#parabrezza rotto
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nonlodireanessuno · 2 years ago
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Credo sia arrivato il momento. L’ho rimandato il più a lungo possibile. Non avevo tempo, era troppo tardi, domattina mi alleno, faccio troppo rumore se piango adesso. Voglio scrivere tutto senza pensarci troppo. Non so se te lo manderò. Ti basti sapere che lo sto scrivendo per te.
Ho tenuto stretto a me questo dolore più che potevo, l’ho trattenuto per tenerti ancora un po’ con me, anche se non ci sei più da quasi due settimane, anche se ogni giorno mi ripeto e mi ripetono che non ne vali la pena, che sei una persona cattiva, sei un narcisista, chi lo sa, uno psicopatico, ho le prove, mi hai tradita. Sono pazza io? Mi hai mentito. Nonostante tutto, ti ho tenuto stretto a me, segretamente, in silenzio, con il pensiero, in un punto profondo di me, dove sei arrivato solo tu, che saresti tornato, che ti avrei lasciato tornare. Non contava il dolore, il mio dolore, ma solo l’amore che avrei provato una volta tra le tue braccia. Non è accaduto. Per fortuna, forse. Lo scoprirò, immagino. Mi sono ritrovata a casa di Filip e ho capito, mi sono ricordata, che l’amore è altro, da te, e forse anche da me. Eppure sento di amarti così forte, e il pensiero di aver sbagliato ancora una volta mi fa tremare e piangere.
È giunto il momento, lo so. Ma c’è una Aurora, dentro me, di 7 anni o poco più, appesa ad una sbarra, di quelle che si vedono nei parchi e nei boschi per allenarsi, con i piedi a penzoloni a 30 centimetri da terra, e con le mani doloranti, che si rifiuta di lasciar andare la presa. L’accarezzerò ogni mattina, ogni pomeriggio, ogni sera, mi sveglierò la notte e l’accarezzerò. Promesso. Ora però molla la presa, piccola Aur. Ce la puoi fare.
Mi ricorderò della sera in cui siamo usciti per la prima volta. Sei venuto a prendermi in macchina, pensavo avrei avuto paura e che mi sarei fatta prendere dall’ansia, ma la voglia di stare con te ha superato ogni cosa. Mi sono affidata a te, quella sera, la prima volta che abbiamo fatto l’amore, per te non lo era, per me lo è sempre stato. “Hai scritto tu la nostra storia e ti ringrazio perché ti giuro che non immaginavo 1 riga di noi”. Ricorderò tutto ciò che ho scritto.
Ricorderò la tua famiglia, la sentirò ancora, ricorderò la strada per la casa di Cernobbio, il cimitero poco prima, tua nonna, le salite di corsa, spericolate e con la musica techno sparata a mille. Priscilla, Rebecca, tua zia, Kessar. Ricorderò le scale, ricorderò la vista sul lago, il chiasso a cui non ero abituata. È stato bello abituarsi alla vostra chiassosa felicità. Spero ricorderanno tutti i dolci che ho preparato per loro.
Ricorderò Cantù, la tua casa, la tua stanza, Teddy Ted, la nostra cucina. Tutti i piatti che mi hai preparato, hamburger, pasta di ogni tipo, i tuoi gnocchi alle 3 del mattino soltanto perché ne avevo voglia. Ho creduto davvero che mi amassi.
Ricorderò quando facevamo l’amore in silenzio con tuo papà e tuo fratello nell’altra stanza, ti arrabbiavi perché facevo troppo rumore, ma poi mi scopavi più forte. Mi ricorderò tutti i letti, i parcheggi, tutte le volte, le parole, gli sguardi, mi ricorderò tutto quello che sappiamo solo noi. “Come cazzo mi guardi…”.
Ricorderò Marrakech, ricorderò il passato e il futuro che avrei tanto voluto. Ricorderò Bali, New York, Parigi. Parigi. Ti prometto che la prossima volta ti porterò con me.
Ricorderò ogni volta che mi hai spronata a filmare i miei dolci; continuerò a farlo anche per te. Ricorderò le tue pazze idee, il tuo coraggio e la tua perseveranza, ricorderò il mini van, i viaggi, le tracce musicali che hai creato e le live su Twitch insieme.
