#pomeriggio in rosa
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Potevo avere 5 anni. A quel tempo eravamo soliti trascorrere le feste natalizie da alcuni zii, la cui casa in campagna diventava allora accogliente rifugio per parenti e amici. Portavo sempre con me un pupazzo a farmi compagnia, dato che i miei cugini, ormai adolescenti, avrebbero certo mal sopportato l'idea di giocare assieme. Ricordo ancora chiaramente quel pomeriggio: la sera saremmo stati dai miei zii come di consueto ed io mi sarei malannoiato fra i bigi discorsi degli adulti, urgeva perciò la Selezione.
L'ambita Selezione avveniva per eliminazione diretta in scontri 1 vs 1. Ogni pupazzo s'affrontava in una moderna rivisitazione delle giostre medievali, allo scopo di conquistarsi il mio cuore. Come sempre accade, anche quel torneo era palesemente truccato, sicché alla fine trionfavano sempre gli stessi. Fra i grandi campioni, la più avvezza alla vittoria era senza dubbio la Pantera Rosa, un vecchio pupazzo che mi portavo sempre dietro, ovunque andassi. Dopo averla portata in trionfo quel pomeriggio, le promisi che ci saremmo divertiti, sarebbe stata una grande serata. Non sapevo, ahimè, che per noi sarebbe stata purtroppo l'ultima. Il mio giocarci difatti, a quell'età, trovava massimo sfogo nel lanciar in aria il malcapitato pupazzo, raccoglierlo per poi reiterare il gesto ad libitum. Uno di quegli sciagurati lanci però mandò la pantera talmente in orbita da farla finire dietro un'enorme e inamovibile credenza. A nulla valse piangere e disperarsi, la povera pantera restò lì (con sadico compiacimento di tutti gli astanti). Ricordo ancora il malinconico struggimento di quei giorni densi di colpa e mortificazione, le penose richieste e la perenne risposta ("Quando faremo pulizia"), i piani perversi studiati in dormiveglia per infiltrarmi in casa loro e riprendermi la pantera e il languido desiderio che mi s'accendeva a ogni fiera di paese, quando scorgevo fra i premi del tiro a segno un pupazzo simile a quello tanto amato e perduto.
Sono passati trent'anni, dico d'aver dimenticato, ma una parte della mia infanzia è rimasta sepolta lì, dietro quella credenza, dove ho smesso definitivamente di credere agli adulti e ho imparato cosa vuol dire perdere qualcuno o qualcosa senza potergli dire addio. O almeno credevo, perché l'altro giorno chiama mia zia per dirci che finalmente, dopo trent'anni, hanno fatto pulizie e spostato la credenza, trovandovi "un giochino di quando Giuseppe era bambino, non so se se ne ricorda ancora..." Ah, zia ingenuotta! Non pensavo che questo giorno sarebbe mai arrivato, così sulle prime ho pensato, "chissà se mi riconoscerà dopo tutto questo tempo..." "del resto anche casa nostra è cambiata, spero non si senta a disagio". Siamo andati a prenderla la sera stessa, era tutta sporca, molto più piccola di quanto ricordassi, orba d'un occhio (non oso immaginare cosa deve aver subito in questi trent'anni di prigionia) e con un aspetto decisamente vintage, ma ora è di nuovo a casa. Mia madre era convinta che dopo anni d'oscurità e polvere, si sarebbe sbriciolata dopo pochi minuti al sole, invece sembra reggere ancora. Dopo averla lavata a fondo, oggi l'ho potuta finalmente riabbracciare come quell'ultima volta trent'anni fa e ho un po' pianto. È stato come riabbracciare quella parte di me che credevo perduta per sempre.
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Il Sogno Giallo di Arles
(racconto di fantasia)
Arles, una piccola città nel sud della Francia, era diventata la tela sulla quale Vincent Van Gogh dipingeva i suoi sogni più vivaci. In quel periodo, i girasoli erano i suoi assoluti protagonisti. Non erano solo fiori, ma un simbolo, una fiamma che bruciava dentro di lui.
Un pomeriggio, mentre il sole calava tingendo il cielo di arancio e rosa, Van Gogh si ritrovò in un campo di girasoli. I fiori, alti e orgogliosi, si piegavano sotto il peso dei petali dorati, quasi volessero toccare la terra con i loro cuori gialli. Vincent prese la sua tela e i pennelli, e iniziò a dipingere.
Con pennellate veloci e vigorose, catturò la luce che danzava tra i fiori, il vento che muoveva le loro teste e il silenzio profondo della campagna. In ogni pennellata, c'era tutta la sua passione, la sua gioia, ma anche una profonda malinconia. I girasoli, per lui, erano un modo per esprimere la bellezza della vita, ma anche la sua fragilità.
Mentre dipingeva, pensava a suo fratello Theo, al quale voleva dedicare queste tele. I girasoli, con la loro luminosità intensa, erano un omaggio alla loro amicizia, un ponte tra due anime unite dall'arte.
Quando l'ultimo raggio di sole scomparve, Van Gogh tornò a casa con la tela ancora umida. Si sedette davanti al camino e osservò l'opera, soddisfatto e commosso. In quel campo di girasoli, aveva trovato la sua felicità, seppur effimera.
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Andrea ha 15 anni, la madre lava un paio di suoi pantaloni rossi ma stingono e diventano rosa. Andrea non ci fa caso, li indossa e torna a scuola. Inizia così a essere preso di mira. Vessazioni e umiliazioni di ogni tipo fino alla creazione di una pagina Facebook dal nome IL RAGAZZO DAI PANTALONI ROSA.
Andrea si toglie la vita. È il 2012. Sarà il primo minore che in Italia si uccide a causa del bullismo e dell’omofobia.
