#pensare alle cose anziché farsi dire cosa pensare non sarebbe male ogni tanto
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clacclo · 1 year ago
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Ora vorrei qualcuno che mi spiegasse che differenza ci sarebbe con la situazione attuale:
- il conto bancario può essere già bloccato, anche senza avere una app sul cellulare;
- per qualunque cosa per cui sia richiesta la carta d'identità cartacea, basta inserirla nel terminale per vedere se ci sono limitazioni pendenti di carattere giuridico (siete mai passati per il controllo documenti all'aeroporto?);
- il Canada ha potuto restringere le libertà di chi manifestava senza il bisogno di un'app: per bloccare un conto bancario basta contattare la banca, per l'assicurazione dell'auto basta contattare la compagnia assicuratrice, per sospendere la patente basta contattare la motorizzazione, per bloccare i conti PayPal è bastato contattare PayPal e via dicendo. Tutte cose che sono già regolamentate e gli strumenti sono già attivi;
- la nostra situazione economica e fiscale è già conosciuta sia dall'INPS che dalla Agenzia delle Entrate (Ade, un acronimo che è tutto un programma!): avete mai provato a compilare l'ISEE online?
- quando venite fermati ad un posto di blocco e fornite i vostri documenti cartacei, questi vengono controllati online in tempo reale e, se c'è un blocco amministrativo o qualunque tipo di pendenza, verrà comunicato istantaneamente;
- lo stato della nostra salute è già nei server del sistema sanitario nazionale, a meno che non vi rivolgiate ad un privato, e in farmacia fornite il codice fiscale per avere le detrazioni fiscali.
Trovatemi una sola cosa di quelle che temete tanto che non sia possibile già oggi!
L'unica differenza è che non dovremo più andare in giro con un portafoglio pieno di carte e documenti, che non rischieremo di perderli o danneggiarli, che se ci rubano il portafogli non dovremo fare mille denunce e mille pratiche per riavere tutti i nostri documenti, bloccare le nostre carte e aspettare che la banca ce le spedisca nuovamente.
Che altro c'è? Ah, sì: non dovremo più fare estenuanti file negli uffici pubblici per ottenere qualunque cosa, con gran risparmio della cosa più preziosa che abbiamo, il nostro tempo!
Ma voi, se volete, continuate pure a fare battaglie senza scopo, a guardare il dito come vi viene detto, io intanto mi godo la luna nel tempo che mi si è liberato grazie alle app che ho sul cellulare...
Se vi preoccupate della vostra privacy e della vostra libertà finanziaria, iniziate ad usare una VPN, tor e Bitcoin. Studiate come difendervi, invece di lamentarvi!
+++Breaking DIgital Identidy News+++
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L’accordo tra il Parlamento europeo e il Consiglio dell’Unione europea sul portafoglio di identità digitale dell’UE è soggetto ad abusi e dà a Bruxelles la capacità di negare i diritti delle persone e di controllarli.
Secondo la nuova normativa europea, i portafogli, che per ora saranno volontari, conterranno le versioni digitali di tutte le carte d'identità, patenti di guida, certificati di laurea e documentazione medica. la mossa minaccia di fatto i valori europei, come sostenuto da 504 accademici ed esperti di 39 paesi che hanno firmato una lettera aperta che mette in guardia sui pericoli per la sicurezza e la libertà online delle persone.
Avere tutti i documenti in un unico posto significa che possono essere confiscati con un clic. Ciò è stato fatto dall’amministrazione Trudeau in Canada quando, durante il Covid, ha negato l’accesso ai propri conti a coloro che rifiutavano il vaccino e in seguito ha rimosso i diritti assicurativi agli automobilisti che partecipavano al blocco di protesta della capitale Ottawa. Significa anche che gli Stati membri iniziano a perdere il diritto esclusivo di revocare la documentazione rilasciata. Anche Bruxelles potrà farlo. Bruxelles e il commissario Breton vogliono andare ancora oltre introducendo la valuta digitale dell’euro. ( Breton è il commissario che cerca di censurare i social media).
Se le questioni finanziarie finiscono in questo portafoglio, sarà facilitato un maggiore controllo sulla vita delle persone con la possibilità di introdurre un sistema di crediti sociali o di sanzioni elettroniche per coloro che partecipano alle proteste.
Un sistema di questo tipo consentirà inoltre alle autorità di controllare il modo in cui le persone spendono i propri soldi , come è accaduto in Canada e Brasile. La valuta digitale semplifica gli affari, ma è anche uno strumento per eliminare i nostri diritti alla privacy.
La completa centralizzazione digitale delle transazioni rimuove il diritto all'anonimato. Quest’ultima mossa dell’UE è anche legata alle proposte di modifica del trattato, che includono l’eliminazione graduale di tutte le valute nazionali a favore dell’euro.
Non ci sono dubbi sul fatto che gli eurocrati vogliano creare un regime liberale in cui i cittadini siano sempre più controllati dalle autorità con sede a Bruxelles.
Tutto quello che puoi fare può esserti impedito con un click. Può essere visto, analizzato, usato. Mai dimenticarlo
Uso pratico Con questi portafogli i cittadini potranno dimostrare, in tutta l'UE, la propria identità quando necessario per accedere a servizi online, condividere documenti digitali o semplicemente dimostrare un attributo personale specifico, come ad esempio l'età.
Essere utilizzata in molti casi diversi, ad esempio per: -usufruire di servizi pubblici, come richiedere un certificato di nascita o certificati medici oppure segnalare un cambio di indirizzo - aprire un conto in banca -presentare la dichiarazione dei redditi -iscriversi a un'università, nel proprio paese o in un altro Stato membro - conservare una ricetta medica utilizzabile ovunque in Europa - dimostrare la propria età noleggiare un'automobile usando una patente di guida digitale - fare il check-in in albergo.