Ricorderò le lacrime, le tue urla, il parabrezza rotto, l’acqua del lago sulla faccia fino a non vedere più niente. Ricorderò anche questo, lo ricorderò per riuscire ad andare avanti. Ricorderò i tuoi insulti e le tue mani che mi tirano i capelli con un disprezzo che mi rimarrà sempre appiccicato addosso. Ricorderò tutte le volte che ti ho salvato, le notti buie intrecciati dopo aver litigato, ti avvicinavi sempre tu, ma eri tu a farmi del male. Ricorderò i segreti, le cose che non potrò mai dire, e che forse ho detto troppo a chi non potrà mai capire, nel bene e nel male. Ricorderò l’amore, ricorderò il dolore, ricorderò di come hai rovinato tutto ogni volta, compresa questa, definitivamente questa. Mi ricorderò che sei tu che mi hai tradita, derisa, insultata, usata, maltrattata. Ma che sono stata io a decidere di andare via.
Mi ricorderò di te, Davide. Dei tuoi occhi, del tuo sguardo, ricorderò la tua risata quando vorrò buttarmi giù. Mi ricorderò di quando volevi darmi fastidio a tutti i costi ed io, scontrosa, mi sottraevo alla felicità perché era troppo faticoso e spaventoso credere di poterlo essere. E infatti avevo ragione. Ma mi ricorderò, e non mi sottrarrò più alla felicità. Mi ricorderò il tuo nome, le canzoni, la tua forza, intraprendenza, indipendenza. Ne prenderò esempio, ma non troppo. Rimango fragile come sono, come sai. Mi ricorderò delle tue guerre e delle tue battaglie, spererò potrai vincerle tutte. Metto giù le armi, ti lascio andare, o meglio, per una volta vado io. Lascio l’odio ai momenti peggiori, che arriveranno, lo so, e spero saprò affrontarli come sono io: “…bella, profumata, dolce, antipatica, sensibile, passionale, buona, altruista”.
Ti amo, nonostante tutto.
Addio,
Aurora
Che tu abbia la forza di non voltarti più indietro.
#D.
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ilragazzodagliocchilucidi · 2 years ago
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Non ho niente attorno, sono lontani tutti; non ho fatto un cazzo, ho i sogni tutti distrutti, non li ho vissuti! E il parabrezza è ancora rotto, quella porta mi ha distolta da tutto ma in realtà ha distorto.
—Shari, sottovoce. (Via@ilragazzodagliocchilucidi)
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autocarrozzeriaturone · 4 years ago
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Sostituzione Vetro auto Agrigento: a volte è inevitabile!
Sostituzione Vetro auto Agrigento: a volte è inevitabile!
Vetro auto Agrigento: a volte è riparabile, altre è inevitabile….sostituirlo! Molte scheggiature, che si presentano sul vetro auto possono essere riparate grazie all’intervento dei nostri installatori . C’è, se vengono prese in tempo e rispettano le caratteristiche necessarie. In ogni caso se l’ estensione della scheggiatura nel parabrezza  è superiore ai limiti consentiti e la riparazione non è…
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massimiliano-1926 · 5 years ago
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Il viaggio in auto sembrava interminabile tanta era la voglia di varcare la soglia di casa e staccare ogni contatto con il mondo esterno. Il tergicristallo, con i suoi movimenti alternati, teneva pulito il parabrezza, dalla pioggia che non cessava di scendere dal cielo. A sottofondo una melodia elettronica, di atmosfera, come solo i Depeche Mode negli anni ottanta riuscivano a comporre. La strada poco trafficata permetteva una guida rilassata. Selvaggia era assorta nei suoi pensieri mentre Malaisia affabulava piacevolmente sulla restante parte della serata. Arrivati alla casa scesero velocemente dall'auto, quasi con un gesto di liberazione, e si diressero verso il portone. L'aria era fresca, c'era un silenzio surreale rotto soltanto dal rumore delle fronde dei pini scosse dal vento. Le due amiche erano molto incuriosite dal quel luogo ameno e misterioso di cui tanto avevano sentito parlare ma che mai avevano visitato di persona. Si chiedevano se tutto sarebbe stato come se lo erano raffigurato o al contrario le avrebbe sorprese. In casa era buio. In quel momento Oceano, troppo preso a decifrare i pensieri delle sue complici amiche, capì di essersi dimenticato di scendere nel sottoscala ad accendere i contatori della luce. Selvaggia da viziosa fumatrice prese l'accendino dalla borsa e illuminò la sala mostrando le bianche pareti tappezzate di quadri. La brace ancora viva nel camino era sintomo di una presenza recente e furtiva. I tre si accomodarono sulle poltrone disposte a semicerchio davanti al focolare. Oceano cercò da subito di alimentarlo con legna secca e fogli di giornale. Sul pavimento Malaisia vide un libro di poesie che non tardò a prendere per appagare la sua curiosità. Quel vecchio libro aveva le pagine sottolineate con una matita blu. Racciudeva brani di poeti maledetti vissuti con intensa dissolutezza e lussuria, senza il rispetto di alcuna regola morale che non fosse dettata dal piacere materiale. Oceano, nel frattempo, versò, in bicchieri di cristallo, un amabile prosecco immancabile alleato in una notte sull'orlo della cupidigia.
