#pareti adesivi
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designmiss · 10 years ago
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Adesivi murali per le camere da letto dei vostri bambini https://www.design-miss.com/adesivi-murali-per-le-camere-da-letto-dei-vostri-bambini/ Children’s Wall Decals è la #collezione di #adesivimurali per personalizzare le #camere da #letto dei vostri #bambini, realizzata dallo studio creativo francese
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v3rtigine · 1 year ago
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ascoltavo questa canzone, e ho visto scorrere la mia breve vita insieme a mia sorella e mi sono resa conto del fatto che abbiamo già passato più della metà del tempo che abbiamo da vivere sotto lo stesso tetto e nella stessa stanzetta rosa con le stelline sul soffitto, quelle che si illuminano al buio, piena di ciarpame delle cose che il mio cuore non riesce a lasciare andare, con le lucine soffuse per fare atmosfera quando ti fai le foto, con i miei tuoi nostri trucchi e vestiti, con quelle pareti che hanno assistito alle migliori liti per il disordine, con quella porta sfondata a cui manca la serratura per un atto di rabbia infantile, con le canzoni che ci hanno fatto sognare sperare desiderare l'amore nella nostra vita, con gli adesivi di violetta sulla finestra, con i nostri comodini, con i nostri letti, con le nostre innumerevoli sparse e scomposte scarpe, con gli specchi che ci hanno fatto sentire donne meravigliose e donne immeritevoli di desiderio, con tutti questi ricordi che mi riempiono il cuore e gli occhi di lacrime io ti prego, ti prego, gaia, resta per sempre mia sorella
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enkeynetwork · 1 year ago
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badnails · 2 years ago
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Come realizzare una carta da parati dal vivo
Se stai cercando un modo creativo ed originale per trasformare le pareti della tua casa, perché non considerare la realizzazione di una carta da parati dal vivo? Questo progetto fai-da-te ti permetterà di creare una parete unica e personalizzata che si evolve nel tempo, dando vita alla tua decorazione d'interni. Ecco una guida passo dopo passo su come realizzare una carta da parati dal vivo.
Scegli il concetto: Prima di iniziare, devi decidere il tema o il concetto che desideri creare sulla tua parete. Puoi optare per una parete verde, usando piante arrampicanti o piante sospese. Altrimenti, puoi optare per una parete con fotografie, dipinti o illustrazioni che puoi facilmente aggiornare e sostituire nel tempo. Scegli un'idea che ti ispiri e rifletta il tuo stile e la tua personalità.
Prepara la parete: Assicurati che la parete sia pulita e priva di imperfezioni. Rimuovi eventuali vecchi adesivi, carta da parati o sporcizia. Ripara eventuali buchi o crepe con stucco per pareti e livella la superficie se necessario. Una parete ben preparata offrirà un'ottima base per la tua carta da parati dal vivo.
Scegli il materiale: A seconda del tipo di carta da parati dal vivo che desideri realizzare, avrai bisogno di scegliere il materiale adeguato. Se stai optando per una parete verde, puoi utilizzare vasi sospesi, scaffali per piante o strutture per coltivare le tue piante arrampicanti. Se preferisci una parete con fotografie o illustrazioni, puoi utilizzare cornici o appositi supporti murali per esporre le tue opere d'arte.
Prepara il materiale: Prepara le piante o le opere d'arte che desideri utilizzare per la tua carta da parati dal vivo. Assicurati che le piante siano in buona salute e abbiano bisogni di luce e acqua adeguati. Se stai utilizzando fotografie o illustrazioni, assicurati di averle pronte per l'esposizione.
Installa il materiale: A questo punto, è il momento di installare il tuo materiale sulla parete. Se stai optando per una parete verde, puoi appendere i vasi sospesi o fissare gli scaffali alle pareti. Assicurati di seguire le istruzioni di montaggio fornite dai produttori dei supporti murali che stai utilizzando. Se stai esponendo fotografie o illustrazioni, posiziona le cornici o i supporti murali in modo armonioso sulla parete.
Mantenimento: Ora che la tua carta da parati dal vivo è installata, è importante prendersi cura delle piante o delle opere d'arte. Assicurati di innaffiare regolarmente le piante e di fornire loro l'illuminazione adeguata. Se stai utilizzando fotografie o illustrazioni, verifica periodicamente se è necessario sostituire o aggiornare il materiale esposto.
Aggiornamenti e cambiamenti: Una delle grandi cose di una carta da parati dal vivo è la possibilità di apportare aggiornamenti e cambiamenti nel tempo. Puoi sostituire le piante con altre varietà o aggiungere nuove opere d'arte per dare un nuovo aspetto alla tua parete. Sii creativo e sperimenta per trovare la combinazione perfetta.
Creare una carta da parati dal vivo è un modo unico per aggiungere personalità e vitalità alla tua decorazione d'interni. Che tu opti per una parete verde o per un'esposizione artistica, assicurati di dedicare il tempo e l'attenzione necessari per mantenerla in vita e per apportare aggiornamenti quando necessario. Goditi la tua creazione e ammira la bellezza che porta alla tua casa.
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dettaglihomedecor · 6 years ago
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Adesivi murali: dettagli di stile per pareti anonime
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diceriadelluntore · 4 years ago
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Storia Di Musica #156 - The Velvet Undeground & Nico - The Velvet Underground & Nico, 1967
La Verve è l’etichetta del jazz fondata da quel genio di Norman Granz a metà anni ‘50. Nel 1967 era una delle etichette più famose e rispettabili del panorama musicale quando si ritrovò a contratto una band di 4 giovani, che avevano due precettori niente male: Tom Wilson, l’uomo che scoprì Dylan, e Andy Warhol, il quale ingaggiava la band durante i party alla Factory, il suo laboratorio artistico, proiettando letteralmente addosso ai quattro musicisti delle immagini: da questo presero l’abitudine di suonare sempre con gli occhiali scuri da sole. La band in questione era composta da due studenti di letteratura, Lou Reed e Sterling Morrison, un giovane gallese con un bagaglio musicale classico e una viola elettrica, John Cale e una giovane batterista, dalla tecnica piuttosto basica, Maureen Tucker. Scelsero come nome il titolo di un libro del giornalista Michael Leigh, pubblicato nel 1963, che indagava per la prima volta le oscure e inconfessabili abitudini sessuali dei newyorkesi, tra cui lo scambismo, le pratiche sadomaso e così via: The Velvet Underground. Quella che è una delle band pilastro della leggenda rock è una parabola breve, strana e costellata di zero successo all’inizio. Buona parte di ciò si deve all’idea che la band aveva della propria musica: se tutto intorno furoreggiavano la musica di protesta, il flower pop, le abilità strumentali, Reed e compagni mettevano in musica il lato oscuro della vita, l’abuso delle sostanze, il rapporto ambiguo e misterioso con il sesso, la sperimentazione musicale. Il loro primo album è il fondamentale The Velvet Underground & Nico che uscì il 12 Marzo 1967. La copertina, uno dei simboli del rock, fu opera di Warhol: senza nome della band nè titolo del disco, aveva una banana che si sbucciava davvero (fu costruita una macchina apposita per creare gli adesivi) e lasciava alla vista un frutto dalla polpa rosa (e allusione meno diretta non esisteva): sia per il costo della realizzazione sia perchè un attore della Factory che appariva nelle foto interne fece causa per uso improprio della sua immagine, furono realizzate poche copie con l’adesivo, e visto anche “il successo relativo” del disco (di cui parlerò dopo), è uno dei pezzi più pregiati e ricercati dai collezionisti. Ma il vero shock è la musica: 11 brani divenuti tutti iconici, uno spaccato di vita nera e disperata, incentrata sulla musica iconoclasta e urticante della band, a cui Warhol affiancò l’algida voce e le idee di Nico (al secolo Christa Päffgen), la prima icona della musica goth. Nel disco ci sono tutti i brani già composti dalla band (che iniziò a suonare insieme da metà 1965) a cui Wilson aggiunse insieme a Reed altre idee; il disco fu registrato soprattutto allo Scepter Studios di Manhattan, in uno stabile che era destinato ad essere demolito, tra buchi alle pareti e pavimenti instabili, in soli quattro giorni (in realtà lo stabile fu ristrutturato e al primo piano si stabilì il mitico locale Studio ‘54). Norman Dolph, l’ingegnere di studio, volle essere pagato con un quadro di Warhol, Death and Disaster, che vendette per 17.000$ nel 1975 durante il suo divorzio (se l’avesse tenuto, adesso varrebbe milioni di dollari). Il disco si apre con la dolcezza di Sunday Morning, uno dei brani più usati nelle pubblicità di prodotti per bambini, per via della melodia che sa di giochi per neonati: in