuore per un attimo. «Che c'entra mia madre?»
«Volevo solo essere gentile.»
«Che cosa vuoi da me ancora?»
«Lo sai benissimo cosa voglio: te.»
«E tu lo sai benissimo che non mi avrai mai.»
Lui la ignorò e si alzò, girando attorno alla scrivania per mettersi di fronte a lei. «Il fine settimana prossimo devo incontrare uno sceicco e ti voglio con me. Ci saranno anche altre ragazze, ma tu sei perfetta... potrai tenerti tutti i regali che ti farà. Soldi, gioielli, sono molto generosi con le ragazze italiane.» Allungò una mano per toccarle i capelli ma lei la schiaffeggiò, indietreggiando.
«Non mi toccare. Dovresti sapere che non faccio certe cose.»
Lui la guardò furioso per il gesto. Le afferrò un braccio e l'attirò a sé. «Esci» intimò al ragazzo, che obbedì. «Tu mi appartieni, Corinna. Fino a quando lo deciderò io farai quello che ti dico. Non vuoi che succeda qualcosa a tua madre, vero?»
Sentiva il suo fiato caldo sulla guancia, l'odore del suo profumo costoso mischiato al fumo di sigaretta. Trovò l'ultimo briciolo di coraggio, trattenendo l'impulso di correre via lontano. «Io non ti appartengo. Ho saldato il mio debito, se non mi lasci andare sarò costretta a denunciarti alla polizia.»
Lui insinuò il naso tra i suoi riccioli. «Se non vieni con me a Dubai il tuo debito salirà. A te la scelta: o con me o mi dovrai portare altri ventimila euro.»
La lasciò andare. Corinna indietreggiò in fretta verso la porta, afferrò la maniglia e la spalancò, trovandosi davanti il ragazzo col tatuaggio in faccia. Lo guardò appena, prima di incamminarsi per il corridoio. Le pizzicavano gli occhi, aveva un groppo in gola che faceva male. Maledetta stupida, che si era andata a impelagare in quella situazione. Sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Voltò il capo e si trovò faccia a faccia con il ragazzo tatuato.
«Che vuoi?»
«Che cazzo è successo là dentro?»
Corinna aggrottò la fronte. «Niente.» Perché quel ragazzo sembrava preoccupato? Fece per andarsene ma lui la trattenne.
«Quanti soldi ti ha chiesto?»
«Si può sapere che diavolo vuoi?»
Si fece più vicino. «Voglio aiutarti», disse a voce bassa. Era serio.
Corinna fece un sorriso amaro. «In cambio di cosa?»
Il ragazzo esitò. Dalla stanza giunse la voce perentoria di Antonio a richiamarlo. Lui non staccò gli occhi da lei, stava forse provando pietà? Scosse la testa, voltò le spalle al ragazzo e uscì.
2 notes · View notes
michelangelob · 20 days ago
Text
Galleria Doria Pamphilj: il Ninfeo di Diana
Tra i luoghi più belli da visitare a Roma c’è la superba Galleria Doria Pamphilj con i suoi capolavori che, da qualche anno a questa parte, ha reso accessibile un vero e proprio gioiello: il Ninfeo di Diana. Lo splendido Ninfeo è una sala da bagno-alcova realizzata in stile pompeiano, con vista sul giardino ed è il luogo simbolo degli Appartamenti Segreti, comprendenti diversi ambienti. Il…
0 notes
roma-sera-giornale · 1 month ago
Text
Perché si dice.....
ROSSO POMPEIANO Il 24 agosto del 79 d.C. una coltre di materiali piroclastici sommerse Pompei per un’altezza di circa sette metri. Oggi una visita agli scavi ci consente di ammirare lo splendore di questa ricca città romana: un impianto urbanistico su cui, oltre alle sontuose domus e villae, emerge un tessuto fortemente ricco di infrastrutture e di aree pubbliche. Un filo conduttore è presente…
0 notes
nicolaradano · 10 months ago
Text
Tumblr media
I'm wearing ROSSO POMPEIANO one of our favorite tie.