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sugiovepiovonodiamanti · 5 years ago
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Capitolo IX
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Ho sempre guardato thriller, ma ora come ora non riesco a pensare a nulla di funzionale per tirare me e mia madre fuori da questa situazione non proprio idilliaca.
Sono in piedi, lei è dietro di me. A dieci metri, l'auto di papà, con cui ho preso in pieno un albero.
Osservo la macchina fumante, sento i singhiozzi irregolari di Morena e annuso l'odore sinistro della persona che, inerme, è spiattellata sulla strada come una mosca su un parabrezza.
Penso che se mi avvicinassi alla pozza di sangue avrei l'istinto di spostare il corpo e quindi contaminarlo, ma so anche che, nella maggioranza degli scenari possibili, quel cadavere deve essere distrutto.
Il che non è soltanto traumatico, ma una condanna a morte per mia madre. L'ansia di venire beccata, il non permettere che finisca nei casini solo io, il coprirmi ed essere la martire della famiglia Lampo... in fondo, però, che vogliamo fare? Chiamare la polizia è da escludere.
Omicidio colposo, stasera prima di tornare a casa ho bevuto pure due birre con Sami, e sono ancora neopatentato. La scenetta diverrebbe ancora più incasinata, dove mia madre reciterebbe il ruolo della vittima di violenze domestiche e mio padre quello del mostro alcolizzato. Io, l'eroico giovane disposto a tutto per cambiare le cose, ma che purtroppo si mette alla guida sotto shock e investe in toto un passante.
Ci sarebbero i vicini che hanno sentito le urla, che hanno visto papà uscire di casa dopo di me e mia mamma ricoperto di sangue.
Ma cosa succederebbe? Mio padre in prigione, palese; io pure, molto probabilmente. Mia madre si ammazzerebbe senza né me né lui. Non posso chiamare la polizia, quindi.
Che poi, cosa ci faceva questa persona in mezzo alla strada alle quattro di mattina?
Le dinamiche desertiche delle strade di Cordello sono un mio punto a favore, per una volta. Non passeranno macchine ancora per un po'.
Sento un tonfo, che mi risveglia dai miei pensieri.
Mia madre è svenuta.
Non mi giro neanche a controllare; è palese che, più dell'incidente, è la caduta del suo castello di carte ad aver causato la sua caduta letterale.
Come un robot arrugginito, faccio veramente fatica a sbloccarmi per cominciare ad agire.
Sto soffrendo di questa improvvisa sindrome della pagina bianca, dove ciò che faranno le mie mani nei prossimi minuti avrà un impatto profondo sul mio futuro, e su quello della mia famiglia. I poveri coniugi Lampo, in crisi profonda, e il povero, poverissimo figlio unico, destinato a vivere con del sangue indelebile sulle mani. Sangue non suo, tra l'altro, sangue che avrebbe potuto non essere versato, ma che una serie di sfortunati eventi ha reso sacrificabile senza troppo temporeggiamento.
