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#persiani
qindil · 11 months
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LA PERSECUZIONE DEI CRISTIANI – PARTE 4
Come la caduta dell’Impero Romano costrinse la creazione dell’Islam Fonte: @anon_fa_mous15 settembre 2023 Nella PARTE 3, Costantino fu costretto ad attuare la conversione l’Impero Romano pagano per via dell’incessante espansione del Cristianesimo. L’impero cercò di uccidere quanti più cristiani possibile, ma si accorsero che ciò stava solo convertendo sempre più cittadini romani in cristiani.…
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forzaitaliatoscana · 2 years
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fashionbooksmilano · 8 months
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Vok Collection Caucasus Persia
Gilim and other Flatweaves
Text Hamid Sadighi
Structural Analysis Karin Hawkes, Phot. Ugo Kirsch
Ed.Vok, München 1996, 172 pages, 30,3x31cm, ISBN 3-93-11 05 032
euro 80,00
email if you want to buy [email protected]
Showcases a selection of pieces collected by architect Ignazio Vok (b. 1938). The annotated and illustrated catalogue addresses 107 Persian textiles. Vok has since sold at least some of his collection at auction, so this volume offers a chance to see the items together and up close. The color plates are vivid.
The collector Ignazio Vok had a passion for excellence and all the four publications of his collection include his personal commentary on each featured textile.
21/01/24
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lucapersiani · 3 months
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Via Marmorata, Testaccio, April 2024
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rosateparole · 2 years
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Tracotanza
dà come frutto spighe di rovina,
e raccoglie una gran messe di pianto.
Eschilo, I Persiani (traduzione di Francesco Maria Pontani)
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stilouniverse · 9 months
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Maurizio Persiani "Una notte di primavera" NeP Edizioni
NeP Edizioni La raccolta di racconti “Una notte di primavera” è solo l’ultimo lavoro di una penna particolarmente prolifica.Sei storie, tratte da fatti realmente accaduti, raccontate con un pizzico di fantasia, da leggere in treno, in aereo, in auto o comodamente seduti in poltrona a casa.Il titolo della raccolta è preso dall’ultimo dei racconti che la compongono, a cui si accompagnano “Il…
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annalisalanci · 2 years
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angelap3 · 2 months
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Il termine Persiane deriva dal fatto che i mercanti veneziani le importavano dalla Persia, vengono chiamate anche Veneziane proprio a causa dei primi importatori.
Molti affermano che i mariti persiani le usassero per controllare di nascosto le mogli ed è per questo che vengono chiamate anche gelosie...
A Genova nel 1798 nacque una curiosa tassa sulle finestre. Le case con meno di sei finestre non pagavano nulla, mentre quelle con più finestre sì. E i liguri? Per non pagare, iniziarono a murare e dipingere le finestre.
Ecco perché nei colorati edifici storici liguri si trovano tante finestre disegnate! E da allora, persiane e finestre vengono chiamate... imposte! L'arte di dipingere le finestre sulle facciate sì è poi diffusa un po' ovunque.
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coovieilledentelle · 3 months
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le jardin de Domenico Persiani, Rome
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massimogilardi · 10 months
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Nessuno capiva il profumo
Dell'oscura magnolia del tuo ventre.
Nessuno sapeva che martirizzavi
Un colibrì d'amore fra i tuoi denti.
Mille cavallini persiani dormivano
Sulla piazza con la luna della tua fronte,
Mentre per quattro notti io stringevo
La tua vita, nemica della neve.
Fra i gessi e i gelsomini, il tuo sguardo
Era un pallido ramo di sementi.
Cercai, per darti, nel mio cuore
Le lettere d'avorio che dicono sempre
Sempre, sempre: giardino della mia agonia,
Il tuo corpo fuggitivo per sempre,
Il sangue delle tue vene nella mia bocca.
La tua bocca senza luce per la mia morte.
Federico Garcia Lorca.
