Tumgik
#perché così non posso traslocare
ross-nekochan · 2 years
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Una delle mie due attuali coinquiline è di quei fuorisede che torna tutti i weekend a casa, perché è della provincia di Bologna e in circa 3h riesce a stare a casa.
Un po' la sto invidiando perché anche io ho voglia (oltre la necessità*) di tornare a casa, ma molto probabilmente non riesco per Pasqua (né per il 25 aprile né per il 1 maggio) perché i mezzi costano molto più di quanto mi aspettassi. A questo ovviamente si aggiunge un po' di tristezza nel non avere niente da fare e una persona in meno con cui far passare il tempo quando ne ho troppo senza sapere bene cosa fare.
Ma poi penso che anche se tornassi a casa resterei muta per tutto il tempo perché è da quando sono tornata da Londra a fine Gennaio che non parlo più con nessuno e quindi forse va bene anche così.
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corallorosso · 5 years
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I taglieggiatori e il loro Capo di Alessandro Giglioli (...) Oggi su un quotidiano...si rivisitava tutta la parabola di Craxi senza nemmeno un accenno alla corruzione sua e dei suoi sodali: come se non ci fosse mai stata. Altri ne esaltano il "grande disegno politico", il "riformismo moderno", il "coraggio di Sigonella" etc. Per carità, ci sta: e la realtà non è mai tutta bianca o nera. Personalmente poi vengo da una famiglia che votava tutta socialista - almeno finché non ci si era resi conto di come il Psi a Milano fosse diventato un'associazione di potere e d'affari illeciti finalizzati all'arricchimento personale e alla sua esibizione. La distanza spaziotemporale, oggi, fa il resto: diversi di quelli che scrivono in questi giorni non hanno vissuto personalmente la Milano degli anni Ottanta, quella dei vari Pillitteri, Schemmari, Armanini, Larini, Manzi, Radaelli, Dini ... Nomi perlopiù sconosciuti ai giovani, i quali se sanno qualcosa di Craxi pensano solo a lui, Bettino: mentre dietro - o subito sotto - c'era una banda di cui alla fine Mario Chiesa era solo l'ultimo picciotto. Chi non ha vissuto quella Milano lì non può conoscere l'aria che vi si respirava. Opprimente, avvelenata, arrogante. Chi non ha vissuto quella Milano non può sapere sotto quale cappa di potere, intrecci, denaro, relazioni e corruzioni fosse soffocata la vita di ogni giorno. Chi non ha vissuto quella Milano lì fa presto a parlare del Craxi "statista", non avendone visti i tentacoli in azione nella quotidianità, nel lavoro, nelle carriere, negli appalti, nei media, nella cultura, nella cosa pubblica. Tentacoli che taglieggiavano ogni giorno la città e il Paese per poter ostentare ricchezza, carte di credito Gold e aperitivi al Gin Rosa, cene al Matarel e notti in discoteca - e tante modelle postadolescenti al braccio di sessantenni grassi in cravatte Regimental e profumi Penhaligon's. Tutto, appunto, taglieggiando sui beni comuni e arrivando a inventarsi opere pubbliche pur di continuare a taglieggiare (Armanini, dopo aver finito di lucrare sui camposanti dei cristiani ideò i cimiteri per cani e gatti, pur di avere nuovi appalti da cui attingere: e non era un caso limite). Tutti lo sapevano, in città. Così come sapevano che il tale era diventato primario o caporedattore o amministratore delegato solo perché era nel giro giusto, quello del Garofano, e chi dal giro era fuori doveva attaccarsi o tentare di entrarci, piegando il capo alla ragnatela degli onnipotenti, come poi in effetti non pochi hanno accettato di fare. Tutti lo sapevano ma erano in pochi, pochissimi a dirlo. Come Basilio Rizzo, Gianni Barbacetto e Nando dalla Chiesa, isolatissimi. E un giovane missino (sì, bisogna dirlo: un missino), Riccardo De Corato. Gli altri, complici o inerti, anche nel Pci milanese, quello "migliorista", quello che editava "il Moderno" coi soldi di Fininvest, Ligresti e Gavio. Era la Milano dove "se cerchi casa non è un problema, basta conoscere un socialista", come ironizzava Luca Barbarossa. Era la Milano del "peggior partito socialista d'Europa", come più tristemente constatava Giorgio Gaber. Ecco, tutto posso perdonare a Craxi - le mazzette Eni e Mm, il Caf, i favori a Berlusconi e perfino i fischi a Berlinguer - ma non di avere reso impronunciabile, con la sua corte orgiastica e sfrenata, quella bellissima parola lì, che doveva essere eterna: socialista. Facendola traslocare, come diceva Enzo Biagi, da Turati a Turatello.