Mi avvicino alla macchina a passo rapido, pensando di poter nascondere tutte le tracce possibili che possano ricondurre me o Morena all'incidente. Non sarà per niente facile, ma forse è necessario.
Non possiamo neanche scappare, e i colleghi di mio padre si accorgeranno che lui si presenterà a lavoro senza macchina. E la polizia la ritroverà qui, distrutta, con una pozza di sangue di fianco con tanto di cadavere in decomposizione allegato.
Apro le portiere davanti, controllo in diversi posti se ci sono oggetti che potrebbero tornarmi utili. La puzza di benzina mi inonda le narici come un mare in piena, ma ho così tanto dolore da gestire che a malapena me ne preoccupo.
Come potevo immaginare, l'auto non riserva niente di utile per il sottoscritto. La dea bendata non è soltanto non vedente al momento, è proprio girata di spalle.
Nel panico, mi avvicino al corpo, facendo attenzione a non sporcarmi le scarpe di sangue.
Nel momento in cui il mio sguardo analizza il corpo, mi rendo conto che nei miei incubi apparirà per sempre quel viso; il viso di un uomo spento, con sei peli lunghi e bianchi in testa. Con un barbone selvaggio, un abbigliamento trasandato e due occhiaie che sembrano indicare una depravazione di sonno profondissima.
A Cordello, così come in ogni paesino di provincia fine a se stesso, c'è anche la fortuna di conoscere qualsiasi cittadino... almeno dopo un po' di tempo che ci si abita.
In questo caso, non ho un nome per il mio nuovo incubo vivente, ma solo ricordi.
È il senzatetto che si appostava fuori dalla macelleria per fare elemosina. Ci sono varie leggende metropolitane al riguardo: c'è chi dice che se la faceva con la prima moglie del papà di Sami ed è stato vittima del giro Cucchi, che gli ha fatto perdere famiglia, casa e lavoro.
Altre storie raccontano di come lui ha sempre girovagato per la città dopo aver lasciato il liceo per spacciare. Per le dicerie di qualcuno, invece, è anche finito dentro per un paio di anni e non è più riuscito a trovare un impiego una volta fuori.
Certamente non parliamo di un chirurgo, una donna incinta o un insegnante di sostegno: forse sfodero questo improvviso cinismo per perdonare il mio delitto inconsapevole, ma le immagini di lui ubriaco alle cinque di mattina per le vie del mio quartiere rimane fissa in testa.
Una ragazza, a una festa, mi disse che i senzatetto sono incredibilmente forti perché non hanno più nulla da perdere. D'ora in poi mi chiederò se è davvero così.
Gli avevo offerto un drum, qualche anno fa. Non era neanche rimasto lì a parlare, manco mi ringraziò per la mia gentilezza, se devo essere brutalmente sincero. Di sicuro non lo rende in automatico una persona cattiva o non degna di esistere, ma permette un mio quasi totale distacco dalla sua presenza.
Cerco, almeno nella mia mente, di trasformarlo in un manichino sporco di tempera rossa. Mi sono arreso all'idea che dovrò spostarlo dalla strada.
O lui, o la macchina.
O la persona, o la cosa.
Io e mia madre non abbiamo la forza di spostare la seconda, quindi è necessario, ahimè, rischiare di camuffare l'esistenza del primo.
Vorrei davvero chiamare qualcuno. Ma so che, nel caso in cui finissi comunque nei casini, la chiamata alle quattro di mattina sul confine di Cordello potrebbe veramente confermare che sono io il colpevole.
Prendo fiato.
Non posso solamente dire la verità alla polizia? Andrei nei casini, ma c'è anche un sacco di nebbia. Il mio errore di guida è comprensibile.
Magari il senzatetto ha un fratello ricco avvocato. Uno di quelli bravi. O magari no, è davvero senza nessuno al mondo.
E, in quel caso, nessuno però si accorgerebbe che è scomparso.
Mi riavvicino all'auto e apro il baule. Ci sono tantissime bottiglie vuote.
E, mentre distolgo lo sguardo, mi accorgo di una fiaschetta in vetro di vodka sottomarca. Si nasconde tra gli altri alcolici, come per non voler essere usata.