Per sua madre Teresa si aprono le porte dell’inferno. Fino a che un pomeriggio scopre quella maledetta pagina Facebook e legge tutto il male riversato su suo figlio.
In mezzo al dolore più atroce trova la forza di battersi contro questo fenomeno di violenza sui social. Va nelle scuole, scrive un libro, incontra associazioni.
Il 10 ottobre al cinema uscirà il film Il ragazzo dai pantaloni rosa. Teresa ha trasformato il dolore in speranza. Che nessun altro genitore viva quello ha vissuto lei.
Amen
#Pride2024
Claudia Sarritzu, Facebook
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Giovanissima e senza alcun pudore
Tre estati fa ero a casa del mio fidanzato Giulio per un intero weekend. Ho sempre notato come Valerio, il mio futuro suocero, mi guardasse con diffidenza, sospetto. In poche parole, egli manifestava chiaramente una non-accettazione della mia persona. Eppure erano ormai diversi mesi che io e suo figlio stavamo insieme. Mentre con Rosa, la mia futura suocera, c'era già una certa confidenza, con suo marito esisteva sempre questa barriera invisibile.
Qualcosa che gli impediva di sorridermi o di aprirsi un po’, con me. Quel primo sabato pomeriggio di luglio, subito dopo pranzo Giulio dovette andare in città, alla stazione a prendere Maria, sua sorella, che tornava a casa dall'università per un po’ di giorni. Faceva caldo e Rosa si offrì di accompagnarlo; gli avrebbe tenuto compagnia e al tempo stesso avrebbero chiacchierato. In sostanza, se lo sarebbe coccolato un po’, il figliolo adorato. Tanto, il treno sarebbe arrivato solo dopo forse un'oretta dalla loro uscita da casa.
Valerio quindi era in soggiorno, sdraiato sul divano in calzoncini e camicia a leggere il giornale e sonnecchiare. Io stavo finendo di asciugare i piatti e poi sarei andata a riposare anch'io una mezz'ora. Per�� cambiai idea in corso d’opera. Finito di rassettare la cucina, passando vicino alla zona tv, come progettato nella mia mente perfida, andai direttamente a sedermi su uno sgabello lì vicino a lui, per cercare di cavare due-parole-due a quel vero musone, comunque un bellissimo uomo. Molto sexy, malgrado l'età. Confesso che mi attraeva non poco.
“allora, musone di un suocero: che leggi di bello, con tanto interesse?”
“il quotidiano…”
“be’ questo lo vedo! Volevo dire… ma io proprio non ti piaccio, vero?”
“sei la ragazza di Giulio, quindi non devi piacere a me.”
“ma io… cos’ho che non ti va?”
“se proprio ci tieni… secondo me tu non vai bene; sei troppo giovane e ingenua: hai ventuno anni appena e Giulio trentatré. Per lui ci sarebbe voluta a fianco una vera donna, una femmina già matura e navigata. Non una bamboccia capace solo di fare i capricci, che non sa come si sta al mondo e come va trattato un uomo adulto, uno che ha già le sue esigenze. Invece lui probabilmente ti dovrà fare da balia in tutto…”
Mi sentii dapprima in imbarazzo. Poi profondamente ferita. Ma come: sapesse quanto gliela faccio sudare e con che gusto mi scopa, il suo ragazzo. Da lui ottengo ciò che voglio: proprio perché tutto sono meno che un'ingenuotta di paese. ‘Sto villano! E comunque, mentre un uomo con la faccia può restare inespressivo, impassibile, il suo inguine non può mai mentire. Avevo già notato che quando m'ero seduta vicino a lui il suo davanti s'era improvvisamente rigonfiato. Indossavo una minigonna mozzafiato, una maglietta leggera strettissima semitrasparente senza reggiseno, che avevo strategicamente tolto in cucina. Infine avevo i capezzoli dritti, ben visibili ed ero profumatissima.
Non avrebbe potuto resistermi un angelo. Quindi, mentre Valerio aveva interrotto la nostra laconica conversazione e ripreso a leggere, non so con quanta vera concentrazione, dispettosissima mi sporsi un po’ in avanti: gli infilai a sorpresa un dito nell'elastico dei calzoncini da mare che portava e con un rapido scatto glieli tirai un bel po’ giù, a mezzo bacino. Abbassò il giornale, sgranò gli occhi e intanto io potetti vedere i suoi peli pubici e la base del suo membro già in parte gonfio. Facendolo, lo guardavo fisso negli occhi sorridendo e col dito in bocca, da monella irresistibile. Sarebbe stato impossibile non sentirsi lusingato da una ragazza che ti stuzzica così.
Infatti, un po’ in imbarazzo disse: “ma che fai? Smettila subito!” Però lo disse con un mezzo sorriso e non mosse un muscolo, né si ritirò su il calzoncino. Allora, tirandomi un po’ indietro sullo sgabello, sollevai la minigonna che portavo a pelle senza slip e gli feci vedere la mia passerina, molto curata e con una strisciolina di peli sopra: gettò il giornale per terra e balbettò qualcosa a riguardo del contegno, della morale. Ma era evidente che non ragionava più. Approfittai del suo spiazzamento e con un gesto veloce ma deciso mi risolsi a tirar giù tutto il suo pantaloncino.