Usare l'identità digitale dell'UE per chiedere un prestito bancario Il portafoglio europeo d’identità digitale è un progetto che potrebbe arrivare già nella prima metà del 2024 e metterà a disposizione dei cittadini uno spazio accessibile da qualunque dispositivo, dallo smartphone al pc, rendendo ancora più facile l’interazione con le Pubbliche Amministrazioni, locali o nazionali.
Sarà possibile continuare ad accedere all’App IO sia tramite identità digitale SPID sia tramite CIE, cioè la carta d’identità digitale. All’interno dell’applicazione si potrà poi accedere all’IT Wallet cioè il portafoglio digitale che conterrà i documenti già citati e altri che saranno aggiunti negli stadi successivi del processo, tra cui, ad esempio, la Carta europea della disabilità e attestati come il titolo di studio.
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gloriabourne · 4 years ago
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Non hai capito il nocciolo della questione. Certo che può allearsi, ma quello di fedez è lo stesso comportamento dei cosiddetti White Saviours, che con la scusa di appoggiare il movimento Black Lives Matter finiscono per scavalcare le stesse persone nere e a far sì che siano i bianchi, ancora una volta, sempre un passo avanti a loro, a far parlare di sé. 'Alleato' vuol dire un passo indietro, o al massimo, 'accanto' alle persone direttamente coinvolte. Non vuol dire diventare idolo delle folle.
Ovvio che abbia il diritto di dire quello che vuole, nei giusti contesti, ma dall'esprimere le sue - giustissime - opinioni, a diventare improvvisamente martire e paladino di una causa che non lo tocca neanche direttamente, non è rispettoso nei confronti di chi queste battaglie le porta avanti da anni, e che ha subito davvero censura, e ha rischiato, e ha sofferto. Lui non è nessuna di queste cose. E non mi sento affatto rappresentata da lui, io come tantissimi altri, capisci che voglio dire?
Maturazione, dici? Tutte frasi fatte, le sue, dette palesemente per convenienza, o per moda. Sai chi sono le persone veramente coraggiose? Quelle che oggi come in tempi non sospetti prima di potersi baciare o stringere la mano con il proprio partner dello stesso sesso devono guardarsi intorno dieci volte, perché corrono il rischio reale di essere aggrediti. Non uno che si sente un illuminato per il semplice fatto d'aver ribadito delle assolute ovvietà (tipo far giocare un bimbo con una bambola).
E che concezione hai tu dei leoni da tastiera? Credevo che fossero quelli che insultassero chiunque a vanvera indistintamente, non chi osa sbattere in faccia l'altro lato dei fatti, che la massa non riesce a distinguere perché ha i prosciutti sugli occhi. Risultato? ecco, proprio quello a cui ambiva fedez: lui al centro dell'attenzione, martire poverello, e io - persona gay, invisibile - liquidata così e definita una semplice leone da tastiera. Bravissimi tutti, complimenti!
Quando dici 'volete rompere i coglioni e basta', sappi che stai offendendo i tuoi compagni della community LGBT, di cui tu stessa hai ammesso di far parte. Sarà che sei una newcomer ma, boh, dalle mie parti le persone LGBT si sostengono a vicenda, non vengono definiti rompicoglioni, sai? Cosa credi, che io sia veramente l'unica scema a vedere il marcio nel caso Fedez, o forse che c'è un motivo più che valido se siamo in tantissimi (e per fortuna direi)? 😂
Ma poi vorrei capire: la mia faccia non la vedrai mica mai, quindi se negli ask che ti arrivano c'è scritto che il mittente è Anonimo anziché pincopallino93, ti cambia veramente qualcosa? O ne fai una mezza scusa per rendere meno valide le mie ragioni? Il tuo blog è impostato per ricevere domande in anonimo, quindi perché non dovrei usufruirne? Ti sto parlando sì animatamente, ma pur sempre civilmente, a differenza dei leoni da tastiera senza cervello a cui ti riferisci.
Concludo ponendomi una legittima domanda che rivolgo anche a te se vorrai darci la tua opinione: quindi la morale della favola è che, siccome io sono e sarò per sempre povera e invisibile, in futuro dovrò persino ringraziare Fedez per essersi esposto per far approvare il DDL Zan? ... Oddio che cieca sono stata, ma grazie fedez, paladino della giustizia sociale, che hai dato voce a me a cui non verrà mai dato diritto di parlare perché non sono una influencer. Ti sono debitore a vita 😂😂😂
----------------------------------------------------------Hai scritto un sacco di cose quindi andrò per punti per evitare di dimenticare qualcosa.
1) Nessuno dice che bisogna fare diventare Fedez l'idolo delle folle. Idolatrare una persona è sbagliato in qualsiasi caso, per quanto mi riguarda. Ma questo non è un problema di Fedez, è un problema di chi lo pone su un piedistallo. A me non risulta di averlo farlo.
Ho semplicemente detto di essere d'accordo con lui e di aver apprezzato molto il suo intervento, cosa di cui secondo me l'Italia aveva bisogno perché lui, in quanto influencer, ha sicuramente più probabilità di farsi ascoltare. Questo non significa farlo diventare un idolo, ma anche se fosse sicuramente il problema non sarebbe di Fedez ma di chi lo idolatra, quindi esattamente perché te la prendi con lui quando invece dovresti prendertela con chi lo tratta come un dio sceso in terra?
Poi che non ti senti rappresentata da lui va benissimo, ma da qua a dire che non ha il diritto di dire certe cose (perché questo hai detto negli ask precedenti) c'è un po' di differenza.
2) Maturazione, sì. Non si tratta di frasi fatte. Poi se tu vuoi credere che siano cose dette per moda, problemi tuoi. Capisci che però c'è un problema di fondo nel tuo modo di ragionare?