realtà è il risveglio da una notte di balordi e di eccessi; segue uno dei brani leggenda del rock, I’m Waiting For My Man: la storia di un uomo che va da Lexington 125 (la sede della Factory) ad Harlem, per comprarsi una dose da 26$, una delle canzoni che modellano il rock, che nella visione del Reed di quegli anni era un omaggio alla poetica di Dylan; Femme Fatale, altro classico, è la languida e disperata elegia d’amore che Reed dedicò a Edie Sedgwick, una delle muse di Warhol, amata da Reed ma anche da Bob Dylan, che le scrisse nientemeno che Just Like A Woman (la Sedgwick fu definita da una rivista dell’epoca “la donna che ha dato un senso alla calzamaglia oltre il teatro shakespiriano”). Il brano, cantato dalla voce di Nico, nasale e quasi misteriosa, sfocia poi in un altro capolavoro: Venus In Furs è un chiaro omaggio al romanzo Venere in Pelliccia di Von Masoch, un triangolo sadomaso puntellato dalla viola, quasi violenta, di John Cale, uno dei brani culto della band. Run Run Run è la prima canzone di Reed dove compaiono strani personaggi dai nomi bizzarri (Teenage Mary, Margarita Passion, Seasick Sarah, e Beardless Harry), forse transessuali, che vivono una Union Square luogo di incontri e spaccio. All Tomorrow’s Parties, cantata da Nico, era la canzone preferita di Warhol: una versione decadente e funerea di Cenerentola, ispirata a certi personaggi che frequentavano la Factory di Warhol. Nico canta anche la stupenda I’ll Be Your Mirror, forse il brano più “convenzionale” del disco, scritta da Reed per Shelley Albin, prima fidanzata di Lou, ma forse anche alla stessa Nico. Il disco non lascia niente dietro: senza tabù si parla della violenza dei gelosi in There She Goes Again (che utilizza il riff di chitarra di un brano di Marvin Gaye, Hitch Hike del 1962), sperimenta i suoni al limite del disturbo in The Black Angel’s Death Song (Sterling Morrison raccontò per anni che suonata per la prima volta in pubblico, furono licenziati in tronco dal proprietario del locale in cui si esibivano). Il disco si chiude con altre due perle, scure e drammatiche come tutte il resto: European Son è un omaggio sentito e meraviglioso di Reed e Morrison a Delmore Schwartz, professore di scrittura creativa alla Syracuse University, che gli fece scoprire il decadentismo francese, Baudelaire, i poeti russi e la forza dell’uso delle parole: un breve testo cantato sopra un convenzionale riff di chitarra e basso è come spezzato da un suono creato da John Cale trascinando una sedia di metallo sul pavimento e poi facendola sbattere violentemente contro una pila di piatti di alluminio, per poi esplodere in feedback, distorsioni, un incubo musicale che lascia senza fiato. Ma è un’altra la canzone leggenda di questo disco epico: Heroin è probabilmente la canzone definitiva sull’eroina, un racconto asettico e terribile dei gesti di chi si droga (l’ago nella vena, il sangue che scorre, l’euforia che ne consegue), con la musica che sale e scede con lo stesso probabile andamento delle sensazioni di chi si è iniettato l’eroina in vena: tuttavia Heroin è da considerarsi una canzone “a proposito” e non “a favore” dell’eroina, tanto che Reed per decenni si rifiutò di cantarla (aiutato in questo dal fatto che per anni la canzone fu bandita da numerosi Stati degli USA). Il disco all’epoca ebbe zero successo commerciale: non si sa nemmeno quanti dischi vendette davvero, chi dice 1000, chi 10 mila, chi 30 mila. Eppure è vero quello che Brian Eno disse al riguardo: È stata un'incisione talmente importante per così tante persone. Sono convinto che ciascuno di quelli che l’hanno comprato ha fondato una band. I VU scriveranno un altro disco leggendario, senza Warhol (White Light\White Head, capolavoro del 1968) ma poi perderanno Cale, che non compare già in The Velvet Underground del 1969, che è di fatto il primo disco di Lou Reed e con Loaded del 1970 Reed se ne va, sostituito da Doug Yule, ma siamo già in un’altra dimensione. Se qualcuno che non l’ha mai ascoltato verrà affascinato e convinto all’ascolto da quello che ho scritto me lo faccia sapere, per capire se fa ancora lo stesso effetto oggi di quello dirompente che fece oltre 50 anni fa.
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sugiovepiovonodiamanti · 6 years ago
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Capitolo I
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Giuditta sa di piacere, e sa che non c’è nulla di male.
In fondo, lo sanno tutti quanto è ingiusto il mondo: ci sono persone che sono sempre state bellissime e che lo saranno fino alla vecchiaia. Non è questione di trucco o postura, è proprio il loro possesso di un’eleganza elettrica e innata, forse ereditaria.
Trovo più ragionevole vedere Giuditta come una ragazza fortunata nel suo essere così affascinante piuttosto che abbandonarmi al fatto che sia una specie di dea adolescente.
Sdraiata per terra nella sua casa sull’albero, fissa il soffitto con quello sguardo sempre lancinante al punto giusto. La canottiera extralarge del suo ragazzo le copre mezza parte delle cosce, e posso affermare con convinzione che Giuditta Moschella non è mai stata così bella come in questo momento.
Mi sembra serena. Non sorride, magari non è felice, ma è sicuramente serena. Con il braccio sollevato e la mano destra sistemata a sostegno della nuca come per simulare la presenza di un cuscino, assume una posa così regale che potrebbe apparire in una qualsiasi rivista di moda.
La sigaretta ancora spenta che le pende dalle labbra, poi, non è nulla se paragonata a quel mento leggermente pronunciato, sul quale i suoi pochi brufoli diventano quasi un abbellimento più che un difetto.
“Sono contenta di non essere l’unica che è rimasta sveglia stanotte” mi confessa a mezza bocca, mentre la sua mano sinistra comincia a tastare il pavimento circostante alla ricerca dell’accendino.
“Solitamente lo sei?” le chiedo, tenendo le mani nelle tasche dei miei jeans. Dopo essersi accesa la stizza, annuisce.
Il suo sguardo rimane fisso sul soffitto di legno, debolmente illuminato dalle luci colorate appese alle pareti.
Ho avuto l’occasione di studiare Giuditta già dai banchi di scuola delle medie. Non siamo mai stati semplici conoscenti, c’è sempre stata un’intesa molto forte tra noi due, ma non è esattamente la persona a cui confiderei i miei segreti o a cui scriverei un messaggio per chiedere consiglio. Non penso di averne mai avuto l’occasione, a dire il vero. Ormai ognuno ha i propri amici, la propria routine e i propri interessi. Inoltre, ho sempre nutrito un certo timore nel relazionarmi con lei.
Quando si passano diciannove anni della propria vita in una cittadina come Cordello, è abbastanza difficile evitare due cose: odiare i propri genitori per essersi bloccati in un posto simile, e non conoscere almeno di vista ogni coetaneo che attraversa le strade del centro paese. In fondo, il nostro liceo è uno solo, e la città vera e propria più vicina è a un’ora e venti di treno da qua.
Siamo tutti bloccati in questo paesino di tremila abitanti che si estende per nove chilometri quadrati, in un claustrofobico ammasso di ville tanto decorate quanto vuote. Ad oggi, sono convinto che si sia dato un nome per sole questioni di orgoglio e comodità amministrativa.
E ora Cordello è anche peggio del solito: sta arrivando l’autunno, è tutto ancora più nebbioso e grigio. In questa casa sull’albero, però, c’è ancora aria di piena estate.
“Pensavi sarebbe rimasto sveglio qualcun altro?” sussurro a Giuditta, come se considerassi insincera la sua gratificazione nell’avermi al suo fianco.
Lei assume una smorfia altezzosa, come per giudicare tutte le persone che non hanno voluto fare after con noi, e si volta verso Stefano, steso in un angolo. Sta dormendo in una posizione che sembra scomodissima: è ingarbugliato peggio dei cavi di un quadro elettrico, con il cranio inclinato verso il basso e le braccia incrociate. Russa molto pesantemente.
“Hai deciso cosa fare con lui?” domando, notando come Giuditta si sia un po’ inorridita nel vedere il suo ragazzo in condizioni simili.
“Che devo fare? Ci sto insieme e fine. Se dura, dura, se non dura, ciao.”
Non riesco a capire se non voglia parlarne o se è un argomento che la fa arrabbiare.
“Dico solo che è l’ultima notte che poteva passare con me. Poteva evitare di andare a giocare a calcetto con Davide e tutti gli altri coglioni per poi collassare all’una alla mia festa” aggiunge, alzando il tono al punto di disturbare i pochi superstiti che ci circondano, ora intenti a muoversi e fare facce strane nel sonno. Fortunatamente, nessuno si sveglia.
Prendo Giuditta per mano, prima di alzarmi da terra e mimarle di stare in silenzio.
Mentre mi dirigo a passo felpato verso le scale casarecce per scendere dall’albero, mi accorgo quante lattine di birra abbiamo lasciato sul terreno del giardino.
Settembre si sta facendo sentire: nonostante indossi una felpa e dei jeans corti, ho i brividi. Sono le quattro e mezza di mattina, effettivamente, e il sole sta giusto ricomparendo all’orizzonte.
Alzo lo sguardo al cielo, già chiaro e grigio.