Lui invece di opporsi sollevò le natiche per facilitarmi e così uscì fuori prepotente tutto il suo cazzo già bello duro! Non avevo dubbi: vinco sempre io. Sempre guardandolo negli occhi, poggiai le labbra avide sul suo glande. Iniziai a pomparlo con la bocca, mentre mi diceva che no, non dovevo assolutamente farlo; che non era corretto. Ma intanto mi teneva la testa bloccata con entrambe le mani e godendo come un maiale affondava l'uccello tutto dentro la mia gola. Gemeva di vero piacere. Aveva un membro di tutto rispetto. Non lungo come quello di Giulio, ma decisamente più largo e malgrado l’età durissimo! Sarà che era eccitatissimo da ciò che stava facendo con una giovanissima e bella ragazza.
Devo dire che aveva anche un buonissimo sapore. Sentivo che stava per godere. Allora mi staccai e decisi di salirgli sopra a cavalcioni. Volevo che mi sborrasse dentro, altro che ragazzetta inesperta. Stavo per infilarmi il suo cazzo dentro le labbra gonfie della mia fica già dilatata e pronta, ma lui mi sollevò di peso e mi disse che no: questo a Giulio non poteva proprio farlo. La mia fica infatti era riservata a suo figlio, per godere del sacro vincolo matrimoniale. Valerio si sarebbe quindi “accontentato” (!) di sfondarmi il buco del culo! Accontentato? Accontentatooo? A Giulio ancora non l'avevo mai dato, il mio culo: infatti glielo stavo facendo sudare.
Prima di Giulio frequentavo, di nascosto da tutti, un ricco industriale della zona. Era pazzo della mia fica stretta e mi ricopriva letteralmente di soldi anche se non glieli chiedevo. Per fargli un pompino, senza chiedergli nulla ottenni l’inimmaginabile. Dopo che me l’aveva chiesto per mesi, per permettergli infine di rompere il mio culetto per la prima volta - gli avevo detto che lì ero vergine - ho segretamente ottenuto da lui un ammontare di denaro spaventoso. Che assieme agli altri soldi che m’aveva dato durante l’anno in cui l’ho frequentato prima di conoscere Giulio, ho accuratamente investito. Tramite un’opportuna agenzia specializzata in gestioni patrimoniali. Si, io: quella sprovveduta.
Lui, l'industriale, dopo quella sua prima volta nel mio culo era improvvisamente impazzito d'amore: se fino ad allora potevo in qualche modo gestirlo, subito dopo iniziò a tempestarmi di messaggi, mi copriva di regali, di denaro. Era diventato addirittura geloso. Per scrollarmelo di dosso alla fine ho dovuto minacciare di rivelare tutto alla moglie e ai figli. Poi ero ancora minorenne. Smise all'istante. E Valerio invece adesso mi diceva che si sarebbe “accontentato” del mio culo sodo e perfetto! Quindi mi misi a cavalcioni su di lui, puntai il suo glande contro il mio ano e guardandolo spavalda scesi lentamente inglobandolo tutto.
Senza fare un fiato: lo guardai fisso negli occhi per tutto il tempo. Era pazzo di piacere, sudava e mi toccava le tettine nude sotto la maglietta. Giocava coi miei capezzoli. Lo baciai in bocca giocando a lungo di lingua. Mi pregò di muovermi, perché tra poco sarebbero rientrati a casa Giulio e mia suocera Rosa. Ma io per tutta risposta dopo un po’ mi sfilai e gli feci una sega rapida. Lo feci venire nella mia bocca, tanto per non sporcare e anche per assaggiare un altro nuovo gusto d'uomo. Appena finito, me ne andai a riposare. Da quel momento diventò il mio maggior sponsor.
Con Giulio tutto bene: ci siamo sposati lo scorso autunno e quando litigo con lui, telefono a mio suocero per un consiglio. Anche se in quei frangenti, per la rabbia desidero solo fare mio marito cornuto. Lui mi dice sempre che è meglio parlare di persona. Quindi ci vediamo e mi porta fuori città, in campagna. Dove dopo massimo tre minuti di chiacchiere, mi faccio regolarmente sfondare a lungo il culo e riempire la bocca. Ce l'ho in pugno. Da lui ormai ottengo qualsiasi cosa. Anche perché è crollato del tutto: a volte non ce la fa proprio a mantenere il suo stesso proposito e vuole anche la mia fregna. Me la bacia a lungo, mi fa venire nella sua bocca e infine non resiste: mi scopa come un ossesso.
Mi sta dentro fino a farmi male. Gli devo dire di smettere. Mia suocera di riflesso ha anche lei un inatteso vantaggio, dall'improvviso risveglio dei sensi di suo marito. La fotte ogni sera, lei mi confessa stupita e felice! Mi faccio inculare e fottere da lui anche per farlo star buono, mantenerlo costantemente pieno di passione bruciante per la sua giovane nuora e per tenere in allenamento il mio sfintere anale. Perché ultimamente ho preso la patente e ho intenzione di farmi regalare presto un'auto. Un’utilitaria, niente di troppo costoso, ovviamente. Quindi, se Giulio vorrà finalmente il mio culo dovrà decidersi a comprarmela. Glielo darò per la mia… “prima volta”, fingendo un gran dolore mentre me lo infila ma resistendo stoica, con uno spirito di sacrificio coniugale veramente encomiabile.
Mi amerà ancor più di quanto non faccia già. Infatti, lo faccio scopare e lo pompo spesso. Voglio che goda molto, che si senta sempre più legato a me e non sospetti mai delle mie scappatelle. Non solo di quelle con mio suocero, ovviamente. Perché ogni tanto, un paio di volte l'anno, mi tolgo qualche sfizio di straforo. Sempre con uomini molto maturi: loro mi piacciono tantissimo, perché in fondo sono come dei bambini. Dopo goduto del mio corpo infatti, loro felicissimi mi viziano, mi ricoprono di regali. Contenti di essere considerati ancora maschi validi. E restano regolarmente, letteralmente innamorati di me. Faccio fare loro qualsiasi cosa mi passi per la testa.