Se tu pensi che Fedez - in questo caso - abbia detto determinate cose per moda e non perché le pensa davvero stai in un certo senso sminuendo dei diritti che in teoria per te dovrebbero essere importanti, se addirittura arrivi a pensare che la gente ne parli per moda e non perché ci crede sul serio.
E, tra le altre cose, perché mi fai la morale sull'essere coraggiosi? Non ho mai detto che Fedez è stato coraggioso a fare quell'intervento. Ho semplicemente detto che lui, a differenza di una persona comune, poteva permettersi di farlo perché prima di tutto sarebbe stato ascoltato molto di più e soprattutto perché se qualcuno lo trascina in tribunale può permettersi di pagare le spese legali. Non ho mai parlato di coraggio, ho parlato semplicemente del potersi permettere di fare un discorso del genere in diretta nazionale.
3) La mia concezione dei leoni da tastiera è più o meno quella che hai detto tu: persone che, attraverso uno schermo, insultano gli altri sentendosi grandi e potenti solo perché hanno uno schermo che li protegge. E tu esattamente cosa hai fatto prima? Hai definito Fedez rivoltante, Chiara Ferragni un'ochetta (se non erro)... Questo non è insultare? Senza motivo poi, perché bastava dire che non ti era piaciuto il suo intervento e spiegare perché senza cadere nella banalità di insultare le persone solo perché non ti piacciono.
E non giocarti la carta del vittimismo con la frase: "lui al centro dell'attenzione e io liquidata e definita leone da tastiera", perché obiettivamente è la verità. Ovvio che lui sta al centro dell'attenzione, stiamo parlando di un influencer! E tu non è che sei invisibile perché sei gay, ma lo sei perché sei una persona comune! E sì, ti ho definita leone da tastiera perché è ciò che penso delle persone che insultano senza motivo gli altri.
Anche perché hai ammesso che il problema non era tanto il discorso di Fedez quanto il fatto che fosse stato idolatrato dalla massa... E hai ragione su questo, ma allora prenditela con la massa!
4) Non ti azzardare a dire che non posso dire alla gente di non rompere i coglioni perché devo sostenere la comunità. Io le persone della comunità LGBT+ le sostengo, lo facevo anche prima di rendermi conto di farne parte, ma sostenere non significa lasciar passare tutto.
Se un determinato atteggiamento mi rompe le palle e mi fa perdere le staffe, a me non frega nulla che si tratti di una persona gay, bi, pan, etero, o qualsiasi altro orientamento, non frega nulla che faccia parte della comunità o meno. Sostenere le persone della comunità non vuole giustificare ogni cosa perché si tratta comunque di esseri umani e come tali sbagliano e come tali possono dire e fare cose con cui non mi trovo d'accordo, come quelle dette da te. E se non sono d'accordo lo dico, anche con modi bruschi perché è il mio carattere. Non è che solo perché siamo parte della stessa comunità allora devo stare zitta e farmi andare bene tutto perché devo sostenerti.
E il fatto che io sia una newcomer non cambia le cose. Però grazie per aver rimarcato il fatto che io in questa situazione ci sia dentro da meno tempo di te, da sola non ci sarei mai arrivata!
5) Premetto che il mio blog non è impostato per ricevere domande in anonimo. È impostato per ricevere domande, punto. Purtroppo se tolgo l'opzione impedisco l'arrivo di qualsiasi domanda, non solo le anonime.
Detto ciò, non sono le domande in anonimo in sé a turbarmi. Sono le domande in anonimo fatte in un certo modo. E ti spiego subito il perché.
Se una persona mi parla scattando come un cane a cui hanno pestato la coda, io scatto a mia volta. Sono fatta così, non dico di essere fatta bene, ma è il mio carattere. Il punto è che io, rispondendo con il mio nickname (e non solo, perché chi mi segue qui tende a seguirmi anche su altri social in cui ci metto la faccia quindi tutti sanno chi sono) mi espongo, mentre l'altra persona - in questo caso tu - resta nascosta dietro l'anonimo, che funge da scudo.
In pratica in una discussione, tu ne esci pulita perché ti sei nascosta dietro l'anonimo, mentre io sono quella brutta e cattiva che risponde male. Non che mi freghi qualcosa del passare per brutta e cattiva, ma non vedo perché sta figura me la devo fare solo io quando siamo in due.
6) Non ho mai detto che dovremo ringraziare Fedez nel caso in cui il ddl Zan venga approvato. Ho semplicemente detto che Fedez si esposto in merito a questa questione e che, per quel che ne so, è stato l'unico personaggio famoso a esporsi così tanto. O meglio, in tanti a modo loro si sono esposti, ma lui lo ha fatto più di altri per quello che ho potuto vedere.
Questo non significa doverlo ringraziare, significa semplicemente riconoscere che ha portato sotto i riflettori una questione che altrimenti forse in pochi conoscerebbero.
Molti ddl o proposte di legge arrivano agli occhi delle persone comuni tramite i social o tramite "propaganda" da parte di influencer o personaggi famosi. Può essere vista come una cosa giusta o sbagliata, non mi interessa e non sono qua per parlare di questo, ma è quello che succede. Ed è un dato di fatto che molte persone si siano informate sul ddl Zan perché Fedez ne ha parlato. E qua si torna al punto di partenza: Fedez ha una voce più "grossa" di quella che posso avere io o di quella che puoi avere tu, per il semplice fatto che è un personaggio pubblico seguito da tantissime persone.
Quindi nessuno dice che in futuro bisognerà ringraziarlo, ma riconosciamo che almeno in parte è stato lui a portare l'attenzione - soprattutto delle persone che non sono toccate direttamente dal ddl Zan - su questo argomento.