La afferro, percependo fin da subito quanto cazzo sia appiccicosa.
Penso a come mettere il cadavere nella giusta posizione senza contaminarlo. Alla fine, potrebbe veramente essere un senzatetto che ha rubato la vettura a me e mia madre ed è capitato addosso a un albero. Che, anatomicamente mezzo rotto, si è messo a strisciare fino alla strada, dove ha tirato l'ultimo respiro.
Spostarlo significa inquinarlo del mio DNA, ma nel mio scenario potrebbe benissimo avermi menato per rubarmi l'auto, quindi...
Ho un mazzo di carte da poker in testa, e ogni mano che mi esce sembra fare pena.
Mi accorgo che manca un quarto alle cinque.
Devo definire la mia casa delle bambole, dove tutto è messo nell'ordine che voglio io, o distruggere ogni prova, compresi macchina e cadavere, ed essere per la prima volta una trasposizione difettosa di Carrie, lo sguardo di Satana.
C'è un margine di rischio enorme in entrambe le opzioni, ma devo scegliere cosa fare.
Ho fretta, devo sbrigarmi prima che arrivi qualcuno che scelga per me.
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Sondaggio: 1 Ottobre, 12:52 AM
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stringilamiamano · 6 years ago
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ma la vita non mi poteva dare una fratello decente? HA ROTTO IL CAZZO DI PARABREZZA CON UN PUGNO
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lamilanomagazine · 2 years ago
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Perseguita l'ex minacciando di rivelare la sua omosessualità
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Perseguita l'ex minacciando di rivelare la sua omosessualità. È finita malissimo tra due pakistani a Seregno (MB).  La loro relazione si era conclusa a febbraio. Uno dei due, però, non si era rassegnato e aveva cominciato a molestare e minacciare l’ex. Gli chiedeva rilevanti somme di denaro e favori, oltre alla pretesa di riallacciare il rapporto. Tra le minacce, oltre a quelle ripetute di morte, anche quella di diffondere video intimi e persino di rivelare ai familiari la loro relazione omosessuale, contraria ai divieti imposti dalla religione islamica. In un’occasione, dopo averlo malmenato, gli aveva anche rotto il cellulare e il parabrezza dell’auto. Evidentemente, però, i ricatti non bastavano più.  Così, la notte dello scorso 20 maggio lo stalker alza il tiro: si traveste da donna, si avvicina furtivamente all'abitazione dell'ex e appicca il fuoco in più punti della casa e sull’auto. L’intenzione è quella di provocare un incendio di grosse dimensioni. Un gesto eclatante per cercare di cambiare una volta per tutte il corso degli eventi.  Ma non finisce qui: prima di fuggire, decide di entrare in casa e portare via 10mila euro custoditi in un armadio. Infine, la firma: lascia nell'abitazione una lettera intimidatoria, che sigla con il nomignolo con il quale lo chiamava in passato. Al rientro a casa, la vittima, in evidente stato di shock per via delle fiamme, entra in panico. Dopo gli accertamenti in pronto soccorso, l’ulteriore scoperta del furto di denaro e della lettera con le ennesime minacce.  Nei giorni scorsi i Carabinieri di Seregno (MB) hanno arrestano il responsabile delle persecuzioni: si tratta di un 39enne, originario del Pakistan come la vittima (26enne).... Read the full article
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comehereandholdme · 3 years ago
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Quei Due
Baby guarda questo mondo, non fa più per noi I miei sogni non combaciano mai con i tuoi Che poi i sogni quando cadono, si schiantano sul fondo e resti solo nel tuo mondo e non sai più che vuoi Uno sbaglio dopo l’altro e poi rimani solo Il mio cuore che non batte sotto questa polo Il mio futuro sopra lastre di polistirolo Non voglio fare il personaggio né trovarmi un ruolo E c’ho provato ad ingannare il tempo Ma tu dov’eri quando mi stavo perdendo È mesi che non ti chiamo Ed è mesi che non ti sento Ed è mesi che sono chiuso in camera che sto scrivendo L’affetto nel gesto di una carezza Siamo due gocce in parallelo sul vetro di un parabrezza Convivere con l’ansia di non essere all’altezza Ho due rime poco o niente ed è l’unica sicurezza
E siamo sempre quei due ognuno sta sulle sue Ridi, piangi, torni, scappi siamo sempre quei due sempre quei due, siamo sempre quei due quei due, siamo sempre quei due.