“Non so se sono pronta a una relazione a distanza” mi dice Giuditta, camminando a piedi scalzi sul prato che circonda la sua casa sull’albero. Senza distogliere lo sguardo dalle pochissime deboli nuvole sopra di noi, la seguo.
In una mano tiene le sue Vans beige, con l’altra l’accendino. Assume una postura gobba, come se fosse stanca.
Le macchine in strada sono l’unica cosa che provoca rumore al momento, anche perché non saprei bene cosa dire a Giuditta per aiutarla.
“O meglio, non so se mi piaccia abbastanza per tentare una relazione a distanza.”
Si ferma, poco lontana dall’entrata posteriore della sua casa, e aggiunge: “voglio dire, alla fine parto anche per scappare da Cordello, non me ne voglio portare dietro un pezzo.”
Scrolla le spalle mentre lo dice, come se si fosse arresa all’evidenza che per questo suo viaggio dovrà fare molti sacrifici, ed entra in casa. Mi lascia la portafinestra aperta, come per invitarmi a entrare. Probabilmente si è accorta che sto gelando.
Do un’ultima studiata al cielo, prima di attraversare il salotto e raggiungere Giuditta nella sua camera, al piano di sopra.
Uno degli elementi più interessanti di casa Moschella è che unisce un arredamento che tenta di essere ultramoderno e futuristico a un sacco di fotografie famigliari appese alle pareti. Noto, in particolare, una piccola Giuditta intenta a costruire un castello di sabbia in una spiaggia a Bali.
Quando entro nella sua stanza blu, una versione triste e cresciuta di quella bambina mi lancia uno sguardo fulminante dal letto.
Forse voleva che me ne andassi.
Mentre lei ritorna a usare il suo cellulare, mi accorgo quanto soltanto dalla sua stanza si possa capire cosa andrà a studiare.
“Mi piacciono le stelle” le dico, indicando timidamente gli adesivi fosforescenti attaccati al soffitto.
Lei ridacchia, spiegandomi che le ha da quando andava alle scuole elementari ma non è mai stata alta abbastanza per riuscire a toglierle, anche con l’aiuto della grata di scale del padre. Al mio chiedergli perché non si faccia aiutare, mi rendo conto da solo che Giuditta non ama chiedere favori, soprattutto ai suoi.
Mi avvicino alla sua biblioteca, attento a non calpestare i vestiti sparsi in giro per il parquet.
Osservo la collezione di enciclopedie, film spaziali e romanzi fantascientifici dalle copertine luminosissime.
Afferro il DVD de La conquista dello spazio, studiando attentamente le condizioni della custodia. Sembra uno di quei classici degli anni cinquanta con un capitano mega virile e cazzuto che mi annoiano fino alla morte.
In realtà, lo spazio è sempre stato particolarmente interessante per me. Ci sono tanti di quegli studi che affermano molte cose spettacolari e devastanti al riguardo e, davvero, l’astronomia è uno di quegli argomenti per cui riservo una particolare devozione senza una ragione apparente.
Non che mi sarà mai utile.
Io non sono determinato o intelligente come Giuditta, e soprattutto, non ho i suoi mezzi per poter continuare gli studi.
“Verrai a trovarmi?” mi chiede, sempre a letto, cogliendo la mia aria sognante nell’osservare la cartina europea appesa alla parete.
Le dico di sì, sferrando un sorriso agrodolce. In realtà, lo sappiamo entrambi che è un no, mi ha fatto una domanda stupidissima. Mi insospettisce come sembri aver bisogno di assicurarsi che la gente non si dimentichi di lei, come se non fosse una delle ragazze più apprezzate e intriganti della cittadina.
Da sotto il letto afferra una bottiglia di coca-cola, mentre io mi appresto a cercare un accendino in giro per la stanza. Mi appoggio una mano sulla tasca posteriore dei jeans per controllare che il mio personal sia ancora lì.
Ne lascio sempre uno per quando finisce una festa.
Mi piace fumare l’ultima canna mentre cammino verso casa alle cinque di mattina perché è quando la cittadina sembra ancora più morta e statica di quanto non lo sia quando le strade si riempiono di nonnetti e mogli che portano a spasso i propri cani bavosi. Dove almeno per un po’ non sono parte di quella realtà, ma l’imperatore di un territorio distrutto. Mi piace mettermi le cuffiette e ballare in mezzo alla strada, sapendo che non passerà mai neanche una bicicletta. Nulla attorno a me è in grado di illuminarsi se non la mia corona.
Devo però ammettere che, per quanto essere ospite della navicella spaziale di Giuditta Moschella non fosse nei miei piani iniziali, mi ritrovo comunque in un posto dove posso permettermi di mettere un po’ di musica e rilassarmi prima di lanciarmi sul mio letto per qualche ora.
Mi ritrovo da solo sul balconcino della camera di Giuditta. Mi accendo il personal e comincio a scenerare per terra. Tanto Giuditta parte domani, i suoi non le faranno certo pulire casa.
“Come sta andando con Sami?” mi chiede lei, quasi agitata. Sembra non voler stare in silenzio, o magari non ci riesce ora che un quasi-estraneo è nella sua camera.
Ci sono molti cinguettii di uccelli intenti a rendere l’ambiente ancora meno quiete, e una fine pioggerellina sembra volermi dire di tornare dentro casa.
Ignoro il consiglio.
“Tutto bene” le dico, schietto: “è un po’ la solita storia, ecco.”
“Ho visto come guardavi il culo a Davide stanotte” mi confessa, con un sorrisetto malizioso.
Scrollo le spalle, continuando a fumare dal balcone.
Guardo Giuditta negli occhi, io appoggiato alla ringhiera in legno del balcone mentre lei sta ancora sul letto, senza togliersi quel ghigno da Stregatto. Penso mi stia sfidando.
“Lo sai che non tradirei mai Sami” le dico, con in testa l’immagine di Davide che balla in mezzo alla casa sull’albero: “Davide ha dei bei lineamenti, okay, è atletico. Ma non mi dice niente, e mi sa di coglione” continuo.
Giuditta si alza, comincia ad avvicinarsi con una camminata delicata e lenta.
Si sta comportando come se non volesse svegliare qualcuno, ma siamo a casa da soli.
Mi prende la canna dalle mani e comincia a fumarla.
“E’ un ragazzo in gamba il nostro Sami, non fartelo scappare.”
Si espone col busto al di fuori della ringhiera. Il vento sbuffa sui suoi capelli e li scompiglia, ma lei non sembra infastidita dalla cosa. Continua a fumare, cercando di guardare oltre la nebbia con gli occhi socchiusi.
“Se ne andrà pure lui via da qui, prima o poi” le dico, e il solo pensiero mi fa salire un’angoscia in grado di tritarmi la gola: “Sami è parte della Cordello bene, come te.”
“Christian” sussurra, appoggiando una mano sulla mia spalla: “chi ti dice che non scapperai via anche te?”
Mi ripassa la canna, prima di sdraiarsi sulle mattonelle arancioni del balcone.
“I soldi. Come sempre.”
Giuditta sbuffa, prima di usare le mani per alzarsi col busto e guardarmi in faccia, quasi scocciata.
“Che palle i soldi, mamma mia.”
“Non dirmelo.”
Soprattutto te, che non hai mai mosso un dito in vita tua perché sei nata col cordone ombelicale d’oro.
“Cosa vorresti fare da grande?” mi chiede.
“Non lo so. Mi basta andare via da Cordello un giorno, per quel che mi interessa posso anche prostituirmi per andar via di casa.”
Non era un discorso che volevo trattare, soprattutto ora. Volevo stare tranquillo.
Lancio il rimasuglio puzzolente della canna lontano dal balcone di Giuditta, prima di rientrare in casa.
Sono quasi le sei. Ci metterò una quindicina di minuti a tornare a casa e mio padre si sveglia tra venti per andare a lavoro.
“Devo scappare.”
“Puoi dormire qui per un po’, se ti va… parto alle tre di pomeriggio” mi comunica lei, mentre io mi avvicino alla porta.
Mi giro. Lei mi guarda con un fare simile a quello di un gatto che vuole farsi grattare. Se non fosse circondata da valige ancora da fare, forse rimarrei.
“Mio padre si sveglierà tra poco, devo andare” ripeto, più convinto. Non la guardo negli occhi: so che mi convincerebbe a restare.
Giuditta mi sembra dispiaciuta, ma non insiste. Con la sua sfilata elegante mi raggiunge e mi abbraccia. Non profuma, ma non puzza. Sento il suo odore vero, e mi piace.
“Ti vedrò per le vacanze di Natale, no?” le dico, ancora attaccato a lei.
“Sì, tornerò” risponde, prima di interrompere l’abbraccio.
Mi prende per mano e mi porta al piano di sotto come un Virgilio particolarmente sicuro di sé.
Esco dal retro, diretto verso il cancello che si affaccia alla strada.
Mi giro un’ultima volta per salutarla. Sarà strano non vederla più in piazza.
Comincio a camminare verso casa, sotto la pioggia. Vorrei tanto una sigaretta ora, ma ho finito il tabacco.