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chiaema · 5 years
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"Posso dirti una cosa? Non prendermi per matto, peró... Mi sta venendo voglia di comprare casa" Il mio cuore ha avuto un sussulto. "Non adesso, so che non abbiamo molti fondi, ma magari mettere da parte qualcosina e iniziare a guardarci intorno." Sorrido. Se penso che fino a qualche mese fa sembrava una cosa così lontana...
Sappiamo entrambi che é meglio aspettare ancora un pó per svariati motivi. Ma sentirti dire quelle parole, anche se ora il solo pensare di traslocare e arredare sembra quasi un suicidio, mi ha resa felice. Felice, perché vuol dire che già in questi 4 mesi di "assestamento" anche tu hai capito che nonostante tutto una vita insieme non é poi così male. Felice, perché per l'ennesima volta in tutti questi anni guardiamo entrambi nella stessa direzione.
Felice, perché per entrambi é sempre stato un passo definitivo, e saperti così deciso a farlo con me mi riempie di gioia.
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Ascoltare Galimberti
Ha mosso qualcosa dentro di me, qualcosa che non mi aspettavo esistesse più. Ogni giorno, in effetti ogni ora libera, parlo da solo e parlo come se dovessi parlare ad una assemblea d’istituto di fronte ai compagni  e ai professori. Quelle sono le mie radici,  i miei valori, i principi con cui mi sono confrontato fin da piccolo e che sono stati tramortiti dal presente, dal concetto dello studio per il lavoro, a quello valoriale delle relazioni affettive, relazioni di cui non riesco ancora a parlare.
Perché per me l’idea che Susy esca non mi da fastidio, mi uccide il fatto che si dimentichi di me. Da noi in paese nel gruppo delle persone con cui “si esce”si fa sempre la conta tra chi c’è e chi non c’è la sera, sempre si menziona e mai si dimentica. E questo parlo con me stesso e mi chiedo se pretendere che qualcuno che non sia nato insieme a me, faccia quello che faccio io.
Nel mio lungo viaggiare mi sono accorto che adattarsi alla cultura degli altri è una cosa bellissima perché permette di condividere: bere come uno slovacco, parlare come un rumeno colto, sono tutte cose che ho imparato, che non facevano parte della mia cultura e che sono diventate parte di me.
Il punto è appunto essere aperti dialogare, ma questo riguarda il mio rapporto con Susy, non con il mondo.
Il mio mondo è in crisi da anni. Sento dentro di me il bisogno di scrivere. Il miglior posto dove posso pensare di stare è con un pc, i miei pensieri e una pipa. punto. Vorrei essere pagato per farlo.
Quello che mi riduco a fare invece è quello di seguire regole e preconcetti, e la società che mi portano ad agire come ella decide, figurandomi un futuro roseo di fronte a me, dopo anni di sacrifici.
Non ci sarà un futuro migliore
Non sto facendo quello che voglio della mia vita
Semplicemente sopravvivo, non vivo.
Non mi realizzo, non vivo il mio tempo.
Me ne sono accorto uscendo. Susy è una persona fantastica e molto più sexy di quello che lei crede, ma ci sono donne bellissime anche qui, e in questi mesi se internet non fosse esistito avrei imparato a parlare la lingua, usi e costumi, e forse mi sarei immerso completamente in questo mondo.