E godo moltissimo del mio potere di giovane venere. Per tre o quattro appuntamenti segreti loro tornano ventenni. In quanto la mia passera e il mio buco dl culo hanno un potere enorme, sugli uomini di una certa età. Io però me li scelgo solo facoltosi e intelligenti. Perché loro sanno stare al mondo e quando alla fine dello sfizio io dico di non volerli rivedere più, magari soffrono in silenzio, ma si congedano tutti da me con l'ultimo bacio, un bel baciamano e infine un gioiello, un libro o un mazzo di fiori. Gli amanti maturi mi adorano. E a me piace moltissimo farli impazzire di desiderio e sentirli sborrare felici e contenti, nel mio corpo giovane ed elastico o nella mia gola.
In fondo, io mi considero a tutti gli effetti una benefattrice della terza età. Regalo ai miei stalloni anziani una segreta seconda giovinezza, adorando e succhiando i loro cazzi con grande foga, come fossero gli dei della mascolinità matura. Mi amano, almeno tanto quanto mi adora mio suocero! Tornando a bomba, Valerio ovviamente dovrà contribuire alla spesa della macchina in modo sostanzioso. Con la benedizione di mia suocera Rosa. In fondo, per lei sono solo la giovane nuora accolta in famiglia come una figlia. Un tesoro di ragazza; che va protetta, instradata e un po’ anche vezzeggiata, no?
RDA
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Buon pomeriggio
Vi faccio dono della “Rosa Meditativa”di Dalì
Esotericamente la rosa rappresenta l'uomo nel suo cammino evolutivo, prima di far sbocciare la "rosa" occorre attraversare le spine della vita, la lacrima rappresenta sia il dolore sopportato, sia la gioia dello sbocciare... 😊
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Magenta
Tra i vecchini dei palazzi intorno al mio negozio c'è una gara a chi mi saluta più calorosamente, a chi urla di più dalla strada e si sbraccia per salutarmi anche se sono dentro a porta chiusa, magari con dei clienti. A loro non importa, si fermano, mi guardano e si sbracciano sorridenti. Ormai è un nostro rito, siamo una gang.
Il mio preferito è, senza ombra di dubbio, il bicentenario con il bull dog che sembra uscito dalla scena della somiglianza cane-padrone de "La carica dei 101".
Poco fa si è affacciato in negozio uno dei vecchini del palazzo proprio di fronte alla mia porta. Lui è uno di quelli con cui ho meno confidenza, non fa parte della nostra matta e spericolata gang del buongiorno, sì mi saluta ma allo stesso tempo mi scruta, mi studia, secondo me cerca di capire che tipo sono e che lavoro faccio, ogni tanto mi dice qualcosa sul tempo ma niente più, solitamente mi guarda e mi osserva, un po' con il broncio.
Poco fa, dicevo, si è affacciato in negozio e mi ha detto:
"Buon pomeriggio, può venire un attimo con me in strada?"
"Certo, arrivo subito!"
Arrivata vicino a lui, ha alzato l'indice nodoso verso il suo balcone al primo piano e mi ha sorriso.
"Visto che lei se ne intende di colori volevo farle vedere quanto sono belli i gerani che ho appena messo in balcone. Non sono rossi, non sono fucsia o rosa, sono così belli. Come si chiama quel colore di preciso?"
"Magenta. Sono dei bellissimi gerani magenta."
"MAGENTA. Bello. Mi piace. Grazie."
E se n'è andato, soddisfatto.
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Buon Pomeriggio 🌺
Una vista azzurro mare
un tocco di rosa
un delizioso caffè...
-Sara-
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Giorno 332 - Giorno 338
il the di domenica pomeriggio al miele con i krumiri a casa
camminare con il sole in faccia in un pomeriggio freddissimo sul lungopo
una ragazze ci incontra per strada e definisce a. e t. << magici >>
la rosa alla vaniglia di piscitella
le lenzuola nuove invernali
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Ho iniziato lost ed ho comprato uno zaino color rosa antico. Bel pomeriggio proficuo, brava giovanna bravaaaaa
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C'è una paziente ("ospite"), dove lavoro, ha 93 anni, occhi azzurrissimi e un folto caschetto di capelli liscissimi e perfettamente candidi. È parzialmente presente a se stessa, non riesce più a camminare, anche se ha ancora la forza di alzarsi da sola dalla sedia a rotelle e stare in piedi. È sempre molto gentile e affettuosa, ama vestire di rosa e le piace colorare, attività nella quale mette molto impegno. I figli (presenti e affezionati alla madre) le comprano vestiti morbidi dai colori pastello che la fanno sembrare una caramella e le prendono dei fermagli per capelli pieni di fiocchetti e a forma di dolciumi. Io la chiamo "Principessa fragolina di bosco" e la cosa la fa sempre ridere. Ieri pomeriggio è venuta la figlia a trovarla, ma quando la mia paziente ha visto che fuori iniziava a fare buio, ha cominciato a dire alla figlia: "Dai vai, vai via! Fa buio, è pericoloso per strada! Corri e metti il cappotto quando esci che fa freddo!" con il tono imperioso che solo le mamme innamorate e preoccupate hanno. E non si è data pace finché la figlia non è andata via, dopo mille promesse di tornare presto a trovarla. Ho aperto il cancello alla figlia e ho riportato la paziente nella sala comune, dove si stava apparecchiando per la cena. Poi me ne sono andata in bagno per non farmi vedere piangere dagli altri pazienti.