Apollo a Villa Caffarelli. Roma
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icio61 · 2 months
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Il termine Persiane deriva dal fatto che i mercanti veneziani le importavano dalla Persia, vengono chiamate anche Veneziane proprio a causa dei primi importatori.
Molti affermano che i mariti persiani le usassero per controllare di nascosto le mogli ed è per questo che vengono chiamate anche gelosie...
A Genova nel 1798 nacque una curiosa tassa sulle finestre. Le case con meno di sei finestre non pagavano nulla, mentre quelle con più finestre sì. E i liguri? Per non pagare, iniziarono a murare e dipingere le finestre.
Ecco perché nei colorati edifici storici liguri si trovano tante finestre disegnate! E da allora, persiane e finestre vengono chiamate... imposte! L'arte di dipingere le finestre sulle facciate sì è poi diffusa un po' ovunque.
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ballata · 1 year
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Siamo gente scadente, con alle spalle un passato glorioso che ci rende boriosi ma che facciamo di tutto per dimenticare. Siamo gente scadente con un passato glorioso come furono i Greci e gli Egiziani, o i messicani con i Maya e gli Atzechi e gli iraniani con I Persiani.
È questa la pura verità, altro che popolo di poeti, santi e navigatori, ma solo gente scadente,
guidata da tipi scadenti,
con una vita scadente,
una credibilità internazionale scadente,
un peso politico scadente, un futuro scadente.
Quindi non facciamo tante storie, andrà sempre peggio.
#verità #obbiettività #realtà #gentedimerda #italia2023 #robertonicolettiballatibonaffini #andràsemprepeggio #ribellione
instagram
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Domani o meglio oggi, mi aspettano le uova di pasqua, e no non si è mai troppo grandi per riceverle!
Curiosità:
L'uovo nelle culture pagane
Già per le antiche civilta, l'uovo rappresentava un simbolo dell'unione tra terra e cielo, mentre per i filosofi egizi era il fulcro dei 4 elementi terra, acqua, aria e fuoco. Furono poi le culture pagane a cominciare a identificare l'uovo come simbolo di rinascita della natura e di fertilità, nel passaggio tra inverno e primavera: i romani avevano l'abitudine di seppellire un uovo dipinto di rosso nel terreno per augurarsi un buon raccolto.
La tradizione dello scambio delle uova
Ma non solo: in epoca pre-cristiana in molti luoghi del mondo era già diffusa la tradizione dello scambio delle uova. Gli antichi Persiani, ma anche gli stessi Egizi, i Greci e i Cinesi usavano donarsi delle uova decorate in modo rudimentale per celebrare il cambio di stagione e l'arrivo della primavera, vissuto come una sorta di Capodanno.
Non essendo cristiana ma ellenista (pagana) è proprio questo che festeggerò, l'arrivo della primavera e la rinascita.
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lucapersiani · 3 months
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Piazza della Scala, Trastevere, Rome, April 2024
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lestreghedifenix · 2 years
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ANDROMEDA - VANITÀ E VIRTÙ
Nella mitologia greca Andromeda è figlia di Cassiopea e di Cefeo, sovrani d'Etiopia. Sua madre sosteneva di essere più bella delle Nereidi. Le ninfe marine chiesero a Poseidone, il dio del mare, di darle una lezione per la sua vanità.
Poseidone mandò un mostro terribile a razziare le coste del regno. Cefeo si rivolse all'Oracolo di Ammone che indicò come soluzione il sacrificio della sua figlia vergine.
Per espiare la colpa della madre Andromeda fu così incatenata a una rupe in balia dalle onde
Reduce dalla sconfitta di Medusa era lì di passaggio Perseo. Ovidio nelle Metamorfosi narra che in un primo momento l'eroe scambiò Andromeda per una statua di marmo. Il vento che le scompigliava i capelli e le calde lacrime che le scorrevano sulle guance gli rivelarono la sua natura umana.
Perseo chiese il suo nome e i motivi della sua punizione ma Andromeda per timidezza non rispose. Molto diversa da sua madre avrebbe infatti preferito, per modestia, nascondere il viso tra le mani se non fossero state incatenate alla roccia.