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lanavetro · 4 years ago
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La teoria dell’algebra umana:
Mi ricordo adesso di quella volta che ti dissi com’era stato per me morire e risvegliarmi. Eravamo distesi quasi dentro al mare, con i nostri soliti modi di fare, e non ci guardavamo mai in faccia nonostante quello fu il contatto più intimo che abbiamo avuto. Mi ricordo che hai pianto sul mio petto, ed io avevo la camicia aperta per il troppo caldo. Quando tornammo dagli scogli, la marea si alzò e ci bagnammo i piedi, ed eravamo mano nella mano. Il nostro amore appena sbocciato riempiva il vuoto nevrotico delle nostre strade. Dopo poco tornammo. Ci conoscevamo appena, ma avevamo un pochino scalato quel monte che separava le nostre anime, di cui contavamo i centimetri.
L’estate è sempre un momento complicato per me. Un momento fatto di perenne scelte e decisioni da prendere. Qualche anno fa decisi di chiudere con una persona alla quale ho fatto tanto male, e che mi restituì quel poco di male che poteva farmi. Dopo poco mi ammalai, un paio di volte, forse. Mi ammalai principalmente nell’anima, ma sapevo, ero sicuro, che sarei guarito. In realtà guarivo nelle fossette che ti si formavano sul viso e che mi piaceva riempire.
Quando sto male provo a disegnarmi nella mente. Mi viene in mente il video de La Mia Mano Sola dei Sick Tamburo. Un piccolo topastro monco con un orecchio tagliato, e una goccia di sudore sulla fronte. Perché sì, mi si addice più il sudore che il pianto. Anche se i groppi in gola mi vengono spesso ultimamente, e ti giuro che io non li riesco a sopportare. Mi si addice il sudore perché corro, perché ho mal di stomaco continuamente per il nervoso. Perché vorrei smettere di digerire ed ingoiare. Mi basterebbe osservare ed ascoltare per poter apprezzare ciò che mi circonda.
L’apparenza non mi è mai appartenuta. Sono contento e sono presuntuoso nel dire che sono essenzialmente sostanza più che forma. Tu no. Tu sei solo forma, un po’ vuota dentro e un po’ mediocre. Un po’ come gli altri. Un po’ ti disprezzo, ma ti invidio. Sentirsi parte di questo mondo che funziona così e sentirsi a proprio agio, secondo me, è una fortuna indelebile. Io non sto bene. Non so integrarmi, non sono adatto. Mi emoziono con un gattino che succhia il latte dalla mammella della madre, come abbiamo visto qualche giorno fa, e nient’altro. Potrei stare ore a parlare del nulla, trovando un argomento su cui dibattere e litigare per gioco. Il cellulare lo prendo per dispetto, ormai. Perché anche io ho le cose mie, anche io ho i fatti da non condividere, soprattutto le persone da non condividere. E se non le ho, me le invento. Faccio finta. Per essere come te. Ma la mia forma è più un punto, non so se l’hai notato. Io do’ quello che ho. E lo faccio in maniera analogica, mi sa. Da questo discorso mi viene in mente un’altra cosa: qualche settimana fa eri ubriaca e io tornai da un lavoro di merda. Ci incontrammo in uno squallido baretto del centro e tu mi dicesti che io ero la cosa più vera che ti era capitata. Non sapevo cosa rispondere, ma capii che forse in questo mondo essere veri è complicato, e mi risulta difficile capire perché non so come sarebbe altrimenti.
Mi viene in mente di quella volta a Roma in cui scrissi una serie di passi di Cent’Anni Di Solitudine sul quaderno che mi regalasti. Ricordo perfettamente che ti scrissi il passo in cui Ursula desiderava spogliarsi della sua buona educazione e mandare a farsi fottere tutti. È da una vita che aspetto anche io di farlo, non so se l’hai mai capito. Ma del resto non sono neanche sicuro che io e te ci siamo capiti veramente del tutto. Ci sono molte cose che non riesco a capire. Le tue parole sono sempre state dolcissime. Mi riempivano il cuore e gli occhi colmi di gioia. E allora perché allontanarti da me? Perché dimenticarti di me? E non perché io mi reputi perfetto, ma non riesco a capire come sia possibile dire delle cose che non pensi.
Sto diventando come R. Mi sto svuotando piano piano, e sto aspettando che un lato non proprio buono di me si impossessi per darti una coltellata brutale. Farti del male. Fisico o psicologico che sia. Distruggerti. Annullarti. Non farti più uscire di casa. Temere di incontrarmi. Diventare il tuo incubo. Mi sforzo per diventare questa cosa, che ha poco a che fare con una persona. Non ci riesco.
Sono stato disonesto ancora con te. Alle tue spalle. Lo faccio con la consapevolezza che ogni volta che succede, raggiungo la stessa sensazione di collera e dolore che hanno portato ad uccidermi. Ma questa volta sono più forte, sono più grande. Mi svuoto l’anima con il vomito, ma dopotutto mi rianimerò, lo so. Perché sono cresciuto, perché voglio stare con me stesso, perché voglio ancora ascoltare e guardare. Io non so perché ti comporti così. Mi piace pensare che tu lo faccia perché hai paura di diventare un punto bianco all’interno di un foglio A4. Tu vuoi essere nero, ed il resto è bianco. Il problema è che, per me che sono daltonico, il bianco è diventato nero e il nero è diventato bianco. Alle volte è questione di priorità. La stessa priorità che dai alle mie grida di dolore quando ieri in spiaggia ti ho detto:”Mi sa che non sto molto bene.”. Ed io ho paura di questa cosa. Probabilmente si legge nei miei gonfi occhi oceanici. Tu forse non hai capito la lingua che parlo, o salti delle parole per la quale non comprendi appieno i concetti, perché le mie grida di dolore ti sembrano solo sussurri.