Mogio mogio raggiungo le strisce pedonali che mi allontanano dal quartiere di Giuditta, addentrandomi nel parchetto comunale.
Sospiro. Vorrei davvero ritrovare della magia in queste strade, ma ormai mi nauseano da quanto le ho viste.
Ho sempre pensato che un turista straniero troverebbe questo paesino italiano un piccolo capolavoro se lo visitasse in piena estate: alla fine c’è molto verde, è piuttosto curato e abbiamo un sacco di campi attorno al centro abitato.
Però, ecco, se lo stesso turista fosse confinato qui per mesi, probabilmente cambierebbe idea.
Tengo il ritmo della musica tamburellando le dita tra di loro, ormai arrivato alla fine del parchetto.
Raggiungo la piazzetta davanti al cimitero mentre sento dei passi infrangersi con le pozzanghere d’acqua dietro di me.
Mi giro mentre mi tolgo le cuffiette, giusto in tempo per vedere Giuditta corrermi incontro.
Mi salta addosso, baciandomi.
Rimango stizzito, mi immobilizzo.
Lì, davanti al cimitero di Cordello, Giuditta Moschella mi ha baciato nella sua ultima mattinata da ragazza di paese. Non so cosa pensare, né se mi sta piacendo.
Mi sento come se fossi ancora nella sua stanza, a guardare con meraviglia le stelle attaccate al suo soffitto.
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Sondaggio: 29 Aprile 2019, 03.26 am
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occhidibimbo · 2 years ago
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Idee festa compleanno bambini. Tra pochi giorni tuo figlio compirà gli anni e vuoi organizzare una giornata super? Ogni genitore prima o poi se lo chiede. Una bella cosa: significa che ci tieni a renderlo felice. Se le prime ricorrenze sono per pochi intimi, con famigliari e parenti, presto sarà un via vai di amichetti. Per rinfrescarti la memoria e scoprire i giochi per feste di compleanno bambini più adatti, https://www.giovanimarmotteanimazione.it/ offre parecchi spunti. Segui queste idee festa compleanno bambini e... buon divertimento! Idee feste compleanno bambini Il momento giusto L’obiettivo è intrattenerlo, perciò coinvolgilo nell’organizzazione (si sentirà utile) e butta giù la lista della spesa: ti aiuterà ad arrivare al grande giorno senza inutili stress. Anzitutto, scegli accuratamente il quando. Ovviamente, il giorno stesso del compleanno sarebbe l'ideale. Ma se cade in settimana i bambini potrebbero avere compiti da fare o attività extrascolastiche, mentre i genitori impegni personali o lavorativi. Quindi valuta se rappresenterebbe per loro un problema. Mal che vada rimanda al week-end! Dove festeggiare Scegli adesso il luogo. Durante la bella stagione, un parco o un giardino vanno benissimo. Altrimenti, oltre ai classici ritrovi - oratorio, spazio gonfiabili o ludoteca - prova a cercare palestre, biblioteche, circoli sportivi, piscine e ristoranti: vengono spesso affittati. Per confrontare i prezzi procedi con qualche telefonata. E no, non ci siamo dimenticati della festa di compleanno bambini in casa. Se gli invitati non sono troppi, questa è una delle idee feste compleanno bambini preferite. Se lo spazio risulta limitato, rivolgiti magari a nonni, zii o amici, promettendo che rimetterai tutto in ordine una volta che l’invasione dei "barbari" si sarà conclusa :-D Ah, ricordati delle decorazioni, rigorosamente colorate e sparse ovunque. Un cartellone con su scritto "Buon compleanno!" basta e avanza. A corredo, aggiungici palloncini, festoni, cappellini e accessori vari. Procurati nastro adesivo e filo di lana per attaccarli velocemente alle pareti. Festa a tema e animazione Forse inizialmente reputate una moda, le idee feste compleanno bambini a tema hanno ormai preso piede. Facci un pensierino sulla animazione per bambini: ti permetterà di concentrarti sui preparativi seguendo un filo. Non ti spaventare se appare difficile perché i piccoli dispongono di una fantasia vivace, anche da un semplice input costruiranno intere storie. Sin dalla loro età maturano gusti musicali. Prendi nota delle canzoni che tuo figlio apprezza particolarmente e crea una playlist ad hoc. Eventualmente, dagli qualche spunto. Dopodiché collega una cassa al telefono o al tablet. Una giusta canzone spronerà a lasciarsi andare. La gara di limbo è un ottimo modo per cominciare. Inviti Che festa sarebbe senza ospiti? Quando avete individuato luogo e data, occupatevi degli invitati. Non c’è niente di meglio che sentire l'interessato. Biglietti già pronti in cartoleria rubano pochissimo tempo, ma si rivelano piuttosto impersonali. Sul web trovi modelli preimpostati da stampare e colorare. Ok pure bigliettini, con la loro busta coordinata, o cartoncini da ritagliare. Li decorerete applicando disegni, adesivi e brillantini. Oppure realizzando un origami, un fiorellino o un simpatico mostriciattolo. Scrivi giorno, orario di inizio e fine (o a che ora le candeline verranno spente), indirizzo e, se in grado, fai firmare il festeggiato. Come comportarsi coi genitori? Solitamente non sono obbligati a restare. Se intendi organizzare un mini rinfresco per adulti (magari non nella stessa stanza), specificalo. Dolci e regali Buttiamoci nel buffet. È importante che la torta sia, anzitutto, buona e sana, se bella ancora meglio. Hai due scelte: prenotarla al pasticciere di fiducia o prepararla tu stesso, con un’immagine del suo eroe, stampata su carta alimentare. I negozi specializzati offrono questo speciale servizio. Per dimostrarti originale,
confeziona un pane a forma di numero, da farcire con la Nutella: va sempre a ruba! A contorno, pizzette bianche e rosse, panini semplici e biscotti. Inoltre, ritaglia un angolo dove i più grandicelli possano farcire direttamente le crepes di marmellata e altri gustosi ingredienti. Gli snack, precedentemente porzionati, agevolano la presa ed evitano sprechi. Come bevande proponi succhi di frutta: le bibite gassate potrebbero non riscuotere grande successo o risultare sgradite agli altri genitori. E veniamo al piatto forte della giornata: l’apertura dei regali! Momento clou pure per gli invitati, curiosi di scoprire come reagirà il festeggiato. A chiudere in bellezza le idee feste compleanno bambini.  
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allmadamevrath-blog · 6 years ago
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Sette sataniche. Satanismo e culti religiosi. Casistica internazionale: uccidere "in nome del diavolo". Selezione di casi avvenuti in Italia. Un caso di satanismo "acido": le Bestie di Satana
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Sette sataniche
Satanismo e culti religiosi
Casistica internazionale: uccidere "in nome del diavolo"
Selezione di casi avvenuti in Italia
Un caso di satanismo "acido": le Bestie di Satana
L'identificazione del gruppo Bestie di Satana è avvenuta, a seguito di due tragici fatti: l'omicidio di Mariangela Pezzotta, 27 anni, di Somma Lombardo, uccise nella notte tra il 23 e il 24 gennaio 2004 a Golasecca, nel Varesotto, dal suo ex fidanzato Andrea Volpe con la complicità di Elisabetta Ballarin, e il disseppellimento, in un bosco tra Somma Lombardo e l'aeroporto di Malpensa, di due cadaveri: i corpi di due giovani fidanzati misteriosamente scomparsi la notte del 17 gennaio 1998: Fabio Tollis, 16 anni, originario di Cologno Monzese, e Chiara Marino, 19 anni, di Corsico, entrambi amici del sunnominato Andrea Volpe. La notizia del ritrovamento dei due cadaveri apparve sui giornali il 5 giugno 2004. Il giorno seguente, 6 giugno 2004, le cronache riferivano che i due corpi ritrovati erano quelli di Fabio Tollis e Chiara Marino: l'idenntificazione dei resti dei due giovani, ormai ridotti a scheletri, fu possibile grazie ai documenti e ai vestiti che le vittime indossavano quando, la notte del 17 gennaio, uscirono dal pub milanese Midnight con un gruppo di amici. Le cronache parlano di sacrifici umani perpetrati dalle Bestie di Satana, anche se, le dinamiche omicidiarie poste in essere dagli assassini farebbero pensare ad altre motivazioni. Il 6 giugno 2004 viene reso noto l'arresto, per i suddetti delitti, di Andrea Volpe, Nicola Sapone, Pietro Guerrieri e Mario Maccione, quest'ultimo minorenne all'epoca dei fatti. Il 28 luglio 2004, a seguito di approfondite indagini e la collaborazione di due "pentiti", Andrea Volpe e il minorenne Massimino M, vengono arrestati Eros Monterosso, 27 anni, di Sesto S. Giovanni, Marco Zampollo, 26 anni di Brugherio, Paolo Leoni, di Corsico, soprannominato "Ozzy".   