Elevate your style with craftsmanship that speaks volumes, enjoy up to 50% off on our sartorial accessories: www.spacca-neapolis.com/shop
53 notes · View notes
yaellaharpe-blog · 1 month ago
Text
The Domus of Pachius Proculus, probably owned by a prominent Pompeian citizen, dates back to the 2nd century BC. Articulated on three floors, it was built of limestone blocks, the main entrance to which preserves the famous mosaic depicting a dog tied to a chain between half-open doors, adorned with military symbols. Domus' is the Latin word for Roman family dwellings of a certain economic level.
Tumblr media
(English / Español / Italiano)
La Domus de Paquius Proculus, probablemente propiedad de un destacado ciudadano pompeyano, se remonta al II siglo a.C. Articulada en tres plantas, fue construida con bloques calizos, cuyo acceso principal conserva el famoso mosaico que figura un perro atado a una cadena entre puertas semiabiertas, adornado con símbolos militares. ‘Domus’ es la palabra latina que hace referencia a las viviendas familiares romanas de cierto nivel económico.
----------------------------------------------------------------------------
La Domus di Pachius Proculus, probabilmente di proprietà di un importante cittadino pompeiano, risale al II secolo a.C.. Articolata su tre piani, fu costruita in blocchi di calcare, il cui ingresso principale conserva il famoso mosaico raffigurante un cane legato a una catena tra porte semiaperte, ornate da simboli militari. Domus" è il termine latino che indica le abitazioni delle famiglie romane di un certo livello economico.
3 notes · View notes
lamilanomagazine · 7 months ago
Text
Pompei, negli scavi di Civita Giuliana ritrovato il tempietto di Ercole
Tumblr media
Pompei (Napoli), negli scavi di Civita Giuliana ritrovato il tempietto di Ercole Nell’area di Civita Giuliana, a nord della città antica di Pompei, già agli inizi del Novecento era stata identificata una grande residenza detta Villa Imperiali. A partire dal 2017 e poi nel 2019 grazie a un protocollo d’intesa siglato con la Procura della Repubblica di Torre Annunziata, il Parco Archeologico di Pompei ha dato avvio a campagne di scavo che hanno permesso di arrestare il saccheggio sistematico che per anni ha interessato la villa e che hanno restituito nuovi dati e rinvenimenti eccezionali. Le indagini del 2023-'24 si sono concentrate lungo il tratto dell’attuale via di Civita Giuliana investigando per la prima volta un’area interposta tra i due settori già noti, quello residenziale a nord e il quartiere servile a sud, al fine di verificare l’attendibilità delle informazioni recuperate dalle indagini giudiziarie condotte dalla Procura di Torre Annunziata. Fra le importanti scoperte che hanno interessato la villa, di cui l’ultima la stanza dei carpentieri, emerge anche un sacello, un ambiente dedicato al culto religioso, collocato in un punto di cerniera tra il settore di servizio (con stalle e la stanza degli schiavi) a sud e il complesso residenziale a nord della villa. La rimozione della strada, avviata nell’agosto 2023, ha portato in luce- immediatamente al di sotto degli strati preparatori della via moderna, tra i 40 e i 50 cm di profondità dall’attuale quota stradale - pavimentazioni appartenenti al piano superiore del quartiere servile nonché il sacello con volta ad incannucciata dalla planimetria rettangolare, di cui sono noti alcuni esempi annessi alle ville del suburbio pompeiano, seppur non con la stessa monumentalità. Il sacello sembrerebbe corrispondere a quanto rilevato dagli inquirenti nel corso di investigazioni, nelle quali emergono riferimenti ad un “tempietto” intitolato ad Ercole, e ad affreschi raffiguranti le 12 fatiche di Ercole, di cui tuttavia non ci sono tracce al momento. L’ambiente è coperto con un tetto spiovente a falda unica, mentre la fronte esterna, completamente intonacata e dipinta di bianco, presenta un grande portale (2.65 x 2.75 m) ed è sormontata da una sorta di “timpano” a rilievo. Davanti alla enorme porta è presente una rampa con tracce di ruote, indizio del possibile uso nel corso dei rituali di un carro cerimoniale. Internamente l’ambiente è caratterizzato da una decorazione pittorica parietale in IV stile: il ciclo decorativo, prevedeva una sequenza su sfondo rosso di dodici pannelli a drappo giallo, mentre al centro della parete di fondo due pannelli che inquadravano un podio in