È una somma dolorosa, ed io amo la matematica. Mi affascina quanto guardare il tuo viso con il caschetto nero, accarezzarti i piedi, il viso, le braccia, i seni, la pancia. Ma un segno errato fa cambiare il volto a tutto. E non c’è più nulla di affascinante, perché è semplicemente errato. Ed una cosa errata non perde di significato, ma di valenza. Non c’è più validità tra noi. Questa cosa che c’è stata la rivendico. Perché la mia anima nulla ha ricominciato a riempirsi. Mi sono sentito vivo. Anche nel profondo dolore che ho sentito per le tue coltellate accompagnate da leggeri baci sul viso che ti davo, quella mattinata a Marsiglia. Ed è per questo che io ti perdono. Ti perdonerei tutto. Se solo la mia anima non avesse deciso di andarsene di nuovo, e farmi perdere il gusto di scegliere, sentire e combattere. È così di nuovo. Come all’inizio. I corsi e ricorsi storici. Mi tocca di nuovo sudare, e forse taglierò l’altra mano. Ti assicuro che tutto questo non è facile. Non lo sarà neanche per te, ma in questa competizione ti assicuro che vinco io, e ti prego di lasciarmi vincere. Almeno una volta, posso essere io il protagonista anziché l’ombra?
Abbiamo sempre apprezzato molto gli animali, vero? Ecco, di tutti quelli di cui abbiam parlato, ne è mancato sempre uno. Io sono un elefante. Perché, lo sai, gli elefanti non dimenticano mai.
Grazie. Sul serio.
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ginnyoceane · 6 years ago
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→ #𝒓𝒂𝒗𝒆𝒏𝒇𝒊𝒓𝒆𝒓𝒑𝒈 / #𝒇𝒍𝒂𝒔𝒉𝒓𝒐𝒍𝒆 → 𝑱𝒂𝒔𝒐𝒏 & 𝑮𝒊𝒏𝒏𝒚 → 𝑺𝒐𝒎𝒆𝒘𝒉𝒆𝒓𝒆 𝒊𝒏 𝑹𝒂𝒗𝒆𝒏𝒇𝒊𝒓𝒆 — 290519 → “ Questo posto è disgustoso. ”
Jason lo sapeva, ed aveva scelto quel posto disgustoso appositamente per rimanere da solo. Il bisogno di chiudersi in sé stesso era sorto dalla pessima giornata avuta in precedenza; desiderava soltanto sparire, rifugiarsi dove nessuno avrebbe potuto trovarlo. Il luogo in cui era capitato gli sembrava perfetto per questo scopo. Aveva camminato, per ore, senza una meta precisa, e scovato quel punto, che gli aveva subito inspirato molta inquietudine — un'atmosfera che, in qualche modo, rispecchiava il suo stato emotivo. E così aveva scelto di "nascondersi" lì, seduto sull'erba, mentre rifletteva ed osservava l'orizzonte. Fino a quando il suono della voce femminile non era giunto alle sue orecchie, aveva creduto di essere solo. Visibilmente infastidito, si voltò, per comprendere almeno con chi avesse a che fare. Una ragazza, che se ne stava ferma in piedi, a distanza di qualche metro da lui. Era sicuro di non averla mai vista prima di quel momento, ma se anche si fosse trattato di un'amica o conoscente, non sarebbe comunque stato troppo soddisfatto di avere compagnia. In seguito ad un lungo sospiro, si decise a dirle qualcosa, non potendo fare finta di non averla sentita o vista.
« Ed allora che cosa ci fai qui? »
Fu tutto ciò che le chiese, senza troppo interesse, intanto che si girava nuovamente. Anche se non era del tutto concentrato sulla loro conversazione — sempre che potesse definirla tale — si era sforzato di immaginare il tipo di risposta che avrebbe ricevuto di lì a poco. Lei avrebbe potuto dirgli che non erano affari suoi, oppure avrebbe potuto ricambiare la domanda e costringerlo a fornire una risposta più dettagliata. In entrambi i casi, oramai, il suo desiderio di solitudine era stato brutalmente spezzato.
Ginny R. Océane Lagarce
In un passo nemmeno troppo lontano, Ginny aveva avuto a che fare con i blackout che spesso le droghe e chissà quali altre sostanze aveva assunto. Il mondo del modeling non era mai stato semplice, soprattutto per una ragazzina che era poco più di un'adolescenza senza alcuna esperienza. Eppure quei momenti sembravano ormai essere stati messi alle spalle dalla Lagarce, o almeno per buona parte, dunque perché si trovava in quel luogo così angusto, senza una spiegazione apparente? Ma il motivo sembrava essere ciò che era accaduto durante la nebbia tossica, quella sostanza verde che s'era abbattuta sulla città lasciando cicatrici così profonde che difficilmente si sarebbero rimarginate. E gli effetti collaterali di quell'evento ancora così confuso avevano colpito la Lagarce in modo decisamente violento. Portava con sé il risultato del suo scontro con la Maffei, ma il motivo era assolutamente sconosciuto, dunque perché non avventurarsi in quei luoghi in cerca di un qualche indizio? Giunse all'angolo di un quartiere che sembrava portare con sé tutto l'orrore presente al mondo, e la veggente non riuscì nemmeno a trattenere quel commento. Con la fronte lievemente aggrottata, si voltò di scatto in cerca della voce maschile che le aveva risposto, la guardia alzata e gli occhi che avrebbero trafiggere per quanto puntavano in quella direzione. « Ho i miei motivi... Farsi gli affari degli altri è il nuovo per attaccare bottone? »
Jason Schmitz
« E rispondere ad una domanda con un'altra domanda è una nuova moda? Anche io ho i miei buoni motivi per essere qui, se è per questo. Ognuno ha i suoi motivi per essere da qualunque parte. » Le rispose, senza la ben che minima traccia di sarcasmo nel suo tono. Era serio, ed in un momento come quello, il suo atteggiamento propendeva ad essere ancora meno tollerante del solito. Il suo scopo era di rimanere da solo e quella presenza femmina gliela stava impedendo. Ciò nonostante, ormai, tanto valeva continuare a parlare e lasciare tutte le altre questioni ad un momento differente. A tutti gli effetti, lui non aveva idea del perché lei si trovasse lì e non gli interessava neanche più di tanto, tuttavia doveva trovare un modo per chiacchierare e liberarsi di tutti quei pensieri che avrebbe dovuto sbrogliare nelle ore di silenzio, almeno per come si era organizzato fino a prima. Ora, con quell'interruzione, gli sarebbe toccato rimandare tutto ad un'altra volta. « Ma non si finisce per caso in un posto come questo, devi volerci arrivare. Oppure ti sei persa? » Le domandò, stavolta con l'intento di essere incisivo, quasi al limite di infastidirla. Aveva mentito, almeno in minima parte: nemmeno lui conosceva quel luogo, ci era finito in maniera accidentale, ma dubitava che qualcun altro potesse essere finito lì per caso. Sarebbe stata una coincidenza troppo grande, ed anche insolita. Aveva un motivo per volerlo sapere: era stato importunato, dunque doveva vendicarsi, ed usare la sua dote peggiore: la testardaggine.