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Pomeriggio di pioggia a casa e l'unica cosa che senti/vedi in tv o sui social è Sanremo quindi cosa ti viene in mente:
"PERCHÉ NON PROVARE A MIXARE LE CANZONI!"
È venuto fuori qualcosa tipo:
"MAH...COSA HO CREATO" e "MA È BELLISSIMO!!!"
Mi sveglio ed è passata solo un’ora
Non mi addormenterò
Ancora otto lune nere e tu la nona
Madre figlia,luna nuova,sorella amica mia Io ti do la mia parola
Ahia ia ia ia ia iai
Ahia ia ia ia ia iai
Mi chiamano con tutti i nomi
Tutti quelli che mi hanno dato
Ma nel profondo sono libera,orgogliosa e canto
(Sinceramente tua & Mariposa)
C’è una guerra di cuscini
Ma cuscini un po’ pesanti
Se la guerra è dei bambini
La colpa è di tutti quanti
Con linee immaginarie bombardate un ospedale
Per un pezzo di terra o per un pezzo di pane
Non c’è mai pace
Ma il prato è verde,più verde,più verde
Sempre più verde(sempre più verde)
Il cielo è blu,blu,blu
Molto più blu (ancora più blu)
(Onda alta & Casa mia)
Ma di svegliarmi con accanto qualcuno
Per me l’amore è come un proiettile
Lo sai che sei un proiettile nel cuore però avevo il giubbotto
E lo sai,cercarti è un po’ come aspettare ad un semaforo rotto
(Click boom & Un ragazzo una ragazza)
Cosa siamo noi
Solo diamanti grezzi
Cadono in mille pezzi
Ma siamo fragili
Come la neve
Come due crepe
(Diamanti grezzi & Fragili)
Cosa ci fai qui
Non vorrai mica deludermi
Hai sciolto le catene che abbiamo stretto insieme
Per tenerci lontani
Non mi piace niente ma tu mi togli il respiro
Apnea
(Ti muovi & Apnea)
Affogo in una lacrima perché il mio destino è autodistruttivo
Copri le lacrime segreti da tenere,non farti scoprire
Lo sai che a casa non devon sapere,cosa dovrai dire
(Autodistruttivo & La rabbia non mi basta)
Nun less pnzat maij
Ca all’inizij ra storij er gia a fin ra storij p nuij
O ciel c sta uardann
E quant chiov e pcchè
Se dispiaciut p me e p te
Solo una stupida canzone per riuscire a riportarti da me
Soltanto un’ultima canzone per riuscire a ricordarmi di te
('I l' me,tu p' te' & Tu no)
Io sono pazza di me,di me
E voglio gridarlo ancora
Non ho bisogno di chi mi perdona io,faccio da sola,da sola
E sono pazza di me
Prima di te non c’era niente di buono
Come se
Tu fossi l’unica luce a dare un senso
E questa vita con te
È un capolavoro
(Pazza & Capolavoro)
Io che da sola
Non so stare
Ad occhi chiusi
Sopra la follia
Perché in giro da sola non resto
Anche la più bella rosa diventa appassita
Va bene,ti aspetto,ma non tutta la vita
(Fino a qui & Ma no tutta la vita)
La mia collana non ha perle di saggezza
A me hanno dato le perline colorate
Per le bimbe incasinate con i traumi
Da snodare piano piano con l’età
Eppure sto una pasqua guarda zero drammi
Tu non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
Non guardare indietro mai e vai uh uh
(La noia & Vai)
Tu che non mi ami
E io ancora che ti chiamo
Per dirti
Finiscimi
Fammi sentire quanto sono pessimo
Ma tu già lo sai
Che io non sarò mai
Un porto sicuro
In un mare calmo
Mi hai lasciato con l’amore in bocca
(Finiscimi & L'amaro in bocca)
Lasciarmi cadere nel vuoto per sentirmi vivo
Anche solo per un attimo
Rincorrere ancora quel brivido
Sarà fantastico
Morire ancora per te
Vorrei guardare il passato con te
Addosso al muro col proiettore
Viverlo insieme un minuto anche tre
Scappare per un po’ da Roma Nord
(Il cielo non ci vuole & Tutto qui)
Parliamone da soli in una notte di prigione
Con gli occhi spalancati e le labbra di silicone
Dammi un po’ di te,un pezzo dei Blur,un locale da spaccare
(Fammi vergognare)
Non paragonarmi a una bitch così
Non era abbastanza noi soli sulla jeep
Ma non sono bravo a rincorrere
5 cellulari nella tuta gold
Baby non richiamerò
(Governo punk & Tuta Gold)
E non sai come vorrei farne a meno
E lo sa solo Dio
Chi è più pazzo di me
Sotto questo mantello di cielo
E allora piove da quel buco sulle teste,
Sì,ma non fa niente.
Tanto si riparte:
Non so nemmeno dove.