Non chiedo un chiarimento se chiedi chiaro mento, sapevo che ce l’avrei fatta era un presentimento Parlo sempre a voce bassa, tengo tutto dentro La verità sta nei tuoi occhi e tieni tutto spento e se pensavi di cambiarmi, ok riprova fallo Andavo a scuola solo per vederti all’intervallo Ti voglio bene, devo ancora dimostrarlo E non abbiamo perso nulla è ancora tutto in ballo Io, sono come mi vorresti Come in questi testi, so che mi detesti E anche se va tutto bene, tu non lo faresti E anche se va tutto bene, tu non lo diresti Non ti stupire se domani scoppio Se domani svolto, se domani stop E se rimane poco tempo, l’orologio è rotto Dopo una lacrima un sorriso vale sempre il doppio
E siamo sempre quei due ognuno sta sulle sue Ridi, piangi, torni, scappi siamo sempre quei due sempre quei due, siamo sempre quei due quei due, siamo sempre quei due. E siamo sempre quei due ognuno sta sulle sue Ridi, piangi, torni, scappi siamo sempre quei due sempre quei due, siamo sempre quei due quei due, siamo sempre quei due.
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kon-igi · 7 years ago
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IL MIRACOLO DELLA VITA
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Qua, all’età di quattro anni, sono stato sbalzato di bicicletta da un tizio in vespa e con le ginocchia ho lasciato due strisce di sangue e carne lunghe quattro metri.
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Qua, all’età di sei anni, sono rimasto appeso a un tondino di ferro conficcato in un polso finché un adulto non mi ha disincastrato.
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Qua, all’età di 9 anni, ho messo il piede su un asse di legno e il chiodo arrugginito mi ha passato il piede da parte a parte. Sono tornato a casa con tale asse sotto al piede ma mi sono fatto aiutare a toglierla prima di entrare in casa.
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Qua, all’età di 10 anni, sono caduto in bicicletta in un fosso pieno d’acqua e non riuscivo più a venire fuori perché ero incastrato nella bicicletta.
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Qua, all’età di 12 anni, sono mancati circa 20 cm affinché non fossi appiattito da un treno uguale uguale alla monetina che avevo messo sui binari per farla appiattire.
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Qua, all’età di 13 anni, ho rischiato di morire nello stesso incendio del cinema all’aperto che avevo appiccato incidentalmente. Davvero, non l’ho fatto apposta.
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Qua, sempre tredicenne, ho rischiato di essere sodomizzato da un maniaco che mi ha rincorso a braghe calate ma io ero in bicicletta e lui correva tipo papera (suca Stephen King)
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Qua mi sono gettato sulle gambe il gasolio infuocato di una vecchia boccia di segnalazione da cantiere stradale.
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Qua sono rimasto svenuto qualche ora a terra perché ho provato a rompere un sasso di fiume lanciandoci sopra un altro sasso di fiume e non avevo calcolato l’effetto rimbalzo.
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Qua ho cercato di prendere al volo una bottiglia di vino del tavolino di un ristorante all’aperto, sono caduto di bicicletta e il fondo rotto mi si è piantato nella schiena.
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Qua sono rimasto un giorno intero intrappolato all’interno di un crogiuolo gigante per fondere le rotaie. Spento.
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Qua sono stato investito dalla tempesta di shrapnel infuocati di una bottiglia molotov che avevo costruito insieme ai miei amici e lanciato contro un muro. Il muro era troppo vicino.
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Qua, finalmente un maturo quattordicenne, sono fiondato due volte di sotto dal frangiflutti: la prima in bicicletta sugli scogli, la seconda col Ciao sul tetto di una macchina.
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Qua, quindici anni, ho fatto un frontale con una Mercedes, il Ciao si è spezzato in due e io ho rifatto cofano, parabrezza e tettuccio della suddetta macchina con la mia pregiata persona.