Ginny R. Océane Lagarce
Era dannatamente difficile prendere in contropiede un tipo come la Lagarce, eppure l'uomo di fronte a lei non aveva alcuna paura a risponderle a tono. Non v'era la minima traccia di sarcasmo in quelle sue iniziali parole, come se fosse lei ad essere in difetto, ritrovandosi così ad aggrottare la fronte in un'espressione assolutamente perplessa. Ginny appariva sicura di sé, spostò il peso da un piede all'altro ed assunse perfino la classica posizione di chi non attendeva altro che litigare: le braccia conserte appena sotto il seno, gli occhi puntati sul suo interlocutore erano solamente i primi segnali. « Con il tuo ragionamento, possiamo anche dire che ognuno di noi ha i suoi motivi per essere al mondo... » Sprezzante e con sguardo più che determinato, Ginny non aveva alcuna idea di lasciarsi intimidire dall'uomo che le stava di fronte. V'era dire però che su una cosa aveva ragione lo sconosciuto, non si finiva in un posto come quello senza una ragione, eppure la sensazione di Ginny non era cambiata, si trovava nel posto giusto. Intorno a lei v'erano edifici fatiscenti, e il grigiore di tutto quel posto stonava quasi con i colori di Ravenfire, ma la visione che aveva avuto era come ambientazione, proprio quell'angolo di strada. « Come ho detto, ho i miei motivi... E no, non mi sono persa. Speravo di trovare qualcosa che stavo cercando. Sembra invece che ti sita per scoppiare una vena proprio qui... Sicuro di stare bene? » Ginny aveva tantissime qualità, ma ve n'era una in cui era davvero un asso, ovvero tormentare il prossimo. Aveva picchiettato con due dita la fronte per indicare il punto in cui la vena dello sconosciuto sembrava dover esplodere da un momento all'altro, ma immancabilmente un sorriso sardonico si ampliò sulle di lei labbra. Aveva probabilmente trovato pane per i suoi denti?
Jason Schmitz
A Jason piaceva fare le domande, finché non trovava qualcuno che aveva voglia di interrogare anche lui, anziché dare le risposte e basta. Si era permesso di oltrepassare un certo limite con lei, ed ora stava pagando il prezzo di aver fatto quella scelta, imbattendosi in qualcuno che aveva la sua stessa voglia di porsi delle domande. Lui non sembrava molto disposto a parlarne ma ormai si trovavano entrambi lì, inutile nascondersi dietro un dito e fingere che quella sua espressione amareggiata non significasse nulla. Aveva, in realtà, un senso fin troppo grande e pregno di tantissime cose. Non sapeva neanche da dove cominciare per parlare di ciò che andava male nella sua vita e che, di conseguenza, lo facevano stare male. Aveva passato giorni e giorni a convincersi che le cose sarebbero migliorate e che si stesse preoccupando per nulla, ma lo scorrere del tempo non gli aveva dato ragione. Al contrario, sebbene i giorni fossero passati, a lui era rimasta l'impressione di essersi fermato in un punto, inesorabile, e che non fosse intenzionato ad andare avanti. E se una persona che non aveva mai visto prima era stata in grado di rendersi conto del suo stato emotivo, allora stava anche peggio di quanto non pensasse. « No, non sto bene, ma non ha importanza. Esiste più qualcuno che stia bene? Ognuno ha i suoi problemi. Il mondo è pieno di seccature, ci sono più problemi che soluzioni. » Ogni singola parola sembrava provenire direttamente dai meandri più oscuri e devastati della sua mente. Ogni singola parola sembrava provenire direttamente dai meandri più oscuri e devastati della sua mente. La vita di Jason sembrava seguire sempre lo stesso ciclo: svariati mesi passavano senza che alcun problema lo ostacolasse, e poi, di punto in bianco, un calo dell'umore lo abbatteva, facendolo sentire come se stesse portando un macigno sul petto sempre con sé. Smetteva di dormire, e passava ogni singola ora della notte a pensare al passato. Era più forte di lui. Avrebbe preferito, di gran lunga, riposare le sue membra stanche anziché dover sopportare quel flusso di pensieri che lo tormentavano. A quanto pare, però, la pace non era contemplata dal suo destino. « Tu sei sicura di stare bene? »
Ginny R. Océane Lagarce
Quando la veggente aveva risposto per le rime all'uomo non aveva idea di aver trovato qualcuno che potesse darle in qualche modo corda, soprattutto non si aspettava qualcuno che rispondesse in modo così chiaro e soprattutto veritiero. Aveva parlato con aria strafottente eppure la risposta che giunse alle sue stesse orecchie era sincera, perché in fondo chi stava realmente bene? Il problema, tuttavia, era il fatto che nessuno amasse confessare una cosa del genere, soprattutto ad una sconosciuta. La Lagarce era giunta in quel luogo angusto senza apparente motivo ma nell'osservare più attentamente la figura maschile che le si parava di fronte, si chiese quale fosse il suo. « Mai stata meglio. » Replicò falsamente la veggente intrecciando le braccia al petto prima di distogliere lo sguardo e guardarsi attorno. I balconi delle case sembravano essere fin troppo sporgenti, la notte sembrava richiamare esseri che Ginny non avrebbe mai e poi mai voluto affrontare. Solo quando sentì un rumore sordo, ella si ritrovò a sciogliere le braccia e dare ancora uno sguardo all'uomo di cui non conosceva nemmeno il nome. « Io... E' meglio che vada. » Non attese oltre, non perse nemmeno un momento prima di voltarsi e tornare verso la sicurezza che le avrebbe sempre dato casa propria.