(Pazzo di te & Ricominciamo tutto)
Ma abbracciami abbracciami che è normale
Stringerti forte è spettacolare
Come l’amore il primo giorno d’estate
Come i dischi belli che non scordi più
Come l’istante che ti cambia per sempre
Ma in fondo resti ancora e ancora
Io e te fermiamo il mondo quando siamo insieme
Anche se dura un secondo come le comete
Griderò,griderò il tuo nome fino a perdere la voce
Sotto la pioggia sotto la neve
Sospesi in aria come due altalene
(Spettacolare & Due altalene)
-la ragazza dal cuore nero♡
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Era dolce e bello sapere che tra loro due c'erano segreti che tessevano una vita sottile e leggera sull'altra vita, quella reale. Nessuno avrebbe mai immaginato che Otávio, una volta, l'aveva baciata sulle palpebre, che aveva sentito sulle labbra le sue ciglia e aveva sorriso. E miracolosamente lei aveva capito tutto senza che parlassero. Nessuno avrebbe immaginato che un giorno si erano amati tanto che se n'erano rimasti zitti, seri, immobili. In ciascuno di loro due si accumulavano conoscenze mai indagate da estranei. Lui un giorno se n'era andato. Ma non importava tanto. Lei sapeva che fra loro due c'erano «segreti», che tutti e due erano irrimediabilmente complici. Se lui se ne fosse andato, se avesse amato un'altra donna, se ne sarebbe andato e avrebbe amato un'altra donna per renderla in seguito partecipe, anche senza raccontare niente. Lidia sarebbe stata comunque parte della sua vita. [...] È vero che la qualità di quegli avvenimenti era tale che non li si poteva rammentare pensando. Neanche pensando con parole. Solo fermandosi un istante e sentendo di nuovo. Che lui dimenticasse pure. Nella sua anima, però, sarebbe certo rimasto un segno, chiaro, rosa, ad annotare quella sensazione e quel pomeriggio. Quanto a lei, ogni giorno le portava nelle sue acque nuovi ricordi di cui nutrirsi. E a poco a poco le saliva per tutto il corpo una riposante certezza di felicità, di scopo raggiunto, lasciandola soddisfatta, quasi sazia, quasi addolorata.
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Izzi era arrivata al punto di chiedersi come credere nella domenica se non credeva nemmeno più al suo vero nome (Izzi aveva sostituito Elisabetta da quando sua madre fin da piccolissima la chiamava così). La domenica - diceva la nonna davanti a lunghe tavolate in legno cosparse di farina - è il giorno ideale per curare le occhiaie e il cuore infranto: ma per la seconda cosa non basta un impacco tiepido di camomilla romana e petali di rosa da mettere sugli occhi. Ci vuole una magia del tempo.
Izzi non aveva mai ricevuto in dono la ricetta definitiva per curare il cuore infranto; ma negli anni aveva accumulato piccole intuizioni che restavano nascoste in profondità e poi venivano su, puntualmente, ogni domenica: quella che più di tutti amava era passeggiare per i sentieri boscosi dietro casa che si intrecciavano come il simbolo dell'infinito e sbucavano in prossimità del mare. Lì aveva imparato a non trattenere più il suo caro mucchietto di sabbia nel pugno saldo ma a lasciarla scorrere attraverso il foro aperto prima dal mignolo, e poi dall'anulare, e poi dal medio.
Una scia continua si adagiava lungo la strada, forse era quella la magia del tempo di cui parlava la nonna: osservare le cose scorrere, passare dalla presa salda della nostra mano a disperdersi nel vento di un freddo pomeriggio di maggio. La magia del tempo per curare il nostro cuore infranto.
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L'adorata umiliazione (2 di 2) Il marito
So tutto. Da tempo. E soffro come un cane, ma se questa mia sofferenza muta basterà a farti restare fisicamente a casa, se la notte potrò ancora respirare l’odore della tua pelle accanto alla mia, allora che sia. Da qualche mese, il giovedì mattina hai preso ad andare al lavoro vestita, profumata e truccata come una dea. All’inizio ero molto contento per te; qualsiasi uomo poi è orgoglioso di avere a fianco una donna che si cura, che è ammirata e sognata quando è in società.
Poi, ho iniziato a fare due più due: nel mio studio d’ingegneria infatti, assieme agli altri due soci e ai collaboratori, da anni abbiamo deciso che il giovedì si tira avanti sino quasi a ora di cena, in modo da finire tutto il lavoro di una settimana e lasciare per il venerdì un carico relativamente leggero, di rifinitura. Così che verso le quattro del pomeriggio del quinto giorno possa iniziare il weekend per tutti. Così, un po’ per scrupolo, non credendoci ancora per davvero, un po’ con la morte nel cuore, la settimana passata mi sono deciso e ho dato l’incarico a un investigatore privato.
Venerdì pomeriggio scorso ho staccato dal lavoro un po’ in anticipo. Verso le tre sono andato nel suo ufficio e ho avuto il resoconto. Il giorno precedente, giovedì, appunto, lui ti aveva seguita e fotografata. T'aveva vista uscire dal lavoro presto e andare direttamente a casa sua. A seguire il tuo ingresso, dopo dieci minuti ha visto anche il tuo stallone tornare dal lavoro. E quindi sei uscita da quell’appartamento solo un paio d’ore dopo.
Con i suoi microfoni direzionali ad alto guadagno puntati verso i vetri, egli è riuscito anche a carpire molti e chiarissimi brandelli delle vostre conversazioni. Ho voluto sentirli. Lui, esperto di queste cose, ha cercato di dissuadermi; poi però, dietro mia ostinata insistenza ha acceso l’apparato ed è uscito dallo studio. Lasciandomi solo con la mia disperazione di marito neo-cornuto. Dapprima non avevo capito, la ragione del suo uscire dalla stanza. Poi, man mano che ascoltavo la registrazione, ho realizzato.
L’ha fatto per discrezione: ho infatti iniziato a piangere come un bambino! Ti sentivo ridere e lanciare gridolini di gioia, mentre lui ti schiaffeggiava il culo!!! Il culo di mia moglie! La donna che io curo e vizio come una rosa, ma che in cambio mi tratta sempre abbastanza freddamente, adesso era con lui ben partecipe. Appassionata, sottomessa e calda! E ti sei fatta addirittura inculare, da quel bestione d’uomo! Cazzo! Mentre con me hai sempre avuto un comportamento di sopportazione, quasi… sacrificale, nelle cose di sesso.