muratura, verosimilmente di supporto per una statua. Poco distante corre lungo le pareti una banchina continua, in muratura rivestita di intonaco dipinto, di cui è evidente l’usura determinata dall’uso nel tempo, da parte dei partecipanti ai rituali. “Tutta l’area del Parco archeologico di Pompei è uno scrigno di tesori che ogni giorno rivela al mondo intero nuove storie e nuove identità - ha affermato il Ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, al termine del sopralluogo svolto ieri alla Villa suburbana di Civita Giuliana - Il governo ha finanziato con l’ultima Legge di Bilancio nuovi scavi e, come confermato anche dal Direttore Gabriel Zuchtriegel, nel Parco di Pompei non c’erano così tanti scavi e tante attività per il rinvenimento di nuovi reperti dagli anni Cinquanta. È qualcosa di meraviglioso che può costituire anche una grande occasione di sviluppo socio-economico per tutto questo territorio. Perciò è necessario continuare a puntare sulla cultura e sul valore delle esperienze che questo territorio può dare. In questa direzione c’è anche la vicenda dello Spolettificio di Torre Annunziata che è un’importante immobile ceduto al MiC dal Ministero della Difesa dove noi cercheremo di fare una grande area museale”. “Lo scavo del sacello, da un lato è sconcertante, perché ci fa vedere la spregiudicatezza con cui gli scavatori clandestini hanno operato, spogliando quasi tutte le pareti e l’interno della stanza – ha dichiarato il Direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - Vedere questo luogo di culto, annesso al quartiere produttivo della villa, ridotto in queste condizioni, fa male, anche perché ci sono pochissimi confronti per questo genere di ambienti. Paradossalmente, però, al tempo stesso, è incoraggiante: lo Stato c’è, insieme alla Procura della Repubblica e ai Carabinieri, il Ministero della Cultura sta recuperando un complesso di grandissima importanza. I rinvenimenti confermano quanto appurato dalla polizia giudiziaria e dalla Procura. Si tratta di uno scavo di tutela attiva e direi anche di giustizia, dopo anni di saccheggiamento. I prossimi passi saranno: continuazione degli scavi, proseguo degli espropri, abbattimento di edifici espropriati per il recupero del patrimonio archeologico e progettazione di una fruizione pubblica della villa: sarà un gioiello della Grande Pompei, che ci aiuterà a valorizzare meglio tutto il territorio della città antica. Ringrazio il Ministro Sangiuliano per il sostegno e per i fondi nella Legge di Bilancio per nuovi scavi a Pompei e in altri parchi nazionali, che ci permettono di continuare le indagini a Civita Giuliana. Oltre al Procuratore Fragliasso, vorrei anche ringraziare l'amministrazione comunale nella persona del sindaco Lo Sapio, perché gli scavi sotto la strada moderna, che hanno portato alla scoperta del sacello e della stanza del carpentiere, sono possibili solo grazie a una fattiva e quotidiana collaborazione tra enti che a Pompei sta portando a grandi risultati”. Le attività di indagine in corso a Civita Giuliana costituiscono il modello di uno scavo che è esempio di legalità e tutela e che diventa occasione di conoscenza e sviluppo della ricerca. L’obiettivo è continuare il programma degli espropri e l’abbattimento degli edifici già acquisiti e al contempo ampliare gli scavi al fine di chiarire gli ancora numerosi aspetti di Civita Giuliana sia a livello scientifico, sia in termini giuridici, e progettare. Fondamentale per il prosieguo delle attività sul territorio sarà la progettazione un sistema ampio di accessibilità e fruizione che metta in connessione questo sito nella rete della Grande Pompei. Su quest’ultimo punto è in corso una collaborazione con la Federico II e con il ReParch, Master Universitario di II livello in Restauro e Progetto per l’Archeologia. Gli ambienti indagati finora sono quelli dell’ampio quartiere produttivo e servile: - fra cui una stalla con i resti di equidi bardati, in cui è stato possibile realizzare il primo calco intero di cavallo; - un carro cerimoniale a quattro ruote, in legno e con elementi in ferro, con raffinate decorazioni in bronzo e argento, interpretato come pilentum, cioè un veicolo usato nel mondo romano dalle élites per cerimonie e in particolare per accompagnare la sposa nella nuova casa, esemplare unico nel suo genere al momento in Italia; - la cosiddetta stanza degli schiavi, un ambiente servile