❪ 𝑭𝒊𝒏𝒆 𝑹𝒐𝒍𝒆. ❫
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givemeanorigami · 6 years ago
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I wish you well until we meet again, my little thirteen year old me.
Cara me adolescente, più passa il tempo, più siamo lontane, ma ogni tanto mi sembra ancora di sentirti. Ti sento quando devo presentarmi a gente che non conosco, nella voglia di scappare che ho anziché di dire "piacere" stringendo una mano, ti sento quando devo fare qualcosa di nuovo ed inizia a mancarmi l'aria. Ti sento quando mi diverto, ma inizio a chiedermi "cosa ci faccio qua? Mi hanno invitato per pietà, perché dovevano?" che è simile a quando ti sento quando parlo con qualcuno, ma le parole iniziano a sfuggirmi uscendo a pezzi e bocconi, perché ho paura che verrò giudicata. Ti sento quando trovo il coraggio di uscire in gonna, quando pur restando me stessa mi vesto stando più attenta, come ti sento quando tento di fare qualcosa. Ti sento quando ho voglia di fuggire, di isolarmi, di trovare un angolo nascosto mentre sono in presenza di tante persone. Siamo diventate due entità distanti - per età e perché non sono più chi ero -, ma ogni tanto ti sento ancora, come un'ombra che mi segue senza andarsene, che è lì anche quando non la vedo. E' per questo che ti scrivo queste righe, per parlare a te e per parlare a me. Non voglio parlarti del fatto che gli insuccessi che accumulerai negli anni te li lascerai alle spalle, troverai la forza di cercare di raggiungere gli obiettivi che vuoi e ti toglierai, anche se non proprio direttamente, qualche sassolino della scarpa. No, voglio parlarti di altro. Hai presente quanto tu ti senta fuori posto dovunque andrai? Non sono i posti il problema. Non è che nel tempo amerai questa zona, no, la sentirai sempre limitata e soffocante, ma imparerai ad apprezzarla grazie alle persone che ti aiuteranno a sentirti meno soffocare. Non sono i posti dove vai, è con chi ci vai. Hai presente come non ti senti capita, ma ti senti piuttosto sempre giudicata? Bene, ti fortificherà, ti farà capire - non senza soffrire - che non puoi salvare ogni rapporto, che certe volte sarebbe meglio risparmiarsi numerosi tentativi di rimettere insieme le amicizie. Eravate amiche, le cose sono cambiate, non potete più esserlo. Non potete esserlo perché tu tieni i segreti, copri tutti, loro ingigantiscono cosa fai tu per pararsi il culo loro. Se potessi tornare indietro ed incontrarti, ti direi di non ridare continui tentativi alle medesime persone, non serve a nulla. Non è colpa tua, sai? Non è colpa tua se ti hanno sparlato dietro, se ti hanno messo in una situazione di merda con tua madre, se per anni ti hanno fatto sentire sbagliata per come parli, per cosa dici, per cosa ti piace, per cosa non ti piace, per come ti vesti, per come ti atteggi, per il tuo carattere, per quella che sei. Non è colpa tua, tu eri solo troppo buona - forse un po' fessa - per capire che non erano amiche. Stai tranquilla, negli anni troverai chi ti accetterà per quella che sei a volte condividendo i tuoi gusti, i tuoi pensieri, altre volte senza condividerli, ma accettandoli. A volte queste persone le perderai, a volte resteranno al tuo fianco, altre volte cambierete strada per un po' e poi vi ritroverete per puro caso. Tornassi indietro, ti abbraccerei mentre stai piangendo chiusa in camera perché ti vedi brutta, perché ti ci fanno vedere, perché non riesci ad uscire di casa con un outfit che sia te ma non ti faccia neanche vergognare. Sai, a distanza di anni troverai uno sport da praticare due volte a settimana che ti farà acquistare quel minimo di sicurezza che ti farà dire "fanculo!" e ti farà comprare un body, ci uscirai e ci starai bene - sia con sia da quello che ti dicono. Imparerai, giorno dopo giorno, a fregartene e a ventiquattro anni riuscirai ad essere te stessa, ma anche ad essere vestita bene e, perché no, a volte anche femminile. Sai quando ci rimanevi male perché ti dicevano che eri sempre un maschiaccio, quando M. ti chiamava Mario, quando ti dicevano che eri un uomo mancato? Imparerai a conviverci. Certo, a volte ci rimarrai male, a volte M. lo vorrai ancora uccidere, ma ti affezionerai a sentirti chiamare Mario, come accetterai che non sei la persona più femminile del mondo, che ai film d'amore preferisci quelli di supereroi, che tra la proposta di andare a fare shopping e quella di softair ti ispira più la seconda, che ai tacchi preferisci gli anfibi. Accetterai il tuo non riuscire a tenere sempre a bada il tuo essere sboccata come uno scaricatore di porto, che a volte i rutti li lasci liberi come il peggio muratore in pausa pranzo, ma lo accetterai perché incontrerai persone a cui farai simpatia per questo. Incontrerai persone che ti proporranno di andare a giocare a softair con loro perché, diranno ad una terza persona presente, "lei ce la vedo!" e ti sentirai anche dire che "vieni anche te? Dai, bello!" senza che sia forzato. Farai simpatia perché ti diranno che non è come essere in giro con una che se la tira, ma con un  amico che se devi parlare di cazzate, ti