Il gruppo Bestie di Satana aveva il suo epicentro a Varese ed era composto da tre livelli concentrici: 1) il nucleo, il livello centrale composto da una dozzina di soggetti, principalmente ragazzi di provincia con pochi soldi in tasca, ma disposti a uccidere senza farsi tanti problemi; 2) la protezione, il livello intermedio formato da 6-7 persone che proteggevano il nucleo ed erano a conoscenza delle attività criminali praticate nei boschi di Somma Lombardo; 3) i fiancheggiatori, il livello più esterno costituito da una cerchia di persone che entravano occasionalmente in contatto con il gruppo criminale, rimanendo, all'oscuro delle azioni connesse ai sacrifici umani. L'ispiratore del gruppo sarebbe una persona adulta che vive a Torino. Senza il ritrovamento dei cadaveri nel Varesotto, probabilmente il nome e l'attività della setta sarebbe rimasta sempre nascosta; <<chi sbaglia, paga con la propria vita>> e <<chi entra nel gruppo può uscirne solo con i piedi di fuori, orizzontale>> erano i fondamentali princìpi regolatori dei rapporti all'interno del gruppo. Il terreno di caccia prediletto nel quale muoversi per cercare di reclutare nuovi membri era abbastanza variegato e partiva dalla zona di corso Sempione a Milano per estendersi attraverso l'hinterland del capoluogo e altre parti della Lombardia. La prima fase del reclutamento veniva chiamato "setaccio" o "cribbio" perché doveva "trattenere" i potenziali seguaci che, erano individuati nei locali in cui si svolgevano i concerti rock tenuti da una piccola band e dove, si faceva largo uso di bevande alcoliche e droghe. I reclutatori, a volte il capo stesso del gruppo, si aggiravano nel locale, e, osservavano attentamente il pubblico per cercare di individuare le persone più adatte. A questa prima fase ne seguiva sempre una seconda, il "secondo setaccio" venivano contattati i soggetti preselezionati e invitati ad alcuni incontri in cui erano loro offerti degli stupefacenti. Se i movimenti dei soggetti venivano ritenuti soddisfacenti e non destavano sospetti, si entrava nella terza fase, "l'ingresso", incentrata sull'ammissione effettiva nel gruppo che comportava l'attribuzione di un nuovo "nome satanico" e un rituale di iniziazione che comprendeva l'usanza di bere il sangue degli altri membri. Il gruppo Bestie di Satana, avrebbe avuto una struttura regionale, ma, dalle prime investigazioni, emergerebbe la possibilità che il gruppo fosse collegato con altri gruppi nazionali attraverso la figura degli "ispettori", dei personaggi aventi il compito di mantenere i contatti con le altre sette. Quella di Milano e del suo hinterland potrebbe essere solo una cellula di un'organizzazione diffusa a livello nazionale, con un capo adulto in ogni regione che controlla psicologicamente un gruppo di adolescenti utilizzando droghe, alcool e psicofarmaci. Il capo "l'Anticristo", ha ilncoompito di indicare modalità e luoghi del sacrificio o della messa nera, durante il quale vengono sempre consumati dei rapporti sessuali con una ragazza che funge da "schiava sessuale", sia essa più o meno consenziente. Per i finanziamenti, i gruppo lombardo non sembra che abbia mai potuto godere di particolari entrate economiche, tutti i riti venivano celebrati nei boschi in maniera abbastanza semplice. Il gruppo Bestie di Saatana amava il rock satanico, le droghe e i rituali esoterici e i membri si ispiravano alla musica heavy metal, a testi mistici trovati su Internet e gli scritti horror composti da H.P. Lovecraft. Il gruppo metal-rock preferito dagli appartenenti alle Bestie di Satana era quello degli Slayer, il CD più ascoltato era Hell awaits uscito sul mercato nel 1985. In quell'anno, l'album, realizzato dalla casa discografica americana Teschio Insanguinato, ha venduto 100.000 copie e i testi delle canzoni sembrano prefigurare gli scenari degli omicidi compiuti dalle Bestie di Satana: <<Suicidio obbligatorio>>, <<Richard si impicca>>, <<Uccidi ancora>>. Diversi testimoni hanno raccontato che Volpe, Sapone e altri membri della setta andavano in giro in macchina ascoltando a tutto volume le canzoni degli Slayer e addirittura alcuni di essi si erano fatti tatuare sulla schiena l'immagine della copertina del disco, insieme a figure di diavoli e pentacoli. Andrea Volpe sarebbe stato il primo a parlare e a raccontare le attività del gruppo. Secondo la vua versione, Chiara Marino è stata uccisa <<perché somigliava troppo alla Madonna>> e quindi fu scelta come <<vittima sacrificale>> da offrire alla Bestia durante un rito satanico il 17 gennaio 1998, notte di luna piena, da compiere nei boschi di Somma Lombardo. Volpe suona la chitarra, è un eroinomane, ma è anche una figura carismatica molto abile nelle procedure di reclutamento di adolescenti. Andava in giro sempre vestito di nero e portava i capelli lunghi, cercando di assomigliare il più possibile a uno dei suoi idoli, Marilyn Manson, e aveva riempito la sua macchina di adesivi e scritte che inneggiavano al satanismo: la polizia ha trovato appiccicati sui vetri della sua vettura degli adesivi con il 666, il numero satanico per eccellenza, e altri con la faccia del diavolo sopra. Racconta che il novilunio, o il plenilunio, insieme alla posizione  di altri pianeti e stelle, risentivano una speciale importanza per la celebrazione di messe nere e dei "sacrifici", così come la scelta dei luoghi veniva fatta seguendo le indicazioni di libri e tradizioni occultiste di varie epoche a cui il gruppo faceva riferimento. Gli omicidi "sacrificali" sarebbero stati commissionati da un livello più alto e più segreto dell'organizzazione che agirebbe da Torino e da altre località piemontesi. Questo potente gruppo torinese si chiamarebbe Setta degli X, esisterebbe da molti anni e non sarebbe mai stata oggetto di indagine perché i suoi capi sarebbero persone influenti e di buona posizione economica e sociale. Nicola Sapone sarebbe il leaser formale della setta, idraulico di Busto Arsizio che, suona la chitarra ed è appassionato di musica heavy metal e viene considerato dagli investigatori l'elemento di contatto con un presunto gruppo superiore di adulti istruttori. Pietro Guerrieri, ragioniere ha problemi psichici ed è un consumatore abituale di cocaina. Nel 1999 finisce all'ospedale San Gerardo, e gli viene fatta una diagnosi di <<psicosi acuta esogena e disturbo della personalità>>. In quell'anno, Guerrieri scrive anche una specie di lettera-testamento indirzzata al padre: <<Io sono un tossico e un pezzo di merdaper molta gente a Brugherio. Ma ho paaura. I satanici e i mafiosi mi uccideranno. Il mio desiderio più folle era essere tatuato sulla schiena, le braccia e la faccia ma la mia famiglia non vuole e per questa mia mania hanno avuto inizio tutti i miei guai>>. Mario Maccione all'epoca del duplice delitto del 1998, era minorenne ed è l soggetto più influenzabile del gruppo.
Io ero un pò il medium del nostro gruppo. Non mi interessava tanto il satanismo, però. Invece mi piacevano molto quella musica, l'hard metal e lo spiritismo. E durante i riti andavo in trance. Mi entrava dentro lo spirito di uno scrittore francese; uno spiritista, che poi ci diceva cosa fare.
Maccione racconta anche la dinamica del duplice omicidio del 1998 di Fabio Tollis e Chiara Marino. Nel bosco:
e lì vidi la fossa, già pronta. Non ne sapevo nulla. Volpe e Chiara avevano due pile, le agitarono radicalmente mostrandomi le pareti e il fondo. Chiara mi accoltellò al polso, la spinsi. Volpe aaveva preso Fabio da dietro, gli aveva passato il braccio intorno al collo, e con l'altra mano lo pugnalava al petto. Mi gridò: <<Prendi il martello, prendi il martello!>> Corsi alla macchina, c'erano tanti sassi per strada. Presi il mazzuolo e colpii Fabio due volte: una alla fronte, e una alla nuca. Poi riempimmo la fossa. Raccogliemmo tutte le foglie insanguinate che c'erano intorno, e le bruciammo insieme con i guanti di lattice.