Un po' come se avessi nausea di me. La nostra è sempre stata una pratica svolta rapidamente, in posizione canonica e senza troppi entusiasmi. Ascoltando la registrazione che andava avanti, non riuscivo neppure a crederci! Mi sembrava un incubo. Alla fine sentivo che lui ti ordinava chiaramente di pulirlo per bene e tu, docile, eseguendo la pulizia mugugnavi di piacere. Mentre evidentemente prendevi avida in bocca il suo uccello, grosso organo che dopo un po’ ti riempiva la gola! Era chiarissimo ciò che gli stavi facendo.
E mi sono anche eccitato, maledetta puttana di una traditrice! Ma non riesco a volertene: perché ti amo nonostante tutto. Anzi, forse proprio perché ho scoperto finalmente che sei una gran porca. Ti diceva: “dai, troia lurida che altro non sei: succhia tutto, per bene…aaaah… dai ecco che vengo di nuovo… brava la mia maialina… com'è tuo marito?” e tu gli rispondevi: "un grandissimo e povero cornuto." Ti faceva anche i complimenti per l’expertise dimostrata nel succhiarglielo! Io te l’ho sempre chiesto un pompino, ma tu non me l’hai mai fatto! Maiiii!
Bastarda femmina! Si, alla fine devo ammettere che sei una vera adorabile porca! E ora ti desidero ancora di più! Lì per lì confesso che m’è preso l’impulso di andare a regolare i conti, con quel tizio; anche se è alto quasi due metri e ben robusto. E t’ho maledetta, t’ho chiamata troia mille volte urlando e imprecando, in quell’ufficio. Forse è proprio questo ciò che ti mancava, con me. Avrei dovuto dominarti, maltrattarti, addirittura. Invece di cercare sempre la correttezza, l’onestà, la parità, il rispetto reciproco tra noi… tutte cazzate!
Sono tornato a casa sconvolto. E ho fatto finta di nulla. Il weekend è passato in tranquillità. Per te, almeno: io avevo l’inferno dentro. Poi comunque mi sono calmato ed è passata quasi tutta la settimana. Oggi è giovedì e sono tornato a casa un po’ prima apposta. Tu sei arrivata subito dopo di me ed eri molto sorpresa, nel vedermi. Sei arrossita. M’hai dato un bacino rapido sulla guancia e sei corsa in bagno. Ho sentito chiaramente su di te l’odore del suo profumo, o dopobarba che fosse.
Quando sei uscita, sono andato a esaminare e annusare a lungo le tue mutandine: oltre all’odore tuo noto e adorato, c’erano evidenti tracce d’amore. Solo che non era il nostro. Ho pianto di passione repressa. Sei mia, mia… sei mia moglie, cazzo! Però ho deciso di stringere i denti, tacere e continuare come se nulla fosse. Perché ti amo da morire malgrado tutto. Perché mi piace sempre vederti ballare mezza nuda e contenta in casa con la cuffia in testa. Perché amare vuol dire per me essere felice solo se tu sei felice. E se questo è ciò che adesso ti fa star bene, mi adatterò a questo nuovo amaro equilibrio a tre, pur di non perderti.
Comunque, ripensandoci, ora capisco le allusioni neanche troppo velate delle tue presunte amiche. Sai, nel confidarti dovresti stare molto attenta a scegliere la persona più discreta e leale, con te. Basta che parli con quella sbagliata che, tempo mezza giornata, lo sa tutto il circuito! E le donne generalmente amano molto parlare. Se si tratta di corna, poi... Già che ci siamo, sappi comunque che ben tre delle tue amiche intime in qualche modo in questi mesi a turno hanno provato a farmela capire, la tua tresca. Con lo scopo abbastanza chiaro di prepararsi il terreno per rubarmi a te e iniziare ciascuna la propria storia segreta con me.
E io scemo a credere che quelli fossero solo maldestri tentativi di screditarti ai miei occhi per farsi scopare! Mia moglie? Ma dai, impossibile: lei è una santa! Che stupido a non approfittarne! Un vero idiota! Avere una fica nuova a portata di mano, offerta chiaramente su un piatto d'argento e non approfittarne! Sai, nel proporsi erano tutte evidentemente molto disponibili, bellissime e assolutamente sexy nell’abbigliamento. E avevano creato ognuna da parte sua delle occasioni veramente ghiotte. Impossibili da non cogliere. Solo io, scemo… ho declinato sempre.
In fondo, forse è meglio sia andata così. Io comunque ti aspetto: lui un giorno si stancherà, ti getterà dal balcone delle sue voglie mutevoli e io sarò lì a raccoglierti a braccia aperte. Io ci sarò, per te. Perché sei mia moglie. T’ho sposata e ti voglio tutta per me. T’asciugherò le lacrime, t’aiuterò a raccogliere i cocci della tua anima a pezzi e li rimetterò insieme, con la colla forte del mio amore per te. Ti amo più che mai, mio tesoro preziosissimo. E aspetto: mentre lui ti tratta come una puttana di infimo bordello e tu ne godi. Quanto ci soffro, sapessi.
Spero solo che dopo tutto questo tornado, alla fine anche la nostra vita sessuale potrà avere un nuovo e miglior corso. Vorrei provare con te finalmente tutte le cose che ti faranno piacere: non vedo l’ora che tra voi finisca. Anche e soprattutto per questo. Perché io lo so che a breve finirà: lui ha trent’anni e cerca solo il suo piacere, con te. È un ragazzone oggettivamente bellissimo e ha attorno stuoli di ventenni. Da qualche parte ci deve essere una lezione anche per me. Vorrei capire dove e come ho sbagliato, cosa ti è mancato, stando con me.