Ma è anche vero che senza internet non avrei il mio lavoro. E questo mi fa capire una cosa: è necessariamente vero che siamo influenzati dall’epoca in cui viviamo. In questi mesi ho curato una relazione con lei e del mio lavoro sono molto orgoglioso anche se non sono soddisfatto dai sui feedback, che mi fanno particolarmente incazzare.
Galimberti ha avuto l’effetto di una bomba perché mi ha ricordato i miei valori, la passione contro al tecnica, la ricerca contro il mero successo. È la differenza tra ammirare Daniel Pena che è uno stronzo ma è pieno di soldi, negli US é ammirato per los dopo raggiunto, a loro non frega di Giorgio Perlasca, che ha salvato gli ebrei in Polonia, perché salvare degli innocenti non è una cosa per cui si può entrare in competizione, è una cosa da esseri umani, e l’umanità non puoi misurarla, ma soprattutto non produce reddito e per questo l’ho dimenticata.
Galimberti mi è esploso dopo la lettura di “The Obstacle is the way”che parla dello stoicismo. Ho una visione molto stoica del lavoro, ma non delle passioni. E questo è un male perché le relazioni hanno valore quando ti spendi per esse, per mantenerle per curarle. Si diventa passivi solo quando non si ha peso. Non gliel’ho mai detto ma Susy chiedeva il permesso di andare a Forlì, non ci andava è questo il punto. Quando ho perso Scarcia andando a Praga, lei non aveva una casa né un posto dove andare. Eppure mi ha guardato traslocare senza battere un ciglio. Non mi aveva mai amato ed ero l’unica persona che ci teneva a lei, era troppo ammettere a se stessa che lei non amava l’unico  in grado di prendersi cura di lei. Tre mesi dopo era a casa, dopo aver passato in giro per case di sconosciuti e seminali gli ultimi 2 mesi, con il cuore a pezzi e una vita in frantumi.
Agire significa ammettere chi siamo, significa avere l’autorità di prendere in mano il destino e fare contro tutto e tutti, o contro un mostro terribile. Come dimostra il viaggio dell’eroe non è chiedendo il permesso al drago che si incontra la bella, ma è uccidendolo, senza troppi complimenti.
Per anni ho dimostrato il mio dolore senza freni. Ora capisco che quello che provo sono sentimenti, i sentimenti sono interpretabili, e le interpretazioni. Le parole sono importanti. Viviamo in un contesto storico istintivo, dove tutto si fa sul momento. Un viaggio è più importante di un rapporto perché posso avere un rapporto sessuale scaricando Tinder,  4 chiacchiere scrivendo in privato a qualcuno. Ma il rapporto ci accresce giorno per giorno, e nulla di quello che è superficiale di accresce. Anche il viaggio ci accresce ma è molto più facile, anche una pecora se la prendi e la metti su un aereo viaggia, la pecora non ha l’impianto emozionale per costruire una relazione, noi si e se lo usiamo ci realizziamo e attraverso la relazione acquistiamo sicurezza.
Nel futuro mi riprometto di:
a) Creare uno schema per le emozioni
B) usare meglio le parole
C) non sprecare tempo.
Se ogni sera parlo di fronte ad un uditorio che non esiste e che plausibilmente non mi vuole sentire ( in ordine le persone con cui parlo di più da solo sono : uditorio, mio padre, Susy) è perché parlare è il mio modo di costruire un sistema per interpretare quei valori. Devo iniziare a parlare a me stesso, ad esempio parlarmi della mia sessualità, dei miei problemi. Perché credi che questo testo sia così paragrafato, e scritto male? Io ho paura, il mio cervello si rifiuta di dirigersi verso dove lo dirigo io. Ma io ho le redini e tengo il carro, ero lo dirigo. Se poi i cavalli imbizzarriscono me la facci a piedi
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sportpeople · 6 years
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In questa estate a dir poco tribolata per il nostro calcio, non c’è pace neanche in campo europeo. Alzino infatti la mano quelli che, a dieci giorni dall’esordio delle italiane in Europa, avevano una minima idea su chi dovesse disputare i preliminari.