Paolo Leoni, "Ozzy", dal nome del cantante metal Ozzy Osbourne, frequentava gli stessi locali che erano punto di ritrovo per i membri della setta. Leoni ammette di conoscere Nicola Sapone, negando però decisamente di acvere mai avuto a che fre con la setta lombarda e, in particolare, con le loro attività criminali. Un filone delle investigazioni ha ipotizzato che le attività criminose delle Bestie di Satana siano iniziate con un omicidio commesso dal padre di Paolo Leoni nel 1985. L'ipotesi è che Corrado Maria Leoni abbia fatto parte di una setta attiva a Milano tra gli anni '80 e '90 dal xx secolo, della quale il gruppo delle Bestie di Satana sarebbe una diretta emanazione. L'organizzazione si è sciolta nel 1993, ma alcuni suoi adepti potrebbero aver "allevato" delle nuove reclute. Sia Paolo Leoni che la madre negano qualsiasi coinvolgimento in storie di satanismo. Al gruppo Bestie di Satana sono stati ascritti, in via più o meno ipotetica, altri delitti. Nel 1998, Stefano Longone, amico di Andrea Volpe, muore in uno strano incidente: mentre sta facendo una passeggiata mattutina, pedalandi sulla sua bicicletta, viene travolto da un TIR. Alla luce della scoperta dell'esistenza delle Bestie di Satana, si ipotizza la possibilità che Longone fosse stato ipnotizzato dai membri della setta. Nel 1999, tra i boschi situati fra Somma Lombardo e Malpensa, viene trovato impiccato a un traliccio dell'ENEL un ragazzo di 23 anni che si chiamava Andrea Ballarin. Secondo l'ipotesi avanzata dagli investigatori, Ballarin sarebbe stato "suicidato" perché sapeva troppo e poteva denunciare il gruppo; Volpe e Sapone lo avrebbero riempito di psicofarmaci e droghe e, quando la vittima ha perso i sensi, lo avrebbero impiccato. Nello stesso anno, un altro ragazzo, Andrea Bontade, muore in uno strano incidente stradale avvvenuto fra Somma Lombardo e Gallarate. Il ragazzo era agitato e preoccupato, conosceva Andrea Volpe ed è probabile che i membri della setta fossero convinti che anche lui, come Ballarin, volesse denunciarli. Bontade, fu sottoposto a forti pressioni psicologiche e, sotto l'effetto di LSD e altri allucinogeni, indotto "praticamente" a suicidarsi in quanto traditore del gruppo; Bontade, infatti, insieme a Nicola Sapone e Pietro Guerrieri, aveva scvato la fossa destinata ad accogliere i cadaveri di Fabio Tollis e Chiara Marino e doveva trovarsi sul luogo dell'esecuzione, cosa che invece non accadde. Tra la fine del 2003 e maggio 2004, a Legnano, almeno tre ragazzi sono morti in circostanze sospette: Luca Colombo, 21 anni, è stato trovato impiccato; il corpo di Antonio Lombardo, 28 anni, amico di Luca, è stato rinvenuto bruciato nel cimitero legnanese; stessa sorte è capitata ad Alberto S., originario di Dairago, vicino Legnano, il cui cadavere bruciato è stato ritrovato dentro la sua automobile. Gli investigatori, non escludono la possibilità di allargare il campo delle indagini e di raccogliere informazioni su persone scomparse nel nulla negli ultimi dieci anni nella zona tra Milno e il Varesotto, per verificare se conoscessero Volpe o gli altri indagati oppure se fossero entrati in contatto con il mondo dell'occultismo e delle sette sataniche. Il delitti ascritti al gruppo Bestie di Satana, non rientrano nella tipologia caratteristica degli omicidi commessi a scopo rituale e/o sacrificale: la Pezzotta fu uccisa a colpi di pistola e badilate; Fabio Tollis e Chiara Marino sono stati uccisi a coltellate e colpi di mazza; Ballarin è stato impiccato nell'intento di simulare un suicidio; Bontade, sottoposto a intensi stress facenti leva sui sensi di colpa e dietro somministrazione di sostanze allucinogene, è stato indotto al suicidio. Gli assassini, hanno ucciso - indotto al suicidio come forma di ricatto e/o di punizione allo scopo ddi ridurre all'asservimento i componenti del gruppo. I vari rituali a base di cocaina, LSD, incisioni sulle braccia e assunzioni di piccole quantità di sangue, celebrati in diverse occasioni dai membri del gruppo, sembrano aver avuto, assai verosimilmente, la funzione predominante di accrescere la coesione del gruppo e la sua chiusura verso il mondo esterno. L'inchiesta, si chiude con dieci richieste di rinvio a giudizio. L'udienza preliminare si è tenuta a Busto Arsizio il 13 gennaio 2005. Il giudice per le udienze preliminari (GUP) Maria Greca Zancu ha disposto che il prcesso alle Bestie di Satana in Corte d'Assise venisse aperto il 21 giugno 2005; il 21 febbraio, invece, si sono celebrati i riti abbreviati per i tre imputati che, in modo più o meno integrale, hanno confessato; Andrea Volpe, Pietro Guerrieri e Mario Maccione, che all'epoca dei fatti era minorenne. Guglielmo Gullotta, avvocato difensore di Eros Monterosso, aveva anche chiesto l'intervento di un esorcista del Servizio pastorale di esorcismo con sede presso il Vicariato di Roma in piazza San Giovanni in Laterano. L'avvocato Gullotta, aveva sostenuto la tesi dell'incapacità o semicapacità mentale del suo assistito a causa dei presunti effetti operati sulla mente dall'evocazione del diavolo nei riti satanici, dalla musica heavy-metal, dalla stessa atmosfera che avvolgeva interamente la setta. Tale richista, è stata da quest'ultimo respinta in quanto <<la possessione demoniaca, a tutto voler concedere in relazione all'azione del demonio, non ha diritto di cittadinanza nel nostro ordinamento processualpenalistico>>; inoltre, prosegue il magistrato, non è possibile neanche sostenere che <<gli appartenenti alla setta fossero "agiti" dal Maligno che proprio loro stessi invocavanom pertanto anche un'eventuale manifestazione positiva del Male non potrebbe escludere la capacità di chi volontariamente lo invocava e ne invocava l'ispirazione>>. La singolare richiesta del legale di Eros Monterosso ricorda un caso di omicidio avvenuto nel 1979 a Brookfield nel Connecticut (USA): Alan Bono, fu ucciso a coltellate, all'interno della sua casa, dal suo amico diciannovenne Arnie C. Johnoson. Il movente dell'omicidio sarebbe stato la gelosia, ma il Johnson ha motivato il suo tragico gesto con una versione assai inusuale: <<Da tempo ero diventato amico di un ragazzino dodicenne di Danbury, che mostrava tutti i sintomi della possessione diabolica. Il ragazzo, si contorceva e parlava lingue sconosciute, soffriva molto. Un giorno ho invocato il demonio: "Lascia stare questo baambino", gli ho detto "Entra in me se vuoi": Da quel momento non sono stato più padrone della mia volontà>>. Il Johnosn, non attribuiva la responsabilità del delitto a se stesso bensì a Satana, dal quale egli si sentiva posseduto. L'avvocato difensore del giovane omicida Martin Mennella, decise di sostenere ad oltranza l'incredibile tesi dell'imputato con l'interrogare uno per uno i giurati, per sondare le loro credenze religiose, e di ricusare tutti quelli che avessero sostenuto di non credere al demonio. L'esorcista Ed Warren e la moglie Lorraine, famosa veggente, furono interpellati dalla difesa come consulenti in questo singolare caso giudiziario che si risolse con la condanna dell'imputato per omicidio preterintenzionale. Il 22 febbraio 2005, il GIP di Busto Arsizio condanna Andrea Volpe a 30 anni di carcere e Pietro Guerrieri a 16 anni e 6 mesi. L'11 aprile 2005, il GUP del Tribunale per i minorenni di Milano ha condannato Mario Maccione a 19 anni di carcere e assolto per insufficienza di prove Massimiliano Magni. Il 23 febbraio 2006, la Corte d'Appello sezione Minori di Milano ha diminuito a 16 anni la condanna per Maccione e ha condannato a 9 Magni, che era stato assolto in primo grado: i giudici hanno accolto le richieste dell'accusa, che ha descritto Maccione e Magni come pienamente complici del gruppo delle Bestie. Utilizando la recente legge Pecorella approvata dal governo Berlusconi, Massimiliano Magni ha la possibiilità di presentare un ricorso per ottenere l'annullamento della sentenza di condanna dell'appello. Il 21 giugno 2005, a Busto Arsizio, è partito il processo a cinque membri della setta, gli ultimi delle Bestie di Satana, e il 31 gennaio 2006 i giudici hanno emesso la senteza dopo otto ore di camera di consiglio condannando tutti e cinque gli imputati. Nicola Sapone, considerato il leader della setta, è stato condannato all'ergastolo, con isolamento diurno per tre anni; Paolo Leoni "Ozzy" ritenuto la vera mente del gruppo, ha ricevuto 26 anni e la stessa condanna è stata inflitta a Marco Zampollo, considerato uno degli organizzatori dei delitti; Elisabetta Ballarin è stata condannata a 24 anni e 3 mesi per la partecipazione all'omicidio di Mariangela Pezzotta ed Eros Monterosso è stato condannato a 24 anni. L'accusa aveva chesto 26 anni per la ragazza e l'ergastolo per gli altri quattro. I giudici della Corte d'Appello di Milano hanno ridotto di dieci anni la pena per Andrea Volpe, il giovane accusato di tre omicidi maturati nell'ambito delle cosiddette Bestie di Satana.
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enkeynetwork · 1 year ago
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jazzluca · 7 years ago
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RODIMUS PRIME ( Leader ) Power of the Primes
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Del nome e concetto di "Prime" nel brand dei Transformers negli ultimi anni si è fatto un uso forse eccessivo, al limite della ridondanza se non addirittura della nausea: non solo è stata chiamata così una linea di giocattoli e serie a cartoni, ma ancor prima da Revenge of the Fallen in poi sono stati così rinominati i 13 Transformers originali creati da Primus, fino a giungere alla trilogia Generations Prime Wars che si conclude appunto con la corrente Power of the Primes.