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Qua, a 17 anni, mi hanno sfondato uno zigomo con una mazza da baseball.
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Qua, a 18 anni, mi hanno accoltellato a una sagra di paese. Era un mio amico e anch’io l’ho accoltellato. Scherzone innocuo tra amici ubriachi. Siamo ancora amici.
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Qua a 20 anni un proiettile calibro 9mm è rimbalzato sul fusto di birra che volevamo spillare senza spina e si è piantato sul muro sopra la mia testa.
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Questo era il mio pronto soccorso preferito, da dove mi chiamavano preoccupati se non mi vedevano per più di una settimana.
Il miracolo della vita si riferisce al fatto che è un miracolo che io sia ancora vivo e quindi ricordate di non incazzarvi troppo se i vostri figli torneranno a casa coi vestiti sporchi.
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dipaleo · 4 years ago
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padelle e birra
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Ho comprato la padella, di domenica trovare un posto dove comprare una padella è stato quasi impossibile. Il sabato e la domenica nei supermercati vendono solo alimentari, e così, se a qualcuno gli si fulmina la lampada del soggiorno, fatti suoi, se non ha delle candele fatti suoi, se, invece, ti serve una cazzo di padella hai due alternative la compri dal lunedì al venerdì dove vuoi o fatti tuoi. Eh l’hanno fatto per solidarietà nei confronti degli altri negozi che vendono quegli articoli. Giusto
Solidarietà, giusto. Quindi non si possono neanche comprare i detersivi, gli alcolici e che sò, lo shampo, d'altronde non sono necessità e così aiuterebbero quei negozi che vendono prodotti per la casa. Giusto. Sbagliato. Quelli si vendono, l’alcool, invece, fino alle 18…devono aver subito un torto per cui la solidarietà va a farsi friggere… giusto per stare in tema di padelle….oh my god.
Nei supermercati piccoli si comprano le padelle, le lampadine, addirittura gli alcolici dopo le 18; all’esselunga no alcol no party, no padella….. al supermercato piccolo si alcol, si party si padella. Deve essere per il nome esssssselunnnnnga, so di avere un intuizione legata al nome, lo so, lo sento, senti: essssssseluuuuuuunga, dai per forza è qualcosa legato al nome, è questo il vero motivo per cui non si vendono alcolici dopo le 18, o padelle o illuminazione.
Mmmmmm……deve essere andata così, un sabato a cavallo con la domenica un gruppo di amici, non congiunti, deve aver fatto festa davanti ad uno storrrrre esssssseeeluuuuuuunga, dopo aver bevuto giusto quelle sei o sette casse di birra in bottiglie, appena comprate, in preda ad uno stato di allegria da alcool devono aver usato delle padelle (anche loro appena comprate) per giocare tipo a tennis, anzi a racchettoni sul marciapiede, anzi a padelloni sul marciapiede, la palla erano i tappi delle bottiglie di birra, con i quali devono aver rotto qualche lampadina dell’esselunga, che ha innescato un cortocircuito, qualcuno che conta è rimasto chiuso nella cella frigorifera, stava per lasciarci le penne( per questo non vendono neanche la cartoleria) e quindi hanno detto :’ ah si?!?! Niente più alcol, padelle e lampadine e neanche matite e gessetto così non potete neanche scrivere sui vetri!!
Il corto circuito ha fatto anche partire l’impianto antincendio nel parcheggio dei dirigenti, allagando tutto; il malaugurato rimasto nella cella frigorifera, dopo essere sgattaiolato dalle conduttore dell’aria che attraversavano la cella frigorifera, sbucò miracolosamente nel parcheggio, diede una manata alla griglia che cadde sul parabrezza della propria auto, frantumandosi, l’acqua continuò a fuoriuscire dall’impianto rovinando tutti gli interni dell’auto e.......e beccò sua moglie all’interno della vettura bagnata (anche la moglie) con l’idraulico, arrivato lì per sistemare l’impianto antincendio, ma visto che c’era sistemò anche la sciura, che qualche mese dopo si scoprì essere rimasta incinta. Morale della favola? il sabato e la domenica all’esselunga non si comprano neanche accessori per auto, ma di idraulica e preservativi si...