Il caso Milan ha tenuto sulle spine ben tre società, con la Fiorentina che fino all’ultimo ha sperato di prender parte all’Europa League, vedendo sfumare il sogno proprio al fotofinish, quando il TAS ha riammesso i meneghini alla seconda competizione continentale, annullando – di fatto – gli iniziali due anni di esclusione.
È stato a questo punto che l’Atalanta ha materializzato il proprio futuro prossimo. Un nome e un cognome da tener ben presenti: FK Sarajevo. Una città che in noi occidentali nati alla fine del ‘900 evoca – purtroppo – le prime scene di guerra viste alla tv, con annessa distruzione e povertà. Una città che, invece, ha saputo riprendersi alla grande, tornando ad essere quel grande centro culturale e multietnico che da sempre l’ha contraddistinta.
Per chi vive di pane, pallone e curva, inoltre, Sarajevo non può essere una trasferta come un’altra. C’è tutto il fascino dei Balcani, delle loro tifoserie e della sicura difficoltà che aspetta chiunque valicherà le Alpi per raggiungere la capitale bosniaca.
Per gli atalantini l’Europa League continua a voler dire doppia trasferta. Quella bellezza vetusta e aspra che il Comunale saprebbe offrire, anche quest’anno resterà infatti celata dalla burocrazia Made in Uefa. La Brumana non è a norma e i nerazzurri dovranno ancora usufruire dello stadio Città del Tricolore, in quel di Reggio Emilia. Circa 400km tra andata e ritorno. Tutt’altro che agevole insomma. E se da un punto di vista emotivo, la voglia d’Europa è tanta su fronte orobico, dall’altro non può essere mai e poi mai accettabile dover traslocare – seppur temporaneamente – da casa propria per quelle che sono le gare più attese della stagione.
Tuttavia i supporter lombardi, manco a dirlo, rispondono presenti. I tagliandi venduti superano la soglia dei 7.000, un ottimo numero se si considera la distanza, il periodo vacanziero e soprattutto la tardività con cui è arrivata la decisione del TAS sulla posizione del Milan. Volendo fare una battuta gratuita: ha fatto più spettatori l’Atalanta in cinque partite di Europa League che il Sassuolo in tutte le gare di Serie A disputate sinora.
È una battuta che di gratuito non ha poi molto, a voler essere sinceri. Entrando al baretto di fianco ai botteghino non posso far a meno di osservare tutti i vessilli della Reggiana esposti. Un alone granata che in questo momento storico trasmette tanta tristezza e riporta bruscamente alla realtà dei fatti. Ai fallimenti, alle rovinose cadute di marchi blasonati e alle lacrime amare di migliaia di tifosi. Si può tranquillamente dire che il Giglio, il Città del Tricolore o il Mapei (chiamatelo come meglio credete) è il perfetto proscenio del calcio dei nostri tempi.
Per tornare sui consoni binari della sfida odierna, è necessario spostare l’attenzione sulla tifoseria ospite. Ho già avuto modo – qualche anno fa – di trovarmi di fronte alla Horde Zla (letteralmente Orda del Male), il gruppo organizzato che segue le gare del Sarajevo. Una bella realtà, che nel finale della scorsa stagione aveva dato vita a un fermo boicottaggio delle gare dei Bordo-Bijeli (bordeaux-bianchi) per alcuni dissidi con la dirigenza, accusata di corruzione. Uno scenario non atipico per chi conosce un minimo l’universo balcanico.
Il Sarajevo è inoltre il club più importante di Bosnia e vanta, nel suo palmares, due titoli vinti nel vecchio campionato jugoslavo. Un fatto non da sottovalutare se si pensa che i sarajevesi dovevano fronteggiare compagini del calibro di Dinamo Zagabria, Hajduk Spalato, Stella Rossa e Partizan Belgrado.
I tagliandi staccati in Bosnia sono 305. Una cifra di tutto rispetto, che fotografa alla perfezione i numeri dell’Horde Zla. Che del resto non discostano molto da quelli di tutte le altre squadre balcaniche, fatta eccezione per i quattro grandi sodalizi sopracitati.