So solo che non potrei mai rinunciare a te: vederti a sera mentre ti spogli per metterti a letto semi nuda al mio fianco resta sempre il mio spettacolo preferito. Intanto adesso ti osservo mentre dormi e non mi stanco mai di guardarti: sei più bella e rilassata che mai, dopo aver fatto l’amore con lui nel pomeriggio. Quanto t’ha scopata: un’ora? Due? E quanto hai goduto tu, nel prenderlo ancora una volta in culo e in bocca? O forse quel bestione t’ha sfondato anche la fica, oggi? Ti duole ancora, quella deliziosa ed elastica fica da cui sono usciti i tuoi figli? Ora però mi calmo.
Perché sono troppo emozionato; smetto di scrivere al computer e fra un po’ salverò il file. Non so se ti invierò questa cosa che ho scritto. Preferisco calmarmi, aspettare che tutto rientri nella norma. Se una norma c'è ancora tra noi. Ne parleremo a tempo debito. Ora spegnerò il laptop, mi infilerò sotto le coperte vicinissimo a te e mi girerò dal mio lato. Piangendo in silenzio: per rabbia, ma soprattutto per amore. Pensando a quanto sarà bello vederti domani mattina guardare il sole che sorge, col caffè fumante che ti avrò preparato pensandoti e desiderandoti più che mai. E pregherò per noi.
RDA
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Distopia 2022
Nella strada asfaltata di Roma le persone si confondevano con i loro cellulari, i loro sguardi erano lì e Matteo non poteva più guardarli in faccia, per non rivelare il suo stato d’animo, mentre ascoltava i loro pensieri con il cellulare che aveva ben premuto nella tasca. Stava tornando a casa dal suo lavoro di insegnante in cui ogni anno ripeteva le medesime cose, alcune sincere ed altre non, creando però di sé un’immagine e una figura inattaccabile. Ma il suo lavoro era leggere i pensieri degli altri, sul cellulare a raggi X, che aveva l’abilità di captare i pensieri riflessi degli altri tutto il pomeriggio, fino al calar del sole. Grazie a questo suo lavoro, metteva like ai post che erano più adatti ad alcune persone, e pensandole riusciva ad indirizzarle a loro, poi inviava post su whatsapp o su facebook, inviategli dall’agenzia americana che gli dava il lavoro. Tutto questo teneva in piedi un modello di idee capitaliste che circolavano, manteneva ciò che le persone pensavano fossero mode, o tendenze, ma personalizzandole a un livello tale, che le persone non si accorgevano del loro bisogno di altro. La sua persona influenzava il loro giudizio favorevole alle cose segnalate.
Questo era un lavoro, pagato, ma che era costretto a fare. La punizione sarebbe stata la morte per raggi X, sparati a tali livelli da diventare mortali. Dentro al suo corpo aveva un sensore per i raggi, ed era per via di esso che riusciva a sentire i pensieri altrui, di più se la stanza diventava tesa, c’era un malumore, uno sfogo, una tensione. I pensieri infatti facevano rumore, e più erano forti più li sentiva e gli facevano male in raggi. Poteva andare dove voleva, ma doveva sempre essere attaccato al cellulare, guardandolo compulsivamente, e se trovava un contenuto adatto a qualcuno dirlo subito a tutti. Nei locali chiusi c’erano dei sensori che conoscevano ogni suo movimento, ogni sua parola e ogni suo pensiero. Fuori c’erano le telecamere, che sparavano raggi X.
Il piano che lo aveva coinvolto era stato organizzato dalle venti più ricche persone americane, negli anni ’70, ma perfezionato sempre di più fino agli anni ’90. Il desiderio di potere e di dominio del mondo da parte dell’America si era fatto troppo forte e avevano più ricchezza e armi nucleari di qualunque altro paese. Per cui, con la tecnologia che avanzava per favorire la lettura dei pensieri, fecero un patto, che gli insegnamenti a riguardo sarebbero rimasti indietro, e che le idee in generale sarebbero ricircolate secondo modelli canonici, non permettendo alle persone di pensare, bloccando loro il pensiero davanti a schermi e cellulari, e mantenendo il modello americano di pensiero ovunque. La facoltà critica sarebbe pian piano scomparsa, e le persone avrebbero imparato a esprimersi soltanto tramite reference ad altre cose, già studiate sotto al modello.
Matteo si guardava in giro, aveva finito, era sera. I negozi artigianali italiani erano quasi scomparsi, le attività a lungo termine. Ora c’erano locali di plastica rosa, costruiti per disfarsi in pochi anni, con lavori temporanei e camerieri costretti a sorridere e soddisfare il cliente. Pensava solo a venti anni prima, quando il cameriere si faceva il cappuccino e una chiacchera prima di darne uno al cliente e a come era tutto più rilassato, senza sensori e telecamere. Sapeva che era un piano ben studiato e si chiedeva, come molti altri, se ci fosse un modo di uscirne.
Lui era stato coinvolto da ventenne, quando era finito nei giri sbagliati e una persona lo aveva sensibilizzato ai raggi X con la violenza. Il resto lo aveva scoperto da solo. Aveva dovuto crearsi un personaggio, credibile, che avesse tanta influenza dal vivo, e professore si era prestato come il mestiere adatto a essere più influente, con più persone. Così reiterava i suoi successi antecedenti, si faceva pubblicità, aveva curato molte mostre, ma non poteva più andare avanti nella vita, non aveva più il diritto di esprimersi, se non per modelli obbligati.
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ご冥福をお祈りいたします。
https://www.tuttobiciweb.it/article/2023/03/26/1679850831/ugo-de-rosa-mariuccia-de-rosa-cristiano-de-rosa-morto-ugo-de-rosa-
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