che, grazie allo stato di conservazione eccezionale e alla possibilità di realizzare calchi in gesso di letti e altri oggetti in materiali deperibili che hanno lasciato la loro impronta nella cinerite, offre uno spaccato rarissimo della realtà quotidiana degli schiavi che vivevano e lavoravano nella villa; - una seconda stanza degli schiavi, di cui è stato possibile eseguire il calco di buona parte degli arredi che restituisce, come in una foto in bianco e nero, una precisa immagine della sala. Ci consente, ad esempio, di ipotizzare una gerarchia all’interno della servitù: mentre uno dei due letti trovati è della stessa fattura, estremamente semplice e senza materasso, di quelli della prima stanza citata sopra, l’altro è di un tipo più confortevole e costoso, noto in bibliografia come “letto a spalliera”. Nell’ambiente ci sono inoltre due piccoli armadi, conservati parzialmente come calchi, una serie di anfore e vasi di ceramica e diversi attrezzi, tra cui una zappa di ferro. - reperti mobili di vario genere e tipologia, fra cui stoviglie e coppe in ceramica comune e da fuoco, anfore, elementi decorativi del carro, bardature equine. - un’ulteriore stanza con gli attrezzi di un carpentiere. L’ambiente contiene un letto, ma anche attrezzi di lavoro e quello che sembra un telaio, forse di un altro letto, smontato: si riconoscono, inoltre, ceste, una lunga corda, pezzi di legno e una sega con lama, che sembra non tanto diversa dalle seghe tradizionali usate fino a poco tempo fa. Individuato persino un pezzo della corda, sempre come impronta nel sottosuolo, che la teneva sotto tensione Mentre dall’altro lato della strada è stato indagato il settore residenziale con affaccio panoramico sul golfo dove sono emersi: - ambienti eleganti, articolati intorno a un peristilio delimitato su due lati da un portico e caratterizzato sul terzo lato da un criptoportico; - i due scheletri di fuggiaschi, nei pressi del criptoportico, di cui è stato possibile eseguire il calco. Tutte queste nuove acquisizioni, analizzate e documentate grazie alle più avanzate tecnologie e metodologie di scavo archeologico, permettono di arricchire la conoscenza su aspetti della vita quotidiana poco documentati dalle fonti scritte e iconografiche, contribuendo a ricostruire un quadro sempre più completo sull’articolazione e sul funzionamento di uno dei numerosi complessi abitativi sparsi sul territorio pompeiano. L’eccezionalità e l’importanza storica di questo scavo dal punto di vista sia della tutela sia delle scoperte che, sempre più numerose emergono dagli scavi, ha inoltre reso necessaria un’esposizione organica presso l’Antiquarium di Boscoreale dei principali reperti emersi, tra cui i calchi delle vittime dell’eruzione e il carro cerimoniale, al fine di rendere tale contesto fruibile e conoscibile da parte del vasto pubblico.... #notizie #news #breakingnews #cronaca #politica #eventi #sport #moda Read the full article
0 notes
fashionbooksmilano · 8 months ago
Text
Tumblr media Tumblr media Tumblr media
Renata Mohlo
Elegante da morire
Baldini+Castoldi, Milano 2024, 192 pagine, brossura, ISBN 9791254941447
euro 18,00
email if you want to buy [email protected]
Milano, sbadata e rampante. Giorni nostri. Un cadavere giace nella toilette di un noto ristorante. L’acqua del rubinetto corre, il rotolo di carta igienica pure, e lo stiletto di una décolleté griffata affonda nel corpo esanime dell’illustre defunta. Lei, Madame Jesais Tout, ma all’anagrafe Gaetana Pizzuto; lei, direttrice onnipotente di una patinata rivista di moda, che decide ascese e cadute con un cenno del capo; lei, che «un tempo era buona, ma poi ha dimenticato tutto»; ebbene, lei ora viene avvolta in un tappeto afghano e chiusa nel freezer, per occultarne l’omicidio prima che la gente mormori. E quando Ignazio Scognamiglio, ispettore sgualcito e incline alla disfatta, sarà assoldato sottotraccia alla ricerca di colpevoli e moventi (a profusione), in passerella sfileranno rivalità antiche e figli rinnegati, portinaie chiromanti e parvenu dell’haute couture, fenomenologie del merletto e vendette servite gelide. Intessendo un noir che è anche satira tagliente, l’autrice realizza un affresco ironico e corale, quello della moda tutta brillio ma con i suoi chiaroscuri – lì dove «è tutto falso, la fantasia è altrove» – qui restituita con spensierata, ma a tratti tenera, efferatezza. Come si dice, «Adoro!»