Si tratta chiaramente di una delle partite più importanti della loro storia. Poter seguire il Sarajevo in Italia, in quel Paese così vicino ma per anni così lontano, laddove gli ultras sono nati e il calcio rappresenta un mantra vitale, dev’essere un orgoglio e un’adrenalina impareggiabile.
Un’eccitazione che li mostra subito battaglieri. Uno dei primi cori effettuati dopo l’ingresso nella Tribuna Nord è infatti proprio contro i bergamaschi. Gli ospiti mostrano di conoscere bene l’italiano da stadio e ne fanno sfoggio ripetute volte. Non so se la presenza dei gemellati di Dresda e la conoscenza del gemellaggio tra Bergamo e Francoforte abbia influito in questa scelta, di certo quello che si evince è la sfrenata voglia di andare a “pizzicare” uno dei mostri sacri del movimento ultras europeo e confrontarsi finalmente anche al di fuori di un campionato che – diciamocela tutta – offre tanta monotonia: poche squadre vantano un seguito organizzato e cospicuo e le stesse vengono affrontate più volte durante lo stesso campionato.
E gli atalantini? Chiaramente non la prendono bene, finendo per rispondere con la stessa “musica” nella ripresa.
È vero che la stessa gara giocata a Bergamo avrebbe avuto un fascino maggiore, ma è altrettanto vero che la “battaglia” del tifo merita comunque di essere evidenziata. Il settore nerazzurro sfodera un’ottima performance, che cala soltanto nella seconda parte della ripresa, quando agli ospiti riesce l’incredibile impresa di rimontare i due gol di svantaggio. I lombardi mostrano subito di esserci e come sempre ho apprezzato il loro modo di organizzare il tifo, con due lanciacori disposti nei punti nevralgici del settore e diversi ragazzi in balaustra a spronare i presenti.
Buono anche l’apporto della pirotecnica, che in più di un’occasione sarà stigmatizzata dallo speaker, ricevendo fischia da ambo i lati.
Quello che la Uefa vorrebbe uccidere è invece presentissimo a Reggio Emilia. Sì, perché non ci sono le tifoserie imbrillantinate della Champions League e non c’è nessun Messi da fotografare con gli smartphone. Se la rudezza bergamasca è celebre in Italia, non si può certo ignorare quella degli ospiti, che manco a dirlo rispondono appieno a tutti i canoni delle tifoserie d’oltre Adriatico: compattezza, manate perfette, diverse sciarpate, voce alta e parecchie torce usate “selvaggiamente” per festeggiare i gol.
In campo, come detto, finisce 2-2. Ci sarà da sudare per gli orobici al ritorno, quando l’Asim Ferhatović Hase si farà trovare pronto e ribollente. Ora a Sarajevo credono nell’impresa e sanno che davvero possono fare la differenza. Gli ultras dell’Atalanta hanno acquistato circa 400 biglietti, e già questo è sufficiente per dar lustro alla propria fama.
Senza scomodare la famosa trasferta di Zagabria nel 1990, la sfida che andrà in scena domani può comunque entrare di diritto nell’albo d’oro delle trasferte nerazzurre. In ogni caso una certezza c’è già: le partite più belle delle competizioni europee sono quelle disputate in estate. Senza alcun dubbio.
Simone Meloni
Atalanta-FK Sarajevo, Europa League: e se la Dea si trova contro l’Orda del Male? In questa estate a dir poco tribolata per il nostro calcio, non c'è pace neanche in campo europeo.