To be continued
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zazoomnews · 4 years ago
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Gioele morto nell’auto? Il papà: il parabrezza era già rotto http://dlvr.it/RfX3cg
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autocarrozzeriaturone · 6 years ago
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Ribera:Riparare o Cambiare il Parabrezza?
Ribera:Riparare o Cambiare il Parabrezza?
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Come risolvere il problema di un parabrezza auto scheggiato
Il parabrezza delle automobili è realizzato con delle tecnologie avanzate e contiene al suo interno una particolare lamina, la quale ha la funzione di evitare che eventuali schegge di vetro possano colpire gli occupanti dell’abitacolo. Il parabrezza, infatti, raramente si frantuma, ma può essere soggetto a crepe, anche gravi, o a…
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piazzarossetti · 5 years ago
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Non si può viaggiare con il parabrezza rotto o scheggiato http://dlvr.it/R8xbfd http://dlvr.it/R8xbfd
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supereroifalliti12 · 8 years ago
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I miei sogni non combaciano mai con i tuoi che poi i sogni quando cadono, si schiantano sul fondo.Resti solo nel tuo mondo e non sai più che vuoi. Siamo due gocce in parallelo sul vetro di un parabrezza. Convivere con l'ansia di non essere all'altezza.Siamo sempre quei due, ognuno sta sulle sue. Ridi, piangi, torni, scappi siamo sempre quei due.La verità sta nei tuoi occhi, tieni tutto spento.Ti voglio bene, devo ancora dimostrarlo e non abbiamo perso nulla è ancora tutto in ballo. Sono come mi vorresti come in questi testi, sò che mi detesti.Anche se va tutto bene, tu non lo faresti.Anche se va tutto bene, tu non lo diresti. Non ti stupire se domani scoppio, Se domani svolto, se domani stop. Se rimane poco tempo, l'orologio è rotto dopo una lacrima un sorriso vale sempre il doppio.
Quei due.
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portalinowebblog · 8 years ago
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spettriedemoni · 6 years ago
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Posso aggiungere che su alcune vetture lo specchietto è montato a cazzo.
Sulla vecchia Fiesta di mia madre ho rotto lo specchietto tentando di regolarmelo.
Mi è rimasto in mano perché si staccò dal parabrezza. Ho notato che successivamente la Ford ha progettato diversamente gli specchietti retrovisore. Li montava su un telaio sul soffitto dell'abitacolo e non più sul vetro.
Credo di non essere stato l'unico ad essersi ritrovato con lo specchietto in mano 😂
Ieri sera uscendo dall'impero mi credevo fortunata, perché ero riuscita a prenotare l'ultima car2go disponibile nelle vicinanze.
Quindi la noleggio, ci salgo, metto a posto il sedile, accendo le luce (le Smart non spengono le luci automaticamente quando spegni l'auto, mannaggia a loro, e io me le sono dimenticate più di una volta), metto a posto la radio (io non metto neanche in moto senza la radio sulla stazione giusta), accendo il motore così inizia a scaldare, metto a posto il riscaldamento e, finalmente, mi occupo degli specchietti. La mia mano va sicura allo specchietto retrovisore, afferrando il vuoto.
Guardo il centro del mio parabrezza per qualche secondo prima di rendermi conto che non c'è, il dannato specchietto retrovisore non c'è. Ce ne metto un po’ di più prima di accendere la luce e vedere che è appoggiato li allo schermo.
Ora, io ho chiamato il servizio clienti, che mi ha rimborsato quei quattro minuti e mezzo di noleggio e ha messo l'auto in manutenzione, quindi tutto ok. Ho solo un paio di domande.
Comechicosacazzo ha fatto la persona responsabile per essere riuscita a staccare lo specchietto e, la più importante COME CAZZO HAI FATTO A GUIDARLA NEL TRAFFICO DI TORINO. No perché già sarebbe inquietante farlo nelle mie valli natie, ma fattibile con attenzione. A Torino devi essere matto, stupido e sotto cocaina per guidare senza guardare ogni 5 secondi cosa fanno quello dietro di te.
E io che pensavo che le bici a noleggio se la vedessero male…
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