( Ma questa doveva chiamarsi proprio Prime Wars così come Titans Return doveva essere Titans Wars, salvo poi ripensamenti sui nomi di linee e trilogie )
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Ma il concetto originale di Prime, non come mera parte del nome completo di Optimus, ma come suffisso ad indicare la dinastia di comandanti Autobot, nasce con Rodimus Prime, il successore di Commander  esordito nel film d'animazione del 1986, in cui appunto comparivano i concetti inerenti al passaggio di testimone della Matrice della Creazione ed al cambiamento di robot "normali" in Prime, ovvero condottieri baciati dalla forza e saggezza della Matrice che portano nel petto.
E quindi, nella linea chiamata Power of the Primes, nonostante quest’ultimi siano rappresentati come i succitati 13, sì, ma relegati ad omini stile Titan Master, poteva mancare il buon vecchio Roddy? Ovvio che no! Ma sopratutto, dopo il ritorno della gimmick dei Combiner per Voyager e Deluxe, ecco che per la classe Leader inaugurano la Evolution, che vede appunto un robot "normale" potenziarsi in un cosìddetto Super Mode.
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E nonostante la recente uscita dell'omonimo Deluxe Titans Return, l'occasione era troppo ghiotta per non approfittarne, anche perchè il buon vecchio Rodimus aveva un DISPERATO bisogno di un giocattolo simile, dato che non si è mai fatta giustizia del personaggio, dopo il non riuscitissimo ( ad essere buoni ) G1 originale, che doveva rappresentare appunto il nuovo comandante Autobot: la cosa che più si avvicina ad un Hot Rod che si evolve in Rodimus Prime è stato ovviamente il Masterpiece MP-9 di qualche anno fa, riuscito quasi in tutto tranne che in Folgore stesso, ancora troppo grande e simile a Rodimus.
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Anche il Leader qui recensito, quindi, si presenta con la classica modalità di camper... er, di camion con rimorchio futuristico ma con la motrice che si separa e diventa la classica auto sportivo/ cybertroniana di Hot Rod.
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Questa, dopo i redesign moderni dei Generations Deluxe precedenti, ha una forma classicissima che richiama apertamente il giocattolo G1 originale, con un rimando anche alla versione cartoon nelle fattezze dell'alettone giallo.
Nonostante i rimandi e le citazioni, anche qui però si cerca di equilibrare le forme piuttosto che seguire pedissequamente i settei o i giocattoli G1, e quindi il parabrezza non è troppo grande ed in generale è aerodinamica ma gli angoli sono più squadrati che non sinuosi, con un risultato comunque efficace.
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Il veicolo comunque è più grande di un Deluxe medio, a occhio quasi quanto il MP-28, direi; citazione diretta all'Hot Rod G1 giocattolo invece è la stampa sul cofano, con le forme esatte delle fiamme come nel modellino dell'86, ma però manca il motore scolpito e argentato al centro del muso, qui solo accennato da una rialzo. Anche i tubi di scappamento sui fianchi sono solo dritti e partono da dopo la cabina, mentre visto da sotto la magia un po' scompare col disguise quasi assente, avendo non solo il robot praticamente spalmato sotto il veicolo, ma con tanto di cofano/petto farlocco!
La trasformazione in robot "nornale" infatti è semplice, dato che basta sollevare un po' la parte posteriore dell'alettone e separare le gambe, e ruotare il tutto, compreso il parabrezza, di 180°, quindi allontare le parti laterali delle braccia, con i pannelli con i tubi che slittano in avanti / su, quindi si apre il petto per far ruotare, nascondendolo, il paraurti all'interno e tirando fuori contemporaneamente la testa di Hot Rod.
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Il nostro Folgore, forse grazie proprio alla trasformazione semplice, è esteticamente perfetto, quasi uscito fuori direttamente dai cartoni animati, ma con i classici adesivi su gambe e spalle del giocattolo ben riprodotti. I colori sono il classico rosso generale con petto e cosce, polsi e le mani arancio, sempre come il giocattolo, mentre le gambe e piedi neri richiamano i colori del cartone, anche se appariva in realtà come una sorta di viola chiaro, come poi ricreato nel MP-28.
Anche le fiamme del torso / cofano farlocco sono le stesse del giocattolo dell'86, mentre il reale cofano che resta sulle spalle è sapientemente coperto dalla parte posteriore dell'auto con l'alettone, quindi l'illusione viene ben simulata. Peccato per il parabrezza dietro il sedere, ma volendo è una citazione sempre del giocattolo di H.R. originale...
Bello bello da vedere, a parte magari le spalle un po' smilze, ma è pure ben articolato, nella media di un Deluxe, ma senza guizzi come i soliti polsi o bacino rotanti, ed è pure ben più alto di un Deluxe medio, quasi quanto Cerebros del Fortress Maximus di TR.
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Hot Rod può infine impugnare le due pistole nere in dotazione, che ricordano appena la coppia di fucili originali grigi, perchè poi si uniranno nel fucile grande di Rodimus, questo sì vero rimando al fucile del Captain giocattolo ( e soluzione già vista nel citato MP-9 ), ma prima ritorniamo alla auto ed combiniamolo per vedere la modalità di camion.
L'auto di Hot Rod per unirsi al rimorchio basta che slitti in avanti i pannelli con i 3 tubi ciascuno, attaccandosi al mezzo alettone nella parte inferiore ed anteriore del trailer, e facendosi "avvolgere" dai due pannelli laterali.
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Il camion completo è molto evocativo dell'originale, anche se pure lui squadrato, ma comunque ricco di dettagli, ma sopratutto la forma base è preservata, con miglioramenti come i tubi di scarico prolungati obliqui all'indietro invece che perpendicolari al terreno, le pareti laterali posteriori arancio, ma con però il modulo sopra il tettuccio poco aerodinamico e sopratutto frontalmente aperto tanto da riuscirci a vedere i pugni del robot.
Ma a parte ciò il camion non è affatto male, grande quanto Ultra Magnus Leader CW, anche se più compatto, e con la possibilità di alloggiare i due fucili nei fori nella parte alta posteriore ( laddove invece nell'auto di Hot Rod, dimenticavo, non c'era posto alcuno per armi ).
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Ora, la novità* della trasformazione in Rodimus Prime in questo modello è quella che si vedeva perlopiù nel cartone della Season 3 G1, ovvero che tutto il camion diventava il robot, laddove nel giocattolo dell'86 la motrice diventava il robot ( un robot più alto e diverso dall'Hot Rod normale ) ed il rimorchio invece si trasformava in una stazione di battaglia.
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( *novità relativa dato che si è già vista nel Titanium di dieci e passa anni fa... )
L'auto di Hot Rod quindi si separa, trasformandosi appositamente per diventare petto e spalle di Rodimus / Super Mode, con le braccia che si abbassano verso il muso, le gambe che si divaricano a divenire le spalle e la parte posteriore con l'alettone che si ribalta in avanti.
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concept design del nostro Emiliano Santalucia per  Evolution Rodimus
Il modulo pronunciato che era sopra la cabina si separa e divide, attaccandosi alle spalle / gambe di Hot Rod e diventando le braccia, con i "cappucci" che si ribaltano a rivelare meglio i pugni, mentre il resto del rimorchio diventa la parte inferiore del corpo di Rodimus, con la parte inferiore che abbassa diventando le gambe, le pareti con le fiamme si aprono per far ribaltare all'indietro la parte con l'alettone farlocco, che ruota esso stesso mentre le pareti si richiudono una volta sollevato il busto e infine agganciandolo al Folgore / busto tramite il pube, ed abbassando il cofano che diventa il petto e fa comparire la testa del Prime.
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Il robot risultante è effettivamente un Super Mode per stazza e forme, laddove il Rodimus Prime dei cartoni era solo una versione ingrandita di un paio di taglie ( teste, in altezza ) di Hot Rod: più vicino idealmente a Ultra Magnus e Optimus Powermaster/Ginrai, quindi, che non magari ad unsemplice Voyager, che sarebbe stata la scelta ideale per fedeltà al G1, anche per contrapporlo al Galvatron Titans Return; invece ora potremmo supporre che si tratta di una versione ulteriormente potenziata di Rodimus, magari ritornato a detenere la Matrice in un secondo tempo dopo gli eventi della G1 narrata nei cartoni...
Ma l'aspetto base è comunque quello di Rodimus, sebbene assai più robusto e "muscoloso", con le gambe tutte nere senza parti arancioni in vista ma senza anche le parti rosse verso le ginocchia, ed il resto con la colorazione classica di Captain, con un rosso sulle parti del corpo più tendente al bordeaux che non al rosso di poco più acceso delle parti del corpo dell'Hot Rod. Inoltre, gli adesivi sulle ginocchia ricordano quelle del Rodimus giocattolo dell'86, idem a grandi linee i tre rettanogli orizzonatli sulle cosce.