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ilsanto · 7 years
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Eppure un tempo siamo stati felici
Oggi stavo impacchettando le mie cose: per la terza estate consecutiva, mi ritrovo a dover cambiare casa. Oggi ho scoperto che mi hai cancellato dagli amici: non so il perché, e non credo di volerlo sapere, in fondo è una tua scelta, e poi non ci parliamo più molto, posso capirlo. Era molto tempo che non scrivevo nulla qui, e penso che questo sarà il mio ultimo post, o forse l’ultimo diretto a te, ma ad ogni modo credo di aver superato quel momento in cui avevo bisogno della scrittura come anestetico; sono cresciuto, se vogliamo metterla in questi termini. Forse non eri la donna della mia vita, forse io non ero l’uomo della tua vita, ma in ogni caso credo che ci siamo andati dannatamente vicini, lo so io e lo sai anche tu. Impacchettavo le mie cose dicevo. Tra queste c’era quel regalo di compleanno che mi facesti due anni fa, un paio di mesi dopo che ci eravamo lasciati. Un po’ beffardo, lasciamelo dire, regalarmi delle foto di noi dopo avermi spezzato il cuore, ma tu sei fatta così, e nella tua testa era solo un atto d’amore, che era finito in certi modi ma continuava in altri. Ad ogni modo, quella cornice ingombra, e ho già fin troppe cose da traslocare, quindi avevo deciso di non portarmela dietro. Le foto, quelle però le ho prese. Le guardavo e riguardavo, e non potevo fare a meno di pensare a quanto sei bella in quelle foto, a quanto eravamo felici... tra non molto sarà passato più tempo da quando è finita di quanto ne abbiamo passato insieme, e non riesco a non pensare a quanto è strano non sentirci quasi più, eppure un tempo siamo stati felici. Non potrò mai amare una donna come ho amato te, anche se forse non eri la donna della mia vita. Eri la prima però, la prima che ho amato veramente, e proprio per questo ho dato completamente la mia anima a te. Questo, non potrà più averlo nessuna, e sono contento che te lo porti via tu, perché sei una persona meravigliosa. E quando riguarderò quelle foto, sarà sempre con un sorriso, anche se un po’ malinconico.
Penserò: <<Eppure un tempo siamo stati felici, insieme>>.
A.
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infinity-felicity · 7 years
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Stavo girando su tumbrl e trovo un anonimo che chiede a questa ragazza cosa stava pensando, leggendo la sua risposta mi sono messa a riflettere a cosa pensavo e mi rendo conto di non saperlo...la mia mente è così immersa di pensieri che non riesco ad individuare ed isolare un solo pensiero, non sapevo neanche che musica ascoltassi. Ora proviamo a capire cosa penso: -penso che tra un mese ho gli esami e non so come fare per superarli; -penso che le vacanze stanno finendo e mi sembra di aver spregato la mia estate; -penso alla mancanza di Christian, chissà perché ma lo penso molto spesso, vorrei tanto incontrarlo e stringerlo a me, e questo mi fa pensare che non capisco il motivo per cui io sia tanto attaccata a lui non conoscendo affatto; -penso a mio fratello stressato con la scuola; - penso a mia madre ed il suo ginocchio; -penso a mio padre con il mal di schiena; -Penso alla mia schiena ed al collo, cercando di trovare una risposta al dolore che no sia un "bho" -penso alla casa nuova ed hai sabati che passeremo io e mio papà a passare cavi; -penso al lavoro che ci sarà per traslocare; - penso all' amicizia che ho con la Gaia e mi rendo conto che sta svanendo e non ne capisco il motivo, se solo sapesse quando le voglio bene e che ogni giorno un mio pensiero va a lei; -penso ai miei amici che non vedo da tempo ed al desiderio di rincontattagli per abbracciargli; -penso all'inizio della scuola ed a quanti cambiamenti ci saranno; -penso anche lui ed a quando mi sia sbagliata, penso che mi odio per volergli ancora bene, penso che per qualche strana ragione vorrei incontrarlo e spero che non abbia cambiato scuola, probabilmente per fagli vedere chi sono davvero e quando sono cambiata; -Penso a come sia possibile che i rapporti con gli altri cambino così velocemente; - penso a questa notte diversa da tutte le altre e sento che non sarà l'unica, ma non mi dispiace l'idea di conoscere la notte con: il suo cielo stellato, le luci dei paesi distanti, la sua tranquillità impressionante ed il buio che ti avvolge come una coperta e ti trasporta nel suo silenzio....... penso che mi sono dilungata a sufficienza, ma che lo rifarò presto....................... spero e credo che mi sia stato molto utile parlare a qualcuno e capisco che non basterebbe l'intera vita per spiegare a cosa penso perché non lo so neppure io, ma credo di aver fatto una selezione dei pensieri più importanti ed ora posso congedarmi e ritornare alla mia musica ed ai miei pensieri,ascoltando sul serio entrambi. Buona notte cari sognatori: cercate di sognare per tutti e a voi pensatori vi auguro di trovare la soluzione migliore ai vostri pensieri. ♡Buona notte mio caro universo♡
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ross-nekochan · 1 month
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Finalmente sono un ferie.