Nel timore che restando in silenzio sarebbe stata considerata colpevole iniziò poi a raccontare la sua storia ma si interruppe gridando dal terrore mentre il mostro avanzava verso di lei.
Perseo chiese ai genitori la mano della ragazza per poi affrontare e uccidere il mostro con la sua spada. Finalmente libera Andromeda fu felice di sposarlo.
Nel tempo i due ebbero sei figli tra cui Perse, progenitore dei persiani e Gorfone, madre di Tindaro e Icario, entrambi re di Sparta.
Le streghe di Fenix ©️ vietato riprodurre o esportare senza citarne la fonte ®️ lestreghedifenix
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diceriadelluntore · 2 years
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Ingioiellare
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Questa foto non è la dimostrazione di un vandalismo (benchè in parte lo sia). Proviene da uno dei salon privè di uno dei ristorante più famosi di Parigi, Lapérouse, 51 di Quai des Grands Augustins, aperto addirittura nel 1756. Divenuto famoso nell’800 quando in cucina c’era un certo Escoffier, era il ritrovo di aristocratici, artisti, avventurieri. E delle donne più famose della città. Lì si scambiavano anche preziosi gioielli gli amanti, e le dame erano solite “verificare” la natura delle gemme graffiando i vetri, che altro non sono che prove di “autentico amore”.
Questo è uno dei gustosi aneddoti di un libro fenomenale, scritto da una grande etnologa americana, Wendy Doniger
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In questo saggio, in cui sin dalle prime pagine ho avvertito il piacere dell’autrice nello scriverlo, Doniger traccia un percorso di studio mitologico riguardanti il triangolo simbolico tra uomo, donna e anello. Non si tratta qui, come nota l’autrice, di anelli scambiati tra pari (come simbolicamente, ma non politicamente, si fa nel matrimonio) o in un gruppo per il potere (come può essere la contesa dell’anello nella saga de Il Signore Degli Anelli di Tolkien), ma di storie\mito dove l’anello svolge alcune funzioni principali. In quelle più antiche, è simbolo di riconoscimento, e serve come chiave di svolta in una situazione di dubbio: un figlio o una figlia di nobili natali abbandonati per i più vari motivi, vengono riconosciuti tali perchè avevano nella culla l’anello con il sigillo del padre, dando così all’anello funzione di riconoscimento di identità; altro filone ricchissimo è quello dell’anello ritrovato in un pesce, dopo essere stato perso, sia in circostanze fortuite sia in circostanze volute, che in questo caso indica la volontà del destino di segnare il suo possessore: si pensi al mito di Policrate, ricchissimo, a cui fu chiesto da Amasis, faraone d'Egitto, di rinunciare a qualcosa di veramente prezioso. Policrate decise di gettare in mare un preziosissimo anello a cui era molto affezionato. Tempo dopo, un pescatore pescò un pesce di dimensioni notevoli e decise di farne dono a Policrate, ma, mentre i cuochi lo cucinavano, ritrovarono nella sua pancia l'anello che aveva gettato in mare. Quando Amasis seppe che Policrate era riuscito a recuperare l'anello, capì che il tiranno era un uomo troppo fortunato e che prima o poi sarebbe stato colpito da una grave disgrazia. Non volendo essere travolto anch'egli dalla rovina di Policrate, decise di rompere l'alleanza. Tempo dopo, i timori di Amasis si avverarono. Nel 522 a.C., il satrapo persiano Orete attirò con l'inganno Policrate presso di sé e lo fece giustiziare mediante crocifissione. Da allora e per oltre un secolo i Persiani mantennero il controllo di Samo; il terzo tipo di anello è quello magico che strega la memoria e l’oblio, centrale per esempio nelle saghe norrere di Sigfrido, Gunther e Brunilde. 