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A parte il fatto che è davvero ROBUSTO, sottolineamolo, non ci sono gran difetti estetici, a parte la testa un po' troppo in avanti rispetto alle spalle, le braccia di Hot Rod che un po’ s’intravedono ai lati dello stomaco, ed alle pareti del rimorchio appese dietro la schiena ed a quelle dietro i polsi del modulo superiore, ma quest'ultime, ironicamente, citano uno dei primissimi settei di Roddi dove si intravedevano le parti del camion avanzate dietro il robot.
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( Volendo, le due pareti del rimorchio dietro la schiena si possono separare anche solo leggermente, giusto per dare più l'idea di un mantello, che non di un cassettone appeso )
Nonostante l'alettone tarpato dietro la schiena, quello effettivo con le ali si intravede bene da davanti, subito dietro la testa, anche se magari sarebbe piccolo rispetto alla stazza di questo Rodimus; il robot inoltre è davvero ben posabile, mancandogli solo l'articolazione del bacino, ma avendo ( ALLELUYA ) i pugni che ruotano e le caviglie che si inclinano sia frontalmente che lateralmente, mentre però è un po' goffo quando solleva le braccia all'esterno, dato che l'articolazione è quella delle gambe di Folgore.
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E sempre per via della combinazione, si può sì sollevare il pannello del petto per inserire all'interno del torso la Matrice con Spark allegata al modello, ma più che un semplice pannello è TUTTO il pezzo del petto che va pure  a coprire la testa!
Ovviamente l'ideale era un semplice pannello da aprire sul cofano, ma abbiamo visto che dentro c'è la testa di Hot Rod, quindi ciccia. La Matrice almeno può rimanere tranquillamente dentro quel vano anche nel rimorchio, quindi non la si perde o che; peccato che i pugni di Rodimus siano chiusi e non semi aperti in modo da poterla impugnare!
Bella figura fa pure il fucile, ottenuto dalle due pistole unite, qui giustamente somigliante a quello lungo originale del Rodimus originale: l’arma può anche appendersi dietro la schiena, sulla fessura apposita nell’alettone mozzo.
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Infine, due critiche generali che si potrebbero muovere su questo nuovo Rodimus, sono appunto il design da Super Mode robusto piuttosto da Captain più classico e snello, e la combinazione "part former", per via delle braccia che si staccano e si riattaccano: sulla prima, magari se almeno gli facevano una testa anche solo leggermente più piccola forse si notava meno, ma comunque va detto che ci voleva un design in qualche maniera differente rispetto alla modalità di  Hot Rod così fedelissima al settei G1.
Per la seconda critica, beh, almeno in questa maniera le gambe di Hot Rod sono "nascoste in piena vista", e funzionali alla combinazione con il rimorchio / esoscheletro, laddove invece nel collega Optimus Prime Leader Potp finiscono appese dietro la schiena alla bell'e meglio, ed appunto come unione è diversa dal classico “accartoccio il robot normale nel vano del torso del super mode”.
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Ma ovviamente sono punti di vista, e per me questi sopra elencati non sono dei gran svantaggi per questo modellino, che come Leader dedicato al buon Rodimus è davvero ben realizzato... ecco, magari ci sarebbe stata bene una sorta di base / postazione di combattimento ricavata dal rimorchio, per citare ancor meglio il G1, a qualcosa di ufficioso si riesce a ricavare, direi.
Insomma, per i giocattoli Generations magari non il definitivissimo Rodimus Prime di sempre per sempre, ma di sicuro ci si avvicina abbastanza per i fan del personaggio, anche per quelli che hanno preso gli omonimi recenti. ^^
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vetrofaniemilano · 4 years ago
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Quali sono i vantaggi dell'utilizzo di Vetrofanie per pubblicizzare il tuo marchio?
Una vetrina noiosa ed estenuante può senza dubbio passare inosservata su una strada maestra carica folle e altri negozi più appariscenti. I clienti tendono a passare direttamente davanti a questi negozi solitari e nel negozio dall'aspetto seriamente energizzante nelle vicinanze, attratti da più splendidi, vetrofanie più audaci e marchi accattivanti. Concentrarsi su una sensazione iniziale positiva dovrebbe essere per i rivenditori alla ricerca di nuovi clienti;
dipendere solo da un segno di base non sarà sufficiente nell'attuale vendita al dettaglio spietata scena, in cui i clienti sono immersi nella decisione e regolarmente di fretta. Nel caso tu stia cercando un metodo migliore per disegnare in cambio di passaggio, sarai soddisfatto per sapere che c'è una disposizione di base: adesivi per finestre. Ecco sette vantaggi chiave di utilizzando queste illustrazioni di prim'ordine.
. Consapevolezza Del Marchio-
Un marchio memorabile è fondamentale per separare il tuo negozio sulla strada maestra. Essere efficacemente riconoscibile con l'espansione di adesivi per finestre sorprendenti aiuterà con espandere l'attenzione alla tua organizzazione e ai suoi articoli. Inoltre, quindi, essere effettivamente ricordato consente alla tua azienda di consolidare una posizione prolungata nel centro commerciale.
Aspetto del negozio
Prima ancora che le persone si avventurino nello showroom del tuo negozio, lo farai fin d'ora sono state decise in modo sorprendentemente veloce: le apparenze contano. L'utilizzo dei design delle finestre può cambiare l'aspetto esterno della tua attività e fornire quella forza motrice aggiuntiva prevista per a cliente per mettere in pausa e esaminare. Questa è l'occasione ideale per tirare fuori l'enorme armi da fuoco innovative: duplicato solido e influente, piano abile e simbolismo sorprendente.
Pubblicità conveniente
Adesivi per vetrine possono cambiare la facciata del tuo negozio da noiosa a accattivante in un attimo. Essi sono un approccio economico e creativo per attirare l'attenzione dei nuovi clienti attesi, mostrando elementi o limiti con marchi o simbolismo a piena ombreggiatura.
Costruisci curiosità-
Le finestre completamente coperte possono suscitare interesse; se i passanti si accorgono e rimangono abbagliati dal tuo vetrina, ma non riesci davvero a vedere tutto ciò che offre il tuo negozio, saranno obbligati a fare un beeline per vedere cos'altro è accessibile.
Completamente unico
I piani delle finestre saranno espliciti per la tua attività. Sfoglia substrato trasparente o bianco, vinile o autoadesiva, il supporto trasparente sul viso o conversa con un diluvio o un supporto bianco specifico. È anche possibile stampare illustrazioni su un lato in numerosi strati per ottenere una piega su due lati impatto. Quindi è fondamentalmente un'istanza di gestione o taglio CAD di qualsiasi forma o dimensione Windows richiedono.
Crea coerenza
Una volta che hai stabilito una vetrofanie gradita alla folla, ha senso continuare il tema all'interno con sorprendenti tipi di pareti in vinile, display intelligenti per punti vendita e pavimento personalizzato vinile. La coerenza manterrà il tuo marchio in primo piano mentre i clienti si allontanano da dall'attraente facciata del negozio fino agli interni altrettanto affascinanti del negozio.
Facilmente sostituibile-
Gli adesivi per finestre non devono essere permanenti; vari substrati consentono di installare e rimuovi la grafica con facilità, ideale per cambiamenti stagionali o promozionali. Questi sono quindi alcuni importanti vantaggi di Adesivi per vetrine.
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vlifestyle · 4 years ago
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Decorazioni da parete: ispirazioni e consigli d'arredo
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La zona living è sicuramente l’ambiente della casa più vissuto: in esso ci si rilassa, si invitano amici, si vivono storie, confronti, si scambiano sorrisi e molte altre cose ancora, perciò, questo ambiente,  deve essere  funzionale, comodo, ma anche piacevole da un punto di vista estetico. A tal fine contribuiscono non solo gli arredi, ma anche le pareti che con colori tenui trasmettano serenità e la sensazione di essere in un ambiente accogliente e pulito. Meglio ancora se sulle pareti troviamo stampe e quadri a tema. Un esempio possono essere delle  decorazioni da parete che ci permettono di creare delle atmosfere nuove e particolari. Dalla realizzazione di stampe su pannello in stile pop art, adesivi murali, carta da parati fino ad arrivare ai quadri su tela. Sono le tantissime soluzioni che potete scegliere sul sito on line Bimago per rendere la vostra casa unica e confortevole. Un insieme di quadri o stampe che creeranno una sorta di album “a cielo aperto”, visibile a tutti.   Quadri, poste o carta da parati? Bimago, un negozio online con oltre 10 anni di esperienza nella produzione delle decorazioni più belle per le case dei clienti di tutto il mondo, propone all’interno del suo e-commerce centinaia di quadri suggestivi, carte da parati in auge, poster di moda e paraventi eleganti  per ravvivare le pareti o i mobili della vostra casa o ufficio. Read the full article
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graphicserviceneonaurora · 4 years ago
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Vetrofanie per pareti divisorie. Vetrofanie Uffici Adesivi per Vetrofanie realizzati per creare privacy con eleganza . Realizzate con pellicola adesiva per vetri…
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sedanurnet · 5 years ago
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santorografica · 6 years ago
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