Niente di che per l'Europa, ma qui avere più di 3 giorni di fila di festa è un miracolo di dimensioni astronomiche e di cui dovrei ringraziare tutti i kami giapponesi (anche se non se lo meritano).
Domani cerco di fare l'italiana pure io e vado al mare, anche se non ho un costume e, tra il mio odio per lo shopping e il fatto che molto probabilmente avrò una XXL giapponese, mi sa che è meglio se per una volta non compro su internet (ultimamente sta diventando il mio unico modo per non rimanere senza niente da mettere - e non sto esagerando).
Vorrei già andarmene pure da sto lavoro, ma vabbè che lo diciamo a fare. Ho fatto così tanto per trovare qualcosa che avesse orario flessibile e smartworking e invece comunque lo standard è l'ufficio. Poi ovviamente io ho avuto il grande culo di stare nel dipartimento dei visti quindi c'è sempre un via vai di passaporti immane, per cui se non ci sei tu, il lavoro va sugli altri che già hanno la loro merda da fare, già fanno gli straordinari e quindi via di senso di colpa e di responsabilità... poi uno si chiede perché questi so strani e si ammazzano di fatica: eccovelo spiegato facile facile.
Per questo motivo ultimamente sto pensando di traslocare. Ho trovato un monolocalino bellino a 10 min A PIEDI dall'ufficio (che è centralissimo) con un affitto abbordabile... peccato che qui esiste questa cosa magica chiamata "spese iniziali" per cui tu prima di entrare devi pagare tutta una serie di cose che loro faranno per te (tipo cambio chiavi di casa, pulizia generale, disinfestazione ecc) al prezzo che dicono loro pure se tu non vuoi. Peccato che ste spese iniziali ammontano a MEZZO STIPENDIO e se ti metti a pensare a tutte le cose nuove che vanno comprate (dato che qui gli appartamenti si vendono completamente vuoti e senza elettrodomestici), insomma, non lo so se voglio buttare uno stipendio così. Però dall'altra parte sto vivendo veramente male con sti viaggi continui in treno e ora con sto caldo che ammazza la voglia di vivere di chiunque... se ripenso all'anno scorso in cui non mi avevano ancora assegnato a nessun posto e sono stata tutta l'estate a casa... Madonna che culo che ho avuto e solo ora lo sto realizzando perché è veramente impossibile vivere così.
Ah poi vabbè parliamo in verità di buchi di monolocali dato che sono 20 m2 e sono pure TANTI. Ho visto annunci di appartamenti singoli di 13/15 m2 SENZA ARMADIO a prezzi che manco vi sto a dire. Poi dite la crisi abitativa a Milano e che la gente vive nei buchi a prezzi folli... che ve devo dì.
Inizialmente volevo fare un viaggio al sud per vedere delle amiche che abitano lì però poi tutte loro si sono impegnate con altre persone (perché giustamente le ferie queste sono e se non ci si muove addio) e quindi vaffanculo non sono andata da nessuna parte. Un poco me ne pento, un poco sono talmente stressata che veramente voglio solo morire sti giorni.
Poi considerando che in 1 anno sono stata a Tokyo meno di 10 volte nonostante ce l'abbia potenzialmente a 2 passi, direi che è meglio se me la comincio a girare un poco in più finalmente.
Per il resto come sto? Boh io mi sento sempre peggio. Questa non è vita, questa non è la mia vita. Però che devo fare, che posso fare? Niente posso fare. Posso solo patire, fare come quelli che non ho mai capito: fare finta che vada tutto bene, che questa sia vita; lo fanno tutti quindi lo devo fare anche io.
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