Un anello ha di per sè significati simbolici potentissimi: la sua forma, il gesto di essere indossato tramite il passaggio al suo interno, il cerchio come simbolo magico dell’infinito. Ma ovviamente c’è la sua simbologia di oggetto femminile per cui la Doniger individua degli idealtipi in cui rispetto all’anello è:
1. dono di un favore sessuale, cioè che la donna riceva il gioiello dagli uomini con cui va a letto, tema centrale di decine di romanzi dell’ottocento e ancora presente in certe visioni culturali contemporanee;
2. l’uso astuto del gioiello, cioè le donne usano il gioiello per conquistare (o riconquistare) mentre spesso gli uomini lo usano per svincolare le proprie promesse;
3. l’anello del riconoscimento identitario come strumento principe per un padre rispetto al proprio figlio;
4. il ruolo di equilibratore del mito e del gioiello, e della sua valenza per l’amore sessuale, sia in termini di durata della relazione sia della sua potenza;
5. l’anello e le sue storie come indirizzatore, seguendo Claude Levi-Strauss, tra i principi logici della ragione, cioè la dura realtà, che viene sopraffatta nel mito dalla razionalità, cioè il potere intrinsecamente “attendibile” del mito che serve in questo anche come regolatore della comunità;
6. Lo studio delle varianti, secondo il metodo Stith Thompson di classificazione (per cui sono identificati in un un catalogo numerato dei "motivi" ricorrenti nelle fiabe, per cui tutte le successive varianti o aggiunte possono essere descritta dalla somma di ogni motivo), ci fornisce “una massa cumulativa di dettagli psicologici diversi che, nel loro complesso, ci indirizzano verso i significati più profondi del mito, E il confronto di varianti precedenti e successive ci consente di cogliere i miti in formazione, un processo che possiamo ritrovare anche in esempi contemporanei” (pag. 22).
Lo studio, vertiginoso, parte dai più antichi testi indiani e arriva fino a Sex & The City, in un percorso che chiaramente fa capire come le esigenze posteriori, sebbene decisive, alla fine non riescano ad intaccare più di tanto dei meccanismi culturali che cambiano vestito, ma sono ancora presenti da noi. A questo proposito, è illuminante la vicenda di come la più grande compagnia di commercio dei diamanti abbia creato, dal nulla, la tradizione dell’anello di fidanzamento (operazione che nel mondo occidentale riguarda l’80% delle coppie che arrivano al matrimonio, di qualunque rito si tratti)  facendo in modo che sembri un rito senza tempo.
Ellizabeth Taylor aveva una grande passione dei gioielli, tanto che la sua collezione, andata all’asta dopo la sua morte in beneficenza, fruttò la cifra incredibile di 100 milioni di dollari. Tra i suoi gioielli preferiti, c’era questo anello
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un diamante di 33 carati, taglio Asscher, che Richard Burton, uno dei suoi 6 mariti (il suo amore più travolgente, e che sposerà due volte) le comprò nel 1968 per 305 mila dollari, cifra folle all’epoca. il diamante apparteneva a Vera Krupp, seconda moglie del famoso industriale tedesco Alfried Krupp, famiglia le cui acciaierie erano uno dei vanti della Germania di Hitler. Sposatisi nel 1956, la loro unione sfociò qualche anno dopo in un divorzio molto chiacchierato, in seguito al quale la donna si trasferì in America in un ranch di 500 acri poco distante da Las Vegas: nel 1959 l’anello fu rubato durante una rapina e i diamanti smontati furono ritrovati dall’FBI in differenti parti degli Stati Uniti sei settimane dopo. Il più grande fu comprato dal noto gioiellerie Harry Winston, che lo propose ai suoi migliori clienti, tra cui Burton che sempre per la Taylor comprò da lui la leggendaria collana con un diamante da 66 carati (venduta dopo il loro secondo divorzio da Liz all’asta, con il ricavato usato per costruire un ospedale in Africa). Ma da questo anello la Taylor non volle mai separarsi, e si dice malevolmente che se lo volesse portare per sempre con sé anche da morta, per questo principio morale: ”Mi piaceva l’idea che un simbolo legato la nazismo stesse così bene al dito di una ragazza ebrea”.
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