dà corda. Imparerai ad accettare che a volte preferisci stare comoda con una felpa oversize e sembrare a mala pena una ragazza, per poi stupire tutti qualche giorno dopo. Troverai chi, oltre ad accettare questo lato di te, accetterà anche gli altri e tu riuscirai ad essere così libera di essere te stessa che tornerai sui calci in culo divertendoti più di quando eri piccola. Imparerai, negli anni, a capire chi è ti è amico, chi ti accetta così come sei, che sa capire i tuoi periodi no, il tuo sparire, il tuo alzare i muri e, se non riuscirai a scavalcarli, si metterà comodo ad aspettare che sia tu a mettere una scala e superarlo. Imparerai che le distanze sono relative, che non è sentirsi sempre a fare un'amicizia. Imparerai cosa conta, chi conta, chi ci tiene. Imparerai che, anche se con enorme difficoltà che ti causerà stanchezza e mal di testa quando rientrerai, sarai anche in grado di socializzare. Non ti nasconderai più in un angolo durante cene con poche persone a te conosciute, non ti isolerai alle grigliate, ma parlerai, ascolterai, interagirai anche con chi non conosci, anche quando non sei in un ambiente neutrale o a te favorevole. Imparerai a stare in compagnia, a ridere, a lasciarti andare, tanto da far vedere che dopo quasi un anno di danza aerea hai imparato a muovere il tuo corpo senza sembrare un tronco - no, non sarai mai brava a ballare, ma migliorerai - e a cantare una canzone in compagnia in macchina anche se sei stonata. Imparerai a viaggiare da sola, ma anche in macchina per due ore e mezza con una persona vista dieci volte lasciando l'imbarazzo lungo il cammino. Imparerai, soprattutto, che sono le persone che meno ti aspetti quelle che ti faranno sentire più accettata come sei. Loro, oltre quelle poche amiche fidate che ti porti dietro da anni. Imparerai, non senza ginocchia sbucciate e lividi, che è meglio scrivere a quel ragazzo che in vacanza ci provava e trovavi carino, anziché pensare "ma se ...?", perché ti dirai che è meglio così anziché il dubbio. Imparerai a non fidarti del primo che passa e ti dà attenzione, imparerai ad essere vigile, perché capirai che quello che pensi - che sarebbe meglio chiunque anziché quella sempre invisibile - è sbagliato. Non è un ragazzo o l'attenzione di più ragazzi a renderti qualcuno. Tu sei già qualcuno e ti importerà poco di loro, anche se a volte ci starai male, tanto, perché la tua indipendenza ti farà sentire dolorosamente sola. Di te, sul piano dei ragazzi, avrai un'amica che dirà fieramente "lei non giudica mai, dà la possibilità di farsi conoscere" e tu sorriderai, perché sai che è vero, perché hai capito quanto ti abbia fatto male negli anni non avere avuto questa possibilità. Imparerai ad andare d'accordo con i tuoi, non litigherai più fino a perdere il fiato con tua madre e instaurerai un bel rapporto con tuo padre. Certo, continuerai a nascondere che fumi e che bevi, del primo faranno finta di crederci, del secondo mai lo capirai, non parlerai mai di come stai, di cosa pensi di determinate situazioni, ma imparerai comunque a renderli parte della tua vita, come quando in vacanza racconterai al telefono a tua madre di aver diviso una rissa. "No, tranquilla, ma', non mi sono fatta male.". Sai, a volte ti sentirai ancora persa, ti sentirai ancora soffocare, ti sentirai ancora sola, ti sentirai come se volessi distruggere quell'immagine nello specchio, ti sentirai come uno zero, ti sentirai che vuoi solo raggomitolarti e piangere, ma poi ti renderai conto che, nonostante molte delle cose negative siano forse vere, imparerai che non è sempre tutto vero quello che senti. Arriverai alla quasi metà dei tuoi vent'anni che saprai accettare quello che sei, i tuoi gusti, il tuo modo di essere, di porti, inizierai a costruire - mattoncino dopo mattoncino -, con qualche inciampo qua e là, una tua sicurezza, un tuo volerti bene e saprai anche che non sei sola, che hai delle amiche, che non tutti sono persone giudicanti, che non sempre chi ti fa una battuta te la fa con il doppio fine di deriderti, a volte è solo per scherzare. Alla quasi metà dei tuoi vent'anni ci saranno tre giorni di fila fatti di gonne, di vestirsi, pettinarsi e truccarsi con cura, di scegliere il rossetto che si abbina meglio e che ti fa sentire meglio, che sono anche tre giorni di risate, amicizia, grigliate - con tanto di osso di bistecca ripulito con cura in mezzo a quasi sconosciuti -, di chiacchiere con sconosciuti e di un sacco di cose che tu, piccola adolescente che non riesce né a trovarsi né a farsi accettare, penserai impossibili e ti sentirai fiera di te. Ci saranno ancora giorni difficili, giorni di ansia, di sprofondare. Giorni dove tu ti farai sentire, ma passeranno senza spezzare né te né me. Ci allontaneremo sempre più, ogni tanto ti sentirò ancora, ma sarai sempre più debole, ma tranquilla che ogni tanto quando mi farai venire voglia di correre via da qualche situazione ti dirò "andrà bene, sopravviveremo. Andrà bene, possiamo farcela". Andrà bene, sopravviverò. Andrà bene, posso farcela.
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