Al piano di sotto
Quando un luogo banale diventa lo scenario di qualcosa di straordinario.
Tutto era dorato, ma era sorprendentemente argenteo quel che si vedeva dello stiletto in acciaio. Brillava superbo, illuminato dal raggio di luce che, penetrando da una feritoia in alto a sinistra, colpiva con precisione il tacco di una décolleté griffata. Una fibbia a forma di rondine, con la sua coda affusolata e biforcuta, giaceva un po’ più in là sul pavimento, mentre la punta della scarpa veniva inghiottita dal buio. Unico elemento vivido in quell’immensa scatola di marmo con venature ambrate, il rosso di un sottile rivolo di sangue che formava una chiazza frastagliata.
Gli specchi riflettevano ogni cosa all’infinito, in un gioco di rifrazioni che rasentava per perfezione quello delle piramidi, e il rumore dell’acqua, che sgorgava da un rubinetto d’oro dimenticato aperto, come una dolce reminiscenza orientale, si confondeva con i suoni sincopati di un pezzo di Dizzy Gillespie.
I soffitti alti e altrettanto specchiati moltiplicavano la scena: a terra giaceva un corpo elegante anche nella morte. Il tubino nero di YSL continuava imperterrito a fasciare un corpo inerme, minuto e in una posa scomposta. Come una farfalla trafitta da uno spillo, Madame Jesais Tout, la potente direttrice di «Cloud», aveva smesso di respirare. Era successo proprio mentre era in bagno, nel momento più intimo e riservato. Sembrava si volesse aggrappare alla carta igienica, che continuava a srotolarsi nella sua rosata ingenuità, producendo un ritmico cigolio. La porta era chiusa e chi avesse bussato sarebbe passato alla successiva pensando semplicemente che qualcuno si fosse asserragliato lì dentro per starsene un attimo in pace, per farsi di coca o per consumare una fugace avventura con uno degli aitanti camerieri. Le gambe piegate all’indietro, le braccia aperte a croce e i capelli di un rosso pompeiano lunghi di extension sparpagliati in ciocche disordinate, defunte già da tempo, enfatizzavano la perentorietà di tutta quella lussuosa pietra tombale, investita della responsabilità di conferire sacralità al luogo dove si fa pipì.
La scena poteva sembrare un’installazione dello Studio Azzurro. Un po’ macabra, certo, ma, si sa, il gusto dell’orrido aveva conquistato tutti e anche l’animo più sensibile aveva imparato a farci i conti. Si era ormai smesso di immaginare il bello per rallegrarsi, per elevarsi. Erano tempi duri. Tra gli stucchi dei salotti che contavano echeggiavano ancora le risate al ricordo della reazione di un giovane stilista, che, all’inaugurazione di una mostra, fu insultato da Klevis Klapman, fratello di Albin ed esponente della Young British Art. Il poveretto, di fronte a un manichino dall’aspetto efebico con un fallo piantato sulla fronte, aveva osato sorridere e sussurrare qualcosa tipo «Ma non ci credo!», scambiando un’occhiata d’intesa con un ragazzotto chinato ad armeggiare con una presa di corrente. Peccato che il ragazzotto fosse l’autore di quel capolavoro. Sollevando lo sguardo, gli avrebbe urlato «Sei davvero privo di fantasia!» di fronte al Gotha dell’arte e della moda che, all’unisono, si mise a fissare il poveruomo come se fosse un pipistrello morto caduto nella minestra. La sua carriera ovviamente finì lì, nessuno lo invitò più e così tornò a fare le pizze al paesello. Essere insultati pubblicamente da un artista d’avanguardia avrebbe rovinato chiunque.
Stupirsi o giudicare non era quindi chic. Il cinismo era quanto di più elegante ci fosse. Questa è la ragione per la quale quel delitto fu scoperto solo molte ore dopo dalla donna delle pulizie del più noto ristorante non solo della città, ma del mondo, perché apparteneva a uno degli stilisti più in voga.
03/05/24
1 note · View note